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Autore: Sylence Hill    25/01/2012    2 recensioni
Londra, 1835
Rachel Williams è un topo di biblioteca, sempre china con il naso infilato tra i libri. Ragazza di buona famiglia, con un padre fatto da sé e una madre che insiste sul matrimonio, ha un cuore buono e gentile, che ama incondizionatamente.
Ma è anche caparbia e testarda, che vuole affermare a quel mondo che tiene conto solo le apparenze che una donna può essere più che una semplice decorazione per la casa del futuro marito.
Non ha fatto i conti, però, con quello che il destino - al quale non crede - ha deciso per lei. 
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Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sy Hill: Scusate il ritarso, ma tra scuola compiti e interrogazione non ho avuto proprio il tempo per scrivere, a ce l'ho fatta!!!
Ecco un nuovo capitolo e, per chi ha letto il precedente, devo dire che ho fatto una piccola modifica, prendendo l'ultimo pezzo del capitolo precedente e riportarlo qui sotto, poiché non aveva senso rimanerlo di là.
Come sempre spero che mi lasciate quanche bella recensione, che purtroppo, per questa mia FF scarseggiano.
Volevo comunque ringraziare CAROCIMI, CINO NERO, CLITEMNESTRA_NATALJA, MYLLYJE, ONCEUPONADREAM E PRETTYVITTO per star seguendo questa mia FF.
Grazie di cuore.
Baci, 

Sy Hill <3<3<3<3





Crafter Hause era un enorme magione al centro di Londra, formata da quattro piani e tre ali. La struttura aveva la forma di una U, e un giardino molto ampio occupava la parte centrale.
Quella sera era illuminata da centinaia di luci e sfarzosa come potevano essere solo le Gemelle Odiose.
All’entrata i valletti raccoglievano le giacche e i mantelli e, ritirato poi l’invito, annunciavano i nuovi arrivati.
La circostanza della festa era il compleanno delle gemelle, che quel giorno compivano diciotto anni.
Come regalo di compleanno, io e la mamma avevamo scelto qualcosa di elegante e raro: in servizio di porcellana cinese finemente lavorato e decorato amano da motivi orientali, per Amanda e per Marianne, che era una cavallerizza provetta, papà aveva concordato con il padre della ragazza di regalarle uno dei purosangue della nostra scuderia.
Dopo che il valletto ci ebbe annunciato, oltrepassammo l’atrio affollato di nuovi arrivati come noi e ci immettemmo nel primo salone di dentra dove, a accogliere gli invitati e a ricevere auguri c’erano le due gemelle, Miss Amanda e Miss Marianne Crafter.
Belle nei loro abiti dal taglio classico, a vita bassa pieni di pizzi e merletti, le due gemelle erano indistinguibili, fatta eccezione per l’acconciatura. Belle, nella loro classica bellezza inglese, entrambe bionde con splendidi occhi azzurri e pelle pallida, ma luminosa – grazie alla cipria.
Quando mi scorsero nella folla, una delle due – non chiedete chi – si chinò discretamente all’orecchio dell’altra.
Oh, no. Incominciano i guai.
Mia madre andò loro incontro e le salutò affettuosamente con un bacio sulla guancia.
« Mie care, che gioia essere qui a celebrare il vostro compleanno. I mie più sinceri auguri. » Prese una mano da entrambe e le allargò per osservare meglio il loro aspetto. « Come siete radiose! Dite la verità, qualche bel gentiluomo a conquistato il vostro cuore, vero? » insinuò la mamma.
Le gemelle ridacchiarono, guardandosi di sfuggita. « No, milady. Nessun uomo ha ancora infranto i nostro giovani e ingenui cuori.­­ » rispose quella sulla destra, tremendamente sdolcinata e facendo un sorrisino.
Si dicesse che neanche la loro madre, Lady Crafter sapesse distinguerle tanto erano simili e che solo grazie ai loro hobby potesse riuscirci.
Mi girai intorno per vedere dove fosse finito papà, ma fu un errore. In quel modo, non vidi arrivare le mie aguzzine della serata.
Mamma sorrise. « Oh, sono sicura che molto preso, qualche bel giovanotto, bello e aitante, vi riempirà la vita di gioia e amore, come ha fatto il mio Julius con me. » Le brillavano gli occhi.
