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Autore: MaxT    27/01/2012    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Ad personam

Cara Scarlettheart, grazie per la tua recensione, che mi riempie di gioia.
La tua domanda sull'ignorare le profezie è interessante, nel senso che sia in questa fiction che ne La Luce al tramonto il fatto che un avvenimento sia stato profetizzato ha una parte nella sua realizzazione. Cosa sarebbe successo se la profezia fosse stata ignorata? Secondo Elyon, si sarebbe realizzata lo stesso in una forma non controllabile, probabilmente peggiore. E' la stessa impostazione che sta dietro l'Edipo Re o il presagio che spinse Priamo ad allontanare Paride. Ovviamente uno scettico darebbe una risposta diversa.

Cara Silvia Gi, grazie per questa bella recensione cui tenevo molto. Anche perché, con un colpo di scena così, uno potrebbe anche temere un po' di pomodori marci in fronte.
Quanto ai modi di dire colloquiali, è vero. Cercherò di giustificarmi dicendo che il formalismo di questi due personaggi si è allentato a causa della tensione che ha sfiorato il litigio, e che si tratta della traduzione italiana della traduzione inglese di modi di dire diffusi tra l'elite di Basiliade da cui i due personaggi provengono. Grazie anche per la tua inattesa recensione a Sogni di Goccia, la mia vecchia fanfiction che racconta un precedente episodio della vita di Wanda.

Cara Atlantis Lux, grazie per il tuo graditissimo commento.
Sapremo la risposta di Vera in questo nuovo capitolo, ma hai già intuito che le impressioni su Kandrakar che Dora le ha riportato sono disastrose, e non la invogliano affatto a mollare l'osso. E poi, dopo tutti i preparativi, credo che sarà bello vedere un po' d'azione.
Per quanto riguarda invece un chiarimento interno al gruppo delle WITCH, questo sarà l'oggetto del capitolo successivo. Si saprà anche qualcosa del misterioso ombrello verde ranocchio che compare spesso nei momenti più inopportuni.

Approfitto per ringraziare Sophie Isabella Nikolaevna per aver recensito Dopo l'ultima pagina, una mia ricostruzione del passato di Will nei due anni precedenti all'inizio della saga di W.I.T.C.H., e Eredel che ha riletto questo capitolo prima della sua pubblicazione.

In questo capitolo si saprà la risposta di Vera, che era abbastanza scontata; più interessanti sono le sue giustificazioni.
Riemergerà dal passato qualche episodio della loro vecchia vita a Midgale, e un accenno a una sottotrama inedita che non ho aggiunto a Profezie per non allungarla e complicarla ancora più di come sia ora; forse un giorno troverò voglia e idee per completarla e pubblicarla come un racconto a sé stante sull'agente Sylla.
Per quanto riguarda il disegno, ho pensato che il più rappresentativo per questo capitolo sarebbe stato la camminata a tigre di Vera attorno a Elyon, camminata che, dopo molte indecisioni, mi ha suggerito anche il titolo che ho dato a questo capitolo.
Forse non sarebbe stato male inserire nell'illustrazione anche uno scorcio del Land Rover insolitamente parcheggiato nella sala del trono, ma temevo che avrebbe distratto un po' troppo l'attenzione dalle protagoniste.

Buona lettura
MaxT




 

 PROFEZIE



 

Riassunto delle puntate precedenti 

Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. 
A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura;  pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. 
A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e  le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian. 
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile. 
Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città.
Passano i mesi, e la situazione a Meridian si fa sempre più pesante. La falsa Elyon diventa sempre più tirannica e incoerente, perdendo ogni simpatia tra la popolazione. La principessa Vera, per contro, finge di mitigare le conseguenze della follia della regina e delle Guardiane e si guadagna sempre più approvazione nella città.
Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta le false guardiane e infine la falsa Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina.
Informata da Caleb, la vera Elyon decide di proseguire col piano iniziale, aspettando altri sei mesi per intervenire; inoltre preannuncia alle guardiane che intende farlo da sola. Queste, preoccupate, si chiedono se dovranno intervenire in qualche modo per aiutarla.
Nel frattempo Vera fa sperimentare nuove armi segrete, come fruste capaci di iniettare narcotici e sistemi per materializzare armi pesanti in vista del confronto finale.
Cinque mesi dopo, la situazione precipita improvvisamente per un casuale ma burrascoso incontro di Taranee con Carol e Diana a Midgale. L'Oracolo acconsente a chiudere la muraglia per precauzione e ne fa dare preavviso a Elyon, che però decide di dover assolutamente parlare con Vera al più presto.
Elyon, quindi, decide di teletrasportarsi immediatamente nel suo mondo, nei panni irriconoscibili di una contadinella. Preoccupato per la sua sorte, L'Oracolo convoca immediatamente le Guardiane, inviandole a recuperarla. Queste intervengono in tempo per sottrarla a due Nemesis che stavano cercando di catturarla. Ma nel trasportarla a Kandrakar, inaspettatamente trascinano con loro una delle due, Dora.
A Kandrakar, Elyon viene costretta a rivelare che il colpo di stato di Vera era stato frutto di un loro accordo per far realizzare la profezia della tirannide nel modo meno dannoso possibile. Vera aveva assunto una pozione per dimenticare questo accordo, ma la sua memoria sarà ripristinata pronunciando in sua presenza una frase concordata, che comunica a Dora che viene rimandata a Meridian come messaggera.
Dora ritorna e ripristina i ricordi di Vera, aggiungendo che Elyon vuole parlarle, ma riferisce anche che a Kandrakar sia lei che la ex-regina sono state minacciate.


