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Autore: Botan    25/01/2012    3 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante l’orario davvero insolito, si udì il campanello suonare

                                      Scambio

                                         #29

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Nonostante l’orario davvero insolito, si udì il suon di un campanello. A quell’ora non veniva mai nessuno a bussare alla loro porta.

- Stai aspettando qualcuno, papà? – chiese Ikuo, avviandosi verso l’ingresso.

L’uomo staccò gli occhi dal giornale, gettò uno sguardo all’orologio appeso al muro poi bofonchiò un “no”.

 

Quando il ragazzo spalancò il portone e vide Kaoru lì d’innanzi a lui, pallida in volto ed infreddolita, rimase a bocca aperta.

- Ti disturbo? – chiese timidamente e con voce stanca.

Lui la squadrò in viso, aveva gli occhi spenti, a tratti lucidi, ed era come se non sapesse dove andare, cosa fare. Si sentiva spaesata, persa. Capì che qualcosa non andava. – Entra – fece, aprendo l’uscio per intero.

Si avviarono passando per il salotto. Shiro le lanciò incuriosito un’occhiata, ma tacque come suo solito. Per educazione Kaoru fece un cenno di saluto, non aveva mai visto quell’uomo prima d’ora.

 

- Quello è mio padre. – le disse il ragazzo, mentre si avviavano verso la cucina.

 

- Non vorrei disturbare, mi rendo conto dell’ora, ma…

 

- Affatto, stai tranquilla. Piuttosto… - la fece accomodare, si sedettero entrambi al tavolo posto in cucina. L’ambiente anche se non molto spazioso era caldo ed accogliente. – Tutto bene? – fu la prima cosa che le chiese.

Cosa avrebbe potuto rispondere, in un momento simile, Kaoru? Si sforzò di emettere un sorriso. Troppo tirato, troppo imposto. – Direi proprio di no, vero? – il giovane fece un lungo sospiro, poi riprese – Hai litigato con il tuo ragazzo?

 

- Non proprio. E’ una situazione molto difficile da spiegare. – Abbassò il mento con un incedere stanco, per arrivare da Ikuo aveva corso. Ma non si sentiva fiacca solo per quello. Bensì era l’intera faccenda a crearle quell’opprimente senso di stanchezza, di vuoto. Vuoto che a quel punto le sembrò non avere più fine, proprio come i suoi problemi, anzi, i loro problemi. Quelli che adesso la tenevano lontana da Kouga. Un abbandono forzato che per ora non aveva una sua fine.        Ikuo brontolò qualcosa mentre scuoteva il capo. Era preoccupato, non riusciva proprio ad immaginarsi un volto così dolce non avere più nessuna luce, labbra delicate senza l’ombra di un sorriso. Alzandosi si avvicinò ai fornelli. – Ti preparo una tisana, così ti sentirai meglio. A proposito – disse nel frattempo, intento a far bollire l’acqua – chi ti ha dato il mio indirizzo?

 

- Prima di venire qua sono passata a scuola. Ho chiesto a loro di darmelo.

 

- Hai avuto difficoltà a trovare la mia casa?

 

- Non molte, però ho notato che sulla porta c’è scritto un altro cognome...

 

- E’ vero, che sciocco che sono! – si batté una mano sulla fronte, poi con estrema naturalezza disseShiro non è il mio vero padre.

 

– Davvero? Non me lo avevi mai detto.

 

Versò la tisana fumante in una tazza di porcellana bianca e la porse a Kaoru. – Forse perché sono il primo a non farci più caso. – accomodandosi di nuovo le raccontò tutta la storia – Non ho mai conosciuto mio padre, andò via poco prima che io nascessi. Quando avevo solo tre anni mia madre incontrò Shiro e si sposarono. Per lui ero come un figlio, mi ha cresciuto, amato, ed ha continuato a farlo anche quando la mamma pochi anni dopo si ammalò e morì. – un velo di malinconia coprì i suoi occhi. Eppure non aveva smesso di sorridere con dolcezza mentre ripercorreva il suo passato.   

 

Kaoru era la sola che poteva capirlo fino in fondo. Dopotutto, le similitudini tra lei ed Ikuo erano tante. Entrambi avevano perso i propri genitori, solo che lui non era rimasto del tutto solo. Shiro aveva continuato a fargli da padre, non lo aveva abbandonato o lasciato al suo triste destino.

Mandò giù il primo sorso di quella tisana profumata che sapeva di limone, in quell’attimo il padre del ragazzo si affacciò alla porta per comunicare al figlio che sarebbe uscito a fare due passi. – Vedi di non combinare disastri in mia assenza. – gli fece poco prima di andare.

 

Ikuo arrossì per la vergogna. – Non sono più un ragazzino, papà. – sbottò arrabbiato, cercando di mantenere un certo contegno. - Tu piuttosto sta attento alle macchine!

 

L’uomo bofonchiò qualcosa e prima di sbattere l’uscio di casa rispose a tono - Per me lo sarai sempre.  

 

Avendo assistito alla scenetta, sulle labbra di Kaoru si dipinse un sorriso. - Non starai mica ridendo di me, spero. – sbuffò Ikuo, rosso in viso e sempre più crucciato.

 

- No, ma vedervi così affiatati un po’ mi sorprende. Si capisce subito che vi volete un gran bene e che uno dei due non può fare a meno dell’altro. – sorrise ancora, poi i pensieri le ricaddero su quel rapporto così tanto simile che c’era tra lei e Kouga e lo sguardo le divenne nuovamente triste.  

 

- Non vuoi proprio dirmi quello che ti è successo? – chiese a quel punto l’amico. Voleva fare qualcosa per lei, voleva farle tornare il sorriso. – Ho capito che centra il tuo ragazzo, se così si può ancora chiamare… - quella frase nascondeva un doppio senso. Stava alludendo a qualcosa, e infine decise di dire finalmente la sua. – Se ti fa soffrire in questo modo, non merita il tuo amore. E’ solo un’egoista.

 

- Ti assicuro che non lo è, credimi.

 

- Ah no? – le rivolse uno sguardo bieco – Mette a repentaglio la tua vita coinvolgendoti in situazioni strane e pericolose, ti tratta come una persona che non è in grado di prendere le proprie decisioni, ti lascia da sola proprio quando tu hai più bisogno di lui e per occuparsi del suo bizzarro lavoro… Se non è un’egoista, dimmi allora cos’è.

 

Kaoru guardò nel fondo della tazza fino a specchiarsi nel liquido dorato della tisana. – E’ colui che amo. – replicò con voce soffusa, ma quella risposta fece irritare ancor più il ragazzo.

 

Con uno scatto si alzò dalla sedia - Ridicolo! – sembrava fuori di sé - Non puoi essere così cieca, non puoi essere così innamorata di lui, non puoi! Ascoltami – fece all’improvviso, posandole due mani sulle spalle. La fissava in modo strano, tant’è che lei per un istante si sentì a disagio. – perché non vieni via con me, perché non scappiamo via non appena questa faccenda sarà finalmente conclusa?

 

- Faccenda? – ripeté la giovane con aria frastornata – A cosa ti riferisci? – sperava di ottenere una spiegazione, il comportamento di Ikuo le era parso strano, tuttavia ciò che ricevette da lui fu solo un mezzo sorriso. Si accorse subito che in quella bocca arcuata c’era qualcosa di diverso, di ambiguo. Non sembrava più il ragazzo allegro e spensierato di sempre, e quella stretta sulle spalle anziché allentare dava l’impressione di farsi sempre più pressante. – Ikuo… così mi fai paura. – biascicò, mentre lo fissava con una certa inquietudine.

