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Autore: Shade Owl    27/01/2012    1 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Il Tredicesimo Membro si sollevò dal voluminoso tomo che stava studiando da giorni e stropicciò gli occhi, arrossati per la stanchezza. O meglio, il solo occhio che gli rimaneva. Anche per questo era tanto a pezzi: leggere, per un orbo, era assai più complicato che per le persone con entrambi i bulbi oculari al loro posto. Se poi si aggiungeva il fatto che come fonte luminosa aveva solo qualche candela…
Stava cercando con tutte le proprie forze di trovare il luogo in cui si sarebbe verificata la Convergenza, poiché era lì che doveva cercare di arrivare, ed era necessario farlo prima del Sommo Concilio. Non era del tutto certo che sapessero già dove recarsi, ma non erano stupidi, e se non avevano già intuito il collegamento l’avrebbero certamente fatto presto. Il suo solo vantaggio era che l’unico libro in cui erano riportati i dati utili alla la localizzazione del Seme del Demonio era in suo possesso.
Tuttavia, era stato redatto all’epoca di Avendrod, e ciò significava che molti nomi, calcoli e coordinate geografiche corrispondevano a cose non più esistenti, per non parlare dello spostamento dell’asse terrestre.
Mentre si alzava per prendere un po’ d’acqua dalla brocca lì vicino, Marcus comparve nel mezzo della stanza.
- Brutte notizie.- annunciò - Timothy Anderson è partito stamattina presto. Sta cercando il Seme del Demonio.-
Lo stregone annuì lentamente, tornando a sedersi.
- Capisco…- disse con calma - Bhè, non è che sia una cosa proprio inaspettata, dopotutto. Dovevano capirlo, prima o poi.-
- Ma non ci aiuta.- osservò lui - Se arrivasse prima di noi il Sommo Concilio potrebbe impedire la Convergenza. E lei sta mirando alla sua magia, no?-
Il Tredicesimo Membro annuì ancora.
- Non può certamente sapere dove avverrà.- decretò, deciso - Ho portato via tutti i libri, dopo l’esilio.-
- Qualcosa dev’essere rimasto, perché sta seguendo le indicazioni della sirena empatica che ho visto a casa sua.-
- Perché lei può percepire la magia, sì.- rispose lui - Staranno seguendo le onde magiche emesse dal Seme.-
- E non possiamo farlo anche noi?-
- No. Gli empatici sono rari, e lei è molto potente. E seguirli non è un’opzione, lei ci sentirebbe.- gettò un’occhiata stanca al libro - Devi rallentarli in qualsiasi modo ti venga in mente. Non sono ancora pronto.-
- Non sarà semplice.- osservò il mercenario.
- Non importa! Guadagna tempo, mentre io studio le vecchie carte!- sbottò spazientito - E ora vai!-
Marcus annuì e se ne andò, senza ribattere. Il Tredicesimo Membro era certo che sarebbe riuscito ad accontentarlo: per quanto incapace di affrontare direttamente Timothy Anderson, aveva le risorse necessarie a rallentarlo almeno per un po’.
O, quantomeno, questo era ciò che sperava.

