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Autore: Knuckster    21/01/2012    2 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#19

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Per quanto se ne sia sempre sentito parlare, sia nella retorica, sia nelle raffinate elocuzioni e persino nei discorsi più comuni, il concetto di anima non è mai stato del tutto reso chiaro. Si definisce come la parte spirituale ed eterna di un essere vivente che, indipendentemente dal corpo, permane anche dopo la morte dell’individuo. Nonostante questo, molto spesso il termine di anima è associato a quello di coscienza, come la capacità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Finora nei miei scritti ho insistito sul concetto di scelta e di distinzione tra luce e buio, in quanto è fondamentale affinché sia dato un giusto onore alla memoria di colui che ci ha salvato. Nel nostro continuo bisogno di concretizzare ciò che non riusciamo a toccare né vedere, abbiamo dato il nome di anima a quello che ci permette di renderci conto del peso delle nostre azioni, il fulcro di tutti i nostri sentimenti e quello che, in definitiva, ci rende davvero qualcosa di più di un mucchio di ossa, nervi e sangue. Come ho già spiegato, nessun essere vivente è completamente malvagio fintantoché possiede un’anima. E’ quanto questa sia profonda e irraggiungibile nell’intimo dell’individuo a decretare se questo riuscirà a scrutare oltre la nebbia delle sue scelte e a rendersi conto della gravità delle conseguenze. Se tutti noi fossimo in contatto diretto con il nostro cuore, con la nostra coscienza, con la nostra anima… ebbene, questo nostro mondo sarebbe un paradiso ancora più splendente. Nonostante con quanta forza si tenti di far tacere il suono dell’anima, essa non può essere cancellata e rimane in attesa che qualcuno o qualcosa dipani il velo che copre il suo brillare. Basta anche qualcosa di minimo, un evento, un oggetto, uno sguardo, un’emozione, perché anche il più malvagio e reietto di tutti ritrovi il contatto con la sua coscienza e si renda conto del risultato delle sue azioni. Per te è stato così, ma sei morto prima che potessimo capire cosa ti ha permesso di sentire di nuovo il suo calore. Abbiamo visto brillare nei tuoi occhi la luce della comprensione e ti sei gettato nel baratro buio senza esitazione perché tutti noi potessimo continuare a respirare. Cosa importa se non sei nato come siamo nati noi fintantoché anche tu possiedi un’anima splendente?”

                                            Dagli scritti dello Storico

LIBRO GIADA

a.k.a.

L'aurora della giungla


     - La mia non è velocità supersonica! Non mi so muovere come fai tu! E’ un po’ difficile da spiegare, ma tecnicamente io non sono capace di correre alla tua stessa velocità! Quello che mi permette di superarti è il fatto che sono in grado di piegare lo spazio attorno a me, un po’ come se mi teletrasportassi ogni millesimo di secondo di un centimetro in avanti! -

     - Piegare lo spazio? -

     - Prendi, ad esempio, un foglio di carta! Se ci cammini lungo tutta la superficie, ci impieghi un certo tempo per arrivare all’estremità opposta! Se invece lo pieghi a fisarmonica, ti basta attraversarlo nel centro per raggiungere la destinazione molto prima! -

     - Quindi nella nostra gara hai barato! -

     - Ma no, non è barare! Diciamo che ho solo… ehm… avuto una piccola spinta! -

     - Chiamala piccola! E comunque come diavolo fai ad avere questa abilità? -

     - Un regalo! -

     Sonic pensò a come si era conclusa in quel modo la conversazione avuta con Zephir circa le sue capacità di corritrice, con un’ultima laconica replica che non ammetteva ulteriori domande. Come un vago ronzio, il desiderio di saperne di più aveva vagato nella mente del riccio blu da quando lei gli aveva svelato parte del suo segreto durante lo scontro con Metal Sonic.

     A seguito dell’elettrizzante finale di quel duro combattimento, erano stati  costretti ad allontanarsi velocemente dall’arsenale sotterraneo, sebbene Amy fosse stata sulle prime riluttante. Non voleva in alcun modo lasciare Geoffrey indietro in quelle condizioni, anche se era consapevole che il dominio mentale che lo condizionava era tornato attivo. Era stato necessario smuoverla con la forza, per evitare che i due avversari si riprendessero e li attaccassero nuovamente. Non c’erano alternative alla fuga in quel momento, così Sonic afferrò in fretta il frammento di Gemma, finalmente libero, e scortò le ragazze fuori da quel campo di battaglia.

     E adesso il riccio ripensava agli avvenimenti di poche ore prima, tentando di fissare con lo sguardo l’impercettibile nebbia che vorticava all’interno della pietruzza. Tutto quello che era successo aveva in qualche modo modificato il suo stato d’animo in poco tempo, permettendogli di rendersi conto di parecchi errori commessi in precedenza. L’aver conosciuto Geoffrey, il colloquio avuto con Zephir poco dopo la loro fuga, gli slanci di affetto di Amy attraverso il suo atteggiamento freddo si erano tutti ricomposti come in un mosaico a dipingere un quadro completo di ciò che lo aveva reso scostante e preoccupato. Si diceva uno stupido per essersi fatto sopraffare in quel modo dalle emozioni e per non aver affrontato la situazione con mente lucida. Non era la prima volta che la sua impulsività e la sua mancanza di giudizio gli facevano combinare qualche disastro, ma non avrebbe mai immaginato che i problemi sarebbero potuti gonfiarsi fino a quel livello. Aveva rischiato di distruggere una delle cose più preziose che possedeva, solo per un suo moto d’orgoglio, alla fine rivelatosi immotivato. Tante preoccupazioni gli avevano tenuto occupata la testa, la più grande delle quali l’ennesima lotta contro Eggman, impedendogli di concentrarsi come avrebbe dovuto su Amy e su quello che significava coltivare un rapporto con lei. La paura che ci fosse qualcuno più veloce di lui aveva messo in seria discussione la portata del suo ego, a quanto aveva concluso, e sebbene da un certo punto di vista potesse farlo sembrare uno smargiasso, il confronto avuto con Zephir gli aveva fatto riacquistare il primato, e quindi la fiducia in sé stesso. La comparsa improvvisa di Geoffrey, come se non fosse stato abbastanza, aveva innescato una scintilla di gelosia in lui, per il modo in cui Amy sembrava essergli affezionato. Più lui cercava di esporre i suoi dubbi sinceri circa la lince, più lei si allontanava stizzita, quasi come se lo facesse apposta a disapprovare, alla stregua di un dispetto tra bambini. Neanche il fatto che per parecchio non si era fatto vivo, impegnato nelle sue scorribande, era servito a migliorare le cose. Ciò nonostante, adesso che era di nuovo sicuro e consapevole di ciò che lo riguardava, Sonic era deciso a sistemare tutto il putiferio che aveva, involontariamente, causato.

     La riccia rosa aveva deciso di fermarsi per un po’ in un prato fiorito, poco lontano dalla casa di Cream, per riflettere a mente libera, aveva detto. Era anche lei molto scossa per la rapidità con cui tutti quegli eventi spiacevoli le stavano accadendo, tanto che persino per lei era difficile conservare il classico buonumore. Era seduta tra un gruppo di margherite, con le gambe abbracciate, l’espressione spenta e lo sguardo basso, intenta a disegnare cerchi sul terreno con un rametto. Sonic la trovò particolarmente carina in quel quadretto quasi dipinto, circondata dai fiori e con l’aria pensierosa. Raccolse coraggio, fece un respiro profondo e le si avvicinò a passo lento, sforzandosi di sembrare naturale. Simulò un colpo di tosse e quando Amy alzò lo sguardo, le porse un mazzo di rose rosse.

     - Ehm… ti volevo dire… in questi giorni ho avuto molte grane! Pensavo di non essere più il più veloce di tutti, ma questo non è vero! Pensavo che tenessi a Geoffrey più di quanto tieni a me, ma questo non è vero! Credevo di poter andarmene a zonzo per il pianeta senza che tu ti sentissi triste, ma non è vero neanche questo! Pensavo che ci fossero cose più importanti di te a questo mondo e ho imparato in questi giorni che non è assolutamente vero! Ho toppato alla grande in molte cose finora, ma posso ancora imparare a non sbagliare più… insieme a te! Per cui, ecco… io ti volevo chiedere scusa, Amy! -

     Il discorsetto era stato del tutto improvvisato, tant’è vero che in più tratti Sonic si era sentito molto stupido e non riusciva a formulare una frase completa. Si era fatto forza e si era risparmiato l’umiliante prospettiva di mettersi a balbettare confusamente, ingarbugliando il filo dei suoi pensieri già contorto. Deglutì nervosamente e fissò con una certa insistenza gli occhi di Amy, attendendo una qualunque reazione da parte sua. La riccia, però, si riscosse da quello strano torpore dopo qualche minuto, forse perché stupita da quel gesto così affettuoso o forse perché voleva dare un’ultima lezione a Sonic e tenerlo sul filo del rasoio. Sta di fatto che, al termine della riflessione, le labbra di lei si incurvarono in un dolce sorriso e, più veloce di una saetta, gli saltò al collo, gettandolo sul prato.

     - Ehi! Controlla le effusioni! - protestò debolmente lui, anche se non gli dispiaceva affatto.

     - Sei uno stupido! - disse Amy con le lacrime agli angoli degli occhi - Stupido! Stupido! Stupido! -

     - E’ un tuo modo particolare per dirmi che accetti le mie scuse? -

     La ragazza si asciugò il viso e gli stampò un bacio sulla guancia.

     - Certo che le accetto! Però non cambia che sei uno stupido… il mio stupido! -

     Risero di gusto, esattamente come se non fosse mai successo niente, con un grande sollievo che animava entrambi.

     - Forse non sono ancora pronto ad essere un buon fidanzato! - confessò Sonic - Ma non lo sono neanche a lasciarti andare! -

     - Sembra tutto così perfetto! - replicò Amy con la testa sul suo petto e stringendolo in un abbraccio - Vorrei solo che Geoffrey stesse bene… e che tutto questo si risolvi in fretta! -

     - Puoi stare tranquilla! Lo libereremo… e fermeremo Eggman anche questa volta! E’ una promessa! -


     C’era di più in lui di quanto si vedesse con gli occhi, su questo non c’era alcun dubbio. Altrimenti come si sarebbe potuto spiegare che all’interno di quell’involucro di metallo, circondato da circuiti, cavi, transistor e pistoni, vibrasse un odio viscerale nei confronti dell’uomo che aveva di fronte? Ogni incollerita parola che gli rivolgeva come rimprovero strisciava nei suoi canali uditivi per trasformarsi in veleno ad animare il suo astio. I pugni tremavano per la rabbia e gli occhi gli si sarebbero iniettati di sangue se solo ne avesse avuto. Il suo cervello elettronico registrava in ciclo continuo le immagini che recepiva, ma era anch’esso rosso e accecato dall’ira, trasmettendo a ripetizione un unico e solo comando: attaccare quell’uomo.

     Metal Sonic riusciva a stento a sopportare ancora i furiosi rimproveri del dottor Eggman, ma era costretto a stare davanti a lui, con la testa china, a farsi sottomettere da qualcuno che avrebbe potuto disintegrare con un solo sguardo. Si sentiva impotente, inutile, privo delle facoltà più elementari di un essere vivente e, cosa ancora più frustrante, alla mercé di qualcun altro, quasi come una bambola. Avrebbe preferito di gran lunga essere disattivato definitivamente che continuare a servire il suo creatore in quel modo. Sarebbe stata una soluzione meno crudele e dolorosa che vivere in schiavitù e, per giunta, avere un’intelligenza artificiale per rendersene conto. Era stata una crudeltà immane da parte del dottore donargli la facoltà del pensiero, in modo che potesse commiserare e patire la propria condizione. Ma d’altronde non se ne sarebbe mai accorto, dall’alto del suo piedistallo, dall’alto del suo strapotere col quale poteva controllare l’esistenza dei suoi robot impunemente.

     La ramanzina continuava con foga, ma Metal Sonic ormai vi prestava scarsa attenzione, sebbene si sforzasse di simulare costernazione. Il suo sguardo cadde sui due robot assistenti di Eggman, Decoe e Bocoe, in quel momento occupati nel riparare il braccio meccanico di Sparky. Era una fortuna che lo shock provocato in lui dalla scarica elettrica gli avesse impedito di ricordare quanto accaduto nella foresta. La versione ufficiale che Metal Sonic aveva diligentemente riportato era che il frammento della Gemma si trovava nei paraggi dell’arsenale sotterraneo. Venuti a scontrarsi con il gruppo di Sonic, avevano pensato di chiedere supporto ai robot lì riposti, ma in seguito ad un incidente con l’alimentazione elettrica, avevano perso miseramente la partita. Non aveva mentito di proposito sul sovraccarico, altrimenti sarebbe stato difficile spiegare la distruzione di tutti quegli automi e i danni riportati sul suo stesso corpo in seguito alla sua trasformazione. Se la verità fosse trapelata, se Eggman fosse mai venuto a conoscenza del fatto che Metal Overlord era per poco tornato in azione, sicuramente sarebbe stato smantellato. La morte di certo non lo spaventava, ma non poteva permettersi di essere di nuovo privato della sua coscienza, magari perché il suo corpo venisse riprogrammato nuovamente in un burattino senza vita. Doveva preservare sé stesso fino al momento in cui avrebbe ancora assaporato il gusto della libertà e, per la prima volta, quello della vendetta. Eggman e Sonic avrebbero invece avuto un assaggio della furia incontrollata di Emperor Metallix. Ma se voleva davvero fare in modo che tutta quell’umiliante sottomissione avesse fine, doveva agire subito. Quella stessa notte.

     A quanto pareva, il fiato doveva essere improvvisamente diventato corto al dottore, in quanto la sfuriata cominciava a perdere d’intensità, avviandosi verso la conclusione. Un segnale acustico proveniente dalla grande plancia di controllo catturò la sua attenzione e il suo umore cambiò improvvisamente. Assunse l’espressione di un bambino che riceve un giocattolo nuovo e saltellò verso la cupola di vetro di un terminale nell’angolo. Il suo enorme corpo ovoidale coprì quasi del tutto la macchina, ostacolando la vista di Metal Sonic, ma dopo un paio di bagliori rossi, Eggman si voltò stringendo ben in mostra tra pollice ed indice un piccolo pezzo di vetro di color polvere.

     - Fortunatamente c’è chi non è vittima di fallimentopatia cronica come te, Metal! - disse il dottore con un sorriso a trentadue denti - I miei N-Tracer stanno facendo un ottimo lavoro lì fuori! -

     - Allora forse avrebbe dovuto incaricare loro di cercare quegli stupidi sassi! - fu la replica sprezzante.

     Sebbene fosse nel totale controllo di Eggman, ciò non toglieva che potesse rispondergli a tono. Se fosse stato costretto ad essere anche zelante e servile con lui, avrebbe preferito gettarsi direttamente da una rupe.

     - Avrebbero fatto meglio di te, sicuro, ma la loro scarsa attitudine al combattimento li rende inadeguati nel caso ci sia qualche contrattempo! Ed ora che sappiamo che il nostro benodiato porcospino blu è più pericoloso del previsto c’è bisogno di una grande potenza di fuoco! Il che ci riporta al discorsetto che stavamo facendo! -

     L’uomo si sedette sulla sua poltrona ed intrecciò le dita in un atteggiamento serio e concentrato.

     - Dopo tutto quello che mi hai combinato, non ti ho di certo tenuto con me per farti portare a spasso Sparky! Pretendo che le tue prossime uscite diano dei frutti sostanziosi e non un pugno di mosche! Altrimenti mi basterà premere un pulsante per farti esplodere il petto come un fuoco d’artificio! E’ l’ultima volta che te lo ripeto! -

     La minaccia non fu accolta, come altre in precedenza, da un moto di rabbia ancora più bruciante, ma stranamente da una parvenza docile e concessiva. Tutta la collera si dissipò all’istante, lasciando il posto ad un pensiero fisso dalle interessanti prospettive. Per la prima volta, Metal Sonic fu contento di aver ascoltato ciò che il dottore aveva da dire, perché gli aveva dato un indizio importante su cui lavorare. Si mise diligente sull’attenti e, nascondendo il suo fare beffardo, gli fece il saluto militare. Eggman fu vagamente insospettito dall’improvvisa accondiscendenza, ma era troppo di buonumore a causa dell’ultimo frammento ricevuto per indagare oltre. Congedò il robot con un cenno del capo e questo non esitò ad obbedire, sorridendo dentro di sé per le uniche parole che il suo padrone non avrebbe mai dovuto pronunciare.

     Dopo che ebbe lasciato la stanza, Eggman aggrottò la fronte, preoccupato per la lentezza con cui il progetto stava andando avanti. Aprì un vano sul bracciolo della poltrona e adagiò il frammento grigio accanto ai due già rinvenuti.

     - C’è qualcosa che non va, dottore? - domandò Decoe, cercando di prevenire un eventuale sfogo.

     - Metal Sonic sta fallendo troppe volte nei suoi incarichi e neanche Shadow si sta impegnando come dovrebbe! Per di più tutte queste interferenze si stanno dimostrando davvero seccanti! -

     - Non sarebbe più semplice utilizzare i Chaos Emeralds? - propose Bocoe, terminando di avvitare il polso di Geoffrey - Ci ha messo tanto per raccoglierli e sono rimasti inutilizzati! -

     - Quante volte devo ripetere a voi, teste di lattina, che non posso realizzare la mia idea senza la Gemma? E’ essenziale per scatenare la distorsione spazio-tempo! Solo gli smeraldi non bastano! -

     - I suoi deliri peggiorano sempre di più! - sussurrò Bocoe, scettico.

     - Ma non ci sono garanzie che la pietra funzioni ancora, dottore! -

     - Funzionerà, funzionerà! Anche se è in frantumi possiede ancora una carica sbalorditiva e se è stata così potente da rendere Sonic, il porcospino santarellino, un sanguinario dittatore(1), sarà uno scherzo trasformarlo perlomeno in una sottiletta! E se non dovesse funzionare, vi ficcherò tutti nella lavatrice e vi farò centrifugare! -

     I due robot tremarono come foglie.

     - Che cosa c’entriamo noi? - protestò Decoe.

     - Voi? Niente, ma dovrò pure sfogarmi in qualche modo! -

     Di fronte all’inquietante prospettiva, gli automi si abbracciarono stretti e strepitarono rumorosamente.

     - Suvvia, non fate le donnicciole! Comportatevi da maschi! Prendete esempio da un vero uomo come il sottoscritto! -

     - Dottore, ha un ragnetto sul collo! - disse Decoe con fare casuale.

     Al sentir nominare la parola “ragnetto”, lo scienziato cacciò un urlo acuto e stridente, degno di una ragazzina spaventata, e cadde scompostamente a terra con un grande tonfo.

     - Molto spiritoso, ferrivecchi! - ringhiò Eggman mentre i due si spanciavano dalle risate - Ricordatemi di trasformarvi in apriscatole quando avremo finito con la Gemma! -

     - Come farà a ricomporla, dottore? - intervenne Bocoe, ansioso di spostare l’argomento della conversazione.

     - Dimenticate che l’impareggiabile genio del dottor Eggman non sbaglia mai! Grazie alla mia brillante tecnologia non sarà un problema rimetterla insieme, controllare la distorsione e fare in modo che sul pianeta regni il mio egg-ocentrico, sfavillante impero! -

     Quindi salì goffamente in piedi alla sua poltrona e protese un braccio in avanti in una posa trionfale.

     - Prendete nota! Quando sarò l’imperatore voglio che questo pianeta sia ribattezzato Eggmanopia! Una mia statua alta trenta metri in marmo bianco che mi raffigura sexy e supermuscoloso a cavallo di un ciclomotore deve troneggiare in ogni città! Ogni uomo, donna e bambino del pianeta porterà un paio di baffi esattamente come i miei e si rifarà il naso a mia immagine e somiglianza! Ogni parola di questa lingua che cominci con “man” dovrà essere preceduta da “egg”, che so, del tipo: “Eggmantenete le eggmani sull’eggmantello”! Il peso della popolazione non dovrà essere superiore a quello del sottoscritto e ogni prodotto di comune consumo porterà la mia faccia e le mie iniziali stampate a caratteri cubitali! -

     Eggman continuava a parlare a raffica, elencando le qualità del suo mondo ideale con foga, senza che Decoe e Bocoe lo stessero più ad ascoltare.

     - Dovremo portare i baffi da tricheco? -

     - E un naso a punta da farci affondare una nave? -

     - E pesare quanto un elefante obeso che pratica il sumo? -

     - E vomitare ancora prima di poter mangiare qualunque cosa? -

     I due derelitti robot rabbrividirono ancora di più prima di terminare ad una voce il loro piagnisteo.

     - Ma soprattutto dovremo scolpire nudo e sexy il dottor Eggman! Che triste destino! -


     - Grandi notizie, ciurmaglia! - esclamò Vector entrando nell’ufficio dopo aver calciato la porta - Il nostro misterioso cliente ci manda un’altra cassa stracolma di grana! E’ la volta buona che ci facciamo il secondo piano a questa topaia! -

     Il coccodrillo trasportava una cassa di legno di medie dimensioni, il cui contenuto tintinnava allegramente ad ogni suo passo. La appoggiò sulla scrivania con un tonfo e, ansioso come non mai, la scoperchiò. Il bagliore di decine e decine di Rings dorati gli fu riflesso nei grandi occhi da rettile, quasi fuori dalle orbite nel rimirare l’abbondanza che aveva di fronte.

     - Sono così commosso! - disse, asciugandosi una lacrima inesistente - Tanti anni di duro lavoro finalmente vengono ricompensati come si deve! -

     - Se ti avessero pagato tanti anni prima per poltrire e russare saremmo stati ricchi sfondati già da un bel pezzo! - commentò Espio, come al solito in disparte a sorseggiare una tazza di tè.

     Il piccolo Charmy svolazzò sopra la cassa, abbastanza grande da contenerlo, con le pupille luccicanti di fronte a quello spettacolo. Si tuffò tra gli anelli e fece finta di nuotarci come in una piscina, felice come una pasqua.

     - Quanti giocattoli mi potrò comprare con tutti questi soldi? - si domandò mentre agitava braccia e gambe per formare un angelo.

     Vector lo agguantò per la collottola e lo tirò fuori di peso, scuotendo il suo corpo come una lattina di gassosa in modo da far cadere i Rings rimasti addosso a lui.

     - Molla l’osso, insettaccio! - ringhiò sgarbatamente - Questi non sono per te! Sono per il benessere di tutta la squadra! -

     - Ehi! - protestò Charmy - Non ci vedo mica scritto il tuo nome su questi Rings! -

     - Ma in quanto leader dell’agenzia sta a me amministrarli nel modo giusto! Per prima cosa pagheremo l’affitto arretrato! Non vedo l’ora di vedere la faccia di quello scimmione del proprietario quando gli porterò tutti questi quattrini sotto al naso! Lui dirà: “Signor Vector, sono stato molto sgarbato in questi anni con lei, la prego di accettare le mie scuse!” e io: “Non c’è problema, avrebbe solo dovuto avere più fiducia nel più grande detective del mondo!” e lui: “E’ proprio per questo che voglio farmi perdonare regalandole l’atto di proprietà della casa… e già che ci siamo anche due o tre condomini, un autosalone, un parco dei divertimenti privato, una villa con quattro piscine, un conto stratosferico a dieci zeri e la mano di mia figlia in matrimonio!” e io: “Sarebbe troppo maleducato per un gentiluomo come me rifiutare tanta gentilezza! Mi dica, la sua villa ha anche l’idromassaggio?” e lui… -

     - Cos’è tutto questo baccano? - intervenne Mighty, appena sceso dalla soffitta.

     - Vector sta farneticando più del solito, vero, Vector? - cantilenò Charmy.

     - Umpf… mi supplicherai quando vorrai fare un giro sulle mie montagne russe private! -

     Espio e Mighty si scambiarono un’occhiata eloquente e sorrisero entrambi sotto i baffi. Poi l’armadillo si avvicinò alla scrivania e notò la cassa piena di contante.

     - A quanto vedo ci hanno mandato un’altra parte del pagamento! Certo che questo tizio deve essere molto ricco per mandarci così tanti soldoni in poco tempo! Mi chiedo come faccia! -

     - Cosa importa fintantoché sgancia i quattrini? - replicò Vector picchiandosi la punta del naso - E poi, come si suole dire, “a caval dorato non si salta in groppa”! -

     - Non era mica “a cammel spompato non si calcia in porta”? - precisò Charmy, un po’ perplesso.

     - Sì, qualcosa giù di lì, del tipo: “quando ti arriva una cassa piena di grana, non farti domande ma arraffa”! -

     - E’ un tuo tipico atteggiamento non farti domande e buttarti a capofitto senza pensare! - lo rimproverò Espio - Ti sembra normale che qualcuno ci paghi così tanto per andare a caccia di pietre? Ti sei almeno chiesto da dove vengono e perché questo tizio le vuole talmente tanto da non badare a spese? -

     - E soprattutto perché quei tipacci dell’altro giorno hanno fatto tanto per impossessarsene! - aggiunse Mighty.

     - C’è qualcosa che puzza qui, Vector, e non puoi ignorarlo! -

     Il coccodrillo sbadigliò sonoramente di fronte al sospetto dei suoi colleghi. Sventolò la mano con aria di chi dà scarsa importanza alle cose e li guardò come se fossero stati bimbetti un po’ ottusi.

     - Quisquilie! Non sta a noi porci queste domande! Quando ci arriva un incarico noi lo portiamo a termine senza questioni e da bravi detective! E’ il nostro lavoro e ci limitiamo a svolgerlo! -

     - E ad incassare il malloppo! - concluse Charmy sfregandosi le mani con un sorrisetto.

     - Purtroppo per il momento non abbiamo informazioni sufficienti sulla faccenda! - puntualizzò Mighty - Ci conviene fare buon viso a cattivo gioco e andare avanti fin quando non ne sapremo di più! -

     Espio non era del tutto convinto, ma dovette arrendersi di fronte alla sicurezza del gruppo.

     - E va bene! - concesse con una scrollata di spalle - Come sempre l’avete vinta voi! Speriamo solo che fili tutto liscio! -

     - E se studiassimo il frammento che abbiamo preso per capire di cosa si tratta? - propose l’armadillo di getto - Dove lo hai messo, Vector? -

     - Nel posto più sicuro del mondo! - replicò fiero lui - Dietro al mio quattordicesimo molare sinistro! -

     - Ti sei messo quella pietra in bocca? - ripeté Mighty, dando voce allo sconcerto generale.

