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Autore: fepha    20/01/2012    3 recensioni
"Elisa, sono solo"
"Io posso essere tutto ciò di cui hai bisogno; se tu vuoi un amico io ti rispondo ehi Myl, stasera facciamo un mega torneo alla play?, vuoi una fidanzata? Perfetto, ti riempio di coccole e bacetti, mi chiedi una madre? Ti preparerò colazione, pranzo e cena e ti aiuterò con il lavoro che devi fare a casa. Vuoi me? Sono tua".
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter one.

Il treno era ormai partito da più di venti minuti e la ragazza non faceva altro che osservare il paesaggio fuori dal finetrino comparire e fuggire veloce come non mai, come se fosse lui a correre via.
I suoi grandi occhi blu erano immersi nella natura più astratta e misteriosa che avesse mai visto; alberi che spuntavano di tanto in tanto, per il resto erano solo enormi distese di campi coltivati, interrotti ogni tanto da qualche umile casa.
La rossa abbassò lo sguardo verso il libro di chimica che teneva aperto sulle sue gambe. Sfogliò qualche pagina leggendone distrattamente il contenuto, dopotutto sapeva già tutto, non sapeva nemmeno perché si fosse messa in testa di ripassare quella mattina. 
Il treno si fermò stridendo alla terzultima fermata prima di giungere alla stazione centrale di Milano. 
Passarono pochi secondi prima che la porta del vagone dov'era seduta lei si spalancò. Una marmaglia di gente entrò, schiamazzando peggio di una ventina di bambini alla loro prima gita di un giorno intero. Sospirò, ributtando lo sguardo sul libro. 
-Buongiorno Elisa- alzò la testa di scatto sbarrando gli occhi. 
-Oh, Gabriele, non pensavo che fossi tu, mi hai fatto prendere un colpo- disse lei, mettendosi una mano sul cuore e spostando lo zaino dal sedile accanto al suo.
Gabriele frequentava il suo stesso corso ed erano amici da un'infinità di anni, solo che lui era palesemente innamorato di lei. 
Persino Elisa se n'era resa conto, ma teneva troppo alla loro amicizia per farglielo notare. Dopotutto non che lui fosse un brutto ragazzo, anzi, il suo sguardo da sciupafemmine aveva sempre funzionato con quasi tutte le ragazze della loro università.
-Allora? Pronta per il test?- chiese senza nemmeno darle il tempo di rimettersi comoda sul sedile imbottito. Annnuii senza troppi giri di parole. 
Gab le si avvicinò al viso e sorrise, sperando di contagiarle l'allegria ma lei non aveva per niente voglia di ridere. 
-Cos'è questo brutto carattere? Che succede? Ti manca il sesso?- 
-Finiscila Gab, lo sai che quello non mi interessa- sbuffò a denti stretti.
-E allora cosa c'è?-
"Sono annoiata, Gab" 
Ci fu un momento di silenzio, ma non di quelli imbarazzanti. Il ragazzo si grattò la testa.
-Annoiata da cosa?-
-Da tutto, dalla routine, dalla scuola. Non succede mai niente di diverso- 
Il moro circondò le spalle di Elisa stringendola al suo petto. Le baciò la fronte.
-Se è solo per questo possiamo benissimo rimediare- tentò di rassicurarla. Nel suo tono, però, c'era un pizzico di verità che fece fare un tuffo nel vuoto al cuore di Elisa. 
Era per questo che lei adorava Gab, il suo migliore amico. 
Il treno emise gli stessi stridii di ogni mattina, indicando a quasi tutti i passeggeri che la corsa era finita. Una voce metallica provenne dalla cassa posta sopra l'uscita e ripeteva più e più volte che il treno era finalmente arrivato a Milano. I due ragazzi si alzarono dalle loro poltroncine e, con la cartella in spalla, scesero, dirigendosi all'uscita della stazione. Elle sospirò.
-Elle elle, stai tranquilla!-
-Starò tranquilla solo quando tu mi dirai in che modo pensi di aiutarmi- 
Gab fece spallucce. Nemmeno lui sapeva come aiutarla e questo era evidente.
-Ci sono tanti modi, ci penseremo con calma- concluse in fine, afferrandole la mano e sorridendo mantenendo però lo sguardo davanti a se. Elisa guardò le loro mani congiunte e rimase in silenzio.
Quasi in un lampo raggiunsero la loro università e si immersero tra i più di mille studenti intenti a parlare, ripassare, urlare, baciarsi, piangere. L'università, secondo Elle, non era altro che un piccolo mondo con i suoi casini, i suoi lieto fine, le sue storie incredibili e uniche allo stesso tempo. 
La campanella suonò e i due si affrettarono a raggiungere la loro aula; non era per niente il caso di arrivare in ritardo alla verifica di chimica. 
Improvvisamente Gabriele di fermò a metà corridoio, facendo perdere l'equilibrio a Elle. Rimase in piedi davanti a lui a fissarlo impazientemente; già sentiva le urla della loro professoressa.
-Un concerto Elle, andremo ad un concerto-
Elle chinò il capo verso destra, riflettendo. Sì, un concerto.
Un ampio sorriso si fece spazio sul suo viso, illuminandolo. Tirò Gab a se e lo abbracciò. 
-Perfetto. Ora però andiamo, prevedo già che ci toglierà un punto al voto finale se non entriamo subito in classe-.

 
  
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