Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: heyitsgeorgia13    25/01/2012    1 recensioni
Sono passati dieci anni dall'ultima volta che si sono ritrovati tutti insieme e molte cose sono combiate. Anche loro sono cambiati: chi nel bene, chi nel male. Cosa accadra quando un evento, aspettato già da molto tepo, li riportarà a Lima?
[Sequel di My life would suck without you]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il giorno successivo Kurt decise di passare un po’ di tempo con le sue donne.
A fare cosa? Vi chiederete voi. Shopping ovviamente.
Alle dieci, più o meno, bussò a casa Anderson. Ad aprirgli fu una nervosissima e alquanto agitata Nicole – Eccoti – gli disse facendolo entrare e dandogli un bacio veloce sulla guancia – Blaine dorme ancora, stranamente – il controtenore rise divertito dal tono sarcastico dell’amica – Ora ti vado a chiamare Eveline, stava finendo di vestirsi – lo informò poi salendo le scale e lasciandolo da solo.
Il ragazzo si guardò in giro. Quella casa lo aveva sempre attratto e affascinato fin dal primo giorno che ci aveva messo piede dentro. La sua attenzione, però. venne attirata immediatamente da un chiacchericcio proveniente dalla cucina. Senza pensarci due volte si avvicinò ed entrò senza fare tanto rumore.
Seduti al tavolo c’erano gli ex coniugi Anderson che parlavano fitto fitto tra loro.
La donna, però, si accorse della sua presenza e alzando lo sguardo gli sorrise – Buongiorno Kurt – lo salutò. Il controtenore sorrise imbarazzato – Buongiorno Anne, signor Anderson – fece di rimando.
L’uomo si voltò verso di lui e abbozzò un sorriso – Kurt è un piacere rivederti – disse allungando la mano che prontamente Kurt afferò – Anche per me – rispose con sincerità.
- Comunque – continuò l’uomo, voltandosi verso l’ex moglie – Forse è meglio che vada, devo ancora finire la valigia e il mio aereo parte questo pomeriggio alle quattro – la informò.
La donna cercò di fermarlo ma lui si alzò e si diresse verso la porta della cucina – Anne salutami tu i ragazzi e Eveline. Ci sentiamo quando torno – disse – Kurt, alla prossima – aggiunse prima di uscire e pochi istanti dopo i due sentirono la porta d’ingresso chiudersi.
Si guardarono e Anne scosse la testa esasperata mentre il ragazzo la rassicurava con un sorriso.
- Nonno! – esclamò la piccola entrando in cucina pochi minuti dopo. Quando, però, vide che l’uomo non era più li, ci rimase parecchio male. La madre la prese in braccio e la posò sul tavolo per poterle allacciare meglio le scarpe – Dov’è andato? – chiese poi senza distogliere lo sguardo dai lacci delle scarpe della figlia.
Sentì sua madre sospirare – Era qui fino a pochi istanti fa – le spiegò – Poi sono arrivato io. È scattato in piedi come una molla e se n’è andato – aggiunse Kurt in tono triste.
 Dopo tutti quegli anni, ancora ci rimaneva male per il trattamento che Richard Anderson gli riservava ogni volta che si trovavano nella stessa stanza.
- Kurt se quell’uomo è ignorante non è colpa tua. Non devi starci male ogni volta – disse all’amico – Mamma non dire quelle parole – l’ammonì però la figlia.
Nicole sorrise divertite – Invece per questo è colpa tua. Non posso dire mezza cosa che mi salta in testa – e Kurt scoppiò a ridere – Dai scricciolo salta in braccio allo zio e dagli un bacio – bisbiglio allora all’orecchio della figlia.
La piccola non se lo fece ripetere due volte. Aprendo le braccia, permise che Kurt la prendesse in braccio e lei in cambio gli diede un bacio sulla guancia.
- Va bene nanerottola, forse è meglio se andiamo. Le altre ci stanno aspettando e siamo già in ritardo – disse poi il controtenore poggiandola dolcemente a terra – Amore mi prometti che farai la brava con lo zio? – gli chiese allora sua madre e la bimba annuì.
Kurt la prese per mano e insieme si diressero verso la porta d’ingresso – Non ti preoccupare Nicole, ci penso io a lei. A più tardi – saluto – Nicole saluta la mamma e la nonna – disse poi rivolto alla nipote che sventolò la mano sorridendo.
- Ah Nicole – il controtenore si bloccò sulla soglia – Ricordi a Blaine che ci troviamo più tardi per pranzare al solito posto a Westerville? – gli chiese e lei annuì – Ci penso io, ora vai o la Berry ti decapita – gli ordinò ridendo, per poi chiudere la porta alle sue spalle.
