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Autore: angelad    22/01/2012    7 recensioni
Kate si risveglia, ma non trova il suo uomo accanto a sè.. lo cerca, ma non lo trova.. dove sarà finito?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
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Era risalita in macchina ed era partita verso casa dei suoi genitori. Il traffico rallentava la sua marcia, ma in parte ne era felice, aveva tempo di pensare.

Quella situazione era decisamente ridicola e surreale. Castle era scolpito nella sua mente, nel suo cuore. Sentiva ancora sulla sua pelle il calore della notte che avevano appena trascorso insieme, abbracciati l’uno all’altra, dopo aver fatto l’amore.

Non poteva essere sparito così, senza darle una benché minima spiegazione. Avevano lavorato insieme quattro anni, si erano innamorati, aveva finalmente ceduto ai suoi sentimenti, non poteva lasciarla proprio adesso.

Ripensandoci, non era assolutamente possibile, lui non l’avrebbe mai trattata così. Doveva essere successo qualcosa di incomprensibile, di folle ed insensato.

Si sarebbe messa alla sua ricerca, ma prima doveva andare da lei. Doveva assolutamente  vederla, capire che quella telefonata non era un’illusione.

Quando imboccò il vialetto che portava alla sua casa montana, il cuore incominciò a batterle forte.

Sentire la sua voce, parlare con lei.. era stato incredibile.

Parcheggiò la macchina proprio nel vialetto in giardino e, mentre si apprestava a scendere dall’auto, vide che la stava aspettando in veranda.

Era proprio come la ricordava, la sua adorata mamma.

Capelli castani, occhi verdi, corpo snello e slanciato, gesti aggraziati e quello splendido sorriso che dava luce al suo viso.

Castle una volta le aveva detto che erano identiche, ma lei non credeva fosse vero fino in fondo: non avrebbe mai potuto competere con la dolcezza che Johanna trasmetteva con ogni suo movimento.

Non riusciva a scollarle gli occhi da dosso, mentre si avvicinava.

“Katie finalmente sei arrivata! Come mai ci hai messo così tanto? Tesoro mio perché stai piangendo?”.

Kate non rispose, ma si buttò contro il suo corpo serrandola in un abbraccio. Johanna Beckett, nonostante fosse stupita dallo strano comportamento di sua figlia, cinse le sue braccia contro la schiena di Kate.

Non era abituata al suo lato fragile, la sua bambina era sempre stata una roccia, un peperino niente male.

Si sedettero sugli scalini di legno e, prendendo il viso della giovane tra le mani, cercò i suoi occhi.

“Amore mio è la prima volta che ti vedo così. Sembra che tu abbia visto un fantasma!” disse la donna, mentre asciugava le lacrime di Kate.

“Sta tranquilla mamma, sto bene”.

“Non mi sembra tesoro, cos’è successo?”

“Non mi crederesti mai mamma..” rispose Kate continuando a fissarla. Era reale, la stava accarezzando.. com’era bello, non aveva mai dimenticato quella sensazione.. se solo avesse immaginato quante volte ne aveva avuto bisogno in passato, quanto quel gesto meccanico era importante per lei.

“Prova a spiegarmi, mettimi alla prova. Anche se mi dicessi la cosa più assurda del mondo, io ti crederò, non devi avere dei dubbi”.

Kate riuscì a sorridere, era la risposta tipica di sua madre.

Scrollò la testa: “Sono felice mamma, sono lacrime di gioia. Voglio solo fare  una chiacchierata con te più tardi”.

 Johanna le ricambiò il sorriso: “Sono qui per questo tesoro, sono qui per ascoltarti, parlarti, consigliarti, sgridarti, abbracciarti, dirti che ti voglio bene, per guidarti verso la tua strada, per qualunque cosa tu abbia bisogno.. Sono tua madre, o no? Qualunque cosa vorrai la faremo insieme. Ora, però vieni, andiamo a mangiare o a tuo padre verrà una sincope” e presa la sua mano, l’aiutò a mettersi in piedi.

Dio quanto le era mancata, quanto l’aveva rimpianta.

