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Autore: shamrock13    20/01/2012    6 recensioni
Gentile signor Harry Potter,
a seguito degli eventi svoltisi presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fino allo scorso giugno, il corpo docenti, il consiglio scolastico e l’Ufficio per l’Istruzione Magica del Ministero della Magia hanno deciso, di comune accordo, di invalidare il passato anno di istruzione impartita agli studenti frequentanti la suddetta scuola.
Tutti gli studenti sono quindi chiamati a ripetere l’anno (o a frequentarlo per la prima volta se precedentemente impossibilitati), al fine di conseguire una istruzione magica solida, completa e giusta.
Lei è quindi atteso, assieme a tutti i suoi colleghi, al binario 9 e 3/4 della stazione di King’s Cross il giorno 1 Settembre alle ore 11 per l’inizio del nuovo anno scolastico ed è pregato di acquistare il materiale che troverà indicato nella pergamena allegata.
Minerva McGranitt, preside.
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La storia inizia due mesi dopo la caduta di Voldemort. Personaggi, luoghi e i rapporti tra i protagonisti sono quelli descritti dalla Rowling, cerco di ricalcarne, per quanto possibile, psicologie e atmosfere generali mentre immagino il 7° anno ad Hogwarts.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 2
Nuovi inizi

 
 
Harry e Ron, entrambi con indosso l’abito da cerimonia, stavano ridendo allegramente assieme a Charlie Weasley mentre gli raccontavano del gelato al gusto ‘Ungaro Spinato’ di Florian Fortebraccio. Il fratello di Ron trovava particolarmente spassosa l’idea del peperoncino stregato nascosto.
 
Era il 31 Agosto e, alle nove di mattina, la famiglia Weasley al completo, Harry, Hermione, Fleur, Angelina (che era venuta assieme a George) e Andromeda, che reggeva tra le braccia il piccolo Teddy Lupin, si trovavano sul prato della tana ad attendere gli ospiti e il celebrante per il battesimo che si sarebbe tenuto di lì a poco.
 
Il sole era già alto e la mattinata si prospettava calda; proprio per questo il giorno prima, dopo l’ennesima disinfestazione del giardino dagli gnomi che lo occupavano, Harry, Ron, Bill e Charlie avevano rispolverato il grande gazebo che l’estate precedente era stato utilizzato per il matrimonio di Bill e Fleur e l’avevano montato al centro del giardino. La tela bianca isolava piacevolmente dal sole e una brezza leggera rinfrescava tutti, nonostante gli scomodi abiti eleganti.
 
Ginny, Fleur e Hermione si erano poi occupate delle decorazioni. Un arco di rami con fiori bianchi e gialli era sistemato al posto d’onore, su una piccola pedana in legno. Il resto del gazebo era occupato da una trentina di sedie. Erano poche ma nessuno si aspettava molti ospiti quel giorno.
 
Ovviamente Lupin non aveva parenti e quelli di Tonks erano babbani da parte di padre e fieri Mangiamorte purosangue da parte di madre; almeno, lo erano per la maggior parte. Vennero alcune amiche di Andromeda e alcuni Auror colleghi di Tonks, nessuno che Harry conoscesse.
 
Il celebrante invece era lo stesso mago piccolo, calvo e vestito di viola che aveva già visto al matrimonio di Bill e Fleur e al funerale di Silente. Si presentò per ultimo e mise subito addosso a tutti una gran fretta, spronandoli ad iniziare immediatamente.
 
L’ometto nervoso si sistemò sotto l’arco; Andromeda, con Ted in braccio, ed Harry di fianco a lei stavano anch’essi sulla pedana di legno, di profilo rispetto alla platea che prese posto con solerzia. Ted era vestito di un abito verde pallido che, a detta di Andromeda, quella mattina si sposava alla perfezione con gli occhi del piccolo; peccato però che in quel momento gli occhi di Ted fossero di un blu intenso mentre i suoi capelli erano rosso fuoco, neanche fosse un Weasley.
 
Mentre il mago parlava dell’inizio della vita e dell’importanza del sostegno vicendevole nella comunità magica, Harry fece scorrere lo sguardo sui presenti. Un gruppetto ben misero; pensò a tutti quelli che sarebbero dovuti essere lì e che solo un anno prima o poco più ci sarebbero stati: Remus e Tonks, tanto per cominciare; Malocchio, Sirius e Fred. Silente.
 
