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Autore: _Rowen_    28/01/2012    4 recensioni
Onde.
Voleva portarla al mare, sulle scogliere greche, nel sole mediterraneo con l'odore dei pini che si scioglieva nell'aria come miele, ricorpirla di regali, fotografie e ricordi che avrebbe collezionato in eterno. Le avrebbe mostrato il mondo con gli occhi di chi l'ha visto crollare e poi rialzarsi migliaia di volte. Digrignò i denti, non si sarebbe mai aspettato uno schiaffo in pieno viso da un angelo.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Elijah, Klaus
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Caroline si guardò intorno, assicurandosi ancora una volta che nessuno la stesse seguendo.

Affrettò il passo, il sole estivo che bruciava l'asfalto della strada sotto i suoi piedi. Con il cuore in gola svoltò l'angolo arrestandosi davanti ad una gioielleria.

Tiffany & Co. Conosceva bene quel posto, solo qualche anno prima trascorreva interi pomeriggi davanti alle vetrine, aggiornandosi rispetto alle ultime mode e sognando, un giorno, di possedere uno di quei meravigliosi diamanti; in fondo, per lei che aveva avuto praticamente ogni cosa dalla vita, nulla era irraggiungibile. Dopotutto “Diamonds are girl's best friends”.

Ma era passato tanto tempo e la sua vita era stata stravolta e poi inghiottita da una susseguirsi di piccole catastrofi che si sarebbero concluse con la sua quasi-morte. La triste festicciola che i suoi amici le avevano reagalato per il suo compleanno non faceva altro che ricordarle il suo dramma.

Era morta, aveva abbandonato il mondo dei vivi per vederesi strappare l'angolo di Paradiso che agognava, finendo scaraventata in un universo di sanguinarie creature della notte. Con il passare dei mesi aveva imparato ad abituarsi alla sua nuova “vita”, tornando a fare shopping, organizzando party sfrenati. Una cosa però non riusciva a dimenticarla: era immortale, ormai, poiché la sua vera morte l'aveva già affrontata, eppure, allo stesso tempo era totalmente vulnerabile. Non dal punto di vista fisico certo, quanto da quello emotivo. Qualche settimana prima aveva cominciato a pensare all'avvicinarsi del suo compleanno. Cos'avrebbe fatto, una festa in piscina? Un ballo in maschera? Poi i suoi pensieri erano stati interrotti da un lampo di consapevolezza che la stordì, facendola barcollare. Avrebbe avuto diciassette anni per sempre. Se fosse sopravvissuta, se avesse evitato i guai vivendo qualche millennio, non avrebbe cambiato aspetto, non sarebbe cresciuta di più, non sarebbe mai somigliata ad una donna, sarebbe stata sempre imprigionata sotto le spoglie di una ragazza. Non avrebbe avuto rughe di cui temere, non avrebbe avuto figli. La sua quasi-vita l'aveva privata delle gioie dell'essere donna rendendo la sua permanenza sulla Terra una semplice sopravvivenza.

Appoggiò l'unghia smaltata sul campanello della gioielleria.

Poi il suo compleanno era arrivato e lei, la ragazza più stimata di Mystic Falls, aveva lasciato che trascorresse come un giorno qualunque. Aveva celebrato la sua morte insieme a Matt, Bonnie ed Elena, bevendo a più non posso, sperando di dimetnicare e addormentarsi nel tepore della sbronza. Tyler aveva interrotto ogni cosa. Era tornato, facendosi prepotentemente strada nel suo cuore e sciogliendo a poco a poco le sue difese le aveva confessato il suo amore. I bei ricordi si interrompevano in quel preciso istante, trasformandosi in un vortice di sorpresa, panico, rabbia egoismo. Sangue, paura, preoccupazione. Respiri affannosi, parole di conforto, un letto, una coperta, forse qualche benda. Il suo compleanno.

Suonò. Il giogielliere le sorrise dalla vetrina e lei si fece avanti, incerta.

