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Autore: Mirokia    27/01/2012    3 recensioni
-Ma non lo vedi tu stessa? Si sta per sposare! Con una donna!- fece Kurt a voce talmente alta, che le vecchie dietro di lui gli intimarono di tenere la bocca chiusa con uno “shhh” sommesso. -Sta delirando.-
-Quello che sta delirando qua dentro sei tu, razza di Hummel.- ribattè Santana, tranquillissima.
-Sarà l’errore più grande della sua vita.-
-Probabile. Mi divertirò parecchio.- ridacchiò la ragazza.

[ Kurtofsky/Possibili spoiler delle ultime puntate ]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Finn Hudson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DELIRIOUS

 

 

 

 

 

20. -Something serious.-

 

 

 

 

 

 

Kurt Hummel tiene gli occhi fissi sulla strada, ma forse è anche un po’ distratto.
Si ferma al semaforo e poi si allunga per guardare il cielo: è già tutto buio lì fuori, ma il cielo non è sereno per niente. I nuvoloni si vedono, di quel grigio scuro minaccioso che ti fa passare la voglia di uscire di casa.
Ma magari non pioverà, anche se già l’odore di pioggia si avverte, soprattutto adesso che Kurt ha tirato giù leggermente il finestrino.
Il semaforo sembra durare a lungo, che stress.
Kurt picchietta le dita sul volante, poi si allunga e apre il cruscotto. Ne tira fuori una busta spiegazzata –non da lui di certo, non è il tipo che tratta a pesci in faccia gli inviti altrui- e legge per l’ennesima volta il retro.

 

A Kurt Hummel e Blaine Anderson

 

