Libri > Il diario del vampiro
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Autore: _Arya    20/01/2012    4 recensioni
Il Dio chiamato Amore lavora con diversi metodi…
Ci sono casi in cui può capitare che due mondi totalmente opposti si scontrino provocando una forte collisione. A volte può capitare che passino mesi, se non anni prima che un finto ceco riesca a vedere la vera luce. Altre volte una persona incontra il suo universo opposto e seppure ne rimane affascinato, lo evita con destrezza.
In quella notte di metà ottobre il Dio Amore decise di mettersi in gioco attraverso un vampiro sanguinario. Ogni cosa che accadde rimase un loro piccolo segreto, che avrebbe unito per sempre l’anima della piccola strega di nome Bonnie McCullough al destino di Damon Salvatore.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un Legame fatto di Ricordi'
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II Parte


Se prima non sei morta assiderata, come minimo adesso ti prenderà un infarto.
Bonnie chiuse gli occhi sperando che riaprendoli quella strana e alquanto inquietante figura svanisse. Riaprendoli la sola differenza che notò, era che l’uomo vestito di nero si era avvicinato di qualche centimetro. Anche se era poca la distanza percorsa dalla figura, per Bonnie equivalevano a metri.
Per un attimo distolse il suo sguardo da quello dell'uomo e spinta, forse dal suo istinto di sopravvivenza, si alzò con cautela e con massima lentezza fece un passo indietro misurando i suoi movimenti.
Senza staccare gli occhi dall’uomo, fece un altro passo in dietro.
La nebbia si stava diradando e Bonnie, sotto la luce della luna, riusciva a vedere meglio chi aveva davanti a sé.
L’uomo indossava dei jeans scuri con sopra un giacca nera. Le spalle larghe gli conferivano un’aria massiccia e pericolosa. I suoi lineamenti erano delicati. Era inquietante, ma allo stesso tempo non si potevano staccare gli occhi da quell'immagine.
Bonnie arretrò di un altro passo. Notò che nel volto di quella figura si era dipinto un sorriso.
Era un sorriso compiaciuto, soddisfatto, crudele.
<< Avrei scommesso che non saresti durata massimo cinque minuti senza urlare o svenire.  >>
In qualche modo sapeva che chi aveva davanti non era umano, almeno non più.
<< Tentativo alquanto inutile piccola, ma lo apprezzo comunque >> , disse l’uomo divertito, quando Bonnie fece un altro piccolo passo indietro.
Arrivò all'improvviso quella consapevolezza che fino a quel momento aveva cercato di allontanare dalla sua mente.
In quella stessa notte sarebbe morta. Non per il freddo e neanche perché le era sconosciuta la strada per tornare a casa, ma perché l'uomo, quell'uomo che assomigliava ad un angelo della morte, l'avrebbe uccisa.
Bonnie abbassò lo sguardo e ripensò a tutte le persone che facevano parte della sua vita e che non avrebbe più rivisto. I suoi genitori, sua sorella Mary e i suoi amici. La parte sciocca di Bonnie si chiese, come avrebbero reagito tutte le persone a lei care alla notizia che fosse morta e se qualcosa nella vita di ciascuno di loro sarebbe cambiata. Quando alzò lo sguardo per vedere dove fosse il suo aguzzino, trasalì. L'uomo era a pochi centimetri da lei.
Il sorriso che aveva dipinto sul volto si allargò, quando fu attratto da qualcos'altro. Con delicatezza l'uomo sollevò il braccio sinistro di Bonnie e fece scivolare lentamente la sua mano sul polso della ragazza. Lo sguardo dell'uomo era totalmente concentrato sul taglio del palmo della mano che Bonnie si era fatta cadendo poco prima. La ferita, che aveva smesso di sanguinare, era ancora intrisa di terra e le dita erano sporche del sangue ormai secco.
<< Mi dispiace che ti sia fatta male, non era nelle mie intenzioni. >>
<< N-nelle tue intenzioni? >> , riuscì a dire Bonnie in un filo di voce tremante.
<< Cominciavo a pensare con non sapessi parlare >> , disse l’uomo, senza distogliere gli occhi da Bonnie sorridendole. << Sono sorpreso, dico sul serio, credevo che saresti durata non più di dieci minuti, invece...>>