-Buongiorno, posso aiutarla?- domandò con un sorriso.

Caroline si era addormentata, preda degli incubi più terribili che avesse mai potuto concepire, un sonno agitato fatto di ansia e tremori. La febbre non voleva andarsene: la pelle le bruciava come se la stessero ardendo sul rogo, riusciva a malapena ad parire gli occhi. Si svegliò, la testa che pulsava e, come nel peggiore dei suoi incubi aveva trovato lui.

Klaus.

Il panico le aveva chiuso lo stomaco: sarebbe morta. In fondo le sembrava quasi un sollievo: lasciarsi alle spalle il dolore e concedersi l'ultima briciola di mortalità, la faceva sentire più umana.

Ma lui non era lì per addormentare la sua sofferenza, lui era lì per offrirle una scelta: la vita o la morte. I pensieri le si confondevano nella mente, il peso che premeva sul cuore da qualche tempo le crollò addosso. Sì, quella non era vita ed era vero che aveva deluso molte persone a lei care, ma non voleva morire. Non era pronta ad annullarsi, a dire addio al mondo, a coloro che amava e, soprattutto, non in quel modo, in un letto, all'apice della sua debolezza. Era troppo egoista per morire.

Appoggiò al borsa firmata sul bancone e ne estrasse un cofanetto di velluto nero.

-Vorrei restituire questo – disse.

Così lui le aveva donato la vita, l'eternità. L'aveva stretta nell'abbraccio della salvezza. Le sue parole, la sua voce, densa come cioccolato, si mischiava al richiamo della vita che scorreva nella sua bocca, cullandola nel tiepido sonno che, sazia e al sicuro, l'avrebbe avvolta fino al mattino dopo.

 

Regrets collect like old friends, here to relive your darkest moments.

 

Come una principessa, si era svegliata col cinguettio degli uccellini, sollevandosi dal letto come ogni mattina e, solo dopo un istante, si rese conto di essere ancora viva.

Da Klaus. Sul comodino era appoggiato un cofanetto. Lo sollevò tra le mani appoggiando il biglietto sulle coperte. Esitò un istante sul nastro, confusa, poi, lo aprì di scatto. La luce del mattino le invase le pupille attraverso un'ordinata fila di diamanti.

 

Il giogielliere esaminò il bracciale –E' un modello recente. Ha qualche problema, vuole per caso cambiarlo? -

-No, no. Voglio restituirlo-.

L'uomo sorrise -Ah, storia d'amore finita male? -.

-Qualcosa del genere – disse Caroline, stringendosi nelle spalle.

L'uomo rigirò il gioiello tra le dita ed esclamò – Signorina, questo è un pezzo piuttosto pregiato. É sicura di volerlo lasciare senza prendere nient'altro? -

Caroline deglutì – Più che sicura -.

-D'accordo- sospirò – come vuole -.

Posso lasciarti morire se è questo che vuoi, se pensi che la tua esistenza non abbia più significato. Ci ho pensato anche io, a dire la verità, una o due volte nel corso dei secoli ma, voglio rivelarti un segreto. C'è un intero mondo qui fuori che aspetta solo te: grandi città, arte, musica. Bellezza genuina. E tu puoi avere tutto, puoi avere un altro migliaio di compleanni.

-Allora? Vuole la ricevuta di restituzione? -

Tutto quello che devi fare...

-Signorina? -

...è...

-Signorina? -

...chiedere.

-Sì, mi scusi -. L'uomo prese tra le dita una penna raffinata e firmò un pezzo di carta, strappandolo da un libretto come se fosse stato un cerotto. - Non vede davvero l'ora di liberarsene, eh? -.

Caroline strinse i pugni – Già – sospirò, affferrò la ricevuta, la mise nel portafogli e uscì a grandi passi dalla gioielleria. Non dovevaimportarle più nulla. Si voltò indietro una sola volta, poi proseguì verso casa di Elena.

