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Autore: Balla sulle nuvole    25/01/2012    6 recensioni
Undici ragazze con una grande passione per il calcio.
Una squadra ma anche un gruppo d'amiche.
Una lettera.
Un viaggio per un raduno.
Un' Isola.
Uno sbaglio.
Fra amore, amicizia, risate, equivoci e cospirazioni.
Ecco le Amazzoni.
E la loro storia.
Dal capitolo 13:
.....“Sia chiaro rosso fissami ancora con quello sguardo da maniaco e ti sotterro nella sabbia” lo minacciò Miele lanciandogli un occhiata penetrante, abbastanza simile a quella che Teddy aveva ricevuto al mattino.
Hiroto deglutì “farò del mio meglio” convenne, prima d’affiancarle nelle ricerche......
....Quel pomeriggio Kiyama imparò due cose molto importanti su Miele, la prima era che la ragazza manteneva sempre le proprie intimidazioni, la sabbia nei suoi vestiti quando era tornato al suo dormitorio ne era la prova lampante.
La seconda fu che lei resisteva ai suoi splendidi occhi acquamarina e a tutto l’amplesso, forse non era poi così irresistibile......
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spazio Me:

Buon giorno bella gente,
come state?
Spero bene ovviamente =0)
Allora inizio questo capitolo dedicandolo a  Mely, ti siamo tutte vicine cara.
Inoltre ringrazio le magnifiche persone che recensiscono, seguono e leggono questa storia, non so davvero cosa farei senza di voi.
Vi adoro =0)
Un bacione ci vediamo in fondo
Mary
 

NOI NON SIAMO FENICOTTERI, GLI OCCHI D’UNA LEADER, UNA SPIAGGIA ED UN ROSSO.
 
Teddy True si passò una mano nei capelli sottili, ravvivandoli con eleganza, lo sguardo inquisitore trapassava con circospezione ogni membro della squadra che gli era stata malauguratamente  assegnata, mentre correva compatta nel campo ancora gelido di rugiada.
Serrò i pugni sbuffando sconsolato, quella senz’altro era una punizione ingiustificata del suo Signore.  Perché nonostante gli altri membri dell’organizzazione sostenessero il contrario, ovvero che a lui erano toccate quelle ragazzine perché era il migliore, il giovane continuava a pensare che quella assegnazione altro non era che una ripicca, un’umiliazione bella e buona.
Dopotutto, lui era il più grande allenatore della divisione e nonostante la sua giovane età si era subito distinto, per questo avrebbe dovuto dirigere la squadra americana, la giapponese o ancora meglio L’Orpheus, di certo non quelle smorfiosette arroganti.
C’era qualcosa sotto, una spiegazione che nonostante si tormentasse anche la notte nei suoi sogni agitati, non aveva ancora trovato.
Aveva sbagliato, solo non capiva dove e quando.
Si portò il fiaschetto alla bocca rassegnato, reclamando l’attenzione di quella che lui personalmente non riusciva a definire una squadra.
 
“Ora voglio che indossiate i polsini elettronici posti sulla panca a bordo campo e vi mettiate in equilibrio su una gamba sola finchè non ve lo dico io” disse dando loro le spalle, col solito tono strafottente che provocava nella maggior parte delle ragazze un istinto omicida da killer professionista.
 
“A cosa serve questo esercizio?” domandò Miele, lanciandogli uno sguardo carico d’odio.
 
“Ti conviene ubbidire senza discutere violetta”.
 
Ecco l’ennesima frase a metà, un’altra minaccia nascosta, un modo diverso per dire semplicemente  o mi ubbidite o le conseguenze saranno spiacevoli.
Ogni gesto del biondo dava questa impressione, qualcosa bolliva in pentola e loro c’erano dentro fino al collo.
 
Teddy però non aveva ancora capito che nessuno poteva calpestare loro i piedi in assoluta tranquillità, no, le sue minacce nascoste  non bastavano.
 
“E’ un esercizio insensato, mi rifiuto di fare il fenicottero rosa in mezzo al campo solo perché lo dice lei” ringhiò Dì, mentre Debby al suo fianco annuiva convinta insieme a Mel e Penny.
 
“ Senza nemmeno sapere a cosa serve poi” continuò Gin portando le braccia ai fianchi stizzita.
 