Tutti loro però si erano sacrificati per un motivo: perché Teddy potesse crescere, innamorarsi e celebrare il battesimo dei suoi bambini in tempo di pace, senza dover fare la conta di chi se n’era andato. Harry promise di impegnarsi al massimo perché questo potesse avvenire.
 
Tornò a prestare attenzione alle parole del mago calvo, e lo fece giusto in tempo: “Harry Potter, come padrino ti è stato chiesto di vegliare su questa creatura e di aiutarla, al meglio delle tue possibilità, nel cammino che compirà su questa terra, educandolo secondo coscienza. Accetti tu questo compito?”
 
Con voce alta e chiara Harry disse: “Sì.”
 
“Avvicinatevi, e posate una mano sul bambino.” Sussurrò l’uomo a Harry e Andromeda. I due eseguirono rapidi le sue indicazioni; con la bacchetta in pugno il mago in viola continuò: “Theodore Remus Lupin, sotto la guida di queste persone ti accolgo nella comunità magica e ti auguro ogni bene e protezione.” Mentre parlava dei legacci dorati, lievi e sottili come capelli, fluttuarono attorno alle mani di Harry e Andromeda e a Ted; quando l’uomo smise di parlare quei fili di luce scomparvero. Il rito era concluso.
 
Tutti gli invitati applaudirono in quel momento, alzandosi in piedi.
 
Terminato l’applauso i convenuti si sentirono liberi di muoversi, raggruppandosi per chiacchierare. La signora Weasley, con un paio di rapidi colpi di bacchetta, fece scomparire le file di sedie, evocando alcune panchine e dei tavoli con punch, succo di zucca e stuzzichini, come aperitivo.
 
Andromeda consegnò ad Harry il piccolo Ted, mentre salutava gli Auror e gli amici di Tonks che erano arrivati apposta per la cerimonia. Da parte sua Harry fu grato di avere una scusa per stare in disparte. Si sedette su una panchina e, lievemente impacciato, iniziò a cullare il bambino. Fu ben presto raggiunto da Ginny, che si sedette accanto a lui.
 
“E’ un bimbo calmissimo…” Osservò.
 
“Lo è.” Convenne Harry, che l’aveva sentito piangere solo in un paio di occasioni. “E’ perché ascolta tutto quanto; è furbo lui…” disse, chinandosi sul bambino, sussurrando. Quello aprì gli occhi, lo fissò per un secondo e poi sul piccolo visino sbocciò un enorme sorriso sdentato mentre i suoi occhi diventavano verdi e i suoi capelli passavano al nero.
 
Harry e Ginny risero, sorpresi di quella sua trasformazione. A quei suoni il bambino continuò a sorridere deliziato.
 

***

 
Quando anche gli ultimi invitati se ne furono andati erano quasi le due di pomeriggio e nessuno aveva ancora pranzato, se si escludevano gli stuzzichini.
 
I più insofferenti, come Ron e Bill, sbuffavano apertamente cercando di placare i suoni provenienti dai loro stomaci poggiandovi le mani. La signora Weasley però non era impreparata a quell’evenienza. Con altri sapienti tocchi di bacchetta fece comparire sotto il gazebo una lunga tavolata che avrebbe ospitato i Weasley, Fleur, Hermione, Harry, Angelina, Andromeda e Teddy.
 
 “Forza, andate tutti a mettervi comodi mentre io e Arthur prepariamo la tavola per il pranzo!” ordinò Molly. “E cercate di non metterci troppo, è già tutto pronto!” Harry si stupì della capacità organizzativa della signora Weasley in quel frangente.
 
Un quarto d’ora più tardi erano tutti a tavola, con abiti decisamente più comodi, immersi in conversazioni frivole e allegre, gustando i deliziosi manicaretti casarecci preparati da Molly.
 
“Quindi Percy ha trovato di nuovo lavoro al ministero?” stava chiedendo Hermione a George, un occhio al capo del tavolo in cui i signori Weasley e Andromeda Black erano immersi in una conversazione che coinvolgeva anche Percy, Bill e Fleur.
 
