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Autore: Mocaccino_    22/01/2012    2 recensioni
Io faccio l’attore, ma nella vita non so fingere, fingere che tutto vada bene, che le decisioni degli altri non mi facciano male, che io non la ami. Un mese e una settimana da quella stupida telefonata che mi costrinse a fingere con l’unica persona con la quale non avrei voluto farlo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera. Vi ringrazio per aver letto i primi tre capitoli, non mi sarei mai immaginate tante visualizzazioni. In particolare un grazie enorme va a Fede, Elena, Nadia e Vick. Ah e grazie anche ai Green Day, 21 Guns da il titolo al capitolo e qui sotto ne trovate la prima strofa. Questo capitolo è molto più lungo rispetto ai precedenti, spero che non sia noioso e banale. La situazione inizia a complicarsi per Robert e Kristen …
Buona lettura! (Perdonatemi se ci sono errori di battitura: scrivo di notte)

POV KRISTEN

Do you know what’s worth fighting for
When it’s not worth dying for?
Does it take you breath away
And you feel yourself suffocating?
Does the pain weight out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You’re in ruins


Posai il primo passo sul lungo tappeto rosso e mi preparai ad affrontare quelle lunga camminata che era un po’ la metafora della mia vita, nella quale mi avventuravo con passi incerti come se indossassi sempre un paio di scarpe con i tacchi, un sorriso mendace per compiacere colore che lo adoravano ma di quel sorriso non sapevano un bel niente, a testa alta nonostante sarei voluta affondare completamente nel terreno.
Giravo freneticamente gli occhi ma non guardavo la folla, troppo vuote e superficiali le occhiate con le quali avrebbero ricambiato; cercavo l’unico paio di occhi nei quale sarei sprofondata come un sasso nell’oceano, dimenticando l’accecante superficie. Ero curiosa di scoprire di che colore erano quel giorno, quali erano i sentimenti che celavano, che, chissà per quale strano motivo, erano visibili solo ai miei occhi.
Ero ormai giunta alla fine del tappeto rosso, avevo firmato tutti gli autografi richiesti e scattato più fotografie di quante me ne avessero scattate i miei durante la mia infanzia, nel mentre mi chiedevo come quella gente non si rendesse conto dell’effimerità di quei pezzi di carta. Sarebbero solo stati le conferme alla frase “Ho conosciuto Kristen Stewart”, ma quella frase era di per sé falsa: come avrebbero potuto conoscermi loro se non mi conoscevo io stessa?
Lo sguardo di cui il mio era alla ricerca non aveva compiuto quella passerella con me e ancora non c’era. Desideravo avere con me anche un brandello di lui, per rinchiuderci nello nostra bolla che tutti quei fanatici non avrebbero potuto mai oltrepassare, ma lui non era lì; perfino la mia spalla bruciava per la mancanza della mano che solitamente mi sosteneva e guidava, carezzandomi e ricordandomi che mi avrebbe salvato in tutti i casi, che era al mio fianco, capiva davvero come mi sentivo e voleva incutermi sicurezza.
Ero in procinto di entrare nel teatro quando improvvisamente la vista si oscurò completamente e fui percorsa da brividi di freddo che mi gelarono e arrestarono il cuore, stanco perché privo del suo sangue: lui. Anche gli arti inferiori mi stavano per abbandonare e, come un fragile alberello, stavo per essere buttata giù da una raffica di gelido vento. Di lì a poco mi sarei schiantata al suolo, ma forse un fondo non esisteva nemmeno, non mi era dato vederlo, perseguiva ad essere tutto oscuro perché lui si era portato via la luce.
Subitaneamente, però, qualcosa di caldo mi sfiorò e mi ritrovai a mezzo centimetro da quelli occhi che disperata stavo cercando.
Il suo fiato era sul mio e i nostri respiri si combinavano, come se vivessimo della stessa aria, come se fossimo un essere solo, e in parte sapevo che era così.
Lento e cauto era tornato ad accarezzare le mie gote e un lembo scoperto della mia spalla, quando io mi avventai sulle sue labbra, nel modo in cui si precipita un assetato su un oasi nel deserto.
