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Autore: medea nc    24/01/2012    2 recensioni
Raccolta di storie nella quale si inseriscono varie vicende che porteranno Draco ad innamorarsi di Hermione. Abbandonato il progetto iniziale di 10 storie autoconclusive, ne compaiono due, di cui una con più capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Coercizione: Obbligo di frequenza (Sesta Parte)
 
“Menomale che sei tornata, ci ho messo mezz’ora a mattina per azzeccare i bottoni giusti!”

“Non azzardarti a lanciarmi quelle ridicole palle gelate o ti faccio ingoiare tutta la neve di Hogwarts!”
 
“Potresti vestirmi tu?”
 
“Lascia perdere i miei capelli, si lisceranno appena asciutti, pensa ai tuoi piuttosto!”
 
“Sei vestita ridicola, come sempre. Una strana maglietta di un colore obbrobrioso che mi fa accapponare solo se dico il nome, zafferano? Ocra? Itterico?Quei pantaloni grigiastri che sono? Scarti di vecchie stoffe?Non mi pronuncerò su quel golfino, non posso infierire tanto!”
 
“Granger, sto cercando di acuire la vista per capire che differenza ci passi tra i peli rossastri del tuo micio e i tuoi capelli!”
 
“Mi asciugheresti i capelli?”
 
“Ti vedo un po’ meglio sai? Non che tu sia una gran bellezza da essere pure guardata, però!”
 
“Però”
 
“Però, Granger … Granger … Era vero che quella donna, lui l’amò per tutta la vita ma non glielo disse mai? … non glielo disse mai … mai …”
 
“Se fossi stata la mia ragazza non ti avrei mai permesso di prenderti cura di nessuno oltre me!”
Gli incubi vengono solo quando ti porti una fobia dentro, prendi sonno e quelle paure si presentano quando meno te lo aspetti o quando sei tu che le lasci prendere il sopravvento.
Ma lei non aveva paura, non stava neanche sognando.
Quando sei inquieto, quando non stai bene, quando sei consapevole che esiste qualcosa di molesto che ti turba, il sonno non viene mai, e rimani sveglio, sempre, a pensare, pensare e tormentarti.
Non aveva chiuso occhio; doveva essere l’abitudine a svegliarsi ad orari improponibili che la tenevano inchiodata al letto senza riuscire a riposare, doveva essere quella, non lo era.
La prima notte senza di lui era una notte da dimenticare.
Si portò una mano alla fronte, era sconvolta.
Non faceva altro che pensare a Draco, e pregare che Ron non tornasse mai.
Anni e anni passati accanto, come amici, ma comunque accanto, e aveva già dimenticato il suo profumo, ricordava appena i toni della sua voce, aveva qualche strano pensiero passato che si mescolava con le avventure insieme ad Harry, e poi?
Poi tutto finiva lì, lì dove cominciava lui.
Perché era la fidanzata di Ronald Weasley, e avrebbe dovuto avere centinaia di ricordi legati a tutti e due, insieme, solo loro, ed invece c’era poco o niente.
E poi era stata l’infermiera personale di Draco Malfoy, e con lui aveva migliaia e migliaia di flash che li ritraevano da soli, che si componevano e scomponevano nella sua testa ma dove c’erano sempre tutti e due, ed ognuno di essi era così … intimo!
Intimo, una parola che se messa insieme con lei e con Draco le piaceva da morire, ci sorrideva sopra in un moto di pura follia.
Sorridere come fanno le ragazze quando la sera nel letto ripensano alla serata con il proprio fidanzato, e ci farneticano sopra e sono talmente felici che compongono il numero dell’amica per raccontarle per filo e per segno.
Che cosa avevano i ricordi sui e di Malfoy di così stonato da non poter essere equiparati agli appuntamenti tra fidanzati?
Che non fossero fidanzati?
Già, non lo erano, nei fatti non lo erano, nella realtà non lo erano, ma da qualche parte dentro la sua coscienza, e anche in quella di Draco, sì anche nella sua, doveva illudersi che fosse così; ne aveva bisogno, questa consapevolezza che stessero insieme doveva esistere.
 
Le notti insonni si moltiplicarono, le sue preghiere non furono esaudite, Ron tornò e con lui tanti altri, perfino i serpeverde al gran completo, beh?! No, al mezzo gran completo, mancava lui, mancava Malfoy, il leader, l’anima del gruppo.
Adorava osservarli, spiarli, non l’avrebbe mai detto.
Se lo faceva era un po’ come vedere lui, con gli stessi stemmi sulla divisa, con gli stessi atteggiamenti tronfi, con lo stesso brutto carattere.
Spiare loro significava ricordarlo e fingere che lui stesse lì in mezzo, magari a scherzare canzonando malignamente qualcuno, forse proprio lei, o magari assorto a spiarla, come aveva fatto parecchie volte dentro la sua stanza quando passavano tante ore insieme.
In alcuni momenti sentiva di perdere il contatto con lo scibile, lei che era sempre stata lucida, razionale, si stava costruendo un mondo interiore tutto suo, dove c’era solo Draco.
Era distratta, a lezione, con gli amici, anche nei discorsi più banali stava venendo meno.
 
