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Autore: BebaTaylor    26/01/2012    1 recensioni
Calliope, diciassette anni, ultimo anno di liceo. Abile nell’organizzare feste. Un dolore arrivato all’improvviso che le lacera l’anima, ma fa credere a tutti di averlo superato. Un ex ragazzo, troppo stupido per capire il motivo per cui è stato lasciato e una ex migliore amica, che non la racconta giusta. Un rapporto da ricucire con Chris e Travis, che erano i suoi migliori amici, prima che lei voltasse loro le spalle per stare con James e la sua cricca.
Zack, ventun anni, meccanico, tastierista e all’occorrenza cantante nel gruppo formato da lui, Chris, Travis, Antony e Matt. Capace di arrivare alle spalle senza farsi sentire.
Clarissa, capo cheerleader, sceglierà di rinunciare ai suoi “privilegi” per seguire quello che le dice il suo cuore.
Chris, pronto a prendere a pugni chiunque faccia soffrire Calliope, con un segreto che ha paura persino a confessare a se stesso.
E poi c’è Jessica, pronta a portare scompiglio nelle loro vite.
Questa è la loro storia.
STORIA SOSPESA maggiori info alla fine dell'ultimo capitolo
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Cinque


Calli aprì gli occhi, si girò sul fianco e guardò la sveglia. Erano le dieci del mattino.
Adrian entrò nella sua camera con un vassoio in mano. «Ti ho portato la colazione.» esclamò vedendo la ragazza sveglia. «Ho chiamato il preside e l'ho avvertito.» aggiunse, si avvicinò al letto e fece una carezza alla ragazza.
«Grazie.» mormorò Callie. Adrian fece un sorriso tirato ed uscì dalla camera. Callie si alzò e si accorse di indossare ancora la giacca di Zack. La tolse e la lasciò sul letto, si alzò e si sedette alla scrivania. Adrian le aveva preparato i pancake e una spremuta d'arancia.
Versò lo sciroppo d’acero sui pancake, ne tagliò un pezzo e iniziò a mangiare. Callie si accorse di avere fame, non mangiava dal pranzo del giorno prima. In pochi minuti finì la colazione e tornò a letto. Guardò la giacca di Zack e pensò che doveva ridargliela. Lui era stato così gentile a prestargliela. Callie afferrò la sua borsa e cercò la ricevuta di quella volta che era andata dal meccanico. La trovò in una delle taschine interne, la prese e l'appoggiò sul comodino. Prese il cordless e chiamò il numero riportato sul foglio. Sperò che a risponderle fosse proprio Zack.
«Max Car.»
«Zack?» sussurrò Callie, stringendo con la mano libera il cuscino.
«Callie? Sei tu?» domandò Zack sorpreso.
«Sì... io ieri... non mi sono accorta di essere andata via con la tua giacca...» continuò a mormorare Callie.
«Oh, non preoccuparti. Puoi ridarmela quando vuoi. Oppure puoi darla a Travis o Chris.» disse Zack.
Callie spostò la mano dal cuscino alla bocca e incominciò a mordicchiare le pellicine attorno all'unghia del pollice. «Oh...va bene.» sospirò. «Io... grazie ancora.» esclamò.
«Ciao Zack.» disse dopo un attimo di silenzio.
«Ciao Callie.» pronunciò Zack. La ragazza si stupì del tono dolce del ragazzo.
Guardò il telefono e lo posò sul comodino.
Si sdraiò di nuovo sul letto, voleva solo dormire.

Callie venne svegliata dal suono del telefono. Allungò una mano e prese il cordless. «Pronto?» biascicò ancora assonnata.
«Cosa fai, dormi? Stamattina ti ho aspettato, ma sono dovuta andare a scuola con la mia macchina.... » esclamò Liz. «E sono arrivata in ritardo! Tutto per colpa tua!»
Callie si passò una mano sul viso. «Liz... ieri...»
«Non m'interessa cosa hai fatto ieri! Ho preso una nota per colpa tua!» gridò l'altra.
