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Autore: Clodie Swan    26/01/2012    6 recensioni
"Da molto tempo non affrontavamo un giorno doloroso come questo. Sapevamo che presto sarebbe arrivato. La parentesi felice di questi pochi anni non poteva durare per sempre. Non per noi. Siamo destinati a lottare, a compiere sacrifici, a soffrire pur di proteggere i nostri cari da ogni pericolo. Perfino da noi stessi. Perché noi non siamo persone normali. Siamo creature oscure e letali. Siamo dei vampiri."
Sono passati diversi anni dagli eventi di Breaking Dawn. I Cullen devono difendere il figlio di Renesmee e di Jacob Black dalle mire dei Volturi. La loro strada finirà per incrociarsi con quella di un giovane quanto affascinante cacciatore di vampiri.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Era una giornata nuvolosa all'aeroporto di Vancouver ma non c'era aria di pioggia. Un'elegante signora bruna in tailleur rosso uscì dall'arrivo dei voli nazionali dirigendosi a passo spedito verso l'uscita. Nonostante il suo volto dimostrasse una cinquantina d'anni ben portati, la sua straordinaria bellezza ed il suo fisico snello, facevano voltare diversi uomini, anche più giovani.
La signora Isabella Cullen però, come riportava il cartellino sulla sua vuitton, ignorando ogni sguardo, proseguì fino a trovarsi davanti ad un bellissimo ragazzo sui diciasette anni, dai capelli ramati, che l'aspettava ansioso.
"Bentornata amore, mi sei mancata. " mormorò lui cercando di baciarla sulle labbra.
Lei sorrise e gli porse la guancia. "Adesso no, Edward. Non qui."
Edward sospirò e prendendole dalla mano la valigia la scortò fino alla macchina. Non appena si sentì al sicuro nell'abitacolo dai vetri oscurati, la donna si staccò delicatamente dal viso una maschera sottilissima e trasparente che imitava alla perfezione la pelle umana e rivelò un volto candido da diciottenne. Edward la guardò compiaciuto e la attirò a sè baciandola appassionatamente. Bella ricambiò il bacio abbandonandosi tra le sue braccia finchè non fu lui a staccarsi.
"Mi hai respinto, prima." brontolò lui fingendosi arrabbiato.
Lei sorrise. "Lo sai che quando indosso il travestimento mi vergogno. Cosa penserebbe la gente? Sembro tua madre! Potevi mettere una maschera anche tu."
Edward scosse la testa e accese il motore. "Anche se continuerò a ringraziare in eterno Alice per la sua idea geniale, detesto mettermi quelle maschere. Anche se sono leggerissime ed invisibili è frustrante come cosa. Già devo fingermi un umano, fingermi pure vecchio è stressante. A proposito, tua madre come sta?"
"Oh, sta molto meglio. Il medico dice che si è ripresa ed ha un buon quadro clinico per la sua età. Ma mi ha rattristato con i suoi discorsi."
Edward uscì dal parcheggio continuando ad ascoltarla con attenzione.
"Mi diceva quanto sono belli i nipotini delle sue amiche e cose del genere. So quanto li avrebbe voluti anche lei. Non si è mai rassegnata alla mia sterilità. Anche se le abbiamo fatto passare Renesmee come la nostra figlia adottiva, so che ci sta male per me."
Bella fece scivolare via le lenti a contatto color cioccolato e guardò suo marito con un'espressione triste attraverso i suoi grandi occhi dorati. "Io capisco cosa prova, Edward. Perchè anche io soffro per mia figlia."
Edward sospirò e si fermò ad un semaforo rosso. "Sono passati più di vent'anni, Bella. Renesmee ha ormai superato la cosa."
Lei scosse la testa. "No, Edward. Non lo farà mai. E neanche noi."
Bella spalancò la porta dei suoi pensieri mostrando ad Edward i suoi ultimi ricordi del piccolo David.
I Cullen che uscivano alla luce del sole protetti dai mantelli. Rosalie che posava il piccolo nel seggiolino dell'auto. Renesmee che passava davanti allo sportello aperto per dargli un ultimo sguardo. David continuava a riposare tranquillo senza sapere che non avrebbe più rivisto la sua mamma. Renesmee aveva nascosto il volto contro la spalla di Jakob singhiozzando. Lui avvolgendole le spalle con il braccio l'aveva dolcemente allontanta gettando un'ultima occhiata a suo figlio. Lei, Bella aveva scambiato uno sguardo d'intesa con Rosalie ed aveva chiuso lo sportello guardando la macchina allontanarsi.
Edward si scosse da quella visione e guardò la moglie turbato. "E' stato difficile anche per me. Maledettamente difficile."
"Io non ti sto incolpando di nulla. Vorrei solo poter far qualcosa per nostra figlia. La ferita non si è mai rimarginata. Non potremmo cercare di scoprire che fine ha fatto il bambino? Solo per sapere che sta bene..."
Edward imboccò la strada a nord di Vancouver che portava a casa loro. Non proferì una parola per tutto il tragitto. "C'è una cosa che volevo dirti. Carlisle stava pensando di riunire la famiglia regalandoci un viaggio in Scozia. Possiamo decidere insieme se c'è la possibilità di ritrovare David." Bella lo guardò con gratitudine e lo abbracciò forte.
"Dovremo essere molto cauti.»precisò Edward «I Volturi hanno solo allentato la sorveglianza ma non sono scomparsi dalle nostre vite."
"Certo, lo so. Ma credi che anche Renesmee e Jacob verranno? Le devo telefonare assolutamente stasera."
"Si, penso proprio di sì. Comunque c'è un'altra cosa che volevo proporti...che ne dici di precedere la famiglia e farci un viaggetto solo io e te? E' da un pò che non ce ne stiamo insieme per conto nostro e poi volevo farti un regalino."
Bella lo guardò incuriosita. "Dove vuoi portarmi?"
Edward sorrise esultante. "Nella patria della tua Jane Austen. La prossima settimana io e te saremo a Londra."


