FUGA
CAPITOLO
19
Perdersi
o Trovarsi (seconda parte)
Estate
2007
La
pioggia iniziò a cadere lenta.
Un
passo, veloce, confuso e via verso il nulla.
Ricordo
poco di quegl’attimi. Forse la mia mente mi difende ancora
oggi, dal dolore che
provai.
Una
volta lessi che quando il cuore si spezza, non è una
semplice linea retta, ma
una linea spazzata per davvero, un taglio reale. Il fuoco che sentivo
in quel
momento, nel petto, era molto vicino ad una ferita che sanguinava. La
potevo
quasi toccare con mano.
E Piansi,
ancora.
Tanto
e di più, fino a ché le lacrime non divennero
tutt’uno con le gocce di pioggia
che cadevano incessanti.
Un
lampo mi illuminò appena e subito un forte tuono mi scosse.
Correvo, Scappavo.
Volevo solo fuggire, fuggire da tutto quel dolore. Ma più
correvo e più lo
sentivo esplodere dentro di me.
Non
c’era via di fuga.
Arrivai
alla spiaggia senza nemmeno sapere come. La vista appannata e le
lacrime non mi
permettevano di capire dove stessi andando. Un ragazzo correva con il
suo cane
e passandomi affiancò rallentò chiedendomi se
stessi bene. Scossi la testa e
corsi via, ancora. Ancora. Più veloce.
E
quando trovai un rifugio che mi permettesse di sparire agli occhi del
mondo, mi
rannicchiai in me stessa, piangendo e pregando fosse tutto un incubo.
Mentre
la pioggia continuò a cadere.
ALE POV
Era
stato tutto troppo veloce, tanto da lasciarmi stordito. Un attimo prima
la
stavo abbracciando a me, un attimo dopo la guardavo scappare via
piangendo.
Sentendomi un verme.
Daniela
era entrata di soppiatto in camera mentre ancora dormivo, con quella
sua
stupida scenata. Quando avevo realizzato che Michy non era in camera,
avevo
tirato un sospiro di sollievo e cercato in tutti i modi di mandare via
Daniela
prima che lei tornasse. Ancora più verme.
D’improvviso
tutto tornò a scorrere veloce. Dovevo raggiungerla e
spiegarle cosa fosse
accaduto. Tornai in camera, presi una maglietta e allacciai le scarpe
di corsa
senza curarmi dello sguardo di Daniela su di me.
“Dove
stai andando ?” Chiese arrabbiata.
Non
alzai nemmeno lo sguardo per evitare di risponderle, ero furioso con
lei...con
me!
“Lasciala
in pace” Continuò ed io non resistetti.
“Che
diavolo vuoi? Lasciami stare, ti ho detto che non solo affari
tuoi”.
“Ma
lo erano quando ti infilavi nel mio letto”
Sussurrò sprezzante.
Mi
voltai infilandomi la maglietta per poi prendere una felpa per Michy.
“Non
fare la santerellina con me. Non ti riesce. Sei stata tu a cercarmi e
sappiamo
entrambi che non volevo una storia, tantomeno con te!” Dissi
arrabbiato.
La
vidi indietreggiare come l’avessi colpita e per un attimo mi
dispiacque ma il
pensiero della mia pulce che piangeva chissà dove, mi stava
facendo impazzire.
“Quanto
sei stronzo!” Mi urlò.
La
scansai con la spalla per uscire dalla mia stanza.
“Non
è una novità” Commentai senza guardarla
ma d’un tratto un lampo mi balenò alla
mente e tornai indietro verso di lei.
“Perché
le hai detto –mi dispiace-
?” Chiesi
serio.
La
vidi abbassare lo sguardo come si sentisse colpevole. Ma di cosa?
“Non
so di cosa tu stia parlando”
“Non
dire cazzate. Quando se ne è andata le hai detto -mi dispiace- . Perché? Cosa
voleva dire?” Continuai percependo che
dietro quella risposta ci fosse un significato importante.
La
vidi indietreggiare ancora e dirigersi verso la stanza.
“Non
spetta a me dirtelo. Ma sappi che questa non ce la
perdonerà!”