“Niente Tana questo week end!”
“Come?” gli domandò serafica mentre fingeva di essere assorta in chissà quale lettura sulla quale aveva gli occhi puntati da più di mezz’ora.
Quello si posizionò davanti a lei, occhi negli occhi.
“Niente Tana questo week end, e le pagine ogni tanto vanno girate per poter andare avanti!” le consigliò parecchio seccato.
“E dove andremo?” cambiò volutamente discorso.
“Dove vuoi, a Diagon Alley, a Hogsmeade, non m’importa, purché passiamo del tempo insieme, tu ed io!”
Giocherellando con l’indice verso se stesso e la ragazza.
Gli sorrise quasi soddisfatta, come se non ci fosse nulla di male in quella richiesta impellente, ma Ron non sembrava affatto tanto remissivo, tanto accontentato come credeva lei.
 
Passarono del tempo insieme, come voleva lui, ma le cose non andarono come voleva lui.
Hermione e Draco avevano perso qualsiasi contatto dall’ultima volta che si erano visti.
Non avevano nessun buon motivo per incontrarsi, nemmeno uno sfacciatamente valido.
Lui era lì, in quella grande casa, con le cure degli elfi su indicazioni precise di Narcissa, quasi sempre solo, al buio.
Molte persone vivono al buio.
Questo era uno dei suoi pensieri più ricorrenti.
L’oscurità non è fatta solo di visibilità, non è legata solo alle proporzioni di una luce.
L’oscurità può essere molto più viscerale.
Puoi goderti un panorama, puoi rovesciare il colore delle tue iridi sull’infinito, sulle cose più belle del creato, puoi farlo … ma tante volte lui, non lo aveva mai fatto.
Il grigio dei suoi occhi aveva dato tutto per scontato, anche il suo cuore aveva fatto lo stesso.
Il tempo era passato, volando da qualche parte. Adesso ne rimaneva solo una perfetta e malinconica fotocopia nella memoria.
Per parecchi giorni pensò che sarebbe stato bello ritornare a vedere.
A lei farebbe piacere!
Si era ripetuto nel cervello.
Poi i giorni non furono più giorni, divennero settimane, tante settimane.
E quel pensiero non gli apparteneva più.
Non ha bisogno di me, dannazione!
Dannazione a quel pezzente mediocre!
Dannazione a lei!
Ecco, Dannazione a lei! Era la sua maledizione preferita.
Era catartica, lo faceva stare meglio, se non poteva sapere nulla di lei, se lei non si era più preoccupata di come stesse solo perché lontani, allora aveva bisogno di mandarle qualche esecrazione efficace.
Dietro quel fatto avrebbe dovuto crescere di più, avrebbe dovuto perlomeno imparare ad essere meno puerile, meno viziato, meno capriccioso, a prendersi, a guadagnarsi, ad arrivare a rubarsi ciò a cui tiene.
Invece lui stava ancora aspettando che lei, per l’ennesima volta facesse un passo verso di lui, dava per scontato che forse lei … semplicemente non poteva.
Lei stava con Ronald, a Diagon Alley, anche se Diagon Alley non era più nulla di speciale, … no … Ron non era più nulla di speciale.
È strano come un luogo sia condizionato così tanto dalle persone con le quali lo vivi.
Se è un bel posto e sei da solo o con qualcuno sbagliato, non ti appagherà mai come un luogo che magari non sarà stupendo ma se vissuto con le persone giuste, potrebbe diventarlo.
Chissà come sarebbe stato Diagon Alley a passeggio con Draco?!
Non si morse la lingua questa volta.
Le era già capitato tante volte di inveire contro il suo ego già precario che adesso non ci trovava più nulla di male pensare a lui.
Aveva fatto un compromesso con la sua testa, si era accontentata di ripetersi che pensarlo non era tradire Ron, che Ron era la realtà, pensare a Draco era la fantasia.
Non lo stava tradendo, stava solo facendosi male, tanto, ma non lo stava tradendo.
Prima o poi le sarebbe passato il ricordo del viziato, e con lui se ne sarebbe andato a quel sentimento che sentiva ricolmarla, prendersi tutti gli spazi.
Non fu un bel pomeriggio, no, non lo fu affatto.
Forse non stava tradendo il suo fidanzato, ma trovare difficoltà perfino a baciarlo, beh, quello poteva essere un problema.
 