     - E allora? Io metto tutto in bocca! E’ un utile portaoggetti e non ho mai ingoiato niente! A parte forse la mia stilografica preferita! Sono mesi che non la trovo più! -

     Un moto di disgusto si levò in tutto l’ufficio, la manifestazione più eloquente del quale fu il finto attacco di vomito di Charmy.

     - Comunque sia, marmaglia! Ho individuato il nostro prossimo obiettivo! Quel portentoso segnalatore è riuscito a tracciare un altro frammento a miglia di distanza da qui! -

     Vector estrasse un rotolo di carta dai pantaloni e lo srotolò sulla scrivania, mostrando le raffigurazioni di una cartina geografica.

     - Palmtree Panic! Zona ovest di Mobius, un paradiso tropicale per tutti quelli che vogliono fare un tuffo nella natura più incontaminata! -

     All’annuncio della loro prossima meta, Espio e Charmy si mostrarono incuriositi e decisamente affascinati dalla prospettiva di visitare un luogo del genere, molto vicino al loro habitat naturale. Mighty, dal canto suo, aveva avuto un tuffo al cuore e si era istintivamente portato una mano sulla spalla, come se avesse voluto coprire meglio qualcosa che la giacca di felpa non riusciva a fare del tutto. La sua espressione si fece seria e preoccupata, come se la prospettiva di andare da quelle parti non lo allettasse del tutto.

     - Ci facciamo un giretto, recuperiamo il sassolino e concludiamo la giornata in spiaggia a prendere la tintarella! Tariffa soddisfatti o abbronzati! -

     - Mare! Mare! Mare! Mare! - strepitava la piccola ape, emozionata all’idea.

     - Quel posto è parecchio lontano da qui! - disse Espio, pensieroso - Dovremmo viaggiare di notte per arrivare lì a mattina inoltrata! -

     - Ho già fatto il pieno all’auto! - spiegò Vector - E ho anche caricato tutto il necessario! Se siete pronti, truppa, possiamo levare le tende già da adesso! -

     - Io non ci vengo! - sentenziò Mighty, spezzando l’entusiasmo generale.

     Tutti si voltarono verso di lui, guardandolo come fosse un alieno appena spuntato dalle viscere della terra.

     - Cos’è questo atteggiamento da guastafeste? La squadra deve rimanere unita! O vanno tutti o non ci va nessuno! -

     - No, sul serio, Vector! Ho altre… ehm… questioni importanti di cui occuparmi! Voi andate pure, io resterò… ehm… di guardia all’ufficio! -

     L’aria di scusa era fin troppo evidente perché gli altri Chaotix la bevessero, specialmente Espio, sempre più sospettoso nei suoi confronti. Vector, tuttavia, non intendeva demordere e, con la sua solita aria bonacciona, prese l’armadillo per il braccio e tentò di trascinarlo verso la porta.

     - Suvvia, non fare il difficile! Ci divertiremo un mondo a sguazzare nella giungla! -

     - Davvero, Vec! Non è proprio il caso! - insistette Mighty, opponendo una ferma resistenza.

     - In qualità di tuo datore di lavoro ti impongo di… -

     Il coccodrillo non riuscì a terminare la frase perché la manica della felpa che stava tirando si strappò di colpo, lasciando il braccio sinistro dell’armadillo scoperto. Un singolare tatuaggio era inciso sulla sua pelle: una doppia esse dorata disposta ad incastro. Mighty si affrettò a coprirlo con una mano, ma non fece in tempo ad evitare che gli altri lo vedessero.

     - Non sapevo che ti piacessero i tatuaggi a forma di danzatrice del ventre! - commentò il coccodrillo, incuriosito.

     - Danzatrice del ventre? - gli fece eco Charmy, con aria di superiorità - Non vedi che è la sagoma di un serpente coperto di mostarda? -

     - E’ una doppia esse, imbecilli! - intervenne Espio, brusco.

     - Non è niente, davvero! - disse Mighty, agitato, mentre si indaffarava ad annodare una vecchia bandana a copertura dello stemma - Ehm… comunque, mi hai convinto, Vector! Verrò con voi per… guardarvi le spalle! -

     - Questo è lo spirito giusto! - esclamò il rettile con un ampio sorriso - Sapevo che l’unione di questo gruppo è grossa come… come… -

     - Come il sedere di Vector! - completò Charmy.

     - Ehi! Questa è solo una mezza verità! -

     Finite le consuete schermaglie, i Chaotix al completo si avviarono verso la loro automobile, con Mighty che arrancava nella loro scia, tenuto sotto controllo dagli sguardi perplessi di Espio.

     - Non c’è perdono per i corrotti! - mormorò l’armadillo con un sospiro.


     Nel contempo in cui i quattro detective si stavano preparando per il viaggio, un inquietante trio osservava con attenzione i loro movimenti dal tetto dell’ufficio. Erano appostati lì sopra da parecchio, attendendo il momento opportuno per attaccare, ma quando il coccodrillo era uscito a ritirare una cassa di legno arrivata per posta, avevano deciso di rimandare. Proprio quando stavano per fare irruzione nell’abitazione per fare piazza pulita, le voci della loro discussione avevano raggiunto le loro orecchie.

     - Palmtree Panic? - aveva detto Levine, fingendo più interesse di quello che sentiva addosso - A quanto pare questi quattro pagliacci sanno qualcosa che a te è sfuggito! -

     Seth ricambiò il suo sguardo beffardo con un sorriso di sufficienza.

     - Il mio zaffiro non avrebbe mai potuto captare la presenza di un frammento che si trova a miglia di distanza da qui! -

     - Che cosa stiamo aspettando? - sibilò Getara, fremente - Entriamo e facciamoli a pezzi! -

     - Non così in fretta, coda a squame! - replicò lo sciacallo, con la sua tipica espressione calcolatrice balzatagli in volto - Forse questa è una delle classiche occasioni in cui si possono prendere due piccioni con una sola fava! -

     - Di cosa vai blaterando? Siamo venuti fin qui per riprenderci il tuo stupido sasso e adesso vuoi gettare la spugna? -

     - Come al solito tu non hai uno straccio di logica strategica! Non hai sentito quello di cui stavano parlando? -

     - Hanno individuato un altro frammento nel cuore della giungla! - intervenne Levine in una spiegazione priva di espressività.

     - E se li pedinassimo potremmo impossessarci sia di questo che di quello che ci hanno sottratto! - completò Seth.

     - Sarà! - disse Getara, poco convinto - Ma rimango del parere che avremmo fatto meglio a radere al suolo questo posto! -

     - Non preoccuparti, lucertolone! - riprese Seth, osservando l’automobile che si allontanava - Possiamo arrivare a destinazione più velocemente di loro! E una volta lì potrai avere il tuo spargimento di sangue! -


     Quella stessa notte, ad ora molto tarda, tutto taceva nella Techno Base del dottor Eggman. I sistemi d’allarme erano impostati in modo che monitorassero l’edificio silenziosamente, tutti i robot che gestivano il funzionamento della base erano in modalità standby e il dottore in persona dormiva della grossa nella sua stanza, immerso pacificamente nei suoi sogni di gloria e di conquista. Un’unica ombra furtiva non stava riposando per recuperare le energie, preferendo piuttosto attuare un piano a lungo progettato.

     Da una delle sale di assemblaggio degli automi, provenivano dei bagliori intermittenti e uno strano ronzio, smorzati dalle spesse doppie porte in metallo, prudentemente tenute socchiuse. Tra la confusione e il disordine di mille attrezzi, parti meccaniche e robot incompleti, Metal Sonic era sdraiato su di una rudimentale barella in acciaio. Non appena premette un pulsante su un piccolo telecomando, la lettiga cominciò a scorrere sulle piccole ruote di cui era fornita, trascinando Metal all’interno di un macchinario cavo dalla forma cilindrica. Una volta dentro, dei laser verdi scannerizzarono con cura tutto il suo corpo, trasmettendo uno schema completo dei suoi sistemi interni al piccolo terminale nell’angolo, collegato al macchinario.

     - Interessante! - commentò, dopo essere uscito dallo scanner e aver visionato le radiografie - Hai fatto le cose per bene questa volta, doc! Purtroppo per te la tua boccaccia ha deciso di tradirti! -

     Armeggiando con i comandi del computer, ingrandì una piccola zona della struttura del suo petto, scrutando per bene i componenti del reticolo luminoso alla ricerca di qualcosa. Dopo qualche secondo, puntò il dito sullo schermo, picchiettandoci sopra per un paio di volte.

     - Ti ho trovato! - mormorò con un brivido di eccitazione nella voce.

     Si guardò intorno e sparpagliò gli attrezzi sui tavoli da lavoro alla ricerca di qualcosa. Finalmente notò una piccola penna priva di punta che sembrò fare al caso suo. Puntò un’estremità verso il proprio petto e premette l’interruttore. Un fascio di energia ad alta concentrazione sgorgò all’improvviso, lambendo la superficie metallica del torace di Metal e rendendola incandescente. Utilizzò il laser per tagliare una piccola porzione della sua armatura e poi infilò le dita nell’apertura per frugare tra i suoi meccanismi interni. Riconobbe dalla forma un piccolo chip luccicante e, senza esitazione, lo strappò via, tranciando di netto i cavetti che lo tenevano legato.

     - Le trasmissioni riprenderanno il più tardi possibile, dottor Eggman! - ringhiò Metal frantumando il dispositivo nel palmo della sua mano.

     Terminata l’operazione, il robot si prese qualche minuto per assaporare il gusto della libertà riconquistata. Distrutto il meccanismo che lo costringeva nel pugno di Eggman, era finalmente libero di fare ciò che voleva, senza l’inquietante prospettiva di essere carbonizzato da una scarica elettrica in caso di errore. Deciso a non indugiare oltre, prese la sacca da viaggio che aveva portato con sé e cominciò a riempirla con tutti gli attrezzi e i componenti che trovava in giro e che riteneva potessero essergli utili. La frettolosa raccolta cessò di colpo quando sentì un lieve rumore alle sue spalle, come se ci fosse qualcuno sulla soglia della porta. Con il cuore in gola, Metal Sonic si voltò di scatto.

     Shadow the hedgehog era appoggiato allo stipite dell’entrata e lo guardava con espressione interessata.

     - Non badare a me! - disse con un sorriso quando il robot si accorse della sua presenza.

     - Cosa diavolo ci fai qui? - sbraitò Metal, sentendo il suo piano come in pericolo.

     - Potrei dirti che sono sonnambulo oppure che ho sentito dei rumori provenire da qua dentro, ma la cosa non ha importanza! La vera domanda importante è cosa ci fai tu qui! -

     - Non ho da farti rapporto quando decido di fare la manutenzione del mio corpo! - ribatté l’automa, sperando di risultare convincente - E ora levati dai piedi! -

     - Manutenzione? Sembra più che ti stia preparando per fuggire! -

     - E anche se così fosse? Cosa faresti al riguardo? -

     Shadow si divertì per una manciata di secondi a tenerlo sulle spine prima di avanzare la sua risposta.

     - Assolutamente niente! -

     Metal Sonic rimase non poco sorpreso dall’affermazione.

     - Non intendi avvertire Eggman? -

     - E perché mai dovrei? Sono solo un suo alleato, non un suo seguace! Quindi tutto quello che accade qui dentro non mi riguarda affatto! -

     Il robot non replicò immediatamente, quasi come se stesse riflettendo bene se credere al riccio nero oppure no.

     - Quindi mi lascerai andare via come se nulla fosse? -

     - A meno che tu non decida di attaccarmi, non alzerò un dito per fermarti! - confermò Shadow, in tono piatto.

     - Suppongo allora di essere fortunato a contare sul tuo silenzio! - disse Metal, convinto al punto da tale da riprendere a riempire la sacca - Chi l’avrebbe mai detto? Aiutato nella fuga dal sosia del mio odiato rivale! -

     - Abbiamo una qualche affinità, in fondo! Siamo legati in un certo modo al riccio blu di cui portiamo o il nome o l’aspetto! Nonostante questo, ricordi cosa mi hai detto nel deserto? La nostra differenza sta nel fatto che tu hai uno scopo da raggiungere, io no! Se non dirò nulla ad Eggman della tua fuga è anche perché rispetto questa diversità e non posso impedirti di conseguire il tuo obiettivo, così come le tue parole non hanno impedito a me di concentrarmi per trovarmene uno! Tutti noi abbiamo uno scopo e finché il tuo non intralcerà il mio, neanche io intralcerò te! -

     Metal Sonic non se ne rendeva conto, ma quel discorso aveva appena firmato una sorta di armistizio tra di loro, mettendo a tacere l’ostilità che li aveva animati in modo da permettere una reciproca convivenza neutrale. Era come un patto d’onore tra due cavalieri, scontratisi in battaglia ma decisi ad andare avanti per il loro cammino, indipendentemente dall’altro.

     - Se fossi in te non mi fiderei di Eggman! - disse Metal, nel primo consiglio disinteressato che aveva mai dato - Non ci sono garanzie che quella pietra possa davvero riportare qui la tua amica! -

     - Lo so! - acconsentì Shadow - Ma ci devo provare! -

     Silenzio.

      - Non confidare troppo che sarà facile sbarazzarsi di Sonic! Quel porcospino ha la pelle più dura di quanto possa sembrare! -

     - Lo so! - disse a sua volta Metal - Ma ci devo provare! -

     Con queste ultime parole, Shadow rivolse un piccolo cenno di saluto a Metal Sonic prima di abbandonare la stanza e allontanarsi a passi lenti. Il riccio robotico rimase per qualche minuto a rimuginare sul dialogo appena avuto, poi si caricò in spalla lo zaino e si preparò ad andare via.

     La sua attenzione fu d’un tratto catturata da un robot spento e sdraiato senza vita su uno dei tavoli in acciaio, coperto solo da un telo. Per qualche strana ragione fu portato ad avvicinarsi per vedere di chi si trattava. Lo scoprì senza esitare e si trovò di fronte al corpo inanimato di Metal Knuckles. I suoi occhi verdi lo fissavano e lui fissava i suoi…


     La mattinata seguente, nel cuore di una giungla situata in un angolo remoto di Mobius, un nuovo atto della fatidica rincorsa ai frammenti dell’oscura Gemma stava per avere inizio. Dopo un lungo viaggio durato un giorno intero, il biplano blu e i suoi tre ospitanti si ritrovarono stagliarsi all’orizzonte l’ampia distesa di verde tropicale verso la quale erano diretti. Sorvolare un simile spettacolo della natura fu qualcosa di strabiliante per quel trio improvvisato, dato che nessuno di loro aveva mai avuto modo di visitare altri luoghi oltre ai dintorni di quello di nascita. Lo scenario era così maestoso e affascinante che per poco Tails non si dimenticava di mantenere i comandi del Tornado, troppo impegnato a guardare di sotto. Knuckles e Tikal, invece, avvertivano ancora più di lui il richiamo di quella foresta incontaminata, così simile all’habitat in cui la loro specie aveva vissuto nel periodo della loro gloria. Il loro istinto gli diceva che le loro radici e il loro passato risiedeva in qualche modo tra i fitti rami di quegli alberi e tra i freschi torrenti che li attraversavano.

     - Tenetevi forte! - avvertì Tails, manovrando con mano salda - Si comincia a scendere! -

     Il biplano virò bruscamente il senso di marcia e cominciò a dirigersi verso il basso. Il pilota scrutò con attenzione il suolo che si avvicinava sempre di più, alla ricerca di un punto sgombro da vegetazione per atterrare più agevolmente. Individuò un’ampia nicchia di terra battuta sulle rive di un piccolo laghetto dall’acqua limpida. Con perfetta maestria, portò il velivolo a pochi centimetri da terra, toccandola con le ruote nel punto preciso in cui la zona cominciava ad essere sgombra da alberi, per poi rallentare gradatamente e fermarsi a ridosso della riva.

     - Questo posto è fantastico! - commentò Tikal, non appena fu scesa dal Tornado.

     Guardandosi intorno, non vedeva altro che il verde dell’intricata vegetazione a perdita d’occhio. Gli alberi che popolavano quella giungla erano mostruosamente alti, dal tronco spesso e nodoso e dai rami così avviluppati da formare una strana ragnatela legnosa. A rendere il quadro ancora più colorato, c’erano le sfumature accese dei frutti che facevano capolino tra le foglie e i fiori vivaci che tappezzavano l’erbetta. L’intera zona emanava un fresco profumo di pioggia, misto all’inconfondibile aroma della terra. Il melodioso cinguettio degli uccelli che svolazzavano tra le fronde e lo scrosciare dell’acqua che scorreva giù da un’umida parete rocciosa fino al laghetto, trasmettevano un senso di pace e tranquillità.

     - E’ davvero un paradiso! - concordò Knuckles, riempiendosi i polmoni di quell’aria pura - Mi chiedo perché lo chiamino Palmtree Panic! -

     - E’ una vecchia storia! - spiegò Tails, mentre scaricava le provviste dalla stiva dell’aereo - Si dice che in questa giungla ci sia un gruppo di feroci cannibali che rapiscano tutti quelli che hanno la sventura di perdersi all’interno! -

     Le due echidna si voltarono di colpo, lanciando un’occhiata sgranata all’ignaro volpino.

     - E ce lo dici adesso? - disse Knuckles.

     - Potete stare tranquilli! - li rassicurò Tails - Si tratta solo di una diceria! Non c’è nulla di cui preoccuparsi! -

     - In ogni caso, se ti viene mangiata una coda, non dire che non ne sapevi nulla! -

     - Gli resta sempre una di riserva, almeno! - intervenne Tikal, sorridendo.

     Dopo che ebbero sistemato l’attrezzatura, si disposero in circolo per organizzarsi su come procedere nella ricerca. La stanchezza per il lungo viaggio, seppur intervallato da frequenti soste, era completamente stata dissipata dalla fremente eccitazione al pensiero della missione in procinto di iniziare.

     - Non sarà facile trovare un pezzo di pietra minuscolo in un posto come questo! - esclamò Knuckles, con aria pensosa.

     - Anche con il segnalatore ci vorrà un bel po’! - replicò Tikal - Potremmo dover restare a lungo in questa giungla! -

     - Forse anche più del previsto! - confermò Tails, preoccupato - C’è qualcosa che non va con il radar! -

     Armeggiò con i comandi del trasmettitore da polso per qualche secondo, ma ad ogni tasto pigiato il suo umore non sembrò migliorare. L’apparecchio emetteva degli strani suoni raspanti e nulla di ciò che il volpino tentava di fare riusciva a metterlo a posto.

     - E’ come se ci fossero delle interferenze, ma non capisco da dove possano provenire! Siamo nel mezzo della foresta, non dovrebbe esserci nessuna apparecchiatura elettronica! -

     - In poche parole siamo fritti! - concluse l’echidna rossa.

     - Credo che possiamo solo affidarci al tuo sesto senso, Knuckles! - propose Tikal in tono grave.

     - Dovremmo setacciare questa foresta palmo a palmo, ma sempre meglio di niente! In qualche modo ne verremo a capo! -

     - Spero solo che questo non sia un espediente di Eggman per bloccare le nostre ricerche! - disse Tails - Potrebbe già essere qui e aver architettato un sistema per intercettarci! -

     Ci fu un momento di silenzio, in cui tutti e tre si ritrovarono immersi nei propri pensieri, cercando di escogitare un modo efficace per raggiungere in fretta il loro obiettivo. Knuckles si guardò intorno e notò che lo sperone di roccia dal quale pioveva il ruscello che riforniva di acqua il laghetto era considerevolmente alto.

     - Proverò ad arrampicarmi lassù! - esclamò Knuckles - Forse dall’alto si riesce a vedere qualcosa che ci possa aiutare! La presenza di qualcuno o almeno se c’è un punto verso cui possiamo camminare! -

     L’echidna rossa si avvicinò alla piccola montagna e perforò la pietra con i chiodi dei guanti in modo da cominciare a scalarla. La roccia era fredda e umida, ma grazie al suo particolare sistema di scalata non correva il rischio di scivolare. Si arrampicava sempre più in alto, con la piccola cascata che gli scorreva accanto, godendosi la sensazione degli zampilli di acqua che gli bagnavano il viso. Guardò ancora più in alto e si rese conto che il picco era ancora più elevato di quanto non si potesse scorgere da terra. Nonostante il forte rumore dell’acqua che scorreva gli rimbombasse nelle orecchie, riusciva a captare una flebile voce provenire dalla cima. Era un suono ritmico e melodico, come se qualcuno stesse cantando. Incuriosito e perplesso dall’apparente presenza di altre persone, aumentò il ritmo di scalata e, una volta arrivato a destinazione, si rese conto che c’era un altro piccolo lago in un bacino scavato naturalmente nella roccia. Anche questo era riempito da una piccola cascata che cadeva da un picco ancora più sopraelevato di quello che aveva appena scalato. Una leggera nebbiolina aleggiava attorno alla pozza a causa della bassa temperatura che condensava le goccioline in vapore.

     Ciò che, tuttavia, attirò l’attenzione di Knuckles fu la fonte della voce che stava sentendo. C’era una ragazza immersa nell’acqua del laghetto, senza ombra di dubbio intenta a farsi un bagno. I suoi vestiti e uno zaino da viaggio erano appoggiati sulla roccia al margine della pozza, ma anche senza guardarli avrebbe saputo riconoscere quella sagoma. Diventato improvvisamente paonazzo, l’echidna fece un passo indietro, sperando di non essere scoperto, ma un movimento brusco del piede fece rotolare dei detriti giù per il pendio. Rouge si voltò e incrociò lo sguardo di un imbarazzatissimo Knuckles. Ci fu un attimo di silenzio, poi il pipistrello lanciò un urlo acuto amplificato notevolmente dall’eco. Per lo spavento e la vergogna, Knuckles mise un altro piede in fallo e precipitò all’indietro. Puntando un pugno sulla roccia, si arpionò saldamente per fermare la caduta e scosse forte la testa come se cercasse di cacciare via l’immagine stampata nei suoi occhi. Era l’ultima cosa che si aspettava di trovare là sopra e, sebbene una parte di lui ne fosse incredibilmente irritata e indispettita, un’altra ancora ne era in qualche modo contenta. Avrebbe solo desiderato non rincontrarla in quelle circostanze così intime e private, anche se doveva ammettere che in fondo non gli dispiaceva affatto. Fece capolino oltre il ciglio del picco, per vedere se c’era via libera per risalire. Rouge si era rivestita in fretta e furia, e nei suoi occhi brillava una furia omicida. L’echidna risalì, ancora sentendosi avvampare, e si preparò ad affrontare il peggio. Ricevette un calcio in pieno volto e finì lungo e disteso a terra.

     - Razza di maniaco! - sbraitò la ragazza con ferocia - Non potevi fare a meno di seguirmi fin qui per dare una sbirciata? -

     - Io non ti ho affatto seguito! - si giustificò Knuckles, alzando il tono a sua volta - Sono capitato qui per caso! Tu piuttosto cosa ci fai qui! -

     - Faccio un bagno, come la tua mente perversa si è già immaginata! -

     - Volevo dire cosa ci fai in questa giungla! -

     - Una ragazza non può fermarsi per un bagno se svolazza da queste parti? -

     - Svolazzi dall’altra parte del mondo con uno zaino da viaggio? A chi vuoi darla a bere? -

     - Da quando in qua tu sei l’intelligentone della situazione? -

     - “Faccio un favore a me stessa e agli altri”! Sì, come no! Sapevo che c’era qualcosa di losco! -

     - Non so di cosa tu stia parlando! -

     - Stai cercando anche tu i frammenti della Gemma, ammettilo! -

     - Non sono tenuta a risponderti! - replicò Rouge, distogliendo lo sguardo colpevole con la scusa di chinarsi per prendere il suo zaino e metterselo in spalla - E ora, se non ti dispiace, gradirei mettere quanta più distanza possibile da te! -

     - Non finché non mi avrai dato una spiegazione! - sbottò Knuckles, afferrandola per un braccio.

     La ragazza provò a liberarsi, strattonando forte, ma la resistenza dell’echidna era molto più solida. Nella foga della schermaglia, ci misero entrambi troppa forza, tanto da perdere l’equilibrio e cadere inesorabilmente dalla guglia. Prima che potessero realizzare quello che era successo, finirono con un forte tonfo nel laghetto, inzuppandosi da capo a piedi.

     - Che stai cercando di fare, brutto cafone? - chiese Rouge, incollerita, uscendo dall’acqua e annaspando priva di respiro - Mi vuoi per caso uccidere? -

     - Ma di che diavolo parli? - rispose Knuckles, dopo un forte colpo di tosse - Sei tu che mi hai spinto di sotto! -

     - Sì, nei tuoi sogni! Spera per te che l’acqua non abbia rovinato il mio radar! -

     Rouge aprì in fretta e furia lo zaino e ne estrasse il segnalatore che Drake aveva sottratto a Shadow, scuotendolo come se volesse sentirlo tintinnare.

     - Allora è vero che stai cercando i frammenti! Ci avrei giurato che era tutta una farsa la tua! Stai di nuovo lavorando per Eggman! -

     - Se fosse davvero così, perché mai avrei dovuto dirti del suo piano, genio? -

     - E che ne so! Qui sei tu la mente criminale, non io! -

     - E perché diamine questo coso non funziona più? -

     L’apparecchio emetteva strani suoni raspanti ed intermittenti, esattamente come quello di Tails poco prima.

     - Anche il tuo giocattolo ha delle interferenze! - constatò Knuckles, aggrottando la fronte sospettoso.

     All’improvviso si ricordò di Tails e Tikal e alzò lo sguardo verso il Tornado nella speranza di individuarli, solo che non c’era più anima viva in quella zona della giungla. Corse verso il biplano e provò a chiamare i due compagni un paio di volte, ma la sola risposta che ottenne fu un agonizzante silenzio. Non si udiva neanche più il cinguettare allegro degli uccelli. Uno scenario paradisiaco si era all’improvviso trasformato in un’atmosfera colma di tensione.

     - Dove diamine sono finiti? - mormorò preoccupato.

     - Così ti sei portato i tuoi amichetti! - disse Rouge, nascondendo il malcontento per l’imprevisto - Non siete un po’ troppo grandi per giocare alla caccia al tesoro? -

     Knuckles diede scarso peso all’affermazione e preferì chinarsi sul terriccio per osservare le impronte attorno al Tornado. Alcune le riconosceva come proprie, altre erano senza dubbio di Tails e Tikal ma ce n’erano delle altre ancora che non avrebbe saputo identificare.

     - I cannibali! - sentenziò alla fine, parlando ancora prima di pensarci.