-La storia si ripete, come si suol dire.- dice Kurt ad alta voce, e gli sembra quasi di essere Silente quando dice alla McGranitt che la Camera dei Segreti è stata aperta di nuovo.
Apre la busta e ne legge il contenuto: ad invitare lui e Blaine al proprio matrimonio sono stati Will Shuester ed Emma Pillsbury, che finalmente, Dio ce l’hanno fatta, hanno deciso di unirsi in matrimonio. E magari riusciranno a consumare.
Kurt non è andato alla cerimonia, ‘che era fuori città a presentare un profumo, ma almeno al ricevimento voleva esserci. Solo che gli è sembrato un po’ una roba da matti fare il ricevimento nell’aula prove del McKinley.
Sì, c’è proprio scritto così.
Per i ragazzi del glee club, il ricevimento sarà il venti febbraio, nella sala prove del McKinley. Non mancate.
Non mancate. Così, come se avesse scritto una roba normale. Cioè, ok che volevano fare qualcosa di speciale solo per i ragazzi che anni fa sono stati per loro come una famiglia, ma a questo punto sarebbe stato meglio affittare una sala a parte –e un minimo elegante-, magari in centro città, o portare tutti a cena, anche da Breadstix, basta che pagavano loro e sceglievano roba buona da mangiare –e un menu a parte per Kurt, magari, visto che mangia poco e niente-.
Invece no. Al McKinley. Perché al McKinley? Ha fatto tanto per uscire indenne da lì, e adesso deve tornarci?
Il semaforo è scattato e Kurt inserisce la marcia, poi parte, e già vede la scuola in lontananza. Tutta illuminata a giorno, quasi ci fossero i fantasmi.
Fa una faccia perplessa mentre lascia la macchina lì nei parcheggi. Si guarda un’ultima volta nello specchietto retrovisore –Dio, quei capelli così corti e fissati col gel gli stanno divinamente-, poi si liscia il gilet elegante, chiude la macchina e si dirige verso l’entrata della scuola, che sembra così diversa di notte, in effetti. Fa quasi impressione.
Nella mano stringe una busta con un pensierino per congratularsi delle nozze, nell’altra non stringe nulla. Vorrebbe stringere una mano, magari. Invece si ritrova a sgranchirsi le dita e sentire il freddo che gli si insinua tra le dita.
Tenta di tenere alta la testa e lo sguardo fiero come suo solito ed entra nel corridoio principale della scuola.
Un vociare indistinto lo colpisce sin da subito, come anche i ricordi che gli esplodono in testa, come quei tanti déjà vu avuti tempo fa. Solo che adesso quel corridoio è reale. Gli armadietti sono reali e adesso Kurt li sta toccando mentre cammina. Fa passare le dita affusolate sul metallo colorato e si guarda intorno come se il liceo fosse sempre stato solo un sogno e a tratti chiude gli occhi, perché quasi vede la granita fredda volargli davanti agli occhi. Nota che tutte le aule sono aperte e spalancate, bagni compresi, e le luci sono accese a festa dappertutto. Inoltre, nota Kurt, per terra sembrano esserci dei petali, ma molti sembrano stropicciati e pestati.
Alza le spalle e procede a rilento fino a raggiungere l’aula da cui provengono le voci, e quando fa capolino sente i propri occhi farsi lucidi. Sta per piangere, ne è certo. Ci sono proprio tutti, da Sam ad Artie, da Sugar a Rory, da Puck a Quinn. La prima a voltarsi verso di lui è Santana, stranamente radiosa. Kurt pensava che queste cose la scocciassero, e invece quella se ne sta con un sorriso da un orecchio all’altro, e…perché indossa la divisa da cheerleader? Non sembra essere cambiata molto, di corporatura, visto che la divisa le calza a pennello. Brittany la raggiunge e quasi le salta addosso quando la abbraccia così, senza un motivo. Adesso Kurt capisce perché Santana è così radiosa. Oh, e anche Brittany indossa la divisa delle Cheerios.
Finn è seduto al suo posto dietro alla batteria, e di tanto in tanto colpisce il piatto, provocando le espressioni infastidite di Rachel che sembra voler sistemare al meglio la tavolata che si estende in diagonale nella stanza. Ci sta accendendo delle candele e sta coprendo con dei tovaglioli i cestini col pane.
Kurt entra piano nella stanza puntando gli occhi stupito sulla tavolata piena di leccornie che di sicuro non potrà mangiare, visto che quel tacchino gli andrà sul fianco, quelle patate sulla coscia, e quel dolce direttamente sul sedere.
Pian piano iniziano a notarlo tutti. Tina e Mike non lo vedono da un po’, e  giurano di aver fatto fatica a riconoscerlo, con quei capelli così corti e quei lineamenti da uomo adulto. Tina dice di aver abbandonato l’abbigliamento gotico da un po’, ma per quell’occasione ha messo il suo cappellino nero con piume viola e la rete che le cade davanti agli occhi, e poi la gonna larga e viola e gli stivali neri alti per ricordare i vecchi tempi in cui si vestiva quasi fosse a una sfilata di carnevale. S’è lasciata da tempo con Mike, ma continuano a vedersi almeno una volta alla settimana, non sembra esserci astio tra i due.
Mercedes è laggiù seduta sulle sedie che guarda leccandosi le labbra le leccornie sul tavolo. Poi alza lo sguardo su Kurt, e gli fa l’occhiolino, e lui risponde alzando la mano.
Quinn è seduta al pianoforte e accenna qualche nota, ma non calcola neanche per sbaglio Kurt, visto che questo soleva cercare ospitalità a casa sua solo se Blaine si intratteneva a lavoro e lo mollava a casa da solo.
Sam si avvicina, è uno dei primi in realtà, e lo abbraccia allargando quella bocca enorme in un sorriso caldo e rassicurante, che Kurt ricambia arrossendo istintivamente.
Rory e Sugar girano per la stanza tenendosi per mano e Puck li imita atteggiandosi a femminuccia, ma quelli lo ignorano e Noah decide di andare a importunare Artie, che sembrava essere di malumore e se ne stava in un angolo con le braccia conserte. Ah, Puck sembra non avere più la cresta, ha lasciato crescere i capelli e adesso in realtà sono molto simili a quelli di Kurt. Solo che quelli di Kurt sono più chiari e più curati, certo.
Adesso Hummel cerca qualcun altro, lì sulle sedie, o dietro gli strumenti, o piegato sul tavolo, ma quel qualcuno non sembra spuntare fuori, e il soprano non sa se esserne sollevato o meno.
Ma ecco che Will e Emma tornano in aula dopo essere stati chissà dove, e si stringono le mani. Sono vestiti normalmente, proprio come Kurt se li ricorda. L’unico elegante sembra essere Hummel, lì dentro.

