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Autore: zia Molly    23/01/2012    4 recensioni
Nel 1980 nacque una delle sorelle Lestrange: Sofia, la primogenita Corvonero. Nel 1981 nacque la seconda: Marilisa la sorella Grifondoro.
Un colpo basso per la madre e il padre, sapere mentre si trovano in carcere, che le loro pargole non appartengono a Serpeverde.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La dolcezza esiste nel DNA di una Black?
 

 
I giorni e le notti che seguirono quel tragico evento furono le peggiori che le due sorelle avessero mai collezionato.
I loro volti erano scavati dal sonno e dallo stress, inumiditi dalle lacrime. Gli occhi sempre arrossati e il volto truce e cadaverico. Intorno agli occhi enormi borse nere che rendevano ben visibile il loro stato d’angoscia.
Quell’aspetto Sofia lo portò per un mese circa, fino a quando non cercò di superare la cosa rinchiudendosi in biblioteca e concentrandosi sullo studio e sui libri, provando a dimenticare e a reprimere la nostalgia in un angolo depresso del suo cuore, l’angolo più remoto e irraggiungibile.
La liscia sorella cercava di tenersi lontana dalla camera da letto dei genitori, dove il profumo di suo padre riusciva a sovrastare, ancora, quello della madre.  Si teneva lontana dall’ufficio utilizzato da Rodolphus, esso era rimasto come l’aveva lasciato.
L’ordine, i libri e i documenti erano ancora sulla scrivania, accanto a essi la sua bacchetta. Nessuno vi era ancora entrato da quando lui era deceduto, forse Bellatrix un paio di volte.
 
Marilisa invece, dopo un mese da quel tragico evento si era deperita moltissimo.
Non mangiava più, non dormiva più, non viveva più. Era dimagrita molto, la pelle le era diventata chiarissima, cadaverica forse, il volto truce scavato dallo stressato, l’espressione vuota e priva di sentimenti, come se i sentimenti le fossero stati strappati via, come se suo padre morendo le avesse portato via il cuore. I ricci non erano più dotati di quel vivo e magico splendore che li rendeva vivi, essi sembravano i capelli di un cadavere, trascurati e arruffati. Le labbra costantemente incurvate e sempre inumidite dalle lacrime che scivolavano su esse. Un costante dolore al fianco sinistro, provocato dall’assenza di movimento che faceva atrofizzare la ferita ancora aperta all’interno del corpo. Stava lentamente cadendo in uno stato di depressione cronica, portando il suo copro verso la morte certa se continuava così, si stava lasciando morire, depressa dai ricordi di quel padre che aveva tanto desiderato.
Era entrata nella sua camera la sera della sua morte e non ne era più uscita da allora.
L’odore agre e vecchio si era depositato sulle pareti e ai piedi della porta, all’esterno della camera, c’era costantemente un piatto di pasta, che gli elfi, sotto ordine di sua zia, le portavano a pranzo, a cena e a colazione, nel caso a lei venisse fame.
Il suo palato si nutriva solo di acqua, forse il necessario per mantenersi in vita per poco. Avvolte quando i dolori alla pancia, provocati dalla fame, si rendevano atroci e insopportabili, aggravati dal dolore al fianco, Mary usciva dalla sua camera e senza farsi notare andava in cucina a rubare un pezzetto di pane. Erano solo quei casi in cui usciva dalla sua stanza.
A farle compagnia avvolte c’era Holly, il suo gufo, in camera non voleva nessun’altro, spesso non desiderava neanche lui, infatti era raro che apriva la finestra per farlo entrare.
 
