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Autore: emychan    19/01/2012    3 recensioni
Terzo posto al contest 'All you need is love' indetto da superkiki92 su Efp.
Ambientata dopo la terza stagione, ignora la quarta!:D
Attenzione:un sacco di UST e Merthur(ovviamente:P)
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Pochi mesi dopo la battaglia con Morgana, Arthur continua a cercare la sorellastra per riportarla a Camelot. Le sue motivazioni, però, non sono né la vendetta, né il perdono. Il suo unico pensiero è infatti Merlin, il servitore che sembra aver smarrito una parte di se stesso dalla fuga della strega. Arthur è convinto che soffra per amore, ma è davvero così?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Eccoci! Il prossimo sarà l'epilogo!

Mi scuso per il ritardo, ma come forse ho già detto sto cercando di laurearmi e sono presa dagli ultimi esami e la tesi, quindi il tempo per scrivere e pubblicare è quello che è purtroppo!T__T

A parte questo, ieri notte sono stata folgorata da una mezza idea, il tema l'ho visto spesso nel fandom, ma personalmente non mi ha mai convinto(del resto non mi convincevano neppure le modern e ho scritto ripetizioni:P) perciò ho deciso per una specie di piccolo sondaggio:

Che ne pensereste di una storia in cui Merlin è in realtà una ragazza?? Non come frutto di un incantesimo ecc, ma proprio una ragazza vera e propria che si finge maschio (ai motivi ci penserò se mai l'idea avrà un seguito:PP), le dareste una possibilità o la evitereste come la peste????xDDD

Cap.7: Confessioni

Arthur colpì con un pugno il tavolo. I piatti che contenevano la sua cena vibrarono, il vino nel calice traboccò oltre il bordo scivolando

sul legno lucido e creando una piccola pozza.

Il principe la fissò con odio prima di passare un braccio sul tavolo e gettare tutto ciò che c’era sopra, vassoi e posate, sul pavimento.

Il tonfo riecheggiò per tutta la stanza.

Ancora non bastò a farlo sentire meglio.

Quattro anni.

Quattro dannati anni passati a nascondersi, per non rovinare ogni cosa, e un solo maledetto attimo di debolezza aveva cancellato tutto.

Merlin lo odiava, provava ribrezzo e Arthur non sapeva cosa fare, cosa dire, per rimettere insieme i cocci della loro amicizia.

Non lo aveva mai visto così spaventato, così arrabbiato, come quando era uscito dalle sue stanze per andare a nascondersi da Gaius.

Probabilmente era ancora rintanato lì.

Con un sospiro Arthur fissò la macchia di vino versato allargarsi sul pavimento.

“Sire, state bene? Ho sentito…” la guardia piombata nella sua stanza si fermò, posando lo sguardo sul disastro che era diventata la sua

stanza.

Il principe quasi arrossì per l’imbarazzo, colto come un bambino nel bel mezzo di una crisi isterica, perfetto.

“Sono solo inciampato” mormorò “Chiama il mio servo, che venga a ripulire questa roba” ordinò incrociando le braccia sul petto “E

digli che non accetto alcuna scusa, di nessun tipo” chiarì in tono severo.

La guardia annuì prima di uscire, non era raro che principe e servo avessero qualche incomprensione, la richiesta non sarebbe suonata

strana a nessuno.

Sospirando Arthur gettò un altro pezzo di legno nel camino per riattizzare le fiamme, non sapeva nemmeno lui perché lo aveva fatto

richiamare.

Non c’era niente che potesse dire per cambiare le cose, Merlin gli aveva fatto capire chiaramente che non poteva dimenticare ciò che

era accaduto, ciò che Arthur aveva fatto. Iniziava a chiedersi se non fosse meglio dire la verità e mettere fine a tutta quella storia.

Non si faceva illusioni, sapeva bene che Merlin non avrebbe mai accettato i suoi sentimenti, né tanto meno li avrebbe ricambiati, ma

forse avrebbe capito che non si era preso gioco di lui, che non voleva approfittarsi del suo servo in alcun modo.

O forse lo aveva già capito. Forse aveva già chiari i sentimenti di Arthur ed era proprio questo a disgustarlo.

Forse sarebbe stato meglio restare in attesa, sperare che le cose si risolvessero da sole. Che Merlin trovasse la volontà di perdonarlo e

dimenticare tutto, come aveva sempre fatto.