 

- Non voglio spaventarti, ma… - si trattenne, la stretta allentò, al contrario del sorriso che si fece sempre più marcato. Sembrava una smorfia di trionfo. - Tra non molto sarà tutto finito, te lo prometto, e tu verrai con me, scapperemo lontano da qui, inizieremo finalmente a vivere!

 

Kaoru fu colta dal panico. - Io… io non verrò da nessuna parte. – Si sentiva tesa, e quando tentò di rimettersi in piedi, ebbe un capogiro. Lungo tutto il corpo avvertì un senso di malessere, tremava, non riusciva più a muovere le gambe, sentiva le forze mancarle da un momento all’altro, poco dopo le si annebbiò la vista.

Guardò la tazza poggiata davanti a sé. Scosse a malapena il capo, e tentò di dire qualcosa. – Cosa hai messo nella tisana?

 

Il ragazzo sorrise ancora. - Dormirai per un po’, e al tuo risveglio sarà tutto finito. – Kaoru riuscì ad udire quelle parole, ma non poté più rispondere.

Poi tutto divenne buio. 

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Non si trovava da Asami. Rei era appena stato lì.

Non era nemmeno da Souka. Gonza aveva appena finito di telefonare.

Sembrava essere sparita.

Non sapevano più dove guardare, dove cercare, chi chiamare.

Kouga ormai stava iniziando a perdere il controllo. Prese il soprabito, se lo infilò, era pronto a partire ma Jin lo trattenne.

- Dove stai andando?

 

- Vado a cercarla. – rispose sbrigativo.

 

- Non sai nemmeno dove andare, rifletti.

 

- Jin ha ragione. – replicò Rei – In questo modo sprecheremo solo tempo. Potrebbe essere ovunque. Se vogliamo trovarla, sarà meglio dividerci le zone.

Kouga abbassò il capo, cercava di mantenere la calma, di essere lucido, ma l’idea di Kaoru in giro per la città e con un potente sortilegio indosso gli procurava solo una forte inquietudine.

Sapeva bene che il piano di Rei era il migliore, eppure quello stato di tensione emotiva gli impediva di riflettere.

Poi…

 

- Kouga!

 

- Rei!

 

- Jin!

Furono i tre Madougu a parlare. I Cavalieri Mistici sollevarono le mani, Zarba aprì per primo la bocca. – Avverto una forte energia mistica. Qualcuno ha appena eretto un cerchio magico.

 

- Si trova a non molti chilometri da qui, verso la parte orientale della città, in un luogo poco abitato circondato da un piccolo corso d’acqua. – precisò Silva.

 

- La parte orientale? – Rei si mise pensieroso, stava tentando di ricordare qualcosa. 

 

- Un luogo poco abitato… un corso d’acqua… - ripeté Kouga, era convinto di aver già visto quel posto, di esserci passato almeno una volta, finché non ebbe un flashback improvviso che gli fece ricordare tutto. Lui e l’amico si rivolsero uno sguardo.

 

- In quella zona abita quel tizio… Shiro!

 

- C’è dell’altro… - precisò Danda, il bracciale magico di Jin – avverto una flebile energia al centro del cerchio. E’ un flusso che ho già avuto modo di conoscere. – Danda non riusciva a ricordare, ma Zarba sì. E con la sua risposta capovolse le sorti della serata.

 

- Appartiene a Kaoru.

 

Svelto, Kouga lo sollevò d’innanzi al viso. – Ne sei sicuro? – chiese con il cuore in gola, l’anello annuì. E dopo ciò, nessuno fu più in grado di fermarlo.

Uscì alla svelta, correndo tra le vie semi illuminate, Rei e Jin lo accompagnarono.

Doveva arrivare in quel posto il prima possibile. Doveva salvare Kaoru. E mentre si muoveva velocemente non riusciva a pensare ad altro.

- La senti ancora? – domandò al Madougu, con la paura nel cuore.

 

Questi mugugnò un sì, poi aggiunse: - Non vogliono ucciderla, altrimenti lo avrebbero già fatto. Chiunque esso sia, sta cercando di attirare la tua attenzione servendosi di un’esca molto speciale.

 

- Se la sua energia vitale si abbassa o noti anche solo un minimo cambiamento, dimmelo. - Kouga era troppo agitato. Voleva raggiungerla a tutti i cosi, il più in fretta possibile, solo così si sarebbe calmato.

Gli bastava essere lì con lei per tenere a freno l’angoscia.

 

Mancavano una manciata di metri, solo pochi isolati. Passarono d’innanzi all’abitazione di Shiro, all’apparenza tutto sembrava normale, le luci della casa però erano spente.

Ironia della sorte Kouga lo vide di sfuggita dal capo opposto della strada.

Senza riflettere si avventò sull’uomo, afferrandolo per il bavero della giacca. – Che cosa le hai fatto?! – urlò, strattonandolo con brusca violenza. Rei e Jin sopraggiunsero alle sue spalle con il fiato ormai corto.

 

- Ma che diavolo stai facendo! – reagì l’uomo, cercando di scrollarselo di dosso – Lasciami subito!

 

- Dimmi dov’è! – Kouga sembrava fuori controllo.

 

- Dove hai portato Kaoru?! – intervenne Rei, con una mano già sull’elsa di uno dei due spadini.

 

Shiro guardò entrambi con un’aria stranita. Poi si ricordò della ragazza che aveva qualche ora prima bussato alla sua porta. - Se ti riferisci a quella giovane con la pelle bianca, in questo momento dovrebbe trovarsi con mio figlio. – gettò un occhio all’abitazione, vide che le luci erano spente, ma all'improvviso si sentì lasciare da Kouga. Il ragazzo era impallidito di colpo.

 

- E’ stato lui... – mormorò in un primo momento, con gli occhi sgranati, l’espressione allibita. Jin non afferrò al primo colpo, ma Rei che stava iniziando a capire, sì. E non riusciva a smettere di pensare a tutto ciò.

Si scambiarono uno sguardo d’intesa, e senza perdere altro tempo cominciarono subito a correre.

Shiro decise di seguirli. Aveva intuito che poteva esserci qualcosa di strano in quella faccenda. Qualcosa che riguardava anche suo figlio. E solo più tardi avrebbe scoperto la dura quanto triste verità.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Kaoru era riversa al suolo. Attorno a lei ed impresso sull’asfalto si trovava un cerchio. Le linee tracciate con una particolare miscela composta da polvere ricavata dai resti di un Orrore e sangue la circondava quasi come se fosse una prigione. Nel cerchio si leggevano chiaramente dei caratteri scritti in lingua Makai, forse una sorta di formula magica che serviva a qualcosa.

Arrivati sul posto, il Cavaliere dell’Est si gettò in direzione della giovane, tuttavia quando oramai stava per toccarla, non riuscì ad avvicinarsi e fu rispedito all’indietro. – E’ stata eretta una barriera magica. – gli confermò Zarba, e poco dopo si sentì un’altra voce.

 

- Pensavi che te l’avessi lasciata portare via così facilmente? – Ikuo era uscito allo scoperto, sotto lo sguardo allibito dei presenti. Kouga faceva fatica a trattenersi, la rabbia gli impediva di parlare. – E così, siamo giunti alla fine. A quanto pare ho vinto io, no? – proclamò con aria vittoriosa, senza staccargli gli occhi di dosso.  

