Capitolo
15
Passò circa una settimana in cui le rarissime volte che sentii Alexander per telefono fu per pochissimo tempo e non mi diceva ne dov’èra ne cosa stava facendo. Neanche Axel e Brian mi dicevano niente. Mi sentivo sola e avevo preso ad invitare Alyssa a casa, mi rallegrava un po’. Ma da quando le avevo detto tutto aveva perso un po’ di allegria e ogni volta che sentiva parlare di Alexander, dell’amico e di Brian diventava seria e cercava di mettermelo in cattiva luce e farmelo lasciare.
Ovviamente io ero irremovibile.
Erano passati otto giorni da quando se ne era andato, ero con Alyssa a fare i compiti in salone e la casa vuota. “Quindi adesso è in missione” cominciò lei con un tono un po’ si scherno verso il mio demone. “E’ per il bene comune, altrimenti sarebbe un disastro” ribattei in sua difesa. “Perché lo fa? Glie lo hai chiesto? Insomma un essere che non prova sentimenti gratuiti, e infatti non si sa perché state insieme, perché dovrebbe farlo per tutti?” la stessa domanda me l’ ero fatta anche io ma non gli avevo mai dato voce. Abbassai lo sguardo scuotendo leggermente la testa ricominciando a scrivere. Sospirò. “Che storia incasinata . . . e poi questo Brian che tipo è?” alzai le spalle, “non abbiamo avuto molte conversazioni e se possibile gli sto alla larga” “quindi è più pericoloso di Alexander , quando se ne và?” dovetti smontare l’entusiasmo che era comparso nell’ultima parte della frase. “Non credo che se ne andrà”.
Suonò il campanello ed entrambe alzammo la testa di scatto fissandoci, lei aveva gli occhi sbarrati. Andammo ad aprire e davanti ci si presentò un Brian stranamente di fretta, e la loro macchina dietro accesa con Axel al posto di guida.
“Brian che fai qui?” ero leggermente imbarazzata per la presenza di Alyssa che lo fissava con rabbia. “Alexander ci ha inviato un messaggio; trà pochi minuti il pazzo farà un attacco al sindaco” “e allora? Dovrebbe venire anche lei?” domandò acida Alyssa ma risposi prima che Brian potesse arrabbiarsi. “Andiamo!” dissi prendendo la giacca ed entrando correndo nella macchina. Brian in un attimo era al posto del passeggero davanti. “Sei impazzita? Ti uccideranno scendi immediatamente da quella macchina!” mi urlò dietro Alyssa ma già non l’ascoltavo più.” E’ pericoloso?” ero andata nel panico, sentivo che lui correva dei rischi. “Abbiamo scoperto che possiede il pugnale che ci può uccidere” mi sentii il cuore sprofondare. “Corri ,per favore corri!” gli urlai. Sfrecciammo nelle stradine deserte a 150 e in un attimo fummo davanti all’edificio . Scendemmo correndo ed entrammo dentro, ma non c’era nessuno; ne guardie ne segretari. Nessuno. “Dove sono tutti?” si immobilizzarono per un attimo “di qua” e Axel indicò delle scale mezze nascoste, e presero a correre. Fortunatamente non andavano alla loro massima velocità. Mentre salivo quei scalini che mi sembravano infiniti l’ansia cresceva, il cuore batteva a mille e mi mancava il respiro.
Ma non mi importava nulla. Vidi la fine delle scale e mi sentii soffocare.
Le scale finivano in un terrazzo, grande, con cataste di lastre di cristallo ai lati, ma non riflettevano luce per il cielo plubeo . Al centro vi era il demone che brandiva un pugnale piuttosto elaborato,Alexander davanti che tentava di sfilarglielo. Appena si accorse di noi lo scaraventò contro uno dei pannelli cogliendolo di sorpresa.
“Sapevo che non potevate mancare, e mi avete portato anche da mangiare. Troppo gentili!” finì sarcastico mostrando nella mia direzione una fila di denti aguzzi. Rabbrividii.”Non muoverti” mi disse Brian e in un attimo gli furono addosso ma nello stesso istante in cui gli furono abbastanza vicini caddero a terra. Intanto Alexander si era rialzato e fui risollevata che stesse bene. Da dietro il demone comparve la proprietaria della cioccolateria, con un aura rossa intorno con venature nere.