*******************
C’è
un momento, nella vita di un uomo, che ti spinge in basso, ti toglie
ogni
lucidità o pensiero razionale. Ti senti perduto, indifeso e
sapere che non puoi
fare nulla per quella persona o che peggio sei tu, il motivo del suo
dolore, ti
disintegra.
L’immagine
che vidi quel giorno, Michy, piccola, e letteralmente distrutta, mi ha
perseguitato per tutte le notti seguenti. Avrei fatto di tutto per
proteggerla
da quel dolore. Avrei ucciso con le mie mani, chiunque
l’avesse fatta soffrire.
Ma ero stato...io. L’unica persona che doveva esserle sempre
affianco. Il suo
migliore amico.
Io.
Voltai
appena lo sguardo e la vidi concentrata sulle gocce di pioggia che
battevano
sulla finestra. Averla al mio fianco e non poterla abbracciare era
quanto di
più doloroso avessi provato. No, in realtà, il
dolore più grande fu quando
seppi che se ne era andata per sempre. Che mi aveva lasciato. Che non
aveva
mantenuto la promessa.
Potevo
capirla? In realtà no. Per due anni non avevo fatto altro
che aggrapparmi alla
rabbia e all’odio, che provavo verso di lei. Ma
cos’è l’odio se non un'altra
faccia dell’amore?
Eppure,
nonostante le parole che avevo rubato qualche giorno prima, mentre
parlava con
Stefano, non riuscivo ancora a crederle. Paura? Sicuramente.
“So
che non ho il diritto di chiederti nulla ma...” Esordii e
solo dopo aver
sentito la mia voce mi accorsi di aver parlato davvero.
La
vidi voltarsi e scaldarmi con quei grandi occhi di cioccolato. Deglutii
appena,
disorientato dalla luce fioca che le illuminava il viso solo da un
lato,
lasciando l’altro nell’ombra. Pur non volendo mi
persi a scorrere sulle sue
forme, solo con lo sguardo, come per acquietare quel bisogno
incessante, che il
mio corpo aveva di lei. Era bella la mia Michy, ancora più
bella di come
l’avessi lasciata. Più donna, più
sicura di sé. Quella sua dolcezza, che avevo
sempre amato, era ora mista ad una sensualità innata. Era
bella, ma non lo
sapeva. Non glielo avevo mai detto, se non quell’unica notte.
“Ale?”
Chiese confusa e mi accorsi di essere rimasto in silenzio per tutto
quel tempo.
“Si
beh” Tossicchiai tirandomi appena su a sedere.
Nessuna
donna mi aveva mai fatto quell’effetto.
“Dicevo.
Quello...quello che hai detto a Stefano, l’altra mattina,
era..cioè, era vero
?” Balbettai come un ragazzino distogliendo lo sguardo.
La
sentii trattenere il respiro e non rispondermi subito.
Avevo
sbagliato.
“Hai
ragione, scusa non dovevo chiedertelo. Non ne ho diritto.”
“Ha
importanza?” Chiese d’un tratto.
“Cosa?”
“La
mia risposta. Ha importanza?”
Mi
voltai a guardarla ed incrociando ancora i suoi occhi che sembravano
brillare
nei miei, non riuscii a dire nient’altro che ; “No,
non ne ha.”
Ma
ne aveva. Ne aveva eccome dannazione!
Mi
alzai in piedi nervoso e cominciai a guardarmi intorno.
Ero
un leone in gabbia. Non sapevo cosa fare o dire. Ogni dannata parola
era
sbagliata e non sapevo da che parte iniziare non sapevo che diamine
fare!
E
odiavo. Odiavo sentirmi inerme.
Presi
una bottiglia di vino rosso e sorrisi tra me.
“Cosa
fai?” Chiese Michy curiosa.
Mi
voltai in un sorriso nervoso.
“Se
dobbiamo stare qui dentro a girarci i pollici tanto vale, alzare la
temperatura.”
La
vidi arrossire di botto per quella mia battuta e scoppiai in una
fragorosa
risata.
“Che
c’è ragazzina, ancora ti scandalizzi a parlare di
sesso o di fronte a frasi di
dubbio significato?”Dissi per stuzzicarla un po’,
ma non seppi mai il perché,
il nervosismo stava tornando.