 

- Lasciala andare! – tuonò il Cavaliere Mistico, cercando di mantenere il controllo. Sapeva che Ikuo avrebbe potuto vendicarsi facendo del male a Kaoru, perciò non valeva la pena rischiare.

 

- Dopo tutta la fatica che ho fatto, dovrei lasciarla andare? – scosse il capo in modo ironico – Ma non temere, quando avrò finito con te la porterò via da questo posto. – Quella frase aveva un suono pungente.

 

- Cosa hai intenzione di fare? Non riuscirai a tenerci testa, siamo Cavalieri Mistici, lo hai forse scordato? – intervenne Rei, lui e Jin aveva già sguainato le armi.

 

Ikuo ridacchiò divertito. – Beh – premise, estraendo qualcosa dalla tasca. Era una pietra dal colore verde brillante, molto simile agli occhi del Cavaliere Dorato. Ci soffiò sopra, e poco prima di abbassare le palpebre dichiarò con una sonora esclamazione – Anche io!

Una luce forte e sfavillante lo ricoprì del tutto, quando il bagliore svanì l’armatura dorata di quel Cavaliere così simile a Garo scintillò sotto il cielo, ma fu Kouga quello a provare maggiore sgomento.

 

- Tu…! – esclamò, sentendosi rapire da un’incontenibile rabbia. I dubbi che lo avevano tormentato per così tanto tempo adesso erano spariti. Ora ogni tassello di quel contorto mosaico finalmente aveva riacquistato una sua logica. Il quadro gli fu interamente completo quando con una facilità impressionante ricollocò ogni ambiguo istante nella sua giusta maniera. Quelle notti passate a riflettere adesso potevano avere un senso.

Da qui in poi non ci sarebbe stato nessuno scontro impari, finalmente si poteva giocare una partita a carte scoperte. Nessun trucco, nessun gioco illogico, nessun magico inganno.  

Solo la verità.

 

- Ti starai chiedendo come tutto ciò sia possibile… - la voce di Ikuo attraverso l’armatura era più imponente. – Ti ricordi di questa? – fece, e gli mostrò qualcosa di piccolo ed affilato. Kouga riconobbe senza esitazione l’Ottava Stella del Makai. – E’ stata proprio questa stella a ferirti alla mano, quella fatidica sera. Per evocare la tua stessa armatura mi serviva una goccia del tuo sangue, dopodichè, lo spirito malvagio, colui che tutti chiamano “il distruttore” ha fatto il resto.

 

- Allora sei tu che ti avvali dell’aiuto di Ahriman… - disse Rei, avendo risolto anch’egli l’arcano mistero che si celava dietro tutta quella faccenda.

 

Jin, il Cavaliere dell’Ovest scosse il capo. - Come hai fatto a forgiare la stella? Non sei un Monaco Mistico.

 

- L’ha trovata. Non è forse così? – esclamò ad un tratto una voce. Si trattava di Shiro, sopraggiunto in quel momento. Aveva assistito alla scena, ascoltato in silenzio le parole del figlio, ed ora non poteva più tacere. – Avevo sotterrato quell’arma in un terreno lontano, molti anni fa, come hai fatto a trovarla? Io… non me lo spiego.  

 

- Papà… - Ikuo fu colto alla sprovvista. L’arrivo inaspettato dell’uomo lo aveva spiazzato. Tuttavia sapeva già cosa rispondere. Ormai non aveva più nulla da perdere. – Ho trovato il tuo diario, quello che nascondevi in soffitta.

 

- Il mio diario – ripeté l’uomo – avrei dovuto sotterrare anche quello, bruciarlo… - il tono della voce gli si faceva sempre più basso, più spento - Dimmi solo perché… voglio solo sapere il motivo di questo tuo gesto. – Shiro non riusciva a darsi pace mentre osservava quell’armatura dorata che in realtà racchiudeva in sé suo figlio – Lo sai a cosa vai incontro, i rischi che corri? Il patto che hai stretto con Ahriman ti vieterà per sempre il paradiso. Ti rendi conto di quello che hai fatto, di ciò che hai risvegliato?

 

- L’ho fatto per te, papà! – rispose bruscamente Ikuo – Nelle pagine di quel diario c’era tanta rabbia, tanto odio verso colui che ti aveva impedito di realizzare i tuoi sogni. Volevo riscattarti, volevo che tu nel vedermi indossare questa armatura fossi stato fiero di me. Eliminando il vero Garo speravo di farti dimenticare il passato, volevo realizzare quello che è sempre stato il tuo più grande desiderio, e ora ci sono riuscito!

 

- In che modo? Mettendo a repentaglio la vita di questo ragazzo e quella delle persone che gli stanno accanto? – Shiro fissava il figlio con uno sguardo furente. – No, non è questo che ti ho insegnato. Non si realizzano i proprio sogni tarpando le ali agli altri! Dovresti vergognarti, dovresti… - l’uomo era distrutto, amareggiato, non riusciva più a parlare, c’era troppa rabbia in lui, e mentre scuoteva il capo iniziò a chiedersi in che cosa avesse sbagliato.

 

- Ma tu in quel diario meditavi vendetta! Tu… - non poté finire, il padre lo interruppe bruscamente.

 

- Ero giovane, deluso, mi sentivo perso, ma con il tempo ho capito che nel mio modo di pensare c’era qualcosa di sbagliato. – si posò una mano nei capelli con un gesto disperato – Ho sbagliato tutto… avrei dovuto accorgermene che in te c’era qualcosa di diverso. Quel patto ti ha cambiato, anche se facevi del tutto per tenermelo nascosto, ti vedevo spesso assente. Credevo che la mancanza di tua madre potesse farti soffrire, ma invece mi sbagliavo. Rimedia allo sbaglio che hai fatto, lascia andare quella ragazza ed esci da questa corazza che non ti appartiene! 

 

Le parole di Shiro risuonarono nell’aria quasi come una pesante condanna, ma furono del tutto inutili. Ikuo non voleva dargli ascolto. Era convinto che il padre con il tempo lo avrebbe accettato, che avrebbe compreso. E poi sapeva che aveva tutte le carte in regola per vincere in modo definitivo quella battaglia. Ne era consapevole, perciò non avrebbe mai ceduto, non prima di aver portato a termine il suo compito.

Sguainò la spada e con uno scatto la puntò d’innanzi a Kouga. Rei e Jin avanzarono in direzione dell’amico, ma il falso Garo richiamò con l’ausilio della magia un gruppo di Chimere Mistiche.

Gli esseri sbucarono dal terreno e seduta stante bloccarono i due Cavalieri con fare minaccioso. Per fronteggiarli furono costretti ad evocare le proprie armature, ma come volevasi dimostrare vista la forza i nemici non erano solo semplici illusioni.  

- Adesso tocca a te – ruggì il falso Garo investendo Kouga con uno sguardo torvo – evoca la tua inutile corazza e preparati a morire! – dicendo ciò mosse il braccio che impugnava la spada per scagliare il primo di una lunga serie di fendenti.

Kouga indietreggiò rapidamente, evitando il colpo, e quando fu abbastanza lontano evocò la sua armatura per trasformarsi in Garo. Quello vero.

Tra i due lo scontro fu serrante. Si muovevano con la medesima rapidità, la padronanza della spada era più che ottima, anche se le abilità di Ikuo erano dovute al fatto che l’armatura d’oro da lui indossata lo guidava nei movimenti e nelle azioni. Infondo, quella corazza era stata ricavata adoperando una goccia del sangue di Kouga.