Bellatrix invece tra le tre sembrava quella che aveva quasi superato tutto.
Viveva normalmente la sua vita, sempre indaffarata per conto dell’oscuro. A casa non c’era quasi mai, lei diceva che andava via per delle missioni, per organizzare l’assedio a Hogwarts e tenere d’occhio la scuola insieme ad altri mangiamorte, ma Sofia ci credeva poco. Lei tra le due sorelle era quella che usciva più spesso dalla sua camera e notava i stani comportamenti di sua madre. Forse era anche vero che si stava impegnando nel lavoro ma secondo la ragazza c’era anche qualcosa in più.
Bella da quando era morto suo marito, lasciandola sola e spiazzata doveva riuscire a nascondere quello che veramente provava, ovvero tanta preoccupazione.
Era costantemente preoccupata per il futuro delle sue bambina, ma la rassicurava la convinzione che quella guerra la vincesse L’esercito dell’oscuro.
Ogni notte la donna la passava sola in quel letto matrimoniale che ospitava ancora il profumo del marito. Spesso non dormiva, quel letto sembrava parlare e riportare alla luce ancora il rumore dei loro sospiri e dei loro baci, era incredibile come ciò riusciva a snervala e a non farla dormire.
 
Quella triste giornata di inizio settembre Sofia si trovava in camera sua.
L’orecchio testo e attento ai rumore che provenivano dalla camera accanto, quella di sua sorella.
Durante il giorno si udivano raramente dei rumori, era solamente durante la notte che sentiva forti urla di dolore o urla disperate e angosciate, straziate, nascoste e soffocate dal pianto.
Spesso la sentiva chiamare nel sonno, quando dormiva, il padre.
deprimeva l’angoscia e la compassione nei confronti di sua sorella in quell’angolo remoto in cui aveva nascosto al tristezza per la morte di suo padre.
La liscia ragazza si alzò dalla sedia vicino allo scrittoio e osservò il paesaggio di fine estate che si poteva vedere dalla sua finestra.
Solitamente in quei giorni, gli anni precedenti, era a Hogwarts, verso quell’ora in biblioteca a incominciare i primi compiti assegnati. Quell’anno invece non era stato così: per ordine dell’oscuro, a tutti i Mangiamorte minorenni, ovvero Draco, lei e sua sorella era stato vietato di tornare a scuola.
Ciò le dispiaceva infinitamente, l’atmosfera scolastica avrebbe aiutato lei e sua sorella a distrarsi dalla tragedia che aveva sconvolto le loro vite.
Vide Holly volare in cielo, sembrava stesse fermo in aria mente planava verso il giardino, ma questo effetto ottico veniva smorzato da un battito d’ali che lo faceva risalire dandogli la giusta spinta.
Sospirò angosciata e guardò il cielo. Erano le quattro di pomeriggio e il sole splendeva in cielo come non mai, il vento caldo entrava dalla finestra e le accarezzava la pelle.
Si voltò verso la sua camera e la osservò, era così simile al suo dormitorio di Hogwarts, tantissimi stendardi di Corvonero, insieme a tantissimi disegni e tantissime foto.
Si avviò verso il suo armadio e estrasse la divisa di scuola da esso. La appese alla maniglia dello scomparto e la osservò. Il blu era il colore predominante, l’argento si mischiava insieme al bianco a esso, insinuandosi e contrastando la profondità del colore predominate.
Sospirò ancora una volta, mai così afflitta, il ricordo di suo padre le sovrastò il cuore, così per trattenere ancora una volta le lacrime, lo rinchiuse in un angolo depresso del suo cuore, depressa decise di andare ad affogare le sue disperazioni tra le pagine dei libri. Andò in biblioteca.
Mentre attraversava il corridoio passò accanto alla camera della sorella. Fuori la porta il piatto di pasta che sua zia le faceva portare ogni giorno. Era tenta a bussare, ma sapeva che non avrebbe ricevuto risposta, sua sorella sembrava morta, non parlava neanche più.
 
