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Autore: cheekbones    25/01/2012    9 recensioni
"Anche tu mi sei mancato" si guardarono complici, per poi abbracciarsi.
"Ehi, ehi, ehi, McGuardone, le mani a posto!" si irritò Tony, facendoli separare.
"Per favore, evita" Ziva incrociò le braccia al petto e lo guardò male. "Ho sempre la mia pisto..."
Tony, divertito, alzò le braccia in segno di resa. "Bene, dobbiamo raccontarti un sacco di cose!" si illuminò McGee, prendendola per mano. Abby le afferrò l'altra: "Oh, si, proprio tante!" la trascinarono lungo il corridoio, mentre l'israeliana guardava implorante Tony.
Quest'ultimo ridacchiò e scosse la testa, mimando con le labbra pistola. Ziva gli mostrò la lingua.
Nonostante fosse accerchiata dai due amici, la ragazza notò subito il professor Gibbs che, caffè in mano, veniva verso di loro. Si fermò di poco, in tempo per poterle tirare un sonoro scappellotto.
"Hai studiato, David?" Bentornata, Ziva.
"Si, prof!" Grazie, Gibbs.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 21


ghfgh



[NCIS Headquarter, Washington DC, 8.06 am]



C'era un'aria tranquilla. Il che era abbastanza strano, soprattutto di lunedì mattina. Forse proprio perchè era lunedì mattina, nessuno aveva voglia nè di fare conversazione, nè tantomeno di sforzarsi per fare qualunque battuta.
Perciò Ziva David si godeva il torpore mattutino, col suo thè tra le mani e il corpo afflosciato sulla sedia girevole del suo ufficio. Purtroppo, però, Ziva non aveva affatto messo in conto che, in quell'ufficio, erano in quattro. Ciò significava che Tony DiNozzo doveva assolutamente arrivare entro le otto e trenta, ciò significava che quel torpore e quel silenzio così dolci, sarebbero ben presto terminati. Tim sembrava del suo stesso avviso, visto che guardava preoccupato l'ascensore.
"Come hai passato il weekend?" le chiese, alla fine, giusto per cominciare a far ingranare quella giornata, altrimenti interminabile.
"Sono stata invitata dalla mia nuova vicina a casa sua" soffiò sul suo thè. "C'era un pò di gente, quasi una festa"
"Perchè dici 'quasi'?" alzò un sopracciglio.
"Perchè non mi sono affatto divertita" commentò, come se fosse ovvio. "Tu che hai fatto?"
"Domenica sono stato tutto il giorno dai miei, Sarah ha portato il suo nuovo fidanzato" si stiracchiò.
"E com'è?"
"Un idiota" fece una smorfia disgustata.
Ziva scoppiò a ridere: "E' solo la tua gelosia da fratello maggiore, McGee. Scommetto invece che è molto carino, oltre che intelligente"
"Ha lasciato la scuola prima del liceo e non ha un lavoro" la informò, cadaverico. "Ed ha un naso enorme"
"Oh" la donna rimase interdetta. "Bè... com'è quel detto?" mormorò, picchiettandosi l'indice sul naso.
"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace" ringhiò Tony DiNozzo, entrando velocemente in ufficio.
"Uh-oh! Si, proprio quello!" Ziva battè una mano sulla scrivania, vittoriosa. "Nervoso, stamattina?" assottigliò gli occhi.
"Oh, da cosa l'hai notato?" borbottò infastidito l'agente, lanciando il cellulare sulla scrivania.
"Come mai?" sorrise accattivante Ziva, strisciando fino alla sua scrivania. "Una donna ti ha lasciato il buco?"
Tim scoppiò a ridere, mentre Tony la guardava sconvolto: "Si dice mi ha dato buca!"
"E' uguale" arricciò il naso. "Bè, che hai?"
"Niente" scosse la testa, infastidito. Ma Ziva non era il tipo da arrendersi e si sedette sulla sua scrivania. Tony lanciò uno sguardo veloce al decolteè e deglutì, per tornare a fissare lo schermo del computer.
"Allora?"
Borbottò qualcosa di indefinito, per poi prendere dalla giacca una busta: gliela mostrò titubante.

Gentile Sig. Anthony DiNozzo Junior
E' invitato alla rimpatriata degli alunni,
classe 1968,
 del liceo J. C. Woodrow
il giorno 23/01/2012.
E' richiesta conferma della partecipazione.