Si aveva l’impressione che il vero Garo combattesse in realtà con il suo stesso riflesso.

Tuttavia…

Il tempo messo a disposizione era scaduto. Kouga dovette uscire dall’armatura per non incorrere a ben più noti e gravi pericoli.

Non avendo più una difesa, fu obbligato a mantenere una certa distanza.

- Il fatto che io non abbia nessun limite di tempo ti penalizza. – il finto Garo avanzò verso di lui, la spada tesa, pronta a colpire quel tanto odiato bersaglio – Prima di stringere il patto con Ahriman, ti ho spiato a lungo, ho seguito i tuoi movimenti, le tue azioni, ma anche quelle della ragazza che vedevo accanto a te. Mi sono iscritto a quel corso di disegno per poterla conoscere meglio, non è stato difficile diventare suo amico e sottrarle quella matita. Quando mi sono accorto che la sua amichetta chiacchierona provava un certo interesse verso di me, ho deciso di approfittarne. E’ stato divertente vederti tribolare mentre cercavi in tutti modi di evitare che Kaoru soffrisse. – lo fissò con aria beffarda, divertito da ciò, sorrideva sotto lo sguardo sempre più attonito di Kouga. - Inoltre, grazie a Kaoru ho imparato molte cose sul tuo conto, e più il tempo passava più mi accorgevo che tra me e lei non c’erano disuguaglianze, eravamo simili. Ciò che sto cercando di farti capire, è che quando tu non ci sarai più sarò io a prendermi cura di lei, perciò non temere per la sua sorte, ed accetta l’evidenza.

 

- Non farai nulla di tutto ciò! – ribadì con spregio Kouga, e prima ancora che Ikuo potesse vederlo, estrasse il Madoubi e lo investì con una fiammata di fuoco magico.

 

- Come pensavo… - mormorò Zarba quando vide che le ardenti fiamme provocavano ad Ikuo un senso di acuto dolore lungo tutto il corpo – Sarà pure un’armatura identica a quella del vero Garo, ma la lega che la compone non è la stessa. Il Fuoco Guida non è in grado di nuocere ai Cavalieri del Makai. – Il ragionamento di Zarba filava perfettamente, ad Ikuo però non fece molto piacere. Quelle parole lo avevano fatto sentire una stupida ed insignificante copia.

Facendo appello al suo potere richiamò una Chimera Mistica dal terreno. Kouga si sentì bloccare da quella creatura, ma opporre resistenza non gli servì a nulla. Ormai era spacciato. Il falso Garo caricò il braccio che impugnava la spada, la lama vibrò, gli altri due Cavalieri, Rei e Jin, stremati dal combattimento con le Chimere, non riuscirono a sollevarsi dal suolo.

 

Per Kouga la fine era sempre più vicina.

 

Ebbe la forza di guardare Kaoru, riversa al suolo, e provò rabbia. Non poteva concludersi tutto in quel modo, lui doveva fare qualcosa.

Un fascio oscuro investì il Garo fasullo che fu sbalzato via, lungo il terreno. Quell’intervento inatteso aveva salvato Kouga, ma quando il giovane si voltò per scorgere il suo misterioso salvatore divenne di colpo pallido.

Ahriman era lì. Il vero “distruttore”, lo spirito malvagio portatore di menzogna e falsità aveva usato i suoi poteri per impedire al suo stesso alleato di uccidere Kouga.

 

- Sommo Ahriman… Perché? - biascicò Ikuo, ricoperto dalla sua armatura che ora per via del colpo ricevuto aveva perso splendore. Cercò di rialzarsi ma ricadde.  

 

Lo spirito ricoperto dalla sua imponente corazza cremisi fece udire il tono altisonante della sua voce. – Tu volevi diventare un Cavaliere d’Oro ed io te l’ho concesso. Ma il nostro patto non comprendeva che la vita di quell’umano fosse spezzata.

 

- Ma voi…

 

- Taci! – gli ordinò la creatura, poi si rivolse a Kouga. Lo fissò a lungo con quegli occhi gialli e freddi, pareva avere un certo interesse per lui, se lo aveva salvato da morte certa c’era un motivo. Tuttavia non rivelò quali fossero le sue vere intenzioni. Indicò con un dito Kaoru, distesa in quel cerchio magico che fungeva da portale e che serviva proprio a condurre Ahriman nel mondo terreno. – Se tieni alla vita dell’umana che ora giace ai miei piedi, presentati da solo e senza le tue armi al Ponte del Giudizio. Io ti aspetterò là insieme a questa fanciulla. – proferì con quella sua voce imponente, cupa.

 

- Non erano questi i patti! – strepitò all’improvviso Ikuo – Mi avevi promesso che l’avresti risparmiata! 

 

Ahriman gli lanciò un’occhiata bieca. – Hai forse dimenticato che io sono il signore della menzogna?

 

La frase gli fece perdere il controllo. - Tu! – ringhiò alzandosi con veemenza dal suolo, la spada sguainata e l’espressione dura in volto. Non poteva permettere a quel mostro di portarsi via Kaoru.

Si lanciò verso di lui senza riflettere, era troppo accecato dalla rabbia. Di sicuro non avrebbe mai potuto tenergli testa. Neppure il più esperto Cavaliere Mistico sarebbe riuscito a duellare contro Ahriman in persona. La sua energia distruttiva poteva eliminare chiunque e in poco tempo. Perfino le armature dei Cavalieri non riuscivano a garantire una protezione efficace contro quelle scariche mortali. Ma Ikuo era solo un ragazzo, certi dettagli non poteva conoscerli. E quella sua disattenzione gli costò cara. Anche se in maniera indiretta.  

Shiro Yomoda, suo padre, adesso giaceva esamine al suolo. Per proteggere il figlio da un attacco mortale di Ahriman gli aveva fatto scudo col proprio corpo.

L’energia oscura lo aveva interamente paralizzato. Molto presto sarebbe arrivata al cuore, era questioni di attimi.

Ikuo si gettò verso il padre, voleva soccorrerlo, fare qualcosa, ma egli con quelle poche forze che aveva fece cenno di no. Ormai sapeva che non c’era più nulla da fare. Era prossimo alla morte.

 

- Papa…! – singhiozzò il ragazzo, uscendo dall’armatura. Si chinò sul viso del genitore. – Perché ti sei messo in mezzo?!

 

- Dovevo fare qualcosa per proteggerti… - rispose flebile l’uomo, il volto pallido del viso, gli occhi prossimi allo spegnimento – Anche se non sei un Cavaliere d’Oro ti voglio bene comunque, perché sei mio figlio. – sollevò una mano e gli toccò amorevolmente la guancia. Poi, chiudendo gli occhi sotto quel cielo scuro esalò il suo ultimo respiro.

Quella scena riportò Kouga al giorno in cui vide Taiga morire. Anche in quel caso l’uomo aveva preferito sacrificare la sua stessa vita per proteggere il suo amato bambino.

Per la prima volta provò pena nei riguardi di quel ragazzo sfrontato che era sempre stato il suo rivale.

 

Ikuo strinse le mani a pugno, con il volto rigato dalle lacrime si lanciò contro l’essere che gli aveva portato via il padre, ma ovviamente non poteva sperare di ottenere vendetta in quel modo, senza un’arma tra le mani, senza una protezione. La battaglia di un semplice umano contro uno spirito malvagio non ebbe neppure inizio, e quando il ragazzo avvertì l’energia distruttiva invadere il proprio corpo, comprese che aveva così posto la parola fine al proprio destino.

