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Autore: angelad    27/01/2012    11 recensioni
Kate si risveglia, ma non trova il suo uomo accanto a sè.. lo cerca, ma non lo trova.. dove sarà finito?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
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 Kate si chiuse nel silenzio, non pronunciò quasi parola durante il pranzo, la sua mente era altrove. Come si era cacciata in quella situazione? Come poteva uscirne?

I suoi genitori la osservavano preoccupati, ma la giovane donna non se ne accorse. Aiutò a sparecchiare, poi uscì di casa e andò a sedersi sotto il vecchio albero del giardino, doveva riflettere.

Quando appoggiò la schiena contro la corteccia, sentì una pressione sul ventre, come se nella sua pancia dell’acqua stesse fluttuando. Istintivamente vi passò sopra una mano e la massaggiò, finchè la sensazione non si dileguò.

Probabilmente non aveva digerito, anche il suo corpo aveva deciso di fare i capricci quel giorno.

“Hai mal di pancia? La mia cucina è così scandalosa?”

Johanna Beckett si sedette accanto alla figlia e le mise un braccio intorno al collo, per cingerle le spalle, attirandola a sé.

“No mamma, tranquilla. Era tutto buonissimo”.

“Allora cosa c’è che non va? Non dire “niente”, perché anche un cieco capirebbe che qualcosa ti preoccupa. Puoi parlarne con me, lo sai”.

Il tono della donna non ammetteva repliche, sua madre era un avvocato, sapeva ottenere quello che voleva con le parole. Era brava, dannatamente brava.

Un po’ come lei durante gli interrogatori, sapeva dove andare a parare.

“Niente di preoccupante mamma, davvero”.

Johanna inarcò gli occhi: “Katie per favore. Devo cavarti le parole di bocca con le pinze?”.

La giovane donna abbassò lo sguardo e sospirò: “No, ma non voglio rovinarti la giornata con i miei problemi. Ho avuto una mattinata complicata”.

La donna la guardò, il suo sguardo le ordinava d’andare avanti.

Non era facile parlare dei suoi sentimenti, aveva imparato a trattenere le sue emozioni dentro di sé per troppo tempo, non avuto mai nessuno con cui esternarle. Solo Richard era riuscito ad abbattere lentamente la sua diffidenza. Ora davanti a lei stava, però, l’unica persona di cui si era veramente fidata, non poteva restare in silenzio.  

“C’è un uomo speciale nella mia vita, mi sono innamorata mamma..”, ma fu interrotta dalla risata fragorosa di Johanna:  “Questa è una buona notizia tesoro! L’importante è che non sia un pluri pregiudicato, perché questo sarebbe un problema. Per il resto tutto si può aggiustare. Su raccontami qualcosa di lui. È sposato?”

Kate apprezzò il tentativo di sua madre di allentare la tensione: “Non è un delinquente, anche se ogni tanto uccide la mia pazienza!  È stato sposato due volte in passato, ha una figlia adolescente. Fa lo scrittore, è famoso, ho letto tutti i suoi libri. Un giorno le nostre vite si sono incrociate…”

“Ed è stato subito amore?” scherzò Johanna.

“Oh no! Non lo sopportavo, lo consideravo un bambino viziato, egocentrico e pomposo. Ho dovuto passare del tempo forzatamente con lui e, a poco a poco, ho iniziato a guardarlo con occhi diversi.

Aveva la straordinaria capacità di riuscire a capirmi dentro anche se io mi chiudevo a riccio. Sa sempre in anticipo ciò di cui avevo bisogno, sa capire cosa penso e quali siano i miei sentimenti solo guardandomi. Sai non amo mostrare la mia interiorità.. beh per lui sono un libro aperto e questo, in passato, mi spiazzava, ora mi rende felice.

Sa farmi ridere e scherzare, mi piace provocarlo e tenerlo un po’ sulla corda, ma entrambi sappiamo che è solo un gioco, non sopporterei di perderlo..”.

Mentre Kate parlava Johanna Beckett la guardava con tutto l’amore che una madre possa provare per sua figlia; era così bello vederla felice, così libera. Non l’aveva mai sentita parlare in quel modo, la sua bambina si era veramente innamorata.

“Le difficoltà che ci si sono parate davanti le abbiamo affrontate insieme, nonostante avessi molti dubbi, ora so che la mia vita coincide con la sua. Lo conosco da quattro anni, ma stiamo insieme solo da tre mesi. Sei la prima a cui lo confesso, non lo sa nessuno tranne noi due”.