     - Cosa hai detto? -

     - Sono stati presi dai cannibali, ne sono certo! -

     - Cannibali? - ripeté Rouge, con una risatina nervosa - Non esistono i cannibali! Sei il solito credulone, Knucky! -

     - Pensala come vuoi, ma queste impronte non sono apparse dal nulla! Non siamo soli in questa giungla maledetta! -

     - Certo, stai solo cercando di spaventarmi per farmi andare via! - incalzò la ragazza, raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva - Non sarà tanto facile, ti avverto! -

     - Fai come vuoi! Io vado a cercarli! Cavatela da sola! -

     Deciso e impavido, Knuckles si diresse verso l’intricata vegetazione, lasciandosi Rouge alle spalle. Il pipistrello ci pensò un attimo, soppesò le parole dell’echidna e quando le sembrò di udire un debole fruscio dalle fronde alle sue spalle, si decise a seguirlo.

     - Ehi! Come puoi lasciare una ragazza da sola nella giungla? Aspettami! -


     - Niente da fare! Questo aggeggio non ne vuole sapere di funzionare! -

     L’arrivo nella giungla della squadra dei Chaotix non era stato decisamente dei migliori. La loro automobile non era stata fatta per penetrare attraverso la fitta vegetazione locale, senza contare il fatto che si era ritrovata più di una volta immersa in pantani fangosi. Contavano di poter spostarsi rapidamente grazie al veicolo ma non avevano considerato il fatto che le palme e i baobab che tappezzavano quell’area tropicale costituivano una vera e propria muraglia. Il viaggio era stato abbastanza lungo da far calare su tutti loro una certa stanchezza e un sentito malumore di cui il responsabile era probabilmente Mighty. L’armadillo era rimasto taciturno e pensieroso per tutta la notte, oltre a non aver chiuso per niente occhio, troppo impegnato a guardare il paesaggio scorrere al di là del finestrino. La sua immagine era costantemente tenuta d’occhio da Espio nello specchietto retrovisore, anch’egli intento a rimuginare silenziosamente. Nessuno aveva parlato molto, lasciando spazio al ronzio del respiro di Charmy, beatamente addormentato, e ai commenti eccitati di Vector sulla sua stessa guida. Insieme alla tensione accumulata, ad aggravare la situazione c’erano stati gli incidenti di percorso con la macchina e l’ultimo inconveniente presentatosi: il rilevatore mandato loro dall’ignoto cliente aveva smesso di indicare la posizione del segnale. Per quanto Espio lo scuotesse, qualcosa gli impediva di funzionare.

     - Non ci capisco molto, ma dal rumore che fa sembra che ci siano delle interferenze, o qualcosa del genere! -

     - Interferenze hai detto? Non vorrei che… - domandò un preoccupato Mighty prima di interrompersi all’improvviso.

     - Non vorresti che cosa? - incalzò Espio, ansioso di saperne di più.

     - Non importa! - replicò l’armadillo, evasivo - Pensiamo piuttosto ad un modo per trovare in fretta quel sasso e toglierci di torno! -

     - State tranquilli! - li rassicurò Vector - Basterà usare il mio leggendario fiuto da detective! -

     - Comincia ad annusare questo! - gli suggerì Charmy infilandogli un fiore dai petali viola nel naso.

     Il coccodrillo diede un’annusata veloce e subito gli occhi gli si riempirono di lacrime. Gonfiò il possente torace e fece uno starnuto gigantesco che rimbombò tanto forte da farlo finire con le gambe all’aria. La piccola ape si stava spanciando dal ridere per lo scherzo appena giocato.

     - Piccolo delinquente a strisce! - ringhiò Vector - Questa me la paghi! -

     Espio e Mighty, come al solito, diedero scarso peso alla baruffa, preferendo piuttosto scambiarsi a vicenda delle occhiate sospettose.

     - Come mai così ansioso di andare via? - chiese il camaleonte, sforzandosi di rendere il suo tono casuale.

     - Oh… bé, prima finiamo e più evitiamo di fare brutti incontri come l’ultima volta, no? -

     - Siamo sicuri che i brutti incontri che hai in mente tu siano gli stessi di Hot Crater? -

     - Non capisco cosa vuoi dire! -

     - E’ ora di vuotare il sacco, Mighty! Tu non me la conti giusta! So che c’è qualcosa che non ci vuoi dire riguardo alla tua improvvisa decisione di unirti all’agenzia! Se vuoi che ci fidiamo di te, devi essere sincero! Ho già visto quel tatuaggio che hai addosso e ti posso assicurare che non mi ispira alcuna fiducia! -

     L’armadillo non seppe cosa rispondere sulle prime. Si limitò ad abbassare lo sguardo e a stringere i pugni, combattuto tra il raccontare le vicende del suo passato o persistere nel mentire ai compagni con cui stava lavorando. La fatica di decidere gli fu risparmiata, all’improvviso, da un urlo acuto che echeggiava alle sue spalle. Immediatamente, i quattro si fecero guardinghi e rizzarono le orecchie, per captare in quel labirinto verde la precisa posizione del richiamo. Tuttavia, Mighty non perse tempo e si fiondò tra le fronde, correndo a più non posso. Gli altri tre Chaotix gli furono subito alle calcagna, superando le piante nodose e le radici sporgenti che trovavano sul percorso.

     C’era un gruppo di individui che si intravedeva tra la vegetazione poco più avanti e dalla foga con cui si muovevano sembrava stessero lottando. Due dingo e due coyote avevano bloccato per terra una ragazza e tentavano di tenerla immobile sebbene questa si dimenasse e strillasse come un’ossessa. Avevano un’aria minacciosa ed indossavano tutti e quattro la stessa divisa nera e argentata sulla quale era visibile il simbolo della doppia esse dorata. Mighty si fermò di colpo di fronte a quello spettacolo e rimase come paralizzato dall’orrore.

     - Una donzella in difficoltà! - esclamò Vector in tono epico - Questo sembra proprio un lavoro per… Capitan Vector! -

     Il coccodrillo spuntò come un missile dalle fronde e caricò i quattro canidi con tutta la forza del suo corpo. I rimanenti Chaotix lo seguirono a ruota, quasi come se aspettassero il segnale per attaccare. Il quartetto fu preso alla sprovvista, tant’è che vennero quasi subito messi al tappeto dai pugni poderosi di Vector e dalle arti marziali di Espio. Non ci impiegarono più di un minuto per mettere in fuga gli assalitori che, senza dire nulla, si tuffarono tra gli alberi e se la diedero a gambe.

     - Ottimo lavoro, miei prodi! - disse il coccodrillo, soddisfatto dell’esito dello scontro.

     La ragazza aggredita si rimise in piedi faticosamente, rifiutando con un gesto imperioso della mano l’aiuto dei suoi soccorritori. Era una bella femmina di giaguaro, dai penetranti occhi color ambra e dalle lunghe ciglia nere. Il suo muso felino era incurvato in un’espressione allo stesso tempo autoritaria e affascinante, come se trasmettesse un senso di calore e di dolcezza mitigato però da un’aria seria e combattiva. Una cascata di capelli neri le ricadeva lungo il volto, molti dei quali annodati in treccine che si intonavano con le macchie nere del suo manto. Indossava dei pantaloni di velluto sporchi di terra, una maglietta bianca abbastanza scollata da far intravedere il seno e una giacchetta viola più larga di una misura. I Chaotix non poterono fare a meno di essere abbagliati dal fascino così spontaneo e naturale, tutti ad eccezione di Mighty che le rivolse un timido sorriso.

     - Ciao, Sierra! - le disse con voce priva di entusiasmo.

     - Conosci questa ragazza? - intervenne Vector, sbalordito - E non me l’hai mai presentata? -

     - Non credevo saresti tornato! - rispose lei, ignorando l’interruzione.

     Aveva una voce molto calda e chiara.

     - Non avrei voluto, ma alcune circostanze mi hanno portato di nuovo da queste parti! E’ stata una fortuna trovarci nel momento giusto per aiutarti! -

     - Suppongo di dovervi ringraziare… solo per questa volta! -

     Sierra sembrò non avere altro da aggiungere. Si voltò e cominciò ad allontanarsi senza neanche un cenno di saluto.

     - Aspetta! - la fermò Mighty - E’ tutto quello che hai da dire? -

     - Non abbiamo proprio niente da dirci io e te, a meno che tu non abbia altro da confessarmi! -

     - La faccenda è seria, Sierra! Gli Esecutori hanno ripreso a darti la caccia e ti hanno trovato anche qui! -

     - E’ per questo che sto andando a cercare il loro avamposto per mettere fine a questa storia! -

     - Sei ammattita? - esclamò l’armadillo prendendola per le spalle - Non puoi reggere da sola contro tutti loro! -

     - E l’alternativa quale sarebbe? Spendere il resto della mia vita a scappare? -

     - Non ti ho insegnato proprio niente? Vivi oggi, combatti domani! -

     - Tutto quello che ho imparato da te è che non ci si deve fidare neanche della persona più cara! E poi sono stanca di aspettare un domani vivendo nella paura di essere catturata! -

     Con un forte spintone, il giaguaro spostò Mighty dalla sua strada e continuò a procedere senza voltarsi indietro. Quelle parole dovevano aver ferito l’armadillo più di quanto sembrasse in apparenza perché rimase per un attimo impalato, senza cercare di insistere oltre, guardando verso il basso con occhi sconsolati.

     - Bel caratterino! - commentò Vector quando la ragazza era ormai lontana - Chi è quella tipa? -

     - Credo che Mighty ci debba molte spiegazioni a questo punto! - intervenne Espio, sempre meno indulgente.

     Messo ormai alle strette, Mighty si rassegnò a dover raccontare la sua storia e, con un profondo sospiro, si voltò verso i suoi colleghi e cercò le parole giuste per cominciare.

     - Avete ragione, ragazzi! Mi dispiace non avervene parlato prima, ma non è stato per niente facile per me! La storia è lunga e non saprei da dove cominciare! -

     - Cosa ne dici di iniziare spiegandoci perché hai tatuato lo stemma degli Steel Scorpion? - suggerì Espio.

     - Steel che? - ripeté Charmy con voce stridula.

     - Steel Scorpion! Sono un’organizzazione criminale che spadroneggia in questa zona del pianeta! Ricordavo di aver già visto quel simbolo prima d’ora, ma fino a poco fa non riuscivo a ricondurlo a loro! -

     - Quelli che avete visto attaccare Sierra sono gli Esecutori! - spiegò Mighty in tono inespressivo - Sono gli scagnozzi che si occupano dei lavori più sporchi per il leader dell’organizzazione! Tempo fa ne facevo parte anch’io! -

     La rivelazione fu accolta con un silenzio sbigottito. Era difficile per loro credere che qualcuno come Mighty, dall’indole mansueta e retta, avesse militato tra le fila di una gang di criminali.

     - I nostri incarichi consistevano principalmente nel fare gli emissari del nostro capo! Minacciare quelli che non volevano cedere al suo potere, pareggiare i conti con chi ci faceva qualche torto, compiere atti vandalici per spaventare chi ci si opponeva! Era parecchio divertente, mi faceva sentire potente oltre ogni aspettativa e in più si veniva pagati bene! Chi lavora per gli Steel Scorpion non viene mai schiavizzato o maltrattato, al contrario, gode di privilegi che la gente comune non si sogna neanche! Tutto questo era molto allettante per me perché era un modo per vivere alla grande e mettere in pratica la mia forza! -

     Mighty deglutì, segno che stava per arrivare alla parte più difficile da raccontare.

     - Un giorno ci venne affidato l’incarico di riportare tra i ranghi due membri dell’organizzazione fuggiti tempo addietro e ancora latitanti! Io e altri due Esecutori dovevamo costringerli a tornare ad ogni costo e con tutti i mezzi che ritenevamo più opportuni! Raggiungemmo la loro abitazione, ma i due non volevano saperne di ritornare! La lotta era inevitabile… dovevamo riportarli vivi dal boss ma, durante lo scontro, una trave della casa venne distrutta e il tetto crollò su di loro! Morirono entrambi sul colpo… e noi rimanemmo a guardare con orrore quello che avevamo fatto! I miei due compagni se la diedero subito a gambe, perché sapevano che era essenziale riportarli vivi all’organizzazione e se c’è una cosa che lì puniscono severamente è il fallimento! Io rimasi lì… non riuscivo a muovermi! L’idea di aver ucciso quei due mi stava tormentando! Fino a quel momento avevo preso la vita del criminale come un gioco e niente di più, ma di fronte alla terribile realtà mi sentii gelare il sangue nelle vene! -

     L’armadillo prese un respiro profondo e proseguì.

     - In quel momento sentii un rumore leggero provenire da sotto al pavimento! C’era una botola nell’angolo e quando la aprii mi ritrovai di fronte ad una ragazzina spaventata! Era Sierra, poco più di una bimbetta allora, e io avevo appena ucciso i suoi genitori! E’ stato quando ho guardato per la prima volta nei suoi occhi terrorizzati che la mia vita è cambiata! Il peso di quello che avevo fatto era crollato interamente su di me e mi stava soffocando! Una piccola era stata privata della sua famiglia a causa mia e questo pensiero mi lacerava lo stomaco! Decisi di prendermene cura e di crescerla lontano da qui, sperando che in questo modo avrei espiato le mie colpe! Quando ci siamo incontrati sull’isola sommersa e abbiamo combattuto al fianco di Knuckles ho rifiutato la proposta di Vector di entrare a far parte dell’agenzia per questo motivo(2)! Dovevo prendermi cura di Sierra con tutto me stesso, era un mio dovere! Le ho insegnato tutto quello che del mondo ho imparato nei miei viaggi! Ha sempre avuto una sete di conoscenza quasi infinita! Man mano che cresceva però ci sono stati sempre più problemi! Gli Esecutori hanno cominciato a darci la caccia ininterrottamente, tanto che abbiamo dovuto fuggire tante volte per sottrarci a loro! Non ho mai capito cosa volessero da noi, tutto quello che mi interessava era proteggere la ragazza! Ho dovuto insegnarle a combattere e a difendersi da sola, nel caso in cui non avessi potuto essere al suo fianco in caso di pericolo! Solo che crescendo è diventata ansiosa di scoprire le sue origini, che ne era stato della sua famiglia! Cosa potevo dirle? Non potevo fare altro che riempirle la testa di menzogne, anche se questo non bastava a placare la sua curiosità! -

     Mighty si guardò intorno, contemplando lo scenario naturale che lo circondava.

     - Palmtree Panic ci ha offerto rifugio per tanto tempo! Tra questo labirinto di alberi siamo stati al sicuro dalle grinfie degli Steel Scorpion, ma io non potevo più nasconderle la verità! Due settimane fa ho deciso di raccontarle tutto quanto… ed è inutile dire che non l’ha presa per niente bene! Si è sentita tradita dalla persona più vicina che aveva e mi ha rinfacciato di essere un bugiardo e un vigliacco… e forse lo sono davvero! E’ andata via dicendomi delle parole che mi tormentano ancora nei miei sogni: “Non c’è perdono per i corrotti!”! Da quel momento in poi ho lasciato la giungla e non l’ho più rivista! Vagavo senza meta ripensando al passato e mi è venuta in mente l’avventura che abbiamo vissuto su quell’isola! Eravamo davvero un bel gruppo affiatato! Senza neanche pensarci, mi sono ritrovato a bussare alla vostra porta, cercando un posto in cui stare per un po’! Non avrei immaginato che mi sarei di nuovo trovato così bene in questa squadra dopo tutto quello che è successo! Avrei dovuto essere sincero con voi fin dall’inizio! Ma Sierra ha perfettamente ragione… mi sono comportato da codardo con lei come lo sono stato con voi! -

     Al termine della storia, nessuno dei tre Chaotix sembrava molto propenso a parlare per dire alcunché. Mighty non avrebbe saputo dire se la loro reazione era dovuta alla sorpresa, alla rabbia, all’indifferenza o a qualunque altra emozione che non riusciva a scorgere nei loro occhi. Fu Vector il primo a rompere il silenzio, in modo del tutto inaspettato.

     - Bene, allora alziamo i tacchi! - disse battendo le mani per incitarli.

     - Come? -

     Mighty non aveva afferrato.

     - La tua figliola è in pericolo, no? Quindi diamoci una mossa e andiamo a darle una mano! -

     - Pensavo che voi… -

     - Lo hai detto tu stesso! - intervenne Espio - Eravamo un gruppo affiatato e lo siamo tutt’ora! Ti aiuteremo ad aggiustare le cose! -

     - Che bello! - gioì Charmy - Andiamo a salvare la principessa! -

     L’armadillo rimase di sasso nel vedere come il gruppo non ci avesse pensato due volte a dargli il sostegno di cui aveva bisogno. Era una sensazione così rara per lui, che aveva vissuto nell’ombra della colpevolezza per molto tempo, che quasi si sentì le lacrime premere agli angoli degli occhi. Ringraziò mentalmente qualunque forza gli avesse permesso di incontrare quello scapestrato trio e sorrise come mai aveva fatto finora.

     - Grazie, ragazzi! -


     Dei forti rumori e un vociare concitato penetravano attraverso il fogliame. Tra una fessura e l’altra dell’intricato manto verde si intravedeva un gruppo di persone che andavano avanti e indietro, trasportavano carichi pesanti e parlavano tra di loro in fretta e furia. L’ampia area quadrata che si poteva scorgere faceva parte di un suolo molto antico, tappezzato di vecchie rovine, costruzioni in pietra usurata, piccole colonne ed altari votivi e stretti antri abbarbicati tra la roccia di un modesto rilievo montuoso. Faceva a pugni con l’aria di storia di cui era impregnato il luogo la presenza di quel numeroso gruppo. Aveva piantato un po’ ovunque delle tende nere con il logo di una doppia esse dorata bene in vista. Tre camion blindati erano parcheggiati in un angolo, mentre alcuni dingo erano intenti a scaricare dal loro retro casse dal contenuto sconosciuto. Altri stavano lavorando con una piccola gru e con un montacarichi, distribuendo la loro attrezzatura su tutta la superficie delle rovine. Ben evidente era un’alta costruzione in metallo nel centro, simile ai pozzi per la trivellazione del petrolio, ma molto più sottile, dotata di un pannello di controllo computerizzato e di una piccola antenna in cima. A sorvegliare le operazioni, con aria minacciosa, c’erano alcuni coyote che pattugliavano il perimetro, imbracciando quelli che avevano tutta l’aria di essere degli storditori elettrici.

     Knuckles era nascosto tra le fronde, ben attento a non farsi scoprire e occupato a studiare bene la situazione. Aguzzava lo sguardo nella speranza di scorgere Tails e Tikal, ma i rami dei cespugli gli ostruivano la visuale e non poteva farsi più avanti per timore di essere scoperto. Rouge apparve di soppiatto alle sue spalle, con il fiato corto mentre si premeva una mano sul cuore.

     - Mi volevi forse lasciare indietro? - chiese irritata - Sai che non posso correre veloce! -

     - Fai silenzio! - le intimò l’echidna bruscamente - Cerca di non dare nell’occhio! -

     La ragazza si chinò accanto a lui, assicurandosi di essere ben coperta dalle fronde. Il suo forte respiro e la sua massiccia presenza le trasmisero un senso di sicurezza.

     - Hai trovato i cannibali? - domandò ingenuamente.

     - Altro che cannibali! Dalle facce losche che hanno questi tipi direi che si tratta di criminali di basso rango! E sarei pronto a giurare che la fonte delle interferenze è quella specie di torre di metallo! -

     - E cosa ci trovano di tanto interessante da fare nella giungla? -

     - Esci allo scoperto e vai a chiederglielo! - ribatté Knuckles con un sogghigno - Forse saranno tanto gentili da offrirti anche un tè! -

     - Spiritoso! - commentò Rouge con una smorfia, per poi tornare di nuovo seria - Riesci a vedere i tuoi amici? -

     - Da questo punto non si vede un granché! Dovremmo spostarci! -

     L’echidna si guardò intorno e notò un piccolo passaggio che strisciava direttamente tra due grosse palme. Cautelandosi di fare il minimo rumore possibile, gattonò dietro ai cespugli nodosi e si appiattì sul terreno. Controllò che nessuno guardasse da quella parte e fece uno scatto in avanti che gli consentì di arrivare alle spalle dei grandi alberi. Rouge lo seguì quasi subito, infastidita dal dover strisciare sul terriccio umido.

     - Eccoli! Li vedo! - sussurrò Knuckles, non appena fece capolino oltre il largo tronco.

     Tails e Tikal erano legati ad un palo vicino ad una vecchia capanna, la loro espressione stanca e atterrita. Le funi erano così strette da impedire loro di flettere anche solo un braccio.

     - Non c’è modo di raggiungerli di soppiatto! - considerò ancora l’echidna - Sono più o meno una trentina questi farabutti e meno della metà sono armati! Non dovrebbe essere un problema buttarli giù! Io vedo di distrarli mentre tu li vai a liberare! -

     - Ehi! Vacci piano, dolcezza! - protestò Rouge - Dove sta scritto che dovrei aiutarti? Non ho proprio niente a che fare con tutta questa storia! -

     - E allora perché mi hai seguito fin qui? -

     - Ehm… non saprei! - ribatté la ragazza, colta in fallo - Per fare il tifo? -

     - Senti, fai quello che vuoi! Posso batterli tutti quanti anche da solo! -

     Knuckles tirò un profondo respiro e si preparò a balzare fuori dal nascondiglio per caricare gli avversari. All’ultimo secondo, Rouge gli posò una mano sulla spalla e lo bloccò. I loro sguardi si incrociarono e i loro volti avvamparono di un rossore immotivato. Era da molto tempo che non provavano più il contatto dei loro corpi.

     - E va bene! - disse in fretta il pipistrello, ritraendo la mano come se si fosse scottata - Ti coprirò le spalle! -

     Un debole sorriso si allargò sulle labbra di Knuckles, che annuì con un cenno convinto del capo. Contò mentalmente fino a tre e poi uscì allo scoperto. I pesanti passi in corsa dei suoi piedi risuonavano sul terriccio, catturando l’attenzione degli Esecutori lì vicino, ma prima che potessero rendersi conto di cosa stava accadendo, furono travolti dalla furia implacabile dell’echidna. L’attenzione di due guardie armate fu catturata dal frastuono e, non appena si accorsero dell’intruso, entrarono in azione brandendo gli storditori elettrici. Non fu un problema per Knuckles, che stese il primo di loro con un pugno e il secondo con un pezzo di roccia divelto dal suolo con i chiodi dei guanti. Ci volle solo qualche secondo perché l’impeto della lotta si diffondesse in tutto l’accampamento e quando fu dato l’allarme, tutti i sicari presenti nei dintorni corsero pericolosamente in direzione di Knuckles. Dall’alto piovve uno dei baci esplosivi di Rouge, grazie al quale i dingo e i coyote si dispersero prima che potessero circondare l’echidna. Ricevuto segno di andare a liberare gli ostaggi, la ragazza atterrò in fretta, stese due avversari con un paio di calci e raggiunse la capanna diroccata.

     - Rouge? Ma cosa… - disse Tails perplesso, vedendola arrivare.

     - A dopo le spiegazioni, zuccherino! - rispose lei, allungando le mani sulle corde.

     Prima che potesse scioglierle, però, sentì una morsa stringerle la gola e venne trascinata all’indietro con uno strattone. Il laccio di una frusta era annodato attorno al suo collo, stringendole la trachea tanto da mozzarle il respiro.

     - Ho sempre saputo di essere davvero mozzafiato! - commentò una voce familiare alle sue spalle.

     Rouge colse con la coda dell’occhio il sorriso soddisfatto di Levine, la quale stringeva la sua frusta con due mani, concentrata nel tenere imprigionata la sua rivale. Un ampio colpo del braccio e il pipistrello finì a terra con un forte tonfo, annaspando in cerca di aria.

     - Rouge! - esclamò Knuckles, dopo aver atterrato tre coyote con un solo colpo.

     Tentò di correre verso di lei ma una forte vibrazione lo colpì alla schiena e lo fece capitombolare sul terriccio. Getara apparve dietro di lui, con il palmo della mano ancora spalancato e un’espressione trionfante. Prima di poter fare qualunque mossa, una forza misteriosa paralizzò i muscoli di Rouge e Knuckles, costringendoli a rimanere immobilizzati al suolo. Il potere psichico di Seth era entrato in azione nel momento in cui lo sciacallo spuntò dal nulla per farsi beffe dei due.

     - Guarda chi si vede! - commentò con il solito tono strascicato - Era da un pezzo che non ci vedevamo! Vi siamo mancati? -

     - Allora ci siete voi dietro tutto questo! - disse Knuckles, digrignando i denti per lo sforzo di provare a mettersi in piedi.

     - Non del tutto! Noi abbiamo solo un piccolo ruolo in questo gruppo! Come dire, una comunione di interessi! -

     - Lieta di rivederti, Rouge! - salutò Levine agitando la mano in tono di scherno - Ero molto ansiosa di rincontrarti, mia cara, per riprendere da dove avevamo lasciato! -

     - Vorrei poter dire altrettanto! - ribatté il pipistrello - Cosa state architettando questa volta? -

     - Più o meno quello che frulla anche nelle vostre fragili testoline! - intervenne Seth - E’ stata una fortuna che gli Steel Scorpion abbiano catturato i vostri due amichetti! Abbiamo avuto modo di sapere che anche voi state cercando la pietra del nostro squallido mentore! Ci sono decisamente troppe mosche che ronzano attorno a questo miele! -

     - E noi le mosche le spiaccichiamo senza pietà! - aggiunse Getara ghignando.

     - Allora che state aspettando? - sbottò Knuckles, sprezzante - Fateci fuori, così almeno non dovremo stare a sentire oltre le vostre idiozie! -

     - E’ un’offerta allettante! - replicò Seth - I vostri compagni ci sono serviti proprio per attirarvi qui, ma posso sentire che non siete in possesso di nessun frammento che vi possa sottrarre! Non siete di nessuna utilità per noi, ma vi risparmieremo comunque la vita! Quattro ostaggi sono ancora più preziosi di due! -

     - Ehi, Seth! - protestò Getara - Avevi detto che li avremmo fatti fuori! -

     - Ci servono vivi e vegeti! Il nostro obiettivo è un altro! -

     - Complimenti, Seth! - intervenne una voce fuori campo - Vedo che sai stare ai patti! -

     L’identità di chi aveva parlato fu subito resa nota agli occhi di Knuckles e Rouge. Un’attraente e imperiosa pantera femmina si avvicinò a loro, guardandoli dall’alto in basso come avrebbe fatto con delle formiche fastidiose. Il suo pelo era molto scuro, in netto contrasto con il chiarore azzurro dei suoi grandi occhi. Aveva un muso affusolato, dei canini affilati che si intravedevano agli angoli della bocca e un fascio di capelli corvini, lisci ed ordinati. Indossava una lunga veste blu, quasi un abito da cerimonia, e una mantella bianca che le ricadeva dalle spalle e terminava in due risvolti a mo di ali attaccate ai bracciali dorati che portava ai polsi. Sulla sua fronte era tatuato il famigerato simbolo della doppia esse in oro.