“Si, ora sta all’ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale.” Disse George, sornione. “Pare che gli piaccia molto l’ambiente, lì…”
 
“Sarà un ambiente stimolante.” Continuò Hermione. “Ora che la pace è tornata ci sarà così tanto lavoro, tanti rapporti da riallacciare…”
 
George soffocò a fatica una risata nel suo bicchiere. “Come no, Hermione… Ambiente stimolante e rapporti da allacciare, proprio così.” Charlie, Angelina e Ginny ridacchiarono con lui.
 
Ron si agitò sulla sedia. “Beh, che avete da ridere? Lo dite anche a noi?”
 
Ginny sbuffò, fingendosi seccata. “Sei proprio fuori dal giro Ron…”
 
Con un cenno della mano Charlie fece segno a tutti di avvicinarsi. “Pare che la sua assistente, una cera Audrey, gli stia facendo una corte spietata. Sapete, quando si è saputo che Perce ha messo KO Pius O’Touse ad Hogwarts, è diventato una specie di eroe-guerriero tra gli impiegati del suo ufficio…” alzò gli occhi al cielo per dimostrare quanto ridicola fosse quell’idea.
 
“E pare che Perce apprezzi le attenzioni della fanciulla…” concluse George.
 
Tutti rialzarono le teste e si risedettero dritti. “Quindi tu, Charlie…” intervenne Harry, facendo mente locale “…resti l’unico spaiato.” Concluse, mostrandosi seriamente preoccupato.
 
George, Ginny e Ron risero sguaiatamente mentre quest’ultimo affibbiava delle sonore pacche sulle spalle al fratello che era arrossito.
 
“Cosa volete farci, non tratto molte femmine della mia specie. Nel mio lavoro, con quelle che incontro, devo stare attento più che altro a non farmi divorare…” riferendosi al suo impiego coi draghi in Romania “E poi, a differenza di mio fratello” indicando Bill “io le mie cicatrici me le sono beccate ben prima di incastrare una donna con un anello.” Fece spallucce; le lucide cicatrici da ustione sulle sue braccia erano perfettamente visibili sotto la camicia a maniche corte.
 
“Sciocchezze!” intervenne George. “Le donne adorano le cicatrici! Prova a chiedere a Ginny!” ammiccando verso Harry. “O ad Angelina! La mia cicatrice ti fa impazzire vero?” disse con un gran sorriso, spingendo verso il volto di lei il buco che gli restava in testa al posto dell’orecchio, che aveva perso un anno prima.
 
“Oh, ma certo!” fece lei, schioccandogli un bacio proprio lì. Era bello vedere George essere di nuovo l’anima della festa, dopo solo un mese. Angelina gli faceva proprio bene, riflettè Harry, anche se magari non in quel preciso momento…
 
“Aaaaaaah!” gridò, disperato. “Proprio sull’orecchio, sei pazza!” disse, coprendolo con una mano. “Non sento più nulla!”
 
Tutti, attorno al tavolo, scoppiarono a ridere. Continuarono finché un tintinnio cristallino non li interruppe; Bill si era alzato in piedi e percuoteva un bicchiere con una forchetta.
 
“Vorrei proporre un brindisi!” disse. “A Teddy Lupin. Che possa crescere felice, assieme a tutti noi!” le sue parole furono colte da esclamazioni di assenso e i bicchieri furono svuotati. Le conversazioni stavano per riprendere, quando il suono cristallino si fece sentire nuovamente. Bill era ancora in piedi.
 
“Riempite i bicchieri, vorrei proporre un altro brindisi.” Tutti si affrettarono ad eseguire. “A… Mia sorella Ginny!” disse Bill, portando il bicchiere verso di lei. I commensali la guardarono, sorridendo un po’ confusi. “Che tra un anno ci farà il grandissimo piacere di essere la madrina del nostro bambino, assieme a Gabrielle.” Bill sorrise, prendendo la mano di Fleur.
 
Il messaggio impiegò qualche istante per far breccia nella mente dei presenti; i primi a reagire furono il signor Weasley, che si alzò in piedi e acchiappò il suo primogenito, stringendolo in un ruvido abbraccio, e la signora Weasley, che si portò il tovagliolo al viso e iniziò a singhiozzare in maniera incontrollata.
 
