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Autore: _Pikadis_    19/01/2012    1 recensioni
Attenzione! Questa storia è sospesa.
I tuoi genitori non ti considerano?
I tuoi compagni di classe ti evitano?
La tua unica amica sta per partire?
Non sarebbe bello poter scappare da tutto questo e andare in un'altro posto, chessò, l'universo di Shugo Chara?
Sarebbe bello, vero? Si,ma...se succedesse sul serio?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si svegliò in una camera semibuia. Chissà per quanto aveva dormito. Aveva fatto un sogno stranissimo. Attraversava la parete e si svegliava in un parco, dove Ikuto, che era un suo sogno ricorrente, l’aiutava ad alzarsi. Era meglio non pensarci. Si tirò su e si mise a sedere sul letto. Quella mattina sarebbe dovuta andare all’aeroporto a salutare Reiko, e non voleva di certo fare tardi e poi…ma un momento. Quella in cui si trovava non era la sua stanza. Si stropicciò gli occhi, pensando di aver avuto un’allucinazione, e si guardò intorno: no, quella non era la sua stanza. Stava iniziando a preoccuparsi, quando vide sul comodino affianco a lei una busta da lettere. La aprì. Non era una minaccia di morte o di riscatto, come aveva pensato, ma una lettera piuttosto strana, che forse la avrebbe dovuta tranquillizzare. Diceva più o meno cosi:- Non ti preoccupare, questa sera avrai tutte le spiegazioni che vorrai. Nel frattempo puoi girare tranquillamente per casa.- sembrerà strano, ma Zita si tranquillizzò. Si alzò dal letto e girò per la stanza. Non sembrava granché, anche se però la stava vedendo al buio. Cercò a tastoni la porta, e quando la trovò la aprì delicatamente. Aveva paura di trovare valanghe di mostri ad aspettarla fuori, ma per fortuna cosi non fu. Uscì dalla camera e richiuse la porta senza fare il minimo rumore. Si trovava in un corridoio, non troppo lungo, con alcune porte e una scala. Lei si trovava giusto in mezzo, stava per andare verso la scala, quando sentì una musica provenire dalla stanza affianco alla sua. Era una musica che conosceva talmente bene, che non si ricordava il nome, quello che era sicuro era che la o il pianista, perché di un pianoforte si trattava, era un vero genio. Si avvicinò cautamente alla porta, e le venne in mente il nome della musica che stava sentendo: era "Per Elisa" di Beethoven. Quando arrivo difronte alla porta, ebbe quasi paura di aprire, non tanto perché temeva di incontrare il genio, ma perché non voleva interrompere quella melodia superba. Sembrava che chi la stesse suonando vi infondesse tutto l’amore e la dolcezza possibili: era una vera cura per l’anima. Però la curiosità era troppa, e, con la massima lentezza possibile, spinse la maniglia e aprì. Non voleva però rovinarsi l’emozione di scoprire la vera identità di quell’essere fuori dal normale che era al pianoforte. Aspettò che la musica fosse cessata e aprì del tutto la porta. Rimase del tutto scioccata. Aveva avuto diverse sorprese nella sua vita, ma quella non era possibile spiegarla, a parte che con una parola, che in quel momento era l’unica che riuscì ad urlare:

-I…I…Ikuto?!?!?!- svenne per la terza volta, visto che ormai era un’abitudine.

/Mentre Zita era svenuta…/

Aveva appena smesso di suonare, quando la senti gridare il suo nome, per poi svenire. Inizialmente si era spaventato, in fondo sentir gridare il proprio nome da una perfetta sconosciuta non è proprio normalissimo, ma quando si rese conto che quella era caduta come una pera matura si affrettò a controllare che non si fosse fatta male. Per fortuna sembrava fatta di metallo, anche quando era svenuta sul cemento del parco non si era fatta niente, cosi la prese in braccio e la portò sul letto dell’altra stanza.

Quando l’ebbe sistemata si fermò a guardarla: Come faceva una che non conosceva a sapere lui chi fosse? E perché si trovava in un parco mezza svenuta? E come mai sua cugina sembrava sapere fin troppe cose sul suo conto? Da solo, a queste domande non poteva rispondere. Doveva aspettare che sua cugina tornasse da scuola.

/Circa due ore dopo lo svenimento (esagerato) di Zita…/

-Zita? Zitaaaa!