 

Capitolo 70

Nella tana della tigre





Heatherfield, casa Portrait, la mattina dopo

Dopo la tempesta, a casa Portrait anche la mattina del giorno dopo si preannuncia nuvolosa. Come sempre a quest’ora, l’odore di caffelatte si allarga nella cucina, ma l’aria non è la stessa.
Thomas, seduto cupo a tavola per colazione, è intento a spalmarsi il burro su una fetta biscottata, ma preme troppo; questa si spezza con uno schiocco, spargendo frammenti imburrati tutt’attorno.
Dall’altra parte del tavolo, Elyon osa appena alzare lo sguardo sul piccolo disastro, e continua piano a mescolare il suo caffelatte ancora fumante a occhi bassi.
“Ma ti rendi conto di cosa ci hai fatto passare?”, ricomincia l’uomo, “Eravamo così disperati che abbiamo anche telefonato a casa di Cornelia, inventando non so più che scuse per sapere se era con te”.
Elyon sospira avvilita; al telefono, la sera prima, la sua migliore amica le aveva raccontato che tutte loro hanno giustificato l’uscita mattutina dicendo che sarebbero andate a cercare proprio lei, scappata di casa dopo un litigio coi suoi.
“Potevi portarci con te”, aggiunge Eleanor, impegnata sul lavello, con un tono sospiroso che fa sentire Elyon ancora più in colpa dei tuoni del padre. “Avremmo potuto partire in pochi minuti, ma tu hai preferito usarli per scriverci quella che sembrava una letterina d’addio. Siamo anche noi di Meridian, o no? Non avevamo il diritto di rientrare prima che chiudessero la barriera?”. Continua, riponendo una pentola sgocciolante sul colapiatti: “Avremmo potuto nasconderci in qualche paese lontano dalla capitale, e pensare tutti assieme a un piano più serio. Per esempio, avremmo potuto consigliarti di fare quel viaggio extracorporeo di notte: saresti sembrata semplicemente una che dorme come tutti. E avresti trovato Vera a colpo sicuro in camera sua”.
Elyon geme a sua volta, e risponde con voce piagnucolante: “Basta, vi prego! Ne abbiamo parlato tutto ieri, non potremmo smetterla? Vi siete tanto preoccupati, lo so! E’ stato un fiasco, lo so! E’ stata colpa mia, lo so! Vi ho già chiesto tutte le scuse che potevo chiedervi! Ma ora…”.
Lo squillo del campanello d’ingresso la interrompe.
“Chi sarà, prima delle otto?”, sbotta infastidito Thomas raccogliendo dal tavolo le briciole imburrate.
Con un presentimento, Eleanor si affretta all’ingresso sul lato opposto della casa. Che non sia…

Appena apre, resta ammutolita: davanti a lei ci sono Carol, molto formale in un tailleur blu scuro, e una ragazza dai capelli corti e scuri che ricorda tanto la terribile Guardiana del Cuore che li ha esiliati, ma in giacca a vento nera. Entrambe indossano occhiali dalle lenti iridescenti, decisamente curiosi in una nuvolosa mattina di marzo.
“Buongiorno, signora”, dice cortesemente la bionda dall’alto della sua statura. “Ci scusi l’ora, ma crediamo che Elyon ci stia aspettando”.
“E-entrate, ragazze. Stavamo facendo colazione. Volete qualcosa da mangiare anche voi? Un caffè?”.
“No, grazie, siamo in servizio”, risponde quella dai capelli corti, ed entra circospetta in casa.
“Accomodatevi sul divano, allora. Adesso chiamo…”.

