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Autore: ShootinStar    24/01/2012    13 recensioni
E' la mia seconda FF, quindi abbiate pietà di me! :') provo ad anticiparvi qualcosa.
Liam e Jenny si sono appena trasferiti con la madre a Canterbury. Nuova città, nuova scuola, nuovi amici: verranno a contatto con bande di "bad boys", ragazze problematiche, amori ed intrighi, affrontando con qualche ansia e non pochi dubbi quel delicato periodo della vita in cui tutto può accadere e in cui ogni certezza fa posto a confusioni ed angoscie, tipiche dell'adolescienza. E mentre questo gruppo di ragazzi sarà alle prese con cotte e sbandamenti vari, capiranno senza nemmeno accorgersene che non importa come o quando, l'amore trova sempre la sua strada.
Cercherò di fare del mio meglio, dategli un'occhiata, se avete tempo :D
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Attenta!”. Jenny sentì un urlo sotto di lei, ma era troppo tardi. Nell’euforia del momento le era scivolato il piede destro dal gradino della scala di metallo e si sentiva già precipitare verso il pavimento. Era il pomeriggio del 31 dicembre e tutti erano impegnati ad appendere ghirlande rosse in salotto ed in cucina, cartelli che recavano la scritta “Buon anno!” e tante altre cianfrusaglie che lei non amava particolarmente, ma sapeva quanto sua madre ci tenesse e quindi si era offerta volontaria insieme agli altri ragazzi per dare una mano. Le erano stati affidati alcuni striscioni da appendere sotto il portico esterno. Con tutta la buona volontà di cui era capace, si era vestita più pesante che poteva e con l’aiuto di una scala trovata nello scantinato dietro alla casa, stava appendendo alcune decorazioni sgargianti ad una trave sotto il soffitto spiovente. Ma qualcosa l’aveva distratta: suo fratello dal salotto aveva acceso l’impianto stereo che si era portato da casa e una musica molto allegra e coinvolgente si era diffusa per tutta la casa e anche al di fuori. Così Jenny si era messa a canticchiare e ballare, dimenticandosi di trovarsi sopra ad una scala potenzialmente pericolante. E così stava scivolando verso il basso.
Tutti erano così indaffarati nel decorare lo chalet che nessuno si sarebbe accorto di lei. Beh, quasi nessuno. La ragazza si preparò all’impatto col duro legno, ma due braccia forti la presero al volo. Jenny si voltò stupita e si ritrovò faccia a faccia con gli occhi color nocciola di Chris. “Oh, grazie” borbottò, il cuore a mille. Il ragazzo sorrise. “Fa più attenzione, piccola ballerina” le strizzò l’occhio e Jenny arrossì in modo impercettibile. Si ricompose allontanandosi da lui ed afferrò la scala, decisa a continuare il lavoro intrapreso. Ma il ragazzo la fermò mettendole una mano sulla spalla. “Lascia stare, finisco io qua” mormorò con un tono dolce, ma che non ammetteva repliche. Jenny fece spallucce ed entrò nello chalet, sentendo le mani congelate riscaldarsi progressivamente.
Liam stava improvvisando qualche passo di danza nel mezzo della stanza e lei non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Il fratello si fermò all’istante, poiché la musica aveva attirato anche gli altri coinquilini e stavano tutti ridendo a crepapelle. Si strinse nelle spalle e li fulminò con una sola occhiataccia. “Beh? Non dovevate decorare la cucina e la terrazza? Che avete da guardare?”.
Jenny continuò a sorridere e poiché non aveva più nulla da fare, si accoccolò sul divano, mentre il fratello abbassava notevolmente il volume dell’impianto stereo. Le si avvicinò, scrutandola curiosa mentre scorreva esitante la cartella degli SMS ricevuti. La sua espressione delusa gli fece intuire qualcosa. Si sedette accanto a lei sul divano, circondandole le ginocchia con un braccio e poggiandoci il mento sopra. “Hai voglia di fare due chiacchiere?” domandò semplicemente, preparandosi ad una risposta negativa. Ma la ragazza si passò una mano tra i capelli ed annuì.
Passarono i 40 minuti successivi a discutere della situazione in casa, di Harry (che, per quanto Liam potesse detestarlo, si sforzò di non offendere), di Claire, del nuovo anno che stava per arrivare e tante altre cose di cui non parlavano da tantissimo tempo. Ad intervelli quasi prestabiliti, Jenny controllava lo sfondo del cellulare, l’espressione speranzosa che ogni volta si rattristava. Liam le accarezzò la testa, senza abbandonare il suo appoggio sulle ginocchia della sorella. “Ti chiamerà, ne sono sicuro. O ti manderà un messaggio nell’esatto momento in cui scoccherà la mezzanotte. In qualche modo si farà vivo, almeno lui...”. Terminò la frase con una punta di amarezza, facendo sì che Jenny alzasse lo sguardo verso di lui. I loro occhi quasi identici s’incontrarono e la ragazza sorrise. “Anche lei, ne sono più che sicura” mormorò, pizzicandogli la guancia. Liam fece una smorfia divertita, ma la ringraziò mentalmente.
