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Autore: Molly182    27/01/2012    1 recensioni
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
P.s. La maggior parte dei capitoli sono accompagnati da delle canzoni che si trovano linkate nella storia :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap 9
Cercai tra i CD da far ascoltare il disco indicato prima da Mark, ne trovai uno con una ragazza, se si poteva chiamare così, in abiti da infermiera. Doveva essere quello! Lo misi nel lettore e mandai avanti le canzoni fino alla traccia otto.
Ascoltai ogni singola parola di quella canzone era davvero bella e pur essendo qualcosa di romantico non mancava quella nota di ironia che riuscivano a mettere in qualunque canzone.
Iniziai a pensare a tutto ciò che era successo in questi giorni e al mio incontro con Thomas. Quel ragazzo avevo dei modi di fare totalmente stravaganti. Sorrideva sempre e anche se non era il classico ragazzo che t’ispirava fiducia ti conferiva una sorta di tranquillità che ti metteva a proprio agio.
Mi continuavo a dire che stava andando tutto fin troppo bene e che, prima o poi, tutto questo sarebbe finito. In soli tre giorni a San Diego avevo trovato una coinquilina che era totalmente fuori di testa e pur conoscendoci da poco sapevo che potevo contare su di lei e poi c’era Thomas, che non sapevo se definirlo come un amico o un conoscente ma era stato così gentile da essersi disposto di aiutarci a dipingere la casa.
I miei pensieri furono interrotti dalla suoneria del mio cellullare.
“Pronto, chi è?”
“Sono Thomas”
“Chi ti ha dato il mio numero?”
“Nicole”
“Co avrei scommesso!”
“Sono qui fuori, esci”
“Sai che ti odio?”
“Mi odierai in macchina, forza!”
“Ok”, riattaccai la chiamata. “Gary, io vado!”, annunciai. “Scusa il disturbo, davvero, io non avrei voluto ma...”
“Tranquilla, so cosa significa trasferirsi da poco”
“Grazie”, gli sorrisi prendendo la borsa da dietro il bancone. “Allora a domani”
“Domani sarà sabato?”, annuii. “Domani avrò delle faccende da fare e terrò il negozio chiuso quindi vedilo come un giorno di vacanza”
“Oh, ok, allora a Lunedì”, uscii dal negozio e trovai nel parcheggio Thomas appoggiato al cofano della sua macchina.
“Ehi!”
“Ehi!”, ripetei. “Forza, non eri te quello che aveva fretta?”, dissi aprendo la portiera della sua macchina. “Avanti!”
“Hai conosciuto Mark?”
“Sì, un tipo bizzarro”
“Sì, lui è così!”, sorrise. Si vedeva che ci teneva davvero. “Ma è un grande amico pur la sua sbadataggine”, gli sorrisi a mia volta.
“Quindi cosa hai fatto oggi?”
“Diciamo che io e Nicole ci siamo dati da fare”, alzai spontaneamente un sopracciglio. “Nel senso che non ce ne siamo stati con le mani in mano e abbiamo iniziato a verniciare casa”
“Beh, la tua vacanza sta sfruttando”, gli sorrisi. “Che stanze avete fatto?”
“Al pian terreno solo la cucina, mentre il piano superiore tutto”
“Anche la mia camera?”, chiesi quasi terrorizzata.
“In verità no, io e Nicole discutevamo su quale colore sarebbe stato meglio, lei diceva una tonalità chiara invece io optavo per qualcosa di più forte, tipo il rosso”
“In verità avete sbagliato entrambi, un azzurro andava più che bene”
“Ecco appunto perché ho preferito che tu venissi con me”
“Per scegliere il colore?”, chiesi confusa. “Avresti potuto chiamarmi”
“Ma così non avrei passato del tempo con te”, mi disse togliendo gli occhi dalla strada e guardandomi. Rigorosamente divenni rossa mentre il suo sorriso si trasformava in una risata. Girai il volto così da vedere la strada fuori dal finestrino cercando di far passare il rossore sulle mie guance.
Nel giro di un’ora avevamo comprato la vernice per la mia stanza e per i corridoi. Preso tutto, tornammo a casa. Ormai si era fatta l’ora di cena indi per cui non c’era molto da fare.
“Nicole, sono tornata”, dissi poggiando i barattoli di vernice di fianco alla porta.
“Andato bene il lavoro?”
“Normale”, la raggiunsi seguita da Thomas. “Domani avrò già il mio primo giorno libero”
“Magnifico così io e te potremmo finire al più presto”, mi sorrise.
“Thomas vuoi restare a cena?”, gli chiesi.
“Volentieri”, ci sedemmo tutti e tre a tavola, ognuno al rispettivo posto.
Ogni volta che alzavo lo sguardo da tavola mi sembrava di stare in uno di quei telefilm americani dove tutta la famiglia o gli amici si riunivano in cerchio per cenare, raccontandosi come era andata la giornata. In effetti loro erano i miei unici amici e anche una parte della mia famiglia, erano speciali come la sensazione che provavo: quella di sentirmi a casa mia per la prima volta.




Vorrei ringraziare Layla che continua a  recensire ogni singolo capitolo e questo mi fa davvero piacere. Grazie:)
   
 
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