E di nuovo ci fondemmo, riprendemmo conoscenza l’uno dell’altro e i pezzi del puzzle delle nostre anime tornarono ai loro posti.
«Buongiorno amore mio» alitò allontanandosi e interrompendo il contatto che avidamente bramavo. Bastò quell’istante di pausa e distanza a farmi rinvenire dallo stato di beatitudine e ricordarmi quel che avevo passato nell’ultimo mese, la conversazione di sole poche ore fa, la sua promessa, la condizione che aveva posto …. i miei genitori al piano inferiore!
«Cosa ci fai qui?» lo accusai con tono di rimprovero, sgranando gli occhi e scostandomi per rompere la magia del mio incubo risoltosi come sogno con l’ausilio della realtà.
«Non ti fidi di me?» chiese perplesso e spaventato, mentre il suo sorriso, che prima illuminava anche gli occhi, era divenuto forzato.
«Sto tentando di mantenere la mia promessa» proseguì incoraggiandomi.
«Avresti potuto avvisarmi, dirmi il luogo in cui ci saremmo dovuti incontrare» era una reazione stupida nei confronti di una sorpresa realizzata con tutto l’amore possibile, ma razionale per la situazione.
«Scusa Kris» disse mestamente, nonostante scusarsi per aver organizzato qualcosa di speciale per me fosse alquanto sciocco.
«No, tu non capisci. Sono felicissima di essere qui vicino a te, di rivederti e notare che tu abbia mantenuto la promessa, che tu mi ami ancora … »
« Come hai potuto dubitarne anche per un secondo? Non posso liberarmi dall’amore che provo per te e non vorrei mai »
«Non è questo il punto adesso» Non ero pronta a discutere dei nostri sentimenti, preferivo restare nell’incertezza per qualche altro momento. Per adesso mi limitai a esporgli la situazione che mi aveva mandata nel panico. «Sai Robert non so se te l’ho mai detto ma io in questa casa vivo con la mia famiglia, la quale adesso è di sotto, mentre tu se qui sul mio letto con me»
«E quale sarebbe il problema? Non è la prima volta. » Perché si comportava da “finto tonto”? Avevo intuito male? Ma se mia madre non centrava niente allora …
Non ebbi tempo per terminare le mie congetture, dato che mi interruppe bruscamente «Hai capito tutto vero? L’hai sempre saputo?»
«Non proprio, ma da ieri sera si, dopo la promessa che mi hai chiesto di mantenere ho iniziato ad intuire qualcosa e mi sono permessa di sperare che non fossi stato tu a stancarti di me»
«Ma come potrei stancarmi di te? Ho combattuto per averti, ti ho amata in un modo inspiegabile dal primo giorno in cui ti ho vista a quel provino, anzi no da quando ti ho visto in quel film. Pensi che sia facile da cancellare una persona che è diventata importante per te fin da prima che la conoscessi davvero?»
Proferì quelle parole sicuro di sé e dei suoi sentimenti in modo tale che improvvisamente anche io mi sentì sicura di lui. Per la prima volta nella vita avvertivo di possedere una certezza. Il futuro sarebbe potuto mutare, era ancora qualcosa di sfuocato nella mia visuale, ma tra la nebbiolina che lo avvolgeva ero in grado di scorgere la sua mano tenere stretta la mia, perché così sarebbe stato.
Con le dita tracciò il profilo delle mie guancie, poi del mio mento, scese fin sulle spalle, si accostò a me ed infine lentamente, come se in quel modo quell’istante sarebbe divenuto eterno, posò le sue labbra sulle mie e tornammo ad assaporarci. Quel bacio iniziato come casto divenne sempre più passionale, fin quando non mi ritrovai saldamente avvinghiata ai suoi capelli, mentre lui con una mano posata sulla mia schiena univa i nostri corpi il più possibile eliminare ogni millimetro di distanza. E poco importava che lui non sarebbe dovuto essere lì con me o che si fosse intrufolato in casa mia di nascosto. Mia madre avrebbe potuto aprire la porta in quell’esatto istante, anzi desideravo che avvenisse, che ci vedesse così affiatati ed innamorati e che fosse in grado di ripetere davanti ad entrambi i suoi avvertimenti o meglio dire le sue proibizioni.
La razionalità di Robert aveva superò il suo istinto e dopo poco ruppe quel saldo legame e si discostò da me continuando a fissarmi con un sorriso compiaciuto.
«Adesso vado via» dichiarò liberandosi del piumone e alzandosi dal letto.