L’ora di cena arrivò fin troppo in fretta e terminò altrettanto rapidamente. Mancavano meno di due ore alla fatidica mezzanotte e Jenny uscì fuori a prendere una boccata d’aria. La brezza della sera tentava di infilarsi sotto al pesante cappotto, così infilò le mani in tasca ed affondò il naso nella sciarpa di lana che si era avvolta intorno al collo. Se solo lui fosse qui con me. Se solo mi avesse risposto a quel dannato messaggio. Estrasse il telefono dalla tasca dei jeans e con non poca difficoltà a causa delle dita gelate, riaprì la cartella dei messaggi inviati e rilesse per la milionesima volta quello che gli aveva scritto pochi giorni prima. “Mi dispiace, Harry. Sono stata una stupida e ti chiedo scusa. Scusa per essermi allontanata da te, scusa per non essere riuscita a farti capire quanto ci tenga, scusa per averti dato l’impressione che tu non conti abbastanza per me ed invece sei la persona più importante che mi abbia stravolto la vita. Scusami, perché non sopporterei di iniziare un nuovo anno con la consapevolezza che tu non mi abbia perdonata”.
Strinse il telefono al petto, sentendo gli occhi umidi. Ce l’aveva messa tutta, si era scusata nonostante sapesse che anche lui aveva le sue colpe. Ma perché non aveva ricevuto risposta? Perché si ostinava a non accettare le sue scuse? Chris la raggiunse fuori e le si affiancò, riscuotendola dai suoi pensieri. Le sorrise apertamente, con quel suo sorriso limpido e assolutamente privo di pudore. Era se stesso e non aveva intenzione di nasconderle i suoi sentimenti. Ma lei avrebbe saputo resistergli ancora?
Il ragazzo le si avvicinò lentamente, inclinando la testa di lato. “Non vieni dentro? Tra poco inizierà il conto alla rovescia” borbottò, prendendole una delle mani che ancora teneva strette al petto. La sua stretta era calda e trepidante, nonostante avesse un’espressione tranquilla dipinta sul viso. Jenny annuì assente e prima di seguirlo oltre la soglia della porta, gettò uno sguardo dietro di sì, verso la strada buia che saliva dal centro del piccolo paese di montagna.


Niall si spazzolò per l’ennesima volta la manica della giacca con la mano, lanciando un’occhiata impaziente al di fuori del finestrino, verso la casa che ormai conosceva a menadito. Ma quanto diavolo ci mette? Faremo tardi così! Finalmente, eccola chiudersi la porta alle spalle e scendere velocemente gli scalini. Era bellissima, così tanto che il biondo ebbe un attimo di confusione totale, da cui si riprese nel momento in cui lei lo raggiunse sul sedile posteriore del taxi, richiudendo la portiera e facendo un cenno all’autista, che partì sgommando verso l’indirizzo che già sapeva.
Vichi stampò un dolce bacio sulla bocca del ragazzo, mostrando i denti bianchissimi incorniciati dalle labbra tinte di rosso. Niall le prese una mano tra le sue, stringendosi più vicino a lei. “Stasera sei davvero stupenda” le sussurrò all’orecchio, facendola arrossire. “Grazie, anche tu sei uno schianto”. Ridacchiò per scaricare la tensione, ma fu incatenata dallo sguardo del biondo. Era serio e assurdamente profondo, quasi stesse cercando di scrutarle l’anima. E ci stesse riuscendo alla perfezione.
“Non c’è motivo di essere agitata È una festa di alcuni amici, una cosa tranquilla. Certo, so che avresti preferito una cenetta intima a lume di candela...” le strizzò l’occhio, sogghignando, prima di tornare alla sua espressione dolce “…ma hanno insistito così tanto che non ho potuto dir loro di no. Dai, vedrai che ci divertiremo!”. Vichi annuì, spostandosi una ciocca di capelli sfuggita dalla crocchia alta. “Sì, forse hai ragione” sospirò. “Io ho sempre ragione, scema” mormorò il ragazzo schioccandole un bacio sulla guancia.
L’auto si fermò esattamente sul marciapiede di fronte al palazzo a più piani. I due ragazzi pagarono il tassista e alzarono lo sguardo ammirando il grande edificio, la bocca aperta in un’espressione meravigliata e quasi intimorita. Vichi si strinse nelle spalle, sentendosi subito a disagio, ma Niall le prese il braccio sinistro intrecciandolo con il proprio e si diressero verso l’ingresso. Al citofono rispose una voce esuberante che riconobbe immediatamente il biondo e aprì loro la porta.