-Scusate, ragazzi. Un altro dispetto di Sue.- dice Will appena entrato con una mano dietro alla testa, quasi a discolparsi.

-Non si è ancora stufata di fare dispetti?- chiede Mercedes da laggiù. –Che ha combinato stavolta?-

-Sembra che se la sia presa per il fatto che Figgins ci abbia lasciato la scuola per fare una festa privata e non l’abbia lasciata a lei per un incontro notturno delle Cheerios, che non sembrava avere nulla di conveniente.- spiega Shuester sfregandosi le mani. –E allora ha acceso le luci di tutta la scuola, ha lasciato aperte tutte le aule e ha versato granita ovunque.-

-Una bravata delle sue, in poche parole.- dice in parole spicce la Pillsbury facendo ondeggiare la chioma lunghissima.

-Ci manca da chiudere la palestra. E tutta quell’ala lì, insomma. E il piano di sopra.- aggiunge Shuester, e sorride ai suoi ragazzi.

-Beh, dopo la cena ci pensiamo noi a dare una mano.- dice Rachel con le mani sui fianchi. Will dice un ‘grazie’ sincero, poi si volta a nota Kurt, e sorride contento.

-Kurt, temevo che non saresti venuto!- dice per poi andare ad abbracciarlo forte. –E dov’è il tuo accompagnatore?-

Nella stanza cala un silenzio imbarazzante, perché tutti sembrano essere a conoscenza dell’accaduto. Soprattutto Finn, che si ferma con le bacchette in aria e guarda Kurt in attesa di una sua risposta. Ma lui si scioglie in un sorriso arrendevole, e dice:

-Non stiamo più insieme da un po’.-

Anche Sugar e Rory si fermano ad ascoltarlo, e Will abbassa lo sguardo imbarazzato, e tenta di recuperare.

-Oh, beh. E adesso con chi stai, rubacuori?- chiede con una pacca sulla spalla, sperando di non peggiorare le cose. L’altro lancia uno sguardo a Finn, che sembra essere altrove con la testa –e figuriamoci-, poi a Santana, che invece nega impercettibilmente col capo.

-Con nessuno.- dice quindi Kurt alzando le spalle. –Scapolo. In cerca.- conclude poi, e se possibile Will si sente ancora più in imbarazzo.

-Bene, ma iniziamo a mangiare!- esclama la Pillsbury per salvare la situazione. Tutti accolgono con entusiasmo la sua proposta e si avvicinano al tavolo, pronti ad accomodarsi.

 

*

 

Kurt ha avvisato all’inizio che non avrebbe mangiato molto. S’è messo a stecchetto per l’arrivo dell’estate, e quando Rachel ha esclamato ‘Ma è solo febbraio!’, lui ha fatto ‘Appunto. E sono anche in ritardo’.
E in realtà s’annoiaun po’ a guardare tutti mangiare mentre lui ha già finito la sua insalatina.
Ma poi, ecco che il cellulare gli vibra in tasca.
Lo tira fuori e legge il messaggio con discrezione, per non sembrare maleducato.

Esci un po’

Dice il testo. Kurt sorride e digita velocemente una risposta.

Non sarai mica qui fuori…

Subito, il cellulare vibra segnalando l’arrivo di una risposta.

Sì invece muoviti

Kurt alza gli occhi e si assicura che gli altri non abbiano uno sguardo infastidito a causa della sua maleducazione, poi abbassa di nuovo il capo.

Sono a cena con i ragazzi…

Risponde, sempre con quel sorriso strano sulle labbra.

Non me ne frega niente, esci

Finn nota il suo sorriso e lo guarda preoccupato, ma Kurt gli lancia uno sguardo rassicurante, come a dire che  va tutto bene.