Arrivò all’ingresso della biblioteca del maniero.
Aprì la porta, scrutò quell’ambiente. Gli scaffali con tutti quei libri gli mettevano una gran inquietudine, si sentiva così ignorante e piccola di fronte a tutti quei volumi, essi sembravano parlare da soli e narrare ciò che racchiudevano solo guardandoli.
Si avviò verso la solita poltrona dove si sedeva sempre a leggere, ma con gran sorpresa la trovò occupata.
Sua madre era intenta a leggere un libro, Sofia lo conosceva abbastanza bene, era un libro di fiabe, l’aveva solo sentito nominare, ma non l’aveva mai letto. Sua zia le narrava a sua sorella prima di andare a dormire, ma a lei no; Narcissa ci provava spesso a incitarla ad ascoltare fiabe, ma la piccola Sofia era così curiosa di conoscere sua madre che le toglieva il libro dalle mani, lo poggiava sul comodino e le diceva di raccontarle di lei.
Guardò sua madre accigliata, perché leggeva un libro di fiabe?
Per un secondo il terrore la travolse: era mica incinta? Così si sarebbero spiegati molti dei suoi atteggiamenti strani. Rimase imbambolata a fissare il ventre della madre, nascosto dalle pagine del libro. Bellatrix si sentì osservata e voltò il capo, affatto sorpresa vide sua figlia Sofia, sapeva che amava leggere, si accigliò vedendo la sua faccia.
“Sofy come mai quella faccia?” chiese ridacchiando la donna, mantenendo il segno con un dito tra le pagine del libro
mamma … tu che faccia avresti nel vedere nonna Druella leggere un libro di fiabe?” chiese Sofia, che di sua nonna conosceva appena il nome, ma non il carattere
Bellatrix sorrise a quella battuta, poi per la prima volta, dopo anni ripensò a sua madre. Druella era una donna molto simile a Narcissa, Bellatrix da lei non aveva preso nulla, poco e niente. Esteticamente forse il corpo, ma il volto era Black e il carattere pure.  Druella aveva i capelli biondi, ereditati da Narcissa, e gli occhi chiari, occhi che nessuna delle tre figlie aveva ereditato, un bellissimo corpo, divino e perfetto, corpo che tutti dicevano aveva ereditato Bellatrix, cosa confermata fino all’ingresso ad Azkaban, ma anche passati quegli anni di reclusione, Bella poteva vantarsi di essere una bella donna.
Il carattere era molto dolce e premuroso, fragile ma allo stesso tempo coraggioso e determinato quanto bastava per farsi rispettare.
Bellatrix aveva un buon ricordo di sua madre, con lei non aveva molti rapporti, lei era la cocca di papà. Ricordava che sua madre, prima della nascita di Andromeda e successivamente di Narcissa, ogni sera le raccontava una fiaba diversa del libro che, in quel momento lei teneva tra le mani. La sua infanzia, a differenza di quella di sua figlia, era stata segnata da le vicende narrate nelle Fiabe di Beda il Bardo.
Beh se vedessi mia madre leggere questo libro non mi stupirei, lei lo amava! Adorava rifugiarsi in questi racconti con le sue figlie ogni sera prima di andare a letto” pronunciò quelle parole con tantissima nostalgia.
Sofia annuì piano a quelle parole.
“Ah … non lo sapevo, comunque se non sbaglio è un libro di fiabe! Come mai leggi un libro di fiabe? Zia Narcissa mi ha detto che lo aprivi spesso prima che nascessi io… non è che sei incinta? Eh mamma…” Sofia disse quella frase velocemente, impaurita e terrorizzata al sol pensiero.
Bellatrix scoppiò a ridere “Ma scherzi!? Io incinta!? Dopo tu e tua sorella basta non credi?” Sofia sospirò tranquillizzata, poi si sedette accanto a sua madre sul divanetto rosso e le sfilò il libro dalle mani.
Osservò la copertina e sfogliò qualche pagina.
“Scommetto che zia Narcissa ve le leggeva ogni sera…” disse Bellatrix sporgendo la testa verso la pagina che Sofia stava analizzando
“No … cioè si, le leggeva ogni sera a Mary … ha sempre desiderato leggerle anche a me, ma io ogni volta che ci provava le sfilavo il libro dalle mani, lo poggiavo sul comodino e la obbligavo a parlarmi di te … anche quando i racconti sembravano esser finiti le chiedevo di raccontarmi nuovamente qualcosa che mi aveva già detto … ma ciò accedeva raramente, dato che io la bombardavo di domande!”  ammise Sofia con un sorriso sincero in volto, ricordando la sua infanzia. Ma c’era anche un altro motivo per la quale non si faceva narrare le storie da sua zia o suo zio, lei aveva sempre desiderato che la voce narrante fosse sua madre.