Si accasciò al suolo, non riusciva più a rialzarsi, eppure cercava di rimettersi in piedi, di sopraffare quel senso di malessere che percuoteva il suo corpo, il dolore stesso sopraffò lui e non fu più capace di muoversi.

L’imponente voce di Ahriman tuonò ancora una volta. – Ti aspetto al Ponte del Giudizio, umano. Non farmi attendere, altrimenti questa ragazza ne pagherà le conseguenze. – ribadì, e battendo in terra la lunga asta della lancia che stringeva in una mano, lui e Kaoru svanirono nel nulla.

Kouga corse verso il cerchio magico, ma oramai era troppo tardi. Ahriman l’aveva portata via.

Si portò una mano tra i capelli con un gesto disperato.

 

- Salvala – biasciò la voce tremolante di Ikuo. Kouga si voltò, poi lui e gli altri lo raggiunsero, ma sapevano bene che non poteva aiutarlo in nessun modo. Gli restavano ancora pochi attimi prima di raggiungere il mondo ultraterreno. Nessun paradiso lo attendeva dopo la morte. A Shiro era toccato lo stesso destino perché ambedue avevano sancito il Mistico Patto. Invano.

Ma chissà, forse i due si sarebbero incontrati.

Allungò una mano in direzione di Kouga, ciò che voleva era una stretta – Promettimi che lo farai – pronunciò con le ultime forze rimaste – Io… All’inizio volevo portarti via Kaoru solo per il gusto di vederti soffrire, ma come uno sciocco me ne sono innamorato. – riuscì a dire, e quando la mano del Cavaliere dal cappotto bianco strinse la sua, Ikuo chiuse gli occhi.

Per sempre.

 

Prima Shiro, e adesso anche lui… Ahriman aveva già causato la morte di due persone quella sera. E se Kouga non si fosse presentato al Ponte del Giudizio, la terza vittima di quel crudele spirito forse sarebbe stata Kaoru.

 

- Cosa facciamo adesso? – fece Rei, rinfoderando le armi.

 

- Ovviamente, quella di Ahriman non è altro che una trappola. – dichiarò Jin. Ma Kouga la sua decisione l’aveva già presa.

 

- Io vado. – fece in un primo momento, poi chiese a Zarba di prepararsi ad aprire un portale magico. Prossima destinazione: le terre del Makai.

Jin lo invitò a riflettere, Rei al contrario si offrì di accompagnarlo, anche se la creatura lo aveva invitato a raggiungere il Ponte del Giudizio da solo, e per di più senza armi al seguito. Consegnò la propria a spada al giovane Suzumura, poi il Madoubi, l’accendino magico.

 

- E’ una follia – constatò in un primo momento Rei – ciò nonostante, ti capisco. – Per la sua amata Shizuka avrebbe fatto la stessa cosa. Non aveva alcun dubbio.

 

Zarba riuscì a creare un passaggio. Adesso era giunto il momento di andare. – Stai attento e ricorda che Ahriman è un’abile imbroglione. Non fidarti mai di lui. – gli ricordò Rei, Jin al contrario fu di poche di parole. Quell’idea non gli piaceva affatto, però non avrebbe mai potuto impedirgli di andare. Si limitò ad augurargli buona fortuna, e non appena Kouga oltrepassò il passaggio magico e svanì anch’egli, i due si diedero subito da fare.

 

- Avverti i Cani da Guardia della cosa, io nel frattempo cercherò di chiamare i rinforzi. – si affrettò a dire Rei.

Jin assentì, poi ognuno prese strade diverse.

 

- Cosa pensi di fare, Rei? – gli chiese preoccupata Silva, e il ragazzo cercando di mantenere la calma ci rifletté su.

Sapeva già a chi rivolgersi: - Chiamerò dei vecchi amici. – e dicendo ciò sparì all’orizzonte.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Kouga, arrivato nel Makai si guardava intorno con aria circoscritta. In quel luogo era tenuto a mantenere gli occhi ben aperti.

Poi il ragazzo lo vide. D’innanzi a sé si ergeva maestoso l’antico Ponte del Giudizio. Alla fine di esso una figura statuaria di nome Ahriman attendeva il suo arrivo. Stesa ai suoi piedi c’era Kaoru.

Kouga iniziò a muoversi verso la struttura sospesa tra cielo e terra, la voce di Zarba però lo trattenne. – Sei davvero convinto di ciò che stai per fare? Ahriman vorrà certamente qualcosa in cambio. – constatò sapientemente.

 

- Non ho altra scelta. Devo rischiare.

 

- La tua risposta non mi sorprende. Voi umani sareste capaci di dare la propria vita pur di salvare quella della persona che amate. Ad ogni modo, stai ben attento alle promesse di quell’essere, mentire gli riesce bene. – L’anello diceva il vero, Kouga annuì consapevole di quello che stava per fare, perciò senza esitazioni si avviò verso il ponte.

Il pavimento di quella struttura eterea si illuminò non appena il giovane ne sfiorò la superficie bianca e liscia. Il bagliore poi andò via via scemando. Quando fu a metà strada, il Madougu gli ricordò che se avrebbe oltrepassato il punto di mezzo per raggiungere l’altra parte non sarebbe più potuto tornare indietro, perciò si trattenne.

 

Ahriman lo scrutava con un certo interesse, ma inizialmente tacque. A Kouga quel silenzio lo rese ancora più nervoso.

 

- Avanti, dimmi cosa vuoi. – fece per essere più sbrigativo, mentre fissava il mostro con aria inflessibile.

 

- Vorrei proporti uno scambio. Un solo e semplice scambio.

 

- Di che genere? Sii più chiaro. – lo esortò, ed arrivò subito al dunque – Cosa vuoi in cambio della ragazza? 

 

Ahriman sembrò sorridere poco prima di dare la sua risposta. – Te. – disse, mentre sul volto del Cavaliere si manifestò una smorfia di stupore. – Mi sembri sorpreso… Penso sia plausibile, dopotutto ti ho appena chiesto di scambiare la tua vita con quella di questa fanciulla. Non è forse uno scambio equo? Una vita in cambio di un’altra. Mi sembra onesto da parte mia.

 

- Dove vuoi arrivare con ciò? Cosa vuoi da me?– Kouga stava iniziando a perdere il controllo delle proprie azioni. Quella richiesta lo aveva in tutto e per tutto spiazzato.

 

- La risposta è tanto semplice quanto scontata – iniziò Ahriman – Sei stato l’unico Cavaliere del Makai che grazie alla sua forza è riuscito a ricacciare Meshia nelle sue terre. Io ho bisogno del tuo potere per sconfiggerla una volta per tutte ed impadronirmi di questo mondo.

 

Ascoltate le motivazioni, Zarba gli pose un quesito. – Non sei interessato al mondo degli umani? Perché…?

 

- Laggiù c’è già troppa menzogna. La falsità dilaga ovunque, nei cuori delle persone c’è odio, ferocia, cattiveria… Un mondo così non vale la pena di essere espugnato. Perlomeno, non ancora.

 

- Ti sbagli – intervenne Kouga, con voce ferma e decisa – seppur in minoranza, le persone con un animo onesto e leale esistono ancora. E fanno parte di quel mondo. – con gli occhi guardò Kaoru distesa sulla superficie bianca del ponte. Lei faceva parte di quell’universo, apparteneva alla schiera di persone che possedevano un cuore puro. Il suo posto non era lì, ai piedi di Ahriman. Lui doveva riportarla a casa, anche se facendo ciò sarebbe stato costretto ad accettare la proposta dell’essere – Tu sei lo spirito che governa gli influssi legati alla menzogna, come posso fidarmi di te?