Ma noi due non avevamo litigato?

Non mi ricordo ora esci che ti do un bacio e poi vado via

Dice il testo, e Kurt sente fremere le mani. Sente proprio i brividi che gli si concentrano sulla punta delle dita. In effetti gli andrebbe, un bel bacio.

Sei davanti all’entrata principale?

Scrive. Tanto ormai si sta già arrendendo.

No dal lato del campo da football. Vieni e lascia il cell alle tue amichette

Kurt alza le spalle e, guardando Mercedes alla sua destra, fa un colpo di tosse e attira la sua attenzione. Le chiede se per piacere può tenergli il cellulare senza sbirciare messaggi e immagini, poi fa per alzarsi.

-Dove vai?- chiede quella, giustamente.

-Scusa, cause di forza maggiore.- risponde Kurt, e le fa l’occhiolino. Brittany sente le sue parole e si allunga verso di lui.

-Devi fare la cacca?-

-Esatto, Britt.- dice lui a bassa voce, poi si tira su , si scusa, e dichiara di dover andare in bagno. Shuester subito dice che non c’è problema, e quando Kurt esce, Mercedes si volta verso Santana, che alza le sopracciglia, come se se lo immaginasse, e Finn chiede muovendo la bocca se Kurt sta correndo da Karofsky. Mercedes non capisce il labiale, e torna a parlare con Sam intascandosi l’iphone di Kurt.

 

*

 

Kurt si stringe nella giacca una volta uscito all’esterno. Cammina sotto la parte coperta e solo adesso s’accorge del rumore fastidioso che proviene da  lì fuori.  E’ così buio, almeno il campo di football è spento: sarebbe stato esagerato come capriccio, anche fosse della Sylvester. Ma Kurt lo vede lo stesso che piove fitto fitto, e si stringe nelle spalle perché, Dio, odia la pioggia. Come quella volta in cui era seduto con Dave sulla panchina e si erano accoccolati l’uno sull’altro e una goccia di pioggia aveva provveduto a separarli e a farli rifugiare nel Delirious. Certo, se non avesse piovuto, probabilmente non si sarebbero baciati, e non avrebbero…
Scuote la testa sorridendo come una ragazzina a quei pensieri, poi si avvicina allo spazio aperto in cerca di quell’altro idiota. Si sporge leggermente, facendo attenzione a non bagnarsi, ma non lo trova, non lo vede da nessuna parte. E proprio quando sta per chiamarlo a voce sostenuta per vedere se spunta da qualche parte, si sente spingere in avanti, e non fa in tempo a puntellare i piedi, che finisce dritto sotto la pioggia e tira su un urlo degno delle più capaci attrici di film horror.
Strilla ancora una volta, come se non fosse abbastanza e, incapace di proferire parola, cerca subito di scappare all’asciutto, ma un cappotto nero ed enorme lo avvolge e lo sospinge nuovamente, ridacchiando divertito.

-Cazzo, Dave, cazzo, DAVE!- grida Kurt quasi fosse aggredito da un qualche uomo nero.

-Come sei volgare, fatina.- dice l’altro, se possibile ancora più divertito, mentre si assicura di tenere fermo sotto la pioggia Kurt, che pur di non bagnarsi ulteriormente si rifugia con la testa nel cappotto di Dave.

-Giuro che se non mi porti subito dentro non ti faccio cena per un mese!- urla l’altro, la voce camuffata dal cappotto schiacciato sulla sua faccia. -Cazzo!- aggiunge, e quando esclama parolacce, è davvero furioso.

-Questo è per avermi bucato quel pallone di football a cui tenevo tanto.- dice Dave, e lui è già del tutto fradicio.

-E tu non avresti dovuto macchiarmi la camicia nuova di raso col tuo stupido ketchup!- esclama l’altro, che batte coi pugni sul petto di Dave e si lamenta come una femminuccia.

-Dio, Kurt, ma ti pare che l’ho fatto apposta?- sbotta l’altro, che pure si sta innervosendo. Stanno tornando a discutere, okay, se l’aspettava.

