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Autore: Magiuggiola    22/01/2012    1 recensioni
Come può, la tua vita cambiare in un giorno?
Come può, la tua vita cambiare in poche ore?
A Ilaria è successo, la sua vita è cambiata.
E chi ha detto in negativo?!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Holaa! Quarto capitolo, eh? Questa storia mi piace sempre di più! Spero sia lo stesso per voi! :)
Saluti,
Magiuggiola... 


Decisioni.
 
Lo fissai intensamente senza tralasciare nessun particolare. Gli occhi erano fissi sulla strada, le carnose labbra socchiuse, le mani stringevano saldamente il volante sembrava concentrato sulla strada ma qualcosa nella sua espressione non mi convinceva.  
Che sia ansia? Nervosismo?
Si girò di scatto e trasalii quasi spaventata - Va tutto bene? - chiese accorgendosi dei miei sguardi – Sì - risposi ricomponendomi - siamo quasi arrivati - aggiunse rallentando e svoltando verso un ampio parcheggio alberato.
Guardai fuori dal finestrino e con inaspettato stupore riconobbi il posto.
 
Inevitabile il momento in cui avremmo dovuto parlare di noi, della nostra situazione.
Ma cos’eravamo esattamente? Due pseudo conoscenti con un amico in comune? Due normalissime persone che si conoscono in una libreria? Due persone attratte l’uno dall’altro?  La risposta a tutto era una sola.  
- Perché mi hai portato qui? - chiesi sedendomi sul bordo della panchina - Ho bisogno di parlarti, Ilaria. Seriamente. - rispose avvicinandosi - A proposito di cosa? - aggiunsi voltandomi verso lui - Di te e di me, non giudicare adesso, fallo quando avrò finito di parlare, per favore. - rispose sedendosi accanto a me. - Va bene - risposi accennando un sorriso. Sospirò profondamente e iniziò a parlarmi guardandomi dritta negli occhi - Quando ci siamo incontrati in ascensore come sai per me non è stata la prima volta, ti vedevo sempre uscire dalla tua aula all’Accademia sorridente e piena di vita, insomma, allegra. E ti ammiravo così tanto! Molte volte mi sono chiesto come fai ad avere tutta quella positività e dove essa si celi dentro di te. Fino a ieri, quando ci siamo incontrati in quello spazio ristretto, eri debole e triste e non riuscivo a capirne il perché. Poi tutto si è fatto più chiaro quando ti ho visto piangere abbracciata ad Antonio. Ho pensato immediatamente a Marco, a quel bastardo! - lo guardai strabuzzata - Come fai a conoscere Marco?! - chiesi stupita - Eravamo alle superiori insieme e poi tutti lo conoscono! - rispose irritandosi, annuii. - Come dicevo ho pensato subito a lui, ero a conoscenza del suo primo tradimento e quando mi hanno riferito che vi eravate riuniti mi è caduto il mondo addosso. Con questo non voglio darti una lezione di vita, non mi permetterei mai, solo non pensavo volessi riconciliarti con lui, non dopo quel che ti ha fatto - restò in silenzio guardandomi negli occhi, presi le sue mani calde e mi avvicinai a lui - vorrei solo che ci conoscessimo meglio, non ti chiedo altro - aggiunse alzandosi lentamente dalla panchina. - Aspetta -sussurrai prendendogli la mano e facendo segno di sedersi - Abbiamo ancora tempo per chiarire - affermai timidamente - Hai mai provato quel senso di vuoto che t’invade da cima a fondo, il dolore che ti fa sentire un pezzente, le mille domande che ti assillano? Avevo già provato quest’amarezza e lui con la sua fottuta retorica mi aveva persuaso ripetendomi che è stato solamente un errore di percorso, un momento di confusione e da lì ho deciso di ripartire da zero ovviamente sbagliando ancora. Mi sono ripromessa di non fidarmi più di nessuno e inaspettatamente sei arrivato tu, con la tua gentilezza, i dolci e raffinati modi di comportarti. Mi incuriosisci, Gabriele, molto anche. Pensavo che le persone come te non esistessero e ora che sei qui, non ci riesco, non riesco a fidarmi. - sentii gli occhi riempirsi di lacrime forse per il coraggio che ho avuto di esprimere così direttamente le mie emozioni forse per il fatto di essere lì accanto a lui e chiarire i miei sentimenti. - Dobbiamo solo fidarci l’uno dell’altro e come ti ho già detto conoscerci, il tempo farà la sua parte - rispose Gabriele abbracciandomi. Mi abbandonai a quelle parole appoggiando la testa sulla sua spalla, mi sentivo protetta accanto a lui ma allo stesso tempo indifesa. - Andiamo a cenare? - sussurrò lentamente dopo alcuni minuti - Certo - risposi alzando la testa a malavoglia da quella comoda posizione.
 