    

Con un movimento della mano lunga ed ossuta, Ahriman scrisse a mezz’aria qualcosa. Si trattava di un contratto. – Leggi pure attentamente, non troverai nulla di sbagliato. Quando sarai pronto, per sigillare il nostro patto imprimi la tua mano sullo scritto e sarò obbligato a mantenere la parola data così come tu sarai costretto a venire via con me.

 

Kouga lesse attentamente quelle parole scritte in lingua Makai, quando ebbe finito capì che doveva fare una scelta.

Sollevò la mano destra senza incertezze, perché sapeva di non averne. Per Kaoru avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche la più estrema, folle, impensata. Perciò non aveva motivo di sentirsi angosciato.

Lo stava facendo per lei. Nient’altro. E questo pensiero gli bastava.

 

- Kougaintervenne il suo anello – pensaci bene. – lo esortò a riflettere, ma in cuor suo Zarba sapeva che cosa sarebbe successo da lì a poco. Non poteva di certo obbligarlo a non firmare, anche se avrebbe voluto.

 

Il ragazzo sollevò la mano dove risiedeva il Madougu. – Prenditi tu cura di lei – disse, con un accenno di sorriso guardò amorevolmente il proprio compagno, ma Zarba non disse nulla, non gli piacevano gli addii. Poi si vide sfilare dal dito e posare in terra. Ciò che riuscì ad intravedere da quella prospettiva, gli provocò un profondo senso di malinconia. Il suo proprietario aveva appena firmato la sua condanna a morte. Eppure a vederlo sembrava tranquillo.

Quando l’impronta della mano si fissò su quel nugolo di lettere fluttuanti, una luce investì sia lui che Kaoru.      

In pochi istanti la ragazza si ritrovò al posto di Kouga, e Kouga… riemerse dall’altra parte.

Non gli fu neppure concesso di sfiorarla con una mano. Dovette accontentarsi di rivolgerle uno sguardo perché una barriera di vetro gli impediva di andare da lei.

 

Kaoru poco per volta aprì gli occhi, si sentiva stordita, confusa. Quando mise a fuoco intorno a sé vide un territorio interamente spoglio, bianco.

Si alzò, con una mano poggiata sopra al capo, che cosa le era successo? Stava sognando?

Aveva ancora le gambe intorpidite, ma nel momento in cui intravide Kouga proprio di fronte a lei si rimise subito in piedi.

Corse in quella direzione, un sorriso le illuminò il volto, sorriso che poi appassì subito non appena andò a sbattere contro qualcosa.

Si trattava di una barriera simile ad una lastra di vetro. Quel muro a prima vista impercettibile divideva la metà buona del ponte da quella malvagia. E di conseguenza anche Kaoru da Kouga.

 

- Non capisco – fece in un primo momento. Scosse il capo ed iniziò a guardarsi intorno. Forse c’era un’altra strada per aggirare quell’ostacolo invisibile, o forse bisognava premere un interruttore od eseguire un comando speciale. Guardò Kouga nella speranza che egli potesse risolvere i suoi dubbi – Dove ci troviamo? E perché questa lastra ci divide? – aveva i tratti del viso molto scossi, era turbata, il cuore le batteva forte in petto. Deglutì aspettando una risposta, ma lui posando con delicatezza una mano sul muro di vetro le rivolse un sorriso. – Perché non dici niente? E’ forse successo qualcosa? Questo posto non mi piace… torniamocene a casa, ti prego.

Kouga reclinò il capo verso il basso, non riusciva a guardarla negli occhi e nello stesso tempo a dirle una verità che le avrebbe fatto molto male. – Non posso accontentarti questa volta. – le rispose, lo sguardo gli divenne immediatamente triste.

 

- Che cosa significa che non puoi? – Kaoru appoggiò una mano sulla lastra cristallina, nel punto in cui il ragazzo teneva la sua. Anche se non poté toccarla, riuscì a sentirne solo il calore che si diffondeva attraverso il vetro. Spostò lo sguardo oltre le sue spalle, vide Ahriman alla fine del ponte che aspettava qualcosa… o qualcuno. Intuì subito che la situazione non era delle migliori. – Che cosa sta succedendo? Ti prego, dimmelo. – Quegli occhi così inquieti, quell’espressione tesa, ansiosa… Doveva darle una risposta. Kouga doveva trovare il coraggio necessario per dirle la verità.

 

 – Non posso venire con te. – disse guardandola negli occhi, ma gli costò tanto farlo.

 

- Non puoi venire ora, vuoi dire questo? Ma poi lo farai, vero? – Kaoru si fece sempre più inquieta, soprattutto quando si accorse che lui nonostante le ripetute domande continuava a non darle risposte chiare.

 

- Purtroppo no – proferì una vocina alle sue spalle. Si girò e vide poggiato in terra Zarba. Ma se lui era lì, come mai Kouga non lo portava più al dito? Quando l’anello si apprestò a concludere la frase il segreto fu presto svelato. – Per salvare la tua vita ha stretto un patto con Ahriman, e adesso sarà costretto a passare il resto dei suoi giorni rinchiuso in questo mondo.

Quella rivelazione inaspettata le suonò come una tremenda condanna. Ebbe un sussulto, avvertì chiaramente un tonfo al cuore, prima fissò l’anello con un’aria stranita, ma quando si rese conto che Zarba non stava affatto mentendo, subito guardò Kouga, il suo Kouga. Colui che non avrebbe più rivisto.

Gli occhi le vibrarono, un nodo in gola inizialmente le impedì di parlare. Ma lei doveva dire qualcosa.

- Che significa che resterai qui? Che cosa vuol dire che non potrai più tornare a casa? Non potrai più tornare… da me?       

 

Seppure con uno sforzo enorme, Kouga fu costretto ad annuire. – E’ così. – rispose solamente, non sapendo cosa altro dire, non sapendo quali parole aggiungere. E quando la vide di colpo scoppiare in lacrime si sentì una persona inutile.

Avrebbe voluto evitarle una simile sofferenza, avrebbe dovuto. 

Eppure… Dopo le tante giornate trascorse insieme, ora lì su quel ponte stavano per dirsi addio.

No, Kaoru non poteva accettarlo. Mossa dalla disperazione iniziò a picchiare contro quella maledetta lastra che la teneva lontana dall’unica persona che mai avrebbe voluto perdere. Più la prendeva a pugni, più le lacrime le scendevano giù dal viso, la sofferenza aumentava, la rabbia accresceva a dismisura. – Non puoi farlo, non puoi! – disse tra i singhiozzi – Non puoi lasciarmi sola. – Era disperata, la voce sporcata dalle lacrime, scuoteva il capo con lo sconforto negli occhi, con la paura di doverlo perdere da un momento all’altro. – Non puoi lasciarmi! – ripeté mentre lo fissava con maggiore inquietudine, con maggior… disprezzo. – Perché hai fatto una cosa simile?! Tu… non dovevi rinunciare alla tua vita! Sei uno stupido! Tu… non dovevi…

 

- Zarba si prenderà cura di te, e anche Gonza lo farà, ne sono certo. – le rispose Kouga, ma cosa poteva ormai dire o fare? Come doveva comportarsi adesso che quel patto l’avrebbe condotto via da lei? Non c’erano parole o gesti in grado di placare quel senso di vuoto indotto da una situazione oramai irreversibile. Come potevano d'altronde le premure di Zarba e quelle di Gonza sostituirlo? Il dolore lo stava opprimendo. – Dovrai andare avanti senza di me, continuare la tua vita e…

 

- Ma la mia vita sei tu. – rispose Kaoru. La malinconia di quello sguardo unita alla dolcezza che il suono della sua voce riuscì a diffondere raggiunse il cuore di Kouga aldilà della barriera. Premette la fronte contro quella gelida lastra, strinse forte gli occhi, avrebbe voluto stringerla almeno a sé, carezzarle il capo, sfiorarle la guancia con un bacio. Serrò in un pugno la mano che teneva premuta sulla lastra e poi sussurrò qualcosa. – Devo andare. – disse sforzandosi di non tremare con la voce.

