Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha
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Autore: Peorth    20/01/2012    0 recensioni
20 anni dalla loro ultima battaglia.
La gente ha perso la fiducia nella magia?
Ciò che Sakura non sapeva è che l'era della magia non era ancora realmente iniziata. Ma ora ha una famiglia da accudire, un figlio. Chissà se è pronta per tutto questo. Ma non sarà sola. Non è mai sola.
...
...
- Perchè sono qui? Perchè sono nato e a quale scopo? -
La guerriera bionda dagli occhi bicromatici si alzò in volo: - Non posso rispondere a tutte le tue domande, ma una cosa di sicuro che so è che tu servi a me!-
Introduzione e titolo modificati. Inseriti alla fine di alcuni capitoli immagini del personaggi di Mahō shōjo Lyrical Nanoha in quanto anime meno conosciuto. [Crossover Card Captor Sakura - Mahō shōjo Lyrical Nanoha(in particolare alla fine della serie Stricker's)]
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 2
Cap. 2: "Tu chiamami Vivio-chan!"

-
MY MASTER, IT’S TIME TO GO TO SCHOOL
Vivio era ormai da qualche minuto in quel vicolo cieco.
Da quando era arrivata continuava a picchiettare sopra ad un display semitrasparente che si porgeva davanti a lei.
La voce del suo dispositivo la fece trasalire.
Vivio porse lo sguardo verso il gioiello azzurro che librava nell’aria li al suo fianco.
- Hai ragione Holy Grail – sorrise pigiando un tasto sullo schermo, facendolo sparire in un secondo come se fosse stata una proiezione oleografica.
- Sarà meglio andare! Holy Grail "Plain clothes mode"! -
- ALRIGHT,MY MASTER
In un secondo Vivio fu immersa in una luce azzurra e la divisa blu elettrico che portava si trasformò in una divisa scolastica marrone con rifiniture ocra.
Sul taschino della giacca vi era cucito lo stemma della scuola di appartenenza e nella mano sinistra comparì una semplice borsa di pelle scura.
Il ciondolo si andò a riposizionare al collo della ragazza, mentre quest'ultima uscì dal vicolo per specchiarsi in una delle vetrine adiacenti.
Fece un paio di giravolte per osservarsi da capo a piedi e la sua lunghissima coda di capelli biondi l'avvolse nel suo volteggiare.
- Un po' troppo semplice, ma...mi piace! - concluse sorridendo, alzando il pugno destro verso l'alto.
Una mamma e un bambino le passarono a fianco, osservandola in mal modo.
Vivio si rese conto di essersi messa un po' in ridicolo.
Arrossì e assunse una posizione più consona, camminando, il più velocemente possibile, verso l'università.
"Perchè devo sempre fare queste figure? Soprattutto ora che mi hanno affidato un missione così importante. Concentrata Vivio! Concentrata!" pensò battendosi leggermente il pugno chiuso sulla fronte.
Il suo cammino divenne più regolare quando vide a pochi metri da lei il cancello d'entrata.
- Bene...- bisbigliò.
Vivio si guardò per un secondo attorno, senza cambiare mai il suo passo.
I suoi occhi, uno rosso e uno verde, si muovevano a destra e a sinistra e quando fu sicura che nessuno la stesse notando, dalla mano destra fece cadere tre sfere di luce azzurra che velocemente si librarono in aria.
- RESEARCH STARDED disse il suo ciondolo illuminandosi leggermente ad ogni parola.
Vivio si mise una mano sul petto come a soffocare la voce del suo dispositivo.
- Cerca di non parlarmi mentre sono in mezzo alla gente...ricordati che siamo nella "Vecchia Era" ed oggetti come te non esistono, anzi, la magia non è ancora considerata una norma quotidiana -
- Alright, my Master! - rispose il gioiello con un tono più basso del precedente.
Vivio in men che non si dica si trovò davanti al portone dell'università.
Cercò di sfoggiare il sorriso più bello che possedeva e, con la tutta la sua naturalezza, iniziò a recitare la sua parte.


