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Autore: Ever Lights    23/01/2012    13 recensioni
"«Aver paura di amare è come aver paura di vivere ogni singolo giorno della propria vita. Io non voglio che tu abbia timore di amarmi, Bella, perché qui», presi la sua mano e me l'adagiai sul cuore. «sento di provare davvero qualcosa per te. Non so se è amore, o se è qualcosa di differente, ma so che è positivo. Per questo voglio che tu sappia che desidero provarci. Desidero scoprire cose nuove, con te. Mi lascerai provare, per favore? Hai tu la chiave del mio cuore.»"
L'amore può voltarti le spalle come offrirti una mano. Un trentenne, due figlie, una relazione finita. Una donna, un passato da dimenticare, incubi che tornano a galla. Qualcuno metterà il proprio zampino per sconvolgere le loro vite.
E se, in più, il destino decidesse che le carte in tavola vadano cambiate e rimescolate?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ascolta il tuo cuore



Ascolta il tuo cuore ♥
Capitolo 3: Un innocuo pezzo di carta.

EDWARD


Sistemai meglio il giubbino a Meredith. «Guarda che fuori fa freddo.»
La piccola fece spallucce. «Non importa, io voglio uscire. Prendo la borsa di danza così dopo il parco andiamo a ballo.»
Le sorrisi e la lasciai scappare nella sua camera. Avevamo deciso che la sera, dopo una doccia a casa di nonna Esme, saremmo andati a fare dolcetto e scherzetto. Dopotutto, era la notte degli spiriti, o no?
«Da cosa ti vestirai?»domandai placidamente non appena Mary tornò dalla sua stanza. Infilai il cappottino a Viola che si stava addormentando e la misi nella carrozzina.
«Da strega.»mormorò, sorridendomi. «Mi piace essere una strega. Fanno gli incantesimi!»
«Ma allora sei una strega buona o cattiva?»
«Buona, ovviamente! Ti pare che potrei essere cattiva?». Mi stampò un bacio sulla guancia e poi si allontanò ridacchiando.
Le diedi un buffetto e poi una carezza sulla chioma riccioluta chiusa nello chignon. «Avanti, altrimenti arriviamo tardi.»
Acconsentì con un gesto del capo e si proiettò già nel vialetto, accanto all’auto.
Nel giro di pochi minuti eravamo già al parco, sulle altalene a ridere come se in realtà fossi stato anche io un bambino.
«Stasera vuoi invitare qualcuno a fare dolcetto e scherzetto con noi?»
Spinsi più in alto l’altalena e Meredith si girò per qualche secondo. «Uhm, no sinceramente. Magari solo noi due.»
Annuii. Sapevo che avrebbe risposto così. Ultimamente aveva dimostrato una sorta di necessità di starmi accanto ancor più di quanto fosse possibile. Passavamo interi pomeriggi assieme e sembrava non bastarle. Forse era gelosia…
Viola fra le mie braccia prese a lamentarsi e presi dalla borsa il biberon nel termos con il latte caldo. Prese a poppare la tettarella così avidamente da produrre strani suoni.
«Sai papà che la maestra di danza dice che sono bravissima?»fischiettò Mary, pronta a saltare giù dallo scivolo.
«Davvero?». La osservai buttarsi giù da quel misero metro che la separava da terra e poi i fu una nuvola di sabbia intorno ai suoi piedi.
«Sì!»
La strinsi a me con un braccio  mentre l’altro sorreggeva Viola e il biberon. Ero diventato davvero esperto. Ormai riuscivo a fare tutte le azioni normali con una sola mano e con l’altra tenevo Viola.
«Non ne avevo dubbi, sai piccola?»mormorai all’orecchio della bambina e lei arrossì.
«Ma secondo me non è vero… Per esempio, c’è Hope che è molto più abile di me. Più agile, più magra… Io invece sembro un salame coi piedi che balla…»
La guardai torvo. «Ehi, se stai insinuando che sei cicciona non è vero! Chi ti mette in testa certe idee?!»
«Nessuno… ma è la verità, papà.»fece spallucce, abbassando la testa.
Le catturai il viso fra le mani e poi la guardai dritta negli occhi, come era solita fare lei per convincermi di qualcosa.
«Piccola, togliti dalla zucca che mai e poi mai devi pensare certe cose. Tu sei bellissima –non per niente assomigli a me, e non devi farti condizionare da niente e nessuno. Intesi? Sei perfetta nella tua imperfezione, se sei così ci sarà un motivo. Per me tu sei la bambina più bella in assoluto.»
Sorrise e mi abbracciò, mentre Viola ci guardava con i suoi occhi grigi, chiarissimi.
«Ti voglio bene papà.»mormorò, adagiandosi sulla mia spalla.