«Stupida! Ti importa solo di te! Perché non mi chiedi come mai non sono venuta a scuola?» urlò Callie. «Ieri i miei sono morti! Morti! Non li rivedrò mai più!» continuò con la voce rotta dalle lacrime. Non aspettò una risposta da Liz e chiuse la chiamata, per poi lasciar cadere il telefono sul tappeto. Non le importava se poteva rompersi. Non le importava di nulla in quel momento.
Dopo pochi istanti il telefono squillò ancora. Callie lo lasciò suonare, ci avrebbe pensato Adrian oppure Tracy a rispondere. Mise la testa sotto al cuscino e tirò le coperte fino a sopra le orecchie.
Pochi secondi dopo il telefono cessò di suonare.
«Era la tua amica Liz, dice che le dispiace.» disse pochi minuti dopo Adrian entrando in camera di Callie. La ragazza tolse la testa da sotto il cuscino e abbassò le coperte.
«Si scusa per essersi arrabbiata.» continuò l'uomo.
«Va bene.» mormorò Callie.
«Io e Tracy più tardi andremo all'obitorio... vuoi venire?» chiese Adrian.
Callie lo guardò e fece una smorfia. Non sapeva cosa fare. Andare oppure no? Andare e rischiare di avere gli incubi per il resto della vita o non andare e avere il rimorso?
«Non lo so.» rispose in un sussurro. Adrian annuì e uscì dalla stanza.
Callie prese il telefono che aveva lasciato cadere sul telefono e schiacciò il tasto per richiamare l'ultimo numero che aveva composto.
«Max Car.» disse Zack. Callie sospirò di sollievo.
«Sono Callie, scusa se ti disturbo di nuovo...» disse.
«Nessun disturbo.» esclamò lui.
Callie si mordicchiò il labbro inferiore. «Secondo te, dovrei andare all'obitorio? Io non so cosa fare...»
«Devi deciderlo te.» rispose Zack.
«Io non so cosa fare.» mormorò lei. «Se ci vado e mi pento? E se non ci vado e mi pento ugualmente?»
«Non so cosa consigliarti.» disse Zack.
Callie sospirò e posò la testa sul cuscino. «Io non voglio andarci. Ma se poi gli altri mi dicono che sbaglio?»
«Non devi pensare a quello che diranno gli altri.» rispose Zack. «Devi fare quello che ti senti.»
Callie sospirò ancora. «Lo so. Io... grazie.»
«Di nulla. E scusami per la sera del ballo.» disse Zack. «Per il bacio.» continuò abbassando la voce.
«Non preoccuparti.» disse lei. Un rumore di portiere che si chiudevano attirò la sua attenzione. Si alzò e guardò fuori dalla finestra. James, Liz, Daphne, Eddie e Liam si stavano avvicinando all'ingresso. «Devo andare. Ciao Zack.» e senza aspettare una risposta gettò il cordless sul letto. Sentì la porta d'ingresso aprirsi e la voce di Adrian. Callie guardò la giacca di Zack ancora posata sul letto, la prese e la mise nell'armadio. Nessuno, in particolare James, doveva sapere dove era stata la sera prima.
Si sedette sul letto e un paio di secondi dopo James aprì la porta della sua stanza.
«Tesoro mio.» mormorò il ragazzo abbracciandola. Lei si strinse a lui e posò la testa sulla sua spalla.
Il ragazzo si scostò e si sedette accanto a lei. Liam e Daphne rimasero in piedi vicino all'armadio bianco.
«Ci dispiace tanto.» esclamò Daphne. Callie la guardò, si aspettava un po' di più da lei.
Eddie si limitò ad abbracciarla, per poi sedersi sulla sedia.
Liz si avvicinò al letto e strinse Callie. «Scusami per prima.» disse. Callie guardò la sua migliore amica. Qualcosa non l'aveva convinta.
Secondo lei si era scusata solo perché doveva farlo, non perché sentisse di fare delle scuse.
Nella stanza calò il silenzio, erano tutti imbarazzati. Per alcuni minuti non parlò nessuno.
«Quando ci sarà il funerale?» domandò Liam infilando le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta della squadra di football.