Il principe lo sperava, perché non poteva immaginare la propria vita senza il servo al suo fianco. 

La guardia si affacciò nuovamente alla porta con aria turbata “Sire?”

Non vedendo Merlin, il principe quasi gridò per la rabbia e la frustrazione, cosa doveva fare? Pregarlo in ginocchio di tornare da lui? 

“Dov’è Merlin?” chiese digrignando i denti.

“Alla taverna con sir Gwaine, sire. Pare siano entrambi molto ubriachi e senza il denaro per pagare il conto. L’oste chiede di voi, sire”.

La guardia sembrò imbarazzata dal rivelargli quelle informazioni. Se per il fatto che un cavaliere tenesse quel comportamento o che un

servitore si prendesse simili libertà, Arthur non lo sapeva. In entrambi i casi sarebbe stato sulla bocca di tutti il giorno dopo.

Sospirando, il principe prese la giacca ed uscì. 

Chiaramente Merlin aveva deciso di farlo impazzire.


A pensarci bene, era la prima volta che vedeva Merlin ubriaco.

Certo, l’aveva portato in una taverna più di una volta, e il suo servo non disdegnava mai un boccale di sidro o di birra, soprattutto se a

pagare era il principe, ma non andava mai oltre i suoi limiti. Come se temesse di lasciarsi andare a chissà quali imbarazzanti confessioni

sotto l’influsso dell’alcol.

Questo non significava che non si fosse mai chiesto come sarebbe stato vederlo inebriato.

Incapace di reggersi sulle gambe e tutto risatine e battute idiote.

Oppure, visto che quello era il suo stato da sobrio, forse l’avrebbe visto arrabbiato. O triste.

Quelli erano gli ubriachi peggiori, rifletté il principe con un tremito.

In genere passavano la sera a raccontarti le loro sfortune e a piangerti sulla spalla fino ad addormentarsi, per poi dimenticare ogni cosa

l’indomani. Davvero terribile.

Infine c’erano quelli che perdevano ogni logica e parlavano a ruota libera.

Più di una volta, Arthur si era domandato che genere di ubriaco potesse essere Merlin.

Avrebbe dovuto immaginare che, essendo la seccatura che era, il servo non appartenesse a nessuna di queste categorie. Il suo stato era

un miscuglio di tutte in effetti.

Quando era arrivato alla taverna, l’oste, e perfino alcuni dei clienti, lo avevano guardato con un certo sollievo.

Gwaine si era già addormentato sotto ad un tavolo, un calice vuoto ancora stretto tra le mani.

Merlin invece era seduto su uno sgabello dal bancone, intento in una profonda conversazione… con un barile.

Arthur sospirò passandosi una mano tra i capelli. Ovviamente il suo servo doveva essere un chiacchierone anche dopo aver ingurgitato

chissà che cosa.

“Sire, non avrei voluto chiamarvi a quest’ora, ma il vostro servo ha già bevuto più di quanto potrebbe permettersi un cavaliere e gli

altri clienti iniziano ad essere disturbati dal suo…” l’uomo s’interruppe facendo scivolare lo sguardo verso Merlin, che nel frattempo

aveva messo un braccio attorno al suo ‘compagno’ e adesso rideva di gusto.

Il principe non sapeva se deriderlo o picchiarlo.

“Hai fatto bene” gli disse slacciando una piccola borsa di monete d’oro dalla sua cintura e consegnandola all’uomo “Spero che questi

bastino per entrambi” fece cenno verso la forma priva di sensi di Gwaine.

L’oste annuì soddisfatto “Grazie, sire” disse con un sorriso sdentato tornando a pulire il bancone ed ignorando completamente il servo

che, cercando di bere dal suo boccale, era riuscito a svuotarselo in faccia.

Voltando gli occhi al cielo, Arthur gli posò una mano sulla spalla “Merlin, credo che tu abbia bevuto abbastanza” gli disse.

In tutta risposta il servo si voltò verso di lui e si posò un dito sulle labbra “Shhh… Arthur non deve sapere che sono qui” gli disse

sussurrando.

Il principe sorrise scuotendo il capo “Non glielo diremo allora, ma dobbiamo andare prima che ti veda qui”.

Afferrandolo sotto a un braccio, Arthur lo costrinse ad alzarsi e lo trascinò fuori dalla locanda, quasi di peso.