     Al suo fianco, c’era un secondo felino, una tigre maschio dal pelo grigio, più alta e slanciata della pantera. Il suo muso corto era marchiato da numerose cicatrici biancastre, che si intravedevano nelle zone in cui il manto era più rado. I suoi occhi erano di un brillante verde smeraldo che dava luce ad un viso altrimenti spento e pallido. Il particolare più evidente del suo corpo era una mano destra artigliata e rivestita di argento splendente. Il suo stile di abbigliamento era molto classico, composto di giacca e pantaloni grigi di velluto, una cravatta a righe sopra una camicia bianca e un cappello borsalino scuro. La sua espressione era distante e disinteressata, tant’è che masticava piano un rametto che teneva stretto tra i denti.

     Seth, Levine e Getara indietreggiarono di un passo al loro arrivo, ma nessuno di loro assunse un atteggiamento di reverenza come invece fecero tutti gli altri sicari presenti nel campo.

     - E questi da dove spuntano fuori? - disse Knuckles in tono di sfida, ancora bloccato per terra.

     - Vi presento Luba, leader indiscussa dell’organizzazione Steel Scorpion, e la sua guardia del corpo personale, T.Talon! - spiegò Seth con cortesia.

     - E così voi siete gli amici di Sonic the hedgehog! - considerò la pantera incuriosita - La sua fama lo precede anche in questa parte del globo! -

     - Ehi, io ce l’ho un nome! - protestò l’echidna - E non è certo “amico di Sonic”! Sono Knuckles, guardiano di Angel Island! -

     - Dille anche il tuo indirizzo, mi raccomando! - sibilò Rouge, inviperita - Così saprà dove venirti a cercare! -

     - Oh, non dovete preoccuparvi di questo! - disse Luba, in tono pacato - Non ho alcun interesse per voi o per il famigerato riccio blu! Dalle vostre parti sarà pure un grande eroe, ma in questa regione siamo noi a dirigere il gioco! -

     - Insomma, si può sapere perché ci avete catturato? - sbottò Rouge, con un tono di paura nella voce - Chi siete? Cosa volete? -

     - Chiunque da queste parti conosce il nome degli Steel Scorpion! Siamo l’unica vera associazione che manda avanti tutto il sistema in questa zona di Mobius! Vi ho già detto di non preoccuparvi, non vi verrà fatto alcun male, se non farete nulla di cui potreste pentirvi! -

     - Vi mancava così tanto fare i lacchè, vero? - intervenne Knuckles, rivolto allo sciacallo, nel tentativo di provocarlo - Non vi è bastato fare i galoppini di Magorian, avevate bisogno di entrare in questa specie di clan per sentire il brivido di farvi dare ordini! -

     - Niente di più sbagliato, palla di spine! Quando siamo venuti in questa giungla non avevamo la minima idea che gli Steel Scorpion avessero allestito un loro avamposto! I nostri intenti per essere qui a Palmtree Panic sono del tutto diversi, ma abbiamo pensato bene di unire le nostre forze per ottenere risultati più in fretta! -

     - Cosa c’entriamo noi in tutto questo? - domandò Rouge.

     - Lo scoprirete a tempo debito, non temete! - concluse Luba con un sorriso per niente amichevole, poi si rivolse alla tigre al suo fianco - Legali insieme agli altri due! Dobbiamo essere pronti quando Sierra ci verrà portata! -

     Talon annuì con un cenno e fece segno a due coyote di venire avanti. Presero per le spalle Knuckles e Rouge, ancora paralizzati e immobili, e li trascinarono verso il palo attorno al quale erano legati due atterriti Tails e Tikal.

     - Conviene che ci prepariamo anche noi! - disse Seth, rivolto ai suoi due compagni - Sento che la nostra piccola pietruzza si sta avvicinando! -


     Sierra si infiltrava nel fitto sottobosco con una facilità e una destrezza che lasciavano trasparire quanto fosse ormai abituata a muoversi all’interno di quella giungla. Aveva dovuto cercare un luogo disperso e quindi protetto per poter vivere tranquillamente, senza la paura di essere scovata, e le palme mastodontiche si erano dimostrate la soluzione più efficace. L’intrico di foglie e rami avrebbe costituito un ostacolo per chiunque, ma non per lei, così abituata a passarci attraverso dopo tutto il tempo speso a studiare la conformazione del territorio che la ospitava. Per un certo periodo aveva creduto di essere al sicuro, che non avrebbero potuto mai trovarla lì dentro e, persino, che avrebbero desistito nel tentativo di catturarla. Aveva dovuto ricredersi quando gli Esecutori erano spuntati dalla boscaglia e l’avevano immobilizzata senza lasciarle modo di difendersi. Non importava dove andasse a cercare riparo, gli Steel Scorpion, i suoi aguzzini, riuscivano sempre a scovarla. In tanto tempo che avevano passato a darle la caccia, non sapeva ancora perché fosse nella loro lista nera. Per quanto si fosse lambiccata il cervello nel tentativo di trovare una spiegazione, non era mai riuscita a comprenderne i motivi. Era una vita difficile da gestire quella della ragazza in fuga, ma almeno Mighty era con lei. Qualunque cosa fosse successa sapeva che Mighty, l’unica persona amica che aveva avuto in vita sua, l’avrebbe aiutata e le sarebbe stato accanto. Da quando era una bambina quell’armadillo era stato disposto a sopportare quel fardello, a fuggire con lei e a nascondersi sperando che il problema si sarebbe risolto da solo. Aveva sacrificato la sua libertà per lei, dedicandosi anima e corpo alla sua protezione, senza mai esitare né chiedere qualcosa in cambio.

     Poi, quando era ormai una giovane donna desiderosa di risposte e di riscatto, il mondo crollò addosso a Sierra. Comprese perché il suo amico più stretto si fosse dato tanta pena per lei e ne fu sconvolta. Il responsabile di tutto, della sua infanzia mancata e di quella vita da latitante, era proprio lui. Sentiva come se avesse ricevuto una pugnalata in pieno petto ogni volta che ci ripensava. Quelle parole, quella disarmante rivelazione l’aveva fatta rimanere definitivamente sola. Non poteva contare più su Mighty, come avrebbe potuto d’altronde? Era stato a causa della sua corruzione che i suoi genitori erano spariti e non c’era alcun perdono per quello che aveva fatto. Messa con le spalle al muro, Sierra si rese conto di essere ormai grande e che avrebbe dovuto cavarsela da sola, risolvendo il problema alla radice. L’arrivo degli Steel Scorpion a Palmtree Panic era ciò che le serviva perché potesse finalmente agire. Non aveva intenzione di continuare a vivere in quel modo, quindi avrebbe affrontato i suoi persecutori faccia a faccia e avrebbe messo fine a quell’incubo. Era totalmente da sola e sapeva che le sue speranze di rivalsa erano pressoché nulle, ma era meglio andare volontariamente nelle fauci del lupo, piuttosto che aspettare che fosse lui a trovarla.

     Ed eccola lì, acquattata nell’ombra delle fronde, osservando i movimenti nell’accampamento. Non aveva altra scelta che venire allo scoperto senza nessuna precauzione. Doveva essere catturata per scoprire una volta per tutte cosa volevano quei criminali da lei, per che cosa l’avevano inseguita così a lungo. Un improvviso moto di paura la bloccò e un senso di nostalgia per l’unica persona che le fosse stata vicina prese il sopravvento. Forse avrebbe dovuto perdonare Mighty, forse avrebbe potuto accettare il suo aiuto. Non pensava che l’avrebbe rivisto ancora, ma la rabbia che ancora provava nei suoi confronti le aveva impedito di ascoltare ciò che aveva da dire. In fondo si era preso cura di lei per molto tempo e se c’era qualcuno con cui avrebbe voluto risolvere la faccenda era proprio lui. Tuttavia, non era ancora pronta a fidarsi completamente e non c’era altra soluzione che andare fino in fondo con le sue sole forze.

     Senza indugiare oltre, si diresse verso l’accampamento con una marcia lenta, stringendo i pugni nel tentativo di raccogliere coraggio. Dapprima gli Esecutori non la notarono, poi il suo procedere impettito attirò l’attenzione. Fece un respiro profondo e si preparò a lanciare la sua sfida.

     - Eccomi! Sono qui, maledetti! Mi stavate cercando? -

     I dingo e i coyote in divisa si guardarono tra di loro, incerti su come intervenire di fronte alla situazione, e rimasero fermi in attesa di ordini. Tutto ad un tratto si aprirono a ventaglio per lasciar passare quella che sembrava essere l’autorità lì in mezzo. Era una pantera dall’aspetto regale e in qualche modo inquietante che Sierra avvertiva come vagamente familiare. Era sicura di averla già vista da qualche parte, ma non riusciva a capire dove né in quale circostanza. Una tigre dal manto grigiastro con una mano d’argento la seguiva a ruota.

     - Bentornata a casa, Sierra! - esclamò Luba aprendo le braccia in segno di benvenuto.

     Il giaguaro la studiò per un attimo, cercando di capire cosa intendesse con la parola casa, poi decise di replicare.

     - Questa la chiami casa? O è solo un tuo modo distorto di minacciarmi? -

     - Nessuna minaccia, mia cara! E’ da parecchio che ti stiamo alle costole per riportarti nel luogo da cui provieni! Dovresti esserne contenta! -

     - Essere perseguitata per anni non mi ha reso affatto contenta! Piuttosto molto, molto rabbiosa! -

     - Splendido! La rabbia è una qualità che ti rende molto più forte! -

     Sierra scoccò un’occhiata furiosa, ma Luba non si fece intimidire e continuò a sorriderle con fare stranamente amichevole.

     - Sono venuta qui per avere risposte, non per conversare! Chi sei e che cosa vuoi da me? -

     - Sarò lieta di dissipare i tuoi dubbi! - disse la pantera con un leggero inchino - Il mio nome è Luba e sono il leader del gruppo Steel Scorpion! Quanto alla seconda domanda, avremo modo di parlarne se verrai con noi! -

     - Non è tendendo un’esca del genere che mi avrai! Mi credi forse stupida? Perché dovrei seguirti dopo che avete tentato di rapirmi? -

     - Per un ottimo motivo! -

     Luba fece un passo indietro ed indicò con la mano una vecchia capanna più in là. Un gruppo di persone che non aveva mai visto prima si trovava ai piedi di quella costruzione diroccata. Due echidna, una volpe e un pipistrello erano legati ad un palo sporgente dal terreno e dalla loro espressione si comprendeva tutta la loro inquietudine. A fare loro da carcerieri c’erano uno sciacallo dagli occhi d’acciaio, una farfalla e una lucertola.

     - Se non ti arrenderai immediatamente, quei quattro ragazzi moriranno! -

     Spiazzata dall’affermazione, Sierra non seppe cosa rispondere sulle prime. Poi decise che un atteggiamento sprezzante era il miglior approccio di fronte a quella minaccia.

     - Sarebbe questo il tuo piano? Non so neanche chi siano, perché dovrebbe importarmi? -

     - Non avrei voluto ricorrere a questi mezzi, ma dato che non ti fidi di noi dovevo procurarmi un qualche tipo di incentivo! Abbiamo molte cose di cui parlare e dopo vedrai che non avrai problemi a fidarti della tua famiglia! -

     - Voi non siete la mia famiglia! - sbottò la ragazza.

     - Aspetta prima di esserne così convinta! So benissimo che non li lascerai morire! Se hai preso anche un poco dai tuoi genitori so che non permetterai che muoiano a causa tua! -

     Non appena sentì quelle parole, l’espressione di Sierra si trasformò da feroce in incredula. I pugni chiusi si spalancarono e la sua prudenza svanì pericolosamente.

     - Conoscevi i miei genitori? -

     - Naturalmente! Erano due fieri membri della nostra organizzazione! -

     - Cosa? Erano degli Steel Scorpion? -

     - Non dei qualunque Esecutori! Facevano parte integrante del glorioso Programma Aurora… e lo sei anche tu! -

     - Di cosa stai parlando? -

     Lo sguardo di Luba si fece all’improvviso euforico.

     - Sto parlando di un grande piano che è in atto sin dalla fondazione degli Steel Scorpion! Un progetto che cambierà le sorti di questo mondo in maniera radicale! I tuoi genitori si sono offerti di prendere parte al Programma e hanno acconsentito a diventare gli artefici di una nuova era! Erano una parte importante dello schema e ne erano fieri e consapevoli! Poi ebbero te… e qualcosa cambiò in loro! Si rifiutarono di andare avanti con il progetto e fuggirono, portandoti via! Hanno vissuto da latitanti per parecchio tempo, prima che venissero scovati e che la loro mancanza di giudizio li conducesse alla fine! Quando andai personalmente nella casa in cui si nascondevano, non trovai né le reclute che avevo mandato a prelevarli, né tantomeno te! Solo i loro corpi senza vita! Una perdita tragica per le sorti del Programma Aurora… ma fortunatamente c’eri ancora tu, la loro eredità, il loro lascito agli Steel Scorpion! -

     - Io non sono un lascito degli Steel Scorpion! - esclamò Sierra, senza poter credere alle sue orecchie - Io non appartengo a nessuno! -

     - Se solo tu sapessi quanto sei preziosa, quale inestimabile tesoro scorre nelle tue vene, saresti consapevole che puoi cambiare le sorti del pianeta! Saresti una benefattrice, grazie a te sorgerà l’alba di una nuova… -

     - Basta così! -

     Una voce carica di rabbia aveva parlato, interrompendo il discorso di Luba. Mighty era appena arrivato di corsa, sbucando dalla giungla, seguito da Vector e Charmy.

     - Non starla a sentire, Sierra! - esclamò l’armadillo - Hanno riempito anche la mia testa con questi assurdi deliri del Programma Aurora! Non farti giocare anche tu! -

     - Bene, Seth! - disse Luba, con una punta di fastidio nella voce - Pare che i tuoi amici ci abbiano risparmiato la fatica di andarli a cercare! Si può dire che il nostro accordo abbia dato splendidi risultati! -

     - Non avevo alcun dubbio! - rispose lo sciacallo soddisfatto.

     Si allontanò dalla capanna e, seguito da Getara e Levine, si diresse verso la pantera, per trovarsi di fronte ai Chaotix.

     - E’ fin troppo affollata questa giungla per i miei gusti! - commentò Vector nervosamente.

     - Abbiamo una faccenda in sospeso, coccodrillo, ricordi? Mi devi ancora un frammento di Gemma! -

     - Mettiamo le carte in tavola! - intervenne Luba per ristabilire l’ordine - Voglio solo Sierra! Il resto delle vostre schermaglie non ci riguardano! Se non si arrende immediatamente, ci saranno quattro anime in meno in questo accampamento! -

     - Non cantare vittoria troppo presto! - replicò Mighty con un sorriso.

     Alle sue parole, Espio comparve dal nulla accanto agli ostaggi, tornando del suo colore naturale dopo la mimetizzazione. Brandì una delle sue stellette e tagliò le corde che li tenevano legati.

     - Non so cosa tu ci faccia qui, Espio! - disse Knuckles, una volta libero - Ma non sono mai stato più felice di vederti! -

     - Avremo tempo per le spiegazioni! Adesso bisogna aiutare Vector! -

     Knuckles, Rouge, Tails e Tikal raggiunsero il gruppo dei Chaotix e Sierra, formando una specie di fronte avverso agli agenti di Magorian e agli Steel Scorpion. Uno scontro sembrava quasi inevitabile.

     - Tails! Tikal! - disse l’echidna in tono autoritario - Andate a prendere il Tornado! E’ troppo pericoloso per voi qui! -

     - Ma… - tentò di protestare il volpino.

     - Fa come ti dice, dolcezza! - intervenne Rouge, mentre studiava Levine con attenzione - Tra poco scoppierà il finimondo in questa giungla! -

     Definitivamente convinto, Tails annuì col capo e fece dietrofront, addentrandosi tra gli alberi con Tikal e sparendo alla vista.

     Un improvviso silenzio calò nell’accampamento, la classica calma prima della tempesta.

     - Ma guardatevi! - disse Luba quasi divertita - Nessuno di voi sa cosa ci fanno gli altri qui, eppure siete pronti a dare battaglia insieme contro di noi! Nobili sentimenti! -

     - Basta chiacchiere! - le fece eco Seth - Prendiamo quello per cui siamo venuti! -

     - Esecutori! Dateci dentro! -

    

     Al risuonare dell’ordine impartito, tutti i dingo e i coyote in divisa si gettarono contro i sette avversari, sicuri di sopraffarli in forza e in numero. Espio fu il più rapido di tutti.

     - Charmy! Con me! - intimò rapidamente.

     La piccola ape, pronta all’azione, si appallottolò in una piccola sfera, saltò in braccio al camaleonte e fu scagliata con tutta forza contro gli Esecutori, rimbalzando da uno all’altro e mettendoli al tappeto. Il gruppo di sicari, indispettito da quell’attacco così inaspettato, concentrarono la forza d’attacco su loro due, ansiosi di vendicarsi dell’affronto. In questo modo, tutti gli altri ebbero modo di dare inizio alla propria lotta, scegliendosi l’avversario più adatto.

     Knuckles interpretò lo sguardo raggelante di Getara come una sfida e gli si avvicinò a passi lenti, flettendo le dita sotto ai guanti come riscaldamento. La lucertola, che fino ad allora era stata desiderosa di menare le mani, non perse tempo ad attendere che arrivasse e lanciò un fascio di onde sonore che si infransero sul terreno a pochi centimetri dall’echidna. Getara si gettò sul corpo dell’avversario con una furia impressionante, atterrandolo e rotolando con lui per qualche secondo. Gli strinse le mani attorno al collo ed esercitò tutta la pressione di cui era capace, ma Knuckles non era uno sprovveduto. Gli assestò una ginocchiata nello stomaco per fargli abbassare la guardia e poi se lo tolse di dosso con un gancio rapido.

     Sopra le loro teste, Rouge e Levine erano intente in un frenetico scontro aereo. Sbattendo le ali per rimanere in alto e sfruttando le correnti d’aria per incrementare la velocità, si confrontavano a suon di calci, piombando in picchiata come falchi l’una contro l’altra.

     - Venire in questa giungla è l’ultima cosa che avresti dovuto fare! - sibilò Levine minacciosa.

     - Cosa vuoi farci? - replicò Rouge - Era impossibile resistere alla tentazione di calpestare il tuo sedere squadrato! -

     La farfalla parve prenderla come una grave offesa. Afferrò la sua frusta e la fece schioccare in direzione della sua rivale la quale, alzando un braccio per proteggersi, si ritrovò il lazo avvolto attorno al polso. Sfruttando l’occasione, tirò forte il laccio e disarmò Levine, preparandosi poi ad un veloce contrattacco. La reazione però non si fece attendere e la farfalla sbatté le ali circondandosi di una polvere dorata e luccicante. Il familiare senso di torpore della paralisi strisciò sul corpo di Rouge non appena venne in contatto con quelle spore e, con un colpo di reni, interruppe l’attacco ed indietreggiò prudentemente.

     Tra le decine di combattimenti in corso nell’accampamento, c’era anche quello tra Mighty e T.Talon, il quale guardava l’avversario dall’alto in basso con aria comunque rispettosa e composta. Uno spirito combattivo bruciava negli occhi dell’armadillo come raramente si era visto prima d’ora, un chiaro segno che la sua angoscia si era andata lentamente dissipando, lasciando spazio ad una cieca determinazione. La tigre grigia non era per niente intimorita, mentre masticava lentamente il suo rametto.

     - Ti conosco bene! - disse in tono pacato - Sei una delle nostre reclute latitanti! Non sei degno del marchio che porti sul braccio! -

     Mighty guardò lo stemma della doppia esse che per tanto lo aveva tormentato e sorrise.

     - Hai ragione! Sono troppo pulito! -

     Tirò indietro un braccio e fece partire un pugno veloce, saturo di tutta la forza che possedeva. Talon, però, protrasse la mano metallica e lo bloccò a metà. Rimase a guardare con scarso interesse il nemico mentre si sforzava di spingere per vincere la resistenza e non mosse un altro muscolo. Era la provocazione che Mighty attendeva per scatenarsi. Scaricò una raffica di calci e pugni, dei quali però non andò a segno nessuno, troppo lenti in confronto all’impressionante agilità del felino. Quest’ultimo, decise di non limitarsi a schivare, ma escogitò il contrattacco: gli artigli sulla sua mano d’acciaio si allungarono di diversi centimetri a formare delle punte affilate. Mighty fece appena in tempo a scansarsi prima di essere trafitto da quelle punte. Indietreggiò con un balzo e rimase guardingo, sapendo di essere in pericolo fintantoché quegli artigli sferzavano colpi. Talon, sicuro del fatto suo, mosse piano il braccio e un arpione scattò dalla manica della sua giacca, penetrando nel terreno accanto all’armadillo. Con uno scatto metallico, la fune dell’arpione si riavvolse, trascinando la tigre con sé, portandola incontro al nemico ad una velocità sorprendente e permettendole di stordirlo con un pugno.

     Nel frattempo, il contendente di Vector era, con suo grande timore, Seth. Lo sciacallo non aveva il minimo dubbio di riuscire a sopraffarlo stavolta, grazie alla sua schiacciante superiorità e al campo di battaglia decisamente più favorevole dell’ultimo incontro. Si avvicinò con un sorriso che lasciava trasparire tutta la sua sicurezza e scrutò negli occhi preoccupati del coccodrillo.

     - Facciamola semplice! Consegnami il mio frammento di Gemma e non ti sarà torto neanche un capello! -

     - E dovrei crederci? A chi vuoi darla a bere, spaventapasseri? -

     Seth diede una scrollata di spalle.

     - Hai proprio ragione! -

     Prima di potersene accorgere, Vector avvertì un forte colpo allo stomaco, anche se non era stato colpito e fu sbalzato all’indietro. Non fece in tempo a toccare terra perché Seth fece levitare il suo corpo squamoso verso di sé. Con una prontezza di cui non si sarebbe ritenuto capace, il coccodrillo sferzò la coda sulla faccia dell’avversario e la morsa psichica si interruppe. Approfittando del vantaggio, afferrò Seth per le spalle e lo bloccò con una delle sue mosse di wrestling. Lo sciacallo, però, sapeva che la forza bruta contro di lui aveva scarsa efficacia. Gli bastò concentrarsi a fondo perché il suo potere psichico allentasse la resistenza di Vector. Gli piazzò una gomitata sul fianco e lo allontanò con una rapida falciata del pugno.

     I primi antagonisti che si erano lanciati la sfida con lo sguardo, nonostante tutto, furono Sierra e Luba. La prima non vedeva l’ora di sfogare tutta la sua frustrazione sulla persona responsabile di tanto dolore, la seconda era ansiosa di tastare con mano le capacità del giaguaro che aveva inseguito per tanto tempo.

     - Vediamo se oltre a farneticare sai anche combattere! - disse Sierra, pronta all’azione.

     - Ma brava! E così ti rivolti conto la tua stessa famiglia! - rispose Luba, quasi divertita da quello che vedeva.

     - Io ce l’avevo una famiglia! E non era certo come te! -

     - Invece siamo più simili di quanto credi! Quando scoprirai il tuo vero potenziale te ne accorgerai! -

     Sierra, decisa a passare all’attacco, sferrò una serie veloce di pugni e calci, sicura di assestarli con precisione. Con suo grande stupore, la pantera si mosse con una velocità sbalorditiva anche per una della sua razza, e evitò ciascuno degli attacchi, tenendosi le mani sui fianchi.

     - Non sei ancora pronta a combattermi, Sierra! - affermò in tutta tranquillità.

     Rifiutandosi di accettare la sconfitta, la ragazza provò un nuovo approccio, sferzando un colpo con gli artigli. Luba si comportò esattamente nello stesso modo e gli afferrò la mano, improvvisando una sorta di braccio di ferro in cui la sua forza era sorprendentemente maggiore. Sierra non aveva mai creduto che una pantera potesse avere così tanta prestanza fisica e che potesse tenerle testa senza versare una sola goccia di sudore. Era talmente scioccata che non si accorse nemmeno del calcio che le arrivò nello stomaco, costringendola a barcollare stordita.

     - Perché ti rifiuti di venire con noi? - domandò Luba, questa volta con una punta di fastidio - Perché non vuoi accettare le tue radici e andare incontro al tuo destino? -

     - Perché la mia vita la gestisco io! - fu la secca risposta.

     Luba, con uno sguardo adesso molto deluso, vibrò un pugno poderoso, ma questa volta la sua antagonista era pronta. Schivò la stoccata muovendo la schiena all’indietro, ma l’improvviso sbalzo fece saltellare fuori dal collo della sua maglia un piccolo ciondolo. Il pugno della pantera lo colpì, staccandolo dal laccio e scagliandolo sul terriccio. Si trattava di un piccolo pezzo di pietra di un colore verde brillante.

     Nello stesso istante, Seth aveva assestato un forte montante sul volto di Vector, così potente da scuotergli tutta la mascella e da fargli sputare il frammento diamantino che custodiva nella sua enorme bocca. Le due metà si ritrovarono a pochi metri di distanza l’una dall’altra e il misterioso potere che le animava cominciò a risvegliarsi. Strisciarono sul suolo come serpenti, attratte da una strana forza magnetica e si incastrarono perfettamente in un unico pezzo. Dal punto di contatto sgorgò un’esplosione di luce accecante che si diffuse tutt’intorno all’accampamento. Tutti gli individui presenti chiusero gli occhi di istinto per non venire abbagliati e sentirono delle strane vibrazioni attraversare il loro corpo. Il disastro avvenne quando quelle onde raggiunsero la gigantesca antenna al centro dell’avamposto. Scintille e lampi elettrici scoppiarono su tutta la superficie della torre e il metallo divenne così incandescente da cominciare a fondersi. La punta dell’antenna emanò una serie di scariche elettriche che saettarono per tutto il perimetro come proiettili, mentre un assordante ronzio fendeva l’aria. I fulmini colpirono uno dei camion più avanti, provocando un’esplosione in un nugolo di fiamme e fumo. I rottami furono scagliati ovunque, seminando il panico e ponendo fine a tutti i combattimenti. Altre attrezzature saltarono in aria, le tende furono avvolte dalle fiamme e la torre cominciò a piegarsi su se stessa, diventata morbida come un budino. Tutti gli Steel Scorpion presenti corsero in fretta e furia per l’avamposto nel tentativo di salvare i loro strumenti, ormai completamente dimentichi degli intrusi.

