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Autore: _Arya    18/01/2012    5 recensioni
Il Dio chiamato Amore lavora con diversi metodi…
Ci sono casi in cui può capitare che due mondi totalmente opposti si scontrino provocando una forte collisione. A volte può capitare che passino mesi, se non anni prima che un finto ceco riesca a vedere la vera luce. Altre volte una persona incontra il suo universo opposto e seppure ne rimane affascinato, lo evita con destrezza.
In quella notte di metà ottobre il Dio Amore decise di mettersi in gioco attraverso un vampiro sanguinario. Ogni cosa che accadde rimase un loro piccolo segreto, che avrebbe unito per sempre l’anima della piccola strega di nome Bonnie McCullough al destino di Damon Salvatore.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un Legame fatto di Ricordi'
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I Parte


Nell’oscurità della notte Bonnie, rivolse lo sguardo al cielo.
Quella sera il manto che avvolgeva la città di Fell’s Church era privo di ogni sua stella. L’unica protagonista di quella notte di metà ottobre era lei, la Luna.
Da sempre motivo d’ispirazione per poeti e amori, accoglieva, avvolgendo l’oscurità nella sua luce bianca e pallida. Fiera e silenziosa brillava alta nel cielo, emanando una luce tutta sua, ma allo stesso tempo sembrava che per qualche insolito motivo il corpo celeste fosse triste.
“O per la mor del cielo Bonnie. La Luna triste? Strani pensieri sono il primo segno di pazzia.”
Bonnie aveva letto da qualche parte, forse nel suo libro di scienze, che quando si ha la Luna piena si possa godere della sua più bella e intensa luminosità, ma quella che la stava osservando dall’alto era calante.
Quando si osserva la Luna nella sua fase calante, appare spenta e si dice che sia infelice.
Forse era per questo che le sembrava avvilita.
Una strana sensazione destò la ragazza dai sui pensieri. Era come se dentro di lei sentisse uno strano vuoto all'altezza dello stomaco. Tutti i suoi sensi erano in allerta, pronti a percepire ogni singolo rumore. Aveva l’impressione che qualcuno la stesse osservando.
Lei non era coraggiosa come Elena e Meredith, non lo era mai stata. Nella sua vita c'erano stati abbastanza episodi da portarla a pensare che lei, Bonnie McCullough, fosse l'anello debole del gruppo. Era stata Meredith qualche giorno prima a prendere le sue parti in una discussione con il professor Tanner. In quell'occasione, Bonnie imbarazzata davanti a tutta la classe, aveva desiderato con tutta se stessa che qualcuno dasse una lezione al suo insegnante di storia.
A quel triste e imbarazzante ricordo riuscì a trattenere le lacrime che minacciavano di irrigare il suo volto a forma di cuore. Chiuse gli occhi e facendo un grande respiro, assaporò il vento che le sfiorava il viso.
Era fresco, leggero, delicato…come una carezza.
Decisa a scacciare quella strana paura che sentiva nascere infondo al suo cuore, riprese a camminare tirando un calcio ad un piccolo sassolino innocente.
Solo in quel momento, come una bolla di sapone scoppiata da una minima pressione, guardando la sua ombra proiettata sull’asfalto della strada, realizzò che si era fatto buio.
E a Bonnie non piaceva il buio. Soprattutto quando si trovava da sola. Soprattutto quando si trovava in un parco dove la sola a camminare per quei viali era lei.
“Come ci sono finita qui?”
Il panico incominciò ad impadronirsi di Bonnie e guardandosi in giro, il suo stato emotivo non ne giovò per nulla. Intorno a sé vedeva solo alberi e panchine illuminate dalla luce fioca di alcuni lampioni, in lontananza il rumore dell’acqua che scorreva incessante da una fontana. Un battito d’ali improvviso, proveniente alle sue spalle la fece trasalire portandola a voltarsi di scatto nella direzione di quel suono. Guardandosi intorno cercava di trovare qualche punto a lei familiare, ma Bonnie aveva la sensazione di non averci mai messo piede in quei lunghi viali che, unendosi ad altri, li si poteva facilmente confondere con quelli di un labirinto.