Continuarono ad andare per ore ed ore, senza fermarsi praticamente mai, tanto che le nocche di Timmi erano sbiancate a furia di stringere il volante per guidare.
- Mi sembri un po’ stanco.- osservò Raven - Vuoi fermarti?-
- Ho visto un segnale per una stazione di servizio.- rispose lui - È tra meno di un chilometro. Abbiamo anche bisogno di fare benzina, quindi…-
La sirena si era appisolata, almeno all’apparenza, fin da quando avevano lasciato la regione collinare e leggermente umida in cui abitava Timmi per poi entrare nelle Grandi Pianure, su cui picchiava un sole così caldo che sembrava di essere in pieno deserto. Incredibile che fosse ancora Febbraio.
- Ehi, ci sei?- le chiese lui, scrollandola leggermente con movimenti rigidi per la prolungata immobilità (avrebbe potuto giurare di sentire uno scricchiolio proveniente dalle proprie giunture rattrappite).
La sirena si destò di soprassalto, sbattendo gli occhi alla luce del sole, borbottando qualcosa di incoerente su un tritone molesto.
Quando finalmente si fermarono alla polverosa stazione di servizio scesero tutti e tre: secondo la sirena ci sarebbe voluto ancora un bel po’ prima di arrivare, e sarebbe stato necessario comprare qualcosa da mangiare. Così, mentre lui faceva il pieno al serbatoio e Raven si sgranchiva un po’ le gambe, lei entrò nel piccolo negozio per prendere quanto era necessario.
- E segui attentamente la lista che ti ho dato!- le intimò il mezzodemone.
Il caldo, fuori dall’auto, era decisamente insopportabile per Raven che, abituata a climi più freddi e rigidi, cominciò ben presto a sentirsi un po’ sudata.
- Ciao.- le disse qualcuno.
Si trattava di un uomo, uno che non aveva mai visto, dall’aspetto perfettamente ordinario: corti capelli neri, naso un po’ aquilino e pelle scurita sotto il sole. Probabilmente, un umano come tanti altri. In testa aveva un cappellino azzurro, polveroso come il resto di quel posto.
- Buongiorno.- rispose lei.
- Tu non sei di queste parti, vero?-
- No. Vengo da un luogo molto più freddo.-
- Sì, lo immaginavo… E poi oggi è molto più caldo del solito.-
Raven guardò il cielo, privo di nuvole, ed esalò un sospiro stanco a causa dell’afa.
- Qui fa sempre tanto caldo?- chiese.
- Solo quando c’è il sole.- ridacchiò l’altro - Ma il deserto è peggio.- aggiunse.
- Fa più caldo?-
- Certo!- rispose lui, ridendo - Sennò che deserto sarebbe? Non ne esiste uno freddo!-
- Mai sentito parlare dell’Antartide?- replicò Raven.
Lui la ignorò.
- Senti… visto che hai tanto caldo…- disse - … potresti salire un attimo in auto. Ho l’aria condizionata, sai?-
- Ah, sì…- rispose distrattamente Raven, guardando la distesa polverosa: per lei, quel posto non era proprio qualcosa di nuovo, ma ci andava molto vicino - Anche il mio amico ha quella cosa. Si sta bene in auto.-
Prima che l’altro, palesemente stupito, potesse risponderle, ci fu un grido di esasperazione e rancore represso che risuonò nell’aria e lo fece trasalire. La valchiria, invece, essendo molto più abituata di lui alle manifestazioni emotive di Timmi, si limitò a voltarsi: il suo amico era appoggiato al tettuccio dell’auto con le mani, traendo dei profondi respiri per calmarsi, le palpebre e i denti serratissimi. Il motivo della sua irritazione era più che evidente, tutto sommato: la sirena, alle sue spalle, stava in piedi tutta sorridente con non meno di quattro buste di plastica gonfie di merce che, decisamente, eccedevano parecchio rispetto alla quantità richiesta.
- Raven…- sbottò furibondo Timmi - … sali in macchina, e mettiti davanti, stavolta… o altrimenti finisce che la ammazzo!-

- Si può sapere cosa diavolo ti dice quella zuppa d’alghe che hai in testa?- sbottò senza voltarsi, cercando ancora di mantenere la calma - Ti avevo detto chiaro e tondo di seguire la mia lista!-
- E l’ho fatto.- disse lei, mangiucchiando un marshmallow - Buono…- commentò - … ma credo che… bhè, manca il pepe…-
- Se hai seguito la lista, perché stai mangiando marsh… e finiscila!- sbottò, strappandole di mano il sacchetto, mentre lei se lo inclinava sopra la bocca spalancata - Finirai in iperglicemia!- la passò a Raven - Tienila lontana dagli zuccheri.- le chiese - E tu dimmi cosa accidenti volevi fare, poco fa!-
- Volevo comprare quello che mi hai chiesto tu.- rispose, cercando qualcosa nella busta più vicina, mentre Raven la guardava attentamente in cerca di glucosio non autorizzato - Però poi mi è venuta voglia di cantare… era da tanto che non lo facevo…-
- Ma se non hai quasi fatto altro, tranne mandarmi fuori dai gangheri!- protestò Timmi.
- Sì, bhè, quello non è “cantare”…- obbiettò la sirena, distraendosi un istante dalla sua ricerca - Io sono una sirena, no? Le sirene, quando cantano, non sono minimamente paragonabili a voi esseri umani… o alle valchirie…-
- Già, questo è vero…- concesse il mezzodemone, rassegnato.
- … o ai Custodi dell'Eden… ai Draghi… agli Elfi…-
- Sì, ho capito…-
- … ai Nani, ai Troll, ai paperi…-
- HO CAPITO! Aspe… che c’entrano i paperi?-