“Ciaooo!” trilla gioiosamente Elyon, materializzandosi accanto a Carol.
“Ah!”, sussulta sorpresa la messaggera, poi la guarda e le fa un sorriso quasi intenerito. “Ciao, piccoletta! Ma non farmi scherzi, per piacere. Le vedi… la vedi questa qui? E’ la mia guardia del corpo, e qualche volta è un po’ nervosetta”.
“Ciao, Wanda. O chiunque tu sia”, dice Elyon. “E ciao anche alle altre” aggiunge rivolgendosi a caso verso un angolo vuoto della stanza.
“Mi chiamo Diana”, risponde l’altra, cortese ma distaccata, gettando a Carol una breve occhiata di rimprovero.
Elyon le squadra ancora dal basso in alto, colpita dagli occhiali. “Perdiana, che … Oh, scusa Diana”, si corregge, “Volevo dire, che aria da KGB. Se portate sempre degli occhiali così, è come scriversi ‘agente segreto’ sulla fronte”.
“Questi… Eh, lo so che non legano”, risponde Carol senza però toglierseli. “Per non dire degli orecchini”.
“Chiediamo scusa”, aggiunge Diana, “Ma dobbiamo prendere le nostre precauzioni”.
“Veniamo al dunque!”, dice secco Thomas, in piedi a braccia conserte ben discosto dalle due messaggere.
“No, no, accomodatevi!”, insiste Elyon, prendendo tutt’e due a braccetto con grande imbarazzo della bodyguard.
“Tuo padre ha ragione”, le risponde Carol. “Ti stiamo portando la risposta di Vera. Ebbene, lei è disponibile a incontrarti anche subito, ma non vuole correre rischi. Perciò richiede delle garanzie molto forti”.
Elyon torna seria. “Dimmi”.
“In primo luogo, l’incontro sarà al palazzo reale di Meridian, nella sala del trono e a porte chiuse”.
“Va bene, lo davo per scontato”.
“Poi, non sarai accompagnata da altri che da noi”.
“State scherzando?”, interviene Thomas.
Elyon gli fa cenno di stare in disparte. “Va bene anche questo. Continua”.
Carol esita, schiarendosi la voce e preparandosi a esporre la condizione ultima: “Poi, dovrai lasciarti iniettare una piccola quantità di narcotico, quanto basterà per bloccare temporaneamente i tuoi poteri psichici lasciandoti comunque lucida”.
Il padre stringe i pugni. “Ma le state chiedendo di consegnarsi a voi!”.
“Sono condizioni terribili”, aggiunge Eleanor stringendo preoccupata le spalle della sua figlia putativa. “Praticamente l’avreste in vostro pugno! E a lei, che garanzie rimarrebbero?”.
Carol declama: “Hai la parola di Vera che non faremo uso né di inganni, né di magia, né di violenza contro di te. Alla fine del colloquio, sarai riportata qui, libera e nelle stesse condizioni di ora. Beninteso, tutto questo vale se tu non tenterai di ingannarla in alcun modo”.
“E’ la parola d’onore della Luce di Meridian”, sottolinea Diana.
Elyon la guarda dubbiosa: “Narcotico? L’ultima condizione è terribile”.
Carol annuisce. “Purtroppo è inderogabile. L’alternativa è affidare a noi un messaggio”.
“Mi sembra meglio, Ellie”, interviene supplichevole Eleanor. “Scriviamole assieme una lettera…”.
La ex-regina ci riflette un attimo. “No, è troppo importante. Verrò alle vostre condizioni. Aspettate solo un attimo…”. Un alone luminoso avvolge Elyon, che ne esce riordinata e vestita con un lungo abito azzurro adeguato a una regina.
Diana fa presente: “Guarda che dobbiamo andare a piedi fino all’automobile. Vuoi farti vedere dai vicini agghindata così?”.
Elyon fa regalmente spallucce.“Che importa? Tanto, pensano già che io sia … un po’ originale, ecco”.
“Va bene”. Diana estrae dalla tasca una manopola dall’impugnatura rosso scuro con una piccola, elaborata testa argentea che sembra vagamente un piccolo fiore, e l’accosta al braccio di Elyon. “Sei pronta?”.
“Elyon, ripensaci”, la supplica la madre in pena. “Così ti metterai nelle loro mani”.
Lei la ignora. “Procedi”, dice scoprendosi un braccio.
Diana le preme un attimo la manopola nell’incavo del gomito, poi se la ripone in tasca. Nell’aria resta un vago odore amarognolo di medicinale.
“Tutto qui?”, chiede Elyon sfiorandosi la pelle intatta con le dita.
“Tutto qui. Ora andiamo! Ah, a scanso di equivoci, sappiate che ci sono altre due come me nella scorta”.