Il palazzo era munito di un ascensore poco invitante, ma che i due ragazzi decisero di prendere comunque, visto che la festa si teneva all’ultimo piano, cioè il quinto e Vichi non avrebbe retto molte rampe di scale con quei sottilissimi tacchi che indossava. Entrarono nel grande appartamento e subito le loro orecchie rimbombarono del suono pompato dalle enormi casse del salotto. La stanza conteneva già una ventina di persone, tanto che la mora si voltò verso il ragazzo, alzando un sopracciglio. “Pochi amici, eh? Una festicciola intima, eh?”. Niall si strinse nelle spalle con espressione desolata, quasi a dire “nemmeno io  ne ero a conoscenza!” e in quel momento un ragazzino poco più piccolo di loro li chiamò, offrendosi di deporre i loro cappotti nella stanza adibita come guardaroba.
Vichi si lisciò le braccia nude, sentendosi terribilmente a disagio. Aveva un tubino viola senza maniche, corto sopra le ginocchia che la fasciava e si increspava sui fianchi e sotto il seno, accompagnato da un paio di decolleté argentate decisamente troppo alte per lei. Niall portava camicia bianca e giacca e pantaloni di velluto nero, senza cravatta né papillon, ma nonostante ciò risultava molto elegante, al pari degli altri invitati. Mano a mano che la festa trascorreva, si ritrovarono a ballare con gli altri invitati, ridendo alle battute di alcuni, guardando di traverso le acrobazie in pista di altri e soffermandosi a parlare con il padrone di casa, un vecchio amico del biondo che sembrava già essere un po’ sbronzo. Alla fine chiese loro se avessero potuto scendere con l’ascensore fino al piano terra per aprire la porta di altri invitati, che in quel momento sembrava essersi incastrata.
Vichi scosse la testa, disturbata da quella richiesta inopportuna soprattutto perché era lui il padrone di casa e non certo loro due, ma Niall non voleva fare un torto ad un amico di vecchia data, così la convinse ad accompagnarlo. Uscirono nel corridoio freddo ed entrarono titubanti dentro il vecchio ascensore, che cigolò in modo sinistro sotto il loro peso. La ragazza guardò il biondo angosciata, ma lui alzò le spalle e premette il pulsante bianco recante la lettera T. Il cigolante apparecchio si mosse e li fece scendere un po’, ma all’altezza del secondo piano si bloccò di colpo, facendoli sobbalzare.
Passarono alcuni minuti di silenzio, ma l’ascensore sembrava intenzionato a rimanere immobile. Niall cominciò a premere i tasti uno dopo l’altro, concludendo con quello rosso che dava il segnale dell’SOS, mentre Vichi si mise a chiamare aiuto, la voce rotta. “Qualcuno ci aiuti! Siamo bloccati nell’ascensore! Vi prego, aiutateci!”. Sentì le lacrime salirle agli occhi e ci volle tutta la sua forza di volontà per ricacciarle indietro. Una sensazione opprimente di claustrofobia la invase, facendole accelerare il battito cardiaco. Nonostante non fosse una vera e propria fobia, come sua sorella anche Vichi non amava gli spazi piccoli e chiusi ed in quel momento quasi si dimenticò di essere insieme a Niall, finché il ragazzo non le accarezzò la guancia, fissando gli occhi azzurri nei suoi.
“Calmati. Va tutto bene. Ci sono io qua con te e vedrai che presto verranno a tirarci fuori, ho suonato l’allarme!”. Vichi lo guardò scuotendo lentamente la testa. “Manca poco più di un’ora a mezzanotte, Niall. Tutti gli invitati saranno a ballare ubriachi fradici, nessuno sentirà l’allarme”. Il ragazzo si morse un labbro, continuando a sussurrarle che si sbagliava, ma anche lui sapeva che avrebbero potuto passare le prossime ore dentro a quel maledetto ascensore senza attirare l’attenzione di nessun abitante del palazzo.
Vichi si accasciò lungo la parete, portandosi le ginocchia al petto e cominciando a dondolare la testa avanti e indietro, mentre Niall camminava nervoso sopra al consumato tappeto di moquette, passandosi le mani tra i capelli. Alla fine si sedette accanto alla ragazza, passandole un braccio dietro alla schiena e poggiando la testa sulla sua spalla. Sospirarono nello stesso momento, poi Vichi mormorò: “Che Capodanno di merda. chiusi in un ascensore senza che nessuno si degni di venirci a tirare fuori. Che schifo!”. Le uscì un rantolo che ben presto si sarebbe trasformato in un pianto in piena regola. Niall non voleva vederla piangere, non quella sera in cui avrebbero dovuto pensare soltanto a divertirsi. L’abbracciò, lasciando che la sua testa affondasse nell’incavo tra il suo collo e la spalla, fregandosene se le sue lacrime gli avrebbero bagnato la giacca. La sentì rabbrividire, così la strinse ancora di più a sé, respirando il suo dolce profumo.