Kaoru posò anch’ella la fronte sul gelido vetro. – Non farlo – singhiozzò, non voleva arrendersi a quel fato ingiusto. E poi improvvisamente decise di reagire – Non c’è un modo per spezzare il patto? – si girò per un attimo in direzione di Zarba. – Tu non puoi fare niente? – gli occhi le tremavano, il suono di quella voce pregna di false speranze tremolava, doveva avere fiducia, doveva continuare a sperare, ma… con un sospiro profondo l’anello le fece capire che non c’erano vie d’uscita. - Non può finire così… - disse con un filo di voce, rapita dalla disperazione si voltò ancora verso Kouga, voleva fare qualcosa per lui, ma egli scosse il capo quasi a voler dire “va tutto bene, tranquilla”.

Come poteva Kaoru restare tranquilla? Stava per perdere una parte di sé, la più importante. Lo stava per perdere.

Tutti i suoi timori avevano iniziato a prendere vita, a divenire una cruda quanto inverosimile realtà. Una vita senza Kouga non valeva la pena di essere vissuta. Era convinta che non sarebbe riuscita a sopportare il peso di quell’abbandono. Lo guardò dritto negli occhi. – Non puoi rinunciare alla tua vita solo per salvare la mia. – Al suono di quella frase egli sorrise gentilmente.

 

- Tu avresti fatto lo stesso. – e mentre continuava ad osservarla per la sua ultima volta, la mano si staccò da quella fredda lastra di vetro, iniziò ad indietreggiare sotto lo sguardo sempre più disperato di Kaoru che gridava il suo nome a voce alta, batteva con i pugni chiusi su quel muro invalicabile, piangeva.

Kouga si girò per non guardarla. Anche se quelle grida continuavano a risuonare nell’aria, sempre più forti, sempre più amare. Fu straziato da quel suono. Ma ormai non poteva fare più nulla. Era obbligato ad accettare il suo destino.

E per farlo, le doveva dire addio.

 

Quando raggiunse Ahriman preferì non voltarsi. Sarebbe servito solo a ritardare ulteriormente la sua partenza perché lui ne era certo: se le avesse rivolto lo sguardo non sarebbe più riuscito ad andar via.

Svanirono nel nulla una volta superato il varco opposto, sotto lo sguardo atterrito di Kaoru.

Scosse lentamente il capo, era confusa, incredula. Le sembrava di vivere un incubo, forse lo era per davvero. Sì, quello era solo un brutto sogno, e una volta sveglia sarebbe tutto passato.

Eppure sembrava così dannatamente reale…

Si lasciò scivolare in terra, lo sguardo perso, privo di luce. Il sorriso spento.

Aveva smesso di piangere ma solo perché di lacrime non ne aveva più. Un senso di desolazione albergava in lei.

E adesso cosa sarebbe successo? Come sarebbe cambiata la sua vita? Continuava a scuotere il capo, continuava a sperare in un miracolo improvviso. Da lì non si sarebbe più mossa. Kouga prima o poi sarebbe tornato indietro. Ed era pronta ad aspettarlo anche per tutta l’eternità, non le importava più di nulla, di nessuno.

Lei voleva solo riabbracciarlo.

 

- Kaorudisse ad un tratto Zarba, riuscendo ad attirare la sua attenzione – non possiamo restare qui. Dobbiamo andarcene subito.

 

- Lui tornerà, ne sono certa – rispose la ragazza – Non può lasciarmi. 

 

- Pensiamo prima ad allontanarci da qui, e poi ci occuperemo di Kouga. – le propose il Madougu, dando così una flebile speranza alla giovane umana – Avvicinati, presto. – disse, e lei camminando a carponi lo raggiunse. – Ci troviamo nel Makai – le spiegò successivamente – e questo che vedi è il Ponte del Giudizio, una delle strutture più antiche e magiche di questo mondo. Separa i confini della verità da quelli della menzogna, ovvero il bene dal male. Sul ponte la mia magia non funziona, quindi non posso aprire nessun varco per riportarti a casa.

 

- Allora spostiamoci da qui. – propose la giovane raccogliendolo tra le mani ed alzandosi in piedi. L’anello mugugnò qualcosa poco prima di farle notare laggiù, verso l’inizio del ponte un “piccolo” ma fastidioso particolare. Kaoru sollevò il capo d’innanzi a sé, dove Zarba le aveva detto di guardare poi sussultò. Un branco di Orrori bloccava l’accesso, erano affamati e piuttosto irrequieti. Solo a guardarli veniva la pelle d’oca.

Tuttavia la ragazza si accorse che c’era qualcosa di strano in quelle creature.

 

- Perché non ci attaccano? Preferiscono aspettare piuttosto che venire qua, sembrano avere paura di qualcosa…

 

- Il Ponte del Giudizio è un territorio neutro. A loro non è consentito l’accesso. Se tenterebbero di oltrepassare quel confine, la parte “buona” del ponte, quella in cui ci troviamo, li ridurrebbe in cenere. E’ per questo che ho bisogno del tuo aiuto. Ascoltami bene – premise il Madougu, successivamente le spiegò il piano.

Kaoru annuì, poi si diresse verso l’uscita, più avanzava e più quelle infide creature sentendo l’odore dell’umana diventavano irrequiete. Si fermò a pochi metri da loro. Il cuore le batteva forte, ma Zarba le aveva detto che almeno lì, su quel ponte restava al sicuro.

 

Il piano era semplice: la giovane avrebbe dovuto lanciare l’anello aldilà del ponte, nella zona in cui risiedevano gli Orrori. Una volta lì, Zarba sarebbe riuscito a riacquistare i suoi poteri, maKaoru iniziò a chiedersi una cosa.

 

- Come farai ad eliminare quei mostri? Sono tanti… - chiese preoccupata. Quell’anello non poteva avere dei poteri così grandi… o forse sì?

 

Zarba ridacchiò con gusto, poi la fece preparare al lancio. – Una volta ti ho raccontato che qui nel Makai il mio aspetto era ben diverso da quello che vedi ora.

 

- Significa che ti vedrò nella tua vera forma?

 

- Lo scoprirai tra poco, quando sarò dall’altra parte, cioè… ORA! – urlò, dandole così il via. Kaoru lo lanciò in aria, ben oltre il confine di terra che separava il ponte dal continente arido e secco del Makai.