La strada residenziale è assolutamente tranquilla nella domenica mattina. In distanza si vedono solo una coppia che fa jogging e un anziano che porta a passeggiare un cane minuscolo al guinzaglio.
Carol indica un fuoristrada verde scuro parcheggiato poco lontano, vicino ad un cassonetto messo di sbieco. “Quella è la nostra automobile”.
“Quella con un’ammaccatura?”, chiede Elyon, mentre sente che l’ansia continua di questi ultimi giorni si sta lentamente attenuando. “Anzi, con due... tre ammaccature?”.
Mentre le sue accompagnatrici prendono posto davanti, Elyon nota solo ora una Nemesis con una giacca di jeans e un caschetto da motociclista, sempre con la visiera dall’inquietante iridescenza, che le sta tenendo aperta la portiera posteriore. “Prego…”.
Dentro ce n’è già un’altra, cosicché Elyon in breve si trova stretta tra due guardie dalla testa d’insetto.
“Non pensare che sia per sfiducia”, le dice Diana. “Serve per proteggerti”.
Elyon le sorride serafica. “Ma credi davvero in quello che hai detto?”.
Carol ridacchia mettendo in moto. “Penso di sì. Lo ripete sempre anche a me”.
“Fai pure la spiritosa”, brontola l’altra, “Dimentichi che strillo hai tirato quando hai visto Taranee?”.
Dopo uno sguardo storto alla compagna, Carol si immette nel traffico con la sicurezza di una candidata al suo terzo tentativo di passare l’esame di guida.  Quando il mezzo si muove, si sente un piccolo battito metallico, come di qualche pezzo allentato.
Poi svolta verso un vicolo deserto e accosta lontano dalle finestre delle case.
“Signore passeggere, stiamo per teletrasportarci attraverso il portale naturale. E adesso pregate che l’Oracolo non ci abbia fatto uno scherzo: se la barriera fosse chiusa, ci fermeremmo a mezz’aria sopra l’Atlantico”.


Meridian, sala del trono

Dopo un viaggio abbastanza breve da poter trattenere il fiato, Elyon riapre gli occhi. Fuori dai finestrini non c’è né il vicolo né il cielo nuvoloso, ma la familiare sala del trono illuminata dal sole del mattino.
La Nemesis col casco le tiene rispettosamente aperta la portiera mentre scende.
Elyon non ha tempo di meravigliarsi per cose banali come un’automobile posteggiata nella sala del trono, o per i grandi specchi ellittici di utilizzo ignoto allineati lungo le pareti. Muove qualche passo e si guarda attorno: a parte loro e il vago profumo di cera da pavimenti che vi aleggia, la sala sembra vuota. Sembra.
D’improvviso nota Vera: è seduta sul trono a pochi metri da lei, con uno splendido vestito blu scuro e la corona fasulla lucente sul capo.
“Ben tornata, Elyon, sorella mia”, le dice con una voce irrigidita nella quale si indovinano tante emozioni contrastanti.
Elyon, da parte sua, può solo ringraziare la pera di tranquillante se il suo cuore non ha preso a saltarle fino in gola. “Ciao, sorella Vera. Dopo tanto tempo…”.
“Vuoi sederti?”.  A un suo cenno, una poltrona appare dal niente ai piedi della pedana. Vera resta seduta sul trono, naturalmente, a rimarcare la sua posizione di forza.
“No, grazie”. Elyon cerca di tirare le fila del discorso che si era preparata accuratamente, poi scandisce: “Vera, sono venuta a ringraziarti per aver accettato l’incarico ingrato che ti ho affidato, e a chiederti di mantenere il tuo impegno fin alla fine. Ti chiedo di prepararti a restituirmi il regno”.
Vera attende prima di rispondere: “Non è così semplice, Ellie. Abbiamo fatto di tutto per far pensare che Meridian sia uscita da dodici mesi di tirannia, la tua tirannia. E ora dovrei ammettere davanti a tutta la città che è stata una mia montatura? Perché è questo che mi chiedi. Non solo di rinunciare al trono e di consegnartelo su un piatto d’argento, ma anche di perdere la faccia davanti a tutti”.
Proprio la risposta che Elyon temeva. “Vera, non credere che non capisca la tua posizione. Ti ho affidato un incarico che solo tu potevi svolgere. Tu stessa mi rispondesti che eri d’accordo, che questa era l’unica via per impedire che la profezia culminasse con lo sgretolamento politico dell’intero metamondo. Ricordi?”.
“Sì, ricordo. Dissi proprio così”.
“Bene, Vera. Tu hai avuto carta bianca per organizzare il piano.  Dovevi simulare un’usurpatrice col mio stesso aspetto, fiancheggiata da cinque false guardiane. Io non ti ho incaricata né di screditarmi, né di farti incoronare al mio posto. Pazienza se lo hai fatto, non sono certo venuta a chiedertene conto. So bene che fino a ieri non ricordavi il nostro accordo. Però non potrei più governare con il discredito che mi hai tirato addosso, per cui ti chiedo di prendertene la responsabilità davanti a tutti”.
Vera non risponde, e Elyon continua: “Sai anche tu che la mia richiesta è giusta; ti chiedo di mantenere il tuo impegno”. 
Vera continua a non rispondere, mordendosi il labbro cupa e guardando fuori dal finestrone in direzione della città.