Da tempo l'amica era impegnata a tentare di riportare Stefan sulla retta via, scordandosi di avere una vita che le stava scivolando tra le dita. Era stanca, stressata e la partenza di Jeremy non aveva certo contribuito a farla stare meglio, tuttavia aveva trovato il tempo per dare slancio alla sua vita sentimentale. Come le aveva scritto Bonnie la sera prima via SMS: “Elena e Damon, e a lei è piaciuto”.

Avrebbe davvero voluto parlare un po' con lei, erano settimane che non si concendevano un' uscita “solo donne”.

Stava per svoltare l'angolo quando qualcosa la bloccò: e se Elena avesse saputo di Klaus?

Rimosse il pensiero all'istante, cosa mai ci sarebbe stato da sapere. A quanto pareva anche gli Antichi avevano sensi di colpa, lui l'aveva guarita. Fine. Non avrebbe più avuto nulla a che fare con quel mostro, nonostante il debito che li legava.

Affrettò il passo verso casa Gilbert aggiustandosi una ciocca di capelli dietro gli occhiali da sole.

 

-Elena non c'è – esordì, appoggiandosi allo stipite della porta.

-Ciao Alaric, come vanno le cose con la dottoressa Fell? - rise la ragazza.

-Oh – commentò l'uomo grattandosi la testa – e così l'hai saputo...beh accomodati, accomodati -.

-Oh no, davvero, sono di fretta. Quando torna puoi dire a Elena di chiamarmi? Devo parlarle -.

La squadrò con espressione interrogativa sospirando – Cose da ragazze! - sollevando le mani in alto in gesto di resa.

-Quando torna dille che l'ho cercata, ok? -

-Ma certo, a presto Care -.

Tornò verso casa telefonando a Elena ma lei non rispondeva. Si sorprese sollevata, non potendo vedere né sentire Elena non avrebbe dovuto nasconderle di Kalus.

Accidenti...stava mentendo alla sua migliore amica.

-Nah, non è una menzogna – pensò – stai solo omettendo qualche dettaglio irrilevante sul modo in cui sei rimasta in vita...a meno che Matt non abbia già spifferato tutto -.

Pensò che non era possibile, che Matt era troppo leale e riservato per farle una cosa simile, tuttavia era altrettanto consapevole che, prima o poi, Bonnie, Elena e Damon avrebbero scoperto del suo debito con Klaus. Immaginò la scena:

-Ti sta usando per ottenere appoggio da tua madre! - cinguettava Bonnie.

-Quel mostro schifoso! - imprecava Damon.

-Sei dalla nostra parte vero? - chiedeva Elena.

La ragazza scosse la testa, ma cosa diavolo le veniva in mente? Era ovvio che Klaus la usasse come una pedina sacrificabile, quel maledetto, ed era altrettanto ovvio che Caroline sarebbe semrpe rimasta dalla parte delle sue amiche. Sempre.

Perchè si preoccupava in fondo? Era solo un debito, una promessa che, pur di levarsi di torno il demone, avrebbe rischiato di infrangere.

Stava ingigantendo una cosa da poco, neanche fosse segreto di stato.

Perchè mai gli altri avrebbero dovuto mettere in dubbio la sua fedeltà? Insomma non era successo nulla, aveva solo bevuto...

..un po' del suo...

...sangue.

Nello stomaco, nel battito regolare del cuore, nel cervello, nella gola. Si sentiva affogare in quella dolce ninna nanna, un sonnifero mortale. Veleno al gusto di cioccolato. Si lasciò cullare sempre più a fondo, fino a percepire quell'abbraccio, il rumore della carne pallida, lacerata di suoi canini, il formicolio dei muscoli tesi, l'odore metallico del sangue e quella sensazione di dolce abbandono che le faceva ronzare la testa.

-Ehi, guarda dove metti i piedi! - gracchiò un anziano con sguardo sottile.

La ragazza tornò in sé – Mi scusi, davvero! Spero non si sia fatto male! -

-No, tutto a posto, ma sta attenta la prossima volta! - borbottò l'uomo, e si allontanò zoppicando lievemente.

