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Autore: emome    25/01/2012    2 recensioni
Isabella,17 anni va a vivere con la zia in una piccola cittadina degli Stati Uniti. Genitori morti e fratello scomparso.Pensava che sarebbe sprofondata ancora di più nella depressione e nella monotonia ma a scuola nota qualcosa che non và e la cronaca del posto mette i brividi.Conoscerà Alexander, bello e misterioso, ma sarà stata fortunata o sfortunata a conoscerlo?.
"Mi sembrava di essere finita in un film dell'orrore, con l'unico dettaglio che era tutto rale. Lui era reale".
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                 Capitolo

                                          16

 

 

  • Attenzione ci sono poche righe che potrebbero dar fastidio, particolari della lotta.

 

 

 

 

 

 

 

 

Era trasfigurata, quasi irriconoscibile; quando qualche  mese prima l’avevo vista per la prima volta  mi era sembrata una vecchina innocente che non avrebbe fatto del male  ad una mosca. Boccheggiai stupefatta. Alexander intanto mi era arrivato accanto.

“Ragazzina pensavo te ne saresti andata, mi eri sembrata abbastanza intelligente” disse in una voce gutturale che sembrava provenire dall’inferno. “Cosa sei?” “è una belva della morte, si ciba delle anime dannate morte e quello è suo figlio” mi spiegò prontamente Alexander al posto suo. Si stava avvicinando e in quel momento  era a pochi passi di distanza. “Già , non potevi andartene perché la tua unica casa è qui” fece finta di ricordarsi in tono sarcastico, “per colpa dei tuoi genitori morti” e terminò in una risata dove le si videro i denti neri. Sentii un moto di rabbia salirmi per lo stomaco, arrivarmi al cervello mescolato al dolore che andò al cuore.Tutto in una frazione di secondo.  Con uno scatto che non mi credevo capace di compiere le saltai al collo cogliendola di sorpresa, ma solo per il primo istante, infatti mi scaraventò facilmente contro uno dei tanti pannelli. Fu tanto veloce il mio volo che mi accorsi di esserci finita contro solo quando sentii il bruciore insopportabile delle ferite che mi ricoprivano le braccia scoperte e il viso. Con uno sforzo immane mi misi seduta e mi levai le schegge dalle braccia. Vidi Alexander abbattersi contro la belva della morte ma la contrastava a fatica. “Ti uccido” sibilava il mio demone e la belva sorrise soddisfatta “non mi fai paura sono molto più vecchia di te” e scaraventò anche lui lontano, Brian e Axel lottavano con il figlio. Quando vidi Alexander volare mi tornò prepotente la rabbia e mi alzai ignorando le fitte ovunque verso la belva.

Con una bracciata mi fece volare contro un altro pannello frantumando anch’esso.

“Stupida, stupida ragazzina” la sentii appena, il bruciore delle schegge  era insopportabile, riuscii a malapena ad aprire gli occhi, sentivo che stavo per svenire.

“Cosa pensavi di fare? Sei solo una stupida mortale insignificante ! ” sputò  furiosa dandomi un calcio in pancia. Grugnii per il dolore e sputai del sangue. Da quella posizione non riuscivo a vedere Alexander, chissà se stava bene. Non mi importava di nulla, volevo solo che lui stesse bene e che quei due esseri orribili non gli facessero nulla. “Bastarda!” lo sentii urlare e poi un tonfo, dietro il velo appannato nei miei occhi vidi i loro due corpi rotolare. Vidi Brian ed Axel guardarmi famelici per via del sangue, con la carcassa del loro avversario ai piedi. Vi erano riusciti, fuori uno !. 

La belva si scrollò di dosso Alexander e venne verso di me che nel frattempo  avevo trovato la forza di strisciare  sino al pugnale uccidi-demoni volato fino a me e rialzata che gli correvo contro. Era del tutto folle, non avevo nessuna speranza.

Con una mossa agile lo rivolse verso di me  ferendomi il braccio destro con uno squarcio orribilmente profondo. Subito sentii un caldo fiume di sangue scorrermi dal braccio. Caddi a terra e lì rimasi. “Stupida stupida stupida! “ mi insultò cantilenando.

Alexander cercava di raggiungermi ma era come se io e la belva fossimo state chiuse all’interno di una bolla di vetro. “Oh, ti interessa davvero la ragazzina “ vedevo e sentivo sempre meno, il dolore al braccio era così forte che mi mancava il respiro. Intorno a me il sangue era tantissimo. Forse era la vena. “Guarda questo allora” la sentii  dire avvicinandosi a me, mi passò il coltello sulla guancia dove fece un taglio, e poi al collo un altro.  Ormai ero sopraffatta dal dolore e non riuscivo più a riaprire gli occhi. Era tutto buio, sentivo un liquido denso e appiccicoso che mi circondava. Il mio sangue. Volevo Alexander, mi sentivo persa senza di lui in quel buio.

Non avevo mai pensato a come sarei morta, sinceramente non avevo mai pensato alla mia morte punto. Ma ora che ci sono dentro non posso fare altro che accettarla.

L’ho sempre vista nei film, ai notiziari, sui giornali ma la vedevo come una cosa lontana, nessun adolescente pensa a come debba morire ed ora è strano trovarsi in questa situazione. Ho sempre pensato che avrei visto la vita scorrermi davanti o cose del genere , invece non faccio che pensare a come mi senta sola senza di lui. Non voglio restare per sempre nell’oscurità, voglio rivederlo, risentire la sua voce.

D’improvviso riacquisto un minimo di sensibilità e sento una mano dietro la schiena tirarmi leggermente su e un’altra dietro al schiena a sorreggermi. “Amore apri gli occhi è tutto finito” è la sua voce. Dischiudo gli occhi e da una fessura minima lo vedo, mi sento subito meglio. “Ti amo” riesco a sussurargli  con voce roca. Se ne avessi la forza probabilmente riderei della mielosità della scena stile film ma è la cosa più adatta che mi è venuta in mente da dire. Quello che penso, tanto trà poco sarò morta.

“Anch’io ti amo ma non preoccuparti ti porto di corsa all’ospedale”. Lo sento più lontano, ecco, sto morendo. Sono pronta. C’è lui con me e questo mi basta.

   
 
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