“Ciao, piccoletta!”, squilla la voce di Irene, mentre appare inaspettata accanto a loro nuovamente con l’aspetto terrestre. “Sei venuta a farci tornare a casa?”. Poi va accanto a Vera seduta e si china sulle sue spalle. “Ma sì, Grande Sorella, torniamocene a casa tutte assieme! Non ti ricordi come ci divertivamo a Midgale? E poi, non sei impaziente di ritrovare il tuo bel Michael?”.
Oh cavolo, pensa Elyon, Irene non poteva essere più inopportuna!
Vera la fa scostare con un’occhiata irritata: “Scusa, Irene, mi pesi”; poi si rivolge nuovamente alla sorella. “Elyon, anche tu mi facesti una promessa.  L’hai mantenuta?”.
Tutti gli sguardi, visibili e non, si volgono sorpresi verso Elyon, in attesa della sua risposta. Di che promessa si tratterà mai?
Vera la sta fissando intensamente: impossibile mentire.
La Ex regina si porta la mano al bavero, imbarazzata. “Ecco, cara… io ho fatto del mio meglio, ma… Vedi, a Midgale si è verificata una cosa grave. Ti ricordi la tua prima impresa, quella nell’officina? Che sei finita fotografata su un quotidiano accanto al titolo ‘Donna invisibile ruba un tornio’, o qualcosa del genere? Bene… o meglio, male… perché pare che il coso che hai lasciato lì ridotto alla grandezza di un giocattolo abbia ripreso a crescere da solo nel deposito dei corpi di reato della polizia. Un agente segreto ha cominciato a indagare sul caso, e non so come, è risalito a te, poi a Michael, a me, alle gocce, perfino alle W.I.T.C.H. … Pare che fosse una loro vecchia conoscenza. Un certo Ralph Sylla”.

“Sylla!”, ripete una Nemesis rivelatasi a un passo da Vera, facendosi sparire il casco di dosso con un gesto. “Ha fatto la posta alle W.I.T.C.H. per mesi, poco prima che scappassimo da loro. Ma l’Oracolo ha cancellato la memoria di tutta la faccenda a lui e a tutti gli altri coinvolti. E’ successo proprio davanti a me!”.
Vera si volta stupita. “Come? Wanda, come mai proprio davanti a te?”.
“Cercavano delle persone con poteri superumani per usarle per i loro fini. Will mi ha lasciata nelle loro mani, quella carogna, e mi hanno rapita al suo posto!”.
“Rapita? Questo Sylla?”. Vera osserva Wanda, che appare sempre più turbata a mano che ricorda quel passato traumatico.
“Non lui, i suoi superiori. Un certo Brooke, un viscido ambizioso! Ma soprattutto Riddle. Era una specie di x-man, uno scanner… sì, si è definito così, uno scanner!”.
Si morde le labbra per trattenere parole troppo emotive per la sua dignità, ma ora quei ricordi lontani l'assalgono nuovamente. Ricorda la sensazione d'impotenza di essere stata controllata da lui come una bambola senza volontà, di essersi sentita camminare come un automa nella direzione che lui voleva. Rivive la sensazione degli aghi-cannula infilati nelle vene delle braccia, mentre era legata a un lettino con elettrodi fissati alla testa e agli arti, circondata da schermi che visualizzavano con misteriose linee di luce delle funzioni neurali delle quali non aveva alcuna coscienza.
Un po' intontita dal narcotico, Elyon non può percepire i ricordi dietro la smorfia sul viso di Wanda,  ma tutte le altre osservano impressionate la loro compagna come se stesse urlando.
D'improvviso questa sussulta e si volta a guardare il nulla accanto a sé, e un attimo dopo svanisce come se non fosse mai stata lì.