Solo un istante dopo l’intera tavolata esplose di gioia e ben presto tutti stavano abbracciando tutti, senza un preciso ordine, cercando di raggiungere a turno Bill e Fleur; i due erano terribilmente felici e sorridevano raggianti in mezzo a tutto quel tumulto.
 

***

 
“La materializzazione è una pacchia…” disse Ron a bocca piena.
 
Erano le dieci di mattina del primo settembre e i due ragazzi, che di lì a un’ora sarebbero dovuti partire per Hogwarts, erano ancora nel soggiorno della Tana impegnati a fare colazione.
 
“Amen.” Convenne Harry, parlando a voce bassa e reggendosi la testa con una mano, il gomito sul tavolo.
 
La sera precedente erano andati a letto tardissimo; dopo aver festeggiato la bella notizia per tutto il pomeriggio, la signora Weasley aveva insistito per farlo anche con una cena, alla quale però Andromeda non partecipò: tornò invece a casa sua con Ted verso le sei di quel pomeriggio.
 
Successivamente George e Angelina erano spariti per una ventina di minuti ed erano tornati con due casse di Burrobirra e quattro bottiglie di Whiskey Incendiario Ogden Stravecchio; George continuava a dire che dovevano onorare il nascituro con una sonora dose di spirito, e a farlo doveva essere specialmente il padre.
 
Come risultato erano tutti andati a dormire ubriachi, chi più chi meno. Tutti, perché George non era stato contento fino a che una serie di almeno quindici brindisi, inventati da lui per l’occasione, non erano stati portati a termine dai presenti. La signora Weasley e Fleur erano state le uniche ad esserne esentate; la prima perché dopo il quarto brindisi era crollata addormentata su una poltrona, la seconda, ovviamente, perché era in dolce attesa.
 
Ginny ed Hermione li raggiunsero in cucina; la seconda non aveva decisamente una bella cera.
 
“Buongiorno, raggio di sole!” proruppe Ron.
 
“Mmmmh…” gemette Hermione, portandosi le mani alle orecchie. Decisamente non era stata una gran serata per lei. Si accasciò su una sedia. “Non berrò mai più.”
 
Ginny ridacchiò; era straordinariamente in forma. “Vieni qui, saputella… Con tutti gli incantesimi che sai credevo che avessi già risolto, ma immagino che in questo campo tu sia nuova…” disse, estraendo a bacchetta magica. “Sober Salvio!” recitò, puntandole la bacchetta alla testa. Ginny aveva compiuto diciassette anni quell’inverno e, come gli altri, poteva usare liberamente la magia.
 
Il viso di Hermione si illuminò d’un tratto. “Oh! Perfetto!” si voltò verso l’amica. “Grazie! Ora posso anche fare colazione…”
 
Harry estrasse la bacchetta e, puntandosela al viso, borbottò lo stesso incantesimo; il senso di oppressione alla bocca dello stomaco e il mal di testa che provava scomparvero. “Grazie mille eh, Ronald.” Disse acido.
 
“Scusa amico…” fece lui, per nulla toccato dal tono di Harry, continuando imperterrito a mangiare. “Pensavo lo conoscessi.”
 

***

 
Quaranta minuti più tardi i quattro si materializzarono sulla affollata banchina del binario 9 e ¾, con già indosso le divise.
 
Era la prima esperienza di materializzazione congiunta per Ginny; nonostante Harry le avesse detto di chiudere gli occhi e trattenere il respiro, la sensazione di schiacciamento e la mancanza di aria l’avevano provata. Stava impalata, nella piatta luce proveniente dal cielo nuvoloso sopra King’s Cross, pallida e barcollante. Sentì le mani di Harry, sulle sue spalle, che la spingevano delicatamente all’indietro. Si lasciò condurre e si sedette su un baule.
 
“Mmmh…” gemette.
 
“Precisamente!” disse Harry, allegro. Le allungò una bacchetta di liquirizia. “Tieni, aiuta.”
 
Ubbidiente Ginny iniziò a mordicchiare il bastoncino.
 
“Hermione, aspetti qui tu con Ginny? Io e Harry troviamo uno scompartimento e carichiamo i bauli.” Sentì dire da Ron.
 