-Sì, perché io ho monopolizzato la tv e ho voluto guardare una sfilata di moda maschile piuttosto che lasciarti vedere la partita!-

-E quello perché l’hai fatto? Solo perché ho sbagliato a impostare la lavatrice e ti ho tinto i calzini bianchi di rosa! E non sarebbe un colore che stona con te, visto che sei…-

-Non dirlo.- lo interrompe Kurt stringendo le mani sul cappotto di Dave e tirando su il capo, arrendendosi ormai alla pioggia che gli ha mandato a puttane la bella pettinatura corta e piena di gel.

-Un fin…- inizia Dave, e l’altro aumenta la pressione delle dita, ora sulle braccio del più grande.

-Non dirlo, o ti tiro una ginocchiata nelle palle!-

-Occhio!-

-Vaffanculo!- esclama Kurt, e si divincola da Dave facendo qualche passo indietro.

-No, occhio alla pozzanghera!- lo avverte Dave quando lo vede indietreggiare verso una pozza d’acqua. Lo prende al volo e lo tiene sollevato, mentre l’acqua continua a inzupparli e a renderli pesanti, pesantissimi. Persino Kurt pesa come un macigno. –Quanto pesi.- dice Dave, adesso con un tono di voce normale, quasi dolce, quasi suadente.
Kurt ricambia lo sguardo e pure lui abbassa la voce.

-Hai solo da mettermi giù.- dice, in un sussurro, e per poco il rumore della pioggia non copre la sua voce.

-E se non volessi?- chiede l’altro, e fa gli occhi languidi senza neanche accorgersene.

-Poi dovrò punirti…-

-Vuoi bucarmi un’altra palla?-

-Non ti piace che sia io a prendermi cura delle tue palle?-

Kurt sorride leggermente, e nonostante la pioggia lo stia colpendo forte sulle spalle, sembra essersi già rilassato. Dave lo tiene ancora in braccio, e lo posa piano sul terreno quando sente le labbra di Kurt incollarsi alle sue. Come se non fossero già abbastanza bagnati, anche quel bacio si fa bagnato, e più irruente e più voglioso, e già solo con quel contatto e l’abbraccio stretto stretto e particolarmente umido, sembrano essersi perdonati a vicenda.

-Spiegami perché non riesco ad essere arrabbiato con te.- sussurra Kurt mentre si lascia baciare il collo.

-Per lo stesso motivo per il quale io non riesco ad esserlo con te.- risponde l’altro, e lo dice così velocemente che Kurt riesce a capire la frase solo a metà. E in realtà starebbe lì volentieri, ormai s’è abituato all’acqua, e a dirla tutta finchè è lì tra le braccia di Dave non ha voglia di lamentarsi. Ma ci pensa quest’ultimo a tirarlo su e a metterselo in spalla, nonostante sia pesante almeno il doppio. E Kurt non ha neanche la forza di reagire, si lascia sollevare mentre quello si dirige –sembra- verso lo spogliatoio maschile. Che ovviamente è aperto. Kurt non sa se ringraziare o meno le bricconate della Sylvester, Dave probabilmente le farebbe una statua in marmo.
Una volta dentro, Dave molla Kurt lì, davanti al proprio armadietto, o almeno, quello che apparteneva a lui anni fa. E l’altro non gli lascia neanche il tempo di prendere fiato e gli si butta addosso schiacciando le mani sulle sue guance.

-Sai, ho detto agli altri che sono single.- dice tra un bacio e l’altro.

-Hai fatto bene. Non ce li voglio i tuoi amici canterini sotto casa a farmi il quarto grado.- ribatte l’altro, che sembra schiavo della libidine che si sta appropriando di Kurt, che sorride alla sua frase e fa scorrere le proprie labbra sul collo dell’altro. Poi fa scivolare velocemente le mani in basso, ed ecco che già armeggia con la cintura di pelle di Dave, bagnata e scivolosa. Ma quello sembra essere restio, avere qualche problema.

-Che c’è?- chiede Kurt al suo orecchio, già sospirando pesantemente. Quello non risponde e tiene le mani su quelle di Kurt. -Qual è il tuo problema?-

-Come?- fa Dave col naso affondato nei capelli fradici ma profumati di Kurt.