Parcheggiai la carrozzina nell’atrio e accoccolai Viola sul petto. «Va’ a cambiarti, Mary. Io tranquillizzo Viola.»
Infatti la piccola stava urlando a squarciagola da svariati minuti e non accennava a calmarsi.
Meredith annuì e scappò verso gli spogliatoi.
Appoggiai la neonata sulla spalla e cominciai a camminare avanti e indietro nel corridoio, dandole piccoli e leggeri colpi sulla schiena.
Eppure non sembrava proprio voler smettere di urlare come un aquilotto. Non potevano essere coliche… Non penso potesse avere fame: aveva mangiato pochi minuti prima…
Le sfiorai il nasino e lei mi guardò con i suoi occhioni chiari, strabuzzandoli.
Il suo pianto decelerò, trasformandosi in un lamento basso.
«Ti sei calmata, eh, piccola?». Le baciai le guance piene e tornai nella sala dove la musica aveva cominciato ad espandersi e dove probabilmente tutte le madri stavano guardando vicino alle altre bambine.
Mi sedetti sull'unica sedia ancora libera, con Viola avvolta nella copertina e, dopo aver perlustrato la sala, trovai Meredith tutta intenta ad osservare l'insegnante, danzando accanto alle compagne.
Come una calamita, il mio sguardo si posò sulla donna davanti a tutte le bambine.
Non molto alta, magra ma con le giuste curve, con i lunghi capelli raccolti nello chignon sulla nuca, guidava le piccole con movimenti aggraziati, seguendo il tempo della melodia di sottofondo.
«L'insegnante è davvero brava» mormorò qualcuno dietro di me. Tesi l'orecchio.
«Sì, molto! Sai come si chiama?»
«Se non sbaglio Nicole me lo aveva riferito... Bella, se non erro.»
Bella di nome e di fatto, pensai.
Poi mi tirai una pacca sulla testa, certo che qualcuno mi avesse visto e avesse pensato che fossi uno squilibrato.
Dio, come riuscivo a pensare che la maestra fosse davvero bella? Mi sentii tanto un depravato e scacciai le immagini poco caste che mi si marchiarono a fuoco nella mente.
Forse era tutto dovuto al fatto che non facevo sesso da mesi ormai... Sì, probabilmente il mio lato pervertito si stava risvegliando.
Meredith mi fece tornare alla realtà e mi sorrise. Era tutta contenta che fossi lì. Era una delle poche volte in cui potevo accompagnarla e vedere i suoi progressi.
La lezione trascorse così velocemente che mi pentii non poter assistere a tutte… Era meraviglioso vedere Mary piroettare e ridere quando sbagliava qualcosa invece di abbattersi.
Era proprio per questo che adoravo, amavo mia figlia, oltre a una serie di fattori –ovviamente dopo a quello che era sangue del mio sangue, una parte di me risiedeva in lei.
Era capace di sorridere alle difficoltà e scavalcarle senza pensare che tanto non ci sarebbe riuscita.
Mi alzai in contemporanea con le altre mamme e Meredith mi corse incontro.
«Hai visto? Sono stata brava?»
Aveva il fiatone e mi guardava con quei suoi grandi occhi azzurrini da cucciolo.
Risi. «Sì, sei stata bravissima amore mio!»
Sorrise e poi l’insegnante le richiamò a raccolta.
Dio, aveva una voce splendida.
«Allora ragazze. Dato che oggi è Halloween, che ne dite se venite a fare dolcetto e scherzetto?»
Le bambine gridarono e Mary si girò verso di me. Annuii, capendo le sue intenzioni.
Bella mi lanciò un’occhiata. «Ovviamente anche i genitori possono venire.»
La mia bambina mi venne incontro. «Vieni papà? Per favore!»
«Okay. Ho ancora un sacco di latte per Viola nei termos.»
Ero solito a portarmi dietro più latte del previsto perché c’erano giorni in cui Viola mangiava di più, altri in cui mangiava di meno.
«Allora andate a prepararvi e poi andiamo a festeggiare Halloween!»
Meredith scattò verso gli spogliatoi correndo, seguita da tutte le altre amichette.
Ritornai nell’atrio e accoccolai Viola nella carrozzina. Lei socchiuse appena gli occhietti e fece un vagito.
Tutte le madri accorsero intorno e cominciarono a fare versetti e a dire quanto fosse bella la mia piccola.
Bella si avvicinò, fasciata nella sua tuta monocolore. «Oh ma quanto è piccola! Quanto ha?»
«Fa due mesi fra due giorni.»
Viola mosse le manine e aprì completamente gli occhietti, osservandosi attorno.
Meredith mi venne accanto e sfiorò la guancia della sorellina.
«E’ davvero bellissima questa bimba.»mormorò qualcuno. E come dargli torto?