Bellatrix ascoltava quelle parole sbalordita, era così starno sentirsi dire ciò! Narcissa nelle sue lettere le diceva sempre che Sofia le chiedeva sue notizie, ma non immaginava che le pretendeva, non avrebbe mai immaginato di avere una specie di Fan, sorrise dolcemente. Sofia ricambiò quel sorriso che non aveva mai visto sul volto della madre.
Perché lo leggevi?” chiese la ragazza passandogli il libro
L’oscuro … sai, questo libro narra la storia di tre fratelli alla quale la morte ha donato tre doni, una bacchetta, la bacchetta più potente al mondo, una pietra per riportare in vita i defunti e un mantello … il mantello dell’invisibilità, per celarsi dai propri nemici…” Sofia ascoltava quelle parole rapita, con gli occhi innocenti, come quelli di un bambino che ascolta per la prima volta una fiaba. “L’oscuro si è documentato e secondo lui esistono tutti e tre, lui è alla ricerca dei quello più potente e più forte: la bacchetta di sambuco” Sofia annuì a quelle parole.
“Quindi i Doni esistono!?  E cosa è chi li possiede tutti? Ha tipo un potere speciale!?” chiese la ragazza
“Si i Doni probabilmente esistono e lui è alla ricerca della bacchetta, ecco perché non sono spesso a casa, io e altri mangiamorte siamo sulle sue tracce, abbiamo scoperto che è nelle mani di Gregorowitch, il fabbricante di bacchette … Nostro Signore ora è da lui … comunque chi possiede i tre doni è il padrone indiscusso della morte” Sofia annuì a quelle parole,  poi guardò il libro e successivamente la madre, quanto avrebbe desiderato sentirsi narrare quella storia dalla madre.
“mamma … posso chiederti una cosa infantile?” domandò la ragazza, sua madre annuì
“Mi leggi la storia dei tre fratelli ….?” I suoi occhi erano lucidi dall’emozione mentre vedeva sua madre che senza neanche risponderle aveva aperto il libro e aveva fatto cenno di sedersi più vicina a lei.
Sofia si poggiò a lei, Bellatrix le mise una mano attorno alla spalla, Sofia si accucciò poggiando la testa sul suo seno, come una bambina piccola, cogliendo la magia di quel momento, poi con molta calma la donna aprì la prima pagina.
Dopo aver superato numerose fiabe arrivò una pagina con disegnato un mantello, una bacchetta, un teschio, un mantello e una pietra, sotto la figura il titolo della fiaba.
“C’erano una volta tre fratelli,che viaggiavano lungo una strada tortuosa al calar del sole” La donna si fermò e esattamente come faceva sua madre le accarezzò il naso con il dito e poi le sussurrò “a mezzanotte” , Sofia la guardò sorridendo, ansiosa di ascoltare il resto.
Bellatrix continuò, la voce calma e penetrante, attenta a scandire bene ogni parola e a farla rimanere impressa nella mente di Sofia, leggeva il racconto.
Sofia ascoltava attenta.
Le sembrava di vivere un sogno, di esser tornata bambina e di star vivendo un ricordo, un ricordo che forse aveva sempre sognato e immaginato.
Spesso guardava sua madre che leggeva, le labbra carnose si muovevano lente e gli occhi erano fissi sul foglio, mentre alcuni boccoli della frangetta ricadevano dinanzi a lei.
Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita” il finale fece rabbrividire Sofia. Guardo sua madre e le sorrise, sapeva che non l’avrebbe ami fatto per nessun’altro al di fuori di lei, neanche per sua sorella forse.
“Grazie mamma…” mormorò la ragazza abbracciandola
“Di bella di casa” mormorò lei
“Mamma avrei voluto che ci fosse stata anche Mary però…”
Bellatrix la guardò accigliata “Eh … a proposito, dov’è tua sorella?” chiese guardandosi intorno, era da tempo che non la vedeva, dato che era sempre fuori casa non sapeva nulla dello stato di sua figlia.
Da quando è morto papà non esce dalla sua camera, non mangia e a quanto pare non dorme più … non è riuscita ancora a superare la cosa” abbassò lo sguardo mentre diceva ciò
“e tu invece?” chiese la madre
io … no … tengo repressa l’angoscia e la nostalgia…” incominciò Sofia
“ … negli angoli più repressi del mio cuore” continuò Bellatrix, lei poteva capire bene come si sentiva Sofia, lei faceva lo stesso.
La ragazza la guardò perplessa, come faceva a sapere, sua madre, cosa avrebbe detto?
ma come …?”
“faccio la stessa cosa anche io …”
disse sinceramente Bellatrix, sua figlia notò gli occhi lucidi.
Mamma … va a parlare a Marilisa ti prego …”
Bellatrix annuì alla proposta della figlia e lasciandole il libro in mano si diresse verso la camera della sua secondogenita.
 