     - Qui sta scoppiando il finimondo! - esclamò Espio allarmato - Dobbiamo darcela a gambe e subito! -

     Mighty si guardò velocemente attorno, alla ricerca di Sierra e la trovò in ginocchio con una mano premuta sul petto. Le sue pupille si colorarono di un inquietante nero inchiostro.

     - Sierra! Sierra! Cosa ti prende? - disse preoccupato mentre la scuoteva per le spalle.

     - Non lo so… mi sento… quelle pietre… le loro vibrazioni… io… -

     La ragazza perse i sensi e si afflosciò tra le braccia dell’armadillo.

     - Sierra! Che succede? Riprenditi, forza! Oh, maledizione! Vector! Bisogna andare via da qui! -

     - Un momento! - urlò di rimando lui - Le pietre! -

     Quando il coccodrillo individuò i due frammenti colorati per terra, ormai privi di vita e decisamente innocui, si chinò per raccoglierli ma volarono via dalla sua portata. Si voltò e vide Seth attirarle a sé con la levitazione.

     - Queste le prendo io! - disse strizzandogli l’occhio, poi si rivolse ai suoi compagni - Non c’è più niente per noi qui! Andiamo! -

     A malincuore, Levine e Getara furono costretti a battere in ritirata, lasciando a metà le loro personali rese dei conti. Salutarono i loro avversari con un cenno sarcastico della mano e corsero insieme a Seth nel fitto della giungla.

     - Vector! Muoviti! - gridò Espio, tentando di superare il boato delle esplosioni.

     Rassegnato, raggiunse i suoi colleghi e si allontanò il più in fretta possibile da quell’inferno di fuoco.

     Nel frattempo, un familiare rumore di pale si era avvicinato dall’alto.

     - Presto! Presto! - incitava Tails a bordo del Tornado.

     - Puntuale come al solito! - commentò Knuckles, afferrando la scaletta che Tikal gli stava lanciando - Muoviti, Rouge! Sali a bordo! -

     - Non credo che ci sia posto per me lì sopra! - rispose lei, con un’espressione a metà amareggiata.

     - Ci sarà sempre invece! - ribatté l’echidna tendendole la mano.

     La ragazza, tentando di nascondere la sua gratitudine e la sua meraviglia, sorrise debolmente e strinse il palmo che le veniva offerto. Aggrappandosi forte alle spalle di Knuckles, sentì i suoi piedi distaccarsi da terra, mentre il biplano virava rapidamente verso la salvezza, con loro due appesi sulla sua scia.

     - Questa operazione è stata un fiasco! - avrebbe commentato Talon, quando l’incendio sarebbe stato scongiurato.

     Luba tuttavia non era dello stesso avviso.

     - Hai visto cosa è successo a Sierra prima che fuggisse! Abbiamo fatto un altro passo avanti nel Programma Aurora, quindi per ora… consideriamola una mezza vittoria! -

    

     Qualche ora dopo, sulle rive di un torrente nella parte più profonda della foresta, Sierra si stava specchiando nell’acqua trasparente, con il suo stesso sguardo malinconico che la fissava. Gli ultimi eventi dapprima confusi si stavano lentamente riordinando nella sua mente, sforzandosi di trovare un filo logico che li collegasse o che, quantomeno, le suggerisse cosa fare da quel punto in poi, come andare avanti.

     La squadra dei Chaotix, era poco dietro di lei, accanto al loro veicolo su quattro ruote. Erano piuttosto malconci dopo la furiosa lotta, ma non per questo demoralizzati né privi di spirito. Erano tutti e tre lì che sorridevano a Mighty, tentando di infondergli un po’ di quel coraggio che gli serviva a sistemare una volta per tutte le cose. L’armadillo, deciso a non scappare più dai suoi problemi, fece un respiro profondo e si avvicinò alla ragazza.

     - Ti senti un po’ meglio? - domandò, sforzandosi di non suonare né troppo dolce né troppo ruvido.

     - Abbastanza! - replicò lei, sbrigativa - Mi sono sentita improvvisamente debole all’accampamento! -

     - L’importante è che ne siamo usciti tutti sani e salvi! -

     Un improvviso silenzio. I due avevano molto da dirsi e molto da chiarire, ma per qualche strano meccanismo non riuscivano a trovare la parole giuste. Molti sentimenti si accavallavano nel loro petto e non sapevano a quale dare spazio per primo.

     - Perché non mi hai detto che i miei erano degli Steel Scorpion? - chiese Sierra in uno scatto incontrollato.

     - Non era necessario che lo sapessi! Ti avrebbe solo fatto del male! -

     - E, di preciso, quando hai deciso cos’era meglio che io sapessi? -

     - L’ho fatto per il tuo bene! Sei tu che avresti dovuto dirmi che avevi una pietra come quella! -

     - E’ solo un sasso colorato che ho trovato nella giungla! Come potevo sapere che era una specie di bomba ad orologeria? -

     Mighty scrollò le spalle, tentando la via della pace.

     - Ascoltami, è inutile stare a rimuginare sul passato! Ho la mia scorta di colpe, ma se sono qui è per rimediare ai miei errori! Oggi hai visto per la prima volta il volto di chi ti sta dando la caccia e, credimi, non si fermerà tanto facilmente! Se mi permetterai di aiutarti, verremo a capo di questa situazione… insieme! -

     Negli occhi dell’armadillo, Sierra lesse quel familiare calore che tante volte prima di allora aveva notato e per un attimo si sentì di nuovo la ragazzina impaurita che aveva bisogno di protezione. Nonostante le mancasse l’affetto misto di un padre e di un amico che Mighty le aveva regalato, si rendeva conto che era cresciuta ormai e che aveva bisogno di affrontare da sola i suoi problemi. Non era solo la diffidenza e il rancore che provava nei suoi confronti per la verità che le aveva negato, ma anche il suo desiderio di mettersi alla prova, di vedere quanto valeva e quanto fosse capace di tenere testa al pericolo che la spingevano a rimanere sola lungo la sua strada. Era capace di badare a se stessa e di tirare fuori gli artigli. Non sapeva perché gli Steel Scorpion le stessero dando la caccia così strenuamente, né che cosa fosse il fantomatico Programma Aurora di cui faceva parte, ma era sicura che avrebbero dovuto sudare sette camicie prima di poterle mettere le mani addosso.

     - Se continueranno a starmi addosso, li affronterò! - sentenziò Sierra con uno sguardo fiero - E non avranno vita facile! -

     Mighty annuì con sforzo di fronte a quell’affermazione, rassegnato all’idea di non poter più fare la sua parte nella vita di lei.

     - Tuttavia! - aggiunse mentre un lieve sorriso le si allargava sulle labbra - Se avessi bisogno di una spalla su cui contare… sarai la mia prima scelta! -

     Una piccola speranza era ancora aperta per lui e lo capì solo dopo quelle parole, espresse nel tono cordiale che non aveva ancora dimenticato. I rapporti non erano ancora ricuciti, ci voleva altro tempo perché la fiducia reciproca venisse rinsaldata, ma almeno Mighty sapeva che il perdono lo meritava anche lui, che per quanto avesse agito da corrotto c’era sempre una seconda opportunità… per ogni cosa.

     - Arrivederci a presto, Sierra! -

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(1) Fa riferimento alla saga "Chaos Millennium", "Full Speed Ahead #01-13"
(2) Fa riferimento a Knuckles' Chaotix
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ART GALLERY

Sydia The Squirrel Concept Art
Sydia The Squirrel Concept Art
Disegnato da cupidochan
(http://cupido-chan.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Sydia The Squirrell, con espressioni salienti, come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO CINQUE:

Se vuoi cominciare qualcosa...

     Attraverso le ampie e lucide finestre della sontuosa stanza di Mr. Trick filtrano le tonalità arancio degli ultimi raggi di sole durante il tramonto. Sebbene quella luminosità soffusa abbia il potere di ammantare la camera di un’atmosfera che mette ancora più in risalto il suo lusso sfrenato, non è comunque capace di far sentire a suo agio la riluttante ospite, o per meglio dire, prigioniera, che in quel momento è impegnata a gironzolare nervosamente in circolo. In circostanze normali, si dice Rouge mentre guarda con aria ansiosa il disco solare sparire all’orizzonte, si sarebbe sentita più che bene immersa nello sfarzo più costoso. Non è mai stata una ragazza che si fa problemi ad ammettere il suo amore per la bella vita e per il dispendio, ma in questa precisa circostanza tutti i quadri di valore, le poltrone lussuose e i tappeti pregiati non hanno per lei nessuna attrattiva. Niente serve ad allontanare l’idea di essere stata privata della sua libertà, di essere prigioniera di qualcuno di cui non conosce le intenzioni. Certo, raramente si è visto un prigioniero trattato con un simile guanto di velluto, ma non per questo Rouge si sente maggiormente al sicuro. Avrebbe quasi preferito che Trick l’avesse rinchiusa in una cella, almeno avrebbe saputo cosa aspettarsi da lui. Purtroppo, però, le reali intenzioni di quella iena sono un grande punto interrogativo per lei. Anche per una ragazza scaltra come Rouge è molto difficile prevedere in anticipo le successive mosse del suo aguzzino. La presenza di Levine, inoltre, ha avuto il potere di gettare la ladra ancora di più nel vortice del suo nervosismo. A che gioco stava giocando Trick? Dal modo in cui Levine si era comportata con lui era quasi sembrato che fossero partner, ma allora qual’era il motivo di tutte le avance della iena? Rouge non riesce a darsi una risposta.

     Per quanto possa guardarsi intorno, non riesce a trovare una possibile via di fuga o un qualcosa che possa aiutarla a trovarla. La porta della stanza era stata previdentemente chiusa a chiave da Mr. Trick e, anche se lei fosse riuscita a sfondarla, avrebbe dovuto attraversare un intero palazzo, probabilmente pesantemente sorvegliato. Rouge ha bisogno di rendere la sua fuga quanto più silenziosa possibile, ma sarebbe ricorsa a misure drastiche se avesse in qualche modo capito di essere in grave pericolo. In particolar modo, il pensiero di sfondare la finestra e di volare via l’ha sfiorata più di una volta, ma la sua esperienza di scassinatrice le ha detto che si tratta di vetri antiproiettile molto resistenti. Avrebbe potuto benissimo infrangerli, ma non senza impiegare parecchio tempo e il rischio di essere scoperta è troppo alto.

     Tanto vale, si dice, cercare di scoprire altri dettagli sul piano della iena, ma anche quella strada si è rivelata essere difficoltosa. In qualche modo Trick ha capito le sue vere intenzioni, ma non ha cercato di rimediare, invitandola invece a tentare la fuga e a rivelare al resto del gruppo tutto ciò che ha scoperto. Rouge non sa se interpretarlo come una prova della sua completa follia o un atteggiamento spavaldo dettato da una grande sicurezza nei propri mezzi. Non è affatto un nemico con cui scherzare, pensa, e si ripromette di fare attenzione ad ogni sua minima parola, preparandosi al peggio nel caso in cui decida di togliersi i guanti di velluto.

     In quello stesso istante, il rumore della chiave che gira nella serratura interrompe il filo dei suoi pensieri. Sulla soglia della porta appare Mr. Trick, sfoggiando uno dei suoi classici inquietanti sorrisi insieme ad una giacca di velluto bianca con striature nere abbinata alla cravatta più grossolana del suo repertorio. In un gesto da perfetto gentiluomo, si piega in un leggero inchino per salutare la signora prima di richiudere la porta alle sue spalle. Il peluche a forma di criceto appollaiato sul suo cilindro fa ondeggiare la testa verso il basso a sua volta.

     - Per quanto ancora hai intenzione di tenermi rinchiusa qui dentro? - sbotta Rouge in tono brusco.

     Con studiata calma, la iena si avvicina al mobile bar e si prende tutto il tempo necessario a versarsi un drink prima di rispondere.

     - Fosse per me, pasticcino, avrei già fatto calare una corona di diamanti sulla tua graziosa testa e ti avrei reso mia regina! - ammette - Credevo, comunque, che avresti tentato da sola di tagliare la corda! Non eravamo d’accordo così? E’ un vero peccato che tu non ci abbia ancora provato! -

     Rouge rimane spiazzata da quella risposta. E’ impossibile adottare qualunque metodo convenzionale di conversazione con quell’individuo, conclude infine. Per comprendere quello che gli frulla in testa, forse, è necessario imparare a pensare come lui. Un’impresa decisamente non facile.

     - Hai scelto la ragazza sbagliata, tesoro! - ribatte Rouge - Hai già dalla tua un’altra che sarebbe più che contenta di indossare quella corona! -

     - Ah, la gelosia! La più antica chiave in grado di mettere in moto il motore di ogni istinto violento! La rivendicazione del possesso, la demarcazione del territorio! Il condimento di ogni vero amore! -

     - Credi che io sia gelosa di te? - le parole della ragazza non possono esprimere la sua incredulità meglio della sua espressione - E io che pensavo che non potessi diventare più pazzo di così! -

     - Desolato di aver tradito le tue aspettative! - replica Trick, avvicinandosi piano alla sua interlocutrice - Non posso che essere lieto della tua permanenza qui nel mio regno! Un gioco degno di questo nome dovrebbe durare in eterno, non sei d’accordo? E questo gioco mi piace molto! Più tu mi resisti e più mi spingi a conquistarti! Che soddisfazione c’è nell’avere accanto una damigella per cui non si è combattuto? Non hai motivo di temere la concorrenza della vanitosa farfallina! Sei tu a dominare il primo posto della mia classifica! -

    Non c’è bisogno di altro pretesto perché le melodiose note del pianoforte si diffondano nella stanza, dando il via all’ormai consueto incantesimo musicale a cui è impossibile sottrarsi. La spina dorsale del brano a cui Mr. Trick sta per dare la voce è proprio il piano. La batteria e la chitarra invisibili sono solo le vertebre di un’ossatura sonora soave e moderatamente veloce costituita da quelle note che echeggiano nell’aria forti e chiare. La iena chiude gli occhi e tiene il tempo schioccando le dita e battendo i piedi, sicuro che quando li avrà riaperti il mondo di fronte a lui rispecchierà con precisione il suo ideale.


     “My life will never be the same cause girl, you came and changed
     The way I walk, the way I talk, I cannot explain the things I feel for you
     But girl, you know it's true, stay with me, fulfil my dreams
     And I'll be all you'll need
     It feels so right, I've searched for the perfect love all my life
     It feels like I have finally found her perfect love is mine”

     Con voce dolce e melodiosa, Mr. Trick canta una canzone d’amore dai toni molto suadenti sul palco di un locale affollato. Dalle ampie vetrate aperte della sala proviene un caldo opprimente. Un ventilatore sul soffitto ruota le sue pale con andatura lenta e quasi ipnotica. Tutti i clienti ai tavoli sono intenti nelle loro faccende, bere e giocare a carte, nelle quali procedono con una ripetitività palesemente letargica. Pare che nessuno stia ascoltando il cantante sul palco, a parte una ragazza con lo sguardo perso appoggiata al muro dall’altro lato della stanza.


     “In time I knew that love would bring this happiness to me
     I tried to keep my sanity, I waited patiently, girl, you know it seems
     My life is so complete, a love that's true because of you
     Keep doing what you do
     Who'd think that I have finally found the perfect love
     I searched for all my life, who'd think I'd find
     Such a perfect love that's so right”

     Rouge non degna di uno sguardo il cantante, troppo intenta a vagare con il pensiero nei meandri della sua mente. Trick non è un tipo che accetta una simile noncuranza, soprattutto da parte di una ragazza così carina, la stessa a cui è dedicato il suo brano. Scende dal palco con il microfono in mano e attraversa lo spazio che lo separa da lei a lenti passi. Tutte le teste prima impegnate in altro si voltano verso di lui seguendo con gli occhi il suo camminare.


     “You rocked my world, you know you did
     And everything I own I give
     The rarest love who'd think I'd find
     Someone like you to call mine”  

     Nel momento stesso in cui è tempo di cantare il chorus, Trick è arrivato di fronte a Rouge, ma lei decide che è opportuno andare via. Tenta di uscire dal locale, ma la iena le prende delicatamente una mano e la guarda intensamente negli occhi, tentando di sedurla con il potere della sua canzone. Nel caso in cui non fosse sufficiente, pensa bene di saltare su un tavolo lì vicino, suscitando le proteste dei suoi occupanti, e di esibirsi in agili passi di danza. E’ sicuro di aver giocato la carta vincente per il cuore della ragazza che desidera.

     Al rimbombare di un tonfo secco nella stanza la magia musicale si dissolve nel tempo sufficiente ad un battito di ciglio, ripristinando la realtà originaria. Come una fugace apparizione soprannaturale, la figura di Levine si delinea sulla soglia della porta appena richiusasi alle sue spalle. Sul suo volto è dipinta un’espressione di serena tranquillità, fin troppo palese per non sembrare frutto di un accurato contegno. Il suo sguardo si posa sulla iena e sul pipistrello e le sue sopracciglia si inarcano quasi automaticamente, in un misto di sorpresa e di noncuranza dove è difficile individuare quale emozione prevalga sull’altra.

     - Sono spiacente di interrompere la coreografia - esordisce la ragazza, sebbene il suo tono di voce tradisca la verità della sua affermazione - Trick è desiderato al piano di sotto, sempre che corteggiare topi volanti non sia un’occupazione più importante! -

     Rouge reagisce all’interruzione e all’insinuazione esibendo un’aria incollerita, nonostante si renda conto di dover essere grata a Levine per aver fermato la canzone prima che la misteriosa forza l’avesse spinta a fare qualcosa di cui si sarebbe poi pentita. La iena, invece, non mostra un minimo di fastidio, ma si limita ad avanzare verso Levine a passo lento e studiato, quasi contenta che la ragazza abbia assistito a quell’inequivocabile scena.

     - Qualunque cosa richieda la mia presenza adesso può aspettare! - recita la iena, in tono strascicato - Sarebbe terribilmente scortese da parte mia lasciare tutte sole due così incantevoli creature! -

     Trick prende delicatamente la mano della farfalla e si china per stamparci sopra un bacio, ma lei si ritrae disgustata prima che questo possa accadere.

     - Se ci lasciassi da sole probabilmente qui dentro scoppierebbero i fuochi artificiali! - commenta Levine - Preferisco impiegare il mio tempo in altro modo! -

     - Dovresti essere meno rigida, mia cara! Un po’ di competizione è quello che serve a ravvivare una monotona e grigia vita priva di sorriso! -

     - Competizione? -

     La farfalla raccoglie la premeditata provocazione di Mr. Trick, guardandolo dritto negli occhi e faticando per trattenere la rabbia. Non sa bene su chi sfogare la frustrazione per l’arrivo di Rouge a rovinare i suoi piani, ma sa di avere di fronte un valido candidato. Il suo piano era semplice in principio, entrare a far parte di una delle più famigerate bande criminali e tentare la scalata nella sua stretta gerarchia fino a ricoprire un ruolo che potesse essere tagliato per una come lei. Non c’era alcun problema all’orizzonte, dato che Mr. Trick si era dimostrato più che entusiasta di accettare la sua collaborazione. Sebbene non si sarebbe aspettata che gli interessi del boss dei Ring Leaders fossero tutt’altro che quelli tradizionali per un criminale di alto calibro, sapeva che se avesse giocato bene le sue carte avrebbe ottenuto una posizione rispettabile. L’arrivo di Rouge era una bomba ad orologeria che rischiava di mandare tutto all’aria. Anche se la sua presenza nel palazzo era tutt’altro che consenziente, Trick mostrava un interesse per il pipistrello molto più spiccato e spontaneo di quanto aveva dimostrato per lei. Non avrebbe tollerato la presenza di una potenziale rivale, avrebbe di sicuro trovato il modo di destreggiarsi con questo imprevisto per lei non nuovo.

     - C’era un accordo tra di noi, se non sbaglio! - spiega Levine, nascondendo male la sua irritazione - Dovevo essere la tua partner in affari e adesso ti ritrovo a fare il cascamorto con una delle persone che il mio stomaco fatica a digerire! -

     - Oh, bambina, ma il sottoscritto ha tanto affetto da donare! - replica la iena, con un sorriso compiaciuto - E poi per cosa il tuo adorabile cervellino si arrovella? Lo hai detto tu stessa, siamo partner in affari! Ebbene, la presenza della qui presente madama volante non riguarda nessuno degli affari che abbiamo da discutere! -

     - E come posso essere sicura che non mi pugnalerai alle spalle? Per quanto ne so potreste anche stare complottando contro di me! Lei non è come me, non è pronta a fare quello che farei io! Non vale neanche la metà di quanto valgo io! Se è questo quello che state tramando ho una notizia per te! Ti darò molto filo da torcere! -

     Le parole incollerite di Levine si tramutano all’improvviso in battiti scanditi che segnalano l’arrivo di una melodia hip hop. Il suo senso di frustrazione e di tradimento sgusciano fuori dal suo corpo e si solidificano in note ben definite, dando voce a quello che la farfalla prova in quel momento. La curata moquette della stanza privata di Mr. Trick si è trasformata nella superficie nera e lucida di una lunga passerella che, di lì a poco, avrebbe ospitato una singolare sfilata.


     “I should have seen the sign way back then
     When she told me that you were her best friend
     And now she's rolling, rolling, rolling
     And you were stolen, stolen, stolen
     She started dressing like me and talking like me, it freaked me out
     She started calling you up in the middle of the night
     What's that about?”

     Un vasto pubblico in delirio assiste con emozione alla sfilata di Levine, in pantaloncini rossi da ginnastica e giacchetta nera. Attraverso le lenti dei suoi occhiali da sole dalla montatura a forma di cuore individua l’obiettivo che lo attende alla fine del percorso. Un trio di modelle è immobile di fronte alla folla, in un curioso tentativo paralizzato di imitare il suo stile. Peccato per loro che per quanto possano provarci nessuno è in grado di essere come lei!


     “I just want to be there when you discover
     You’ll wake up in a morning next to your new lover
     She might cook you breakfast and love you in the shower
     The flavor of the moment, 'cause she don't have what's ours
     She's not me, she doesn't have my name
     She'll never have what I have, it won't be the same”

     Il primo bersaglio della meritata vendetta di Levine è la modella mora che indossa un vaporoso vestito da sposa. Non appena la distanza tra le due si accorcia di quanto basta, la farfalla le strappa senza troppe cerimonie il velo e lo avvolge attorno alla sua testa, in un quasi paradossale tentativo di strangolarla. Prima però che la furia della ragazza possa abbattersi sulle altre, la melodia funky sulla quale sta cantando abbassa gradualmente le tonalità. Le luci diventano più soffuse e una nuova evocativa atmosfera prende vita.


     “I’ve heard it all before”

     “You're not half the man you think you are
     Save your words because you've gone too far
     I've listened to your lies and all your stories
     You're not half the man you'd like to be”

     Il palcoscenico circondato da fan urlanti si trasforma nel più intimo ambiente di una pista da ballo recintata. Levine è al centro della pista e dell’attenzione di tutti. Il suo body da danza bianca ricoperto di brillantini sembra quasi essere la fonte di tutte le luci danzanti sul soffitto per quanto balza all’occhio. Il suo sguardo è freddo e severo, rivolto verso Mr. Trick, immobile ad assistere alla scena dall’altro lato di quell’improvvisato ring. Le parole della canzone sono proprio rivolte a lui. Insieme ad un gruppo di ballerini, Levine accompagna la canzone con una bizzarra coreografia di danza a bordo di pattini a rotelle.


     “I don't wanna hear, I don't wanna know
     Please don't say you're sorry
     I've heard it all before and I can take care of myself
     I don't wanna hear, I don't wanna know
     Please don't say 'Forgive me'
     I've seen it all before and I can't take it anymore” 

     Come all’interno di una gabbia, Levine e il suo corpo di danza sfrecciano da una parte all’altra dello spazio a loro disposizione, si arrampicano sulla rete in un esagitato tentativo di trovare una via di fuga. Ogni loro mossa è, però, sempre sincronizzata con la musica che riecheggia nell’aria. Solo Levine pare essere tranquilla e a suo agio, sebbene nei suoi occhi serpeggi una luce vendicativa. Le ultime parole della canzone sono espresse con una sottile rabbia contenuta.

     Quando gli effetti della trasformazione musicale svaniscono e la realtà torna ad essere quella che tutti conoscono bene, la ragazza farfalla non riesce più a contenere la sua incipiente irritazione.

     - Questa storia finirà col farmi diventare matta! - sbraita, sollevando le mani al cielo in un gesto di rassegnazione - Comincio a non sopportarlo più! -

     - E perché mai? - replica Trick - Il tuo numero è stato sbellosissimo! Mi sono sempre piaciuti i pattini a rotelle! -

     - Mi sto domandando come hai fatto a diventare un pezzo grosso della malavita comportandoti come un bambino di cinque anni! -

     L’imprevedibilità della iena è ormai ben nota all’incollerita Levine, ma nonostante questo non si sarebbe mai aspettata una reazione così repentina da parte sua. Trick punta il suo bastone verso di lei e una punta acuminata sfreccia dalla sua base, sfiorando la guancia destra della ragazza e conficcandosi nella parete alle sue spalle. Legata al punteruolo d’acciaio c’è una piccola bandiera bianca con la scritta BANG a caratteri colorati. La mano di Levine si porta istintivamente al cuore, spaventata da una replica così rapida. Nei suoi occhi si può leggere un rimprovero velato di paura.

     - Colgo una sottile corrente di ammutinamento nelle tue parole, pasticcino! - dice la iena, avvicinandosi con flemma alla ragazza - Non sei stata forse tu a svolazzare qui dentro e a propormi di diventare tuo partner? Ebbene, la pratica di cui il mio ufficio si sta occupando è questa! Se non ti sta bene, sei libera di andare ad impollinare altri fiori! Finché, però, sarai qui, ci sono alcune regole a cui sottostare, come, ad esempio, sfoggiare un laaaaaargo sorriso! -

     Lo sguardo della iena, così penetrante e minaccioso, ha il portentoso effetto di far abbassare le difese di Levine. Per la prima volta si sente davvero intimorita da qualcuno, o meglio dall’impossibilità di sapere cosa aspettarsi da lui. Dopo qualche secondo di silenzio, la ragazza indietreggia e cerca di sembrare meno polemica e più accondiscendente. Ci sono pur sempre degli interessi importanti in ballo per lei e forse, se avesse assecondato la follia di Trick, avrebbe potuto sfruttare la sua posizione di prestigio a proprio vantaggio.

