Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: Shizuru117    08/04/2004    9 recensioni
E se mai Orlando Bloom incontrasse un giovane ragazza che non ha idea di chi sia? Cosa verrà fuori? Fuoco e fiamme! E non nel senso malizioso della parola
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 30 (che effeto mi fa, scriverlo!^^)

Carissime, poi non mi venite a dire che l’autrice non vi vuole bene!^^ Avete visto con quanta velocità vi ho pubblicato il ventinovesimo capitolo? Sono stata brava eh!^^ Ma adesso è meglio lasciar perdere le mie fanfaronate. A proposito, quando avrò un ritaglio di tempo (speriamo di trovarlo!^^) farò lo special extend del capitolo 29…tipo un NC17, tanto per intenderci! Fatemi sapere se siete d’accordo! Ora vi lascio alla lettura!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 30.

Non lasciarmi mai...

 

Quella mattina, Orlando si era svegliato piuttosto tardi ed era anche abbastanza stanco. Aprì gli occhi lentamente, perché la luce che filtrava dalla finestra gli dava abbastanza fastidio. Ripensò a quello che era successo la sera precedente e non riusciva ancora a crederci. Faceva fatica anche solo a pensare al fatto che lui ed Amina…no, non poteva che essere stato un sogno, era stato troppo bello. Sentirla vicina a sé, con il suo naturale profumo. Si girò dall’altra parte del letto ma, con suo grande disappunto, non vide nessuno. Si mise una mano in fronte, sconsolato.

 

“Lo sapevo, era troppo bello per essere vero!” Disse ad alta voce, come se stesse parlando a sé stesso.

 

“Adesso ti metti pure a parlare da solo?”

 

Nel sentire quella voce, Orlando si alzò scattando dal letto. Solo in quel momento notò che da una parte era disfatto, segno che ci aveva dormito qualcuno. Alzò lo sguardo e la vide. Indossava la sua camicia, senza averla abbottonata. Sotto non aveva niente. I suoi capelli erano tutti arruffati e stava tranquillamente al balconcino, guardando il panorama. Il ragazzo si infilò i suoi boxer e, velocemente, andò verso Amina.

 

“Siamo mattinieri eh?” Disse, dandole un tenero bacio sulle labbra e cingendola alla vita con le braccia.

 

“No, mio caro. Sei tu quello in ritardo. Sono quasi le undici!” Rispose, non nascondendo un tono fortemente ironico.

 

“Guarda che è tutta colpa tua! Sei tu quella che mi ha costretto a fare tutta quella ginnastica, questa notte!”

 

“Certo, come se a te dispiacesse! Ma fammi il piacere…chi è che ha voluto farlo ben CINQUE volte?” Si girò verso di lui, sorridendo.

 

“Lo ammetto, è colpa mia!” Poi le diede un veloce bacio sulla guancia, guardandola dolcemente. “Sei sicura di non esserti pentita? Voglio dire…”

 

“No, io non sono affatto pentita di ciò che ho fatto. Sono convinta che, quando due persone si amano, possono dare sfogo ai loro sentimenti, in qualsiasi modo. Se ciò ha comportato fare l’amore con te…ben venga, bisogna sfogarci più spesso!” Disse, senza arrossire neanche un po’.

 

“Sai, non ti facevo capace di dire le cose così a bruciapelo!” Rise “Però, obbiettivamente, sei stata molto brava, complimenti!”

 

“Idem con patate, caro il mio Ob!” E lo baciò, appassionatamente.

 

“A proposito…perché hai preso la mia camicia senza permesso?” Chiese, staccandosi per un attimo da lei.

 

“Questa? Beh, mi scocciava tantissimo mettere il vestito di ieri sera. E’ stata la prima cosa che ho trovato. Però, se non ti va bene, tienila!” E la tolse, rimanendo completamente nuda.

 

Orlando era vicino all’infarto. Quella pazza non si era per niente accorta di essere come mamma l’ha fatta, per giunta vicina alla finestra. L’avrebbero potuta vedere!

 

“AAAAAAHHHHHH!!” Urlò, prima di riportarla dentro di peso. “MA CHE TI SEI IMPAZZITA!!!”

 

“No, sono sanissima! Scusa, tu puoi uscire in boxer e io non posso uscire nuda?” Era serissima ma, da un momento all’altro, si sarebbe messa a ridere.

 

“NO CHE NON PUOI USCIRE NUDA!! DIO SANTO, TI POTREBBE VEDERE CHIUNQUE!!” Era agitatissimo, sperava con tutto il cuore che nessuno si fosse accorto di niente.