“E
tu, invece, sempre pronto a farle certe battute. D’altra
parte sei o non sei un
maestro del sesso? Ci concludi pure i contratti con il tuo
amichetto!” Rispose
gelida.
Mi
ghiacciai in piedi, con il vino ancora tra le labbra. La guardai
furioso e
faticai non poco a trattenermi. Mandando una grossa sorsata di quel
liquido
rosso, tornai ad osservarla e sorridere arrabbiato.
“Sei
brava. Sei migliorata pulce, ma non potrai mai essere stronza quanto
me. Anche
se la tua ultima uscita di scena, ti ha decisamente mandato in pole
position!”
La
vidi alzarsi e strapparmi la bottiglia dalle mani, per poi bere anche
lei.
“Stai
tranquillo, dopo la performance con Daniela il primato non te lo toglie
nessuno!”
“Touché”
************
ESTATE
2007
Sentivo
freddo. Solo tanto freddo e dolore. Un dolore lancinante al petto che
non
voleva passare. E per quanto mi sforzassi non riuscivo a smettere di
pensare e
torturarmi. Da quanto andava avanti questa storia?
Tornai
con la mente alle settimane passate ed ogni volta un piccolo
particolare veniva
alla luce.
“Sto
parlando con te, idiota, orgoglioso
che non sei altro.” Lo presi per una spalla costringendolo a
voltarsi.
“Che
c’è sei sorpresa? Come se non
conoscessi le abitudini della tua cara amica. Come minimo ti ritroverai
ad
aspettarla da qualche parte, mentre si sbatte uno dei due.” Lo guardai sempre
più scioccata, non mi
parlava mai in quel modo e poi perché tutta quella
scontrosità verso Daniela?
Era
stato questo il motivo del suo atteggiamento? Era geloso di Daniela ?
"Posso
chiederti una cosa?" Esordì
Daniela guardando la strada. Era stranamente seria.
"Certo."
"Sei innamorata di Alessandro?"
"Avevo
bisogno di sfogarmi con
qualcuno" continuò ad occhi chiusi.
"Tu
cosa hai fatto?”
“E
perché Daniela non è venuta?”
“Aveva
un incontro piccante.”
“Siamo
proprio sicuri si trattasse di Stefano? Non è che ti sei
messa in tiro per
Ale?” Chiese Daniela con un ghigno sulle labbra.
Daniela lo aveva sempre
saputo. C’era sempre stata lei dietro. Lei sapeva cosa
provassi per Alessandro,
era palese ormai a tutti. Ecco perché mi aveva urlato -mi dispiace-. Lo sapeva ma lo aveva fatto
ugualmente.
Tornai
a guardare il mare, che agitato come il mio cuore, si scontrava con gli
scogli.
Mentre
la pioggia non aveva mai smesso di cadere.
“Michy!
Oddio finalmente ti ho trovata”
Mi
voltai di scatto trovandomi davanti l’ultima persona che
volevo vedere.
“Vattene!”
Risposi in un sussurro, mentre la voce sembrava persa chissà
dove.
Lo
vidi avvicinarsi e poi tornare indietro distogliendo lo sguardo.
“Ascolta
io...”
Mi
alzai senza sapere nemmeno dove avessi trovato la forza.
“No,
ascolta tu. Non mi devi nessuna spiegazione. Eravamo
d’accordo sul fatto che da
oggi tutto sarebbe tornato come prima, perciò.” Lo
interruppi senza finire la
frase e mi incamminai verso la spiaggia.
“Aspetta.
Sei arrabbiata ed hai pianto. E’ ovvio che ti devo una
spiegazione e voglio
dartela.”
Mi
prese per un braccio voltandomi verso di lui. Ed io cercai con tutta me
stessa
di non guardarlo negli occhi per evitare di fargli vedere tutto il mio
tormento.
“Sono
circa due mesi che io e Daniela...andiamo a letto insieme.”
Disse serio ed il
cuore si fermò.
“Cosa?
Due...due mesi?”
Rimase
in silenzio ad osservare la mia reazione per poi annuire piano.
Lo
scansai di colpo, rabbrividendo di freddo e dolore.
“Ma
come.. perché non mi hai detto niente?” Chiesi
sconvolta.
Ale
si mise le mani nei capelli nervoso e sbuffò.