***

Marcus sapeva bene di non potere affrontare l’Artiglio Nero e la Valchiria tutto da solo, però poteva forse dare loro qualcosa che li trattenesse per un po’. Attese fino a sera, quando i tre che stava seguendo a distanza si fermarono finalmente in uno squallido albergo ad ore di una minuscola cittadina in mezzo alle Grandi Pianure.
Li vide prendere due camere (una per Timmi e un’altra per Raven e la sirena) ed andare a letto presto, probabilmente con l’intenzione di svegliarsi appena fosse sorto il sole. L’occasione di aggredirli nel sonno era ghiotta, ed avrebbe potuto levarseli dai piedi per sempre. Il Sommo Concilio non l’avrebbe mai saputo, poiché nessuno sapeva dove si trovavano in quel momento, e prima che chiunque se ne potesse accorgere sarebbe passato troppo tempo per rimediare.
Tuttavia, la prudenza gli diceva di non avvicinarsi così tanto a loro di persona: Timothy Anderson e Raven Åström erano molto forti, e non era il caso di sfidare la sorte. Se si fossero svegliati l’avrebbero certamente fatto a pezzi. E la sirena… bhè, lei non sembrava pericolosa, ma non gli pareva utile cercare di sorprendere nemmeno lei: era empatica, ed avrebbe benissimo potuto sentirlo mentre si avvicinava.
Scelse quindi di fare un salto in un piccolo bar dimesso a poca distanza dal luogo, sperando di trovare ciò di cui aveva bisogno. Si guardò un po’ attorno nel locale, rendendosi immediatamente conto che, lì dentro, c’erano soprattutto uomini, e che quasi tutti erano bevitori incalliti, perdigiorno, piantagrane e giocatori.
Sicuramente era nel posto giusto.

Tre uomini stavano giocando a biliardo, colpendo le palle sudice con le vecchie stecche consunte, puntando ogni tanto qualche dollaro sull’esito del prossimo tiro o buttando giù un sorso di birra.
- Questa te la metto dritta dritta in buca d’angolo con un doppio colpo di sponda.- ridacchiò uno dei tre, l’unico ad avere la barba.
- Bhè, se ne sei così sicuro perché non ci scommetti su?- replicò uno dei suoi amici, che indossava un berretto dei Wizards in testa.
- Perché se stasera perdi ancora, ti porto via anche le mutande!- sghignazzò Barba.
- Ma piantala!- sbottò Berretto - Un tiro del genere non lo faresti nemmeno con l’aiuto del pubblico!-
L’ultimo del gruppo, un tipo grosso con un vecchio giubbotto scolorito, rise della sua battuta e tirò fuori una banconota da venti, che appoggiò sul tavolo.
- Venti sul tiro mancato.- disse.
- Anche io.- annuì Berretto, facendo altrettanto.
Barba non disse niente e, dopo aver messo i propri soldi sopra quelli dei suoi amici, eseguì il tiro: la palla bianca colpì quella viola, che rotolò rapida fino alla sponda opposta, rimbalzò indietro, colpì l’altra estremità del tavolo da gioco e poi si diresse verso l’angolo.
Tuttavia, si fermò poco prima di entrare in buca.
Berretto scoppiò in una risataccia di trionfo e prese i suoi soldi, mentre Giubbotto fischiava piano.
- Quasi.- commentò, bevendo un sorso di birra.
Barba si strinse nelle spalle.
- L’ho fatto apposta.- replicò - È tutta la sera che vinco, se l’avessi fatto ancora avrei finto con l’annoiarmi.-
Mentre i suoi amici lo prendevano in giro, Marcus si avvicinò e mise un centone sulla sponda del tavolo.
- Scommetto che riesco ad infilare in buca tutte le palle spaccando il triangolo.- annunciò.
I tre, sbigottiti dal suo improvviso arrivo, dalle sue parole e dai soldi lì presenti, non dissero niente per qualche istante, troppo sconvolti per parlare. Poi Berretto cominciò a ridere di gusto, imitato ben presto dagli altri due.
- Questa è bella!- sghignazzò - Devi essere persino più ubriaco di me se proponi una scommessa simile!-
- Allora?- chiese educatamente Marcus - Mi fate provare o avete paura che riesca?-
Ancora in preda alle risate, Barba gli passò la stecca e cominciò a raccogliere le palle per riformare il triangolo. Quando fu pronto, il mercenario pose la palla bianca nel punto di inizio e prese bene la mira. Era ben consapevole di quanto esigue fossero le proprie possibilità, ma la poca magia di cui poteva disporre lo rendeva più che in grado di compiere una simile impresa. Di conseguenza, quando il suo colpo provocò un lento ma costante moto in tutte le palle fino a spingerle nelle varie buche non si stupì per niente nel sentire un rumore di vetri infranti: a quanto pareva, Giubbotto aveva perso la presa sulla bottiglia.
Marcus si rialzò e li guardò uno ad uno, appoggiandosi alla stecca. I tre, invece, guardavano ancora il tavolo da biliardo, sbigottiti.
- Come diavolo hai fatto?- esclamò Berretto.
- Segreto.- rispose lui.
- Bhè, fallo essere un po’ meno segreto.- disse Barba - Cazzo… con una cosa del genere c’è da diventare ricchi…-
- Mi spiace, ma anche volendo non potrei insegnarvelo.- disse - Tuttavia, posso fare un’altra cosa.-
- Ovvero?-
- Tanto per cominciare, farò finta di non aver mai scommesso.- disse, prendendo solo i propri cento dollari ed ignorando gli altri - Così tutti tornano a casa felici.-
- Come mai?- chiese sospettoso Giubbotto.
- Un gesto di buona volontà.- rispose Marcus - Voglio chiedervi un favore, e se lo farete vi pagherò molto bene.-
- Che favore?- chiese Barba.
- E come possiamo essere certi che poi ci pagherai?- aggiunse Berretto.
Marcus sorrise e posò la stecca.
- Venite fuori.- disse - Ne parleremo meglio se saremo lontani da orecchie indiscrete.-