“Non è un allenamento specifico, nessuno l’ha mai usato” le appoggio Siena, con la solita calma calcolatrice che la distingueva nel gruppo.
 
Teddy si irrigidì, non solo il suo talento era sprecato con quelle ragazze, no, ora doveva anche sopportare le loro lamentele,  questo era troppo per i suoi nervi corrosi dall’indignazione.
 
“Sono consapevole che non siete in grado di capire i miei esercizi, mi stupirei del contrario ma ora mi sono stancato perciò muovetevi ad indossare quei cosi e ad eseguire le mie istruzioni” esclamò irritato “ mentre voi” continuò poi indicando le 4 ragazze che  avevano parlato “ 200 flessioni ora e non voglio più sentir volare una mosca ragazzine, non sono qui per giocare e se foste un po’ più  sveglie non lo fareste nemmeno voi”.
 
Si era quasi  convinto che la discussione fosse finita quando Gioia gli si parò davanti, inchiodandolo con lo sguardo.
 
“Nella mia squadra ogn’una di noi può esprimere la propria opinione quando vuole senza nessuna ripicca, perciò lei non punirà le mie compagne per questo.
Sto lasciando correre troppe cose con lei ma su questo sono io che non transigo,  sappia che non gli permetterò di cambiare le regole fondamentali delle amazzoni, non finchè io sarò il capitano”  disse il capitano con decisione, quel presunto allenatore poteva spadroneggiare come voleva ma lei rimaneva sempre la leader, l’unica e sola.
 
Per un attimo Teddy indietreggiò davanti a quegl’occhi verdi e alla determinazione che li animava.
Una forza che non si sarebbe mai piegata ma anzi l’avrebbe trascinato con se.
Era orgogliosa Gioia, autoritaria, ma li, davanti a lui, brillava d’una grinta che il biondo non aveva mai visto e che lo stupì seriamente.
 
“Mettetevi quei cosi e muovetevi, stiamo solo perdendo tempo”.
 
Gioia aveva vinto, il loro oppressore aveva fatto un passo indietro.
 

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 
Così, dopo aver fatto una decina d’esercizi in completo silenzio, la squadra aveva lascito il campo da calcio, senza degnare d’un saluto il biondo che ora compariva al primo posto nella loro lista nera, diretta verso il laghetto che ancora non avevano avuto il piacere di visitare.
Il sole splendeva, riscaldando l’acqua limpidissima, dove il boschetto circostante si rispecchiava creando uno spettacolo meraviglioso, rilassante.
Nei pressi del lago si estendeva una piccola spiaggia sabbiosa, riparata dal vento.
 
“Quest’ isola è bellissima” disse Vittoria mentre stendeva l’enorme asciugamano arancione che avrebbero occupato lei e Miele.
 
La violetta annui “è magica” convenne perdendosi ad ammirare il paesaggio suggestivo.
 
“Chi viene a fare il bagno?” domandò Mel euforica, ovviamente le sue due eterne complici si alzarono immediatamente.
 
“Ma non abbiamo il costume” osservò Dani con ovvietà.
 
“Be, non è indispensabile, alla fine in intimo è la stessa cosa” le fece notare la sorella che aveva già iniziato a spogliarsi.
 
“Insomma Dani cosa vuoi che sia dover tornare al bungalow con le mutande bagnate” disse sarcastica l’altra gemella stendendosi sul suo telo mare.
 
“La nonna di Penny è più spericolata di te Dì”.
 
Dieci minuti dopo, le tre nuotavano pacifiche, esibendosi in  tuffi carpiati e balletti sincronizzati.
Le due gemelle invece si godevano la calma, serenamente spaparanzate mentre  Gioia, Siena, Gin e Bianca, non ancora stremate dall’allenamento, giocavano  a beach volley  lanciandosi sulla sabbia nel tentativo d’afferrare la palla.
 
“Ti va di camminare un po’ alla ricerca di qualche conchiglia?” propose V all’amica, sorridendole dolcemente.
 
Miele rise “ non siamo al mare V” costatò alzandosi e porgendole la mano.
 
“Allora troveremo qualcos’altro”.
 

