Quinta classificata: LazySoul “Lo scrigno dei ricordi”
Autore: LazySoul
Fandom: Spirited Away
Personaggi: Chihiro/Kohaku, Nuovo personaggio
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
Genere : Romantico, Sentimentale
Introduzione/riassunto: Chihiro ormai ha perso la speranza che Kohaku riesca a
sfuggire dalle grinfie di Jubaba e ogni volta che si ritrova a sognare di
rivederlo, rimane delusa. Il diciassettesimo Natale della sua vita però le
porterà una sorpresa inaspettata: un ladro si intrufolerà in casa sua o sarà
tutto un equivoco? È Haku quello che si ritroverà davanti o solo il frutto
della sua immaginazione?
Lo scrigno dei ricordi
Chihiro
aprì, con la piccola chiave che le piaceva portarsi appesa al collo, il suo
piccolo scrigno.
Amava
tornare indietro a ricordi passati grazie agli oggetti che teneva gelosamente
nascosti all’interno del cofanetto, era una cosa che faceva tutti i giorni di
Natale da sola, seduta sul suo letto.
La
prima cosa che tirò fuori da esso fu il biglietto che le avevano regalato i
suoi amici, prima che si trasferisse, quello che l’aveva aiutata a ricordare il
suo nome quando si era ritrovata nelle grinfie della strega Jubaba. Le tornò
alla mente il mazzo di fiori che si era rovinato in un tempo a suo parere
troppo breve e i capricci e le lamentele che avevano spazientito i suoi
genitori.
Sorrise
a quel ricordo, pensando a quanto era stata sciocca.
Trovò
poi il nastrino colorato che le avevano regalato i suoi pochi amici quando
avevano raggiunto la dimora della sorella gemella di Jubaba, Zaniba. Il ricordo
le fece pensare al viaggio che aveva intrapreso in treno con lo Spirito Senza
Volto, che di maligno non aveva proprio niente se sapevi come trattarlo e
l’iniziale antipatia del figlio di Jubaba, che alla fine si era dimostrato un
amico.
Pescò
molti altri ricordi che risalivano agli anni successivi alla sua avventura, un
biglietto del cinema, lo scontrino di un ristorante dove aveva festeggiato i
suoi quindici anni, un paio di foto sue e dei suoi genitori, il braccialetto
che le aveva regalato sua madre per il suo diciassettesimo compleanno e un
piccolo biglietto di auguri che le aveva inviato (in ritardo) sua nonna.
Era
strano come il tempo passasse in fretta, come senza rendersene conto si
ritrovava completamente diversa rispetto a quando aveva vissuto una delle esperienze
più importanti della sua vita, come si rendeva conto di esser stata ingenua o
troppo testarda, come le sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo per poter
vivere un’ultima volta un semplice istante del passato che sapeva non sarebbe
tornato più.
Si
sentiva terribilmente sola in quei momenti, mentre guardava fuori dalla
finestra la poca neve che stava imbiancando il vialetto di casa, e spesso
temeva di non riuscire a sopportare ancora la monotonia della sua vita quotidiana.
Le
mancava l’avventura?
No, le
mancava sognare.
Le
mancava credere che un giorno si sarebbe svegliata e si sarebbe ritrovata
sotto l’albero di Natale l’unico regalo che non aveva mai avuto il coraggio di
chiedere a Santa Claus negli ultimi tempi, per paura di rimanere poi delusa
un’altra volta.
Non
sempre il destino è come lo si
vuole, spesso gioca brutti scherzi quando meno qualcuno se l’aspetta, spesso prende in giro, illude
e poi fa cadere quando si pensa di aver finalmente
scoperto il modo più semplice per poter volare in alto, fino ad un mondo
perfetto e unico di cui non ci si potrebbe stancare mai.
Chiuse
con le mani tremanti lo scrigno e sentì una lacrima scivolarle lungo la
guancia.
Serrò
gli occhi, mentre si portava una mano al cuore.
“L’unica
cosa che voglio per Natale sei tu”
Pensò,
mentre nella sua mente si figurava gli occhi verdi che non avevano fatto altro
che tormentarla per tutta la sua vita, ma che comunque continuava ad amare
incondizionatamente.
