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Autore: Lela White    19/01/2012    22 recensioni
A volte è molto più facile scappare. A volte, è l’unica possibilità che ci si presenta. A volte la vita ti mette davanti a l’unica eventualità che non puoi sopportare e tutto diventa semplicemente troppo doloroso…
Michela è una studentessa universitaria, semplice, dolce ed ingenua. Alessandro è colui che c’è sempre stato, il suo migliore amico, che la sempre protetta da tutto, tralasciando l’unico, imprevedibile pericolo, se stesso! Il loro è un legame possessivo, completo, disarmante, che li lascia entrambi persi di fronte l’inevitabile. Nulla però è scontato, non lo sono loro…non ne sono capaci e quando Michy fugge…tutto cambia!
Una storia narrata tra presente e passato, perché nulla di adesso può essere spiegato senza ricordare ciò che erano stati, ciò che non sono più….ma cosa è accaduto? Non più quelli di ieri, ma solo quelli di oggi…
Può l’amicizia trasformarsi in amore? Può l’Amore trasformarsi in rabbia e dolore? E se tutto ciò per cui hai lottato, vissuto…sparisse portandosi via tutto, cosa faresti?
Dal capitolo 1-( “..perchè se l’amicizia è uno dei tesori più grandi, l’Amore è uno dei dolori più forti che una persona possa provare..”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FUGA CAP 19

FUGA

CAPITOLO 19

 

Perdersi o Trovarsi (seconda parte)

 

 

 

Estate 2007

 

La pioggia iniziò a cadere lenta.

Un passo, veloce, confuso e via verso il nulla.

Ricordo poco di quegl’attimi. Forse la mia mente mi difende ancora oggi, dal dolore che provai.

Una volta lessi che quando il cuore si spezza, non è una semplice linea retta, ma una linea spazzata per davvero, un taglio reale. Il fuoco che sentivo in quel momento, nel petto, era molto vicino ad una ferita che sanguinava. La potevo quasi toccare con mano.

E Piansi, ancora.

Tanto e di più, fino a ché le lacrime non divennero tutt’uno con le gocce di pioggia che cadevano incessanti.

Un lampo mi illuminò appena e subito un forte tuono mi scosse. Correvo, Scappavo. Volevo solo fuggire, fuggire da tutto quel dolore. Ma più correvo e più lo sentivo esplodere dentro di me.

Non c’era via di fuga.

Arrivai alla spiaggia senza nemmeno sapere come. La vista appannata e le lacrime non mi permettevano di capire dove stessi andando. Un ragazzo correva con il suo cane e passandomi affiancò rallentò chiedendomi se stessi bene. Scossi la testa e corsi via, ancora. Ancora. Più veloce.

E quando trovai un rifugio che mi permettesse di sparire agli occhi del mondo, mi rannicchiai in me stessa, piangendo e pregando fosse tutto un incubo.

Mentre la pioggia continuò a cadere.

 

 

 

ALE POV

 

Era stato tutto troppo veloce, tanto da lasciarmi stordito. Un attimo prima la stavo abbracciando a me, un attimo dopo la guardavo scappare via piangendo. Sentendomi un verme.

Daniela era entrata di soppiatto in camera mentre ancora dormivo, con quella sua stupida scenata. Quando avevo realizzato che Michy non era in camera, avevo tirato un sospiro di sollievo e cercato in tutti i modi di mandare via Daniela prima che lei tornasse. Ancora più verme.

D’improvviso tutto tornò a scorrere veloce. Dovevo raggiungerla e spiegarle cosa fosse accaduto. Tornai in camera, presi una maglietta e allacciai le scarpe di corsa senza curarmi dello sguardo di Daniela su di me.

“Dove stai andando ?” Chiese arrabbiata.

Non alzai nemmeno lo sguardo per evitare di risponderle, ero furioso con lei...con me!

“Lasciala in pace” Continuò ed io non resistetti.

“Che diavolo vuoi? Lasciami stare, ti ho detto che non solo affari tuoi”.

“Ma lo erano quando ti infilavi nel mio letto” Sussurrò sprezzante.

Mi voltai infilandomi la maglietta per poi prendere una felpa per Michy.

“Non fare la santerellina con me. Non ti riesce. Sei stata tu a cercarmi e sappiamo entrambi che non volevo una storia, tantomeno con te!” Dissi arrabbiato.

La vidi indietreggiare come l’avessi colpita e per un attimo mi dispiacque ma il pensiero della mia pulce che piangeva chissà dove, mi stava facendo impazzire.