Il ragazzo fece salire la bambina sul sedile posteriore e, dopo essersi messo al volante, guidò fino a casa Berry, dove Rachel, Mercedes e Beth li stavano aspettando.
- Ditemi perché io dovrei viaggiare nei posti dietro insieme alle bimbe – si lamentò Rachel dopo svariati minuti che erano in macchina.
Kurt e Mercedes si scambiarono uno sguardo complice – Perché la tua altezza è quella Rachel – le rispose quest’ultima facendo scoppiare a ridere l’amico.
Anche Beth ridacchiava divertita, mentre Eveline guardava la scena confusa. Poi sospirò guardando la ragazza accanto a lei – Mamma ha ragione Rachel. Stai sempre a lamentarti e non ti va mai bene nulla – esclamò innocentemente.
Nella macchina calò il silenzio per qualche secondo, poi tutti, eccetto la dirette interessata, scoppiarono a in una fragorosa risata – Pasticcino tu sei la bambina più bella che io abbia mai visto – disse Mercedes a Eve, voltandosi e sorridendole – Grazie mille – fece lei di rimando sorridendo a sua volta.
Una mezz’oretta dopo erano all’interno nel negozio di abiti da sposa di Westerville*.
Le prime a provare il loro vestito da damigella furono Beth e Eve. Dopo il sesto o settimo vestito, finalemente, Rachel riuscì a decidersi, anche se la sua scelta non andava molto bene a Kurt che sicuramente avrebbe fatto cambiare idea all’amica.
Poi toccò a Mercedes e per ultima a lei.
Ogni vestito che indossava era stupendo ma non riusciva a soddisfarla a pieno. Il controtenore, invece, continuava ad emettere versi di apprezzamento, tipo ‘mmhm’, senza però darle tanta attenzione.
Dopo il quarto vestito la ragazza se ne accorse e, come sempre, perse le staffe – Kurt hai intenzione di darmi retta o no? – quasi strillò, facendo sobbalzare Mercedes che stava tranquillamente sfogliando una rivista di vestiti da sposa insieme alle bambine.
Entrambe le ragazze posarono gli occhi sul loro amico e si accorsero che era completamente su un altro mondo. Il loro sguardo, però, venne attratto da qualcosa di luccicante che lui portava al dito e che continuava a far girare e rigirare.
- Kurt – Rachel alzò ancora di più la voce, ridestandolo finalmente dai suo pensieri – Kurt che succede? – chiese Mercedes preoccupata.
Il controtenore scosse la testa – Nulla – disse poco convinto – Che cos’è quello? – chiese allora Rachel curiosa, indicandogli la mano.
Lui posò gli occhi azzurri sull’anello e sorrise dolcemnte – Oh mio dio Kurt..Bliane.. – cercò di dire Mercedes e lui annuì. A quel punto entrambe stillarono e gli corsero incontro, abbracciandolo – Oddio, oddio..Kurt vi sposate, oddio – continuava a ripetere Rachel eccitata mentre Mercedes lo stringeva forte e lui rideva.
Beth e Eveline, d’altro canto, stavano seguendo la scena confuse. La più piccola lanciò all’altra uno sguardo interrogativo ma lei si limitò ad alzare le spalle.
Allora decise di chiedere spiegazione – Zio – chiamò Kurt, che immediatamente la guardò negli occhioni blu – Dimmi tesoro – le rispose, liberandosi dall’abbraccio delle amiche per poi accucciarsi accanto a lei – Tu e zio Blaine cosa? – le chiese confusa.
Lui sorrise teneramente e l’abbracciò – Visto che oggi, qua, non concludiamo nulla, che ne dite se raggiungiamo Blaine e gli altri al ristorante così ne parliamo? – chiese a tutte e così fecero.
 
L’appuntamento tra Puck e Nicole alla fine fu spostato a quello stesso sabato, visto che quel giorno non c’era nessuno a casa.
Kurt aveva portato Eveline a fare shopping, Blaine era uscito con Sam e Finn a fare dio solo sa che cosa, e sua madre era al circolo con le amiche.
Noah passò a prenderla per mezzogiorno e lei gli aprì sorridente – Ciao – la salutò con un filo di voce mentre la ragazza ricambiò il saluto con un altro semplice sorriso.
Era agitata come mai lo era stata prima e aveva paura di parlare, paura di aprire la bocca e di cominciare a balbettare dal nervoso.