“Ascolta
è solo una storia di sesso. Mi ha cercato lei, la sera che
siamo andati in quel
locale ed eravamo tutti brilli, è successo allora. Voleva
solo divertirsi ed
anch’io ed il giorno dopo mi ha pregato di non dirlo a
nessuno, tantomeno a te
perché non voleva la giudicaste male. Era una cosa senza
impegno. Una cazzata,
lo so, ma eravamo d’accordo entrambi...”
Iniziai
a non sentire più nulla e a ridere amaramente. Sembravo
impazzita.
“Perché
stai ridendo adesso?”
“Lei
aveva paura che Io la giudicassi,
è
questo che ti ha detto?” Chiesi ridendo.
“Si
perché?”
“E
tu le hai creduto?”
Rimase
in silenzio a guardarmi, cercando di interpretare le mie parole.
Quando
la risposta non arrivò, il silenzio divenne pesante. Le
lacrime tornarono a
farsi sentire e mi coprii il volto con le mani. Non volevo piangere, ma
non
riuscivo a fare altrimenti.
“No,
ti prego non piangere. Dimmi, parlami, prendimi a schiaffi ma non
piangere. E’
una cosa senza importanza davvero. Era così per divertirci
e...”
“Anche
stanotte è stato solo per divertirti ?”Chiesi
improvvisamente e mi maledii per
averlo fatto.
Indietreggiò,
sorpreso ed imbarazzato dalla mia domanda e quando lo vidi iniziare a
muoversi
agitato, desiderai solo di sparire. Ma qualcosa, prese a spingere nel
petto.
Qualcosa di mai detto che voleva venir fuori a tutti i costi.
Lo
vidi fermarsi, guardarmi ed avvicinarsi prendendomi il viso tra le
mani, sorridendomi
dolcemente. Il cuore iniziò a battere furioso.
“ Questa
notte è stata la notte più bella di tutta la mia
vita. Non mi sono mai sentito
così con nessun’altra donna e mentirei se ti
dicessi che è tutto dimenticato
perché ho ancora il tuo profumo addosso che mi sta facendo
impazzire. Perciò
no, assolutamente no, tu non sei lontanamente paragonabile a lei.
Quello che è
accaduto tra noi è stato...meraviglioso.”
Sentii
quel qualcosa spingere ancora, per poi uscir fuori ed io mi arresi.
Sorrisi e
lo guardai negli occhi, stringendo le sue mani che mi accarezzavano il
volto,
tra le mie.
“Ale...io...
Io ti amo”
Silenzio.
Lo
vidi vacillare. Staccare le sue mani dal mio viso come scottato ed io
mi sentii
persa.
I
suoi occhi corsero impazziti sul mio volto ed indietreggiò
inciampando.
Sconvolto.
Impaurito.
Terrorizzato.
“Cosa?”
Urlò con voce smorzata.
Sbattei
le palpebre confusa, mentre le lacrime ripresero a scendere sul volto.
“Io...ho
detto che...” Tentai ma mi bloccò.
Alzò
un braccio come per difendersi e con l’altra mano inizio a
spettinarsi i
capelli agitato.
“Non
dirlo. Non. Dire. Una. Parola.” Sillabò lento e
furioso.
Mi
agitai non capendo cosa avessi fatto ed il perché della sua
reazione. Piansi
ancora, sconvolta quanto lui.
“Perché?”
Disse disperato e non seppi cosa rispondere.
“Ieri
sera perché non mi hai fermato? Tu mi avevi giurato che non
sarebbe cambiato
nulla. Tu mi avevi dato la tua parola. Io...non posso, non
capisci?”
Scossi
la testa ancora più disperata. Cosa avevo fatto?
“Dannazione”
Urlò furioso, calciando l’aria e stringendosi i
capelli, come impazzito.
“Ale...
ti prego” Dissi senza sapere cosa volessi ma vederlo
così sconvolto mi stava
facendo morire.
Si
voltò ancora, guardandomi per poi tornare sui suoi passi,
prendermi per il viso
e stringermi forte a lui.
“Ti
prego. Ti scongiuro, non mandiamo tutto a puttate. Io ho bisogno di te.