Caroline si sedette sul muricciolo che costeggiava il marciapaiede – Ma bene! - esclamò – Ci mancava solo che si rompesse il tacco! -. Si sfilò le scarpe e proseguì scalza verso casa sua, scansando i mozziconi delle sigarette.

Aprì la porta e gettò malamente a terra quel che rimaneva del suo amato paio di scarpe. Pensò al giorno in cui le aveva comprate: era un pomeriggio estivo e, insieme ad Elena, aveva appena finito l'allenamento con le altre Cheerleaders. Si erano sedute al bar più vicino alla scuola, con addosso ancora la divisa e, mentre sorseggiavano una granita, una ragazza bellissima,con un paio di scarpe favolose, era sfilata davanti a loro. Incantate l'avevano seguita con lo sguardo finchè non era sparita dietro l'angolo. - Scarpeee! - aveva piagnucolato Caroline con sguardo supplichevole.

- Se n'è andata – aveva risposto Elena – rassegnati! -

-Oh no! Col cavolo, le voglio, saranno mie! - escalmò decisa, si alzò e, abbandonando la granita, prese la borsa – Beh non vieni? -

-Dove scusa? Vuoi rincorrerla e chiederle dove le ha comprate? - ma, nonostante Elena protestasse, anche lei aveva ben impresso negli occhi quel magnifico paio di décolleté acquamarina.

-Veramente pensavo di buttare via un pomeriggio di studio e rimpiazzarlo con uno di shopping. In questo buco non sono molti i negozi che vendono scarpe così belle! Muoviti! - rise correndo via.

-Ma, ma?! E la granita? - aveva urlato Elena, ma ormai era inutile, Caroline era scappata.

Rise. Solo qualche mese prima avrebbe pianto per un tacco rotto, o, comunque, avrebbe dato fondo ai suoi risparmi e avrebbe comprato un nuovissimo paio di scarpe e invece era lì. Cambiata, stravolta, come un pezzo di carta stropicciato. Ma non si era spezzata, non aveva lasciato che qualcuno la strappasse a metà e la gettasse via, non si era mai arresa e, per questo era fiera di sé.

Accennò un passo di danza sul parquet e corse in camera sua gettando la borsetta sul letto. Sorrise e si sfilò i collant, lasciandoli sul pavimento.

 

And I’ve been a fool and I’ve been blind, I can never leave the past behind.

 

Si gettò sul letto con un sorriso: sì, era diversa, ma era ancora Caroline. Il vampiro Caroline, quella che avrebbe conservato in eterno i suoi diciassette anni, quella che beveva sangue umano per non incartapecorirsi, capace di sollevare un'auto con un dito, sì, ma nel profondo era sopravvissunto un pizzico della Caroline la cui migliore amica era la carta di credito, che organizzava le feste più inn di Mystic Falls e aveva uno stuolo di ragazzi pronti a servirla e riverirla.

Si guardò intorno. Non voleva gettare via la vecchia Care, voleva ricordarla, conservando dentro sé ancora un po' di lei, ma nemmeno tornare ad essere la superficiale che era prima, però aveva bisogno di aria nuova, di rinnovamento allo stato puro. Era stufa di sangue, lotte, giuramenti, incantesimi e tradimenti. Voleva divertirsi, avrebbe avuto un'eternità per occuparsi di tutto il resto, no?

Sbottonò il vestito e lo lasciò cadere a terra insieme al coprispalle, saltando fuori dal groviglio e sparendo dentro il bagno dove, come ai vecchi tempi, si sarebbe abbandonata ad un rinvigorente bagno caldo che le avrebbe fatto dimenticare ogni problema. Sciolse i capelli guardandosi allo specchio, la vita poteva ancora essere perfetta.

 

***

 

Erano passati tre giorni da quando Care aveva deciso di cambiare vita. Come prima cosa aveva cancellato dalla rubrica il numero di Tyler, poi, silenziosa come un felino, era sguasciata fuori di casa, nonostante tutte le raccomandazioni di sua madre, che, con Klaus in città, la preferiva segregata in casa, sotto le coperte, con un libro e un tè caldo. Proprio non era il suo genere.