Invito valido per Anthony DiNozzo Junior + 1

"Mh" Ziva gonfiò le guance in modo buffo. "Neanche io vorrei vedere i miei compagni di liceo, effettivamente!"
"Ti hanno invitato ad una rimpatriata?" ridacchiò McGee, scribacchiando al computer.
"... tanto non ci andrò!" Tony digrignò i denti.
"Ma perchè, scusa? Sei un agente federale, non hai niente di cui vergognarti" Ziva sorrise, sadica. "A parte la pancia!" e gli lanciò dietro l'invito, per tornare alla sua scrivania. Scambiò uno sguardo complice con Tim, mentre Tony, innervosito, osservava ancora la lettera.
"Infatti non è che non ci vado per vergogna... non ci vado perchè non mi va!"
"E allora perchè sei nervoso?"
Touchè. Ziva aveva colpito proprio nel punto dolente. L'uomo sapeva di non doversi vergognare di nulla, anzi, era un agente federale e doveva essere solo fiero del lavoro che faceva. Ma di certo era invecchiato dai tempi del liceo, non era più la promessa del basket con tutte le donne ai suoi piedi. Sicuramente nessuno si aspettava che fosse diventato uno sbirro. E poi c'era quel numero, quel + 1 alla fine del suo nome.
Si presupponeva che tutti fossero sposati, ormai, ma Tony non aveva nessuno da portare, neanche una fidanzata: fare la parte del poliziotto con la pancia e senza uno straccio di donna, non gli andava proprio; anche perchè ricordava com'erano i suoi compagni - snob, viscidi e molto spesso crudeli, esattamente come lui. Non poteva sopravvivere ad una serata simile, però non poteva dirlo ad alta voce.
Alzò lievemente lo sguardo ed incontrò gli occhi caldi di Ziva, che lo stavano sondando, la testa inclinata e l'espressione corrucciata: Ziva capiva sempre tutto, era sicuro che avesse seguito i suoi pensieri come in una soap opera, solo guardando le espressioni del suo viso.
Maledetta, non gliene faceva passare una.
"Sai..." poggiò il mento sulla mano. "Sono sicura che io e te non saremmo mai andati d'accordo al liceo"
"Fammi indovinare, David: la solita outsider!" la prese in giro.
"Più o meno! E tu? Atleta super popolare?!"
"Ovviamente" si sorrisero. "McGee?" urlarono in coro.
"Io al liceo ero un tipo" alzò le spalle, per poi riconcentrarsi sul suo lavoro.
"Secchione" tradusse Tony, per Ziva. La donna annuì comprensiva.
"Non ero un secchione!" si difese l'agente. "Mi facevo gli affari miei!"
"Secchione" ripetè Ziva, annuendo tra sè e sè. "E comunque il liceo è passato, tutti siamo cambiati. Sarebbe bello vedere che fine hanno fatto i miei compagni, anche se non mi andrebbe di passare un'intera serata in loro compagnia: approfittane DiNozzo, passi una serata diversa"
"Nah" schioccò la lingua sul palato. "E' una cosa ridicola! Serve solo per ricordare a tutti che siamo invecchiati e che le nostre vite non sono affatto come ce le eravamo immaginate" scrollò le spalle. "E' terrorismo psicologico!"
"Non fare il bambino" Ziva lo guardò divertita. "Non ci vuoi andare perchè hai paura del confronto!"
"Ma figurati!" ringhiò Tony, alzandosi dalla sua scrivania. Accartocciò l'invito, per gettarlo nel cestino. "Vado alle macchinette"
Sorpresi dal suo comportamento, Ziva e McGee lo videro superare gli uffici.