Noi
siamo perfetti così come siamo. Non roviniamo tutto. Ho solo
te...lo
capisci?...Ho solo te. Ti prego!” Mi implorò
poggiando la fronte sulla mia e
quando sentii le sue lacrime bagnarmi le labbra, capii quanto grande
fosse la
sua paura. Quanto piccoli fossimo noi, in realtà.
Chiusi
gli occhi, sentendo il suo respiro agitato sul viso ed annuii.
“Ti
prego, ti prego...non lasciarmi. Ti prego”
Continuò in un silenziosa preghiera.
“Non
ti lascio” Sussurrai piangendo.
Dopo
quattro mesi, il dolore e la sopravvivenza ebbero la meglio. E lo
lasciai.
Rimanemmo
avvolti dal silenzio della cantina a guardarci e non mi
sembrò mai più bella di
allora.
“Lo
so che è tardi ormai...”Sussurrai avvicinandomi
lentamente. “Ma non l’ho più
guardata o toccata da quella notte.”
Indietreggiò,
in risposta ad ogni mio passo e distolse lo sguardo.
“Non
importa ormai. Sono passati due anni, abbiamo due vite
diverse...E’ normale che
ci siano state altre persone e non...”
“Stai
con qualcuno?”Chiesi di getto, le pupille allargate mentre
stringevo i pugni
per trattenere la gelosia che mi sorprese.
“Io...io...ho
cercato di...” Tentennò e la rabbia mi
accecò.
“Dimmelo.”
Quasi urlai prendendola per le spalle. “Dimmi se qualcuno ti
ha toccato, come
ti ho toccato io. Dimmi se qualcun altro ti ha avuta, come ti ho avuta
io.
Dimmi se hai goduto di quel corpo, come hai goduto del mio...”
Indietreggiò
singhiozzando ma ormai la gelosia mi aveva accecato.
“Ale
smettila...” Mi implorò.
“Come
faccio a smetterla? Dimmelo, perché io sto impazzendo. Sono
due anni che ho
perso la ragione, che non so cosa fare. Se tu sei riuscita a
dimenticare tutto,
ti prego dimmelo. Dimmi come faccio a smetterla?”
La
sentii tremare tra le mie braccia e scuotere la testa insistentemente.
Per poi
spintonarmi con forza, allontanandosi da me.
“Smettila!”
Urlò e il dolore che sentii mi ammutolì.
“Quello
che dici non ha senso. Non è possibile! Sei stato tu
dannazione, tu. Tu non mi
hai voluta. Tu mi hai detto, che eravamo perfetti come amici. Tu mi hai
fatto
giurare...di... Perché ?” Urlò
piangendo, ma non mi diede il tempo di fare
nulla, si avventò contro la porta ed iniziò a
piangere ed urlare.
“Fatemi
uscire da qui. Ora. Fatemi uscire!”.
Rimasi
immobile non sapendo cosa fare. Ero pietrificato, non l’avevo
mai vista così
sconvolta. Sentii la porta aprirsi e lei non diede nemmeno il tempo a
Stefano
di dire o fare nulla. Scappò ancora da me.
*****************
Eccoci
qui. Capitolo sofferto. Davvero davvero sofferto. Sia il passato che il
presente non sono stati facili da scrivere, spero che sia arrivato il
dolore
che entrambi hanno vissuto. Come ho detto sul mio profilo di fb, non
c’è un
colpevole o una vittima in questa storia. “La
vittima” sono entrambi.
Spero
di non avervi deluso, con questa seconda parte capiamo praticamente
tutto del
passato. A molte di voi potrà sembrare banale o scontato, ma
“fuga” non ha mai
avuto la pretesa di esser un giallo, è sempre stata una
storia di sentimenti e
da loro, i nostri protagonisti, sono stati travolti.
Ringrazio
tutte coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, chi mi segue in
silenzio
ma ha sempre una parola gentile per me su fb. GRAZIE MILLE DAVVERO.
Ps:
Il capitolo non è betato quindi scusate gli errori.
Pps:
Credo che la storia sia quasi giunta al termine forse rimarranno 2
capitoli,
non lo so devo ancora decidere. Sapete tutti che la scrivo volta per
volta,
nulla è pianificato, se non a grandi linee.
GRAZIE
ANCORA attendo un vostro parere con ansia :D
Un
abbraccio Lela