Aveva stampato un centinaio di inviti, chiamato qualche amico qui e là, recuperato cibo e alcool a sufficienza da sfamare la città per una settimana, una decina di casse, un dee-jay e chiamato il tutto Festa di Fine Estate. Il tempo era perfetto, fortunatamente nessun monsone improvviso metteva a rischio la location, con tanto di piscina.

Infilò gli orecchini e ravvivò i capelli, pronta a dare inizio alla festa.

Prese al volo la borsetta e stampò un bacio sulla guancia di sua madre correndo in macchina.

Sarebbe stata una serata memorabile.

 

I am done with my graceless heart, so tonight I’m gonna cut it out and then restart.

 

Elena le tamburellò su una spalla – E questo dove l'hai pescato? - disse, indicando il vestito.

-Comprato stamattina! - sorrise e, schioccando un bacio per aria scappò sul palco improvvisato davanti alla piscina e prese in mano il microfono. - Benvenuti ragazzi, questa serata è dedicata alla rinascita. Siate liberi, siate felici, ma non rompete nulla...e, soprattutto, divertitevi! -.

Seguì un boato e poi partì la musica.

Caroline si fece largo tra gli invitati e raggiunse il tavolo con le bottiglie, si versò un Martini e salutò Nelly, una vecchia compagna del corso di scienze – Ehilà Forbes, bella festa! - la salutò quella sparendo nella calca. Caroline rimase ad osservare la sua festa, compiaciuta. Erano venuti tutti e sembravano divertirsi davvero. -Oh, splendida Caroline che organizza feste fenomenali per far dimenticare ai sofferenti i dolori della vita, sei un mito! - si disse.

Elena le si affiancò – Quando smetterai di autocompiacerti? -

-Non lo so, domani forse, o tra una settimana probabilmente...-

L'amica l' abbracciò – Mi mancava la vecchia Care, ultimamente eri così preoccupata...mi dispiace averti coinvolto, davvero. Se penso che è colpa mia, tutto quanto, dai canini a Stefan, a Klaus...-

-Ehi!- la zittì – Smettila di dire così, ormai è successo, è solo questione di abitudine. Ora balla e dimentica il passato. Ti serve! -.

Elana la prese per mano e la trascinò nella ressa.

-Che fine ha fatto Bonnie? - chiese Caroline.

-Non è voluta venire, è intenta a sommergersi di cartelle e scartoffie varie nella speranza di trovare sua madre...non sono troppo ottimista in merito. Ieri abbiamo passato il pomeriggio a cercare e non abbiamo trovato nulla, nemmeno un minimo indizio...-

Caroline le chiuse la bocca con una mano – Se Bonnie non è venuta sono affari suoi, non tormentarmi con storie deprimenti, ti prego. Non stasera! -

Elena rispose – Ok, ok, come vuoi, la festa è la tua e poi...cosa sarà mai una serata da libertine? -. Ballarono per ore, la musica che cancellava ogni pensiero e le sfidava a resistere sulla pista, a lasciarsi andare e dimenticare il buon senso e le responsabilità, come delle teen-ager, finchè Elena la trascinò in un posto un po' più silenzioso per riprendere fiato. - E' tardissimo – disse – e domani mattina ho l'allenamento di boxe con Damon -.

-Uff, rovini sempre tutto! - rise – Scherzo, cerca di recuperare il tuo storico buon senso prima di incontrare Damon...- ridacchiò guardandola di sottecchi.

-Hai...saputo...è stata Bonnie vero? -

Caroline rise -Buonanotte e, buon allenamento! - ma in risposta ricevette un'occhiata truce.

Elena se ne andò, visibilmente distrutta. Sapeva che l'amica non aveva smesso di essere prudente durante tutta la festa, che la sua paranoia la perseguitava, che l'immagine di Klaus e Jeremy era impressa a fuoco nel suo cervello, tuttavia apprezzava che avesse finto per farla felice.