Il bello del College è che ci sono centinaia di posti in una sola classe, ma ovunque tu ti sieda l'acustica è sempre ottima.
Che tu sia in prima o in ultima fila puoi seguire la lezione senza alcun problema.
Questo, Yuki, lo trovò ottimo. Prese l'ultima fila, in alto, dove non c'era nessuno.
Si sedette al centro del grosso banco che poteva contenere dieci persone.
Appoggiò la cartella alla sua sinistra e si slacciò i bottoni della giacca, sospirando.
Iniziò ad osservare sotto di lui come la gente prendeva posto: chi sedeva in prima fila; chi cercava qualche buco vicino ad una prosperosa ragazza; chi aveva già fatto amicizia.
Amicizia.
Che parola così sconosciuta per Yuki.
Non che non avesse mai avuto il desiderio di conoscere qualcuno anche solo per sedersi, dire due cretinate e passare il pomeriggio in compagnia.
Ma gli sembrava tutto così strano e tremendamente difficile.
Per non parlare delle ragazze, poi!
Un ragazzo di ventanni ha naturalmente le ragazze per la testa, ma anche questo per Yuki era un vero problema.
Vide alcuni ragazzi sotto di alcune file fissarlo per un po' per poi togliere lo sguardo appena i loro occhi si incrociarono.
Uno di quelli, un giovane castano dalle spalle larghe, bisbigliò qualcosa all'orecchio di un suo amico che si mise a ridere insieme a lui, fissandolo.
Vide i due farsi spazio fra la gente per uscire dal loro banco e salire le scale.
Il più grosso si appoggiò, col sedere, sul banco della fila che precedeva Yuki; l'altro mise una gamba sulla sedia alla destra del morettino e si abbassò per guardalo negl'occhi: - Ehi bell'imbusto! Lo sai che non ci fai paura? -
Il ragazzo muscoloso prese la matita che Yuki aveva appoggiato sul banco e gliela puntò sul naso: - "Già! Pensi che noi crediamo alla magia? Anzi, pensi che abbiamo paura del tuoi trucchetti da mago! -
Yuki abbassò gli occhi: aveva già intuito da prima che avrebbe avuto delle grande dai quei due.
Erano la classica coppia di bulli che se la prendevano con chi credevano debole.
Non era la prima volta che veniva pestato o infastidito.
Molti lo evitavano, ma altrettanti si sfogavano su di lui per i motivi più assurdi o solo per dimostrare che non avevano paura di uno come lui.
Uno come lui.
Lui  non era nessuno e quei "bulletti" perdevano solo il loro tempo.
Yuki non aveva mai reagito a nessuna provocazione, non perchè non ne avesse la possibilità o la capacità di farlo, ma perchè non ne valeva la pena.
- Che fai non rispondi? - chiese ridacchiando muovendogli ancora la matita davanti al naso - Il gatto nero ti ha mangiato la lingua? -
Scoppiarono in una risata entrambi.
- Magari fossi un mago...a quest'ora la tua faccia sarebbe sotto la mia scarpa! - sussurrò, sogghignando.
L'omaccione infuriato lasciò cadere la matita e prese per il colletto Yuki: - Cosa hai detto? Ripeti se ne hai il coraggio! -
Yuki questa volta lo fissò negli occhi: - Ho detto che non mi servirebbero dei poteri magici per farvi un culo così! -
Era la prima volta che rispondeva così ad un bullo. Forse perchè stanco ed infastidito.
Stava per ricevere un sonoro pugno alla mascella, ma furono bloccati dalla porta dell'aula che si chiudeva.
Il professore entrò nella classe e tutti si misero composti al loro posto.
- Ti sei salvato per adesso, ma non la passi liscia! - disse il ragazzo castano, mollandolo e ritornando al suo posto col suo compare.
Yuki alzò le spalle e scosse la testa.
Aprì la borsa di pelle ed iniziò a tirare fuori carta e penna, quando il suo sguardo, come quello dell'intera classe, si posò sull'uscio.