Nessuno se lo aspettava alla Tana.
Anche se Molly sarebbe stata intenzionata ad invitarlo, nessuno avrebbe mai creduto che Draco Lucius Malfoy ci sarebbe andato sul serio, le probabilità che lo avesse fatto di sua spontanea volontà erano praticamente a zero.
La donna se ne stupì e glielo diede a vedere, ma fu cortese ed anche questo trapelò dai suoi occhi gentili insieme a tutto il resto.
Non era lì per una visita di cortesia e nemmeno nella speranza di incontrare la sua ex infermiera, era andato lì perché sapeva che ci avrebbe trovato Ron.
Blaise tramite un gufo lo aveva rassicurato che quel fine settimana il rosso sarebbe tornato all’ovile, senza Hermione, aveva aggiunto.
“Vuoi parlare con me?”
La voce pastosa era una miscela di meraviglia e disgusto insieme.
Molly lo aveva fatto chiamare appena sentita la richiesta di Malfoy.
Adesso erano tutti e due soli, nella cucina, faccia a faccia anche se lo sguardo di Draco era perso da qualche parte, la sua cecità non aveva fatto grandi progressi da quando aveva deciso di curarsi in maniera molto più blanda rispetto a prima, mandando via gli elfi che lo svegliavano nel cuore della notte, o cominciando ad irretirsi per quella condizione da disagiato.
“Cosa vuoi?”
Gli domandò ancora il ragazzo notando il silenzio dello Slytherin.
“Voglio che tu mi garantisca che vi amate.”
“Come?” questa volta c’era solo stupore.
“Hai capito bene Weasley, non mi interessa che mi prometta che la renderai felice, che non le farai mancare niente, che l’amerai per sempre, che ti prenderai cura di lei, ci si prende cura dei malati come me, ma non della donna che tieni accanto. Voglio solo essere certo che vi amate, tutti e due, che lei ami te come tu ami lei, che lei ti sceglierebbe sempre anche su un milione, anche su tutta la popolazione maschile mondiale, qualsiasi sia il mondo.
Voglio che tu mi rassicura che tutti e due siate fatti per stare insieme talmente tanto che non potreste esistere separati.”
“Sei impazzito?”
In altre occasioni avrebbe sbraitato come un pazzo contro l’ottusità di quel cretino, ma adesso non era necessario sbraitare, adesso doveva rimanere abbastanza calmo da farlo desistere e confermare solo che loro sì, erano fatti per stare insieme!
Aveva tutto il tempo del mondo, poteva stare a quel tavolo per ore, lasciando il tempo a Weasley di carburare, e di rispondere.
Gli avrebbe potuto mentire certo, ma non lo avrebbe fatto, non quando si trattava di lei, perché sinceramente parlando, anche se Lenticchia era una testa calda, anche se vuota, nell’affaire Hermione poteva essere abbastanza sincero.
L’amava, lui lo sapeva, e forse anche lei amava lui, ma da troppi giorni i dubbi che forse Granger avesse iniziato a … voler bene anche a lui, lo tediavano troppo nell’incertezza.
Lui, Draco Malfoy, era il perdente, lo sapeva da subito, solo che … voleva sentirselo dire, voleva saperlo dalla bocca di Ron e forse anche da quella di Hermione, che lei … non lo avrebbe mai amato come … lui … aveva cominciato … ad amare … lei.
“Weasley? Non te lo far ripetere ancora?”
Quello lo guardò socchiudendo le palpebre parecchio stizzito, poi aprì e chiuse la bocca come se stesse mimando quanto aveva da dirgli fino a che il labbro inferiore non cominciò a tramargli convulsamente.
Si alzò di scatto facendo cadere la sedia alle sue spalle, ma nessuno dei due prestò parecchia attenzione al tonfo.
“Ascoltami bene Malfoy, vieni qui in casa mia a pretendere dei chiarimenti sulla storia che c’è tra me ed Hermione come se fossi il padrone dei nostri sentimenti?!
Ma chi sei? Ma chi ti da il permesso?”
E lo guardò schifato dimenticando che i suoi occhi carichi di disprezzo il suo interlocutore non poteva vederli.
“Vattene!” disse infine, allungando un braccio come se avesse scordato ancora una volta quel problema.
Draco si alzò con la sua solita compostezza da dandy.
Lo fronteggiò come se potesse studiarlo attraverso le iridi.
“Anche se sono cose private, anche se potresti non rispondermi, sai bene che se sono qui è per lo stesso motivo che riguarda la tua paura di perderla, e non dirmi che non ci hai pensato nemmeno per un momento?!”
La sua voce bassa e piatta lo raggiunse ancora di più del suo discorso di commiato.
Draco aveva ragione, lui aveva paura, aveva paura di perderla perché sapeva che poteva esserci questa eventualità, l’aveva vista ad Hermione, l’aveva vissuta per sette anni come amica e adesso che la vedeva come la sua ragazza, non aveva ricevuto il trattamento che si sarebbe aspettato da lei.
Quando il biondo rimase sullo stipite ancora qualche secondo, si guardarono ancora, o finsero di farlo.
“Forse sarebbe stato meglio se tu mi avessi risposto!” disse Draco con una punta di profondo rammarico.
“Davvero?”
Si domandò il ragazzo nella testa.
Perché avrebbe dovuto sconvolgersi tanto?
Che c’era di tanto inquietante in quelle parole da farlo tremare.
I polpastrelli ancora puntati sul legno del tavolo, il suo viso adesso assente, solo un cervello che non aveva mai gradito masturbarsi troppo sulle paranoie umane; lui era il sempliciotto e Draco Malfoy uno scaltro arrivista, uno che sapeva giocare con le parole alla stessa stregua di come sapeva entrare ed uscire dalla mente della gente.
Avrebbe anche potuto leggergli il pensiero, che problema c’era?
Ma il fatto era che forse, voleva semplicemente sentirselo dire da lui quanto male andassero le cose con Hermione.
Ron lo sapeva, lo sapeva Draco, e lo sapeva anche lei.
 