 

La paranoia di Elena era un motivo in più per sorvolare su quanto accaduto la notte del suo compleanno. Il giorno prima aveva incontrato Matt e, in uno sguardo, lui aveva capito di dover tacere riguardo alla faccenda di Klaus: non c'era pericolo, Matt era la persona più onesta che conoscesse, gli era più che grata per averla trovata e portata a casa quando Tyler..beh...

-Ok, ok, frena Care, queste sono cose serie a cui pensare quando sarai sobria! - pensò versandosi il quinto martini della serata. Aggiuse un cubetto di ghiaccio e portò il bicchiere alle labbra ma, pima che potesse bere, qualcuno le afferrò il polso.

-Sei al numero cinque, Forbes. Non è abbastanza per soffocare i tuoi dubbi? -.

Caroline lasciò cadere il bicchiere e sussultò. Quella voce. La sua voce.

-Cosa diavolo ci fai qui? Non mi pare di averti invitato -.

Una risata calda e una mano che risaliva dal polso all'avambraccio, accarezzando la sua pelle tiepida -Faccio parte del centinaio di imbucati presenti. In tempo per salvarti dalla peggior sbronza della tua vita -.

Caroline strattonò il braccio tentando si liberarsi dalla stretta, acquistando un po' di lucidità – Ora mi fai da balia? Ti ringrazio per avermi salvato la vita ma, non mi pare di averti chiesto di rimanermi intorno. Sei venuto a redimerti occupandoti di una poverina piena di problemi? Non ti apriranno le porte del paradiso dopo i cadaveri che ti sei lasciato alle spalle, è inutile che ci provi -.

L'uomo l'attirò a sé – Non è la redenzione che cerco – disse afferrandola per le

spalle – io cercavo te -.

Caroline guardò altrove, confusa, dibattendosi appena, certa di non potergli sfuggire – Lasciami in pace, lasciami stare, stai lontano da me e dai miei amici -. Ma una domanda le bruciava sulle labbra, parole che scalpitavano nella sua testa da quando quella mattina si era svegliata col sole negli occhi – Perchè? Perchè diavolo mi hai salvata? Sono una stupida parte del tuo psicotico piano? Cosa vuoi da me? Cosa cerchi Klaus? - disse, ma stava gridando. Piangeva terrorizzata, non dall'assassino che si trovava davanti ma da quel che provava, inorridita dai suoi stessi sentimenti. Era riuscita a nasconderlo a Elena, ad Alaric, a Bonnie ma davanti a lui, di fronte ai suoi occhi verdi non riusciva a mentire. Ammettere la causa delle fitte che sentiva nello stomaco, nella gola, tra le costole, nel cuore, le risultava più difficle di qualsiasi altra cosa avesse mai fatto.

L'uomo rimase in silenzio, l'eco della musica che ronzava lontano. Allentò la presa sulle spalle di Caroline che, rapidissima, sguasciò a qualche passo da lui.

-Vuoi davvero saperlo? - ringhiò spostando lo sguardo dall'erba al volto della ragazza -Davvero? Non mi dire, sarai sorpresa. Il diavolo che diventa il salvatore, bizzarro eh? -.