Una volta lontano da occhi indiscreti, si passò il braccio di Merlin intorno alle spalle, cominciando il lento viaggio verso il palazzo.

“Che cosa vuole quel babbeo? Ho finito i miei lavori” brontolò poco dopo.

“Non mi hai portato la cena e non hai più soldi per comprarti da bere. Detto questo, domani parleremo della tua irritante abitudine di

spendere i miei soldi alla taverna” lo rimproverò il principe.

A quelle parole Merlin s’imbronciò, continuando ad aggrapparsi ad Arthur per non cadere, ma restando stranamente in silenzio per

tutta la strada.

Solo quando arrivarono al corridoio che li avrebbe portati da Gaius e, invece di andare nella giusta direzione, Merlin proseguì in

silenzio verso le stanze del principe, Arthur cercò inutilmente di farlo ragionare “Hai sbagliato strada” gli disse, tirandolo dalla parte

opposta.

Merlin lo guardò come se fosse stupido e ridacchiò, Arthur giurò a se stesso che l’avrebbe ridicolizzato all’infinito per quella risatina da

ragazzina.

“Ma io non vado da Gaius, vado dal principe” gli spiegò come fosse un bambino “Devo spegnere le candele” gli disse annuendo e

proseguì barcollante, senza voltarsi indietro.

Passandosi una mano sul viso, Arthur lo raggiunse e lo aiutò a proseguire. In qualunque stanza volesse andare, sperava che si

addormentasse in fretta.

Non credeva fosse possibile, ma da ubriaco il suo servo era ancora peggio che da sobrio.

Una volta entrato nelle stanze del principe, Merlin venne finalmente sopraffatto dalla stanchezza.

Arthur lo abbandonò sul letto e si massaggiò la spalla dolorante, nonostante apparisse magro, non era facile trascinarselo dietro. 

“Non dire ad Arthur che ho bevuto” lo supplicò aprendo gli occhi arrossati e stanchi  “Si arrabbierà, non voglio che si arrabbi ancora di

più”.

“Terrò il tuo segreto, Merlin” sorrise Arthur andando a sedersi vicino a lui e togliendosi gli stivali. 

“Perché credi che Arthur sia arrabbiato con te?” gli chiese dopo un attimo di silenzio, Merlin non rispose, forse non lo aveva neppure

sentito ubriaco com’era.

Il principe decise di togliergli le scarpe e la giacca per farlo stare più comodo, dubitava che sarebbe riuscito a riportarlo al suo letto in

quelle condizioni.

“Arthur è cattivo” arrivò la risposta, il principe lo guardò corrugando la fronte.

“Ah, sì?” chiese sentendosi stranamente divertito dall’intera conversazione “E perché?”

Merlin sospirò “Non glielo dirai?” si voltò su un fianco e lo fissò implorante, Arthur quasi rise “Ti do la mia parola” promise.

“Perché è bello, caldo… e ha un buon odore. Lo sai che ha un buon odore? Anche dopo essersi allenato tutto il giorno, non è davvero

giusto da parte sua. E io non lo sapevo neanche, finché non l’ho sentito. È davvero un pessimo principe, mi fa sentire tutto... strano e

poi- poi fa finta di niente. Mi dice di dimenticare tutto. Non pensi sia un pessimo principe?” 

Arthur lo guardò con occhi e bocca spalancati, tra tutte le cose che si aspettava di sentire quella non era nemmeno in lista. Col cuore

improvvisamente in gola, cercò di formulare mille domande prima che la sua mente si concentrasse su un altro pensiero “Che intendi

dire con strano?”

“Non lo so” corrugò la fronte Merlin “Strano” ripeté come se fosse ovvio “Un buon principe non farebbe così” s’imbronciò e, di

fronte a quell’espressione, Arthur quasi lo baciò.

Strano non era certo la dichiarazione che avrebbe sperato, ma significava qualcosa.

Merlin non era rimasto indifferente, aveva reagito al suo bacio, al suo abbraccio e non con disgusto come immaginava. Certo, era

ubriaco, ma aveva detto che aveva un buon odore, forse nella strana e semplice mente di Merlin significava che era attratto da lui.

Arthur si sentì mozzare il fiato in gola a quel pensiero, osava sperare?