Quando si allontanarono di pochi centimetri, la fissò di nuovo, odiandosi per averla portata a quella stupida festa, invece che prepararle qualcosa di romantico in casa, al calduccio, dove non ci sarebbe stata alcuna complicazione. Vichi intuì i suoi sensi di colpa, perché stavolta fu lei ad accarezzargli la guancia, colmando la distanza tra loro. Fu un bacio di quelli che ad entrambi faceva girare la testa, un bacio di quelli che ti aggrovigliano lo stomaco e ti fanno dimenticare dove ti trovi, perfino se sei sulla moquette di un vecchio ascensore dove probabilmente dovrai rimanere per chissà quanto tempo.
Alla fine, con sommo dispiacere di entrambi, dovettero dividersi per la mancanza d’aria nei loro polmoni. Respirarono affannosamente e poi ripresero a baciarsi. In fondo, che altro avrebbero potuto fare in una situazione simile? Si divisero e si ripresero ancora qualche volta, prima che il biondo si fermasse un attimo più a lungo, il naso a pochi millimetri da quello di lei. “Vichi...” disse in un sussurro. La ragazza strofinò la punta del naso con la sua, solleticandogli le labbra. “Mmmh?” “Che ne dici se...ecco...” Niall sembrava non trovare le parole, quasi come se la vicinanza a lei mista all’imbarazzo che quella domanda gli provocava, gl’impedissero di parlare chiaramente. La mora attendeva pazientemente, l’espressione curiosa. “Ecco…hai presente quando dicesti che...avresti voluto aspettare...?” chiese confusamente. Vichi annuì, cercando di capire dove volesse arrivare. Poi il biondo le accarezzò il fianco, avvertendo la morbida curva del suo corpo sotto il lieve tessuto del vestito. “Non pensi...che sia adesso il momento buono?” domandò infine, tornando a fissarla con i suoi occhi penetranti.
La ragazza rimase interdetta, chiedendosi se aveva capito ciò che il biondo volesse dire o se avesse frainteso tutto. Ma no, non c’era molto da fraintendere. E, come a sciogliere ogni suo dubbio, Niall aggiunse: “Vichi Evans, vorresti fare l’amore con me stasera?”.


Zayn fissò le acque torbide del Great Stour, mentre le poche macchine ancora in circolazione sfrecciavano accanto a lui. Era la sera del 31 dicembre e chi era quel deficiente che si ostinava a vagabondare per le strade di Canterbury invece che passare l’ultima notte dell’anno con le persone a lui care? Zayn Malik. Non era esattamente il tipo di serata da lui progettata, ma tutti gli amici che aveva invitato a cena da lui gli avevano dato buca all’ultimo minuto e così, dopo una cena piuttosto frugale, era uscito nel freddo pungente della sera e aveva deciso di fare due passi in centro.
Poche insegne erano ancora illuminate e si trattava per la maggior parte di piccoli bar dove qualche anziano ometto aspettava la mezzanotte con tanto di coetanei. Zayn si sentì incredibilmente solo e, poiché non ci teneva né a passare le prime ore dell’anno nuovo al gelo, né a trascorrere le ultime di quello corrente a pensare ad una certa ragazza bionda, s’intrufolò in un pub piuttosto affollato.
Apparentemente gli sembrò subito una pessima idea; l’odore dell’alcool, le luci che illuminavano a malapena l’ampia stanza e la miriade di persone fin troppo “allegre” gli ricordarono in modo tangibile quella sera al Black Rose, dove aveva incontrato Ashley per la prima volta...
Si avvicinò al bancone fingendo un’aria spavalda, si accomodò su uno sgabello in pelle ed ordinò al barman un Mojito. Giusto per avere un bicchiere in mano allo scadere di quel maledetto conto alla rovescia che illuminava un enorme schermo sul lato opposto del pub. Aveva a malapena bevuto un piccolo sorso del liquido alla menta, che si sentì picchiettare sulla spalla da dietro. Si voltò e la sua espressione si fece da malinconica a sorpresa, ad infastidita, e infine a scettica. La ragazza che lo aveva chiamato portava i lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo dalla quale fuoriuscivano alcune ciocche, la bocca dalle labbra carnose tinta di un rosa pallido e i grandi occhi incorniciati da lunghe ciglia. Ma purtroppo non si trattava della persona che lui desiderava di vedere con tutto se stesso, anzi.