All'improvviso restò immobile, mascherandosi come una statua di marmo antica abbandonata nella foresta. - Tu sei come me, per quanto ti possa sembrare assurdo. Siamo simili Caroline o, almeno, lo siamo stati. Volevo aiutarti, davvero -. La voce era quasi un sussurro. Si voltò dando le spalle alla ragazza che, per sentirlo, fu costretta ad avvicinarsi di qualche passo, poi continuò – Fammi indovinare, ti senti piccola, inutile, insicura. Tutti ti danno addosso perchè sei solo un peso per il loro “Grande Piano per Elimanare Klaus”. Nessuno bada a te, e a te va bene così perchè in questo modo ritrovi un po' di normalità. Elena è piena di problemi, Stefan, Damon...tutti così occupati per pensare ai tuoi, di problemi. Così ti rimbocchi le maniche e vai avanti da sola, diventando ogni giorno più forte e più sicura di te. Non te ne rendi conto? Nei tuoi occhi c'era la sofferenza di chi si sente abbandonato. Spesso vorresti piangere, vorresti trovare qualcuno con cui parlare ma, non vuoi infastidirli, non vuoi la loro compassione. Così compri scarpe, vestiti nuovi, organizzi feste...ti mescoli alle persone normali, alle persone felici, sperando che un po' della loro allegria contagi anche te. Indossi una maschera ogni giorno, e cerchi di andare avanti, sperando che l'eterintà a cui sei costretta ti regali un pizzico di gioia -.

Caroline lo affiancò, a guardò nel cielo – Eri arrivata a considerare la morte come opzione, quella sera. Avevi...sperato, di morire, per rirovarti. Non potevo permettertelo. Sei forte Care, lo sei abbastanza per superare tutto questo, te lo lascerai alle spalle e inizierai a guardare a loro – disse, indicando la pista – come estranei. Ti scorreranno davanti come un film noioso quando infine capirai che tu sei altro, sei migliore, sei...-

-Klaus – bisbigliò la ragazza, abbassò lo sguardo sul volto dell'uomo, asciugandosi una lacrima. Pensò a Tyler e a quello che stava facendo per lei e si sentì in colpa, pensò a quel che le aveva promesso, al dolore che aveva visto nei suoi occhi mente combatteva contro l'esservimento del demone. Pensò ad Elena, per la quale avrebbe dato la vita, e ai sacrifici che faceva ogni giorno, alla fatica e all'impegno che ci metteva per uccidere Kalus. Pensò a Damon che passava ogni istante a meditare su come eliminarlo e a Stefan, a quel che era diventato per colpa dell'uomo che le stava accanto.

-Vorrei andare via, essere abbastanza egoista da lasciarli qui e scappare ma, non ci riesco. Giuro, mi sforzo. Guarda questa festa...ci ho provato, davvero ma qualcosa mi blocca. Quel qualcosa è la mia coscienza che grida disperata di restare, di aiutarli perchè mi vogliono bene, perchè mi hanno aiutata quando ne avevo bisogno, perchè in fondo servo loro, perchè quella è la cosa giusta, perchè sono dalla parte dei buoni. – chinò la testa e fissò la terra umida- Per una volta però, vorrei sbagliare. Vorrei crederti, alla tua arte, alle città, alla bellezza del mondo. Vorrei decidere da sola, non essere parte di uno schieramento ma crearlo -.

Avere sensi di colpa e chiarire i dubbi che hai instillato in me.

-Ma non posso -.

Quelle parole franarono tra i due, pesanti, indelebili, riecheggiarono nella testa di entrambi.

-Lo sapevo – sussurrò Klaus.

-Mi...dispiace, davvero...- provò a scusarsi Caroline ma Kalus le afferrò le punte delle dita.

Con una delicatezza antica di secoli, sfiorò le sue nocche e intrecciò le sue dita a quelle della ragazza – Lo sapevo. Ma tu...la più dolce delle illusioni, un soave antidoto... - le sorrise, accarezzandole una guancia, giocando con una ciocca dei suoi capelli, immergendo una mano nella chioma dorata – hai...osato! - ringhiò. Cancellò il sorriso dal volto, lasciando il posto ad un'espressione impassibile e ad uno sguardo gelido. Si chinò sulla ragazza stringendo al presa sui capelli, dietro la nuca – Tu mi rifuiti, come un abito vecchio, un paio di scarpe fuori moda, tu mi getti via. Sciocca ragazzina superficiale! Sono millenni che attraverso il mondo di questa stupida umanità, posso fendere il tempo, sfuggire alla morte e tu... -.