     - Mi auguro sul serio che tu sappia cosa stai facendo! - commenta infine - Non fidarti di Rouge! Potrebbe mandare a monte i tuoi assurdi piani, qualunque essi siano! -

     Detto questo, Levine gira i tacchi ed esce dalla stanza, facendo già lavorare la testa per trovare un modo di far fronte alla paradossale situazione.


     - Lo sai qual è la cosa più irritante di tutto questo? Non è il fatto che mi ritrovi a ballare e cantare all’improvviso, non è neanche il fatto di dover trascorrere del tempo con te! La cosa che più mi brucia è che quando sono in tua compagnia la gente ci scambia per fratelli gemelli! -

     Shadow the hedgehog ha appena fulminato con lo sguardo più collerico del suo repertorio un paio di teste voltate nella sua direzione, probabilmente incuriosite dall’evidente somiglianza tra lui e il riccio blu che cammina alla sua destra. Il primo era stato un bambino capriccioso trascinato per mano da sua madre. Aveva smesso di frignare nel momento stesso in cui aveva posato lo sguardo sui due ricci, immerso nella contemplazione della loro uguaglianza fisica come se avesse avuto di fronte la vetrina del negozio di caramelle più fornito della città.

     - Mamma, guarda! Ci sono i gemelli! - aveva esclamato, sorridendo in modo innocente.

     Le dita di Shadow si erano strette ancora di più a pugno per il fastidio quando, successivamente, un’anziana signora che attraversava la strada di fronte a loro aveva biascicato qualcosa sull’amore fraterno che lui non aveva ben compreso.

     Sonic, dal canto suo, fino a quel momento non aveva mostrato alcun segno di dispiacere, limitandosi a sogghignare ogni qualvolta c’era qualche passante che, involontariamente, punzecchiava l’orgoglio di Shadow. Non poteva neanche biasimare i cittadini di Emerald Town se erano attirati da due soggetti così particolari come loro, la cui colorazione vivace agiva nel modo in cui fa la luce con le falene.

     - Consolati, fratellino! - commenta Sonic, continuando a camminare con le mani dietro la nuca in un palese gesto di spensieratezza - Potrai prendertela con l’attore non appena lo avremo trovato! Se avessi avuto anche solo una minima idea di dove si trovano gli studios ci saremmo potuti arrivare in un lampo! -

     Sonic bazzicava molto poco il centro città di Emerald Town, quindi non è per lui una sorpresa non conoscere l’ubicazione degli studi cinematografici dove sperano di individuare Michael Monkey. Nonostante tutto, il gusto di potersi godere l’irritazione di Shadow compensa, incredibilmente, la sua sete di velocità e di azione. Non è poi la fine del mondo procedere a passo così lento quando si può avere la soddisfazione di mandare fuori dai gangheri la Forma di Vita Perfetta.

     - Fai meno lo spiritoso! Se davvero fossimo fratelli, sarei io il maggiore e di almeno cinquant’anni! - replica Shadow, soffocando un ringhio animalesco - Aspetta che metta le mani su quella iena schizoide! Mi sono imbattuto in aspiranti conquistatori di ogni tipo, ma mai in nessuno più pazzo di lui! Che razza di piano è far ballare la gente per l’eternità? -

     - Non potrebbe importarmi di meno! - ribatte Sonic - La vita è più semplice di quanto la fai tu, vendicatore: c’è un problema e lo si affronta in un lampo! Niente preoccupazioni, niente affanni! -

     - Se tu avessi passato quello che ho passato io non parleresti in questo modo! E’ facile per te fare il vagabondo con la mente libera da ogni pensiero! -

     - Ti correggo! Facilissimo! -

     Nel momento stesso in cui Sonic muove il passo successivo, delle note elettroniche corredate da rapidi battiti si fanno strada nelle sue orecchie. Lo scenario semibuio della città immersa nella sera si illumina all’improvviso in una girandola di colori accesi. Varie insegne al neon e cartelloni lampeggianti spuntano come funghi sulle fiancate dei vari palazzi. Sonic dà vita alla sua canzone pronunciando alcune parole che, seppur mormorate, possono essere udite anche a diversi metri di distanza.


     “There's only so much you can learn in one place
     The more that I wait, the more time that I waste”
     “I haven't got much time to waste, it's time to make my way
     I'm not afraid of what I'll face, but I'm afraid to stay
     I'm going down my own road and I can make it alone
     I'll work and I'll fight till I find a place of my own”

    Tra un’intricata rete di tubi di ferro che costituiscono delle imponenti impalcature si fa strada Sonic The Hedgehog. Il suo giubbotto nero, dal quale pendono numerose catenine lucenti, quasi si confonde con il pavimento lucido sul quale muove dei passi frenetici. Illuminato dalle luci variopinte delle insegne che lo circondano, si aggrappa ai tubi di ferro, sgusciando nella loro rete con agilità, piegandosi e rotolando, mentre canta in toni bassi e prolungati.


      “Are you ready to jump? Get ready to jump
      Don't ever look back, oh baby
     Yes, I'm ready to jump, just take my hands
     Get ready to jump”

     In lontananza si possono scorgere delle rapide sagome che saltano dal cornicione di un palazzo al tetto di un altro con un’agilità e una sicurezza sorprendenti. Alcuni di loro riescono ad esibirsi in questo numero spericolato addirittura a bordo di uno skateboard. I battiti elettronici della canzone di Sonic echeggiano al ritmo della sua danza… o forse è lui che è pervaso dal brivido del movimento al risuonare della melodia che tanto lo attrae.

     Prima che possa esserci una mente ancora non anestetizzata dalla musica per poter rispondere, l’incanto svanisce ancora una volta e Sonic esce dai panni di ballerino e cantante scatenato per tornare in quelli che conosce bene e che tanto gli sono congeniali.

     - Ottimo! - commenta Shadow seccato - Ancora qualche minuto e ci avrei pensato io a farti saltare… in un pozzo senza fondo! -

     - Sarebbe bello vedertici provare! - ribatte Sonic con un ghigno di sfida prima di voltarsi e guardarsi intorno.

     Nessuno dei passanti per le strade aveva fatto caso al suo numero musicale. Si sarebbe aspettato di trovarsi decine di occhi puntati addosso, ma nessuno gli aveva prestato attenzione, anche solo per sbaglio.

     - Credo che la gente cominci a farci l’abitudine a tutto questo… e non va per niente bene! -

     - Se la considerano parte del quotidiano nessuno si porrà più il problema di intervenire! - afferma Shadow - Le cose potrebbero anche peggiorare e non se ne renderebbero conto gli idioti! -

     - Così ha parlato Shadow the hedgehog, il più grande filantropo di Mobius! - replica scherzosamente Sonic.

     - Non vedo un solo motivo per cui dovrebbe piacermi la gente… specialmente se poi si tratta di persone come… lui! -

     Gli occhi del riccio nero roteano verso l’interno della testa quando percepiscono l’immagine di Ramon che corre trafelato verso di lui. Il suo istintivo cascare di spalle non potrebbe esprimere meglio il suo sconforto.

     - Finalmente vi ho trovato, ragazzi! - esclama lo scoiattolo, tra un rantolo e l’altro mentre, piegato in due, tenta di recuperare fiato - Non sapevo dove foste finiti! Ho aspettato in auto di fronte agli studios, ma quando ho visto che non c’era segno di voi sono venuto a cercarvi a piedi! -

     - Quale parte di “andremo da soli” non ti era ben chiara? - domanda Sonic, colpito dall’ostinazione del ragazzo.

     - Più o meno quella in cui intendevi che il più grande fan di Manny non avrebbe potuto conoscerlo di persona! - risponde Ramon, cocciuto - E poi mi sembra ovvio che avete bisogno di me! State andando nella direzione sbagliata, gli studios si trovano dall’altra parte della città! Andando avanti di questo passo arriverete quando se ne sarà già andato! -

     - Vuoi dire che il tipo era lì e tu non sei andato a parlargli? - ribatte Shadow, esasperato.

     Ramon incrocia le braccia e assume un’aria da saputone indignato.

     - Pensavo che aveste detto di farmi da parte! Insomma, voi siete così veloci! Così tanto che sono arrivato prima io agli studios! Credevo che foste più qualificati voi di un agente speciale per seguire questa indagine! -

     - Qualcuno mi trattenga, altrimenti lo sbriciolo come un biscotto! - sbotta Shadow, digrignando i denti.

     - Non ti conviene farlo uscire di testa, amico! - dice Sonic, sopprimendo una risatina - Visto che ci sei ti lasceremo farci strada, a patto che tu non ci stia tra i piedi! -

     - Ehi, ti ricordo che stai parlando con un pubblico ufficiale! - replica Ramon, sfoggiando tronfio il suo distintivo - Potrei farvi sbattere dentro per intralcio alle indagini! -

     - Sarebbe stupendo vederti provare! - conclude Shadow - Vedi di darti una mossa, roditore, prima che decida di mollare tutto e prendermi una vacanza lontano da voi impiastri! -

     E’ sufficiente muovere un passo per Shadow per trovarsi all’improvviso nell’angolo del reparto biancheria intima di un affollato centro commerciale. Nei panni di un elegante uomo d’affari, con un completo gessato nero, una cravatta rossa sgargiante e un largo cappello scuro, si dirige a passo lento verso il grande ascensore. Ad attenderlo c’è la bionda ragazza che ne manovra i comandi, il cui sorriso e il cui sguardo seducente dicono più di quanto voglia lasciar trasparire.


     “Second floor! Hardware, children’s wear, lady’s lingerie
     Oh, good morning, mister Shadow! Goin’… down?”

     “Workin' like a dog for the boss man, workin' for the company
     I'm bettin' on the dice I'm tossin’, I'm gonna have a fantasy
     But where am I gonna look? They tell me that love is blind
     I really need a girl like an open book to read between the lines”

     L’intero reparto si trasforma all’improvviso in uno scatenato concerto rock. I commessi e le commesse estraggono da dietro i banconi delle chitarre e cominciano a suonare all’impazzata. I potenziali clienti vengono presi da un brivido musicale inarrestabile e cominciano a guardarsi intorno per trovare la ragazza o il ragazzo dei loro sogni. Alcune coppie che si tengono per mano oltrepassano le porte degli ascensori, chiuse le quali nessuno può dire che cosa abbiano il compito di nascondere. Tutto questo nel mentre che Shadow canta a squarciagola la sua fantasia al centro della sala.


     “Love in an elevator, lovin' it up when I'm goin' down
     Love in an elevator, livin' it up 'til I hit the ground
     Do you care? Do you care?
     Honey one more time now it ain't fair.
     Love in an elevator, livin' it up when I'm goin' down”

     Il rock pervade ogni angolo del reparto biancheria intima. I manichini che sfoggiano i completi femminili si animano all’improvviso, diventando ragazze di ogni taglia e altezza che ballano in modo seducente al ritmo della musica. Le porte degli ascensori si aprono e si richiudono rapidamente, permettendo a sempre più coppie di chiudersi al loro interno e scatenare i lampi azzurri che si intravedono tra le fessure degli sportelli in metallo. Shadow conclude la sua canzone con un ultimo eco a cappella.

     Quando la fantasia svanisce e la realtà assume tutto un sapore diverso da quanto il riccio nero aveva fantasticato, si ritrova di fronte allo sguardo sconcertato di Sonic e Ramon. Credendo di non essere in grado di sopportare l’ennesimo imbarazzo, Shadow spera che la sua espressione minacciosa sia sufficiente a dissuadere i due dal dire qualunque cosa.

     - Per pura curiosità, Shadow! - interviene Sonic, sforzandosi di rimanere serio - Quale tipo di vacanza avevi in mente? -


     Nel frattempo, quella stessa sera, la piccola, ma accogliente, casa a forma di volpe alla periferia della città animata dall’incantesimo musicale proietta attraverso le sue finestre una calda luce che fende l’oscurità esterna. Non sembra essere ora di riposo né di tranquillità per i suoi abitanti, ciascuno dei quali tenta di ingannare la febbrile attesa con qualunque mezzo disponibile. Il metodo che di gran lunga preferiscono è appartarsi in silenzio, troppo stanchi e troppo timorosi del rischio di improvvisare altri numeri musicali. Persino chi tra loro aveva prima ritenuto il fenomeno come niente di cui preoccuparsi ora comincia a considerarlo con occhi diversi, soprattutto di fronte alla prospettiva di tradire involontariamente la riservatezza dei propri pensieri.

     Nel retro dell’abitazione, in una stanza quadrata occupata da ogni genere di marchingegno e strumento, il padrone di casa è intento ad armeggiare con la tastiera di un grosso computer posato su una scrivania di plastica. Sono sufficienti due battiti alla porta per riscuoterlo dalla sua concentrazione quasi ipnotica.

     - Avanti! - intima Tails.

     Sulla soglia dell’officina appare Tikal, sorridente come sempre e con un vassoio che regge due tazze fumanti.

     - Posso disturbare? - domanda gentilmente - Ti ho portato una tazza di cioccolata calda! -

     - Nessun disturbo! - replica il volpino, voltandosi sulla sedia girevole e stropicciandosi gli occhi - Non sapevo sapessi preparare la cioccolata calda! Non dovresti neanche sapere che esiste! -

     - Infatti è stata Amy a prepararla! - ribatte l’echidna, poggiando sulla scrivania una delle due tazze - Io mi sono solo offerta di portartela! -

     - Molto gentile da parte tua! Stavo cercando in rete informazioni sulla TRL Corporation, ma non ho trovato nulla che non sapessimo già! Per essere una delle più importanti società di Mobius se ne conosce stranamente poco! Sembra che nessuno abbia mai indagato nel dettaglio sulle sue attività! -

     - Sono sicura che Sonic avrà modo di risolvere la faccenda! - assicura Tikal - Avete affrontato anche di peggio in passato e siete ancora tutti qui per raccontarlo! -

     - Finché non sapremo con sicurezza quali sono gli scopi di quella iena, non credo potremo essere tanto sicuri che ci sia di peggio! - replica Tails, grave.

     - Sembri più preoccupato di quanto mi sarei aspettata! -

     - E’ molto pericoloso giocare in questo modo con la realtà delle cose! Qualunque dispositivo abbiano utilizzato per mettere in atto questa specie di musical perpetuo sorregge da solo il piano dimensionale che ha creato! Se dovesse esserci un guasto o malfunzionamenti di ogni tipo la situazione potrebbe rivelarsi irreversibile! -

     Anche se non è sicura di aver compreso ogni singola parola, Tikal si rende comunque conto che, messa in questi termini, la questione si fa notevolmente più complicata. Manda giù un sorso di cioccolata e lascia che la calda e piacevole sensazione la faccia sentire meglio.

     Qualche secondo dopo, un macchinario alla sua destra emette un segnale acustico intermittente. Un piccolo monitor quadrato si accende e cattura l’attenzione di Tails. L’immagine visualizzata riporta una rigogliosa pianta con fiori, il candore dei cui petali sembra quasi emanare luce nel buio della sera.

     Incuriosita, Tikal guarda di sottecchi Tails, notando subito il sorriso soddisfatto e l’aria leggermente malinconica dipinta sul suo viso.

     - Non ho mai visto una pianta del genere! - confessa la ragazza - E’ davvero molto bella! -

     - E’ unica nel suo genere! - ribatte il volpino affettuosamente - L’ho piantata poco tempo fa nei prati di Mystic Ruins e ho montato una piccola telecamera in un tronco d’albero perché mi faccia vedere come cresce! -

     - Dev’essere molto rara perché non mi pare di conoscerla! Come si chiama? -

     - Cosmo! E’ tutto quello che mi rimane di… Cosmo! -

     Le parole muoiono nella bocca della ragazza prima che possano essere pronunciate. Temendo di essere stata indelicata, si porta istintivamente la mano verso il petto e abbassa lo sguardo. Era venuta a conoscenza grazie ad Amy della loro disavventura nello spazio, quindi anche dello stretto legame tra Tails e la ragazza aliena che rispondeva al nome di Cosmo.

     - Non volevo essere indiscreta! - mormora in tono dispiaciuto.

     - Non lo sei stata! - risponde Tails, scuotendo la testa e sorridendo un po’ a sforzo - Sono sicuro che il suo spirito è lì dentro, come lo era nel seme che ho piantato! Guardarla crescere mi fa sentire vicino a lei! Non credo di aver voluto bene a una ragazza come ne ho voluto a lei! Alcune volte immagino come sarebbe stato se lei fosse ancora qui con noi, se tutta la storia dei Metarex non fosse mai accaduta… se ci fossimo incontrati in un altro modo! -

     - Sei stato molto fortunato a conoscerla! Provare questi sentimenti è una ricchezza immensa! -

     - Già! - conferma il ragazzo in un mormorio - Molto fortunato! -

     Sebbene la situazione fosse delicata e commovente, l’inevitabile accordo che l’incantesimo estrae dal cuore di Tails non è lento né tranquillo. Al contrario, un allegro coro di sassofoni esplode con fervore nell’officina, introducendo un brano tutto da ballare e per cui le lacrime non hanno valore. Lo scenario subisce una trasformazione radicale, da luogo caotico di lavoro a lussuoso soggiorno di una villa dalle mura di marmo.


     “In my imagination there is no complication
     I dream about you all the time
     In my mind a celebration, the sweetest of sensation
     Thinking you could be mine
     In my imagination there is no hesitation
     We walk together hand in hand, I'm dreaming
     You fell in love with me like I'm in love with you
     But dreaming's all I do, if only they'd come true”

     Tails è nei panni di un affettuoso marito che varca la soglia di casa con una valigetta che testimonia il suo ritorno da una dura giornata di lavoro. Non c’è modo migliore per avvisare del suo ritorno che cantare quell’allegro motivetto, mentre si sfila la giacca e si allenta la cravetta. Nelle vesti di sua moglie c’è Cosmo. Se la mente di Tails non fosse intorpidita dalla musica, nella consapevolezza della vista della ragazza, il suo cuore farebbe un tuffo di gioia. I due coniugi corrono uno incontro all’altra, intrecciando le loro dita e ruotando in tondo in una singolare danza di felicità.


     “I should be so lucky, lucky lucky lucky
     I should be so lucky in love
     I should be so lucky, lucky lucky lucky
     I should be so lucky in love”

     Proprio mentre Tails sta per tuffarsi tra le braccia della sua amata, questa si dissolve come una nuvola di fumo e sparisce alla vista. Ritrovandosi a stringere il vuoto, il ragazzo assume un’espressione stranita, non riuscendo ad afferrare al volo la situazione, ma continuando a cantare con vena spensierata. Alza gli occhi al cielo e il suo pensiero si concentra su Cosmo, l’unica cosa che rimane immutabile mentre il resto della sua realtà vortica in un turbinio di colori evanescenti.

     Il respiro affannoso ed emozionato di Tails lo risveglia dalla trance ipnotica in cui era caduto. Per un attimo, uno splendido attimo, aveva potuto di nuovo vedere Cosmo. Avrebbe voluto dire qualunque cosa, ma la musica gli ottenebrava il pensiero, rendendolo completamente schiavo dei movimenti da lei dettati. Per quanto fosse stato emozionante avere l’occasione di vederla di nuovo, più vivida di qualunque suo ricordo, Tails non è sicuro di volere che accada di nuovo.

     - Tutto bene, Tails? - domanda incerta Tikal.

     - Sì… credo di sì! - ribatte lui, sforzandosi di suonare tranquillo - Niente male come canzone, vero? -

     - Sì… davvero niente male! - conferma Tikal quasi per niente convinta.

     Mentre i suoi pensieri galleggiano nell’agitato mare della sua mente, degli echi lontani giungono alle sue orecchie, venuti per scrivere su un pentagramma il significato di quanto custodisce nell’animo. Si dirige verso la porta dell’officina, ma questa si fa sempre più lontana come per incanto e i suoi passi diventano sempre più lenti e pesanti.

     Senza rendersene neanche conto si ritrova a cantare su di un sottofondo senza musica, con una voce candida e leggiadra che non le appartiene.


     “When I was very young nothing really mattered to me
     But making myself happy, I was the only one
     Now that I am grown everything's changed
     I'll never be the same because of you”

     “Looking at my life it's very clear to me
     I lived so selfishly, I was the only one
     I realize that nobody wins
     Something is ending and something begins”

     Un senso incipiente di claustrofobia si impadronisce di Tikal. Le pareti di legno del corridoio che sta attraversando sembrano farsi sempre più vicine e l’aria sempre più sottile. Mentre le sue mani scorrono lungo il muro, l’unica guida di cui può disporre è la sua voce e la melodia della sua canzone. I suoi capelli sono diventati lunghi, sottili e corvini. Indossa un lungo kimono di seta rossa i cui risvolti strisciano sul pavimento terroso alle sue spalle.


     “Nothing really matters
     Love is all we need
     Everything I give you
     All comes back to me”

     La ricerca appare più lunga e faticosa del previsto, ma Tikal non demorde. E’ consapevole che alla fine di quel labirinto di legno raggiungerà qualcosa che desidera con tutto il cuore. In un’intricata serie di curve ad angolo retto, il soffitto ha l’aria di farsi sempre più vicino alla sua testa. Una luce in lontananza alimenta le sue speranze, la fine della ricerca è prossima. Non appena varca l’uscita del labirinto un intenso bagliore esplode nei suoi occhi… la consapevolezza e l’illuminazione possono ormai definirsi sue.

     Nell’istante di un battito di ciglio la musica svanisce ancora una volta, lasciando i due che fino a poco tempo prima ne erano protagonisti a fare i conti con il significato di quello che avevano nascosto nell’animo. Tikal lancia uno sguardo timido verso Tails, imbarazzata per i panni in cui era stata costretta a calarsi. La risposta incoraggiante della volpe con due code è semplicemente un sorriso gentile.

     - Non penso ci siano parole più vere di queste, Tikal! - si ritrova a commentare.


     - Ti stai divertendo nella tua gabbia dorata? -

     Al suono di una voce familiare dal tono irritato, un’esasperata Rouge, seduta sul comodo divano nella speranza di placare il suo nervosismo, si volta verso la porta. Gli occhi colmi di disprezzo di Levine lampeggiano sinistri. La ragazza pipistrello è sicura che se la sua avversaria avesse la capacità di incenerire con lo sguardo a quest’ora sul divano al suo posto ci sarebbe stato un mucchietto di resti anneriti. E avrebbe di gran lunga preferito finire i suoi giorni in quel modo piuttosto che darle la soddisfazione di perdere le staffe di fronte alle sue provocazioni da due soldi.

     - Prima che facessi vedere il tuo muso incipriato non era poi così male! - ribatte Rouge, senza neanche degnarla di un’occhiata.

     Levine si esibisce in un’esagerata e stridula risatina sarcastica. Si fa strada nell’ampia stanza illuminata da una coppia di lampadari di cristallo e si pianta di fronte all’indifferente pipistrello in modo che non possa in nessun modo ignorare la sua presenza.

     - E’ davvero da ammirare la tua capacità di fare la superiore anche quando sei nei guai fino al collo! -

     - Allora perché non vai ad ammirarmi lontano da qui? -

     Un’impercettibile piega sulle labbra di Levine dimostra che la conversazione non sta prendendo una direzione che la aggrada. Con le mani posate sui fianchi in una posa da maestrina, guarda Rouge dall’alto in basso. Inarca un sopracciglio come in una valutazione di sufficienza nei suoi riguardi, quindi esprime un parere preciso e puntuale, intriso di un veleno palpabile.

     - Pensi di essere destinata a rimanere a lungo qui dentro? Trick si sta solo divertendo con te! Sei il suo giocattolino del momento! Non appena si sarà stufato non esiterà a liberarsi di te! Se tu fossi furba la metà di quanto dici di essere saresti già sparita velocemente! -

     - Cos’è che ti brucia di più, Levine? - risponde per le rime Rouge - Il fatto che ti stia rubando il ruolo di primadonna in questo palazzo o che Trick abbia un debole per me più di quanto lo abbia per te? -

     - Io sono qui per mia libera scelta! So perfettamente come gestire la situazione e non getterò la spugna finché non avrò ottenuto quello che voglio! Lo stesso non si può dire di te! Trick ha dei piani ben precisi per te ed è solo una questione di tempo prima che decida di metterli in atto! -

     La ragazza pipistrello decide di alzarsi, per arrivare alla stessa altezza di Levine e guardarla dritta nelle pupille.

     - Stando a quanto dici, allora, non hai motivo di temere la mia presenza qui, tesoro! -

     - Mi hai letto nel pensiero! Infatti conto che non rimarrai nel giro ancora per molto! -

     Le due donne sorridono con fare di sfida. Il confronto tra le loro due forti e indipendenti personalità avrebbe potuto fare scintille se si fosse trasformato in un conflitto di energie.

     - Ho un unico desiderio! - conclude Rouge intrecciando le braccia - Poter vedere la tua faccia quando verrai scaricata anche tu! Conosco quelli come Trick e ti posso garantire che non sono tipi che amano il gioco di squadra! Ti sta prendendo in giro tanto quanto lo sta facendo con me! -

     - Dimentichi il punto più importante, mia cara! - risponde Levine, sicura di sé - Non pensare che io glielo permetterei tanto facilmente! -

    
     “Nobody likes being played”

     E’ la frase emblematica che entrambe si ritrovano a mormorare, senza neanche rendersene conto. Una fitta cortina di fumo ammanta ora la stanza, vorticando attorno alle due determinate ragazze come per volerle avvolgere tra le sue spire. Il suono di un flauto orientale introduce la loro canzone, il cui scenario si rivela essere più cupo di quanto avrebbero immaginato. Le pareti della stanza sono diventate di un nero lucido e l’unica illuminazione presente proviene dall’alto, in un fascio simile a quello dei riflettori da palcoscenico.


     “He said I’m worth it, his one desire
     I know things about him that you wouldn’t want to read about
     He kissed me, he’s a one and only beautiful liar
     Tell me how you tolerate the things I just found out about
     We’ll never know why are we the ones to suffer?
     Have to let go, he won’t be the one to cry”

     Rouge e Levine indossano dei lunghi abiti da sera neri, ma il luogo in cui si ritrovano a sfoggiarli non è una serata di gala in un’ampia sala di ricevimento. Come se si trovassero in una foresta al chiuso, tra di loro si frappone un’intricata rete di canne di bambù. Attraverso il legno e le foglie serpeggiano i loro occhi, entrambi alla ricerca di quelli dell’altra. Nonostante il sospetto e il timore le separino, le loro voci sono come una sola. Sanno esattamente il momento in cui tocca a ciascuna di loro cantare e quando devono lasciare spazio all’altra.