“E’ un secolo che non ci vediamo, non è vero?”. La sua voce era ammaliante come lui la ricordava, ma in quel momento gli stimolò un conato di vomito. “Samantha” mormorò lui in risposta, mantenendo un tono mellifluo, ma che faceva trasparire tutto il suo rancore. Ma che bel modo di terminare l’anno. Che merda. “Come va alla The King’s? Come se la cava il tuo nuovo professore di filosofia?” chiese lei, come se non avesse fatto caso alla sua risposta brusca. Zayn fu sorpreso da tanta sfacciataggine, che rispose senza neppure preoccuparsi di nascondere il suo risentimento. “Non male. È una donna con sessant’anni per gamba che se ne va in giro per la classe sputacchiando in tutte le direzioni e assegnandoci interi capitoli senza neppure spiegare. Ma sai com’è, almeno sono sicuro che lei non mi spezzerà il cuore”. Samantha stavolta sussultò, poi accavallò le gambe ed intrecciò le mani, entrambi gesti che sapeva quale effetto scatenassero in lui.
“Sono stata una stronza di prima categoria. Tu sei così giovane ed innocente...devo averti lasciato una ferita piuttosto profonda...” mormorò, squadrandola con compassione. Il moro non riuscì a sopportare quello sguardo. “Non prenderti troppi meriti. È vero, mi hai tradito con un tuo collega e sei stata una sporca bugiarda, ma sono andato avanti. Vuoi sapere se ho passato gli ultimi mesi a piangermi addosso per te? Beh, mi dispiace, ma la risposta è no!”. “Oh, ne sono felice, Zayn. Anche se dubito che tu abbia dimenticato del tutto ciò che c’è stato fra noi...”. La ragazza appoggiò una mano sulla gamba di lui, strofinandogliela lentamente. Il moro s’irrigidì. “Non ho detto questo. Io ti amavo, Samantha. Ti amavo con tutto me stesso e tu ti sei approfittata di me. Quindi non puoi rimproverarmi la decisione di andare avanti, invece di piangermi addosso per una donna che non merita certo le mie lacrime!”.
Samantha annuì con aria comprensiva, quasi sapesse già che avrebbe pronunciato quelle parole. “Non ti rimprovero niente. Anzi, sono felice di vedere che sei ancora il ragazzo forte e testardo con cui ho passato dei mesi meravigliosi...” Gli accarezzò una guancia teneramente, ma il ragazzo respinse la sua mano. “Dove speri di arrivare? Credi veramente che adesso che ti ho rivista, tornerò strisciando nel tuo letto? Puoi scordartelo!”. Il suo tono si era alzato molto, tanto che, nonostante la musica fosse altissima, alcune persone lì vicino si voltarono a guardarli. Samantha scosse la testa come si fa con i bambini piccoli quando fanno i capricci. “Non lo faresti, dico bene? Non strisceresti mai. Tu sei orgoglioso quanto me, lo so. Ma se, per caso, fossi io a chiederti di tornare da me?”. Improvvisamente si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra, le loro labbra già propense a sfiorarsi.
Zayn si morse l’interno della guancia e la guardò duramente. “Credi davvero che sia così semplice? Non hai neppure considerato l’idea che io possa avere un’altra ragazza?”. Immediatamente il suo pensiero corse ad un viso familiare, a quegli occhi di ghiaccio che raramente si erano mostrati dolci, come l’ultima volta che l’aveva vista. Si, magari. Samantha rise, era una risata di scherno che lo fece infuriare ancora di più. “Povero piccolo Zayn. Hai bisogno di questi stratagemmi per resistermi? Inventarti una fidanzata immaginaria non è nel tuo stile” borbottò, sfiorandogli il naso con il proprio. Il ragazzo digrignò i denti. “Ok, forse non staremo insieme in questo momento, ma a me piace seriamente un’altra. E di certo non tradirò la sua fiducia per una scappatella con te”. Buttò fuori le ultime due parole con disgusto, per farle capire quanto la stesse detestando, ma la ragazza sembrava incapace di comprendere. Si avvicinò di nuovo a lui con quel suo stupido sorrisetto che minacciava di confonderlo ancora. “E perché mai dovrebbe venire a saperlo? È l’ultima notte dell’anno, Zayn. Perché non sei con lei, se davvero ti piace così tanto?” “E tu perché non sei con lui? Non state più insieme, da quando vi hanno licenziati?” la rimbrottò lui schifato.
Samantha sospirò ed incatenò i grandi occhi con quelli altrettanto stupefacenti del moro. “Non è andata tra noi. Eravamo troppo diversi e lui voleva solo portarmi a letto. È per questo che mi sono resa conto di aver perso un ragazzo veramente speciale, quando ti ho tradito...mi dispiace, Zayn, mi dispiace da morire. Ti sto solo implorando di darmi un’altra possibilità”. Il suo tono non era più seducente e sicuro di sé, ma si era trasformato in una supplica che lo lasciò ancora più inorridito. “SOLO?! Tu non hai la minima idea di quanto mi costerebbe perdonarti! Ormai non posso farlo, mi hai già ferito una volta e non te lo permetterò ancora. Quindi lasciami in pace o...”. Ma la ragazza si era piegata in avanti verso di lui, facendo combaciare la propria bocca con quella del ragazzo ed aggrappandosi al suo collo.