Un ragazza bellissima, alta, snella con una lunga coda di capelli biondo cenere, fece capolino nell'aula.
Yuki rimase senza fiato nel vederla, come tutti i suoi compagni di corso.
- Ehm...scusi professore per il ritardo! - disse con una voce molto soave, mettendosi una mano dietro alla testa e sorridendo.
- Bene abbiamo già la prima ritardataria nonostante sia la prima lezione, complimenti! - disse il professore, con un tono di seccatura, osservandola dai suoi occhiali spessi.
La ragazza fece un lieve inchino: - Le chiedo umilmente perdono, ma mi sono trasferita da poco e non trovavo la strada per l'università!-
Il professore fece un segno di consenso scocciato con la mano per levarsela di torno il prima possibile.
- Grazie - disse la ragazza alzando gli occhi verso il resto della classe per trovare un posto che le aggradava.
Yuki si rese conto di non respirare quando la biondina lo fissò, sorrise ed incominciò a risalire gli scalini per raggiungere proprio la sua fila.
Un brusio di sottofondo riempì il silenzio dell'aula.
La ragazza arrivò all'ultima fila: - E' libero questo posto? - chiese indicando la sedia a sinistra di Yuki.
Il ragazzo moro non sapeva che dire, ma non fece nemmeno in tempo a ribattere che la ragazza gli si sedette a fianco.
Il brusio nell'aula diventò un fragoroso chiacchiericcio di stupore.
- SILENZIO! - urlò il professore sbattendo i libri sulla cattedra e subito l'aula s'ammutolì.
Yuki fissava la ragazza sempre più incredulo mentre quest'ultima si sistemò come si deve, pronta per la lezione.
Si accorse di iniziare a sudare parecchio, ma era come rapito dalla sua bellezza e dall'inaspettato gesto.
La ragazza guardò negl'occhi il vicino di banco e gli porse la mano: -Piacere, Vivio Takamachi! Tu sei....-
Yuki rimase affascinato dagl'occhi bicromatici di lei: il destro verde smeraldo ed il sinistro rosso rubino.
- Yu...Yuki Li Kinomoto...- disse quasi senza fiato.
- Yuki-kun? Che bel nome! - sorrise la ragazza.
Yuki arrossì e rimase sgomento dalla non reazione della ragazza all'udire il suo cognome.
- Gr...grazie! Ma...non sei di queste parti vero? -
- Oh...beh...no, no mi sono appena trasferita da un continente molto lontano! -
- Però parli bene la nostra lingua - disse Yuki  cercando di trasformare l'espressione di sorpresa del suo volto in qualcosa che assomigliasse ad un sorriso.
- Beh, si...diciamo che ho dei parenti qui  e che mia madre è giapponese di origine, quindi ho imparato fin da piccola! -
- Ah..eheh...-
Yuki si sentiva totalmente imbranato e stupido.
Era la prima volta che una ragazza che non lo conosceva gli si avvicinava così ed iniziava a conversare con lui.
Soprattutto una ragazza come lei, bella, solare.
- Sai, hai fatto proprio bene a metterti qua in alto...almeno non ti disturba nessuno! - Vivio lanciò un occhiataccia verso un gruppo di ragazzi che si erano voltati ad osservarla.