Arrivata fuori la porta della camera notò il piatto di pasta.
Inarcò il sopracciglio e scoccò le dita, un secondo dopo comparve un elfo domestico, minuto e fragile.
Joker porta via questo piatto di pasta!” ordinò, l’elfo prese il piatto e facendo un piccolo inchino con il capo scomparve con i viveri tra le mani.
Bellatrix fece un passo verso la porta della camera. Sospirò per farsi coraggio e poi bussò, attizzò l’orecchio per sentire se provenivano rumori da dentro, poco dopo una voce tremolante e priva di forze si fece udire
Chi è?” domandò la voce tremolante, Bellatrix si accigliò e si guardò intorno, era la stanza giusta? Quella non era la voce di sua figlia! Era la voce di una persona in agonia!
“Posso entrare?” domandò aprendo la porta, ovviamente chiusa
No …” rispose Mary
Ma è la camera di mia figlia questa o quella di Batilda Bath?” Mary da dentro la stanza, dopo settimane  e settimane, dopo giorni e giorni , ore e ore passate a piangere, sorrise a quel sarcasmo.
“Lo so che stai ridendo! Sono tua madre … su dai lasciami entrare” sorrise Bellatrix da fuori la porta, Mary da dentro la sua camera scosse la testa
“No! …e non sto ridendo” nonostante la sua voce era priva di forze, aumentò il tono
“dai se mi lasci entrare! Non farmi usare la magia!” disse Bellatrix irrigidendo il tono, Marilisa intimorita, da sotto le coperte, umide di lacrime e sporche, aprì la porta con un’alhomora.
Bellatrix sorpresa entrò nella stanza.
La prima cosa che notò era l’odore e la poca luce che filtrava dalla finestra. Non guardò neanche verso sua figlia e si diresse verso la finestra.
“uno non siamo ad Azkaban qui!” disse lei avvicinandosi alle ante e spalancandole, lasciando entrare sole e aria pura. Marilisa rabbrividì sentendo il soffio di vento che entrò in camera sua a portare via quell’aria di chiuso, e strizzò gli occhi vedendo entrare quell’accecante raggio di sole che mancava da quella camera da mesi.
Bellatrix guardò sua figlia.
Rabbrividì vedendola.  Sembrava uscita da Azkaban, era la sua copia da evasa.
Si avvicinò e la osservò con gli occhi sgranati, era irriconoscibile.
Mary … cosa hai fatto? Tesoro mio! I tuoi capelli sono così privi di vitalità, il tuo volto il volto lo specchio della tristezza e il tuo corpo … così magro e fragile!” Bellatrix la abbracciò senza esitare, mentre faceva ciò si domandava cosa le era accaduto … non si sarebbe mai sognata di chiamarla con quel dolce appellativo.
“mamma … aia .. scusami il fianco..” Marilisa si staccò subito da quell’abbraccio, le faceva terribilmente male il fianco, un dolore atroce.
Bellatrix turbata la lasciò andare, Mary sospirò e si sdraiò priva di forze sul letto.
Bellatrix si sedette sul bordo accanto a lei e le accarezzò la fronte scostandole i ricci dal volto, quei ricci, che insieme al suo volto, erano lo specchio della sua anima, il desiderio di lasciarsi morire.
“Marilisa … cosa stai facendo?” disse lei scuotendo piano la testa e accarezzandole il volto
“lasciarmi morire per andare da papà …” a quelle parole Bellatrix si commosse, ma affogò le lacrime chiudendo piano gli occhi e riaprendoli, essi erano lucidi.