Si alzò
dal letto, ripose il cofanetto in un cassetto nascosto e poi entrò in bagno per
farsi una bella e lunga doccia bollente.
Non
doveva più pensare a quello stupido desiderio, tanto ormai sapeva che non
sarebbe mai arrivato nessuno, Santa Claus non esisteva e il destino era un
mostro senza cuore che non le avrebbe mai permesso di trovare un minimo di
felicità nella sua vita.
Dopo la
doccia non si preoccupò di passare davanti all’alberello di plastica che aveva
decorato pochi giorni prima, mentre entrava direttamente in cucina e si
preparava una colazione veloce.
Era
strano per lei stare a casa da sola, i suoi genitori avevano deciso di
regalarsi una vacanza tutta per loro e lei aveva acconsentito di buon grado all’idea, segretamente orgogliosa di avere dei genitori che si
amavano e che le volevano un bene dell’anima, anche se non erano abituati a
dimostrarlo.
Finita
la colazione ripulì e sistemò al suo posto la tazza, prima di alzarsi e
dirigersi verso il salotto.
Lì si
bloccò.
Rimase
con la mano serrata sulla maniglia d’ottone per alcuni istante, mentre si
chiedeva se sarebbe stato giusto illudersi un’altra volta, per poi soffrire
all’idea di aver desiderato una cosa che non avrebbe mai potuto ottenere.
Chiuse
gli occhi, aprì la porta e poi rimase immobile a fissare con gli occhi colmi di
lacrime la stanza.
Vuota.
Era
accaduto di nuovo, aveva immaginato di poterlo abbracciare come un tempo, di
poterlo vedere sorridere di nuovo, di potergli parlare...
Prese
l’unico piccolo pacchetto sotto l’alberello di natale che le avevano lasciato i
suoi prima di andarsene e all’internò trovò un libricino di poesie. Lo sfogliò
distrattamente, prima di sentire il telefono squillare.
Era sua
madre: «Buon Natale Chihiro! Come va a casa da sola? Hai aperto il nostro
regalo?»
«Buon
Natale anche a voi! Comunque a casa va tutto bene e il libro mi piace molto,
grazie», rispose distrattamente, mentre osservava la neve attecchire al suolo
fuori, in giardino.
Parlarono
del clima, dell’hotel
dove alloggiavano i suoi e di tante altre cose, prima che sua madre
riattaccasse con un: «Ci sentiamo presto amore, ti vogliamo bene!»
Chihiro
prese il suo regalo e andò a posarlo nella piccola libreria in camera sua.
Si
sdraiò sul letto e chiuse gli occhi.
“Basta
illudersi”, pensò prima di addormentarsi.
***
Quando
si svegliò vide la finestra della sua camera aperta e alcuni fiocchi di neve
che si scioglievano accanto al tappeto.
Rabbrividì
per il freddo mentre la chiudeva e prese uno straccio dalla cucina per
asciugare per terra.
Appena
finì sentì un rumore dietro di lei.
Rimase
ferma immobile mentre percepiva il battito del suo cuore accelerare e il
respiro farsi affannoso.
Il
primo pensiero che la sua mente formulò fu: “È entrato un ladro in casa!”
L’unica
“arma” contro l’intruso che avrebbe potuto usare era il vecchio libro di matematica
che pesava abbastanza da stendere chiunque, così lo prese con un gesto fulmineo
e lo sollevò in alto, voltandosi verso il rapinatore.
Sbarrò
gli occhi quando si accorse che non c’era nessuno, eppure lei aveva sentito
quel rumore ed era certa che qualcuno lì dentro ci fosse.
Abbassò
di poco il volume, prima di azzardare qualche passo verso la porta.
Passando
però davanti alla finestra, scivolò, a causa della pozza d’acqua non ancora del
tutto asciugata, sbatté la testa e svenne.
***
«Chihiro?
Stai bene?»
La
ragazza sentì una fitta dolorosa alla nuca, mentre apriva gli occhi e scopriva
di essere adagiata sul suo letto.
“Ma non
ero scivolata?”, si chiese, massaggiandosi la testa emettendo piccoli lamenti e
insulti acidi diretti alla neve.