« Sarebbe molto bello, Lady Williams. » disse quella di sinistra.
Mamanaprì il ventaglio di seta che aveva allacciato al polso e si fece vento delicatamente.
« Scusate, mie giovani donne, vado a portare i miei saluti ai vostri genitori. Mio marito mi sta chiamando. » Si voltò verso me, che preferivo essere lasciata in disparte e ignorata. « Rachel, ti lascio in buona compagnia. »
Le feci un cenno – per lei – affermativo e la vidi dileguarsi tra la folla, raggiungendo mio padre chissà dove.
Spostai lo sguardo alle gemelle, proprio mentre queste si scambiavano uno sguardo d’intesa.
Oh, oh.
« Come stai, Rachel? » mi chiese la gemella di destra.
Annuii. « Molto bene, grazie. Buon compleanno ad entrambe. »
Loro sorrisero furbe, come due volpi. « Lo sarà di sicuro. » risposero in coro. « Hai già incontrato qualcuno di interessante? » continuò quella di destra.
Sbattei le palpebre e scossi la testa. « Ehm, no. »
La sinistra sorrise. « Oh. E con chi inizierai il primo ballo? »
Sempre il solito attacco mirato a umiliarmi. « Sono appena arrivata e non ho avuto modo di parlare ancora con nessuno. »
«Oh, beh, io e Amanda abbiamo ricevuto più di sette proposte a testa e solo nella prima mezz’ora dall’inizio del ballo. » mi informò quella che, a conti fatti, era Marianne.
« Complimenti. Sono sicura che saranno contenti di ballare con voi in questa speciale occasione. »
Calai leggermente sulle ultime parole, volendo insinuare che le loro richieste fossero state motivate a causa del loro compleanno.
Fidi l’irritazione passare suoi loro volti.
« Oh, certo. E abbiamo dovuto declinare molti inviti, altrimenti avremmo passato tutta la serata a ballare e non avremmo avuto un attimo di pace. Figurati che Marianne ha perfino dissentire all’inviti di Lord Rockam e Lord Whittle. » disse Amanda, aprendo il ventaglio e accostandoselo alle labbra come a non voler far sentire agli altri quello che stava dicendo.
In verità, aveva solo voluto informarmi che la sorella non aveva accettato gli inviti di due del vasto assortimento di nobili che faceva abitualmente la corte ad entrambe, quindi anche al di fuori delle “occasioni speciali”.
« Credo che entrambi siano molto dispiaciuti di questo. Sono certa che questa sera faranno strage di cuori come le altre volte che si sono presentati ad un ballo. »
Si sapeva che sia Lord Whittle e Lord Rockam erano due dongiovanni e, anche se non ne era accertato, fossero anche in pessime condizioni economiche. Si poteva dite tutto di loro, che fossero belli, avvenenti e di ottimo lignaggio, ma non che fossero dei risparmiatori.
Si diceva, nei salotti di Londra – con discrezione e segretezza – che, con l’andare della bella vita che avevano vissuto, il patrimonio familiare fosse andato via via ad assottigliarsi, fino a raggiungere livelli ben al di sotto degli standard dei membri della buona società. Ed era per questo motivo che, ad ogni ballo e celebrazione, facessero di tutto per accalappiare una qualche giovane e ingenua ereditiera per poter risalire la scala economica e tornare al loro normale tenore di vita.
La cosa che più mi impensieriva era che non avessero fatto ancora nessun passo avanti con le gemelle. Avrebbero potuto chiedere il permesso per corteggiarle a Lord Crafter, ma evidentemente non lo avevano ancora fatto.
« Scusatemi, ma non vorrei trattenermi a mia esclusiva disposizione. » dissi. « Questa sera, siete al centro dell’attenzione e molte persone vorranno parlarvi. Quindi vi lascio nelle loro mani. A più tardi e auguri di nuovo. »
Mi diedi alla fuga più in fretta possibile, per non dare loro occasione per riacciuffarmi.
Quando decisi di essere abbastanza lontana, raddrizzai le spalle e lisciai la gonna, cercando di darmi contegno, come se non fossi appena scappata come una ladra con le mani nel sacco.
Sperai vivamente che non succedesse niente di male.
 