 

“E anche se fosse? Io non vedo tutti questi problemi che ti fai tu…”

 

“Io invece sì! Non voglio che qualcuno ti veda così…beh…bellissima…soltanto io voglio avere questa possibilità” Abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato. In tutta la sua vita, non era mai riuscito ad essere così romantico.

 

“E dai, scherzavo!” Disse Amina, dandogli un bacio sulla fronte “L’ho fatto soltanto per metterti alla prova e, vista la tua reazione…sono contenta!”

 

“Cattiva!” Le disse, abbracciandola di nuovo. “Non farmi mai più questi giochetti del cavolo! E, visto che per poco non mi facevi morire di crepacuore, ora devi farti perdonare…” Aveva assunto un tono di voce molto sensuale.

 

“Andiamo Orlando, è tardi! Dovremmo già essere al ristorante a fare colazione!” Lei aveva capito quali erano le sue intenzioni.

 

“Ti preeeego!”

 

“Per favore, non metterti a fare i capricci! Lo faremo quante volte vuoi, ma dopo aver mangiato, chiaro?” Gli puntò un dito al naso. “CHIARO?”

 

“Uffa…sei una guastafeste!” Stava cominciando ad allungare la mano destra, finché la ragazza non gli diede un pizzicotto.

 

“ORLANDO?!” Disse, con tono severo.

 

“Ho capito, HO CAPITO! Andiamo a vestirci.”

 

Senza indugiare oltre, tutti e due aprirono l’armadio per cercare qualcosa di decente da mettersi. Amina indossò un paio di jeans piuttosto larghi, una canottiera e, dulcis in fundo, la camicia di Orlando. Il ragazzo, un po’ contrariato da quello che era successo prima, scelse un paio di pantaloni di lino e una maglietta a maniche lunghe. Quel giorno era abbastanza caldo e, mentre camminavano per raggiungere il ristorante, si erano presi per mano, come per fare pace. Non appena videro l’edificio, notarono subito Christy ed Elijah, che sedevano in un tavolo fuori, all’aria.

 

“Salve ragazzi! Ce ne avete messo di tempo!” Urlò Cry, agitando la mano.

 

“Vallo a dire a quel poltrone di Ob! Io ero già sveglia alle nove, lui si è alzato dieci minuti fa!”

 

“Cosa? Per tua informazione è a causa tua se io…” Orlando non riuscì a finire la frase che ricevette un sonoro calcio negli stinchi.

 

“Che stavi dicendo?” Chiese Elijah.

 

“…niente…”

 

“Ehm…piuttosto, che ci avete preso da mangiare?” Disse Amy, cercando di cavarsi da quella situazione.

 

“Beh, c’è un po’ di tutto. Latte, the, caffè, qualche brioches, dei cornetti; senza contare che abbiamo faticato tantissimo per far capire a quelli dell’agriturismo che volevamo da colazione! Non capivano un acca di inglese e, alla fine, ci hanno dato tutto quello che avevano, quindi…favorite pure!”

 

Mangiarono piuttosto in silenzio e Christy ed Elijah, che di certo non erano stupidi, avevano capito all’istante che era successo qualcosa. Senza contare che Amina stava indossando la camicia preferita di Orlando, il che era tutto dire. Però, per conservare la loro privacy (e in modo particolare la loro dignità^^) preferirono non toccare l’argomento. Alla fine della colazione, Ob portò via El con una scusa qualunque per potergli parlare a quattr’occhi di quello che era successo quella notte. Non voleva farlo davanti alle due ragazze, per evitare di mettere Elijah ancora più in difficoltà. Alla fine, anche Christy ed Amina rimasero da sole.

 

“Allora Amy, sei sicura di non dovermi dire qualcosa?” Chiese Cry, molto curiosa.

 

“Io…beh…niente!” Provò a sorvolare l’altra ragazza.

 

“Sì, come no! Ma a chi vuoi prendere in giro? Sentiamo allora, come mai stai indossando la camicia di Orlando?”

 

“Me l’ha prestata, ecco tutto! Non mi sembra ci sia niente di male!”

 

Christy si alzò di scatto e, in un secondo, diede un sonoro crucco sulla testa ad Amina. Per un momento rimase seria, poi scoppiò a ridere.

 

“Ma sei idiota! Mi hai fatto male!” Urlò Amy, massaggiandosi la testa.

 

“No, sei tu che vuoi prendermi per fessa! Sputa il rospo, ALL’ISTANTE!”

 

“Va bene, non c’è bisogno di scaldarsi così! Prima stavo solo scherzando.” Invitò l’amica a sedersi.

 

“Vai, sono pronta!” Disse Christy, baciando il punto dove l’aveva colpita. “E scusa per prima, credevo di averti fatto meno male!” Rise.