“Mi considero onorata Kate. Perdonami, ma, allora non capisco la tua tristezza”.

“Stamattina quando mi sono svegliata nel mio letto, non l’ho trovato al mio fianco. Sembra sparito. Non riesco a rintracciarlo, in alcun modo”.

Kate omise volontariamente gli ulteriori sconvolgimenti che la sua vita aveva subito quella mattina.

Spiegare la sua malinconia se pensava a Rick era stato facile, estremamente più difficoltoso sarebbe stato illustrarle il suo ritorno dal mondo dei morti o il fatto di ricordare un passato totalmente opposto da ciò che aveva carpito dalle sua mezze parole. L’avrebbe presa per pazza.

Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, gesto automatico che sottolineava il suo nervosismo.

Johanna cercò di rassicurarla: “Non credo che quell’uomo sia sparito tesoro, probabilmente non l’hai cercato nel posto giusto, o nel modo giusto. Dal tuo racconto sembra estremamente preso di te. Se qualcuno ti aspetta per ben quattro anni, non può abbandonarti di punto in bianco. Dev’essere successo qualcosa. Probabilmente anche lui è preoccupato per la tua assenza. Vedrai che riuscirete a ritrovarvi”.

Kate era perplessa, non riusciva a capire cosa intendesse la madre: “Sai qualcosa che io ignoro? Ha telefonato qui?”

“No tesoro, io purtroppo non l’ho mai sentito, non lo conosco di persona. Non so nemmeno il suo nome. Sto solo cercando di farti capire che se il vostro è vero amore riuscirete a far si che le vostre strade si incrocino di nuovo, nonostante ora siate lontani. Era solo un modo per farti coraggio”.

Kate sospirò: “Grazie mamma”.

Per un attimo aveva avuto come la sensazione che sua madre conoscesse una parte della verità, che potesse indicarle la via per ritrovarlo.

Era stata una sciocca, come poteva saperlo?

Johanna non aveva mai conosciuto Rick.

La donna si alzò e allungò una mano verso sua figlia per aiutarla ad alzarsi: “Ti lascio sola. Fatti una bella passeggiata, camminare di solito aiuta a pensare”.

La giovane donna annuì, due passi le avrebbero fatto bene e si incamminò lungo il sentiero.

Mentre la guardava allontanarsi Johanna sussurrò tra sé e sé: “Non preoccuparti tesoro, tornerai da Rick. Troverò il modo di riportarti indietro, ti aiuterò. Non è ancora il tuo momento, non puoi stare qui ancora per molto. Tornerai a casa dalla tua famiglia. Te lo prometto”.

Kate si incamminò lungo una stradina stretta e tortuosa che portava in un altro gruppetto di case. Le costeggiò ed arrivò accanto ad un parco giochi  dove alcuni bambini erano intenti a giocare.

Vide alcune altalene libere e ripensò al giorno in cui era andata a riprendersi Rick alla presentazione del suo ultimo libro su Nikki Heat. Ricordando le sue paure di quei giorni si sentì una stupida, avevano perso tanto tempo inutilmente. Potevano essere felici molto prima.

 Si avvicinò ad una di esse e si sedette. Si dondolò avanti e indietro per qualche secondo. Era totalmente immersa nei suoi pensieri e non notò una presenza avvicinarsi.

“Ti piace andare sull’altalena?” chiese una vocina.

Kate alzò lo sguardo e davanti ai suoi occhi  trovò una bambina molto piccola. Doveva avere al massimo quattro anni.

 Era molto graziosa, i capelli castani racchiusi in due codini le davano un’aria molto birbante, ma il suo splendido sorriso trasmetteva allegria.

“Si piccolina, mi piace giocare con l’altalena” le rispose gentilmente la donna.

“Come ti chiami?” disse la piccola appoggiando le sue piccole manine sulle sue ginocchia.

“Mi chiamo Kate. E tu?”

“Io sono Joy. Mi prendi in braccio e mi fai fare un giro? Ti prego. Da sola ho paura”.

La guardava con occhi preganti, ma la detective era perplessa: “Tesoro non so se la tua mamma sarebbe contenta se una sconosciuta ti facesse giocare. Dobbiamo chiedere il suo permesso che dici?”.

“Per favore...”. I suoi occhietti chiari erano irresistibili, la donna non riuscì a resistere per molto.

  In fondo era solo un giro,che male c’era?