“Quanto sei stronzo!” Mi urlò.

La scansai con la spalla per uscire dalla mia stanza.

“Non è una novità” Commentai senza guardarla ma d’un tratto un lampo mi balenò alla mente e tornai indietro verso di lei.

“Perché le hai detto –mi dispiace- ?” Chiesi serio.

La vidi abbassare lo sguardo come si sentisse colpevole. Ma di cosa?

“Non so di cosa tu stia parlando”

“Non dire cazzate. Quando se ne è andata le hai detto -mi dispiace- . Perché? Cosa voleva dire?” Continuai percependo che dietro quella risposta ci fosse un significato importante.

La vidi indietreggiare ancora e dirigersi verso la stanza.

“Non spetta a me dirtelo. Ma sappi che questa non ce la perdonerà!”

 

 

*******************

 

Sdraiato sul pavimento di quella cantina non riuscivo a non pensare all’estate di due anni prima. A quella notte, alla mattina e a quando ritrovai Michy solo nel pomeriggio. Tremante ed addormentata sulla spiaggia mentre la pioggia non aveva smesso di cadere. L’avevo cercata ovunque e solo quando notai delle piccole impronte sulla riva della spiaggia vicino casa, tentai l’ultima possibilità e la trovai.

C’è un momento, nella vita di un uomo, che ti spinge in basso, ti toglie ogni lucidità o pensiero razionale. Ti senti perduto, indifeso e sapere che non puoi fare nulla per quella persona o che peggio sei tu, il motivo del suo dolore, ti disintegra.

L’immagine che vidi quel giorno, Michy, piccola, e letteralmente distrutta, mi ha perseguitato per tutte le notti seguenti. Avrei fatto di tutto per proteggerla da quel dolore. Avrei ucciso con le mie mani, chiunque l’avesse fatta soffrire. Ma ero stato...io. L’unica persona che doveva esserle sempre affianco. Il suo migliore amico.

Io.

 

Voltai appena lo sguardo e la vidi concentrata sulle gocce di pioggia che battevano sulla finestra. Averla al mio fianco e non poterla abbracciare era quanto di più doloroso avessi provato. No, in realtà, il dolore più grande fu quando seppi che se ne era andata per sempre. Che mi aveva lasciato. Che non aveva mantenuto la promessa.

Potevo capirla? In realtà no. Per due anni non avevo fatto altro che aggrapparmi alla rabbia e all’odio, che provavo verso di lei. Ma cos’è l’odio se non un'altra faccia dell’amore?

Eppure, nonostante le parole che avevo rubato qualche giorno prima, mentre parlava con Stefano, non riuscivo ancora a crederle. Paura? Sicuramente.

 

“So che non ho il diritto di chiederti nulla ma...” Esordii e solo dopo aver sentito la mia voce mi accorsi di aver parlato davvero.

La vidi voltarsi e scaldarmi con quei grandi occhi di cioccolato. Deglutii appena, disorientato dalla luce fioca che le illuminava il viso solo da un lato, lasciando l’altro nell’ombra. Pur non volendo mi persi a scorrere sulle sue forme, solo con lo sguardo, come per acquietare quel bisogno incessante, che il mio corpo aveva di lei. Era bella la mia Michy, ancora più bella di come l’avessi lasciata. Più donna, più sicura di sé. Quella sua dolcezza, che avevo sempre amato, era ora mista ad una sensualità innata. Era bella, ma non lo sapeva. Non glielo avevo mai detto, se non quell’unica notte.

 

“Ale?” Chiese confusa e mi accorsi di essere rimasto in silenzio per tutto quel tempo.

“Si beh” Tossicchiai tirandomi appena su a sedere.

Nessuna donna mi aveva mai fatto quell’effetto.

“Dicevo. Quello...quello che hai detto a Stefano, l’altra mattina, era..cioè, era vero ?” Balbettai come un ragazzino distogliendo lo sguardo.

La sentii trattenere il respiro e non rispondermi subito.

Avevo sbagliato.

“Hai ragione, scusa non dovevo chiedertelo. Non ne ho diritto.”

“Ha importanza?” Chiese d’un tratto.

“Cosa?”

“La mia risposta. Ha importanza?”

Mi voltai a guardarla ed incrociando ancora i suoi occhi che sembravano brillare nei miei, non riuscii a dire nient’altro che ; “No, non ne ha.”

Ma ne aveva. Ne aveva eccome dannazione!