Elyon, rimasta ammutolita, percepisce nell'aria un leggerissimo odore come di medicinale, e ha l’impressione che anche Wanda oggi abbia discretamente ricevuto una dose di narcotico. E’ chiaro che la sala è molto più affollata di quanto sembri.
Vera , che ha seguito la scena lasciando trasparire un certo turbamento, si ricompone e si rivolge nuovamente alla sorella. “Ralph Sylla, dicevi. E ci sono entrati anche questi Brooke e Riddle?”.
Elyon si guarda la punta delle scarpe, appena visibile tra le falde dell'ampio vestito regale. “Beh… marginalmente… So che volevano coinvolgere Riddle, ma prima che potessero farlo noi abbiamo cancellato tutte le tracce coi nostri metodi”.
“Noi?”.
“Io e mamma”.
“Insomma, avete messo una toppa casalinga su un vespaio pericoloso. E la tua promessa?”.
Elyon esita. “Lasciami verificare…”.
“Verificare cosa? Spiegati!”.
“Ecco... quella volta abbiamo tagliato tutte le piste che portavano a noi. Io non mi sono più recata a Midgale in quella casa, e ho cancellato un po’ di ricordi a diversa gente”.
“E Michael?”.
Elyon incassa la testa fra le spalle. “Anche a lui. Soprattutto a lui. Beh… si ricorderà di te, naturalmente. Ti riconoscerebbe. Però ho cancellato tutti i ricordi compromettenti, quelli che tu gli avevi trasmesso per errore”.
Vera stringe i pugni sui braccioli. “E così, per lui sono tornata una delle tante, una senza niente di speciale. Una che, un bel giorno, se n’è andata senza neanche spiegare perché. Ed è inutile chiederti se mi stia aspettando ancora!”.
“Beh… posso tornare lì… liberarti la strada… ma… ecco, dovresti essere tu a riconquistarlo”.
Vera la guarda a lungo. Si intuisce che è attraversata da parecchi pensieri, ma l’ultimo deve sembrarle soddisfacente, perché riprende la sua sicurezza. “Insomma, non hai mantenuto la tua promessa! Ti avevo chiesto solo una cosa: che lui mi aspettasse, e invece, con la tua onnipotenza da regina, non sei riuscita a fare neanche questo. E ora mi chiedi di mantenere la mia? Non solo di lasciarti il trono, non solo di perdere la faccia davanti a tutta Meridian e tutto il metamondo, ma anche di infilarmi in un vespaio con i servizi segreti federali e un cosiddetto scanner senza scrupoli che potrebbero piombarci addosso da un momento all’altro? E chi altro c’è ad aspettarmi? Solo un uomo per il quale sono ormai una delle tante! Sempre ammesso che l’Oracolo mi conceda ancora il visto per la Terra e non mi vieti di usare i poteri magici, o peggio, non mi catturi sul passaggio. E adesso, vuoi la mia risposta?”. 
Elyon deglutisce. Non può dire di essere sorpresa. “E' un no?”.
“Ovviamente”.
“Non è giusto!”, protesta debolmente, “Per non mantenere la tua parola, ti stai nascondendo dietro a problemi che si possono benissimo risolvere!”.
“Ora sei tu che cerchi scuse! Poco fa l’hai definita una cosa grave, ora la minimizzi. E ora aggiungo: è nell’interesse di Meridian che io resti sul trono. Sto governando con molta più efficienza di quanto abbia saputo fare tu, e in sei mesi ho fatto impostare molti più lavori di pubblica utilità che tu in due anni, e riscosso più consensi di te”.
Elyon si indigna per essere così sminuita. “Ma… ma non puoi fare questo paragone! Io... io sono arrivata qui senza esperienza, non avevo mai pensato che potessero esistere Meridian e il metamondo fino alla settimana prima. Ero solo una ragazzina. In qualche anno, avrei imparato e sarei diventata comunque la regina che Meridian merita!”.
Vera risponde: “Agli occhi della gente, queste sono le tue attenuanti. Ma se tieni alla tua città, non tentare di far scoppiare questo scandalo! Quanti cambi di regina pensi che possa sopportare Meridian? Quante volte può accettare, la gente, di sentirsi dire che gli abbiamo mentito, tu e io?”.
“Mentito? Ma io ho fatto solo ciò che era giusto, e che avevamo concordato insieme! Poi tu mi hai screditata ad arte facendomi sostituire da una controfigura. Io voglio solo che tu dica la verità su questo!”.
“La verità? Cos’è la verità, Elyon? E’ un ricordo che non si può cambiare, o è ciò che ormai crede un intero mondo? E poi, quale parte della verità dovrebbe emergere? Cosa abbiamo fatto noi a Meridian, o anche perché lo abbiamo fatto? Quello che è successo da quando siamo in città, o anche ciò che ci siamo dette la notte prima?”.
“Vera, lo sai anche tu che sarebbe tutto vanificato, se rivelassi che eravamo d’accordo. Le tue azioni perderebbero la valenza di aver fatto realizzare la profezia, se nessuno la considerasse più una vera tirannide”.
“Dici bene. Però io non sto più simulando, sto facendo sul serio da tempo. La profezia si è già compiuta quando io sono diventata l’Ottava Luce di Meridian, e sarò una regina migliore di come tu saresti mai potuta diventare”.
Elyon stringe i pugni per l'indignazione. “Vera, quella è solo una tua interpretazione di comodo!!!”. Poi riprende la sua sicurezza: “Comunque, sappi che ho tratto gli auspici. Ventisette contro ventotto, l’interpretazione originale è quella giusta: un anno di diciotto mesi. Insomma, tra un mese qualcosa cambierà, e succederà col mio ritorno. Sarà questo a riportare la normalità a Meridian, e non quella finzione di libertà che stai portando avanti da quando sei sul trono. Vera, lo sai meglio di me che questo è diventato uno stato di polizia come non è mai stato prima, e non solo per paura di me o di Kandrakar. Tu hai uno scheletro nell’armadio che invaliderebbe la tua incoronazione, perciò non potrai mai creare una vera libertà in questa città”.