«Chihiro?»,
sussurrò una voce, facendola voltare di scattò e rimanere imbambolata.
Impossibile.
Ecco
l’unica parola che riuscì a pensare in quel frangente, mentre sentiva il cuore
battere impazzito e il cervello smettere di ragionare.
«Sei
proprio tu?», chiese stupita, specchiandosi in quegli occhi che tanto aveva
aspettato negli ultimi sette anni.
Lui
sorrise: «Mi sei mancata Chihiro»
Il viso
di lei si illuminò all’improvviso, prima che si alzasse e si fiondasse tra le
braccia del ragazzo.
Grandi
lacrime salate le rigarono il volto, mentre lui la stringeva a sé.
«Oh,
Haku!», esclamò guardandolo dritto negli occhi.
«Non
sei cambiata affatto, avevo paura di ritrovarmi davanti una persona
completamente diversa e invece sei sempre la solita Chihiro»
La
ragazza non rispose alle sue parole, troppo occupata a memorizzare tutti i suoi
cambiamenti fisici; aveva il viso più maturo, i capelli tagliati più corti,
rispetto all’ultima volta che l’aveva visto, mettevano in risalto la sua
bellezza, i suoi occhi verdi erano sempre della stessa sconcertante dolcezza e
il suo sorriso era sempre piacevolmente sincero.
«Neanche
tu sei cambiato», disse lei, mentre si rendeva conto che il suo desiderio si
era avverato e per una volta a Natale aveva ottenuto ciò che più voleva.
***
Passarono
minuti, forse ore, o addirittura giorni, prima che il loro abbraccio si
concludesse e la ragazza non perse tempo; incominciando a sommergere, quello
che aveva creduto essere un ladro, di domande.
«Cos’è
successo quando me ne sono andata, Haku? Pensavo che Jubaba ti avrebbe lasciato
andare subito! Cominciavo a pensare che non ti avrei più rivisto, che non
saresti più riuscito a sfuggirle e...»
Lui le
appoggiò un dito sulle labbra, zittendola immediatamente: «Avevo dimenticato
quanto sei chiacchierona», sussurrò sorridendo e alzandosi in piedi.
Fece il
giro del letto e si sedette sulla seggiolina della piccola scrivania della
ragazza, la quale non si era persa neanche un istante dello spostamento, ancora
sconvolta di avere di fronte davvero il suo Kohaku e non solo un miraggio
frutto della sua immaginazione.
Il
ragazzo sospirò, prima di iniziare a raccontare: «Quando sono tornato indietro
Jubaba mi ha promesso di liberarmi solo se le avessi prestato servizio per
ancora altri tre anni, ho cercato di contrattare, di convincerla che non aveva
più bisogno di me, ma lei è stata irremovibile. Mi faceva svolgere sempre gli
stessi compiti e quando è scaduto anche il terzo anno credevo di essere
finalmente libero, ma mi sbagliavo. Jubaba mi minacciò di lanciarmi maledizioni
e di privarmi di qualsiasi mio potere se non l’avessi aiutata a migliorare,
così da poter diventare ancora più potente di Zaniba. All’inizio ho accettato
di rubare formule e incantesimi a maghi famosi per lei, ma alla fine mi sono
stancato, le ho ricordato il nostro accordo oramai scaduto e lei credo avesse
capito che volevo essere libero solo per poter stare con te, così dopo una
lunga lotta tra me e lei, Jubaba è riuscita a privarmi della memoria di quei
giorni che abbiamo passato insieme», Haku si bloccò lanciando un’occhiata
malinconica alla ragazza: «È stato terribile non riuscire a ricordare, sapere
di aver dimenticato qualcosa di estremamente importante senza però sapere cosa.