 

“Ok, scuse accettate. Allora, da dove posso cominciare? Beh, tu sapevi già della mia orrenda…dichiarazione. Avrei voluto fargliela in un momento molto più romantico ma Orlando, accidenti a lui! Sempre a rompere le uova nel paniere! C’ero rimasta così tanto male che, dopo essere venuta da te, ho girovagato molto nel parco. Non riuscivo a trovare pace, non sapevo cosa fare. Alla fine mi sono fermata alla spiaggia, nella speranza che lui arrivasse. E’ venuto. E’ stato così dolce, così romantico…aveva detto di amarmi. Poi, beh, il resto te lo puoi anche immaginare. Quando siamo tornati al cottage abbiamo…” Era arrossita visibilmente.

 

“Avete?” Chiese Christy. Sapeva bene che era successo, ma voleva sentirlo dalle sue labbra.

 

“Sì, insomma…lo sai no?”

 

“No…perché non me lo dici tu?”

 

“ABBIAMO FATTO L’AMORE! SEI CONTENTA!” L’aveva detto così ad alta voce che si erano girati tutti. Amy era imbarazzatissima e lanciò uno sguardo gelido all’altra. “Ecco, adesso sei soddisfatta? Lo sanno tutti quelli che erano qui…”

 

“Sì, sono contentissima! Non ne potevo veramente più di sentirlo piangersi addosso! Ma tu…te ne sei accorta soltanto quando te l’ha detto?” Chiese, un po’ stupita.

 

“A-ha…perché?”

 

“Niente. Adesso ho capito come hai fatto a farlo innamorare. Non sottovalutare l’effetto che tu stessa hai sulle persone, Amy.” Disse, dolcemente.

 

“Eh? Io? Ma io non ho fatto niente…”

 

“Vuoi sapere a cosa mi riferisco?”

 

“Sì!” Disse lei, trepidante.

 

“E invece non te lo dico…” Disse Cry, appoggiando la sua mano su quella di Amina “E’ meglio che tu non sia consapevole di questa tua qualità…va bene così”

 

Altrove…

 

……………………………………………………………………………………

 

Orlando aveva portato Elijah in un posto più tranquillo, vicino al laghetto dove, il giorno prima, Amina aveva commemorato suo padre. Si misero a sedere sull’erba ma, nessuno dei due, se la sentiva di parlare. Ob si sentiva veramente un verme; aveva rubato al suo migliore amico la ragazza. Non sapeva come dirglielo, era veramente troppo difficile. Finché, contro ogni sua aspettativa, fu El a parlare.

 

“Mi hai fatto venire fin qui per parlarmi di Amina, sbaglio?” L’altro ragazzo annuì con la testa. “Avanti, dimmi pure.”

 

“Ecco, non so bene come dirtelo. Vedi…io ed Amy siamo, penso, ehm…fidanzati. Non so bene come sia potuto succedere ma, ieri sera, in riva al mare…Prima era successo un casino, l’avevo accusata di essere falsa, perché credevo che si fosse messa con Dominic senza dire niente a nessuno. Poi invece…ha detto di essere innamorata di me.” Non lo stava neppure guardando.

 

“Cosa le hai risposto?”

 

“All’inizio niente. Mi aveva colto alla sprovvista. Poi dopo sono venuto da te e Christy e alle 22.00 sono andato in spiaggia da lei. Le ho detto la verità: cioè che la amavo. Quando siamo tornati al nostro cottage, in seguito, abbiamo fatto…beh…abbiamo fatto l’amore.”

 

Quando, in quel momento, Orlando alzò la testa, vide Elijah di fronte a lui, con la mano alzata: stava per dargli un pugno. Non doveva muoversi, non voleva muoversi; era ciò che meritava. Alla fine, l’altro ragazzo abbassò il braccio, sospirando.

 

“Perché non me lo hai mai detto? Perché non mi ha mai detto che l’amavi?” Disse, con un tono di voce un po’ triste.

 

“Perché, fino a poco tempo fa, non ne ero consapevole neanche io. Quando me lo avevi chiesto, quel giorno, io ero stato sincero. Davvero, non credevo di amare Amina.”

 

“La vita è proprio strana, non credi? Fino ad un anno fa, non la conoscevamo nemmeno, poi…ci siamo cascati come due pere cotte tutti e due.” Rise così di gusto, che contagiò anche Ob. “Però siamo amici. Io me ne sono fatto una ragione, lei mi vuole bene soltanto come amico. Se il suo fidanzato sei tu, allora va bene. Sempre meglio che vederla tra le braccia di uno sconosciuto, non credi?”

 

“Non sei arrabbiato con me? Diamine, credevo che mi avresti ammazzato di botte!” Diede una pacca sulla spalla all’amico.