Mi alzai in piedi nervoso e cominciai a guardarmi intorno.

Ero un leone in gabbia. Non sapevo cosa fare o dire. Ogni dannata parola era sbagliata e non sapevo da che parte iniziare non sapevo che diamine fare!

E odiavo. Odiavo sentirmi inerme.

Presi una bottiglia di vino rosso e sorrisi tra me.

“Cosa fai?” Chiese Michy curiosa.

Mi voltai in un sorriso nervoso.

“Se dobbiamo stare qui dentro a girarci i pollici tanto vale, alzare la temperatura.”

La vidi arrossire di botto per quella mia battuta e scoppiai in una fragorosa risata.

“Che c’è ragazzina, ancora ti scandalizzi a parlare di sesso o di fronte a frasi di dubbio significato?”Dissi per stuzzicarla un po’, ma non seppi mai il perché, il nervosismo stava tornando.

“E tu, invece, sempre pronto a farle certe battute. D’altra parte sei o non sei un maestro del sesso? Ci concludi pure i contratti con il tuo amichetto!” Rispose gelida.

Mi ghiacciai in piedi, con il vino ancora tra le labbra. La guardai furioso e faticai non poco a trattenermi. Mandando una grossa sorsata di quel liquido rosso, tornai ad osservarla e sorridere arrabbiato.

“Sei brava. Sei migliorata pulce, ma non potrai mai essere stronza quanto me. Anche se la tua ultima uscita di scena, ti ha decisamente mandato in pole position!”

La vidi alzarsi e strapparmi la bottiglia dalle mani, per poi bere anche lei.

“Stai tranquillo, dopo la performance con Daniela il primato non te lo toglie nessuno!”

“Touché”

 

 

 

************

 

ESTATE 2007

 

Sentivo freddo. Solo tanto freddo e dolore. Un dolore lancinante al petto che non voleva passare. E per quanto mi sforzassi non riuscivo a smettere di pensare e torturarmi. Da quanto andava avanti questa storia?

Tornai con la mente alle settimane passate ed ogni volta un piccolo particolare veniva alla luce.

 

“Sto parlando con te, idiota, orgoglioso che non sei altro.” Lo presi per una spalla costringendolo a voltarsi.

“Che c’è sei sorpresa? Come se non conoscessi le abitudini della tua cara amica. Come minimo ti ritroverai ad aspettarla da qualche parte, mentre si sbatte uno dei due.”  Lo guardai sempre più scioccata, non mi parlava mai in quel modo e poi perché tutta quella scontrosità verso Daniela?

 

Era stato questo il motivo del suo atteggiamento? Era geloso di Daniela ?

 

"Posso chiederti una cosa?" Esordì Daniela guardando la strada. Era stranamente seria.
"Certo."
"Sei innamorata di Alessandro?"

 

 
"Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno" continuò ad occhi chiusi.

 "Sei proprio una pulce ingenua...era un altro il tipo di sfogo di cui avevo bisogno”

"Tu cosa hai fatto?”

“Ero fuori per una serata tra donne, con Gaia ed Ilaria.”

“E perché Daniela non è venuta?”

“Aveva un incontro piccante.”

 

“Siamo proprio sicuri si trattasse di Stefano? Non è che ti sei messa in tiro per Ale?” Chiese Daniela con un ghigno sulle labbra.

 

Daniela lo aveva sempre saputo. C’era sempre stata lei dietro. Lei sapeva cosa provassi per Alessandro, era palese ormai a tutti. Ecco perché mi aveva urlato -mi dispiace-. Lo sapeva ma lo aveva fatto ugualmente.

Tornai a guardare il mare, che agitato come il mio cuore, si scontrava con gli scogli.

Mentre la pioggia non aveva mai smesso di cadere.

 

“Michy! Oddio finalmente ti ho trovata”

Mi voltai di scatto trovandomi davanti l’ultima persona che volevo vedere.

“Vattene!” Risposi in un sussurro, mentre la voce sembrava persa chissà dove.

Lo vidi avvicinarsi e poi tornare indietro distogliendo lo sguardo.

“Ascolta io...”

Mi alzai senza sapere nemmeno dove avessi trovato la forza.

“No, ascolta tu. Non mi devi nessuna spiegazione. Eravamo d’accordo sul fatto che da oggi tutto sarebbe tornato come prima, perciò.” Lo interruppi senza finire la frase e mi incamminai verso la spiaggia.