Sognare di notte sempre gli stessi occhi scuri senza sapere a chi appartengano,
ma con la sensazione di averli visti, è stata una tortura e ovviamente Jubaba
mi aveva in pugno e mi sfruttava a suo piacimento. Un giorno mi mandò in
missione da sua sorella, per rubarle il Sigillo d’oro zecchino, che già
una volta ero riuscito a prenderle, e Zaniba ha capito che c’era qualcosa di
strano in me e ha scoperto che Jubaba mi controllava, così ha spezzato
l’incantesimo e mi ha offerto protezione finché non si fossero calmate le
acque», il ragazzo fece una breve pausa, mentre seguiva il viaggio di un fiocco
di neve fuori dalla finestra: «E ora eccomi qua»
Chihiro
cancellò le tracce delle lacrime che le avevano rigato il viso, prima di
alzarsi dal letto e gettare le braccia intorno al collo di Kohaku.
«Sono
così felice di rivederti! E ho tanta paura che sia solo un bel sogno e che
quando mi sveglierò tu non sarai realmente qui!»
Altre
lacrime inzupparono il viso della ragazza, ma vennero subito bloccate dalle
dita di Haku, che dolcemente prese il volto della ragazza tra le mani e lo
avvicinò al suo: «Sono reale Chihiro e ora te lo dimostrerò»
Le
labbra del ragazzo sfiorarono teneramente e per la prima volta quelle di lei.
Inutile
provare a spiegare ciò che provarono a quel contatto, per farlo si dovrebbero
inventare nuove parole, più potenti di un semplice: “ti amo” e più sconvolgenti
di un dolce: “sei tutto ciò che voglio”.
Perché
il vero amore è così; è un miscuglio di sensazioni contrastanti eppure allo
stesso tempo identiche tra di loro, è un sentimento che ti incanta e ti lascia
senza parole, è la risata contagiosa di un bambino, è il sorriso che ti regala
tua madre il primo giorno di scuola, è il colore dorato dell’alba quando il
sole riesce a nascere ancora una volta e a sconfiggere le tenebre, è il tuo
bambino che per la prima volta ti chiama mamma ed è una cosa semplice e
allo stesso tempo talmente difficile da sentire e da trovare che ti rendi conto
di averlo perduto solo quando è ormai troppo tardi.
È
quindi necessario dire che appena le labbra di Haku sfiorarono quelle di
Chihiro, la ragazza abbia creduto di essere in paradiso? E che lui abbia
pensato di sentire l’intero universo bloccarsi per poter assistere a quel
singolo momento di felicità?
***
15 anni
dopo
***
Chihiro
aprì silenziosamente il suo scrigno.
Ogni
anno aggiungeva cartoline, foto, scontrini e qualsiasi altra cosa considerasse
importante da conservare.
Fece un
veloce riassunto degli ultimi anni, mentre pensava a quanto fosse finalmente
soddisfatta della sua vita.
Prese
in mano l’ultima foto che aveva aggiunto nemmeno dieci giorni prima e sorrise
orgogliosa.
Sentì
un lieve rumore di passi e appoggiò il cofanetto sul comodino, mentre vedeva
comparire sulla porta un ciuffo di capelli castani e dei bellissimi occhi verdi
fissarla.
«Buongiorno,
come mai già sveglia?», chiese, anche se sapeva perfettamente la risposta.
«Mamma,
oggi è Natale! Posso andare ad aprire i regali?»
Chihiro
sorrise, lanciando un’occhiata veloce alla persona che dormiva profondamente
accanto a lei: «Vai a vestirti e poi puoi andare», acconsentì.
La
bambina uscì come un razzo dalla stanza, mentre un borbottio piuttosto assonnato accanto a lei la fece
ridacchiare.
«Kohaku?
Mi sa che devi alzarti se non vuoi perderti nostra figlia che scarta i regali
di natale», disse Chihiro, all’orecchio del marito.
L’uomo
sorrise nel sonno, mentre allungava le braccia e stringeva a sé la donna.
«Ti
amo», sussurrò alla moglie, prima di baciarla e di accarezzarle i capelli
castani.
Lei
sorrise contro le sue labbra: «Anche io ti amo»
«Mi
dirai mai cosa c’è in quello scrigno?», chiese l’uomo, lanciando un’occhiata
fugace al comodino.
Chihiro
sorrise: «Un giorno, forse»
The end
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Ciao!:)
Questa è la prima storia che scrivo su Spirited Away ed anche il risultato del primo contest a cui ho partecipato, spero che vi piaccia e che troviate il tempo di lasciarmi un piccolo commento!^^
Lazysoul