"Andiamo! Dai!" tirò un pugno alla macchinetta, che finalmente sputò la sua adorata barretta di cioccolato. La prese ma, prima di aprirla, qualcuno gliela sfilò dalle mani. Ziva la aprì e le diede un morso.
"No, fai pure agente David!" alzò gli occhi al cielo, irritato. "Prendine un pezzo, per favore!"
Ziva continuava a masticare tranquilla e poggiò la schiena al vetro del distributore di merendine: "Cos'è che ti spaventa?"
"Niente mi spaventa!" commentò stizzito e incrociò le braccia - sai benissimo cosa penso, vuoi solo farmelo dire. "Da quando ti improvvisi psicologa, Ziva? Senza offesa, ma non sei esattamente la persona adatta per..." capì subito di averla ferita. Ziva non lo dava a vedere, ma c'era quell'impercettibile tremolio dell'occhio destro e quel movimento repentino del naso che gli facevano capire, senza ombra di dubbio, che ci era rimasta male. Si sentì subito in colpa: cercava solo di aiutarlo, impicciandosi. Quello era il suo ruolo, lui lo faceva sempre.
"Mi dispiace, non volevo essere scortese" si grattò la nuca, imbarazzato.
"Tranquillo. E' vero, non sono una brava dispensatrice di consigli" abbozzò un sorriso. "Ma, permettimi, dall'alto delle mie disavventure dopo sei anni qui" scherzò, puntandogli contro la cioccolata. "Che non hai proprio niente di cui vergognarti" gli sussurrò.
"Non è neanche questo" soffiò Tony, poggiandosi accanto a lei. "Tornare indietro, al liceo, potrebbe..."
"Farti pentire delle scelte che hai fatto?" provò Ziva.
"Già" Tony annuì, rammaricato. "Potevo essere un famoso giocatore di basket. Potevo sposare Wendy e fare l'insegnante. Potevo guidare l'azienda di mio padre ed essere ricco sfondato, probabilmente a quest'ora sarei sposato con una duchessa e..."
"... e con una ventina di amanti" rise Ziva, per poi tornare seria. "Non sei tu, Tony. Hai ragione, avresti potuto essere tutte queste cose, ma non lo sei, perchè non sarebbero state da te. Non sarebbero state te" gli consegnò di nuovo la barretta di cioccolato e dalla tasca interna dei jeans prese l'invito, stirato e salvato direttamente dal cestino.
"Per una volta, usa quel maledetto ego che Madre Natura ti ha donato in quantità spropositate e và a quella riunione"
"Ziva" la chiamò, prima che questa potesse rientrare in ufficio.
"Si?" si voltò verso di lui.
"Ti andrebbe di accompagnarmi?" domandò, rigirandosi pensieroso l'invito tra le dita. "Avrò bisogno di un supporto morale"
"Certo che mi va. E sarò bellissima, così da non farti sfigurare" gli fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo, per poi avviarsi verso l'open space.
Non si sarebbe divertito, ne era sicuro. Sarebbe stato tremendo, triste e i fallimenti degli altri gli sarebbero piovuti addosso come macigni.
Però ci sarebbe stata Ziva in abito da sera.
Avrebbero bevuto e bevuto e ancora bevuto per dimenticare gli anni tremendi del liceo, si sarebbero fatti quattro risate e probabilmente sarebbero scappati dalla Woodrow per farsi una pizza. Sorrise all'invito per la prima volta.

Dopotutto, ne valeva la pena.






























Maia says:

Epilogo.
Non mi andava di fare le solite cose EpilogoNelFuturoEpilogoTantiMesiDopo, eccetera eccetera eccetera. Ho pensato: questa è stata una AU per 21 capitoli, in un certo senso ho "abbandonato" gli agenti nell'open space - però posso sempre farli tornare, chi me lo vieta. Però, come collegare tutto questo alla Woodrow?
Una rimpatriata, ci sta! In America le organizzano spesso, nelle stesse scuole.
Perfetto! Ma a chi inviare l'invito? Tutti e tre sarebbe stato impossibile, la vera storyline non lo prevede. Così ho pensato ancora [sorpresi che certe volte lo faccia anche io?! XD]: escludendo Ziva a priori, visto che il liceo l'ha fatto in Israele, chi, tra i nostri personaggi, sarebbe più colpito da un invito del genere?
A me è venuto in mente Tony. Sembra il personaggio più semplice tra tutti, ma io l'ho sempre trovato un sacco complicato.
Come un cubo di Rubik: lo guardi e te sembra carino, tutto bello e colorato, ma poi vallo a fare O_O MISSION: IMPOSSIBLE.
Secondo me Tony sarebbe sconvolto dalla prospettiva di tornare alla High School per una rimpatriata [motivi citati sopra].
Forse sono stata OOC, non lo so, non mi sembra ora come ora >.<
Spero solo che vi piaccia, perchè in questa storia ci ho messo un pò di me, un pò di loro, un pò di quelli.

*MaiaSiCommuove*

Semper Fi, guys :) Speriamo di rivederci presto in questa sezione!
# Sicuramente io non me ne vado u.u [purtroppo per voi!]


  
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