Zayn ebbe un attimo di esitazione, ma si staccò da lei prima che succedesse l’irreparabile. “Esci dalla mia vita, Samantha. Non voglio più avere nulla a che fare con te! Cresci un po’ e smettila di comportarti come una bambina”. La lasciò così, mentre i bellissimi occhi della ragazza si riempivano di lacrime e l’ultimo secondo dell’anno appena trascorso se ne andava, facendo esplodere l’intero locale in un tripudio di bicchieri alzati, abbracci, pacche amichevoli, auguri per l’avvenire e molto altro.
Non riuscendo più a sopportare quell’atmosfera soffocante, Zayn uscì dal locale e notò che anche le strade si erano riempite di persone festeggianti, ma cercò di evitare il caso isolandosi su una panchina in riva al fiume. Scrutò le acque placide illuminate da mille scintille colorate sparate nel cielo dai suoi compaesani e pensò con tristezza che avrebbe voluto mandare ad Ashley un SMS, ma non aveva il suo numero. Si maledì almeno un centinaio di volte, sentendosi trafiggere ogni volta che una coppia gli passava vicino. Direi che come inizio anno non c’è male.


 Pochi minuti li separavano dall’inizio del nuovo anno. Jenny era accaldata a causa della temperatura sproporzionata del salotto, surriscaldato dall’enorme camino. Liam stava allegramente chiacchierando con Johnathan, un’espressione vagamente ebete sul viso. Probabilmente aveva bevuto troppo champagne. Meglio così. Almeno riuscirà a tenere lontani i pensieri tristi. Magari riuscissi a fare altrettanto. Jenny fissava il fondo del proprio bicchiere ancora pieno, in attesa di alzarlo in alto al momento del brindisi. Chris le andò vicino nello stesso modo in cui si era aspettata, il piccolo calice con il liquido dorato che danzavano nella sua mano. “Cos’è quella faccia triste? Sta per iniziare un nuovo anno! Dovresti sorridere, Jenny” sussurrò, avvicinando la bocca al suo orecchio. La ragazza fu scossa da un tremito. “Lo sai che sei bellissima quando sorridi? Anche se, a dirla tutta, per me sei sempre bellissima...” continuò, stringendosi vicino a lei.
Jenny avrebbe voluto scappare, allontanarsi da lui e da quella stanza caldissima che cominciava a farle girare la testa. Lei non avrebbe dovuto essere lì; avrebbe dovuto essere a Canterbury. Anzi, no, neppure là. Qualsiasi posto non avrebbe fatto differenza, l’unica cosa che contava è che c’era un’unica persona con cui avrebbe voluto trovarsi. Ma lui non sarebbe mai arrivato quella sera. Chris continuava a far roteare il bicchiere tra due dita, spostando lo sguardo tra Jenny e l’orologio appeso alla parete opposta. Eccoli, finalmente, gli ultimi 20 secondi. Cominciarono a contare in coro, tutti insieme, perfino Jenny.
20! 19! 18!
Cazzo Harry, ma dove diavolo sei? Perché non sei qui a contare con me? Tutto questo non ha senso se tu non ci sei.
17! 16! 15!
Mi sento strano, non riesco a reggermi bene in piedi. Claire. Dove sei? Ho bisogno di te. Claire!
14! 13! 12!
E’ tutto sbagliato. Io ho bisogno di lui e non di questa stupida vacanza in montagna, non con Chris. E adesso lui è qui accanto a me, mi sta sussurrando qualcosa all’orecchio. Ma non dovrebbe esserci lui. E’ tutto terribilmente sbagliato.
11! 10!
Neanche un messaggio. Niente di niente. Eppure io speravo che avrebbe accettato la proposta del musical, ci tenevo così tanto...e non mi manderà neppure gli auguri per l’anno nuovo. No, ovvio che non lo farà.
9!
Un momento. Ho sentito un rumore. No, una voce. È fuori, sta chiamando il mio nome!
8!
Cazzo, che cos’ho sbagliato con lei?
7!
E’ la sua voce. Maledizione, la riconoscerei tra mille! Devo andare, cazzo, devo uscire!
6!

“Jenny! Jenny, dove stai correndo?!”. La voce di sua madre le arrivò attutita dal coro sovrastante del conto alla rovescia e dall’urlo del vento quando ebbe spalancato la porta di casa.
5! 4!
Harry era di fronte a lei. Era in piedi sul pavimento in legno, una mano appoggiata all’altezza della gola. Probabilmente l’aveva chiamata più volte con quanto fiato aveva in gola.
3! 2!
Un sorriso l’accolse. Il sorriso che le era mancato. Il sorriso che aveva sognato, che aveva cercato ovunque, ma che nessuno poteva sostituire. “Volevo dirti che ti ho perdonata. Anche perché non credo che resisterei a lungo senza di te” le disse, passandosi una mano tra i capelli, senza smettere di sorridere.