*  *  *
 
La festa era in pieno svolgimento. Tutti gli invitati erano presenti e le danze erano state aperte. Proprio in quel momento, decine di coppie erano al centro del salone, intente a ballare una quadriglia, mentre altre compivano il perimetro della stanza, parlando e ridendo, e altre ancora si avvicinavano al buffet ampiamente imbanditi per dissetarsi e assaggiare qualche stuzzichino.
Ero seduta in mezzo ad un gruppo di altre debuttanti, osservando mia madre e mio padre ballare felicemente.
Le guance di mamma erano colorate di un sano rossore dovuto alla danza, ma soprattutto alla vicinanza di mio padre,  tutto sorrisi e risate.
Non mi era mai pesato il fatto di restare seduta, mentre le altre coppie ballavano. Lo stare in disparte mi dava la possibilità di osservare gli altri e sentire certi pettegolezzi che non avrei neanche immaginato diffusi nei saloni della buona società.
Due debuttanti alla mia destra, entrambe bionde ed evidentemente appena uscite dal collegio, stavano ridacchiando discretamente dietro i loro ventagli, scambiando delle occhiate civettanti con alcuni giovani vicini alle coppie danzanti.
Le sentivo confabulare su chi fosse più attraente fra loro e su chi s fossero fissati i loro pensieri.
Con una leggera fame, mi alzai dal mio posto d’osservazione mi diressi al buffet.
In quel momento, mi sentii chiamare da una voce sconosciuta. Voltandomi di spalle, mi ritrovai a fissare un paio di occhi marroni slavati, incastrati in un viso che poteva essere definito bello per i canoni di bellezza di quell’anno, ma che, per me, francamente, non avevano niente di attraente.
L’uomo, chiuso in un normale vestito da sera nero, si inchinò leggermente.
« Buonasera, Miss Williams. »
Per non sembrare scortese, gli posi la mano per il tradizionale baciamano, e la ritirai subito dopo il leggero contatto con le sue labbra umide.
« Mi presento, sono Lord Thomas Whittle. »
Nella mia testa suonò un campanello d’allarme.
Cosa voleva da me?
« Piacere mio, milord. » dissi debolmente, facendo uno pseudo inchino.
« Mi creda, il piacere è tutto mio. »
I suoi occhi brillarono di una luce che mi diede i brividi.
Che non gli venisse in mente di corteggiarmi! Non avrei saputo come affrontarlo.
Non ero mai stata corteggiata. Certo, qualche gentiluomo aveva cercato di farsi avanti, o ha cercato di rubarmi qualche bacio, ma nessuno si era proposto a mio padre per continuare a farmi la corte.
Non ne avevo mai capito il motivo. Ma, checché ne dicessero gli altri, io ne ero contenta. Avrei avuto la mia amata libertà almeno un altro po’.
« Mi chiedevo, mademoiselle, se potesse concedermi il prossimo ballo. »
Oh, come faccio? Non voglio ballare con lui,pensai disperata.
« Ehm, in vero, non mi sento tanto bene e stavo cercando un posto per sedermi. »
Mi morsi l’interno del labbro inferiore, quando mi resi conto di essermi incastra da sola.
« Oh, sono molto spiacente. » disse lui, gli occhi che mi guardavano calcolatori. « Lasci che l’accompagni a cercare un posto a sedere. » propose, allungandomi un gomito.
Non volevo sembrare scortese, ma non volevo assolutamente che quell’uomo mi fosse vicino. Solo che, presa così alla sprovvista, non sapevo come tirarmi fuori da quella situazione.
« Non si preoccupi, milord. È un’emicrania leggera, non fa poi così male. Mi hanno riferito che siete un ottimo ballerino. » mentii, per distrarlo, allontanandomi di un discreto mezzo passo.
Lord Whittle gonfiò il petto, inorgoglito dalle mie false parole.
« Non così ottimo, » minimizzò, ghignando. « Diciamo, che riesco in tutto quello che faccio. » sorrise malizioso.
Leggermente nauseata da quella palese ammissione da libertino, pregai in una buona stella che mi permettesse di defilarmi.
« Che ne dite se andiamo… » incominciò, ma fu subito interrotto dall’arrivo di un uomo panciuto e con basettoni grigi come i radi capelli, che gli assestò un’energetica pacca sulla schiena.
« Whittle! Che fine avevi fatto, vecchio volpone! Erano giorni che ti cercavo. » esclamò con voce da baritono, mentre le guance rosse e rubiconde sussultavano ad ogni parola e gli occhi porcini non smettevano un attimo di agitarsi sulla figura dell’altro uomo.
Preso alla sprovvista, Lord Whittle, si girò di scatto dandomi la schiena e esclamando un: « Lord Western! » falsamente sorpreso.
Mi scappò un “grazie” sotto voce e, cogliendo al volo l’occasione, coperta dalle spalle di Lord Whittle, mi dileguai nella folla.
Cercando di non dare nell’occhio, uscii dalla stanza a passo veloce e svoltai nel corridoio alla mia destra.
C’erano tante di quelle porte che non seppi quale scegliere per rifugiarmi.
Al passaggio di una cameriera, mi feci dire dove fosse la biblioteca e seguendo le indicazioni, la raggiunsi un pochissimo tempo.
Quando chiusi la porta, tirai un sospiro di sollievo, mentre una forte irritazione mi colorò le guance di rosso.
« Ma come si permette, quel dongiovanni da strapazzo, di corteggiarmi quando non mi ha mai preso in considerazione? Come se io potessi anche solo pensare di farmi corteggiare da un cacciatore di dote come quello. »
Nel mentre della mia sfogata, voltai le spalle alla porta e gettai uno sguardo alla biblioteca, posta su due piani e stracolma di libri.
Sollevai lo sguardo ad ammirare quel capolavoro di architettura, al secondo piano.
« Come fa, una stanza come questa, ad essere piena di così tanti libri quando nessuno della famiglia non ha l’abitudine di leggerli? »
Mi avvicinai al primo scaffale e sorrisi, accorgendomi che erano libri di filosofia.
Li scorsi velocemente, cercando quello che più adoravo, ma arrivando alla sezione di Platone, ne notai la mancanza.
Delusa, cercai qualcos’altro da leggere, ma, mentre scorrevo velocemente i titoli degli altri autori greci, un leggero tintinnio, proveniente dalle mie spalle,  mi distrasse.
Timorosa di essere stata seguita da quel orrido uomo, mi girai, preparandomi a fronteggiarlo…
… ma mi persi nella lucentezza di un paio di occhi del colore dei diamanti.
  
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