In quella voce colse un filo di impazienza, Bonnie si domandò per cosa.
<< Ho un tantino esagerato, lo ammetto >> , continuò l'uomo squadrando Bonnie.
Vedendo le sue labbra che si muovevano, ma non udendo le sue parole, Bonnie si ritrovò in uno stato di semicoscienza. Il mondo intorno a se, ma soprattutto l'uomo davanti a lei, le apparivano sfocati. Un'immagine le balenò davanti e delle strane sensazione la pervasero: un bagno, un ragazzo dagli occhi neri sorrideva ad una ragazza, quello stesso ragazzo all'improvviso l'attirò a se e l'abbracciò stringendola come se avesse paura di perderla*...come risucchiata in un vortice tornò alla realtà. Quella strana esperienza era durata solo qualche secondo, ma le sensazioni che aveva provato...era come se fosse stata lei quella ragazza. Quel calore che aveva avvertito osservando quella scena, il senso di protezione mai provato prima. Ormai sapeva che in quella notte sarebbe morta eppure...eppure quella strana immagine era simile ad un ricordo.
Non un ricordo...una visione.
Una vocina che echeggiava nell’animo di Bonnie, le urlava di fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Lottando nel freddo di quella notte di metà ottobre, in quello scenario così irreale, quella stessa vocina le ricordò del cancello che aveva visto poco prima che scendesse la nebbia, ormai del tutto diradata. Con ogni probabilità quei cancelli erano l'uscita di quel parco, oltre che l’unica via di fuga da quell'incubo.
Bonnie davanti a se aveva quell'uomo, che ormai sapeva essere l'ultimo volto che avrebbe visto in quella vita, dove dietro di lui si estendeva a perdita d'occhio un viale, uno dei tanti di quel luogo. Altrettanto alla sua destra. Alla sua sinistra vi era un prato dove al centro si arrivava, per via di piccole e strette stradine, ad una fontana silenziosa.
Il cancello, per esclusione, doveva trovarsi alle sue spalle.
<<  ...ca >> , concluse l'uomo.
Bonnie, che non aveva sentito una parola di ciò che aveva detto, prese la sua decisione. Se proprio doveva morire, ne era sicura, lo voleva fare lottando. Guardando dritta negli occhi quell'uomo contò fino a tre.
Uno..Due...Tre...
E fu in quel momento che la piccola e dolce Bonnie McCullough fece la cosa più stupida, ma anche la più coraggiosa, che avesse mai pensato e fatto nei suoi diciassette anni di vita.
Si voltò e chiudendo gli occhi incominciò a correre.
Bonnie aveva ancora gli occhi saldamente chiusi, quando sentì una presa d'acciaio stringerle la gola. Non fece in tempo ad aprire gli occhi che una botta alla schiena e alla testa arrivò all'improvviso, facendole spalancare gli occhi. La prima cosa che notò di quel volto erano due occhi scuri.
<< Cosa vuoi da me? >> , domandò Bonnie non troppo sicura di voler ricevere una risposta.
Le sembrò di cogliere negli occhi dell’uomo una strana e improvvisa luce. Lasciò la presa sul suo collo, ma senza allontanarsi la continuò a fissare.
Bonnie intimorita, abbassò lo sguardo. Voleva urlare, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Voleva scappare, ma sapeva che sarebbe stato altrettanto inutile. Stava fissando il terreno, quando nel suo campo visivo entrò una mano che la costrinse a sollevare il viso. Cosparsa da brividi, poteva sentire il tocco freddo della mano percorrerle la guancia, il collo fino a scostarle i capelli.
<< Il tuo sangue >> , disse sussurrandole tranquillamente all’orecchio come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Quelle uniche tre parole, concentrate in quell'unica frase, potevano avere un unico significato: morte.
A Bonnie le sembrò di sentire una mano gelida afferrare il suo cuore e in quella stessa morsa sentire il suo battito cessare. Probabilmente, se non ci fosse stato l’albero a sorreggerla, sarebbe caduta priva di sensi. Calde lacrime incominciarono a scaldarle il viso.
<< No, non devi piangere >> , disse l’uomo asciugandole una lacrima con un dito. << Forse ti avrei dovuta lasciare per ultima >> , disse rimproverandosi. << Tuttavia non posso rischiare che qualche altro vampiro metta gli occhi su di te, altrimenti mi priverei solo del tuo dolcissimo sangue. >>