     “Tell me how to forgive you when it’s me who’s ashamed
     And I wish I could free you from the hurt and the pain
     But the answer is simple, he’s the one to blame!”

     Nel momento tanto cercato del loro contatto visivo, una forza invisibile riesce a dissolvere le canne di bambù che le separano. Il legno si ritira nel pavimento ad una velocità innaturale, lasciandosi alle spalle solo lo spazio che separa le due ragazze tradite. Sui muri in lontananza appaiono delle scritte che sembrano marchiate a fuoco. Delle linee corsive illuminate di rosso le attraggono come fanno le fiamme con le falene. Con le spalle sulla parete, proseguono nella loro canzone facendo ondeggiare il bacino al ritmo di una melodia da incantatore di serpenti.


     “Let’s not kill the karma, let’s not start a fight
     It’s not worth the drama for a beautiful liar
     Can we laugh about it? It’s not worth our time
     We can live without him, just a beautiful liar”

     Il tetto sulla loro testa è il cielo, rannuvolatosi all’improvviso nel momento di maggior esplosione della melodia. Una fitta e fine pioggia si abbatte su Rouge e Levine, impegnate a cantare all’unisono il chorus della loro canzone. Un po’ d’acqua non è di certo in grado di raffreddare la loro rabbia determinata. Danzano con rapidi movimenti di spalle e di testa mentre il tessuto bagnato del loro vestito mette maggiormente in evidenza le loro forme.

     Dopo la suggestiva esibizione, le due si ritrovano l’una di fronte all’altra nella possibilità di potersi leggere il volto a vicenda e percepire lo spaesamento e il torpore lì rimasto. Pensando alla proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, Rouge scopre di essere arrivata al limite dell’esasperazione. Decide di agire repentinamente e senza esitazione. Prima che Levine possa rendersene conto, ruota su sé stessa in un’agile mossa e colpisce l’avversaria con un calcio laterale alla tempia, abbastanza forte da stordirla per qualche minuto. Animata dalla forza della disperazione, la ragazza pipistrello stringe le dita attorno ad uno dei suoi baci esplosivi, ansiosa come non mai di utilizzarli. Lancia il piccolo ordigno contro l’ampia vetrata antiproiettile e indietreggia quanto basta per non essere coinvolta nello scoppio.

     - Diamine! - esclama non appena si rende conto che la finestra, seppur segnata da profondi solchi e incrinature, è ancora in piedi - Non rimarrò qui dentro un minuto di più! -

     Prima che la farfalla possa riprendersi, Rouge afferra una poltrona e la scaglia contro l’obiettivo. Un sonoro tonfo accompagna la pioggia di pezzi di vetro che libera la strada per la rocambolesca fuga della ladra. Senza esitare oltre, si tuffa nel vuoto e dispiega le ali per volare via indisturbata, inghiottita dalla notte.

     - Scappa pure, piccola strega! - commenta Levine, soddisfatta nonostante il dolore derivato dal calcio - Senza di te tra i piedi sarà più facile ottenere quello che voglio! -


     - Non sto più nella pelle dall’emozione! Finalmente conoscerò di persona il grande Manny! La prima cosa da fare è chiedergli un autografo! Poi ho così tante domande da fargli! Sono sempre stato curioso di sapere in cosa consiste la sua dieta! Per tenersi così in forma di sicuro non potrà assumere più di un certo quantitativo di… -

     Sonic tira via Ramon per un braccio dalla traiettoria di Shadow prima che questi possa mettere le mani sul suo collo.

     - Non ti si secca mai la lingua, amico? - domanda il riccio blu, stordito dal suo vociare - Blateri così tanto da fare invidia a testa d’uovo! -

     - Come potete essere così impassibili? - riattacca emozionato lo scoiattolo - Insomma, stiamo per entrare nel mondo della celluloide! Chi non ha mai desiderato vedere come vengono realizzati i nostri film preferiti o conoscere gli attori che ci hanno regalato ore di intrattenimento? -

     - Io sono tra quelli! - ribatte Shadow - In compenso ho un bruciante desiderio di prenderti a calci in questo momento! -

     Ramon gonfia le guance a dimostrazione del suo fastidio, poi decide di voltarsi e di dirigersi senza aggiungere altro verso le doppie porte sul retro del grande edificio cubico che sovrasta su di loro. Sonic e Shadow si scambiano un’occhiata eloquente, tirando all’unisono un sospiro di sollievo.

     Oltrepassata l’entrata di servizio, il trio si ritrova in un lungo e stretto corridoio stipato per quasi tutta la sua lunghezza da carrelli colmi di materiali di scena, appendiabiti con costumi, scalette di diverse dimensioni, cartonati, attrezzi da lavoro e altro materiale. Probabilmente a causa dell’ora, non c’è molta gente che transita da quelle parti e le poche persone presenti sono indaffarate ad impacchettare e rimettere a posto gli strumenti adoperati nel corso della giornata. Svoltando sulla destra e procedendo per parecchi metri, i tre accedono ad un corridoio più ampio e notevolmente più lungo con una serie di porte numerate che, probabilmente, permettevano di entrare nei vari teatri di posa.

     - E se lo scimmiotto se ne fosse già andato? - domanda Sonic - Vedo che stanno chiudendo baracca, altrimenti qualcuno avrebbe già provato a fermarci! -

     - Non c’è pericolo! - lo rassicura Ramon - Le riprese di “Let’s Get Loud” si svolgono quasi sempre di sera! A Manny non piace ritrovarsi nella confusione che c’è negli studios durante il giorno! -

     - Di solito sono proprio i tipi loschi che sono in piena attività quando è buio! - commenta Shadow, serio.

     Lo scoiattolo appare fin troppo su di giri per dargli retta. Esattamente come un bambino in un negozio di caramelle, cammina a passo svelto verso ciascuna delle porte numerate, sbirciandovi oltre quando non le trova chiuse a chiave. Quando i due ricci lo sentono emettere un gridolino acuto, possono immaginare che la loro ricerca è finita. Dietro la porta numero quattordici si cela una spaziosa camera che, in quel momento, ospita non meno di una ventina di persone. Il contrasto tra la parte posteriore della stanza e quella anteriore è così netto da non poter essere ignorato. La zona più vicina all’entrata, nera sia sul pavimento che sulle pareti, ospita diverse grosse telecamere, macchinari di registrazione e microfoni ambientali. Il regista, un gatto dal pelo scuro con un paio di occhiali quadrati, è seduto al centro, con il copione sulle ginocchia, mentre operatori e membri della regia armeggiano con le varie strumentazioni per non perdere neanche un fotogramma della scena. E’ sul palcoscenico sopraelevato che questa si svolge. La scenografia è quella del bancone di un bar che a Sonic ricorda molto i saloon dei film western, ma le palme in plastica che si possono scorgere agli angoli gli suggeriscono che l’ambientazione è molto diversa. Un attore nei panni di un barista è intento a pulire i bicchieri e a riporli nella credenza alle sue spalle. Appoggiati al tavolo ci sono una donnola pesantemente truccata, con indosso un vaporoso vestito rosso, e l’attore su cui Ramon ha lo sguardo puntato, una scimmia dallo sguardo languido in completo bianco panna senza cravatta, con i risvolti di una camicia viola che fanno capolino dalla giacca.

     Nonostante l’ignoranza di Sonic e Shadow in materia cinematografica, avvertono entrambi qualcosa di strano. Rimangono ad osservare la scena per qualche minuto, ma si rendono conto che l’unico a parlare è proprio lo scimmiotto, con voce troppo ben impostata per sembrare credibile e delle pose enfatiche ed esagerate. Gli occhi di Ramon, invece, brillano come se avesse di fronte una montagna di oro zecchino. E’ così preso ed estasiato da lasciar andare la porta che stava trattenendo con la mano. Questa si richiude con un forte tonfo e attira l’attenzione di tutti i presenti, compresi gli attori.

     - Stop! Stop! Si sono distratti, Derek! Taglia corto! - sbraita nervosamente il regista, alzandosi di scatto e lasciando cadere il copione - Avevo espressamente chiesto di non essere disturbato da nessuno! Chi li ha fatti entrare questi? -

     - Non ti agitare, Alonso! Devono essere quelli nuovi! - interviene Manny saltando giù dal palcoscenico e raggiungendo l’agitato gatto - Avevo chiesto che mi venissero a prendere al termine delle riprese di oggi! -

     - Quelli… nuovi? - ripete Sonic, sollevando un sopracciglio.

     - Sveglia, belli! - ribatte la scimmia sventolando la mano di fronte agli occhi dei tre - Ricordate? Siete i massaggiatori e l’estetista del mio nuovo staff per la cura del corpo! Colin vi avrà già spiegato tutto! -

     - Ma, Mike… - si lamenta Alonso, parlando pazientemente anche se il tremore dei suoi baffi tradisce il suo nervosismo - Credevo che ne avessi già cambiato uno questa settimana! Avevamo già parlato di quanto queste tue cure particolari incidessero sui costi di produzione! -

     - Non è mica colpa mia se quegli incompetenti non sapevano come curare al meglio il mio pelo! Avevo tutta la coda arricciata l’ultima volta che mi hanno praticato il trattamento e il mio manto era meno lucido almeno del quaranta percento! Ah, dove andremo a finire! Dunque, vediamo… -

     Il modo di parlare di Manny è rapido e affrettato, accompagnato da un timbro leggermente stridulo che differisce molto dalla parlantina che dimostrava di avere sul set.

     - Tu devi essere l’estetista! - dice puntando il dito verso Shadow - La tinta nera e quel buon gusto nell’usare l’ombretto rosso si vedono raramente in giro! -

     - Perché a me? - mormora il riccio nero, dopo essersi dato una pacca frustrata sulla fronte.

     - M-M-Michael M-M-Monkey… Manny… - balbetta confusamente un tremante Ramon - Che p-piacere conoscerti! Sono Famon e sono un tuo ran! Cioè, sono Ramon e sono un tuo g-grande fan! Ti seguo sin da quando riesco a ricordarmi e… -

     - Sì, sì, sì, potrai adularmi dopo il mio massaggio serale, amico! Le mie splendide spalle avevano proprio bisogno di sciogliersi un po’! -

     - Stavamo girando l’episodio, Mike! - interviene il regista in tono quasi supplichevole.

     - Possiamo sempre riprendere domani! - ribatte l’attore, sventolando la mano come se si stesse parlando di qualcosa di poco conto - Insomma, ci sono delle priorità per tutti! Come posso calarmi nella parte se ho le spalle così tese? -

     - Inchioda, bellimbusto! - esclama Sonic - Non hai davanti a te i tuoi preziosi massaggiatori! Abbiamo urgenza di parlarti in privato! -

     Il cascare di braccia di Manny è la reazione più efficace per dimostrare la sua delusione alla, per lui, sconfortante notizia. Tutt’a un tratto i suoi modi diventano stizziti e irritati.

      - Se siete dei miei ammiratori in cerca di un autografo vi farò mandare dal mio agente delle foto firmate! Potevate anche dirlo subito che non fate parte dello staff invece di farmi perdere tempo! -

      - Perderai qualcosa di più del tempo se non chiudi quella boccaccia e non ci stai a sentire! - sbraita Shadow, ormai completamente spazientito.

     In seguito alla sua sfuriata nervosa cala il silenzio. Solo qualche secondo dopo si leva un mormorio nervoso tra i membri della troupe, nel quale si riescono a distinguere le parole “polizia” e “telefono”. Prima che la situazione degeneri, Sonic dà una leggera gomitata a Ramon, facendogli segno di intervenire per mettere le cose in chiaro. Lo scoiattolo si desta, così, dalla sua ipnotica ammirazione, si schiarisce la voce con un colpo di tosse ed estrae il suo distintivo.

      - Sono l’agente Ramon D. Denser della SQ2 di Adabat! - recita in tono professionale - Ho bisogno di porre alcune domande al signor Monkey circa un’indagine di mia competenza! -

      Come se qualcuno avesse ruotato la manopola del volume, il mormorio diventa ancora più concitato e perplesso. L’unico a rimanere apparentemente impassibile di fronte alla notizia è proprio Manny. Con un sopracciglio inarcato a segnalare tutto il suo scetticismo, incrocia le braccia e ricambia lo sguardo di Ramon con sufficienza.

      - E’ tutto qui? Mi avete scomodato per un’inezia come questa? E dire che per un attimo avevo creduto che foste qui per comunicarmi la mia nomination a un altro Lemmy Award! -

     Lo scimiotto sospira con forza esagerata, poi torna a rivolgersi al terzetto.

     - Va bene, “agenti”! - dice, sottolineando con sarcasmo l’ultima parola - Potete seguirmi nel mio camerino! Alonso, possiamo riprendere a girare domani! Colin, dì al mio autista di aspettarmi qui fuori! Non ci vorrà più di un paio di minuti! -

     Contrariamente alle sue predizioni, più di due minuti sono impiegati in una discussione con il regista, palesemente seccato da tanta noncuranza da parte dell’attore. I modi altezzosi e superbi di Manny, però, hanno la meglio sull’insistenza di Alonso, anche se Sonic avrebbe potuto giurare di sentirlo maledire sottovoce “gli attori e tutti quelli della loro razza” mentre andava via a passi pesanti.

     Il camerino di Manny si rivela essere lussuoso più di quanto il nome della stanza possa far pensare. Anche se la maggior parte dello spazio è occupato da vasi di fiori e cartoline ammucchiate in pile vertiginose, si riesce a distinguere distintamente un boudoir con un grande specchio rotondo, una poltrone massaggiante e persino una vasca idromassaggio in fondo.

     - I miei fan continuano a mandarmi fiori e lettere d’amore! - commenta Manny, appena tutti e quattro varcano la soglia - Succede quando si fa breccia nel cuore di tante persone ogni pomeriggio alle quindici! - dunque si rivolge ai suoi ospiti e, intrecciando le dita, sorride con annoiata curiosità - Potremmo fare in fretta? Sono già in ritardo per la mia sauna serale! -

     Prima che Ramon possa dare inizio all’interrogatorio, Sonic lo precede e si rivolge al suo interlocutore con tono secco e affrettato.

     - Hai presente la febbre del musical che ha preso la gente in città questi giorni? Stiamo cercando di far quadrare i conti e un uccellino ci ha suggerito che la TRL Corporation ci ha messo lo zampino! Tu cosa ne sai a proposito? -

     - La TRL Corporation? - ribatte Manny, stranito - E’ il motivo per cui abbiamo spostato la registrazione della serie in questi studios! Hanno voluto che presenziassi alla cerimonia di inaugurazione di un loro nuovo non-so-che tecnologico nella loro sede di Emerald Town! Non ho fatto altro che tagliare il nastro e sorridere alle telecamere! Non vedo come possa avere a che fare con l’improvvisa smania di tutti nel ballo! Come se credessero tutti di essere al livello di un professionista del mio calibro, bah! Ci vogliono anni di… -

     - Da chi sei stato contattato? - lo interrompe Shadow, bruscamente.

     Manny sfodera l’espressione più indispettita del suo repertorio artistico, ma dopo aver tentato per qualche secondo di sovrastare il riccio nero, si rende conto dal suo sguardo feroce che le sue pose hanno scarso effetto. Quindi opta per un atteggiamento più gelido e distaccato.

     - Se ci tiene a saperlo, agente, era una iena in giacca e cilindro! Un vero signore, molto gentile e distinto! Certo, non possedeva la classe del sottoscritto, ma… -

     - Ehi, sono io qui l’agente speciale! - ribatte Ramon, offeso - Loro sono solo dei civili che mi aiutano… una iena in cilindro? Ooooohh! -

     - Perché non cominci a snocciolare tutto quello che sai della faccenda? - incalza Sonic, ignorando l’intervento dello scoiattolo.

     - Vi ho già detto tutto! Mi hanno offerto un lavoro e io l’ho accettato! Cos’altro c’è da raccontare? -

     - Forse il primate ha bisogno di incentivi migliori per aprire la bocca! - dice Shadow, mostrando visibilmente una piccola carica elettrica che crepita tra le sue dita.

     Manny indietreggia di un passo, per la prima volta seriamente preoccupato, ma poi contorce il muso in una smorfia di rabbia e parla con voce alterata.

     - Mi state forse minacciando? Chi vi credete di essere per piombare qui a sputare sentenze? Un’altra parola e avrete presto notizie dal mio avvocato! -

     La protesta di Manny si tramuta all’improvviso in tre colpi di batteria, seguiti da un coro di strumenti invisibili che danno vita ad una melodia disco che sembra fatta apposta per lo scimmiotto. Se la realtà cambia in base ai pensieri e ai sentimenti di chi è vittima dell’incantesimo, Sonic e gli altri si rendono conto che Manny non sta pensando ad altri che a sé stesso in quel momento, così com’è. Stessa giacca bianca, stessa camicia viola che fa capolino, stessi pedalini neri ai piedi, stesso identico personaggio. L’unica cose che cambia è lo scenario che lo circonda.


     “I took my baby to the doctor
     With a fever, but nothing he found
     By the time this hit the street
     They said she had a breakdown
     Someone's always tryin' to start my baby cryin'
     Talkin', squealin', lyin'
     Sayin' you just wanna be startin' somethin'”

     La pista da ballo su cui si ritrova Manny Monkey è formata da piastrelle quadrate che si illuminano ad intermittenza di vari colori, tra i più sgargianti e splendenti. Sulla sua testa, una grande strobosfera scintilla come un enorme diamante. La voce del protagonista è acuta, ma melodiosa. Il suo corpo non può fare a meno di muoversi al ritmo della canzone.


     “I said you wanna be startin' sometin'
     You got to be startin' somethin'
     I said you wanna be startin' somethin'
     You got to be startin' somethin'
     It's too high to get over (yeah, yeah)
     It's too low to get under (yeah, yeah)
     You're stuck in the middle (yeah, yeah)
     And the pain is thunder (yeah, yeah)”

     Lo schioccare di dita di Manny lo aiuta a tenere il tempo, sebbene non ne abbia davvero bisogno. Sa perfettamente che la folla di ragazze in delirio che circonda la pista lo adora quando fa quel gesto durante un suo ballo. Tra una giravolta e una piroetta, può avvertire distintamente il livello del suo sex appeal in aumento. Senza smettere di cantare, si avvicina ad una delle ragazze urlanti tra il pubblico e fa per accarezzarle le labbra. Non appena però focalizza meglio la sua attenzione, si rende conto che si tratta di un riccio nero dal volto corrucciato e imbestialito. Spaventato, Manny caccia un urlo fortissimo, così tremendo da far dissolvere l’atmosfera e far cessare la musica.

     Non appena si riscuote dal torpore, Manny si accorge di Ramon, con gli occhi luccicanti per l’emozione, che applaude concitatamente, di Sonic che gli rivolge un ghigno divertito e della ragazza di prima che… no, si tratta di Shadow che lo guarda come a volerlo fulminare.

     - Non sarei riuscito a sopportare un’altra canzone! - spiega il riccio - Specialmente se cantata da lui! -

     - Ma che dici? E’ stato fantastico! - replica Ramon - Ho sempre sognato di vederlo dal vivo! -

     - Sono solo io o anche voi non avete capito un’acca di quello che ha cantato? - domanda Sonic.

     - Allora è questo di cui stavate parlando! - esclama Manny - Non c’è mai una telecamera quando serve! Avrei potuto usare questa esibizione come promo per la prossima stagione della mia serie! Mica male come idea! Numeri musicali a costo zero, senza fatica e senza bisogno di scenografia! Non serve neanche una band! Potrebbe venirne fuori un affarone! -

     - Togliamoci dai piedi! - propone Shadow - La faccenda sta diventando sempre più ridicola! Mi pare ovvio che questo pagliaccio peloso non sa niente che possa esserci d’aiuto! -

     - Aspetta! - lo ferma Ramon - Non mi ricapiterà più l’occasione di vedere in azione Manny Monkey! Voglio vedere un altro balletto! -

     - Di questi tempi è sufficiente affacciarsi alla finestra per vederne uno! - risponde Sonic - Non serve a niente rimanere qui, Shadow ha ragione! Ehi, non avrei mai pensato di dirlo! -

     - Sì, ma stiamo parlando di uno dei più grandi attori di tutti i tempi! Potreste pentirvi di aver perso un’occasione così grande! -

     - Credo che sopravvivrò con il rimorso! - ribatte Shadow, chiedendosi chi glielo aveva fatto fare di cacciarsi in quella situazione - E falla finita una buona volta di… -

     L’esasperato riccio nero sgrana gli occhi quando sente un accordo venire fuori dal nulla e farsi strada nella stanza. E’ consapevole di quello che sta per succedere quando il piede destro di Ramon comincia a battere sul pavimento senza controllo.

     - No, per favore, anche lui no! -


     “Could wait all night and day to go to a party
     Sit down and wait, give my request to the DJ
     'Cause my song he's gotta play
     And when I hear that beat I get my body up out my seat
     Grab a guy and move my feet, he's playin' my song”

     A bordo di un enorme jet che sta sorvolando i cieli ad alta quota, Ramon si fa strada in un lungo corridoio che sembra quasi appartenere ad un’astronave aliena. Il suo abbigliamento da discoteca può far immaginare quale sia la sua destinazione. C’è una festa importante che lo sta aspettando e non è davvero il caso di farla attendere oltre. Sente la melodia provenire da molto in fondo, ma abbastanza chiaramente per poter cantare la sua canzone da brivido e farsi ascoltare da tutti sull’aereo tramite i microfoni disseminati attorno a lui.


     “I don't care if everybody gone, turn it up cause it turns me on
     Keep dancin' all night long, it feels so right that it can't be wrong
     I get the chills up and down my spine
     whenever I hear that song of mine
     When it stops better press rewind
     Let me hear it one more time”

     Una volta raggiunte le doppie porte automatiche lo scenario che si apre davanti a Ramon è proprio quello che si era immaginato. La sala ammantata di una luce blu soffusa è piena di ragazzi che si scatenano al ritmo della sua musica. Non appena si rendono conto che la voce proviene dal nuovo arrivato alla festa, si fanno indietro per spianargli la strada verso la piattaforma dove lo attende la console del DJ.


     “Play, come on play that song
     Play it all night long
     Just turn it up and turn me on
     Play, come on DJ play that song
     You know that it turns me on
     DJ just play that song cause I wanna be dancing all night long”

     Indossate le grosse cuffie della console, è un gioco da ragazzi per Ramon far risuonare il brano insieme alla sua voce in ogni angolo del locale. Il suono è così vibrante da far scuotere addirittura il jet. Chi potrebbe mai immaginare, guardandolo volare nel cielo, che ospiti una discoteca affollata e sfrenata? Sugli schermi appesi alle pareti è riportata la visuale esterna della traversata. L’aereo si sta fiondando verso il mare ad una velocità spropositata, ma nessuno dei presenti se ne interessa. Anche sott’acqua Ramon avrebbe continuato a far echeggiare la sua musica fino a riempire di ritmo gli abissi più profondi.

     Al termine della canzone, lo scoiattolo è tremendamente su di giri per il divertimento, cosa che non può riscontrare come condivisa nelle facce dei suoi compagni.

     - Lasciatevelo dire, ragazzi! - commenta infine - Dovreste imparare a divertirvi una volta tanto! -

     - Io sono la quintessenza del divertimento, perché, non si vede? - replica Sonic con evidente sarcasmo - A proposito, cosa stavi dicendo riguardo a prendere un ragazzo e a muovere i piedi? -

     Quelle parole gettate lì come presa in giro hanno un effetto portentoso su Ramon. Finisce in preda all’agitazione, muove le braccia senza controllo e cerca all’improvviso di spingere Sonic e Shadow verso la porta del camerino in preda alla fretta di “proseguire le indagini altrove”.

     - Questa è l’ultima volta che ti do il mio aiuto, Sonic! - sbotta Shadow, sul sentiero di guerra come non mai - E’ grazie a te che mi ritrovo sempre in queste situazioni stupide! Tu e i tuoi amici dovreste lavorare in un circo! -

     I due ricci abbandonano la stanza battibeccando, ma prima che anche Ramon possa uscire, Manny gli blocca un braccio e attira la sua attenzione.

     - Prima che andiate posso scambiare due parole con lei, agente? -

     Il ghigno della scimmia non promette nulla di buono, ma Ramon ancora non se ne rende conto.

    

     Non appena Amy riaggancia il telefono, si butta a peso morto sul soffice divano del salotto di casa Prower. Si asciuga con il polso il sudore sulla fronte e allarga le braccia come è solito fare qualcuno in preda ad una forte stanchezza.

     - Ecco fatto! - esclama - Ho finito di avvisare tutte le ragazze del corso! Sembravano parecchio dispiaciute, ma sarà impossibile fare lezione fino a quando non saremo sicure che nessuno si metterà a sgambettare a ritmo di musica! -

     Cream, accomodata con le gambe incrociate sulla poltrona di fronte, non riesce a trattenere una risatina. Anche Cheese condivide l’ilarità della sua padroncina, rotolando sul suo grembo squittendo come un piccolo topo.

     - Puoi aggiungere anche me alla lista! - replica Sydia, sospirando - Mi mancheranno gli esercizi di autodifesa! Era così gratificante prendere a calci tutti quei manichini! -

     - Può darsi che Sonic e Shadow riusciranno a risolvere in fretta il problema! - suggerisce la coniglietta, in tono incoraggiante - Sono molto bravi in questo genere di cose! -

     - Se penso che quei due sono in giro a rimboccarsi le maniche e noi siamo qui con le mani in mano… - interviene Amy, stringendo i pugni con fare combattivo - Mi viene da prendere a martellate qualcosa! -

     - Conosci i maschi! - ribatte Sydia - Pensano di saper fare tutto loro! Io qui sono solo un’ospite, ma mi sorprende che tu abbia accettato di rimanere nelle retrovie, determinata come sei! -

     Le pupille della riccia rosa cominciano d’un tratto a brillare e la sua espressione si trasforma nel giro di un istante da corrucciata a estasiata.

     - E’ stato il mio Sonic a chiedermelo! Dice che se ci fossero dei pericoli sarebbe più sicuro per me rimanere qui! Certe volte è così gentile e premuroso! -

     Cream abbassa lo sguardo imbarazzata. Considerando le precedenti esperienze, dubita molto che Sonic lo abbia detto per un motivo diverso dal non dover avere Amy tra i piedi, ma preferisce non puntualizzare. Sydia, del resto, non avendo molta familiarità con la situazione, ritiene opportuno dire la sua.