«Non lo so.» rispose Callie guardandolo, era quasi grata che avesse rotto il silenzio. «Prova a chiederlo ad Adrian.» aggiunse posando la testa sulla spalla di James. Lui le circondò la vita con il braccio destro.
«Domani ti porto i compiti.» esclamò Liz. «Andiamo?» chiese rivolgendosi a Daphne, la quale annuì.
«Ma come... andate già via?» mormorò debolmente Callie.
Liz annuì. «Devo fare il compito che mi hanno dato come punizione.» rispose. Eddie si alzò e insieme a Daphne, Liam e Liz si avviò alla porta. «Ti aspettiamo alla macchina.» esclamò Liam pria di chiudere la porta dietro di lui.
Callie abbracciò James, voleva sentirsi protetta, dato che i suoi non potevano più farlo.
«Dovresti farti una doccia.» disse James alzandosi.
«Cosa?» esclamò, più arrabbiata che stupita, Calie. «Vuoi dire che... puzzo?»
James annuì. «Devo andare.» disse, le baciò la guancia.
«Ti chiamo più tardi.» aggiunge prima di uscire.
Callie guardò la porta chiudersi. Non riusciva a capire il motivo per cui i suoi amici fossero rimasti così poco da lei. Ripensò al tono con cui Liz aveva pronunciato la frase relativa al compito assegnatole come punizione. Sembrava quasi che fosse colpa sua. Fissò la porta finché non sentì l’auto di Liam allontanarsi.
Ma quello che le faceva più male erano stati le parole e l'atteggiamento di James.
Afferrò il telefono e con le mani che tremavano compose il numero di casa di Travis.
«Casa Bones.» le rispose la madre di Travis.
«Son Calliope, Travis è in casa?» domandò Callie.
«Oh, Calliope... mi dispiace per i tuoi genitori.» disse la signora Bones.
«Grazie.» mormorò Callie.
«Vado a chiamare Travis, sta studiando.» le disse la donna. «Aspetta un attimo.»
Callie sospirò. Non sapeva neppure lei il perché stesse chiamando Travis. Sapeva solo che non poteva chiamare -di nuovo- Zack, tre volte in un giorno erano troppe, e chiamare Chris voleva dire farlo arrabbiare e correre da James per prenderlo a pugni. No, Travis, era l'unico persona che poteva chiamare.
«Ciao Callie.» esclamò Travis.
«Ciao Travis, io volevo dirti...» Callie si bloccò, non sapeva cosa dire. «Volevo dirti... che prima è venuto qui James e lui non ha voluto abbracciarmi perché....»
«Perché cosa?» la incalzò dolcemente lui.
«Mi ha detto che devo farmi la doccia.» rispose Callie. Prese un respiro profondo e continuò. «Secondo te è normale?»
«No, non è normale. James è un cretino, lo sai che l'ho sempre pensato.» disse Travis.
Callie sapeva che lui e James non si erano mai sopportati, anche se non aveva mai capito il perché. «Io pensavo...» iniziò a parlare.
«Lo so che ci tieni a lui, ma è stato un cretino insensibile. Come si possono dire certe cose?» esclamò duramente Travis.
«Magari è sconvolto...» disse Callie alzandosi in piedi e si avvicinò allo specchio appeso al muro vicino ala scrivania.
«Cosa? No, Callie, non è lui che deve essere sconvolto, quella sei tu.» Travis sospirò profondamente. «James è stupido.»
Callie fissò il suo viso riflesso allo specchio. «Io... non so più cosa pensare. mi scoppia la testa.» mormorò. «E ho anche fame.»
«Mangia.» le disse Travis. «Ci vediamo.» aggiunse prima di riattaccare.
Callie si avvicinò alla sedia e si lasciò cadere su di essa. Travis era arrabbiato con James, l'aveva capito. E per fortuna non gli aveva raccontato di Liz. Decise di scendere in cucina. Era dal giorno prima che non vedeva Tracy.