«No» urlai afferrando un lembo della sua camicia.
Immediatamente percepì il suono di un paio di pantofole che salivano la rampa di scale.
Adesso eravamo nei guai.
Ma come mi ero piombato in testa di gridare? Ah si, stava per lasciarmi nuovamente.
«Dove vai?» mi affrettai a domandargli prima che l’inevitabile accadesse e quella porta fosse spalancata.
«In albergo»
«Vengo con te!»
«Ma che dici?» alzò le sopracciglia, ma io sarei davvero andata con lui.
«Dico che vengo con te»
«Fammi il favore di stare calma, ti manderò un messaggio e ti dirò dove dovrai raggiungermi, non ti abbandono più»
Nonostante avessi notato quanto quella frase fosse intrisa di verità non ero pronta a lasciarlo andare in quel modo, non senza le dovute spiegazioni o senza che mi avesse detto dove avrei potuto trovarlo nel caso in cui in quel momento mi stesse mentendo e non si fosse più fatto vivo.
«Non senza spiegazioni»
«Ormai scoprirai tutto tra qualche secondo. Ti prego Kris “ti amo” ripetitelo più volte che puoi e fattene una ragione. »
Poi la verità entrò dalla porta della mia stanza.
«Ma buongiorno» strillò innervosita mia madre «noto che il risveglio è stato piacevole. Ma guarda adesso le persone entrano in casa mia e nemmeno passano a salutarmi. Salve Robert»
Il suo tono era sarcastico, sprezzante da far male ed anche Robert doveva essersene accorto.
«Salutarla avrebbe cambiato qualcosa? Vuole che la saluti? Bene, allora buongiorno Jules» asserì secco, con una tonalità di voce che mi perforò i timpani. Poi si girò e sbattendo la porta alle sue spalle se ne andò, come era giusto che fosse, perché quell’umiliazione, quell’amara ironia e quel disprezzo non se li meritava.
Adesso ero pronta per parlare con mia madre, sicura e vogliosa che mi sputasse in faccia quella lurida verità che lei aveva architettato. Avrei difeso la mia vita contro la falsità che quella donna, a cui volevo bene, prima mi aveva donato e poi aveva rivestito di un involucro di bugie e sotterfugi. Sapevo che credeva che in tal modo stesse operando per il mio bene, però per una volta avevo identificato da me cos’era il meglio, avevo una certezza, una certezza che non era una castello di sabbia che con un ondata di rimproveri, sensi di colpa e menzogne sarebbe crollata.
«Ti sembra una cosa contemplabile come ‘normale’ che lui entri in casa mia furtivamente e che voi ve ne stiate qui a sbaciucchiarvi? Che comportamenti sono?»
«Comportamenti che tu hai generato. » Agguerrita come non lo ero mai stata a favore di niente.
«Ma ti rendi conto del comportamento di quel ragazzo? Kristen, cara, forse tu non riesci a vedere gli sbagli che compie e che ti sta inducendo a compiere, ma lui … »
La fermai prima. Il suono della sua voce ed i pensieri che comunicava erano diventati così insopportabili che avrei desiderato tapparmi le orecchie e sfuggire da quella tortura come facevo da bambina, ma se avevo deciso di combattere avevo anche scelto di essere adulta.
«Lui, io, noi … ci vedi un tu o una Jules in questo discorso? Ma probabilmente sono io così cieca da non scorgerlo, illuminami allora!»
«Adesso sembro paranoica, lo so, ma davvero non voglio che tu ti rovini, che faccia qualcosa che in realtà non vuoi, che macchi il tuo futuro irreversibilmente e sprechi le tue potenzialità»
Potenzialità e futuro: solo questo la preoccupava della mia vita. Io bramavo anche amare, essere felice, piangere, essere amata non perché era scritto su un copione ma perché così era la vita. Non avrei permesso a mia madre di compiere quanto non era riuscito ad un esercito di paparazzi, agenti e fans: tutti perennemente contro di noi. Tra qualche anno se ne sarebbe pentita lei stessa.
Non mi andava più di risponderle, consapevole che se avessi ribattuto a ciò che mi aveva appena detto l’avrei ferita terribilmente, quindi feci qualcosa che certo l’avrebbe fatta soffrire, ma meno delle parole. Andai via dalla mia stanza nello stessa maniera in cui prima era andato via il mio futuro, sapevo che mi stava aspettando ed io ero preparata ad afferrare la sua mano.