Con sguardo distante e spaventato, esaminava gli alberi dall’aspetto cupo e tetro, come se da un momento all’altro uno di loro avesse potuto allungare uno dei suoi rami robusti e stringere il suo esile corpo fino a ridurlo in un mucchietto d’ossa. Al solo pensiero rabbrividì.
“Cosa credi che da dietro un albero possa sbucare un mostro e farti buh?La verità è che sei solo una fifona.”
Ma qualcosa dentro di lei era consapevole che il mostro non si sarebbe solo accontentato di farle buh.
Bonnie accelerò il passo sperando che quella consapevolezza si dissolvesse nell’esatto modo in cui era comparsa. Prese una strada illuminata da lampioni a intervalli regolari che svanivano dietro ad una curva.
Spinta dalla speranza che se avesse chiamato qualcuno sarebbe uscita da quel posto, prese il cellulare e digitò il numero di Meredith. Emise il suono di due squilli e la chiamata terminò. Guardando il display del telefonino, a malincuore Bonnie apprese che la batteria era scarica.
“Fantastico. Sembra quasi che sia diventata la protagonista di qualche storia in stile horror.”
Alla piccola Bonnie non rimase altra scelta che continuare a camminare.
“Almeno non morirò assiderata.”
Ogni minuto che si sovrapponeva ad un altro il respiro di Bonnie accelerava. Sembrava che quel luogo fosse sempre lo stesso, come un vero labirinto.
Più il tempo passava più pensava che non sarebbe mai uscita da quel posto.  
Il vento incominciò a muovere le fronde degli alberi in un modo che a Bonnie sembrò irreale, riusciva ad ascoltare il suo lamento tra i rami degli alberi, poteva sentire la sua presenza sul suo volto, poteva vedere le foglie posate sul terreno, sollevate e sospinte in aria.
Una folata di vento gelido la fece rabbrividire. Se prima nell’amara consolazione che non fosse morta assiderata trovava un po' di conforto, adesso le sembrava di vedere in prima pagina il titolo in grassetto sul giornale locale: “ TROVATA RAGAZZA NEL PARCO. MORTA NELLA NOTTE PER ASSIDERAMENTO”, oppure “RAGAZZA ADOLESCENTE TROVATA MORTA NEL PARCO. VITTIMA DEL FREDDO.”
Stringendosi ancor di più nel suo giubbotto adesso come non mai avrebbe bevuto volentieri una tazza di cioccolata fumante avvolta in una coperta davanti alla TV. Le sembrò bastare formulare questo pensiero per riscaldarla un po’, ma quella piccola illusione svanì nell'esatto momento che sentì un sussurro all’orecchio sinistro chiamarla per nome.
Presa dal panico Bonnie si voltò.
Non vide altro che la strada poco illuminata appena percorsa e alcune foglie secche attraversarla. Tremava. Non sapeva se era dovuto al freddo o a quella strana voce.
Il cuore le batteva ad una velocità tale che stentava quasi a credere che il cuore umano potesse battere così forte.
"È solo la tua immaginazione. È solo la tua immaginazione. È solo la tua immaginazione."
Proprio in quel momento una leggera pressione sui riccioli color rosso fragola, come se qualcuno stesse giocando con una ciocca dei suoi capelli, le fece raggelare il sangue nelle vene.
Bonnie si voltò e anche questa volta non vide altro che il viale del parco con gli alberi e le panchine ad entrambi i lati della strada. Sapeva di non averlo immaginato. Qualcuno o qualcosa le aveva sussurrato delle parole, anche se incomprensibili, all’orecchio e le aveva sfiorato i capelli. Un pensiero razionale comparse nella sua mente facendole notare che quelle stesse parole udite, ma non comprese, non erano in inglese bensì in qualche altra lingua. Ancora più inquietante era che nessun essere umano poteva dissolversi in pochi secondi. Nessun essere umano poteva avvicinarsi ad un altro senza emettere alcun rumore. Bonnie non sapeva se era meglio mettersi ad urlare o incominciare a correre, mentre la paura a piccole dosi si stava impossessando di lei senza alcuno scrupolo.