L'ospite della Terrace Suite aveva qualcosa si sinistro. Simon, uno dei giovani camerieri del Dorchester, adetto alle Roof Suites, avvertiva sempre uno strano timore quando doveva entrare in quella stanza con il carrello della cena. Il tipo che la occupava aveva dei modi gentili e lasciava laute mancie eppure gettava uno strano senso di inquietudine intorno a sè.
La camera era avvolta nella penombra, illuminata solo da una luce che veniva dalla camera da letto. "Mollo il carrello e me ne vado." pensò Simon accendendo una lampada.
"Cortesemente potresti accendere il camino prima di andare?" chiese il cliente materializzandosi nel salotto.
Il giovanotto ebbe un sussulto vedendolo. Non lo aveva proprio sentito arrivare.
"Si certo signor Dupont." rispose il ragazzo perplesso.
L'altro sorrise. "Louis prego. Siamo quasi coetanei."
Simon si affrettò ad accendere il fuoco con le dita tremanti sotto lo sguardo divertito di Louis.
"Stasera ho una videoconferenza. Non voglio essere disturbato. Non passatemi chiamate." disse Louis porgendogli una banconota.
"Certo, signore." rispose il ragazzo allungando la mano per prendere la mancia.
Louis però la ritirò. "Ah-ah. Cosa avevo detto?"
Simon si corresse. "Certo, Louis."
"Bravo." rispose il distinto giovane mettendogli in mano i soldi. Che mani gelide. Mentre usciva dalla suite ed entrava nell'ascensore Simon guardò stupito le cinquanta sterline. "Ma come fa quello ad avere tutti questi soldi? E per chi lavora?"