-Cos’è che ti fa tanta paura?-

Quella domanda gli pare famigliare, e Dave si scosta un secondo sorridendo beffardo.

-A parte la scuola piena di sfigati canterini che potrebbero entrare qui e vederci l’uccello?- chiede retoricamente, per adattarla alla domanda che fece anni fa, al suo primo vero scontro con Kurt Hummel.

-Vorrà dire che molesteremo e convertiremo anche loro.- dice l’altro tranquillo, e il suo tono è così differente da quello che di tanto in tanto fa eco nel cervello di Dave, magari quando sogna di perdere Kurt. Uno dei peggiori incubi. No, il peggiore. -Senti un po’, Salamone, guarda che non sei il mio tipo.- aggiunge Kurt, e Dave sorride avvicinandosi ulteriormente.

-Davvero?-

-Sì. Non mi piacciono i ragazzi che sbagliano ad impostare la lavatrice e spruzzano ketchup ovunque.-

-Non provocarmi, fatina.- dice Dave a denti stretti, ma crede di poter scoppiare a ridere.

-Mi vuoi baciare? Avanti.- lo invita Kurt, e l’altro poggia una mano sull’armadietto.

-Non provocarmi!-

-Baciami, tanto non cambierà nulla. I tuoi baci, per quando pacati e romantici possano essere, non cambieranno né la mia voglia di strapparti i vestiti di dosso, né quella di finire stampato contro gli armadietti con te che ti muovi sopra di me.-

-Non farti più…Aspetta, di cos’è che hai voglia?- chiede Dave cambiando del tutto tono quando si rende conto di cos’è che la fatina ha richiesto implicitamente.

-Dici che è meglio in doccia?- domanda Kurt, ora timidamente.

-Vuoi farlo qui?-

Kurt arrossisce improvvisamente e in modo convulso e stringe una mano davanti alla bocca.

-Non te l’ho mai detto, ma…è stata sempre un po’…la mia fantasia. Cioè, no, più che altro a volte ci facevo dei sogni, e…-

-Lo so, lo so.- lo interrompe Dave, e poi si mette a baciarlo, per fare in modo che quello non chieda altro, per chiudergli la bocca. Dio, impazzisce per quella bocca. E Dave sa che è stato sempre un suo ‘sogno’ quello di fare certe cose nello spogliatoio maschile. Lo sa perché ha ascoltato la cassetta che Kurt registrò per il suo compleanno. E non sa se ammetterà mai a Kurt di averla trovata e ascoltata. La terrà per sé, la custodirà come un piccolo segreto, la chiuderà nell’armadio al posto suo. ‘Che ormai lui s’è stufato di stare chiuso là dentro, vuole respirare un po’ d’aria fresca, vuole uscire da quella porta e passeggiare per strada, tra la gente, stringendo Kurt dalle spalle. Ovviamente, dopo che avrà smesso di piovere. E magari dopo che si saranno asciugati. Anzi, magari sarebbe stato meglio infilarsi in macchina e tornare a casa e lavarsi lì e avvolgersi nello stesso asciugamano e poi fare l’amore per ore finchè non sentiranno il bisogno di un’altra doccia ripulente e rilassante. E poi, forse, dormiranno. Sempre se Kurt non vorrà farsi una tisana e costringere anche Dave a bere, ‘che tutte quelle erbe fanno bene.
E Dave sa come comportarsi, perché quella registrazione la ricorda a memoria. Mette una mano sulla sua guancia e lo bacia in quel modo dolce che fa venire il diabete, e poi piccoli baci accennati sul collo, che riempiono Kurt di brividi e colorano di rosso le punte delle sue orecchie. Kurt sa di star vivendo un déjà vu, e non sa neanche perché.
Invece Dave quasi sente l’eco della sua vocetta da adolescente nella testa:

*Okay, sarà acceso quest’affare? Oramai è vecchio, non so neanche più se sta registrando o meno…
Bene, okay, sono abbastanza tranquillo, perchè la voce non mi trema, voglio dire, mi sarò preparato queste due parole da almeno una settimana. Cioè, da quando ho scoperto da Noah Puckerman che domani è il tuo compleanno.
Non abbiamo parlato molto nell’ultimo periodo. In realtà non ci siamo neanche rivolti la parola, e do la colpa al mio orgoglio. E’ colpa sua se non ti ho fermato per i corridoi anche solo per dirti ‘Ciao, come va? Ti va di andare a prendere un caffè, così mi racconti come te la cavi con la tua strada verso il coming out?’, che sarebbe stato anche piuttosto scortese da parte mia, visto che non ho mai avuto intenzione di forzarti a fare qualcosa che non volevi fare. E’ che non ti ho nemmeno degnato di uno sguardo.
Cioè, sì, in realtà ti ho guardato più volte, ma lascia che ti spieghi, dopo quella lite furiosa –sì, per me era furiosa, visto che non mi sono mai sentito tanto male- non ho fatto altro che…e va bene, lo dico, tanto so per certo che non ti consegnerò mai questa cassetta. Con che faccia posso venire  da te a mettertela in mano quando non ti saluto da mesi? Perciò, okay, non so perché adesso mi trema la voce nonostante abbia appena detto che non ti darò questa cassetta, ma…insomma, sì, da quella volta che mi hai confessato…che mi hai parlato in giapponese, insomma, quella parola impronunciabile, ecco, io mi sono sentito…diverso.
Non lo so, forse mi sono sentito amato, ma amato seriamente. Quell’amore che si vede nei film e nei musical e nelle soap opere. Quell’amore forte e irrazionale. Quello che ti fa dare un po’ di matto… e adesso l’ho capito perché reagivi così. Era perché certe sensazioni, certi sentimenti, ti fanno un po’ barcollare, delirare, come quando hai la febbre. Una febbre perenne. Tu guardi quella persona, poi scopri che lei ti sta già guardando, abbassi lo sguardo e arrossisci e anche quella arrossisce e, Dio, è tutto così perfetto nella mia testa.
E vorrei dirti anche che mi sento la febbre da un po’. E la gente che mi conosce dice che deliro, c’è chi non mi riconosce più.
Vorrei parlarti ancora, ma non trovo né la forza, né il coraggio. Il coraggio m’è sempre mancato Dave, sai? E mi piace chiamarti Dave. Nei miei sogni ti chiamo sempre così, non è spiacevole.
Perché devi sapere che a volte faccio un sogno particolarmente vivido, e ci siamo…beh, ci siamo io e te abbracciati sotto la pioggia, di notte. E ci insultiamo. Stiamo lì abbracciati e ci insultiamo “di brutto”, per usare il vocabolario di voi trogloditi. Ma poi ci baciamo e sembriamo non essere più arrabbiati. Tutto è sparito in una nuvola di fumo. Poi ci sei tu che mi prendi in braccio e mi porti nello spogliatoio maschile, il famoso spogliatoio della nostra prima litigata furiosa, o preferirei definirlo ‘del nostro primo bacio’, ed è lì che tu sei dolce fino allo svenimento, baciandomi piano e accarezzandomi guancia e collo. E io vado in fiamme.
E mi sono anche parecchio vergognato a raccontare ‘sta cosa a un marchingegno antiquato e mal funzionante, ma tanto non ho da preoccuparmi, perché questa cosa non te la do. L’ho registrata con l’intenzione di dartela come augurio di buon compleanno, ma sono andato completamente fuori tema, e questo discorso noioso e da checche mestruate non era previsto. Perciò, credo ti farò gli auguri su facebook come tutti gli altri tuoi 448 amici e lascerò perdere l’idea poco romantica della cassetta.
E so che non avrò il coraggio di dirti tutte queste romanticherie in faccia. Non mi sembra il caso, no, forse è un periodo di passaggio, forse mi sto lasciando trascinare dalla tua confessione, o dal tuo senso dell’umorismo, o dai tuoi occhi verdi, o da quel sorriso che raramente…
basta, faccio che spegnere questa roba. Sto seriamente delirando.
Spero di parlarti presto, non avercela con me.
Ah, e…buon compleanno, Dave.*

E mentre Kurt tentava di spegnere quella roba antiquata che ancora non aveva imparato ad usare, si sentiva la musica di un cd in sottofondo, e poche parole della canzone furono registrate.