“Mi hai convinto. Dai girati” e con un rapido gesto appoggiò la bimba sulle sue gambe e con la mano libera le cinse la vita per impedirle di cadere durante la corsa. La bimba appoggiò il suo piccolo corpo contro il ventre della donna e posò le sue manine sulle dita di Kate.

Non appena l’altalena si mosse la piccolina incominciò a ridere. Kate poteva sentirla fremere di gioia tra le sue braccia.

“Vai più veloce, mi piace” la incalzò. Ubbidì, la risata di quella piccola creatura era contagiosa. Si stava divertendo come una matta pure lei.

Quando rallentò e fermò il gioco, la piccola mostrò segni di insofferenza: “Non ti fermate, voglio giocare ancora!”.

“No tesoro, basta. Mi gira la testa”.

Joy non protestò ulteriormente e si girò verso di lei, senza scendere dalle sue gambe.

“Va bene.. Sai che sei simpatica? Nessuno ha mai giocato con me”.

Kate rise: “Non ci credo! Una bella bimba come te ha sicuramente degli amichetti”.

“Forse hai ragione. Ora ce l’ho. Sei tu. Abiti qui? Dov’è la tua mamma? Che lavoro fai?”.

-cavolo- pensò Kate- sarà pure piccolina, ma questa bimba ha carattere da vendere. Non mi conosce neanche, ma continua a stare qui, le starò simpatica-.

“La mia mamma è a casa. Abita poco lontana da qui, sono venuta a trovarla oggi. Così siamo state un po’ insieme, era un po’ di tempo che non la vedevo. Io in realtà vivo a New York, un posto un po’ lontano da qui. Il mio lavoro è, invece, particolare. Sono un poliziotto, catturo le persone cattive, le faccio andare lontano da quelle buone.

 Hai paura di me adesso?”.

“Perché scusa? Hai appena detto che sei un super eroe donna. Mi piaci. E hai anche un partner che ti aiuta? Magari lui pensa a un piano, si intrufola nelle case dei cattivi e quando loro non ci sono, poi ti chiama e tu li aspetti e li catturi? Non dirmi che lavori per la CIA, piace tanto al mio papà”.

Kate non riuscì a trattenersi dal ridere, la fantasia dei bambini non aveva confini.

 Le accarezzò la testolina: “Ho un collega speciale, ma non è un poliziotto come me. Lui scrive dei libri, dei racconti, ma mi aiuta lo stesso”.

“Oh ho capito. Ti vuole bene?”

“Si tesoro, moltissimo”.

“Perché non lo sposi?”

-Oddio-

“Sto aspettando che me lo chieda” scherzò Kate.

“Secondo me dovresti fare tu il primo passo. Perché non lo fai?”

La donna sbiancò:“Lo sai che saresti una perfetta agente? Mi stai tempestando di domande. Nessuno può raccontarti delle bugie vero? Sei molto intelligente”.

“Infatti. Sai, però il tuo lavoro non mi piace”.

“Ah sì? E cosa ti piacerebbe fare?”.

“La giornalista!”.

Finta la frase la piccola scese dalle sue ginocchia, lasciando Kate un po’ perplessa. “Devo andare ora. Grazie per avermi fatto giocare”.

“Di niente tesoro”.

Le fece segno di abbassarsi e Kate si chinò verso di lei. Prima che potesse dire qualcosa le schioccò un bacio su una guancia e si allontanò agitando una manina.

“Ciao Kate, spero di rivederti presto”.

Kate imitò il suo gesto: “Ciao piccola”.

Si accarezzò la guancia dove la piccola l’aveva baciata. Quel gesto l’aveva colpita, il suo cuore aveva sussultato senza motivo.

Si ritrovò a sorridere, mentre nel suo ventre, senza che lei se ne accorgesse, “quell’acqua” tornò a muoversi.
 
 
 
Angolo mio!
Eccomi col quinto capitolo!! Giusto per confondervi ancora un po’ le idee… i personaggi sono finiti, Joy è l’ultimo. Qualcuno mi ha detto che ho una fantasia sfrenata (vero Rebecca? ;-) ) e qui ho dato il meglio di me stessa. Kate parla con la bimba della sua vita reale, non di quella nel sogno, lo fa senza rifletterci.. non è caso.. è collegato direttamente all'identità della piccola.
 Si accettano scommesse: chi sarà la bambina? Come mai Johanna conosce Rick?
Alla prossima!! grazie a tutti naturalamente!!! 
  
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