     - Da come me ne hai sempre parlato non mi sembra il principe azzurro che vuoi farmi credere! -

     Lo stato di grazia in cui è calata la ragazza innamorata viene interrotto da quelle parole. Aggrottando la fronte, Amy si rivolge allo scoiattolo puntandogli un dito contro.

     - Cosa vuoi dire con questo? -

     - Insomma, mi hai raccontato tu che hai dovuto inseguirlo per tanto tempo! Dici che adesso state insieme, ma da quello che ho visto non mi pare che lui ne sia al corrente! -

     La riccia rosa gonfia le guance, offesa per quello che ha dovuto sentire. Sydia, dal canto suo, parla con sincerità, senza intenzione di mancare di rispetto.

     - So che il mio Sonic può sembrare poco affettuoso a volte, ma ti garantisco che ha molte attenzioni per me! -

     La ragazza si limita a fare spallucce, poco convinta da quello che ha sentito.

     - Se lo dici tu! Io giudico da quello che vedo! Ti posso solo suggerire di non lasciare che l’amore ti tenga gli occhi chiusi! Noi ragazze dobbiamo pretendere rispetto dai maschietti! E’ quello di cui abbiamo parlato a Katrina l’altro giorno, ricordi? -

    
     “Clever girl, think you are but you think too much
     Shut down turn around, don't look that way anymore
     Clever girl, think you know but you don't know much
     Try to make a move, go to a different door

     La chitarra invisibile che suona nelle orecchie di Sydia riesce a dar vita ad una nuova realtà molto particolare. La ragazza si ritrova di fronte allo sfondo bianco davanti al quale vengono scattate le foto segnaletiche della polizia. In mano regge un cartello nero con su scritto il suo nome a caratteri bianchi. Si rivolge direttamente alla telecamera che la sta inquadrando, cantando la sua canzone con una voce grave, ma allo stesso tempo seducente. Quello che tenta faticosamente di ignorare, però, è che accanto a lei ci sono altre tre Sydia, con pettinature diverse e vestiti diversi, tutte con in mano il cartello del proprio nome.


     “Clever girl, think you're right but what's right from wrong?
     Little Miss Genius, you make it hard on yourself
     Clever girl, you've got it all but you're all messed up
     Time now turn around, move onto something else”

     La voce che prima proveniva da una sola ragazza, adesso è moltiplicata per quattro, ma le quattro Sydia non paiono andare d’accordo l’una con l’altra. Sebbene stiano cantando la stessa identica canzone, ciascuna di loro tenta di prendere il sopravvento sulle altre e di rubare la scena. Dapprima si spingono con i gomiti nel tentativo di guadagnare maggiore spazio di fronte alla telecamera, ma è poco prima del chorus che si scatena la vera rissa.


     “You know it's all in your head
     You better put that business to bed
     By your fair hands of design you met with
     The monster in your mind
     You did it again, you did it again
     Won't you listen to me when I'm telling you it's no good for you?”

     E’ un mistero come i vari cloni di Sydia riescano a cantare in tono sostenuto mentre si malmenano in tutti i modi possibili e immaginabili. Si tirano per i capelli, si colpiscono con i cartelli segnaletici, si spintonano, si fanno lo sgambetto, cercano di colpirsi con delle mazze da baseball prese chissà dove. Il conflitto, però, termina all’istante nel momento in cui si rendono conto che la telecamera le sta inquadrando tutte. Si affrettano a ricomporsi, quindi ballano ordinatamente e in sincronia sulla base della melodia che le trascina.

     Quando l’ultimo accordo è stato suonato, il mondo circostante riassume la forma familiare del salotto. Cream, con innocenza e senza malizia, si ritrova ad applaudire al numero musicale a cui ha appena assistito. Sydia, invece, rendendosi conto del senso della sua canzone, assume un’aria preoccupata. Teme di aver mancato di rispetto ad Amy o di aver osato darle un consiglio che non avrebbe voluto sentire. Nonostante tutto, si rende conto dell’impossibilità di negare quello che la musica ha rivelato essere nella sua testa.

     - Senti, Amy - mormora lo scoiattolo con fare incerto - Non so cosa mi è preso, non intendevo giudicare! Pensavo semplicemente che… -

     - Nah, non è successo niente! - replica la riccia, con un sorriso incoraggiante - Capisco benissimo il tuo punto di vista! Da fuori può sembrare che io e Sonic siamo come l’olio e l’acqua, ma qualcosa dentro di me mi ha sempre detto che non importa quanto siamo lontani, fisicamente o mentalmente! Ci sarà sempre un tempo e un luogo in cui potremo incontrarci! -

     Il sentimento così forte che anima lo spirito di Amy Rose in quel momento è un invito allettante per la magia musicale che c’è nell’aria. Una chitarra in lontananza presagisce l’arrivo di un nuovo incantesimo, di cui questa volta è lei la protagonista. Un coro di strumenti che evocano immagini lontane nel tempo pervade l’atmosfera, mentre Amy si ritrova avvolta da gelide acque. Il freddo non è qualcosa che la sua pelle concepisce, il suo respiro non abita nei polmoni, ma nella sua anima. Le è sufficiente una leggera mossa delle mani perché una forza misteriosa la proietti verso il pelo dell’acqua, tornando in superficie con un carnevale di schizzi d’acqua cristallina.


     “Lucky you were born that far away so
     We could both make fun of distance
     Lucky that I love a foreign land for
     The lucky fact of your existence
     Baby I would climb the Andes solely
     To count the freckles on your body
     Never could imagine there were only
     Ten million ways to love somebody”

     Amy è chinata sulla scogliera. La sua voce sovrasta lo sciabordio del mare in agitazione sotto di lei. Delle alghe pendono dai pantaloni zuppi che indossa. I suoi aculei prima ordinatamente pettinati sono adesso lunghi e cascanti, senza il frontino che è solita portare. Nell’aria c’è un odore salmastro. La musica che proviene da chissà dove ispira Amy a muovere i fianchi in maniera sensuale. Sembra che le onde dell’oceano si infrangano sugli scogli con forza ad ogni suo movimento.


     “Lucky that my lips not only mumble
     They spill kisses like a fountain
     Lucky that my breasts are small and humble
     So you don't confuse them with mountains
     Lucky I have strong legs like my mother
     To run for cover when I need it
     And these two eyes that for no other
     The day you leave will cry a river”

     I piedi nudi della ragazza all’improvviso si ritrovano a calpestare un suolo diverso. La sabbia del deserto sotto il sole cocente dovrebbe scottare fino all’inverosimile, ma Amy riesce a camminarci senza problemi, continuando nel frattempo a cantare con una voce carica di potenza. Il flauto di Pan esercita un potere quasi mistico sul suo corpo, spingendola a piegare il ventre sinuosamente come le spire di un serpente. Una mandria di cavalli in corsa fa tremare la terra attorno a lei, ma nessuno di questi rischia di travolgerla. La forza della musica che tira i fili del suo corpo è ancora più grande.


     “Whenever, wherever we're meant to be together
     I'll be there and you'll be near
     And that's the deal my dear
     There over, hereunder
     You've got me head over heels
     There's nothing left to fear
     If you really feel the way I feel”

     La melodia esplode in tutta la sua potenza non appena i piedi di Amy toccano il ghiaccio della cima di una montagna innevata. Il vento sferza gelido e il suo respiro si condensa in nuvole di vapore, ma niente di questo è in grado di fermare la voce della ragazza. Il suo canto si disperde nell’aria in una serie di eco che sono in grado di raggiungere anche gli angoli più remoti. Quando non rimane altro da aggiungere, si tuffa nel vuoto e, magicamente, si ritrova ancora una volta nei fondi oceanici dai quali tutto ha avuto inizio. 

    

     Mentre all’interno dell’abitazione le ragazze si intrattengono tra una chiacchiera e una canzone, in giardino c’è qualcuno che preferisce rimanere il più isolato possibile. Una certa echidna rossa preferisce attendere il ritorno di Sonic, seduta sul prato e comodamente appoggiata al tronco dell’albero di pesco piantato da Tails. Stare alla larga dagli altri è il modo più sicuro per evitare di esternare al ritmo di swing la folla di pensieri che anima la sua mente. Dal momento in cui ha assistito al rapimento di Rouge da parte di Mr. Trick, come un chiodo fisso, il ricordo delle dure parole che le aveva rivolto fuori dal “Whiskey’s Royal” lo tormentano. Anche se non è un’echidna abituata a fare un passo indietro e a riconoscere i suoi errori, deve ammettere che neanche Rouge merita un comportamento del genere. Certo, non si fida per niente di lei, ha sempre il timore che dietro alle sue moine e al suo atteggiamento lezioso ci sia in realtà un preciso piano per sottrargli l’oggetto del suo antico dovere di guardiano. Tuttavia, si ritrova ad essere incapace di ferirla senza sentire un fastidioso bruciore in fondo allo stomaco, nominalmente detto senso di colpa. Sembra un fastidioso ritornello per lui trovarsi in quella situazione. Si chiede perché non riesce a trovare un equilibrio tra il suo carattere orgoglioso e testardo e il suo ormai palese affetto per quella ragazza.

     - Al diavolo! - esclama con rabbia, lanciando lontano un sassolino perché fosse inghiottito dal buio - Era tutto molto più semplice quando c’eravamo solo io e la mia isola, senza nessun rompiscatole tra i piedi! -  

     - Perché allora non torni a fare il cane da guardia? - domanda una voce familiare alle sue spalle.

     Knuckles si volta di scatto e non riesce a capire quale emozione prevalga sull’altra quando incontra lo sguardo di sufficienza tipico di Rouge, appoggiata con un gomito al tronco. L’echidna si alza di scatto e la guarda come se avesse appena visto un fantasma. Ha mille domande che spingono e scalpitano per venire fuori dalle sue labbra, ma l’unica che riesce a pronunciare lo fa sentire molto stupido.

     - Come ho fatto a non sentirti arrivare? -

     - Bé, caro - ribatte lei, sorridendo - Non per niente ho scelto la carriera di ladra! Scivolare nell’ombra è la mia specialità! -

     - Sei riuscita a scappare! - afferma Knuckles, sperando di riuscire a comunicare il suo sollievo con la voce.

     - Non certo grazie a te! Se avessi dovuto aspettare il vostro intervento tanto valeva cominciare a mettere le radici! -

     Dopodiché c’è un inaspettato silenzio. Il gracchiare dei grilli parla al posto loro, aumentando l’imbarazzo generale.

     - Dov’è il sapientone peloso del gruppo? - chiede infine Rouge - Ho raccolto delle informazioni che potrebbero fare al caso vostro! -

     - Perché sei tornata? - replica Knuckles, ignorando la domanda - Credevo che te ne volessi lavare le mani! -

     - All’inizio ci ho pensato, ma l’idea di fare la cantante per il resto dei miei giorni non mi va affatto a genio! In più ho saputo che la nostra vecchia amica Levine è dentro a questa storia fino al collo e niente mi darebbe più soddisfazione di romperle le uova nel paniere! -

     - E’ solo per questo? - incalza l’echidna - Mi sorprenderebbe se tu non avessi doppi fini, come al solito! -

     - Non vedo motivi per cui dovrei stare in compagnia di persone che non gradiscono la mia presenza… in modo particolare quella con cui sto parlando! -

     - Ascolta, Rouge! - per Knuckles è arrivato il momento di vuotare il sacco e di cercare di rimediare all’errore commesso - Mi dispiace averti parlato in quel modo l’altro giorno! La situazione mi stava dando davvero sui nervi e non ero del tutto in me! Non intendevo affatto ferire i tuoi sentimenti, lo capisci, vero? -

     Il pipistrello non risponde subito. Preferisce lasciar cuocere Knuckles nel suo brodo ancora per un po’, o almeno è quello di cui lei si convince. In realtà non è del tutto sicura di come rispondere a quella quasi del tutto inaspettata richiesta di perdono. Il guardiano cerca, nel frattempo, di soffocare l’imbarazzo e di mettere a tacere l’irritazione per una risposta che stenta ad arrivare.

     - Lo capisco benissimo! - dice infine lei, con un sorriso forzato - Ho imparato da parecchio che avere a che fare con te significa non sapere mai cosa aspettarsi! Ti ho offerto più volte la mia amicizia, ma sei sempre stato più interessato al tuo stupido sasso gigante! Neanche i tuoi compari mi vedono di buon occhio! Tempo fa mi avete impedito di diventare il giocattolo di Magorian e per questo vi ringrazio, ma se devo essere sempre trattata come la cattiva della situazione mi limiterò a fare quello che devo e a pensare agli affari miei! -

     Lo sfogo di Rouge è forse l’unica cosa di lei che Knuckles ha subito compreso non essere finzione, qualcosa di programmato con un intento ben preciso. Prima di quel momento non ha mai fatto attenzione ai sentimenti della ragazza e quasi quasi non riesce ancora a credere a quelle parole.

    
     “Put your hand on your heart and tell me
     That we're through”

     “Well it's one thing to fall in love
     But another to make it last
     I thought that we were just beginning
     And now you say we're in the past
     Oh, look me in the eye
     And tell me we are really through”

     In un lampo di luce accecante, lo scenario si trasforma completamente. Dal giardino immerso nella notte si passa ad una lussuosa sala da ricevimento. I colori dominanti sono il giallo limone dei pesanti tendaggi, il rosso della carta da parati e il grigio dei vari busti scolpiti che arredano l’ambiente in quantità, quasi come se si trattasse di un museo. Superando un paio di esagerate doppie porte a forma di cuore, compare Knuckles, in frac, bastone e cilindro.


     “You know it's one thing to say you love me
     But another to mean it from the heart
     And if you don't intend to see it through
     Why did we ever start?
     Oh, I wanna hear you tell me you don't want my love”

     Al seguito di Knuckles c’è uno stuolo di ballerine in tacchi e abiti succinti, ognuna con indosso lo stesso modello ma di un colore diverso. In mano reggono un grande cuore rosso di cartone e seguono passo passo i movimenti dell’echidna, a ritmo con le note della canzone. Stranamente a suo agio in panni così eleganti, il protagonista dell’esibizione canta con una voce acuta che non gli appartiene.


     “Put your hand on your heart and tell me it's all over
     I won't believe until you
     Put your hand on your heart and tell me
     That we're through
     Oh, put your hand on your heart, hand on your heart”

     Dal soffitto della sala vengono calate delle catenine dorate alle quali è appeso un rubino a forma di cuore. I busti delle statue si trasformano magicamente in angioletti di pietra armati d’arco. Le ballerine si esibiscono in un’allegra coreografia mentre Knuckles abbandona cilindro e bastone per lasciarsi andare all’impeto del canto. Posa le mani sul petto, all’altezza del suo cuore, e attende che la melodia si riduca di volume fino a sparire del tutto.

     Abituato alla forte luce presente nella sala, Knuckles ha bisogno di sbattere le palpebre qualche volta per poter individuare Rouge nel buio della sera una volta che le cose ritornano al loro posto.

     - Perché non ti fai una grassa risata? - borbotta, grato almeno di non aver fatto la figura dell’idiota davanti ad un pubblico più ampio - So che muori dalla voglia di farlo! -

     - Credo che aspetterò il momento in cui deciderai di dirmi tutto questo senza un sottofondo musicale! - ribatte Rouge, infastidita - Allora sarà un grande divertimento riderti in faccia! -

     - E’ sempre la stessa storia con te! - replica il guardiano, accalorandosi - Uno cerca di essere gentile e viene preso sistematicamente per i fondelli! -

     - Forse non ti prenderei per i fondelli se FORSE ti sforzassi di non trattarmi come una pezza da piedi ogni volta che hai la luna storta! -

     - Se non cambi atteggiamento puoi stare fresca allora! -

     I loro nasi sono a pochi centimetri di distanza mentre si guardano dritto negli occhi, aspettandosi quasi di vedere delle scariche elettriche guizzare dalle loro pupille. Il litigio prende una piega del tutto inaspettata quando i due si ritrovano a ballare un walzer con una destrezza e una maestria di cui non si sarebbero ritenuti capaci.

     - Che cosa stai facendo adesso? - chiede Rouge, sbigottita.

     - Non sono io! Non riesco a controllare il mio corpo! - esclama Knuckles, allarmato.

     - Comincio a non sopportare più questa storia! -

     Le note di una nuova canzone si spargono nell’aria, inibendo i sensi dei due improvvisati, ma incolleriti, ballerini. Roteando con grazia, Rouge si ritrova con indosso dei tacchi alti, una camicetta scollata e un paio di pantaloncini dorati. La parete dell’abitazione di Tails sparisce per fare spazio al lungo bancone del suo locale preferito e ancora una volta è la musica che sta per farla da padrona.


     “Clearin' this house out of joy that I borrowed from back in the day
     Threw away my old clothes, got myself a better wardrobe
     I got something to say
     I'm through with the past, ain't no point in looking back
     The future will be
     And did I forget to mention that I found a new direction
     And it leads back to me?” 

     Rouge è la stella dello spettacolo. Gli occhi di tutti sono puntati su di lei, sdraiata sensualmente sul bancone a mettere bene in evidenza le sue forme. La sua voce riempie con vigore ogni spazio non occupato da persone gioiose che ballano senza neanche un pensiero al mondo. Diverse bottiglie di champagne all’interno dei contenitori con il ghiaccio fanno saltare via il tappo, producendo una serie di fontanelle bianche.


     “Mistakes that I made givin' me the strength to really believe
     And no matter how I take it
     There's no way I'm gonna fake it 'cause it's gotta be real
     I've got nothin' left to hide, no reason left to fight
     Cause the truth's given me a new freedom inside
     Gettin' rid of my desire do you like what you see?”

     Esattamente come la protagonista di un musical, Rouge tende le mani a due ragazzi al bordo del bancone perchè la aiutino a scendere. Raggiunge i divanetti in fondo al locale e si arrampica sullo schienale di uno di questi, imponendosi prepotentemente tra le persone che ancora non l’hanno notata e non hanno udito le parole del suo inno all’indipendenza. Ancora più in fondo si trova Knuckles, quasi inebetito dal suono della musica… o è la contemplazione di Rouge che lo mantiene vittima di una suggestiva paralisi? La ragazza, allora, pensa bene di rimediare e si dirige verso di lui.


     “I'm spinning around, move out of my way 
     I know you're feelin' me 'cause you like it like this
     I'm breakin' it down, I'm not the same
     I know you're feelin' me 'cause you like it like this”

     L’atmosfera si anima non appena Rouge dà voce al chorus della sua canzone. La gente tutt’intorno a lei emette urla di giubilo e di approvazione, ballando a tutta forza in ogni angolo disponibile. Rouge, invece, preferisce ballare con la schiena poggiata sul corpo di un impassibile Knuckles, nel tentativo di provocare una qualunque reazione. Nel momento in cui l’echidna fa un movimento, la ragazza però si allontana e si sottrae alla sua portata, prima che un vortice indistinto risucchi tutta la musica e la gioia di cui quel posto è colmo.

     Quando la realtà assume la sua forma consueta, Rouge si ritrova davanti ad una versione più rossa del solito di Knuckles. E’ quasi impossibile distinguere il colore della sua pelle dallo scarlatto del suo volto, tinta così forte da renderla persino visibile nel buio della sera. Il guardiano rimane lì impalato e imbarazzato per qualche istante, suscitando una spontanea e divertita risata da parte del pipistrello.

     In quel momento, la porta della casa si apre e Tails si affaccia sul giardino.

     - Knuckles? Tutto bene? - chiede, strizzando gli occhi per fendere l’oscurità - Credevo di aver sentito… -

     Quando distingue la figura di Rouge, ancora scossa da una serie di risate, gli si allarga in faccia un sorriso. Dopo qualche minuto, il gruppetto si ritrova all’interno dell’abitazione ad attendere il ritorno della squadra di Sonic e a discutere la situazione corrente. Certo, si rivela essere un’impresa riuscire a far smettere Rouge di ridere e ancora di più cercare di calmare la furia imbarazzata di Knuckles. Nessuno degli altri sarebbe mai riuscito a scoprire il motivo di tanto divertimento da parte della ragazza, ma Amy non crede che all’echidna dispiaccia più di tanto. Anzi, avrebbe persino potuto giurare di averlo visto sorridere di nascosto, forse addirittura contento di essere causa di così tanta ilarità per il pipistrello.

     Una volta calmati gli animi, Rouge, che agli occhi del guardiano non sembra più tanto stizzita e altezzosa, può quindi raccontare al gruppo della sua fuga e di quello che Mr. Trick le ha rivelato circa l’epidemia musicale e la sua origine.

     - Un dispositivo in grado di fondere due Zone? - ripete Tails, ancora stupito alla notizia - Non ho mai pensato si potesse fare qualcosa del genere! E’ qualcosa che si avvicina alla fantascienza! -

     - A meno che in questa città non siano tutti dei grandi artisti, credo che non si tratti affatto di fantascienza! - replica Rouge, tranquillamente.

     - Le cose allora sono peggio di quanto pensassimo! - sentenzia Knuckles - Se non facciamo qualche cosa, in pochi giorni questa dimensione sparirà completamente! Come si fa ad essere così pazzi? -

     - Per come la vede Trick sta facendo un favore a tutti! - spiega il pipistrello.

     - Credo di aver cambiato idea! - interviene Sydia, visibilmente intimorita - Forse cantare e ballare può seriamente fare male a qualcuno! -

     - Bé, se non altro adesso sappiamo cosa sta succedendo! - commenta Tails, ottimista - E’ un modo come un altro per sapere dove sbattere la testa! Grazie a Rouge possiamo risalire a dove si trova Mr. Trick e, una volta che Sonic sarà tornato, potremo… -

     - Ehm, ragazzi! - dice Amy, richiamando l’attenzione di tutti - Ho le traveggole o anche voi vedete quello che vedo io? -

     Sulla parete che Amy sta indicando, con stupore di tutti, si apre uno squarcio luminoso nel quale si intravede lo scorcio di un paesaggio totalmente surreale. Un ritmo allegro si riesce a percepire in lontananza, che diventa sempre più vicino man mano che lo squarcio aumenta in grandezza.

     - Oh, no! - esclama Tails, allarmato - Sta già cominciando! -

     Il mondo prende una piega del tutto diversa quando nel cielo tinto di rosa cominciano a volare uccelli con il becco a forma di tromba, gli alberi hanno foglie a forma di note musicali, le strade sono righe nere che ricordano quelle dei pentagramma e i marciapiedi sono delle file sterminate di tasti bianchi di pianoforte. La musica gioiosa di poco prima riempie le orecchie di tutti i presenti i quali, non potendo combatterla, decidono di lasciarsi andare alla sua influenza.


     “Everybody's doin' a brand new dance now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     I know you'll get to like it if you give it a chance now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     My little baby sister can do it with ease
     It's easier than learning your ABC
     So come on, come on, do the loco-motion with me” 

     I sei improvvisati ballerini si ritrovano seduti sulla cassa di risonanza di una chitarra gigante. Intonano in coro la canzone di cui tutti conoscono le parole, scuotendo la testa a destra e a sinistra per seguire il ritmo quasi ipnotico. Quando il ritmo si intensifica, alzano le braccia al cielo e sventolano le mani a tempo come neanche degli appassionati tifosi ad uno stadio saprebbero fare.


     “Now that you can do it let's make a chain now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     Chug-a chug-a motion like a railway train now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     Do it nice and easy now don't lose control
     A little bit of rhythm and a lot of soul
     So come on, come on, do the loco-motion with me”

     Uno alla volta si rimettono tutti in piedi. Knuckles apre una fila indiana che procede a passo di musica verso il manico inclinato della chitarra, scivola per tutta la sua lunghezza come in un parco giochi, rimbalza con sei colpi su un grosso si bemolle nero elastico e atterra senza un graffio sul corpo di un enorme flauto. Amy, quindi, mette le mani sui fianchi di Knuckles, e così fa Sydia su quelli di lei fino a formare un trenino che marcia lentamente verso l’imboccatura dello strumento.


     “You gotta swing your hips now
     Come on baby, jump up, jump back
     Oh well I think you got the knack
     (C’mon baby do the loco-motion)
     Do it nice and easy now don't lose control
     A little bit of rhythm and a lot of soul
     So come on, come on, do the loco-motion with me”

     Un forte getto d’aria erutta da ognuno dei fori del flauto su cui, guarda caso, erano posati i sei riluttanti ballerina. I getti sono così potenti da proiettarli a velocità di missile verso l’alto, dove riescono ad aggrapparsi alle righe di un grande pentagramma dipinto nel cielo. Non per questo il loro spirito e la loro voglia di cantare si riduce, considerando che la loro voce è ancora come una sola, animata dalle note allegre che rimbombano nelle loro orecchie. D’un tratto, sotto di loro appaiono i tasti in avorio di un pianoforte che, disposti a scala sono diretti verso il basso.

     Prima però che riescano ad addentrarsi su quel percorso, un tonfo secco li risveglia dall’incanto e il mondo sinfonico nel quale erano proiettati sparisce come fumo negli occhi. Quando il gruppetto ritorna cosciente, i suoi sei membri si ritrovano sul pavimento uno addosso all’altro in un intricato groviglio di braccia e gambe. Il piccolo Cheese è in cima alla piramide, con la testa inclinata da un lato mentre si domanda che cosa sia successo.

     - Se volevate iniziare un torneo di lotta libera - esclama Sonic, appena rientrato dopo aver fatto sbattere la porta - Potevate anche aspettarci, non vi pare? -


FINE QUINTO ATTO
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Colonna sonora:
- “You Rock My World” by Michael Jackson, Invincible (2001)
- “She’s Not Me” by Madonna, Hard Candy (2008)
- “Sorry” by Madonna, Confessions On A Dance Floor (2005)
- “Jump” by Madonna, Confessions On A Dance Floor (2005)
- “Love In An Elevator” by Aerosmith, Pump (1989)
- “I Should Be So Lucky” by Kylie Minogue, Kylie (1988)
- “Nothing Really Matters” by Madonna, Ray Of Light (1998)
- “Beautiful Liar” by Beyoncé feat. Shakira, B’Day (2004)
- “Wanna Be Startin’ Something” by Michael Jackson, Thriller (1982)
- “Play” by Jennifer Lopez, J.Lo (2001)
- “Did It Again” by Kylie Minogue, Impossible Princess (1998)
- “Whenever, Wherever” by Shakira, Laundry Service (2001)
- “Hand On Your Heart” by Kylie Minogue, Enjoy Yourself (1989)
- “Spinning Around” by Kylie Minogue, Light Years (2000)
- “Locomotion” by Kylie Minogue, Kylie (1988)
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