“Aspetta. Sei arrabbiata ed hai pianto. E’ ovvio che ti devo una spiegazione e voglio dartela.”

Mi prese per un braccio voltandomi verso di lui. Ed io cercai con tutta me stessa di non guardarlo negli occhi per evitare di fargli vedere tutto il mio tormento.

“Sono circa due mesi che io e Daniela...andiamo a letto insieme.” Disse serio ed il cuore si fermò.

“Cosa? Due...due mesi?”

Rimase in silenzio ad osservare la mia reazione per poi annuire piano.

Lo scansai di colpo, rabbrividendo di freddo e dolore.

“Ma come.. perché non mi hai detto niente?” Chiesi sconvolta.

Ale si mise le mani nei capelli nervoso e sbuffò.

“Ascolta è solo una storia di sesso. Mi ha cercato lei, la sera che siamo andati in quel locale ed eravamo tutti brilli, è successo allora. Voleva solo divertirsi ed anch’io ed il giorno dopo mi ha pregato di non dirlo a nessuno, tantomeno a te perché non voleva la giudicaste male. Era una cosa senza impegno. Una cazzata, lo so, ma eravamo d’accordo entrambi...”

Iniziai a non sentire più nulla e a ridere amaramente. Sembravo impazzita.

“Perché stai ridendo adesso?”

“Lei aveva paura che Io la giudicassi, è questo che ti ha detto?” Chiesi ridendo.

“Si perché?”

“E tu le hai creduto?”

Rimase in silenzio a guardarmi, cercando di interpretare le mie parole.

Quando la risposta non arrivò, il silenzio divenne pesante. Le lacrime tornarono a farsi sentire e mi coprii il volto con le mani. Non volevo piangere, ma non riuscivo a fare altrimenti.

“No, ti prego non piangere. Dimmi, parlami, prendimi a schiaffi ma non piangere. E’ una cosa senza importanza davvero. Era così per divertirci e...”

“Anche stanotte è stato solo per divertirti ?”Chiesi improvvisamente e mi maledii per averlo fatto.

Indietreggiò, sorpreso ed imbarazzato dalla mia domanda e quando lo vidi iniziare a muoversi agitato, desiderai solo di sparire. Ma qualcosa, prese a spingere nel petto. Qualcosa di mai detto che voleva venir fuori a tutti i costi.

Lo vidi fermarsi, guardarmi ed avvicinarsi prendendomi il viso tra le mani, sorridendomi dolcemente. Il cuore iniziò a battere furioso.

“ Questa notte è stata la notte più bella di tutta la mia vita. Non mi sono mai sentito così con nessun’altra donna e mentirei se ti dicessi che è tutto dimenticato perché ho ancora il tuo profumo addosso che mi sta facendo impazzire. Perciò no, assolutamente no, tu non sei lontanamente paragonabile a lei. Quello che è accaduto tra noi è stato...meraviglioso.”

Sentii quel qualcosa spingere ancora, per poi uscir fuori ed io mi arresi. Sorrisi e lo guardai negli occhi, stringendo le sue mani che mi accarezzavano il volto, tra le mie.

“Ale...io... Io ti amo”

Silenzio.

Lo vidi vacillare. Staccare le sue mani dal mio viso come scottato ed io mi sentii persa.

I suoi occhi corsero impazziti sul mio volto ed indietreggiò inciampando. Sconvolto.

Impaurito. Terrorizzato.

“Cosa?” Urlò con voce smorzata.

Sbattei le palpebre confusa, mentre le lacrime ripresero a scendere sul volto.

“Io...ho detto che...” Tentai ma mi bloccò.

Alzò un braccio come per difendersi e con l’altra mano inizio a spettinarsi i capelli agitato.

“Non dirlo. Non. Dire. Una. Parola.” Sillabò lento e furioso.

Mi agitai non capendo cosa avessi fatto ed il perché della sua reazione. Piansi ancora, sconvolta quanto lui.

“Perché?” Disse disperato e non seppi cosa rispondere.

“Ieri sera perché non mi hai fermato? Tu mi avevi giurato che non sarebbe cambiato nulla. Tu mi avevi dato la tua parola. Io...non posso, non capisci?”

Scossi la testa ancora più disperata. Cosa avevo fatto?

“Dannazione” Urlò furioso, calciando l’aria e stringendosi i capelli, come impazzito.

“Ale... ti prego” Dissi senza sapere cosa volessi ma vederlo così sconvolto mi stava facendo morire.