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 
Hiroto stava camminando solitario per il lungo lago, mentre il piede calciava un sassolino rotondo lungo tutto il tragitto.
Sebbene la compagnia dei suoi amici non gli dispiacesse affatto, ogni tanto, il rosso necessitava d’un attimo di solitudine, per ascoltare i suoi pensieri in pace  e riflettere sul percorso che stava intraprendendo.
Alzò il capo al cielo beandosi dei raggi caldi sulla sua pelle pallida, mentre il rumore della cascata in lontananza s’insinuava nelle sue orecchie, come sotto fondo della scena.
Per un attimo, l’immagine del monte Fuji gli balenò davanti agl’occhi, in tutta la sua naturale bellezza, uno spettacolo che ancora portava nel cuore.
Sorridendo riprese il tragitto, bloccandosi alla vista d’una chioma viola che ondeggiava lentamente.
 
“Guarda chi c’è” esclamò col solito entusiasmo V, indicando il rosso che stava venendo loro incontro.
 
Miele sbuffò “ non iniziare a dargli confidenza” disse diffidente.
 
Troppo tardi, la mora aveva già preso a sbracciarsi saltellando, rivolgendole un sorriso di scuse che sapeva d’imbroglio.
 
“Buon pomeriggio ragazze come state ?” domandò Hiroto esibendosi nel suo miglior sorriso accattivante.
 
“Bene, stavamo cercando un ricordo sulla spiaggia. Tu come stai? Come mai tutto solo?” gli rispose Vittoria affabile.
 
Miele alzò gli occhi al cielo “ sembri Bianca” disse, ignorando completamente la domanda di Kiyama.
 
“Stavo pensando in tutta tranquillità, comunque se volete vi do una mano nelle ricerche”.
 
“Già stanco di pensare” lo canzonò la violetta infastidita, probabilmente se Hiroto fosse stato più peloso la Riva l’avrebbe adorato immediatamente.
 
Lui rise, senza perdere il sorriso, scrutandola da capo ai piedi, palesemente interessato.
 
“Comunque accettiamo il tuo aiuto e non preoccuparti, Miele ringhia ma non morde, perlomeno non ancora” riprese la conversazione V, guadagnandosi così tutta la sua simpatia.
 
“Sia chiaro rosso fissami ancora con quello sguardo da maniaco e ti sotterro nella sabbia” lo minacciò Miele lanciandogli un occhiata penetrante, abbastanza simile a quella che Teddy aveva ricevuto al mattino.
 
Hiroto deglutì “farò del mio meglio” convenne, prima d’affiancarle nelle ricerche.
 
“Raccontami qualcosa di te?” riprovò a conversare il ragazzo, che di certo non si arrendeva così facilmente.
 
Miele non rispose, allontanandosi parecchio innervosita, borbottando in italiano una serie poco carina d’aggettivi per il giapponese .
 
“Un consiglio solamente perché mi stai simpatico, regalagli un cucciolo” gli bisbigliò Vittoria facendogli l’occhiolino.
 
“Quindi ami gli animali?”.
 
“Non sei stanco di fare domande a vuoto”.
 
“No”.
 
Quella risposta colpì la ragazza, c’era un tono stranamente sincero nella sua voce, il che la confondeva leggermente.
 
“Si, amo gli animali, sono leali e molto più intelligenti di quanto l’uomo si ostini a pensare” disse in fine.
 
“Grazie per aver risposto” esclamò lui soddisfatto, nessuno resisteva al suo fascino.
 
Quel pomeriggio Kiyama imparò due cose molto importanti su Miele, la prima era che la ragazza manteneva sempre le proprie intimidazioni, la sabbia nei suoi vestiti quando era tornato al suo dormitorio ne era la prova lampante.
La seconda fu che lei resisteva ai suoi splendidi occhi acquamarina e a tutto l’amplesso, forse non era poi così irresistibile.


Spazio Me finale:

Allora, Teddy si sta dimostrando decisamente antipatico ma Gioia regge il confronto, vai ragazza.
Per il resto credo d'aver reso Hiroto oc.
Perciò vorrei sapere cosa ne pensate (Miam questo è il tuo campo).
Vi ringrazio per essere arrivate in fondo.
Ora corro a leggere perchè ho visto che R&by a scritto e io sono in ritardo.
Un bacione
Mary colei che questa volta non definirà il capitolo obbrobrioso ( anche se coff lo coff pencoffsa) 

  
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