*I look away but you remain
your eyes starin back at me
My heart starts to skip a beat
I pray that you’ll never know
I’ve fallen and you look in my eyes

You make me delirious
that’s when I start to fall
something serious
When you look in my eyes
you make me delirious
that’s when I start to fall
something serious.*




§


 

 

Ultimo capitolo a voi.
Ci ho messo un po’ a terminare questa storia, ma fondamentalmente perchè mi mancava il tempo, e poi perchè preferivo scrivere quando arrivava quell’onda incontrollabile di ispirazione che ti fa scrivere un capitol tutto d’un colpo, piuttosto che costriingermi a sedermi davanti al computer e a scrivere forzatamente.
Quindi, okay, le ultime formalità:

Angolo delle curiosità: -Ho voluto riprendere il tema iniziale del matrimonio, quasi a voler chiudere per bene in cerchio. Ho infatti usato la stessa scrittura per l’invito,per mettere in risalto il fatto che la storia si stesse ripetendo o che, piuttosto, tutto è iniziato da lì, da un matrimonio del tutto campato in aria.
-Il matrimonio è di Will ed Emma, e giuro che volevo fossero loro a sposarsi ancora prima che vedessi  la 3x10 “Yes/No”. Quindi, va beh, nel telefilm sembra che i due si sposeranno molto presto, mentre nella mia storia ci hanno messo giusto qualche anno a convincersi XD
-Kurt si immagina Silente che, dopo che Colin è stato pietrificato, dice alla McGranitt che Hogwarts non è più un luogo sicuro e che la camera dei Segreti è stata aperta di nuovo, principalmente perché è quello che ho immaginato io mentre scrivevo XD
-Volevo che ci fosse anche lo zampino di Sue. Insomma, ho fatto comparire tutti e non accenno a lei? Nella puntata sembrava piuttosto felice e lieta (?) della proposta di matrimonio, ma io credo che la vecchia Sue avrebbe fatto di tutto per ostacolare la felicità di quei due XD Soprattutto se loro ottengono lo spazio scolastico e lei no XD
-Quando Kurt cerca qualcuno in aula, quel qualcuno è Blaine. Ha detto che sarebbe venuto, al ricevimento, ma si vede che ha avuto un imprevisto.
-Non vi dico da dove in teoria ho preso l’idea dei ‘dispetti’ che si fanno Dave e Kurt, solo perché mi vergogno XD
-Potrà essere un clichè la cosa di baci e abbracci sotto la pioggia, ma non ci avevo scritto ancora nulla. E l’idea è tremendamente romantica e bagnata. Soprattutto bagnata.
-Nello spogliatoio ho ripreso la conversazione tra Dave e Kurt avvenuta nella 2x06, ma penso si sia capito (:
-Considero la cassetta un po’ come il pezzo mancante del puzzle. Insomma, se Dave avesse ascoltato la cassetta tempo prima, a quest’ora si sarebbe risparmiato tutto l’ambaradan del fidanzamento etero, del matrimonio e delle farse varie. Probabilmente avrebbe abbandonato l’armadio da parecchio, ormai.
-L’ultima canzone è “Delirious” di Vistoso Bosses.
-Ammetto che mi attirava terribilmente l’idea di far finire male questa storia. Non tragicamente, ma quasi. Però poi ho desistito, sono più per i lieti fine. E poi non è giusto che dopo tutta questa sofferenza (lacerati dentro, delirio fisico e morale, eccetera eccetera) dovessero passarne di peggio. Perciò ho preferito così. Per la gioia di gente che mi minacciava di non farmela passare liscia se l’avessi fatta finire male.

 

E con questo, beh, spero vi siate divertiti (?)
Alla prossima :D





Mirokia

 

 

   
 
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