“E qual è la differenza con te? Anche tu hai un segreto. Per essere certa che non possa diventare di dominio pubblico, dovresti ricorrere agli stessi metodi. Inoltre il tuo segreto è a conoscenza di Kandrakar, che potrebbe ricattarti per tenerti in riga”.  Si alza in piedi e aggiunge: “Pensa a ciò che ho raccontato al consiglio: che eri succube delle Guardiane per fare gli interessi di Kandrakar, e che l’Oracolo era diventato il vero padrone di Meridian. Quando l’ho detto, era solo una bugia appena credibile. Ora, però, sta rischiando di diventare vero”. Scende i gradini, avvicinandosi a Elyon e aggirandola lentamente. “Potrai passare tra i mondi solo se accompagnata dalle Guardiane, mentre tutte le regine del passato hanno potuto farlo liberamente. Sei stata costretta sotto minaccia a giurare di consegnare libri appartenenti alla nostra dinastia senza poterne tenere copia, e a rinunciare per sempre a creare un sigillo in grado di ridarti la tua libertà di movimento. Ed è chiaro che le Guardiane, intervenendo al tuo fianco nel giorno fatidico, permetteranno a Kandrakar di avanzare ulteriori pretese. Puoi forse affermare che tutto ciò non assomigli a ciò che ho raccontato al consiglio?”.
Davanti a quest’incalzare, Elyon si sente esausta e scoraggiata. La giornataccia e il tranquillante rallentano i suoi pensieri, mentre la grande sorella appare in vantaggio.
Cercando di non farsi disorientare dal lento girarle attorno dell’altra, Elyon risponde: “Io ho solo promesso di rinunciare a un talismano per forzare la muraglia. Questo non significa che prenderò ordini da loro per tutto il resto”. Poi, speranzosa: “Un accordo tra noi due, ora, sarebbe stato il solo modo sicuro per evitare il loro intervento”.
“Un accordo? Volentieri, Ellie. Ecco le mie condizioni: se vorrai tornare sul Metamondo, dovrai tenere il mio gioco. Riconoscermi come regina. Accettare di avere fatto ciò che la gente crede. Accettare piccole dosi quotidiane di narcotico, un registratore di pensieri e limitazioni alla tua libertà personale fintantoché non sarò sicura che avrai rinunciato definitivamente a ogni rivalsa. Alla gente, diremo che sei finalmente riuscita a sottrarti all’influenza delle Guardiane di Kandrakar, e che ti stiamo curando per un esaurimento nervoso provocato da loro. E infine, dovrai accettare di assumere il filtro di Leryn per convincerti che tutto questo è la verità”.
“Che condizioni capestro!”, sbotta indignata la ex-regina. “È chiaro che non posso accettare”.
Vera annuisce, smettendo di girarle attorno come una tigre. “Non potevo aspettarmi che tu cedessi subito. Comunque, sono condizioni che resteranno valide anche quando ti cattureremo”.
Elyon la guarda con un sorriso da volpe sonnecchiante. “Quando mi catturerete! Mi sembrava scortese dirlo, ma… hai tenuto conto del fatto che la vera Corona di Luce è nelle mie mani? Questo renderà i miei poteri psichici molto più forti dei tuoi”.
Vera risponde a questa velata minaccia con un sorrisino. “Anche a me sembrava scortese dirlo, ma… mi sa che l’hai dimenticata qui”. Indica il gioiello sul suo capo. “Oh, non guardare questo, so benissimo che è una copia inerte. L’ho creata io. Quella vera la tengo smaterializzata”.
Elyon scuote il viso. “E’ falsa anche quella, l’ho creata io cinque minuti prima di partire. Ho portato con me quella autentica”. Finisce allargando le mani nella parodia di un gesto rassegnato. “Te lo dimostrerei, ma il narcotico mi impedisce di rimaterializzarla adesso”.
L’altra la guarda con sospetto. “Scusa Elyon, ma se non sapessi che hai dato la tua parola, questo mi puzzerebbe proprio di trucco. Comunque sia, io non intendo rimaterializzare la mia corona in tua presenza”.
Elyon fa spallucce. “Comunque, la vedrai quando verrà il momento”.
“Va bene, Ellie. Se credi nell’autenticità della tua corona e nella tua interpretazione della profezia, allora torna qui alla scadenza, dimostraci quello che puoi fare e cerca di riprenderti il trono combattendo secondo le regole del codice d’onore degli Escanor. Noi ti aspetteremo, è da un anno che ci stiamo preparando a quel momento”.
“Lo farò”, risponde Elyon decisa. “Vi dimostrerò quanto valgo, e voglio che alla fine sia tu stessa a incoronarmi di nuovo regina davanti a tutta la città. Da parte tua, cercati le parole migliori per spiegare alla gente ciò che hai fatto, e preparati a tornare sulla Terra a continuare le ricerche che hai interrotto. Chiaramente dovrei fingere di essere arrabbiata con te almeno per un po’… ma troverei qualche modo per farti recuperare la faccia appena possibile”.
In tutta risposta, Vera scuote lentamente il capo. “Non promettere cose che non riusciresti a mantenere, sorella. Hai fatto i conti senza Kandrakar. A quanto pare, l’Oracolo ha detto che dovranno essere loro ad accompagnarti attraverso la Muraglia, e con quella storia del Sigillo di Phobos avranno la scusa per intervenire nella nostra contesa anche se tu non volessi. Ora, supponiamo per un attimo che tu e le Guardiane abbiate la meglio. Non credo che loro mi inviterebbero a mangiare tarallucci col vino. Vorrebbero la mia testa, e probabilmente anche quella delle mie collaboratrici”.
Elyon si stringe nelle spalle, incerta. “Non credo, sanno già che hai agito dietro mio ordine”.
“Davvero? Non è che hai detto loro che rubare il Cuore di Kandrakar è stata una mia iniziativa?”.
Elyon prende fiato, faticando a tenere dietro alle risposte pronte della rivale. “Ascolta, Vera: l’Oracolo si è sempre dimostrato ragionevole. Garantirò io per te, per voi tutte. Sempre che mi riconosciate come legittima regina dopo che avrò vinto, beninteso”.
“Ma Endarno non ti ha detto che non sei in condizioni di garantire per nessuno?”.
“Anche se lui fa la voce grossa, è l’Oracolo che decide”.
“Dora non ha avuto quest’impressione, quand’era lì”, la contraddice Vera scuotendo ancora il capo. “E poi, pare che ci sia gente ansiosa di rinchiuderci, o perfino di ridurci in carbonella”.
“In un mucchietto di ossa carbonizzate”, precisa Dora rivelandosi proprio accanto a Vera, poi torna a sparire.
Elyon ribatte: “Beh, anche puntare una pistola non è stato un atto di cortesia squisita!”, poi alza le mani per interrompere quello che sta degenerando in un duello verbale. “Ascolta, Vera, ascoltate tutte: l’importante è che nessuno si faccia veramente male. Tieni a freno le tue teste calde, e sono certa che l’Oracolo farà lo stesso con le sue, e si accontenterà di prendersi quei libri e le copie del Cuore di Kandrakar. Nel peggiore dei casi, potrebbe rifiutarmi di farti tornare sulla Terra”.