Era vicino, troppo vicino. Caroline sentiva il suo respiro tra le labbra, e una vampata di calore salirle alle guance. Percepiva la stretta sul suo collo, immaginava i lividi che le avrebbe lasciato, come una traccia indelebile, un peccato. Sentiva i suoi occhi esplorare la sua gola. Come poteva aver pensato di scorgere un granello d'umanità nel demone senz'anima?

Era certa che quella volta l'avrebbe uccisa, le avrebbe squarciato la gola o, ancora peggio, le avrebbe strappato il cuore. Era stata stupida a sfidarlo. Aveva rifiutato uno degli Originari e ne avrebbe pagato il prezzo. Sperò che fosse rapido, il meno doloroso possibile. La paura le offuscò la vista riempiendo il suo corpo di adrenalina.

L'uomo fece scorrere il pollice lungo la mandibola, accarezzò le labbra della ragazza, sentendole tremare - tu...mi temi – sussurrò, fissando gli occhi nei suoi.

 

And our love is pastured such a mournful sound. 

 

Caroline trattene il fiato.

Era sbagliato, era pericoloso. Un minimo movimento e le avrebbe spezzato il collo.

Dimenticò l'orrore, il sangue, la morte, la devastazione; dimenticò quello che doveva per fare quello che voleva. Sollevò una mano e accarezzò il viso del demonio. Sentì la pelle calda scivolare sotto le sue dita, la barba solleticarle i polpastrelli. Klaus parve sorpreso, esitò.

Le dita di Caroline che gli accarezzavano le palpebre, s'insinuavano tra i suoi capelli, scendevano lungo il collo, nella delicatezza tremante della preda che controlla il predatore.

Sentiva il cuore battere più forte, il sangue pulsare sulle tempie metre una rosa le dilaniava il cuore con le sue spine. Non era desiderio, non era passione. Era amore. Un amore violento, suicida, cui non poteva scampare.

Klaus era immobile. Le stava lasciando una scelta, per la seconda volta.

Era la cosa peggiore che potesse fare, Caroline lo sapeva, ma non voleva vivere un'eternità di rimpianti.

 

And I’m damned if I do and I’m damned if I don’t.

And I’m ready to suffer and I’m ready to hope
It’s a shot in the dark and right at my throat.

 

Sollevò appena il mento, annullando la lieve distanza che separava le loro labbra, e la rosa nel suo petto affondò le spine.

Klaus assaporò le labbra della ragazza: Martini, la strinse fra le braccia con premura, affondò il viso nei suoi capelli, inghiottì il suo respiro, baciò tremante le sue lacrime e i suoi sorrisi. Nel suo cervello qualcosa spingeva, dolce e doloroso allo stesso tempo. Qualcosa era riemerso da un mare di pece nera di crimini e colpe. Caroline, la sua Care, aveva acceso in lui ina fiammella, una luce tenue, flebile, pronta a spegnersi ma...incredibilmente forte. La baciò per quella che gli parve un eternità, ma non era mai abbastanza. Erano chiusi in un diamante, fuori dal mondo, dalle regole, dalla morale, un diamante come quelli che lei aveva restituito mentendo a se stessa. Una bugia che bruciava sulle loro labbra, una verità che dilaniava i loro cuori. Il dolore che lo avvolgeva in una nebbia sottile, quello di chi ama con tutto se stesso, di chi ha indossato talmente tante maschere da perdersi sotto di esse, di chi, infine, ne è stato tirato fuori violentemente, ferendosi gli occhi con un debole raggio di sole. Doveva reimparare.

Facava male, amare. Era una cosa cui non era abituato da migliaia di anni. Era una dannazione, una maledizione funesta che lo stritolava da capo a piedi, spezzando il suo respiro, come un coltello che affontava nel suo petto. Ma quella sofferenza era miele, l'unico dolore che valesse la pena provare.

Strinse il suo viso tra le mani, appoggiano la fronte alla sua e sussurrò – Credo di amarti, Caroline -.

 

'Cause I'm looking for heaven, for the devil in me. 

  
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