Zarba volteggiò in aria, sopra le teste degli Orrori, poi una luce lo avvolse all’improvviso. Cadde a terra, si udì un tonfo pesante, un suono strano, poderoso, e quando il bagliore si fu dissolto, al posto del minuto Madougu apparve qualcosa di estremamente grande. Ora su quel suolo si ergeva una creatura imponente, alta più di tre metri, con braccia lunghe rivestite da una possente corazza, un corpo scheletrico e duro come l’acciaio, dietro il capo, l’unica parte che non aveva perso il suo solito aspetto, scendeva un pennacchio lungo e folto colorato di rosso. Tra le mani ossute ed artigliate stringeva con fierezza una falce lunga ma dall’aspetto minaccioso.

Con un colpo solo di quell’arma sottile ed affilata, Zarba ridusse il nemico in cenere.

Un Orrore scampato all’agguato tentò di attaccarsi alla sua gamba, ma l’essere ossuto rivestito da quella corazza d’argento lo afferrò con una sola mano, spalancò le fauci e con un ruggito infuocato lo carbonizzò in un sol colpo.

Kaoru aveva assistito alla scena con occhi spalancati. Era sbalordita da tutta quella potenza. Quando Zarba si voltò verso di lei, con un balzo la raggiunse senza però oltrepassare il ponte, altrimenti avrebbe perso i suoi poteri.

 

- In quella zona si può aprire un portale. – Zarba indicò con il dito lungo ed affilato un punto lontano. – Dobbiamo sbrigarci, non posso mantenere questa forma ancora per molto. Salta su, coraggio. – si abbassò leggermente per darle l’aggio di salirgli sulla spalla. Kaoru si sentì lievemente a disagio, poi però si rese conto che doveva affrettarsi.

Si sedette così sulla spalla massiccia dell’imponente creatura che iniziò subito la sua corsa.

Da lassù riusciva ad intravedere ogni cosa, il vento durante la traversata le passava tra i capelli. Tenendosi stretta a Zarba, le venne spontaneo fare una domanda. – Non ti ho mai visto assumere la tua vera forma prima d’ora… Come mai?

 

- Sulla vostra terra non mi è concesso riprendere il mio aspetto originario. Soltanto nel Makai posso richiamare il mio vecchio corpo, ma il procedimento richiede un elevato dispendio di energia. – le spiegò, e non appena furono vicini alla meta, Zarba, usando i suoi poteri riuscì ad aprire un varco. Dietro di lui, un branco affamato di Orrori gli fu subito alle calcagna. Si muovevano come cavallette, a gruppi numerosi, pronti a spolpare fino all’osso l’ambita preda. – Tieniti forte! – disse a Kaoru, accelerando il passo, e con quelle gambe lunghe ed agili riuscì a distaccarsi dagli inseguitori e a saltare letteralmente in quel portale magico.

 

L’atterraggio fu tanto brusco quanto caotico.

Zarba riacquistò la sua solita forma poco prima di cascare a terra, Kaoru lo seguì a ruota. Entrambi ruzzolarono in quella che, a prima vista poteva sembrare un’enorme sala. Ed infatti lo era.

Si trattava della hall di casa Saejima.

Quando la giovane finì al suolo, dopo un primo attimo di stordimento si vide arrivare incontro una figura piccola e minuta che l’aiutò a rimettersi in piedi. – Rin…? – biascicò, ancora frastornata. Ma non era da sola. Sopraggiunsero Rei che raccolse Zarba da terra, Gonza, Tsubasa e perfino Jabi. – Ma voi… - riuscì ad articolare solo poche parole, Jabi le spiegò brevemente tutto.

 

- Ci siamo subito precipitati qui non appena Rei ci ha spiegato cosa stava succedendo. 

 

- Non potevamo ignorare la questione. – disse Tsubasa, e successivamente la sorellina Rin aggiunse: - Tu e Kouga siete nostri amici. – poi la ragazzina si guardò intorno – Ma lui dov’è? – fece in un primo momento, anche Jabi e il fratello iniziarono a chiedersi che fine avesse fatto il Cavaliere dell’Est. Rei temeva già il peggio, e quando vide Kaoru scoppiare in lacrime, le sue più profonde paure presero vita.

Tra i singhiozzi la ragazza cercò di raccontare l’accaduto, Zarba l’aiutò a finire cercando di riportare tutto quello che era successo, quando disse che Kouga aveva firmato il contratto con Ahriman, i presenti azzittirono di colpo.

Nella sala la sofferenza era palpabile. 

Gonza fu costretto a sedersi su una sedia, Rin divenne pallida, Jabi si sentì salire la rabbia al volto. “Che stupido” sbottò tra sé, in preda alla disperazione.

 

- Dobbiamo riportarlo indietro. – disse ad un tratto Tsubasa. Rei lo fissò ed annuì senza incertezze.

 

Il cuore di Kaoru iniziò a battere forte. Era in preda all’agitazione. – Potete salvarlo? – biascicò tremante, aspettando quella risposta.

 

- E’ un suicidio – intervenne Jabi, certa della cosa. Aveva già intuito tutto, sapeva a cosa sarebbero andati incontro, tutti gli altri ne erano consapevoli, ma si trattava di Kouga. Colui che non aveva mai voltato le spalle a nessun amico.

E’ un suicidio – ripeté ancora, ma stavolta sorrise. - Però vale la pena rischiare.

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Eccoci giunti al capitolo che finalmente, dopo anni di attesa, svela il mistero! Mi sento in un certo senso più leggera… però mentre scrivevo la parte in cui Kouga è costretto a dire a Kaoru che non si rivedranno più ho sofferto anche io insieme a loro, mentre provavo ad immaginare la scena.

Qui trovate una mia fanart ispirata proprio a quel pezzo: http://4.bp.blogspot.com/_Y-wLnSbvRkk/S-RgjEBFAbI/AAAAAAAAAJI/NY_oldTArms/s1600/Botan+66.BMP

E adesso… è giunto il momento. Ebbene, proprio in questi giorni sto scrivendo l’ultimo capitolo della Garo Second Season. E’ dura per me, a livello psicologico è molto difficile, primo perché questa fanfic mi ha accompagnato per molto tempo tenendomi compagnia sia quando le cose non andavano bene sia, al contrario, quando mi sentivo particolarmente ispirata e avevo voglia di creare, inventare, darle la vita. Cosa che ho fatto, con tanto impegno e dedizione, anche quando ho iniziato a lavorare e non avevo molto tempo libero a disposizione non l’ho mollata semplicemente perché Garo non ha mai mollato me.

Detto questo, l’ultimo capitolo, il 31, chiuderà la storia.

La pubblicazione avverrà prima dell’ultima puntata della Garo Makaisenki, ovvero la seconda seria, prevista mi sembra per la metà di febbraio. Fino ad all’ora, questi ultimi capitoli vi terranno compagnia, spero, nel migliore dei modi!

 

 

 

Per DANYDHALIA: Cara D, come vedi grazie a questo capitolo il mistero è stato svelato! Ma i colpi di scena non sono ancora finiti…!

 

Per MissysP: Una nuova lettrice! Che bello!!! Grazie innanzitutto per la recensione e per aver letto la storia in così poco tempo! Significa che ti è piaciuta, e questo mi rende veramente felice! Tra non molto arriverà anche l’ultimo capitolo, ma se ti continua a seguire!

 

 

 

Alla prossima!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Un labirinto oscuro, pieno di insidie metterà a dura prova Kaoru, Rei, Tsubasa e Jabi che tenteranno di arrivare a destinazione lottando contro le proprie paure. Quando Kouga sarà ad un passo da loro, Kaoru dovrà prendere una decisione importante che, inevitabilmente, cambierà per l’ennesima volta il corso degli eventi.

Prossimo episodio: #30 Labirinto

 

       

 

 

 

 

   
 
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