Le avrebbe raccontato tutto, dal suo lavoro al suo unico grande amore. Sentì una punta di dolore, mentre pensò a Rick. Avrebbe voluto che fosse lì in quel momento, a gioire con lei. Chissà dov’era, ma lei lo avrebbe ritrovato.

Entrò in casa seguendo sua madre e notò che nulla era cambiato da quando era stata lì per la convalescenza dopo la sparatoria. Aveva trascorso lunghi mesi in quel luogo ad arrovellarsi sul suo futuro, indecisa sul da farsi. Avevano lasciato perfino quelle orribili tendine, si chiese come aveva potuto scegliere un motivo tanto strano. Doveva star male davvero quando le aveva comprate.

 In cucina suo padre stava preparando l’occorrente per la tavola e quando la vide esclamò: “Ce l’hai fatta Katie, stavo per mandare una squadra di soccorso a cercarti. Sei sempre la solita”.

“Jim lasciala in pace, avrà avuto le sue buone ragioni per ritardare. Non sono affari tuoi, ormai è una donna adulta e la sua vita non deve riguardarci”.

“Beh direi che mi riguarda se mi fa ritardare il pranzo!” e strizzò l’occhio verso sua figlia.

Kate rise, non ricordava più quando fosse stata l’ultima volta che aveva sentito i suoi genitori punzecchiarsi. Si sentì meglio, quella dolce atmosfera famigliare era ciò di cui aveva bisogno dopo la sua difficile mattinata.

“Avanti Katie aiutami a portar fuori i piatti, oggi si mangia all’aperto come quando eri bambina” disse suo padre sporgendole le stoviglie.

I due finirono di apparecchiare e Kate si avvicinò all’uomo e appoggiò una mano sulla sua spalla e gli diede un bacio su una guancia. L’uomo restò perplesso.

“Come mai sei così affettuosa oggi?”

“Non è bello che la mamma sia di nuovo a casa con noi?”

Jim rise: “Parla per te tesoro, io sono quarant’anni che la sopporto. La amo ancora moltissimo, ma ogni tanto vorrei che si prendesse una vacanza. È sempre stata un tornado! Scherzi a parte, non posso nemmeno immaginare la mia vita senza di lei, non so come potrei reagire se dovesse capitarle qualcosa”.

Kate lo accarezzò di nuovo, purtroppo ricordava bene in quale terribile vortice era caduto suo padre quando Johanna era morta. Era ancora nitido nella sua mente, ma, per fortuna, quei terribili anni non sarebbero tornati mai più.

Johanna uscì in quel momento con una bella pentola fumante nelle mani.

“Voi due scansafatiche vi siete almeno degnati di accendere il grill per far cuocere la carne?”.

Jim alzò gli occhi al cielo: “Ecco cosa intendevo pochi minuti prima, mi dà continuamente ordini..”.

Kate sorridendo raggiunse sua madre dall’altra parte del tavolo.

“Avanti Kate, raccontami qualcosa sul tuo lavoro. Quando avrai il prossimo convegno? Per quanto tempo starai ancora a New York?”.

Kate non riuscì a capire cosa intendeva la donna.

Convegno? Non aveva mai viaggiato per lavoro, se si esclude l’incursione a Los Angeles con Rick per scovare l’assassino di Royce.

Ad un tratto, un dubbio le balenò per la mente, ma era così assurdo che non riusciva a capacitarsene.
C’era solo un motivo per il quale aveva scelto di diventare un poliziotto: la morte di sua madre.

Se Johanna era viva, lei allora doveva aver seguito un’altra strada. O mio Dio, quindi non era un detective, non lavorava al Dodicesimo..

Un brivido le percorse tutto il corpo.

Non ricordava la sua vita, conosceva solo un passato che sembrava non esistere.
 

Angolo mio

Eccomi sono tornata!! Questo capitolo, come il quarto che presto pubblicherò, sono due capitoli “di transito”. Non accade granché, ma ho introdotto Johanna.. la mamma è sempre la mamma… Ci servirà più avanti! :-)
Ringrazio nuovamente tutte/i coloro che hanno letto la mia storia.
Grazie per le vostre opinioni, sono importanti per me! Anna

 

  
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