 
- Finalmente siete arrivati! Potevate avvertire per il ritardo! - urlò Antonio dall’altra parte del giardino - Scusaci, avevamo da fare! - rispose Gabriele ironizzando - Ma ragazzi! Cosa mi combinate! - rispose Antonio avvicinandosi - Abbiamo cenato al Sushi Restaurant -risposi sorridendo - Oh, in quel grazioso ristorante?! Magari ti sei distesa sul tavolo nuda come Samantha in Sex and The City - rispose maliziosamente - Ma come sei pervertito! - aggiunse Gabriele ridendo a crepapelle. - Dai, facciamo i seri! Appoggiate le giacche e venite a ballare a bordo piscina! - concluse Antonio dirigendosi verso Sergio, il suo fidanzato.
- Ti piace come festa? - chiese Gabriele notando il mio imbarazzo per la battutina poco piacevole di Antonio - Non sono un’amante delle feste esagerate - risposi appoggiando la borsa sul divanetto - In effetti feste come questa sono tipiche solo di Antonio! - rispose sorridendo.
I divanetti e le sedie erano completamente zebrati, palloncini oro e argento ricoprivano il pavimento circostante la piscina, quest’ultima era ricoperta da uno spesso strato di schiuma e al centro, in una piattaforma, due ballerini in costume da bagno si muovevano a ritmo di musica. - Non credi siano esagerati? A novembre in costume da bagno? - chiesi indicandoli a Gabriele - Credo siano russi, loro affrontano il freddo senza vergogna - rispose porgendomi un bicchiere di spumante - Grazie - risposi portandomi il bicchiere alla bocca.
Guardandomi attorno notai molti conoscenti, la maggior parte universitari. All’interno dell’Accademia ci si conosce grazie alle feste, ai gruppi di studio o ai corsi frequentati, era inevitabile non incontrarli ad una festa del genere.
- Abbiamo dimenticato il regalo di Antonio in macchina! Vado a prenderlo subito. - si congedò inaspettatamente Gabriele dirigendosi verso il parcheggio della villa. - Ti aspetto qui - risposi sedendomi sul divanetto zebrato. Forse gli era venuto in mente il regalo guardando il tavolo ricoperto da mille pacchi coloratissimi vicino la piscina. Sorseggiai ancora un po’ di spumante, rigorosamente di ottima qualità, quando sentii due mani appoggiarsi sulle spalle e lentamente massaggiarmi le scapole - Antonio, sai benissimo di non essere un grande massaggiatore - affermai sorridendo, sentii un sospiro vicino all’orecchio sinistro e una voce familiare - E se non fossi Antonio? - sobbalzai a quelle parole, a quella voce così profonda e traditrice.
Mi girai di scatto e lo vidi sorridere al mio sguardo terrorizzato. - Che ci fai tu qui?! - chiesi spaventata - Antonio non è solamente tuo amico! Sempre possessiva eh?! - rispose alzando un sopracciglio - Fottiti - risposi alzandomi - Eh no tesoro, dobbiamo parlare io e te - rispose premendo le mani sulle mie spalle - Perché non hai risposto alla mie chiamate? Ti sei forse trovata un mio sostituto? - Cercai di divincolarmi ma nulla, gli anni di palestra gli sono serviti davvero molto - Non cercare di scappare da me, ti tengo d’occhio sai? Te e il tuo nuovo amichetto Guglielmo. Proprio una bella scelta, te lo sei trovato benestante vedo. Chissà cosa direbbe la gente se sapesse te tue vere intenzioni - concluse avvicinandosi maggiormente al mio orecchio - Marco, sai benissimo che non ho mai avuto secondi fini con nessuno. - risposi tremando - Anche bugiarda sei diventata! Così non va mica bene! E’ meglio che ti rimetta a posto con la testa! Non vorrai che qualcuno si facesse del male, vero? - ribatté severamente - Mi stai forse ricattando? - chiesi decisa - Ricattare? Io? Ti sto solo dando un consiglio e ti conviene ascoltarlo - concluse sciogliendo quella dolorosa presa dalle mie spalle - Il tuo nuovo amichetto sta arrivando - Guardai oltre la piscina e vidi Gabriele dirigersi verso di me - Mi raccomando, stai attenta - furono le ultime parole prima che si dileguasse nella la scatenata folla che stava ballando. - Era Marco quello con cui stavi parlando? - chiese dubbioso - Nono, ti sbagli - risposi sbrigativa - Beh, andiamo da Antonio? - chiede porgendomi la mano - Certo, spero gli piaccia il regalo! - risposi alzandomi dal divano.

Mentre Antonio scartava i regali vidi una faccia nota tra la folla, mi diressi verso essa e notai che stava parlando con Marco. - Barbara?! - pronunciai incredula, era sorpresa quanto me nel vedermi - Che ci fai qui? Con lui? - replicai accennando uno sguardo a Marco - Stavamo parlando dei regali, piuttosto tu che ci fai qui - rispose seccata - Si da il caso che Antonio sia un caro amico - conclusi ancora più sconcertata. Perché quell’atteggiamento scontroso? - Spero sia uno scherzo - aggiunsi congedandomi - Non scherzare, la vita non è un gioco! - sussurrò Marco.
- Tutto ok? - chiese Gabriele venendomi in contro - Sisi, tutto bene però sono già le tre e mezza, che ne dici se torniamo a casa? Ormai la festa è quasi finita - chiesi in preda ad un abbiocco. - Certo, salutiamo Antonio e ce ne andiamo subito - rispose stringendomi delicatamente la mano.
 
- Sicuro? Vuoi guidare tu? - chiesi ridacchiando a Gabriele - Si, sono molto più sveglio di te – rispose sorridendo - Hai ragione! - replicai sbadigliando - Ecco le prove - concluse deciso - Riposati dai, ci vediamo tra un po’ - Mi addormentai lentamente con l’immagine del suo sorriso impressa nella mente, era decisamente un buon metodo per assopirsi altro che contare le pecorelle!
E così passarono le due ore più corte della mia vita, mi risvegliai come se avessi dormito neppure dieci minuti, aprendo lentamente gli occhi notai che il sole non era ancora sorto, - Ma buongiorno! - sussurrò Gabriele - Buongiorno - replicai stiracchiandomi pigramente. - Ti va se andiamo a fare colazione? - chiese curioso – Adesso?! – chiesi stupita, erano le cinque e mezza di mattina! – preferirei andare a casa, sono davvero stanca – conclusi accennando un sorriso, spezzato da uno sbadiglio. - Certo, ti accompagno a casa - rispose sorridendo.
  
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