Rimasto solo Louis si mise ad ammirare il fuoco e poi il suo sguardo si posò sulla sua immagine sopra lo specchio. I suoi occhi erano quasi neri per la sete. Sarebbe uscito a mangiare qualcosa dopo aver parlato con Aro.Quanto era stato difficile convicerlo ad usare quei mezzi moderni, pensava, accendendo il portatile sopra il tavolino del salotto. Ad un vampiro millenario come lui, che aveva a sua disposizione guardie dagli immensi poteri, le comodità della tecnologia dovevano sembrare una vera perdita di tempo.
A lui, invece, piacevano molto e poi non sopportava essere tagliato fuori dalle nuove scoperte degli umani. Era anche un altro modo utile per evitare il tocco del signore di Volterra.
All'ora convenuta Aro si collegò con lui.
"Aro, mio signore.»esordì Louis «Cosa ne pensi di questa fantastica invenzione?"
Aro dall'altra parte dello schermo lo guardò con diffidenza. "Sei certo che nessuno ci sentirà?"
"Mio signore, mi trovo in una suite all'ultimo piano di un hotel a cinque stelle che da su un parco immenso. La zona è sicura, ho preso tutte le dovute precauzioni."
Aro avvicinò il suo volto pallido allo schermo "Ti ho inviato a Londra per una missione ben precisa. Stando ai tuoi ultimi rapporti, questo cacciatore di vampiri che ha fatto la sua comparsa sta diventando pericoloso."
"Per ora non sta che uccidendo dei neonati inutili e imprudenti. Lo scorso anno avevano lasciato una scia di omicidi che cominciava a dare nell'occhio. Saremmo dovuti intervenire presto o tardi. L'umano ci ha risparmiato parecchio lavoro." commentò Louis sarcastico.
"Sa troppe cose.» obiettò Aro. «Finora ha agito in segreto ma potrebbe rivelare le prove della nostra esistenza da un momento all'altro. Non possiamo correre rischi. Devi trovarlo e ucciderlo."
Louis chinò il capo in segno di sottomissione. "Sarà fatto mio signore." "Credi di riuscire a trovarlo? Posso inviarti dei rinforzi se lo desideri.»
"Non sarà necessario. Sono in grado di trovarlo da solo."assicurò Louis.
Aro lo guardò sarcastico. "Così come sei stato in grado di trovare il nipote dei Cullen?"
Louis si aspettava quel commento. Aro non si era dimenticato di quel bambino. Nè lo avrebbe mai fatto."Non mai ho smesso di cercarlo e lo troverò, mio signore." rispose Louis ossequioso. «Sono passati ventun'anni. Molto presto sono certo che David Black uscirà allo scoperto.»
Gli occhi rossi di Aro dardeggiarono. "Sto cominciando a pensare di intervenire personalmente. A costo di mettere le mie mani su ciascuno dei Cullen e frugare in ogni istante del loro passato. Non deludermi, Louis."
La comunicazione si chiuse. Louis spense il computer e sbriciolò con le mani un portacenere di cristallo riducendolo in polvere. L'ordine di Aro sconvolgeva i suoi piani.


Bella uscì dal teatro entusiasta tenendo la mano di Edward e guardandolo con adorazione. "Oh Edward. E' stato bellissimo! Non avrei mai sognato di vedere recitato Romeo e Giulietta in un teatro come quelli dell'epoca." Edward sorrise e l'attirò a sé, continuando a camminare.

"Sapevo ti sarebbe piaciuto il Globe Theatre. Abbiamo due settimane prima dell'appuntamento con gli altri in Scozia. Possiamo goderci Londra per qualche giorno e poi visitare l'itinerario di Jane Austen."
Bella si fermò per dargli un bacio sulle labbra. "L'idea mi piace ma prima voglio pensare a godermi il resto di questa notte meravigliosa."
Edward fremette di gioia e la sollevò da terra facendole fare una breve piroetta lasciando che i lunghi capelli scuri di lei gli sfiorassero il volto. La baciò di nuovo e la posò a terra cingendole le spalle con un braccio. Bella ricambiò la stretta e gli posò la testa sulla spalla. Continuarono a caminare così in una nuvola di felicità per le strade di Londra isolati dal resto del mondo. Proseguirono a piedi verso Kensington per tornare in albergo senza affrettare il passo godendosi l'atmosfera di quella città leggendaria ricca di secoli di storia. Bella pensò che anche la storia dei Cullen, in un certo senso, aveva avuto inizio lì. Quella città aveva dato i natali a Carlisle ed aveva visto la sua trasformazione tanti secoli prima in una notte buia come quella.
"Bella...non ti voltare ma ho l'impressione che qualcuno ci stia seguendo." bisbigliò Edward in tono appena percettibile.
Bella sussultò e fiutò l'aria. Non avvertiva nessun odore ma sentiva chiaramente un battito cardiaco a diversi passi da loro. "Chi può essere?"pensò lei abbassando il suo scudo mentale.
"Chi lo sa. Forse un ladruncolo che vuole rubarci il portafogli." Edward la guardò sorridendo. «Ci sarà da divertirsi.»
Bella non era dello stesso parere. "Non voglio fare del male a nessuno. Andiamocene." fece per affrettare il passo ma Edward la trattenne. "Prudenza Bella. Non possiamo farci notare."
"Ma è buio e poi non c'è nessuno tranne lui. Preferisco seminarlo."
Edward annuì e al primo angolo le fece cenno di girare. Non appena furono certi di essere al di fuori del campo visivo dello sconosciuto accellerarono il passo alla velocità supersonica dei vampiri, guadagnarono diversi isolati attraverso le strade semideserte. Bene nessuno aveva fatto caso a loro.
"Ok riprendiamo un'andatura umana." disse Bella rilassandosi.
Fatti pochi passi Edward si fermò turbato. "Lo sento ancora."

 

  
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