Minerva McGranitt era stata la sua nemesi per tanti anni, lui che non aveva mai goduto di una media, non dico eccellente, ma nemmeno soddisfacente.
Ma detestare un’ insegnante per dei cattivi voti o perché non sei un campione in Trasfigurazione non è come odiarla per qualcosa di più profondo che parte dal cuore e non sai in quale parte del corpo finisce.
Adesso lui sapeva perché poteva odiarla per davvero, Ron Weasley si scoprì non essere così ingenuo e bacchettone come tutti avevano creduto, come lui stesso aveva creduto, no, poteva essere un tipo sveglio, o perlomeno, se non ancora lo avesse fatto, era arrivato il momento di svegliarsi.
“Vi annuncio che tra qualche giorno il signor Draco Malfoy ritornerà presto ad Hogwarts, sebbene ancora convalescente ha preso la saggia decisione di completare gli studi insieme a tutti i suoi compagni di sempre. Ovviamente signorina Granger, sarà così gentile di passare per il mio studio più tardi per discutere se vorrà essere ancora colei che accudirà Malfoy oppure no, giusto per regolarmi di conseguenza.”
 
 
Pianeta Medea:Essendo una che fa le cose in grande, mi sono accorta che un piccolo spazio autrice non mi bastava, allora mi sono comprata un intero pianeta, così quando mi verrete a trovare avrete tutto lo spazio che vorrete.
La regione del linciaggio è a 33°NO.
Allora partiamo con le scuse, scuse per il mio ritardo, lo dico soprattutto per tutte quelle lettrici un po’ impazienti!
Poi con i ringraziamenti a tutti quelli che seguono, preferiscono, ricordano e recensiscono questa storia, e visto che non l’ho mai fatto finora, ringrazio anche i tanti che mi hanno inserito tra gli autori preferiti, ne sono onorata, davvero! Ma metto in dubbio la vostra sanità mentale.
Ah dimenticavo, ringrazio anche tutte quelle che mi leggono pur preferendo l’anonimato, e a quelle che ogni tanto amano contraffare qua e là, anche questa è una forma di adulazione. Grazie di cuore!
Una nota che vorrei specificare:Questo capitolo l’ho scritto in modo un po’ diverso, infatti rileggendolo l’ho trovato io stessa confuso e volutamente “incomprensibile” in alcune sequenze, e mi è piaciuto così, il motivo è da ricercare nel fatto che è completamente introspettivo, infatti ci sono pochissime scene reali ma per il resto è un passaggio con linea continua tra tutti e tre i personaggi.
Il caos è stato creato per dare l’idea dei pensieri e dei ricordi in ognuno di essi, in quanto sia gli uni che gli altri non li teniamo a mente con un ordine preciso, ma come vuole la nostra memoria.
Avete mai sentito parlare di pensare in maniera ordinata o di ricordare in ordine cronologico?
Credo di no.
Un’anticipazione: con molta probabilità il prossimo capitolo sarà quello finale di “Coercizione: Obbligo di frequenza”
 
Un saluto
medea
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
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