1!
Jenny si buttò tra le sue braccia nel momento stesso in cui mille fuochi d’artificio lanciati dal centro del paese esplodevano in cielo, illuminando la notte di rosso, verde e bianco. Lo baciò, riversando sulle sue labbra tutte le preoccupazioni, le ansie, le emozioni travolgenti che si era tenuta dentro da giorni e che aveva bisogno di condividere con lui. Harry rispose con altrettanta passione, stringendola per la vita. Le era mancata da morire e sì, anche se aveva dovuto prendere 2 treni, 3 autobus e fatto una corsa di quasi un chilometro, era felice di aver fatto quella pazzia per lei. Perché ne valeva assolutamente la pena.
Intanto Liam li fissava dal vetro della finestra dello chalet, un sorriso fiero dipinto sulle labbra. E stava per voltarsi e tornare a festeggiare con gli altri, quando sentì il cellulare vibrargli nella tasca dei pantaloni. Lo tirò fuori curioso e per poco non gli andò di traverso lo champagne quando lesse il mittente e, soprattutto, il testo. “Hai vinto, Payne. Accetto d’iscrivermi alle audizioni del musical, ma solo se t’iscriverai con me, altrimenti puoi scordatertelo! Ah, dimenticavo, buon anno nuovo! Spero di vederti presto, un bacio. Claire”.


Vichi era rimasta di sasso. No, non aveva affatto capito male, Niall le aveva appena chiesto se avesse voluto avere rapporti “intimi” con lui. E l’assurdità del momento e della situazione quasi le impediva di ragionare correttamente. Quando ritrovò le parole, le buttò fuori con violenza, quasi cercasse disperatamente di liberarsene. “Dico, ma hai presente dove ci troviamo adesso? Siamo in un piccolo, sporchissimo ascensore, bloccati chissà fino a quando e tu...tu vorresti...farlo qui?”. Era frustrata e scioccata da quella proposta, neppure riconosceva il ragazzo che le stava davanti in quel momento.
Si voltò dall’altra parte, ma Niall le prese una spalla, obbligandola a guardarlo negli occhi. “So che non è una camera d’hotel a cinque stelle. So che è la tua prima volta e ti saresti immaginata ben altro. E so che ti sembro pazzo e insensibile nei tuoi confronti, ma non ce la faccio. Tu stasera sei fantastica, nonostante ti si sia sbavato il trucco e tu abbia i capelli completamente in disordine ed il vestito ti sia arrivato quasi sopra la pancia...” a quest’ultima affermazione Vichi si guardò e si coprì convulsamente, arrossendo. Il ragazzo sorrise dolcemente. “Sei la persona più importante per me e non vorrei mai ferirti. Ma in fondo, che importa dove ci troviamo? Bastiamo tu ed io, non ci serve nient’altro. Io ti voglio, Vichi. Ti voglio solo per me”.
Socchiuse le labbra, avvicinandosi nuovamente al suo viso. La ragazza fece un po’ di resistenza, ma le sue difese già vacillavano pericolosamente. E se veramente fosse adesso il momento giusto? Lo voglio quanto lui, perché non adesso? Il luogo in fondo non ha tutta questa importanza. E io lo...lo amo? Rispose al bacio con trasporto, ma c’era ancora qualcosa che la tormentata e metteva in discussione tutto. Ha ragione, è la mia prima volta e sarebbe dovuto essere tutto perfetto. Ma lui? Per lui non conta così tanto? Per lui non è la prima volta? Fu invasa dalla voglia irresistibile di chiederglielo direttamente e quando sentì che il ragazzo stava cercando l’allacciatura del vestito sulla schiena, gli fermò la mano. Niall la fissò, ansioso di andare avanti e allo stesso tempo terrorizzato di poterle fare del male. “E’ la tua prima volta?” gli chiese tutta d’un fiato. Il ragazzo la fissò confuso, senza spostare la mano di un solo centimetro dalla sua schiena.