Sentiva una voce confusa. Sicuramente era qualcuno che la stava chiamando, perché le sembrava di sentire vagamente il suo nome. Non ricordava dove fosse…no, aspetta un momento, era in un letto…si, era un letto, e quella voce che la chiamava…era Reiko! Doveva alzarsi, a tutti i costi, quel giorno Reiko partiva e non poteva farle far tardi. Biasciò un "sono sveglia" e si mise a sedere di scatto sul letto. Non si era sbagliata, quella voce era di Reiko, che infatti era seduta al capezzale del suo letto, come se lei stesse per morire. Scacciò dalla testa quei pensieri, perché doveva cambiarsi in meno di due nano secondi, per non far perdere l’aereo all’amica…che però la fermò:

-Zita non ti preoccupare. Ti devi riposare, dopo lo shock che hai avuto non è proprio la miglior cosa girare per casa.

-Shock?...Reiko ma che cavolo stai dicendo, tu oggi devi partire, non posso certo…eeehmm…Reiko, questa non è la mia stanza…come ci siamo finite qui?- Zita si era accorta leggermente in ritardo di non trovarsi più in camera sua, ma in un’altra, che le sembrava di aver già visto…aspetta, ma lei in quella stanza c’era già stata! Era quella stanza in cui si trovava nel sogno che aveva fatto, quello in cui vedeva Ikuto, e poi sveniva (una figuraccia colossale, meno male che l’aveva solo sognata), solo che ora era illuminata.

-Eccooooo…ti volevo parlare proprio di questo…vedi, quando ti parlavo di mio cugino…lui…- non ebbe il tempo di finire quella frase, perché qualcuno busso alla porta ed entrò, lasciando Zita con la bocca spalancata:

-Reiko, la tua amica si è svegliata?...Oh, scusa non ti avevo visto, piacere, io sono Ikuto, il cugino di Reiko.- cosi dicendo si avvicinò con la mano tesa. Naturalmente Zita rimase ferma immobile, senza proferir parola, ma senza nemmeno svenire (cosa alquanto strana), non solo perché quello che aveva difronte era Ikuto Tsukiyomi in persona, ma perché la figuraccia che aveva "sognato", era stata più che reale.

-Ikuto, ti aveva detto di aspettare prima di entrare!

-Ma Reiko io che ne potevo sapere…

-Dai su, esci!- cosi dicendo cacciò furi dalla stanza Ikuto. Nel frattempo Zita era rimasta ferma immobile come una mummia dopo essersi vista allo specchio .

-Be penso che non ci sia più bisogno di dirti chi sia mio cugino, quindi passiamo ad altro.

-…D-d-d-dove mi trovo?

-Se mi dai il tempo di spiegartelo forse!- a queste parole Zita si impose di stare zitta, perché sapeva che quando qualcuno interrompeva Reiko mentre parlava, non si sapeva che fine avrebbe fatto.

-Allora prima di tutto devi sapere che tutto l’universo di Shugo Chara esiste, che tutti i suoi personaggi sono reali. Però non nella nostra dimensione, in un’altra, che corre parallela alla nostra. È cosi per tutti gli anime, manga e affini. So che ti sembrerà strano ma è cosi.- Zita alzò la mano, e Reiko le concesse la parola.

-Ma gli autori come fanno a conoscere queste dimensioni? E io come ci sono arrivata qui? E cos’è sta storia del cugino?

-Allora, per la prima domanda: queste dimensioni le creano loro, con la loro fantasia, solo che una volta che la loro storia viene raccontata, la dimensione che hanno creato vanno avanti da sola oppure seguendo le idee che avevano gli autori, che però non hanno scritto. Per le altre due, ci stavo arrivando. Tu qui ci sei arrivata grazie ad una finestra dimensionale, che in pratica è l’unico modo per arrivare in una dimensione parallela. Ora: ti starai chiedendo come abbia fatto una finestra dimensionale ad aprirsi in camera tua, bè è piuttosto semplice da spiegare: bisogna avere con se qualcosa che rappresenti la dimensione in cui si vuole arrivare e un punto d’arrivo nella dimensione stessa. Tu avevi entrambi: qualcosa che rappresentava la dimensione-meta erano i tuoi manga e il punto d’arrivo ero io. Ti è tutto chiaro, ora?- Zita scosse la testa e prese la parola:

-In che senso tu saresti un punto d’arrivo?

-Nel senso che io provengo da questa dimensione, ma ho la capacità di viaggiare in tutte le altre, specialmente in quella principale, che è quella in cui vivi tu. Devi sapere che però non sono l’unica a poterlo fare. Ci sono parecchie famiglie in tutte le dimensioni che possono farlo, l’unico problema è che possono farlo solo in casi eccezionali, e senza far sapere nulla agli altri abitanti della dimensione, eccetto uno, che è incaricato inconsapevolmente dagli autori di mantenere l’ordine nella dimensione stessa.- Zita si rilassò sul letto. Guardò un orologio che era appeso alla parete: erano le cinque meno dieci. Fece qualche calcolo mentale, doveva essere lì da un giorno e tre ore circa, o pressappoco. Si girò verso Reiko:

-Reiko, ma perché mi hai portato qui?