Intorno a lei regnava il silenzio più totale. Rimase sorpresa notando che il vento, che poco fa le stava facendo battere i denti, era cessato. Le fronde, ormai quasi spoglie delle loro foglie, erano immobili.
Non c'era il benché minimo rumore, ma bastò un solo istante per rompere quella quiete. Un battito di ali e il suono di un ramo spezzato attirò la sua attenzione, rivolgendola verso gli alberi. Da dietro una panchina, tra due grossi tronchi, le sembrò di vedere qualcuno, mentre intorno a lei piombò il silenzio di poco prima.
Trattenne a forza un urlo e  senza pensare alle conseguenze, incominciò a correre inoltrandosi tra gli alberi. Bonnie poteva sentire il terreno bagnato e scivoloso sotto i suoi piedi, possibile causa di una buona percentuale di caduta.
In quel momento desiderava solo che questo fosse solo un brutto sogno così da svegliarsi e sapere di trovarsi al caldo, ma soprattutto al sicuro nella sua stanza.
Le lacrime trattenute prima, adesso scorrevano sul suo volto, che al contatto con le sue labbra secche erano salate.
Non sapeva da quanti minuti o secondi stesse correndo, ma aveva l’impressione che nessuno la inseguisse.
Senza smettere di correre, si voltò e nell’esatto momento in cui lo fece inciampò in un ramo.
Bonnie fece in tempo ad attutire la caduta con entrambe le mani ed esattamente come un bicchiere che cadendo si frantuma in mille pezzi, sentì un dolore acuto al polso sinistro.
Il polso le doleva, ma Bonnie riuscì a mettersi seduta. Asciugandosi le lacrime, apprese che il polso non lo riusciva a muovere, ma solo quando guardò il palmo della mano notò un taglio dove scorreva del liquido rosso.
“Sangue.”
Guardandosi intorno disorientata, vide con sua grande gioia che dinnanzi a lei, a qualche centinai di metri, c'era l'uscita di quel maledetto posto.
Con un sorriso e qualche piccolo sforzo riuscì a rialzarsi e a rimettere piedi su un terreno più stabile e sicuro. Il taglio sporco di terra le incominciava a bruciare e non accennava di voler smettere di sanguinare. Alzando lo sguardo in cerca di una fontanella, notò solo in quel momento che era circondata dalla nebbia più fitta. A Bonnie sembrò di sprofondare sottoterra.
Non riusciva più a vedere gli alberi che tanto l’avevano terrorizzata e che adesso quasi le mancavano. Non riusciva più a vedere i viali e le panchine del parco, illuminate dai lampioni ad intervalli regolari. Solo nebbia, ma soprattutto Bonnie non riusciva a vedere i cancelli del parco. Quei due cancelli che la separavano dal mondo reale, che la dividevano da casa sua.
A quest'ora di solito era attaccata alla cornetta del telefono, supplicando Meredith di aiutarla a risolvere i tanti odiati compiti di matematica per il giorno seguente. In quel momento sentiva, necessitava, della presenza dell'amica. Del suo carattere forte e deciso. Meredith era così. Non si faceva intimidire da nessuno, né da un insegnante né da una persona adulta. Molte volte aveva desiderato avere il suo coraggio, ma adesso che poteva dimostrare a sé stessa che anche lei possedeva anche solo una piccolissima parte del coraggio della migliore amica, Bonnie non riusciva a formulare nessun piano. Era come pietrificata. Immobile con gli occhi spalancati. Sembrava quasi che ciò che i suoi occhi coglievano, fosse in realtà un riflesso della mente malata di un serial killer.
Le lacrime ricominciarono ad irrigare il volto della ragazza.