«Dolcetto o scherzetto?»
La vecchietta, sulla soglia della porta, sorrise. «Oh che carine! Ecco a voi delle caramelle!»
Sentii Meredith ridere e poi sporse il suo cesto a forma di zucca, che venne riempita da una quantità stratosferica di caramelle e dolciumi.
Osservavo in disparte lo spettacolo, cullando Viola adagiata nella carrozzina.
«ehm… Lei è il papà di Meredith?»
Mi voltai e trovai Bella davanti a me, con le guance arrossate e le man dietro alla schiena.
Annuii. «Sì, sono io.»
Cercai di alleggerire il clima e le sporsi la mano, cortesemente. Lei la strinse, impacciata.
«Io… Sono Bella.»
«E io Edward.»
Sorrise. «Meredith… Ha dimenticato le scarpette da danza in spogliatoio.»
Non nascose più le mani dietro alla schiena e mi porse le babbucce.
«Oh.»mormorai stupito. «Ultimamente ha la testa fra le nuvole la mia piccola.»
Enfatizzai le ultime parole e sapevo perfettamente che si poteva capire che Meredith era il mio tesoro, assieme alla sorella.
Attesi qualche secondo e capii che più di così non avremmo parlato, e invece la donna mi stupì.
«Meredith… E’ molto brava. È una delle più brave del suo corso.»mormorò, mischiando i ciottoli sparsi sul marciapiede.
«Davvero?»risposi, «A volte Mary me lo ripete… E’ molto orgogliosa di quello che fa.»
«E’ davvero brava. Sul serio. Ci tiene molto a quello che fa. Glielo si legge in viso.»
Alzai il capo e incontrai i suoi occhi. Erano bellissimi, così scuri ma allo stesso tempo brillanti e puri.
«E’… sempre stata così. Da quando è piccolissima.»mormorai, osservando le bambine giocare a rincorrersi. «Grazie per riferirmi queste cose. La ringrazio davvero.»
«Non diamoci del Lei… Siamo entrambi giovani, a mio parere. Il tu ci può stare.»
Sorrisi ancora. «O…okay. Io non potrò esserci sempre agli allenamenti di Meredith… mia madre a volta racconta un po’ di frottole e quindi…»
Bella aprì la sua borsa a tracolla e magicamente ne estrasse una penna e un foglio di carta. Cominciò a scrivere una serie di cifre e poi me lo porse.
Era… era…
«Questo è il mio numero di telefono. Se hai bisogno di sapere progressi su Meredith, basta che mi mandi un sms e… be’, ti aggiornerò sulla situazione.»
Rimasi di stucco e sorrisi come un imbecille, su due piedi. Lei sbatté le lunghissime ciglia e mi dette ancora una rapida occhiata, prima di tornare dalle bambine.
Riguardai quel bigliettino, quel bigliettino favoloso.
Cos’era per me? Una semplice cifra, niente di più.
Eppure mi pareva valesse oro. Oro brillante nella notte, nonostante fosse solamente un innocuo pezzo di carta bianco iridescente sotto la luce dei lampioni.  


________________________
Lo so... Quanto tempoo è che non aggiorno?
Portate pazienza ma la scuola è una cosa assurda ultimamente... Ho appena il tempo di scrivere due righe che già arriva la sera e devo andare a letto!
Improponibile!
Vabbò, che dire? Che è una m****a di capitolo, tutto qui. Cagato così, su due piedi e niente più. uno schifo, bleak.
Ho cercato di non complicare la vita a sti due... Sono umani, non è che dal cielo cadono bigliettini con numeri di telefono! Quindi boh...
Fa schifo, punto
A parte questo, il mio account FB: QUI 
E' tardissimo... vado a ripassare he è meglio! Scrivetemi una recensioncina per dirmi che ne pensate :3 Ps: questo capitolo è per Fiorella Francesca che ha compiuto gli anni! Auguri tesoro!
Grazie mille a tutte voi <3
Bacioni,
Giulia.



   
 
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