-

Bè…questo lo scoprirai a tempo debito.

-Ma nella mia dimensione non mi daranno per dispersa?

-No, crederanno che tu sia partita per il Giappone con me, e mi stavo dimenticando di dirti che potrai comunicare tranquillamente con loro.- Zita stentava ancora a crederci. Stava pensando ad Alice, ai suoi genitori, a Grazia, a Davide ed anche ad Agata. Non avrebbe rivisto nessuno di loro per un anno, o forse più…per i suoi genitori, passi, ma sua sorella, Grazia e gli altri…ma almeno Reiko era con lei. Riflettè un attimo. Se Reiko era di quella dimensione, ed era anche capace di viaggiare nella sua e viceversa, voleva dire che…

-Reiko ma quindi tu hai uno shugo chara?- il viso di Reiko parve turbarsi leggermente.

-Bè…-mise una mano dentro una cartella e ne tirò fuori un uovo. Era blu, con delle note disegnate, era di sicuro quello di Reiko, perché il suo più grande sogno era diventare una grande pianista ed eguagliare suo cugino. Si rese conto solo in quel momento che parecchie volte le aveva detto che nessuno sarebbe riuscito a suonare meglio di Ikuto, ma, solo ora,capiva quando dolore gli aveva causato. Strinse le coperte, e si ripromise di non dirlo mai più, non avrebbe sopportato di ferire ulteriormente Reiko.

-è nato circa un’anno e mezzo fa- la voce di Reiko era diventata triste- In quel periodo ti ricordi che ero diventata distaccata, isolata ed asociale?- Zita annuì, quel periodo lo avevano soprannominato "La grande depressione", era stata dura tirarla fuori da quel catalessi, perché di solito era Reiko ad evitarle di sprofondare in una tristezza infinita, ma insieme ci erano riuscite.- Il motivo non te lo dissi, perché un po’ mi vergognavo, ma era perché avevo fallito l’ammissione al conservatorio. Mi vergognavo a dirtelo, perché tu mi hai sempre considerato una specie di divinità della musica, e non volevo deluderti. Ma proprio in quel periodo, è nato lui. All’inizio ero felice, ed infatti riuscì a tornare quella di un tempo, ma poi, col passare del tempo, iniziai a perdere le speranze. Insomma l’uovo non si schiudeva, e se non si schiudeva voleva dire che non ero ancora pronta, stavo quasi per farlo diventare X, ma, quando vedevo te, sola…bè ho capito che non potevo pensare solo a me stessa, dovevo considerare anche che tu ti stavi preoccupando per me, e, con tutti i problemi che avevi non potevo…Zita non ti sarai offesa, vero?- ora la voce di Reiko era risentita, forse si era resa conto di aver definito Zita una persona che aveva dei problemi. Ma non bastava cosi poco a rovinare la loro amicizia. Zita le sorrise. Capiva che Reiko aveva abbandonato il suo uovo del cuore, per prendersi cura di lei, non poteva arrabbiarsi, se la sua amica la considerava cosi importante.

-Reiko, ora che abbiamo chiarito tutto…che ne dici di farmi conoscere tuo cugino?- nello stesso momento in cui ebbe finito di pronunciare quella frase si sentì una voce dal piano di sotto che gridava "Sto uscendo!!!", e poi una porta che sbatteva. Zita rimase bloccata con un sorriso stampato in faccia che si trasformò in un pianto a dirotto una volta realizzato che l’opportunità di incontrare Ikuto, il suo idolo, era appena sfumata.

-Zita, calmati!!!

-Come faccio a calmarmi Reiko? Ikuto se ne è appena andato!

-Ma tornerà per cena, deve essere andato a trovare Amu…

-Cosa?-le lacrime scomparvero- Vuoi dire che stanno insieme?

-Bè veramente non lo so, ma...- Zita uscì dal letto, e si diresse verso la porta, poi si girò verso Reiko e le disse:

-Reiko prendi un giubbino e seguimi, devo scoprire se stanno insieme.

-Zita…

-Si?

-Sei in pigiama -.-‘

P.s.a.:

(Rullo di tamburi…)Ecco a voi il terzo capitolo!!!So che non è granché ma vi prego di perdonarmi, devo fare esperienza con le scene troppo movimentate. Spero che ora inizierete a capire un po’ meglio la storia, e che la apprezzerete ancora di più ^.^ Detto questo, vi ringrazio di seguirla con entusiasmo, grazie e ancora grazie

Pika

  
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