Il mattino dopo, di buon ora, Timmi si svegliò sbadigliando e, dopo essersi lavato e vestito, andò a bussare alla porta della stanza in cui dormivano Raven e la sirena. La Valchiria aprì subito, già vestita di tutto punto e perfettamente sveglia.
- Ciao.- disse il mezzodemone - Lei dov’è?-
- Nel bagno.- rispose Raven - Ha visto che c’era la vasca ed ha voluto passare la notte in acqua.-
- Grandioso, io ho finito le pozioni…- sbuffò lui - Così mi tocca anche asciugarla col phon…- ed entrò, diretto verso il bagno.
Quando finalmente ebbe svegliato la sirena (che dormiva ancora, e lo faceva con la testa sott’acqua) e l’ebbe preparata ad un incontro con le persone normali, andarono tutti e tre al bar per pagare la stanza e andarsene.
- Com’è stata la nottata?- chiese Timmi, mentre aspettavano che il barman prestasse loro attenzione.
- È trascorsa molto tranquillamente.- rispose Raven.
- E lei ha fatto la brava?- aggiunse lui, guardando la sirena che girellava tra i pochi clienti lì presenti.
- Non mi ha dato alcun problema.-
Timmi annuì soddisfatto e si voltò, mentre il portiere si rivolgeva finalmente a loro. Stava tirando fuori i soldi per pagare quando sentì un rumore metallico, tipo lo scatto di una sicura, talmente vicino all’orecchio che non poté non pensare di essere sotto tiro. E infatti, girando leggermente il capo verso sinistra, trovò la canna di un fucile a canne mozze a circa quattro centimetri e mezzo dallo zigomo.
- Oh…- borbottò - Qualcosa mi dice che questa giornata sarà un po’ lunghetta…-