Tra tutte quelle parole una la colpì: vampiro.
L’uomo con un tocco sfiorò il palmo sinistro di Bonnie, che ebbe l’irrefrenabile impulso di ritrarla, ma quello che si presentò come il suo omicida glielo impedì stringendo leggermente il polso.
<< Sei pallida piccola >> , le fece notare l’uomo. << Ma forse so perché. >>
Bonnie continuò a fissare quell'uomo che sembrava essere il fratello gemello dell'uomo nero.
Rivolgendo lo sguardo al cielo, l’uomo incominciò a parlare: << Dovresti sapere della nostra esistenza, dopotutto sei una strega, ma forse ti rifiuti di credere a queste cose perché hai paura >>, concluse il vampiro lanciandole un'occhiata.
Bonnie sentiva nascere dentro di lei una strana consapevolezza.
Lo hai sempre saputo.
Perfino pochi minuti prima aveva avuto la strana sensazione che quel suo tentativo di fuga non sarebbe servito a niente. Sapeva che l'uomo non era umano perché era un...era un vampiro.
Era tutto vero. Tutto quello che le aveva raccontato sua nonna era la pura verità. Vampiri, streghe, licantropi e forse anche fantasmi, esistevano e lei poteva sentirlo. Bonnie aveva letto e visto film a sufficienza per sapere quale triste destino le spettava.
Quell'immagine che aveva visto nello stato di semicoscienza, quella che credeva una visione non era altro che uno stupido sogno. Guardò l’uomo e si sentì sprofondare. Ormai era consapevole. Sapeva che in quella notte fredda sarebbe morta.
Le gambe le cedettero e si accasciò a terra tremante.
<< Quando diventate consapevoli del reale pericolo che rappresento e del crudele fato a cui siete venute incontro, è decisivamente la parte che preferisco. >>
Una risata di pura crudeltà risuonò nell’oscurità.
<< Tengo d’occhio te e le tue amiche da un po’ e sapevo che una alla volta sareste state mie >>, confessò il vampiro. << E questa sera inizierò da te, Bonnie. >>
Il vampiro si scagliò sulla ragazza e la costrinse ad alzarsi con la forza. Sentì stringersi le braccia nella sua morsa, la schiena contro il tronco dell’albero. Il vampiro prese il polso di Bonnie e senza la minima esitazione, leccandosi i denti con la lingua, piantò le sue unghie nella ferita della strega. Bonnie non riuscì a trattenere un urlo di dolore. In contrasto a quell'urlo disperato c'era una risata assordante.
Mentre sentiva le unghie del vampiro scavare dentro la ferita, ogni rumore, ogni colore intorno a lei si dissolse e adesso erano tutti concentrati nel vampiro e nel dolore. Bonnie sapeva che ormai era solo uno stupido pupazzo e quando il vampiro si fosse stufato di giocare…
Le lacrime ormai prosciugate e la consapevolezza di ciò che stava per succedere, le facevano solo desiderare che finisse. Bonnie non riusciva a vedere altro che la morte, la sua morte, in quello sguardo omicida di quell'assassino che le stava sorridendo e che non riusciva a mascherare la sua reale impazienza. Senza alcun preavviso la vista l’abbandono, incominciò a vedere sfocato. Le parole pronunciate dal vampiro erano mutate in un eco lontano e difficile da distinguere.
Nonostante quelle strane reazioni non le importavano, voleva solo che quell’incubo finisse. Voleva solo dormire ed abbandonarsi a un sonno eterno. Ad un tratto l’oscurità le sembrò così calda e confortevole, come un abbraccio. Quella sensazione di pace che si stava diffondendo piano piano dentro di lei, aveva il potere di annullare il dolore e di spazzar via la paura. Basta solo cedere all’oscurità definitivamente e quella pace sarebbe stata completa e unica.
Chiuse gli occhi e le tenebre l’avvolsero.
Non sentiva più freddo, non sentiva più le fitte che ogni tanto avvertiva arrivare dal polso e il bruciare della ferita.
Non vedeva più quei due occhi iniettati di morte. Non vedeva più quello sguardo e quel sorriso che avevano spezzato tante vite, compresa la sua.
Non aveva più paura.