Il ragazzo la squadrò da capo a piedi e rimase a bocca aperta da quanto era bella – Sei bellissima – esclamò senza riuscire a trattenere le parole, poi sorrise impacciato. Le guance di Nicole presero immediatamente colore – G..grazie – balbettò, abbasando lo guardo – Andiamo o faremo tardi – disse allora lui, cercando di toglierla da quel momento di pure imbarazzo.
Salirono in auto e insieme andarono da Breadstix. Le cose tra loro erano leggermente strane, ma comunque si trovavano a loro agio l’un con l’altro.
Durante il pranzo parlarono del più e del meno, e verso le due e mezza il ragazzo la riaccompagnò a casa.
- Nicole possiamo sederci qui un secondo? – le chiese una volta davanti a casa Anderson. La ragazza si limitò ad annuire ed entrambi si sedettero sui gradini del portico. Un silenzio imbarazzante cadde tra loro.
- Nicole.. – finalmente Noah interruppe quel silenzio – Io volevo..chiederti scusa. So che probabilmente non le accetterai mai, ma mi spiace veramente tanto, mi dispiace di everti detto quelle parole – disse mentre lei cercava nei suoi occhi scuri la sincertità.
Dato che la ragazza non rispose Puck proseguì – Ma ti prego capiscimi. Quando ho scoperto che tu ti eri rifatta una vita, che avevi addirittura una figlia e che era successo tutto così in fretta io non ci ho visto più. Eveline ha sei anni, tanti quanti sono gli anni da cui non stiamo più insieme, e mi ha fatto male sapere che subito dopo che tra noi è finita ti sei trovata un altro uomo e ci avevi fatto una figlia assieme – le spiegò in tono esasperato.
A quelle parole la rabbia cominciò a ribollire nelle vene di Nicole. Non poteva credere a quello che Noah stava dicendo, non stava parlando sul serio.
Deglutì rumorosamente – Stai scherzando spero? – chiese in tono sarcastico – Dio Puck ma che hai in quel cervellino, segatura? No perchè l’ultima volta che ci siamo sentiti, quando hai scoperto dell’esistenza di Eveline, mi ha chiamato puttana e ora mi stai dicendo che io..ti ho spezzato il cuore – quasi urlò.
La rabbia, insieme alle lacrime, era diventata incontenibile – Se qui c’è qualcuno che ha avuto il cuore spezzato, beh quella sono io. Sono tornata prima da lezione e tu eri nel mio letto, nel nostro letto, con Shelby e stavate facendo sesso. Ho dovuto dormire con la Berry per mesi perché mi faceva schifo dormire nello stesso letto in cui tu mi hai tradita. Pensavo che prima o poi Hummel e mio fratello mi avrebbero cacciata di casa perché non facevo altro che piangere e stare male. Ho perso quasi un’anno di college e ho dovuto smettere, andare a lavorare e, soprattutto, rinunciare al mio sogno. Quindi non mi venire a dire che io ho rovinato la tua vita, perché non è così. Se c’è qualcuno la cui vita è stata rovinata qui, quella sono io. Ed è tutta colpa di uno stronzo come te – ora stava davvero urlano.
Scattò in piedi, si diresse verso la porta di casa e l’aprì – E credo di aver avuto tutto il diritto di rifarmi una vita. Eveline è la cosa migliore che mi sia mai capitata e non ti permetto di giudicarmi per questo – disse prima di entrare e sbattersi la posta alle spalle, lasciando Puck sul portico.
Si accasciò contro la porta e cominciò a piangere.
 
La porta di casa Anderson si riaprì qualche ora più tardi e tre persone, decisamente chiassose, entrarono.
- Mamma, mamma – strillò la piccola Eveline correndo in salotto, sicura di trovare la madre proprio li. La stanza, però, era completamente al buio, fatta eccezione per la flebile luce che arrivava dall’abat jour posta su uno dei comodini vicino al grande divano.
La bimba corse fino a ritrovarsi davanti ad esso e accorgersi che sua mamma era seduta proprio li, dove immaginava.
Cominciò a saltellare tutta contenta – Mamma, mamma – ripetè ma la ragazza continuava a tenere il volto abbassato – Mamma – insistette ma lei non diede retta.
Esasperata Eveline decise di raccontarle lo stesso tutto quello che aveva da dirle – Lo sai che mi hanno detto oggi zio Blaine e zio Kurt? Che si sposano e io sarò la loro damigella – la informò battendo eccitata le mani.
Nicole, a quella notizia, alzò lo sguardo su sua figlia e fece incontrare i loro occhi blu.
Guardando la propria mamma negli occhi, la piccola capì che c’era qualcosa che non andava. La ragazza aveva i lunghi capelli neri raccolti in una coda da cavallo, ma quello era niente in confronto al resto**. I suoi occhi erano rossissimi, vitrei e limpidi. Anche le sue guance erano rosso, di un rosso acceso, ed erano bagnate dalle lacrime. E dalle sue labbra secche fuoriuscirono un paio di singhiozzi.