Vichi sbuffò e ripeté la domanda. “Sii sincero. Hai già fatto sesso con altre ragazze?” Il solo pronunciare quella domanda le diede fastidio, ma doveva saperlo. Lui si passò la mano libera tra i capelli, sospirando. Fece una pausa interminabile prima di parlare di nuovo, mormorando un “Sì” a malapena udibile. Vichi si sentì improvvisamente svuotare dall’interno ed il mondo cominciò a girarle intorno. Non sono la sua prima. Per lui questa non sarà un’emozione nuova. Ha già amato altre ragazze prima di me. Che razza di stupida che sono, certo che l’ha fatto. Niall le accarezzò una guancia, l’espressione corrucciata. “T’invidio, sai?” le disse infine, facendola trasalire. “E perché mai, scusa?” chiese lei, tirando su con il naso. No, non doveva piangere. “Perché tu hai aspettato il momento giusto e devo ringraziarti, se mi concederai l’onore di essere il tuo primo. E io invece sono stato uno stupido, ho bruciato la mia prima volta con una ragazza che conoscevo appena. Ero ad una festa, avevo bevuto troppo e anche lei. Era carina, ma nulla di speciale. E all’improvviso mi sono ritrovato in un salotto appartato della casa, sopra di lei, senza neppure riuscire a capire cosa stessi facendo...”. La sua voce tremò e Vichi ebbe la tentazione di abbracciarlo forte. Il biondo scosse la testa e tornò a lisciarle i capelli. “Tu sei quella giusta, Vichi. Se potessi, tornerei indietro e cancellerai quella sera, quella prima volta che mi ha lasciato deluso e del tutto privo di emozioni, perché sei tu quella con cui voglio farlo davvero, proprio qui, proprio ora. Quindi ti prego, credimi: è adesso che conta davvero”.
Il ragazzo le passò un dito sotto l’occhio destro, raccogliendo una lacrima che stava minacciando di rotolare lungo la sua guancia e le sorrise. “La mia vita è migliore da quando ci sei tu. Ti amo con tutto me stesso”. Eccole, le parole che Vichi stava aspettando senza saperlo; quella semplice frase sciolse ogni suo dubbio, ogni resistenza, ogni razionalità. Gli prese il viso tra le mani, soffermandosi sul contorno delle labbra, sul naso a patata che gli conferiva quell’aspetto assurdamente tenero e infantile, e su quegli occhi, che aveva sognato un miliardo di volte. Smettila di avere paura, Vichi. Lo baciò come poco prima, ma stavolta era consapevole di ciò che sarebbe venuto dopo e sentiva di essere pronta anche a quel passo che le era sempre parso gigantesco ed insormontabile.
Si sdraiò per quanto lo spazio ristretto dell’ascensore potesse consentirglielo, lasciando che il biondo si posizionasse sopra di lei. Niall la baciò ancora, prima sulle labbra, poi sulla guancia, sul collo, fino a scendere sulla spalla e vicino al bordo del vestito. Le lanciò un’occhiata per essere rassicurato, alla quale Vichi rispose con un mezzo sorriso. Ben presto il tubino viola finì in un angolo, insieme alle decolleté e ai vestiti di lui. Un brivido freddo attraversò entrambi i loro corpi nudi, costringendoli a farsi ancora più vicini. I loro nasi si sfiorarono delicatamente, mentre il biondo le accarezzava il seno con delicatezza. Poi scese lentamente, senza smettere di accarezzarla e di fissarla con i suoi occhi magnetici. Vichi piegò la testa all’indietro, sospirando quando lo sentì muoversi in maniera inconfondibile su di lei. Ci siamo. Andiamo Vichi, tu lo ami, giusto? Smettila di tremare come una foglia.
Chiuse gli occhi con forza ed aspettò, ma non accadde nulla. Niall si era fermato e quando riaprì gli occhi la stava osservando con un’espressione seria. La ragazza lo guardò confusa, ma lui scosse la testa. “Non devi avere paura. Se devi chiudere gli occhi e soffrire per questo, mi rifiuto di andare avanti”. Vichi rimase senza parole, ma sapeva che aveva perfettamente ragione. Si allungò verso di lui e lo baciò con trasporto, sussurrandogli dolcemente: “Non ho paura, come potrei averne se sono con te? Tu sei il mio angelo custode e io...”. Respirò a fondo, passandogli una mano tra i capelli. Il suo viso era madido di sudore, ma comunque bellissimo. “Ti amo” mormorò infine, lasciandosi cadere nuovamente all’indietro, ma venendo accolta dalle sue mani sulla schiena. Il biondo non esitò più neppure per un attimo; passarono i minuti e mentre i gemiti ed i sospiri dei due ragazzi si univano in un’unica voce, fuori dal palazzo il cielo fu illuminato da una miriade di fuochi artificiali.
Le urla al piano di sopra arrivarono fino a loro e quando la passione che li aveva oramai stravolti si attenuò, Niall si avvicinò tremante al suo orecchio e sussurrò: “Buon anno amore mio”, appoggiando la testa sul suo seno, mentre lei gli accarezzava dolcemente la guancia, sorridendo tra sé e sé.



my space:
Miseriaccia, era un secolo che non postavo! °--° vi chiedo scusa, per favore, abbiate pietà di me! Con la scuola e la mia testaccia dura che non riusciva a tirar fuori nulla di decente non sono riuscita a scrivere prima di adesso!
So che su questo capitolo ci sarebbe taaaanto da dire, ma adesso devo scappare, quindi spero che vi sia piaciuto *perdonatemi per la lunghezza sproporzionata D:* recensite e grazie ancora a tutte, vi amo :') un bacione grande grande *scappa via*
France ♥

  
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