POV ROBERT
“Salutarla avrebbe cambiato qualcosa? Vuole che la saluti? Bene, allora buongiorno Jules”
Che cretino. Come avevo potuto rivolgermi in quel modo alla donna dalla quale in quella situazione dipendeva il mio destino? Bella mossa, Rob.
Le avevo promesso che non l’avrei abbandonata e invece l’avevo mollata lì ad affrontare la situazione da sola, mentre io me ne restavo inerme sul letto della mia stanza d’albergo a fissare la porta nella speranza che un qualche segno divino la varcasse e mi consigliasse cosa fare. Doppiamente cretino.
Ero sempre stato in grado di contenere le mie emozioni, compresa la rabbia, ero un attore dopotutto, ma dinanzi al suo sguardo impotente e spaventato, che richiedeva una mia reazione, e a sua madre che ironizzava su di me come se fossi stato un delinquente, avevo ceduto. La mia mossa non era servita a niente, temo l’abbia solo intimorita ulteriormente.
Stupido. Stupido. Stupido. Stupido. Stupido. Stupido. Stupido.
Seguitavo nell’opera di autodistruzione del mio umore e della mia anima, tuttavia non dovevo annientarmi, ormai di me restava poco o niente, ma avrei lottato per quel che rimaneva: il nostro amore.
Stabilì di accantonare la fase rimorso e depressione per riflettere sulle armi che avrei dovuto usare in quella nuova “guerra”. Semplice sarebbe stato amarci di nascosto, però era già estenuante doversi nascondere dai paparazzi, ora occultarsi anche agli occhi dei nostri familiari sarebbe stato impossibile. La seconda prospettiva più facile era quella di scappare, chiederle di opporsi alla sua famiglia. Ma no era assurdo, primo perché da soli non ce la saremmo mai cavata e secondo perché volevo che fossimo felici sotto tutti gli aspetti. L’unica soluzione risultava quindi affrontare la situazione.
La prossima domanda da porsi era come affrontarla. Il dialogo era una florida prospettiva, ero consapevole del fatto che non sarebbe stato affatto semplice, che non mi avrebbero accettato da un giorno all’altro e che quindi per ora se non fossimo stati in grado di stare lontani l’uno dall’altra – ed io non lo ero – ci saremmo dovuti comunque nascondere. Ed ancora una volta la finzione subentrava nella mia esistenza. Mentire a tutti, ma non a lei, questo non me lo sarei mai permesso, il resto lo avrei accettato.
Affrontato questo lungo ragionamento con me stesso, da buon riflessivo qual’ero, mi decisi che stare buttato su quel letto non avrebbe aiutato, anzi mi avrebbe permesso di rimuginare, quindi mi diedi coraggio e optai per una doccia.
Mentre disfacevo i bagagli mi chiesi come mai Kristen non mi avesse ancora fatto sapere niente, data la sua reazione di poco fa mi sarei aspettato di sentirla bussare da lì a poco. Poi ricordai che non le avevo detto dov’ero, non le avevo detto niente se non che mi sarei fatto sentire io. Presi svelto il cellulare, non volevo più perdere tempo senza starle accanto e le inviai un messaggio.
Sono allo Chateau Marmont. Raggiungimi quando ne hai voglia.

Fortunatamente per i miei nervi la risposta non si fece attendere.

Bene questa volta lascio tutto in sospeso, accetto scommesse xD Non odiatemi al più presto proseguirò, voglio solo creare un po’ di suspense. Come sempre fatemi sapere che ne pensate, ditemi anche “Datti all’ippica” e magari mi piacerebbe che mi scriveste anche cosa vi aspettate dai prossimi capitoli. A presto :)
  
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