Ogni secondo che passava si sentiva sempre più sprofondare in un sonno sempre più tranquillo, dove il dolore e la paura erano assenti.
Di nuovo le balenò l'immagine di quel ragazzo insieme a quella ragazza. Questa volta erano in un giardino. Lei era sola e si guardava intorno. Un rumore e poi quel ragazzo. Nel sogno c'era anche Matt. Matt fissava con occhi furibondi il ragazzo a lei sconosciuto...
Si trovava in quello strano stato di incoscienza quando sentì un dolore, simili a fiamme del fuoco ardenti, provenire dal polso. Fu risucchiata, come se si trovasse in un turbine di fuoco e catapultata nel mondo reale.
Il dolore la riportò alla realtà. Una triste e orribile realtà.
All’improvviso riusciva a riconoscere e a distinguere ogni colore e suono.
Il vampiro le stava stringendo il polso sinistro. Per una frazione di secondo gli occhi di Bonnie incontrarono quelli del vampiro. Aveva la sensazione che da un momento all’altro le ossa della sua mano si sarebbero ridotte in tanti granelli di cenere. Sentiva come se il sangue avesse smesso di circolare nelle dita e queste avevano mutato il loro colore roseo in un bianco quasi cadaverico.
<< Quando parlo esigo essere ascoltato da voi insulsi esseri umani >> , ringhiò fuori di se il vampiro.
Con un sorriso diabolico strinse maggiormente il polso e dalla ferita fluì il liquido tanto bramato dal vampiro, mandandolo in estasi.
Bonnie in quel dolore sentì qualcosa di caldo e umido attraversarle il taglio.
<< Il sangue puro è sempre il più dolce. >>
Allora Bonnie capì: aveva assaggiato il suo sangue. Aveva leccato la ferita e adesso quel vampiro stava godendo di quel momento.
Bonnie voleva implorarlo, pregarlo di farla finita il più velocemente possibile.
Perché ci metteva tanto? Perché si divertiva ad infonderle dolore?
Ormai era solo una marionetta e solo chi la comandava decideva cosa farne.
<< Voglio solo che tu sappia che mi dispiace >>, le disse il vampiro con un filo di voce deciso a farla finita.
<< Chissà perché, credo che lo sarai ancora di più quando inizierò a prenderti a calci e finirò in modo molto, molto poetico infilandoti un paletto in mezzo al cuore spedendoti all’inferno. >>
Bonnie guardò sorpresa la trasformazione del volto che si manifestò nel vampiro.
Prima assetata di sangue e adesso tesa, gli occhi sbarrati per la sorpresa.
Il vampiro che un secondo prima era su Bonnie, adesso era davanti a lei dandole le spalle in allerta.
Bonnie, che si era accasciata a terra tremante, poteva vedere che il suo aguzzino era attento a captare ogni minimo rumore con i muscoli tesi e uno sguardo preoccupato.
<< Fatti vedere maledetto >, disse il vampiro facendo un passo vanti.
<< So che sei qui. >>
Bonnie udì una risata divertita provenire alla sua sinistra. Quando guardò in quella direzione riuscì a distinguere, appoggiato ad un albero e nascosto dalle ombre, una figura nera.
<< Damon. >>
 


 
 
L’angolo di Lilydh

Chi si aspettava che la misteriosa figura comparsa a fine primo capitolo fosse Damon, alzi la mano.
Come avete scoperto leggendo la II Parte, non si tratta del nostro affascinante vampiro, ma bensì di un altro. Un pazzo psicopatico omicida, degno concorrente di Damon. No, Damon non tratterebbe mai una ragazza così.
In questa secondo capitolo, chi ha letto i libri lo sa, ci sono due piccoli episodi che si riferiscono a due scene tra Damon e Bonnie. La streghetta li etichetta come sogni, ma sono visioni del futuro quasi imminente.  
La prima, quando Bonnie intravede un ragazzo abbracciare una ragazza e la seconda, dove nella visione compare anche Matt o Mutt (come preferite).
Avevo detto che sarei stata un po’ cattivella con Bonnie, rileggendo il capitolo forse lo sono stata un po’ troppo, ma adesso la musica cambia: è comparso Damon in carne e ossa!
Che il pazzo psicopatico omicida incominci a tremare!!!

Un grazie infinito a chi ha recensito il primo capitolo o anche solo a chi lo ha letto silenziosamente.
 
Spero di non aver deluso le vostre aspettative, Damon a parte,
Lilydh  
  
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