Irene si rivela nuovamente alla vista,  seduta su un divano accanto a una Wanda molto abbattuta. “Allora, niente Midgale?”.
Vera la guarda, riflettendo in silenzio, poi le offre: “Irene, se vuoi tornare sulla Terra, questa potrebbe essere l’ultima occasione”.
L’altra la ricambia con uno sguardo sorpreso, poi risponde con un teatrale cenno di diniego: “Da sola? Non se ne parla proprio! Chi si prenderebbe cura di tutte queste testone?”, e tira un affettuoso scappellotto sulla nuca della sua amica.
Vera annuisce un po’ sollevata, poi gira gli occhi verso la sua messaggera che sta aspettando compunta accanto al Land Rover. “E tu, Carol, cosa vuoi fare?”.
Questa resta indecisa per un lungo istante, sembra sul punto di accettare; poi cambia idea e scuote il capo, tamburellando le dita sul cofano. “Mi sa che per me Meridian è meno pericolosa delle strade di Midgale”, spiega scherzando.
Vera annuisce con uno strano sorriso. “Bene, credo di sapere già cosa mi risponderebbero Pao e Terry”. Risale sulla pedana del trono, un inequivocabile congedo. “Va beh, Ellie. Almeno tra noi ci siamo intese un po’. Per ora, credo che sia tutto. Mi dispiace di non poterti augurare buona fortuna, questa  volta”.
L’altra risponde, delusa: “Grazie lo stesso, Vera. Il nostro prossimo incontro sarà memorabile, in un modo o nell’altro. Tra un mese si deciderà il destino di Meridian. Il tuo e il mio”.
“Allora ciao, piccoletta”. Poi, con un mezzo sorriso cupo: “Aspetto di vedere cosa saprai fare, sorella, e di mostrarti cosa sappiamo fare noi”.

 

  
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