Dieci minuti più tardi erano in uno scompartimento di uno dei vagoni di coda. Harry e Ginny si erano già tolti le toghe, rimanendo in maniche di camicia e cravatta, e sedevano su due posti, uno di fronte all’altra. Ginny aveva tolto le scarpe e posato i piedi su un angolo del sedile di Harry.
 
Ron e Hermione invece si erano appuntati le spille da Caposcuola e da Prefetto sulla divisa nera. “Torniamo tra un’oretta allora, teneteci i posti!” si raccomandò lei.
 
“E prendimi qualche schifezza dal carrello!” butto lì Ron, uscendo.
 
“Santa Morgana, ti sei appena alzato da tavola, maiale!” sentirono dire da Hermione mentre la porta si chiudeva. Entrambi ridacchiarono.
 
Il treno si mise in moto quasi subito e, ben presto, Harry e Ginny si trovarono a sonnecchiare, cullati dal dondolio soporifero del vagone.
 
Quando passò il carrello Harry non prese i dolci per Ron; comprò invece la Gazzetta del Profeta, alla ricerca di una notizia che aspettava da tutta l’estate. Pensava già di dover spulciare le pagine sportive e invece eccola lì, a guardarlo dalla prima pagina.
 
“Ha!” esclamò esultante. “Ginny, Ginny, senti qua!” lei si riscosse dal torpore, infastidita, ma si mise in ascolto.
 
Ieri sera l’ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale e quello per I Giochi e gli Sport Magici, in seguito ad un summit durato quattro ore, hanno infine deciso la data di inizio del mondiale di Quidditch di quest’anno, che sarà il primo Dicembre.
La competizione, che era stata rimandata a data da destinarsi a causa della guerra contro il Signore Oscuro, non salterà del tutto ma inizierà soltanto con qualche mese di ritardo.
‘Siamo lieti del risultato conseguito.’ Ha affermato all’uscita del summit Herman Funball, direttore dell ufficio per i Giochi e gli Sport magici, succeduto da poco a Ludo Bagman. ‘Inoltre questo slittamento ci consentirà di giocare il mondiale nella piena estate australe, tutti ne trarranno un gran beneficio.’ Ricordiamo infatti che quest’edizione si terrà in Nuova Zelanda…
 
Furono interrotti da Ron ed Hermione che tornavano. “Harry, hai sentito? Il mondiale…” stava dicendo Ron, che poi si accorse del giornale che Harry stava leggendo. Si sedette accanto a lui ed entrambi sparirono dietro le pagine stampate, in silenzio.
 
Il viaggio proseguì pigro. Harry venne a sapere che Malfoy si era ritirato dalla carica di prefetto; specularono per qualche minuto su quella notizia, ma persero rapidamente interesse. Nessuno di loro provava più particolare ostilità per il ragazzo dopo che aveva evitato di consegnarli a Voldemort l’anno prima quando ne aveva avuto l’occasione. Inoltre adesso i Malfoy erano dei reietti, sia dalla parte dei vincitori che da quella dei vinti, quindi non se la sentivano di infierire.
 
I ragazzi che passavano davanti alo loro scompartimento lanciavano occhiate all’interno. Alcuni curiosi ed ammirati, altri (specialmente i Serpeverde) riservavano a Harry occhiate cariche di rancore. Nessuno però pareva voler entrare.
 
Ricevettero soltanto una visita, verso le quattro: Neville entrò nello scompartimento, accompagnato da Luna che lo teneva per mano. Nessuno era veramente sorpreso da quel fatto, negli anni passati i due avevano stretto una bella amicizia e pare che si fossero sentiti molto spesso quell’estate.
 
Chiacchierarono  soprattutto dei M.A.G.O. e dei corsi che avrebbero seguito quell’anno.
 
“Io avrò un orario piuttosto leggero.” Stava dicendo Neville. “Oltre a Erbologia seguirò solamente Incantesimi e Cura delle Creature Magiche. Per questo pensavo di chiedere alla professoressa Sprite di fare qualche ora in più con lei, come approfondimento; ho comprato alcuni libri, quest’estate, e…”
 
Ron lo interruppe, allarmato all’idea di tuffarsi in una dissertazione sulle verdure che tanto affascinavano Neville. “Beh, sicuramente però vorrai partecipare alle riunioni dell’ES.”
 
Luna parve metterli a fuoco solo in quel momento. “Ricominceranno le riunioni?” domandò sorridente.
 