 

“No, non riuscirei mai ad incavolarmi con uno di voi due. Amina ho fatto la sua scelta e io la rispetto fino in fondo. Tuttavia, devi promettermi una cosa: non dovrai mai farla soffrire. Non sopporterei di vederla star male per colpa tua.”

 

“Certo, la tratterò con i guanti bianchi…amico mio.”

 

“Mi raccomando, questa è una promessa che dovrai mantenere. Se non la rispetterai, ti ucciderò con queste mie stesse mani.” Disse Elijah, mostrandogli il pugno “Ci siamo capiti?”

 

“Sì, ho capito tutto quanto. Vogliamo tornare? Penso che quelle due cominceranno ad avere qualche sospetto e non vorrei che cominciassero a pensare male…ne va della mia reputazione!” Rispose, in tono canzonatorio. Si alzò stiracchiandosi.

 

“Già! Poi, dopo, quella squilibrata di Amy mi fa a fettine!” E risero di nuovo, insieme.

 

Il resto della giornata passò piuttosto tranquillamente e, con grande sollievo di tutti, Elijah aveva continuato a comportarsi normalmente, come se non fosse successo niente. Il pomeriggio andarono a fare un picnic in riva al mare poi, finito di mangiare, affittarono un pedalò e andarono a vedere un po’ l’isola. La sera, dopo cena, il gestore aveva organizzato un piccola serata danzante e tutti quanti, compresi loro quattro, fecero baldoria. Christy invitò di nuovo El a ballare, per farlo divertire un po’.

 

“Che dici, andiamo anche noi a ballare?” Chiese Orlando, sorridendo.

 

“Senza offesa Ob, ma ho ancora i postumi di quella serata a Firenze. Ti prego, risparmiami!” Disse Amy, indicando il suo piede destro, leggermente gonfio.

 

“Allora avrei un idea. Seguimi.”

 

La portò verso gli alberi, inoltrandosi un po’ nel bosco. Si fermarono in una piccola radura, dove si poteva sentire ancora il suono della musica, proveniente dal ristorante. Orlando abbracciò Amina, tenendola stretta a sé e cominciando a muoversi lentamente. Non stavano propriamente ballando, si muovevano semplicemente. Intanto, dall’edificio lì vicino, arrivava chiara la melodia di una vecchia canzone…

 

E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte;

ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte:

io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero,

e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro;

stringi i pugni ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento;

copri l’amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello:

a volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo, sogna quando sale il vento nelle vie del cuore,

quando un uomo vive per le sue parole o non vive più;

sogna, ragazzo, sogna, non lasciarlo solo contro questo mondo,

non lasciarlo andare, sogna fino in fondo, fallo pure tu…

Sogna, ragazzo, sogna quando cala il vento ma non è finita,

quando muore un uomo per la stessa vita che sognavi tu;

sogna, ragazzo, sogna, non cambiare un verso della tua canzone

non lasciare un freno fermo alla stazione, non fermarti tu…

 

Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre:

perché hai già vinto, lo giuro, e non ti possono fare più niente;

passa ogni tanto la mano su un viso di donna, passaci le dita:

nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita.

E la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere;

la vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare

la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire,

pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire

 

Sogna, ragazzo, sogna quando lei si volta, quando lei non torna,

quando il solo passo che fermava il cuore non lo senti più:

sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni, passerà l’amore,

passeran le notti, finirà il dolore, sarai sempre tu.

Sogna, ragazzo, sogna, piccolo ragazzo nella mia memoria,

tante volte tanti dentro questa storia: non vi conto più;

sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania,

manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.

 

“Questa canzone è bellissima, di chi è?” Chiese Orlando, sussurrando.

 

“Credo che sia di Roberto Vecchioni. Vuoi sapere di cosa parla?” Lui annuì. “E’ un incoraggiamento a sognare, perché in quel modo ognuno può realizzare ciò che vuole.”

 

“Io ho sognato te…e ora sei qui, accanto a me.” Si guardarono negli occhi. “Tu per me sei come la stella polare: l’unica cosa che devo seguire quando mi perdo. Prometti che non mi lascerai mai? Prometti di non farmi mai stare da solo?”

 

“Te lo prometto.” E si baciarono.

 

Orlando, che non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, con lei riusciva ad essere sé stesso. Sapeva che Amina non gli avrebbe mai riso in faccia, che non avrebbe mai calpestato i suoi ideali e le sue parole. Però, come ogni uomo, aveva fatto una cosa stupida. Ancora non se ne rendeva conto ma, quello che aveva guadagnato con tanta fatica, forse se ne sarebbe andato per sempre, come un sogno effimero.

 

CONTINUA...

  
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