Avanti Bonnie, i cancelli sono proprio davanti a te, basta solo camminare e sarai fuori da questo posto.
Chiudendo gli occhi alle lacrime e facendo un respiro profondo, fece un passo avanti. Tutto questo le sembrava così lontano dalla realtà in cui viveva. Tutto ciò che la circondava, tutto ciò che le era successo in quel momento era così irreale e se lo avesse raccontato a qualcuno con ogni probabilità, l'avrebbe presa per una ragazza con una fervida fantasia o peggio ancora, per una pazza scappa da chissà quale manicomio. Ma come poteva raccontare a qualcuno cosa le era successo, se neanche lei sapeva esattamente cosa le stava accadendo e come c'era finita in quel parco? Bonnie si chiese nuovamente se stesse sognando e gli elementi per definirlo tale c'erano tutti: non sapeva come era finita in un parco a lei sconosciuto, aveva la certezza di essere inseguita da qualcuno che aveva la capacità di dissolversi in poco tempo e non lasciar traccia della sua presenza e adesso stava camminando a tentoni tra la nebbia piombata all'improvviso. Tutto questo le sembrava un incubo, ma il dolore che sentiva provenirle dal polso...quello era reale.
Bonnie non sapeva con esattezza quanti passi avesse fatto, era stanca tutto in lei le faceva male. Una forza paragonabile a una folata di vento la fece voltare.
Un'altra.
Un'altra.
Alla quarta cadde per terra stremata e disorientata.
< < Basta. > >
Bonnie riuscì a dire quest'unica parola in un unico sussurro più simile a una preghiera che ad un ordine.
Come per esaudire quella piccola richiesta, una figura scura davanti a lei emerse dalla foschia. Più si avvicinava più prendeva forma. Solo quando fu abbastanza vicina, Bonnie riuscì a distinguere un uomo vestito completamente di nero.
Avrebbe tanto voluto mettere qualche metro di distanza tra lei e quella figura, ma non riuscì a rialzarsi. Era troppo stanca. Era troppo terrorizzata. E quello sguardo...era come se le ordinasse di non alzarsi o di non provare anche solo a scappare. I battiti del cuore scandivano la paura che in Bonnie si faceva sempre più grande nel vedere quell'uomo avvicinarsi.
“Se prima non sei morta assiderata, come minimo adesso ti prenderà un infarto.” 








L'angolo di Lilydh

Se siete riuscite ad arrivate a leggere fino all'ultimo punto di questa mia prima FanFiction, vi faccio un grandissimo applauso.
Prima di passare a parlarvi di questa mia...ehm...storia (scempio), vorrei ringraziare le ragazze che mia hanno spinto a condividerla con voi.
In primis Claudia, colei che ha avuto il privilegio ( se come no) di leggere per prima qualcosa di mio.
Alice, anche se parteggia per la coppia Damon/Elena ha letto questa storia.
Giulia, che mi ha dato una mano a capirci qualcosa su come si pubblichi una storia e a lei il commento finale che mi ha convinto a postare.
Fino a qui vorrei sottolineare che le ragazzuole sono tutte fan delena.
Infine vorrei ringraziare due fan Donnie per avermi dato la loro opinione e che quindi mi hanno davvero spinta a pubblicare.
Ora....passiamo a noi.
Dovrei per caso commentare quelle ammassi di frasi la sopra?
Vediamo....posso dire che questa storia avrà quattro parti e che è stata scritta mooolto tempo fa e fino ad adesso è stata chiusa nei meandri del mio computer.
Naturalmente i protagonisti sono Damon e Bonnie, coppia da me prediletta nei libri "Il Diario del Vampiro".
Ammetto che sarò un pò cattivella con Bonnie nelle prossime tre parti, ma il coraggio e la tenacia che dimostrerà sarà totalmente (o quasi) ripagata.

Adesso non vi resta che immaginare chi sia spuntato di fronte a Bonnie e....recensire.

Un saluto,
Lilydh
  
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