“Mary ma cosa dici? Non puoi lasciarti morire!  A cosa servirebbe poi? “ Bellatrix era sconvolta de quelle parole
“non posso vivere con il ragazzo che amo, non posso tornare dai miei amici, mi vedono come una traditrice, mio padre non c’è più … cosa mi è rimasto?”
Quelle parole toccarono nel profondo Bellatrix, che come madre si sentiva in colpa per averla privata del suo amore e dei suoi amici, ma come persona, come mangiamorte e come Bellatrix ciò la faceva solo infuriare.
“io, Sofia, tua zia …  Mary devi sempre vedere cosa lasci e cosa trovi quando decidi di andartene …” mormorò Bellatrix supplichevole, accarezzando ancora il volto della figlia che scuoteva la testa.
Nella mente di Bella il flash di quando disse quelle parole a suo cugino, mentre Sirius scappava di casa quella notte di molti anni prima, lei gli pregava di rimanere e di non lasciarla sola, sperava che quelle parole l’avessero convinto, ma no … lui aveva deciso ora mai.
mamma … ogni giorno che mi sveglio, ogni mattina che riapro gli occhi dopo aver passato la notte a piangere e a urlare per la scomparsa di mio padre, prego il Dio per la mia indulgenza,per  la mia sfacciataggine nel chiedere l’arrivo della morte … sapendo quanti chiedono la vita
Bellatrix a quelle parole sentì scivolare una lacrima sul suo volto, la nascose asciugandola in fretta, poi guardò la figlia.
No Mary non puoi dirmi queste parole! NON PUOI ! …  se non vuoi farlo per me, fallo per tua sorella! PER SOFIA DIAMINE! “ Bellatrix si alzò dal letto, i suoi occhi erano umidi e tristi dalle parole che stava sentendo.
Alzati da quel letto e vivi la tua vita! RODOLPHUS VORREBBE QUESTO!”  urlò lei disperata e isterica.
“Mamma … la verità è che non riesco ad alzarmi … il fianco mi fa terribilmente male da quando mi sono dimagrita e le gambe sono deboli e prive di forze” mormorò lei abbassando lo sguardo, Bellatrix notò la luce della speranza e della voglia di vivere negli occhi di sua figlia
“Chiamerò il medico …” Bellatrix determinata uscì da quella stanza, aveva perso suo marito e ora non poteva perdere sua figlia.
Tutti credevano che a lei di Marilisa non importasse nulla, spesso era così, quando la faceva arrabbiare, ma lei teneva alle sue figlie moltissimo, almeno quando teneva a Rodolphus.


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Bene lettori ecco a voi : BELLATRIX VERSIONE MADRE A TEMPO PIENO!


Ahhahahahha che dolce questo capitolo, non ho altro da dire :D

Beh spero vi sia piaciuto e voglio sapere che ne pensate!

Magari Bellatrix è un po’ troppo dolce ma sentite dopo tanto ci voleva un Bella moooolto più materna e dolce, insomma l’abbiamo vista sempre isterica e ora… sentite per me ci voleva che passasse un po’ di tempo con le sue figlie e facesse la madre!


Ma prima di lasciarvi a sentire che ne pensate voglio farvi una domanda: nella vostre mente, vi immaginate, riuscite a figurarvi, le due sorelle? Se si … come ve le immaginate? Come la descrizione nei primi capitoli o diverse?
per il resto attendo le vostre opinioni


Zia Molly
 
 
   
 
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