“Credo di sì.” Disse Harry. “Me l’ha chiesto la McGranitt, le parlerò domani.”
 
“Oh, Harry, è una grande notizia!” Neville sembrava su di giri. “Spero di starti dietro però, non frequenterò le lezioni canoniche…”
 
“Amico, hai ammazzato un pezzo di Tu-Sai-Chi l’anno scorso, saranno gli altri a dover star dietro a te!” intervenne Ron. Anche Neville aveva ricevuto un encomio speciale dal ministero, per essere stato uno dei leader del gruppo di resistenza di Hogwarts.
 
Passarono il resto del viaggio a parlare della loro estate, delle pubblicità su cui era apparso Ron, di quanto la nonna di Neville fosse ora fiera di lui e di molte altre cose.
 
Poco dopo le sei il treno iniziò a rallentare la sua andatura. Fuori si stava facendo buio ma si poteva scorgere il profilo di Hogsmeade in lontananza, l’insediamento magico a solo un paio di miglia dalla scuola, dove il treno li avrebbe lasciati.
 
Neville e Luna tornarono ai loro posti mentre i quattro si sistemarono la divisa, irrimediabilmente stropicciata dopo le molte ore di viaggio, e si prepararono a scendere dal treno.
 
Sulla banchina c’era un gran chiasso, come al solito, mentre gli studenti parlavano eccitati e salutavano gli amici che non avevano ancora visto sul treno. La voce di Hagrid rimbombava sopra a tutto quel baccano.
 
“Primo anno! Gli studenti del primo anno qui! Forza, che non volete perdervi il banchetto, eh?”
 
Quel suono fece sorridere Harry; si voltò, ma Hagrid era troppo lontano. Lo avrebbero salutato più tardi.
 
Guidati dalla calca di studenti uscirono dalla stazione e si misero in fila sul piazzale dove le ormai familiari carrozze trainate dai Thestral, i brutti cavalli scheletrici con le ali membranose, attendevano pazienti.
 
Ron, Hermione e Ginny li guardavano con tanto d’occhi. Anche se al quinto anno li avevano usati per volare fino a Londra, nessuno di loro li aveva mai visti. Dopo le esperienze dell’anno prima però fin troppi studenti si erano trovati faccia a faccia con la morte, esperienza che permetteva di vedere le schive creature.
 
Impaziente di mettersi in viaggio e raggiungere il castello Harry montò su una delle vetture, seguito dagli altri. Si sentiva lieto ed eccitato,pieno di aspettative come si era sentito sulla barchetta che solcava le acque del Lago Nero otto anni prima. Era la prima volta, oltre a quella, che iniziava un anno a Hogwarts senza cupi presagi o sinistri avvenimenti durante l’estate. Lo prese come un ottimo auspicio.
 
In lontananza, nero ossidiana sul cielo blu notte, si stagliava il castello. Le sue finestre illuminate promettevano rifugio e pace, come quelle di casa.
 
La carrozza su cui viaggiava Harry oltrepassò in quel momento le colonne del cancello, sormontate dai cinghiali alati, entrando così nei territori di Hogwarts.
 
Erano tornati.
 
 
 
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Non so che dire; mi state sommergendo di complimenti e non posso che esserne davvero felice!
All’inizio l’idea mi sembrava carina, ma non pensavo di avere tutto questo successo.
 
Veniamo al capitolo, se no mi imbarazzo!
 
Anche questo è cresciuto mentre lo scrivevo; pensavo di arrivare fino al banchetto ma me lo conserverò per la prossima volta. Vi lascio qui, alle porte di Hogwarts e dell’anno nuovo, senza svelare nulla di ciò che si cela nei corridoi illuminati del castello, recentemente restaurati, o al tavolo degli insegnanti nel grande salone pronto per il banchetto, dove la luce delle candele illumina i tavoli sotto la volta nera trapuntata di stelle del soffitto (effetto che Hermione ci ricorda essere soltanto frutto di un incantesimo; la sala grande non è davvero aperta sull’esterno. Grazie Hermione.)!
 
Spero vi siate divertiti a leggerlo, a me è piaciuto un sacco vedere George fare di nuovo il buffone con la sua famiglia!
 
Un saluto a tutti quanti, alla prossima.
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

  
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