Si voltò ancora, guardandomi per poi tornare sui suoi passi, prendermi per il viso e stringermi forte a lui.

“Ti prego. Ti scongiuro, non mandiamo tutto a puttate. Io ho bisogno di te. Noi siamo perfetti così come siamo. Non roviniamo tutto. Ho solo te...lo capisci?...Ho solo te. Ti prego!” Mi implorò poggiando la fronte sulla mia e quando sentii le sue lacrime bagnarmi le labbra, capii quanto grande fosse la sua paura. Quanto piccoli fossimo noi, in realtà.

Chiusi gli occhi, sentendo il suo respiro agitato sul viso ed annuii.

“Ti prego, ti prego...non lasciarmi. Ti prego” Continuò in un silenziosa preghiera.

“Non ti lascio” Sussurrai piangendo.

 

 

Dopo quattro mesi, il dolore e la sopravvivenza ebbero la meglio. E lo lasciai.

 

 



ALE POV

 

 

Rimanemmo avvolti dal silenzio della cantina a guardarci e non mi sembrò mai più bella di allora.

“Lo so che è tardi ormai...”Sussurrai avvicinandomi lentamente. “Ma non l’ho più guardata o toccata da quella notte.”

Indietreggiò, in risposta ad ogni mio passo e distolse lo sguardo.

“Non importa ormai. Sono passati due anni, abbiamo due vite diverse...E’ normale che ci siano state altre persone e non...”

“Stai con qualcuno?”Chiesi di getto, le pupille allargate mentre stringevo i pugni per trattenere la gelosia che mi sorprese.

“Io...io...ho cercato di...” Tentennò e la rabbia mi accecò.

“Dimmelo.” Quasi urlai prendendola per le spalle. “Dimmi se qualcuno ti ha toccato, come ti ho toccato io. Dimmi se qualcun altro ti ha avuta, come ti ho avuta io. Dimmi se hai goduto di quel corpo, come hai goduto del mio...”

Indietreggiò singhiozzando ma ormai la gelosia mi aveva accecato.

“Ale smettila...” Mi implorò.

“Come faccio a smetterla? Dimmelo, perché io sto impazzendo. Sono due anni che ho perso la ragione, che non so cosa fare. Se tu sei riuscita a dimenticare tutto, ti prego dimmelo. Dimmi come faccio a smetterla?”

 

La sentii tremare tra le mie braccia e scuotere la testa insistentemente. Per poi spintonarmi con forza, allontanandosi da me.

“Smettila!” Urlò e il dolore che sentii mi ammutolì.

“Quello che dici non ha senso. Non è possibile! Sei stato tu dannazione, tu. Tu non mi hai voluta. Tu mi hai detto, che eravamo perfetti come amici. Tu mi hai fatto giurare...di... Perché ?” Urlò piangendo, ma non mi diede il tempo di fare nulla, si avventò contro la porta ed iniziò a piangere ed urlare.

“Fatemi uscire da qui. Ora. Fatemi uscire!”.

 

Rimasi immobile non sapendo cosa fare. Ero pietrificato, non l’avevo mai vista così sconvolta. Sentii la porta aprirsi e lei non diede nemmeno il tempo a Stefano di dire o fare nulla. Scappò ancora da me.

 

 

 

*****************

 

 

 

 

Eccoci qui. Capitolo sofferto. Davvero davvero sofferto. Sia il passato che il presente non sono stati facili da scrivere, spero che sia arrivato il dolore che entrambi hanno vissuto. Come ho detto sul mio profilo di fb, non c’è un colpevole o una vittima in questa storia. “La vittima” sono entrambi.

 

Spero di non avervi deluso, con questa seconda parte capiamo praticamente tutto del passato. A molte di voi potrà sembrare banale o scontato, ma “fuga” non ha mai avuto la pretesa di esser un giallo, è sempre stata una storia di sentimenti e da loro, i nostri protagonisti, sono stati travolti.

Ringrazio tutte coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, chi mi segue in silenzio ma ha sempre una parola gentile per me su fb. GRAZIE MILLE DAVVERO.

 

Ps: Il capitolo non è betato quindi scusate gli errori.

 

Pps: Credo che la storia sia quasi giunta al termine forse rimarranno 2 capitoli, non lo so devo ancora decidere. Sapete tutti che la scrivo volta per volta, nulla è pianificato, se non a grandi linee.

GRAZIE ANCORA attendo un vostro parere con ansia :D

 

Un abbraccio Lela

 

   
 
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