«Callie... hai fame?» le disse Adrian vedendola apparire in cucina. Callie annuì. «Sto cucinando delle bistecche, le ho trovate nel frigo, avevo paura che andassero a male.»
Callie annuì ancora. «Tracy?» domandò.
«E' in garage, sta pulendo la nostra auto.» rispose l'uomo «Sai com'è fatta.» aggiunse cercando di fare un sorriso, ma fece solo una smorfia. Callie abbozzò un sorriso. «Vado da lei.»
Mentre si dirigeva verso il garage pensò a quando Joey, il figlio di Adrian e Tracy si era ammalato di leucemia per poi morire quattro mesi dopo. Callie non aveva mai visto Tracy comportarsi in quel modo. Dopo il funerale del piccolo -aveva solo sette anni-, era tornata a casa, si era cambiata il vestito, aveva indossato una tuta scolorita e aveva iniziato a pulire le fughe delle piastrelle del bagno con un vecchio spazzolino.
Tracy era rimasta lì per delle ore, e nessuno era riuscito a spostarla. E nei giorni seguenti aveva pulito a fondo tutta casa.
«Tracy, la cena è quasi pronta.» disse Callie entrando in garage.
La donna, che stava pulendo la carrozzeria della macchina si fermò e fissò la ragazza. «Ciao tesoro.» esclamò sorridendo debolmente. «Arrivo.» La cena si svolse quasi in silenzio, nessuno di loro aveva voglia di parlare, così si limitarono a dirsi cose come "mi passi il sale?" "Vuoi ancora qualcosa?"
Alla fine, alle nove e mezzo, dopo un lungo bagno caldo, Callie andò a dormire.
Aveva appena posato la testa sul cuscino quando si ricordò della giacca di Zack nell'armadio. Si alzò, la prese e tornò a letto; e stringendo quel pezzo di stoffa di jeans si addormentò.

Il silenzio al cimitero era interrotto dalle parole de prete. Callie, in piedi in mezzo a Tracy e Adrian, fissava i suoi piedi.
Dietro di lei, c'erano i suoi amici. James le aveva sorriso quando lei si era voltata e Callie dimenticò le parole che lui le aveva detto un paio di giorni prima.
Alla fine non era andata all'obitorio e né Adrian né Tracy le avevano detto qualcosa.
Callie alzò il viso e vide, a qualche metro di distanza, Chris, Travis, Clarissa, Antony, Matt e Zack. Callie abbozzò un sorriso nella direzione dei ragazzi e Zack ricambiò.
Callie abbassò il viso sentendosi colpevole. Aveva sorriso a Zack -perché quel sorriso era per lui- quando dietro di lei c'era James. Non era quello il momento di sorridere a Zack, non durante il funerale dei suoi genitori.

«Perché sono qui?» chiese James quando il funerale finì.
«Chi?» domandò Callie, anche se aveva capito a chi si riferiva.
«Gli sfigati.» rispose il ragazzo facendo un cenno con la testa.
«Ehm... perché eravamo amici? Perché conoscono... conoscevano mamma e papà?» rispose Callie aprendo la portiera dell'auto. Adrian e Tracy era a qualche metro di distanza e stavano parlando con alcune persone.
«Per Chris, Travis e Clarissa va bene. Ma gli altri tre?» James aveva abbassato il tono della voce.
«Non lo so.» rispose stancamente Callie. «Chiedilo a loro.» aggiunse e salì in macchina.
James sospirò profondamente e Callie capì che si stava arrabbiando.
«Non arrabbiarti, per favore. Non oggi.» lo supplicò lei.
L'espressione del viso di James si addolcì. «Scusa. Ci vediamo domani.» le sussurrò all'orecchio prima di baciarla. Lei annuì e notò che Zack li stava guardando. Quando James si allontanò, lei si girò verso Zack era già scomparso, e inaspettatamente si sentì delusa. Non l'aveva più sentito ne visto dal giorno in cui l'aveva chiamato al telefono.

Salve! Ringrazio chi ha letto questo capitolo e quelli precedenti, chi ha messo la storia fra le seguite, ricordate e preferite.
Grazie mille.
   
 
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