***

- Qualcuna di voi due ha un’idea?- sbuffò il mezzodemone, che come tutti gli altri ospiti lì presenti era stato costretto a stendersi a terra.
- No.- rispose piano Raven, accanto a lui - Non credo che lottare faccia a faccia sia una buona idea, per me. Ma tu puoi trasformarti, no? -
- Eh, certo che posso.- grugnì lui - Ma poi come la mettiamo con queste persone? L’ideale sarebbe che tu cominciassi a cantare.- aggiunse, prima che Raven potesse rispondere, rivolgendosi alla sirena.
- Potrei.- disse lei, sognante - Ma poi ti imbamboleresti anche tu.-
- Ma che dici?- sbuffò - Il canto della sirena non ha effetto sui demoni…-
- Tu sei mezzodemone, no?- osservò tranquillamente lei.
Lui sospirò: odiava darle ragione.
- Non ne sei immune?- chiese Raven.
- Non in forma umana.- rispose lui - Forse in forma di demone sì, ma non così… purtroppo ha ragione, e preferirei non mettermi a sbavare davanti a voi, se posso evitarlo…-
- Ehi!- esclamò uno dei tre, colpendolo con un calcio al fianco - Fate silenzio!-
- Tutto bene?- chiese pianissimo la Valchiria, quando si fu allontanato.
- Sì, neanche l’ho sentito…- rispose lui - … però mi sto chiedendo cosa cavolo siano venuti a fare qui questi cretini. Siamo in un albergo a ore, non è un gran guadagno…-
Nella stanza accanto, dove uno di loro aveva costretto il portiere ad aprire la cassaforte, si udirono una rapida serie di schiamazzi ed alcuni spari, poi qualcuno imprecò, mentre qualche ospite gridava e gli altri due correvano alla porta.
- Cos’è successo?- sbottò uno di loro.
- Quell’idiota ha voluto fare l’eroe.- sbuffò l’altro, uscendo - Comunque, ora non lo farà più.-
Dall’esterno, intanto, cominciarono a provenire i suoni di sirene della polizia.
- Cazzo, gli sbirri!- esclamò il più vicino alla finestra.
- Bene, ora siamo tutti.- ringhiò piano Timmi - Se solo sapessimo usare gli incantesimi di memoria, porca miseria…-
- Io li so usare.- disse Raven.
Lui la guardò stupito.
- Cosa?- esclamò piano - E da quando?-
- Sono stata cinque mesi in un letto e un sesto a casa in convalescenza domestica, e perciò ho avuto molto tempo per esercitarmi.- spiegò - L’esperienza fatta prima di venire ferita mi ha convinta che per coprire le proprie tracce quest’incantesimo è essenziale.-
- E perché non me l’hai detto prima?-
- Stavo per farlo, ma è arrivato quell’uomo armato e mi ha interrotta.-
Timmi sospirò.
- Va bene, allora facciamo così…- disse - Io ora li sistemo, mentre tu ti assicuri che nessuno si faccia male, specie la tinca che ci portiamo dietro, o addio Seme del Demo…-
- Ehi!- gridò furioso lo stesso di prima - Ti ho detto di stare zitto!-
E lo calciò di nuovo, stavolta per più di una volta. Quando fece per allontanarsi, Timmi aveva una faccia veramente esasperata.
- Ora basta così…- ringhiò, alzandosi.
- Che cazzo credi di fare?- sbottò l’uomo, puntandogli contro il fucile - Torna a terra! A terra, ho detto!-
Timmi afferrò la canna del fucile e gliela strappò di mano, stringendola tanto forte da deformarla. Lui indietreggiò spaventato, mentre i suoi compagni fissavano allibiti il mezzodemone.
- Arrivederci, signori.- sbottò, gettando via l’arma.

Quando lo sceriffo Wheeler si era svegliato con il mal di testa, quella mattina, era pressoché sicuro che quella sarebbe stata una giornataccia. Dopo la chiamata per rapina a mano armata con ostaggi in un albergo ad ore, poi, non ebbe più alcun dubbio in tal proposito. La cosa veramente strana tuttavia era che, in quasi trent’anni di servizio, non aveva mai sentito parlare di una rapina in un albergo ad ore.
Appena arrivato, i testimoni gli avevano riferito di aver udito degli spari, e questo poteva significare o che c’era almeno un ferito, o peggio ancora un morto. Il suo sottoposto gli portò il megafono e si rivolse all’edificio attorno al quale aveva fatto disporre i propri uomini.
- Sono lo sceriffo Wheeler.- disse - Vi consiglio di uscire immediatamente e di deporre le armi, in modo che nessuno si faccia male!-
Mise giù l’altoparlante e attese che qualcuno rispondesse. Per qualche istante, mentre lui osservava l’albergo, regnò solo il silenzio fino a che, senza alcun preavviso, qualcuno iniziò a sparare e a gridare.
- Ma che…- sbottò, allarmato, riparandosi in fretta dietro la macchina, imitato dai suoi uomini.
Tuttavia si accorse ben presto che non stavano sparando a loro, e si arrischiò a guardare la scena: mentre sollevava la testa, un uomo volò urlando fuori dalla finestra, finendo contro un’auto e restando immobile sul parabrezza incrinato, probabilmente svenuto. Un attimo dopo, un secondo uomo venne scaraventato fuori dalla porta, che cedette sotto il suo peso. Anch’egli rimase a terra, mentre un fucile così ammaccato da sembrare annodato gli rotolava accanto e all’interno tornava il silenzio.
Dalla porta aperta, un terzo uomo uscì alzando le mani sopra la testa, apparentemente terrorizzato.
- Mi… mi arrendo…- gemette - Po… portatemi via…-
Un ragazzo dai capelli verdi uscì in quel momento, appoggiandosi allo stipite. L’uomo si voltò e, come lo vide, si alzò in piedi e corse verso i poliziotti, strillando per il terrore.
Prima che il povero sceriffo Wheeler potesse capire cosa fosse successo, una donna uscì dietro di lui e sollevò una mano sopra la testa, dalla quale si sprigionò una tale luce da accecarlo per un momento.

E riecco l'elenco dei ringraziamenti: Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40 seguono la storia e/o la serie, e quindi meritano la menzione.

   
 
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