- Beh si...sono uno molto solitario...ecco-
La biondina tornò a guardare gli occhi cristallini del suo vicino: -Aaah! Ho capito sei uno che si fa gli affari suoi! Bravo! Sai che non è una qualità da niente? Anzi ti chiedo scusa se io ti sono piombata vicino all'improvviso, ma mi sei sembrato il più carino e il meno interessato a me! -
Yuki la guardò in bilico fra il rossore per il complimento ed il fare interrogativo: - Meno interessato...? -
Vivio sorrise iniziando a dare dei colpetti al gomito del ragazzo: - Devi sapere che io ho, in un certo senso, un radar per gli omosessuali e li riconosco subito al primo colpo! -
Yuki diventò paonazzo e voltò lo sguardo verso la cattedra: - Beh... io, veramente...non lo sono! -
Vivio smorzò il sorriso e arrossì: - Oddio! Scusami! Davvero non volevo offenderti! Solo che con tutti queste belle ragazze tu ti sei seduto qui, da solo; mi sei sembrato un gran timidone e poi continuo a vedere alcuni tipetti che ti lanciano certe occhiate! -
Yuki fissò i soliti due idioti sotto di qualche banco: - Quelli? No quelli mi vogliono solo menare -
Vivio lanciò loro un'occhiata profonda: - Ah si? Che razza di...ma non preoccuparti! Qui c'è la tua amica Vivio che ti salva il culetto! -
Yuki era ancora più imbarazzato: - A...amica?  E...comunque non ne ho bisogno grazie!-
La ragazza lo guardò:-Si, scusa come puoi vedere sono una che tende a lasciarsi un po' troppo andare! Dopotutto ci siamo appena conosciuti! Beh diciamo la tua vicina di banco Vivio-chan! - disse l'ultima parte urlando un pochino tanto da attirare l'attenzione del professore.
- LEI SIGNORINA! -
Vivio si alzò in piedi al rimprovero.
- LE HO PERMESSO DI FREQUENTARE LA MIA LEZIONE, MA NON LE PERMETTO DI DISTURBARLA! E' IL PRIMO E L'ULTIMO AVVERTIMENTO! -
Vivio si inchinò un paio di volte chiedendo scusa e poi si risedette, sbuffando.
Yuki la guardò e la ragazza gli fece l'occhiolino, facendo scoppiare entrambi in una risata che soffocarono per non farsi beccare nuovamente.


- Quindi sei un lupo solitario, secchione, figaccione, single e che si fa menare da degli imbecilli...ma poi per cosa scusa? - la ragazza sollevò il cucchiaino dal bicchierino di plastica pieno di caffè e se lo portò alla bocca.
Dopo la lezione erano usciti insieme dall'aula e Vivio volle fermarsi a prendere un caffè alle macchinette.
Yuki sospirò: - Allora: si preferisco la solitudine; cerco di fare del mio meglio; non sono un figaccione; si sono single, ma lasciamo stare e si mi faccio menare da degli imbecilli ed il perchè...-
Il ragazzo la guardò un secondo:-...ma sei sicura di non aver mai sentito il cognome Li Kinomoto? -
Vivio finì in un colpo solo il suo caffè e buttò la tazzina nel pattume:  - Sicurissima. Perchè avrei dovuto? -
Yuki scosse la testa ed insieme si diressero verso l'uscita dell'università.
Vivio parlava sempre. Non taceva un minuto. A volte faceva le domande al ragazzo ma non gli dava nemmeno il tempo di risponderle.
Il moretto, da parte sua, era contento di aver conosciuto qualcuno come lei.
Era contento di aver conosciuto qualcuno che non avesse paura di lui, anzi.
Raggiunsero il cortile del campus e poi il cancello dell'università.
All'improvviso si sentì una frenata pesante e due sportelli che si chiusero alle loro spalle.
- Eccoti maghetto da strapazzo! -
L'energumeno e il compare erano tornati.
Vivio non fece in tempo a voltarsi che il più grosso dei due prese Yuki per la giacca e lo sbattè contro il cancello dell'università.
- Allora cosa mi stavi dicendo oggi? Sappi che io non mi faccio insultare da nessuno chiaro? E se nessuno osa avvicinarsi a te perchè hanno paura, beh si sbagliano! Tu non sei altro che una nullità! Ed ora che qualcuno ci pensi a te e a questo tuo bel faccino! - caricò il braccio destro pronto a colpirlo.
Yuki chiuse gli occhi pronto ad incassare il colpo.
- Erhm...scusami! -
Il prepotente si fermò di colpo e si voltò verso la sua macchina, dove la ragazza bionda lo stava chiamando.
Vivio estrasse da una tasca della giacca delle chiavi e le mostrò all'energumeno.
- Questa macchina è tua? - chiese sorridendo.