“E cosa farebbe un buon principe invece?” gli chiese con voce tremante.

Il servo lo fissò a lungo in silenzio, come se la risposta fosse un problema molto complesso da risolvere. Alla fine gli fece cenno di

avvicinarsi, Arthur non se lo fece ripetere due volte sdraiandosi su un fianco e avvicinandosi al suo servo.

“Dovrebbe baciarmi di nuovo…” mormorò “Proprio qui” indicò un punto poco sotto l’orecchio, dove le labbra di Arthur lo avevano

sfiorato solo pochi giorni prima “Per darmi la possibilità di capire, di sapere se... se mi farebbe sentire di nuovo così…” sospirò alla

ricerca della parola giusta “Strano” ripeté.

Gli occhi del principe fissarono affamati la pelle bianca e tenera che Merlin aveva indicato, ricordandone il sapore, il calore, quasi

leccandosi le labbra al pensiero di esaudire il desiderio del servo. Se lo avesse voluto, Arthur lo avrebbe baciato ovunque per farsi dire

cosa provava.

Ma strano non era sufficiente. Doveva avere di più prima di concedersi il lusso di averlo.

Maledicendo il suo servo per essere ubriaco e incomprensibile, il principe lo fissò in viso “Intendi dire a disagio?” gli chiese “Ti ha dato

fastidio che ti toccasse in quel modo?” 

Per suo sollievo, Merlin scosse la testa “No” mormorò “Ed è questo il problema, no? Avrei dovuto sentirmi così… e invece…” le sue

guance si tinsero lievemente e Arthur sentì di nuovo il battito accelerargli nelle vene.

Merlin chiuse gli occhi e rimase in silenzio “Invece?” lo esortò il principe temendo che si fosse addormentato.

Il servo spalancò gli occhi, fissandolo quasi con stupore, come se non ricordasse di essere con lui

Strano…” ripeté per l’ennesima volta, Arthur quasi gridò per la frustrazione “Come se avessi sempre fame, ogni volta che lo vedo,

tanta fame, ma anche se mangio ne voglio di più. È stupido, così stupido… ed è colpa sua. Prima non ero così affamato. Non ci ho

neppure mai pensato” gli spiegò in un sussurro.

Col cuore in gola e mani tremanti, Arthur studiò il viso di Merlin, le pupille dilatate, le guance arrossate dall’alcol, e sentì di volerlo

baciare, stavolta sulle labbra “Vuoi che Arthur ti baci di nuovo?” disse avvicinandosi ancora, fino a sentirne il respiro sul viso.

Quando Merlin annuì sospirando, il principe smise di controllarsi e, tutto ciò che aveva provato e desiderato negli ultimi anni, tutto ciò

che aveva sognato e voluto, divenne improvvisamente possibile.

La sua bocca affamata divorò quella dell’altro e, quando sentì Merlin rispondergli, gemette e strinse le mani tra i suoi capelli.

Le mani di Merlin caddero sul letto, stringendo le coperte fin quasi a strapparle e Arthur scese a baciargli il collo, strofinando la bocca

in quel punto, quel meraviglioso punto sotto all’orecchio, che aveva dato inizio a tutto. Morse la pelle candida, la leccò e la baciò fino a

renderla piacevolmente rossa e livida.

Strappò i lacci della sua tunica e fece scivolare le mani sotto di essa gemendo al contatto con la pelle fresca e soffice del suo servo,

gloriandosi del momento come un uomo affamato davanti ad un banchetto.

I suoi occhi cercarono quelli di Merlin aspettandosi la passione, il desiderio, il permesso di andare oltre, ma l’altro si era addormentato.

Stavolta per davvero. 

Arthur lo guardò in silenzio, frustrato e deluso, quasi tentato di risvegliarlo con uno scossone e obbligarlo a finire quello che avevano

cominciato, ma in fondo era meglio così. Non voleva che la loro prima notte fosse frutto di una birra di troppo. E nemmeno che Merlin

se ne pentisse o si nascondesse dietro il suo stato d'ebrezza.

No, Arthur aveva Merlin esattamente dove voleva adesso e non lo avrebbe fatto scappare mai più.

Con un sorriso si accontentò di passargli un braccio sulle spalle e li  coprì entrambi con una coperta. 

Avrebbero avuto modo di continuare l’indomani. Questo era certo.

Tbc

   
 
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