Eveline la guardò preoccupata e allo stesso tempo spaventata – Mamma – tento ma lei non disse nulla – Mamma..perchè piangi? – le chiese tristemente.
Blaine, che stava portando in casa quello che avevano appena comprato, fece cadere le borse che aveva in mano. Kurt, che stava andando in cucina a preparare qualcosa da sgranocchiare per la nipote, si bloccò a metà strada.
Entrambi si guardarono e bastò quello sguardo per capire quello che stava succedendo.
Il controtenore sospirò – Eveline tesoro, perché non vai in camera tua? Quando è pronta la merenda ti richiamo – le disse dolcemente ma dal salotto arrivò un secco “no”.
Il moro, allora, la raggiunse. Si piegò sulle ginocchia e la guardò negli occhi – Amore vai, per favore. La mamma sta bene, ha solo bisogno di stare un po’ da sola. Quando è pronto vengo a chiamarti io e ti porto in cucina in spalla, okay? – le spiegò.
Senza dire nulla la bambina si sporse per dare un bacio sulla guancia a sua madre e corse in camera sua.
Qualche momento più tardi Blaine si trovava seduto sul tavolino da caffè, che si trovava davanti al divano, mentre Kurt era seduto, su di esso, accanto a Nicole.
Il moro scosse la testa – Nicole che ha fatto quell’essere? – le chiese cercando di trattenere la rabbia – Blaine – lo ammonì immediatamente il fidanzato, che, po,i docemente posò una mano sul ginocchio dell’amica e lo strinse leggermente per darle conforto.
- Non devi per forza dirci quello che è successo, ma sappi che noi ci saremo sempre per te – cercò di consolarla Kurt.
La ragazza emise un sospiro tremolante, poi si schiarì la voce – Stava andando tu..tutto bene. Si..siamo andati a mangiare da Breadstix, ci siamo d..divertiti , abbiamo riso e parlato. Poi quando..quando mi ha riportata qui lu..lui mi ha chiesto scusa per come si era comportato e ha..ha detto che io l’ho ferito. Io, vi..vi rendere conto? – la rabbia stava tornando – A..allora non ci ho visto più. Gli ho spiegato quanto lui abbia fatto soffrire me e di..di come io sia stata in questi s..sei anni. E..oddio – si asciugò le lacrime che avevano ripreso a scendere sul suo volto.
Il controtenore stinse ancora di più la presa sul suo ginocchio mentre suo fratello cercava di stare calmo. Aveva visto quanto lei aveva sofferto in quegli anni ed era stufo di vederla in quello stato.
Nicole prese un altro respiro profondo – Stavo per dirgli tutto, stavo..stavo per farlo davvero – confessò tutto d’un fiato.
Entrambi i ragazzi si guardarono preoccupati – E..non lo hai fatto? – chiese timoroso Kurt. A quella domanda la ragazza scosse la testa – Non posso dire a quell’essere, incapace di tenersi l’uccello nei pantaloni, che è il padre di mia figlia – esclamò per poi scoppiare in un pianto quasi isterico.
Immediatamente due corpi caldi entrarono in contatto con il suo, mentre quattro braccia la stringevano forte. E per l’ennesima volta si sentiva protetta da quelle due persone che erano diventate la sua vita da sei anni a quella parte.


Nota dell’autrice:
 
Bonsoir a todos!
Linciatemi, vi do il permesso. Ma vi giuro mi è venuto un blocco assurdo. Non sapevo come mettere giù questo capitolo e sinceramente non è che mi piaccia molto. Nel senso non mi entusiasma come l’ho scritto.
Okay re cose devo spegificare (*) non so se esiste un negozio di abiti da sposa a Westerville ma per me si perché non dovevano trovarsi in giro per Lima punto ahah (**) è una cosa mia, odiavo vedere mia mamma con i capelli raccolto e pensavo che non stesse bene quando li aveva così.
Mi scuso per come ho dipinto Puck, so che probabilmente è così ma capirete il perché. La stessa cosa vale per Nicole: non è una santa, ha sbagliato anche lei e presto saprete anche le sue ragioni.
Mi scuso anche perché sta diventando troppo triste sta ff, troppo angst, ma prima o poi migliorerà tutto.
Comunque anticipazione: vedremo perché Finn odia così tanto Amanda e poi..non vi dico il resto!
Vabbè fatemi sapere che ne pensate. A presto, un bacio..
 
-Georgia

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: heyitsgeorgia13