- Ma cosa...- in un lampo il castano mollò Yuki, intuendo come sarebbe andata a fine.
- Sai...è un peccato se qualcuno...- Vivio appoggiò le chiavi sulla carrozzeria e lentamente iniziò a camminare parallelamente alla macchina, imponendo forza sulle chiavi - ...la graffiasse! -
Il ragazzo dalle forti spalle sbiancò in un secondo: - La mia macchina! - disse avvicinandosi.
- Ops! Che ragazza cattiva che sono! -
Vivio rimise le chiavi in tasca e si avvicinò a Yuki aiutandolo ad alzarsi : - Tutto ok? - chiese.
Yuki annuì ed era sbigottito dalla scena appena assistita.
- Brutta put...- l'energumeno venne bloccato dalla mano di Vivio che gli serrò le labbra.
- Da bravo. Vai a casa a piangere dalla mamma e lasciaci stare! -
La biondina prese sottobraccio con Yuki e con forza lo trascinò con se, lungo la strada.
Naturalmente il castano non ci vide più dalla collera e compì un gesto di follia: salì in macchina, accese il motore e premette sull'acelleratore puntando dritto sulla coppietta.
- Vivio! - urlò Yuki voltandosi all'ultimo secondo.
La ragazza rimase immobile e si fece seria in volto: - Fossi in te non ci proverei -
Un secondo prima dell'impatto si sentì una voce:  - PROTECTIONe una luce azzurra fece rimbalzare la macchina lontano dalla ragazza, facendogli fare un testa cosa.
Yuki rimase di sasso. Tutti i presenti rimasero di sasso.
Vivio sospirò e si portò una mano fra i capelli: - Ecco...questo non doveva succedere! -


Sakura si fermò nel tagliare le zucchine per il mistrone.
Ebbe una strana sensazione, cosa che non avevina da anni.
Alzò gli occhi smeraldo per osservare fuori dalla finestra e vide che lentamente si sta annuvolando.
"Chissà se Yuki ha preso l'ombrello" si chiese, lasciando perdere quel presentimento infondato e preoccupandosi più per il figlio.
Sakura era una madre molto apprensiva e con il passare degl'anni lo diventava sempre più.
Si asciugò le mani sul grembiule che portava addosso e si precipitò in giardino.
Una volta le sue preoccupazioni erano quelle di tornare a casa sana e salva, ora la sua premura era di portare in casa il bucato appena fatto asciutto e salvo.
Infondo a lei non dispiaceva neanche così.
S'infilò delle ciabatte da giardino che aveva li in cucina e si slegò il grembiule, appoggiandolo ad una sedia.
Avvicinandosi alla porta a vetri che dava sull'esterno si vide riflessa: una bella donna di 43 anni, ancora in forma, ancora col viso da ragazzina.
Sorrise di esser ancora così dopo tanti anni di innatività.
Il brontolare del cielo la riportò alla realtà e uscì immediatamente.
Raggiunse i panni stesi ed iniziò a raccoglierli.
Un brivido la percosse ancora, dandole un senso di allarme.
Sakura si voltò all'improvviso e alzò lo sguardo verso il cielo, immobilizzandosi.
Una piccola sfera di energia azzurra stava fluttuando sopra la sua testa e lentamente scendeva di quota.
Sakura rimase immobile mentre la sferetta fece due giri intorno a lei, per poi fermarsi davanti ai suoi occhi.
Non aveva mai visto nulla del genere, o meglio, aveva visto tante strane nella sua vita, ma era tanto che non vedeva qualcosa che assomigliasse vagamente ad una magia.
Come una mosca attratta dal miele, Sakura avvicinò lentamente la mano alla sfera ed infine la toccò.
Immediatamente mutò il suo colore, da azzurro divenne rossa, ed inziò a volteggiare per poi scattare verso le nuvole del cielo.
Sakura rimase per un secondo ferma, incapace di capire cosa fosse.
Poi si ricordò che era quasi ora di pranzo e non aveva ancora preparato nulla a suo figlio.
  
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