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Autore: Molly182    28/01/2012    1 recensioni
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
P.s. La maggior parte dei capitoli sono accompagnati da delle canzoni che si trovano linkate nella storia :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap 11
“Buongiorno”, mi disse la solita voce l’indomani mattina.
“Buongiorno Thomas”, gli dissi prendendo una tazza per me e accendendo la macchinetta del caffè.
“Dormito bene?”
“Credo di si”, immersi i cereali dentro al latte. “Sai, inizio a dubitare sulla vera esistenza della tua casa, per quanto ne so sul tuo conto potresti anche dormire nella tua macchina”, gli sorrisi.
“Non mi piace fare colazione da solo, è deprimente”, disse mangiando un’altra cucchiaiata di cereali. “Un giorno ti porterò a vederla”
“Un giorno dovrò chiudere la porta sul retro”
“Non lo farai mai”
“Probabile... come mai qui presto? È sabato”.
“Non riuscivo a dormire”
“E hai realmente pensato di trovarci sveglie alle sette e mezzo del mattino?”
“Non Nicole, certamente, ma tu sì ed infatti ti sei svegliata poco dopo il mio arrivo”
“Va bene, va bene”, mi arresi. “Pronto per verniciare, allora?”
“Come non mai”
“Non fare tanto il sarcastico, signorino!”, lo rimproverai. “Tu ti sei offerto e ora non puoi sottrarti dall’impegno preso”
“Si signora!”, disse scattando all’attenti. Rise e poi poggiò anche la sua tazza nel lavandino.
“Vado a vestirmi”, dissi avviandomi verso le scale seguita da lui.
“Intanto inizio a preparare il colore”
Salii e in poco tempo scesi le scale e trovai già metà corridoio preparato. Iniziammo a dipingere quelle pareti e verso metà mattinata si svegliò Nicole.
“Come mai sveglia così presto?”, le chiesi Thomas stuzzicandola.
“Qualcuno ha fatto troppo casino”, disse lei sorpassandolo e dirigendosi verso la cucina.
“Pensavo che ci volesse qualcosa di più forte per tirati giù dal letto”, gli urlò lui.
“Sono abituata a sentire voci maschili, sai, mi sono disorientata un attimo prima di riconoscere a chi appartenesse quella voce stridula”
“Disse la bella addormentata”, rise.
“Buongiorno anche a te Tom”, gli disse tornando da noi con la sua tazza di caffè.
“Giorno Nicole”
Era incredibile come in così poco tempo erano riusciti ad entrare in sintonia e prendersi in giro come due vecchi amici.
“Sai, potrei abituarmi ad averti in giro per casa, mi farebbe piacere avere un uomo tuttofare”
“Non mi dispiacerebbe fare l’uomo tuttofare e poi mi piace stare con te”, gli sorrisi e un leggero colorito rosa comparve sulle mie guance.
“Mary, hai visto le chiavi della macchina?”, mi annunciò Nicole dopo pranzo.
“Dovrebbero essere sulla mensola vicino al telefono, dove vai?”, le urlai dalla sala. Avevamo finito il corridoio e ora c’eravamo spostai in sala.
 “Roger non vuole funzionare, vado in lavanderia”, frugò sul piano. “Eccole, a dopo”
“Roger?”, mi chiese Thomas.
“Sì, la lavatrice”
“Come mai li avete dato un nome?”
“Sembrava carino”
“Siete pazze”, rise. “Ti va di accendere la radio?”
“Va bene”
Poggiò il pennello e si chinò davanti alla piccola radiolina appoggiata sul mobile e girava la rotellina in cerca di una stazione radio abbastanza decente per lui.
Dopo un’eternità si staccò dalla radio e ritorno alla sua parete. Una canzone movimentata era finita e una più lenta stava prendendo il suo posto.
In pochi passi si avvicinò a me e mi torse il rullo dalle mani. “Mi permetti?”, mi chiese prendendomi una mano e stringermi a lui, passò l’altra sua mano sulla schiene senza aspettare una mia risposta.
“Non fa tanto telefilm ballare in mezzo ad una stanza?”
“Non importa”
Appoggiai la testa alla sua spalla e mi lasciai dondolare dalla musica. Eravamo in mezzo a una stanza non decisamente elegante ed eravamo completamente sporchi di vernice. Di certo non eravamo romantici ma la scena sembrava proprio tirata fuori da un film.
“Vedo che ci metti moco a prendere confidenza con le persone”
“Di solito c’impiego meno tempo”, mi sorrise a pochi centimetri dal mio volto.
“Forse è meglio che riprendiamo con le pareti”
“Stai zitta e resta qui”, mi sussurrò. Se non fosse stato per un tono così seducente avrei avuto la capacità di risponderli e mandarlo a quel paese ma quel ragazzo mi stava provocando uno strano effetto.
Spostai le mie mani attorno al suo collo mentre le sue si posizionarono sui miei fianchi e restammo così per il resto delle successive canzoni che la radio fece passare, magicamente tutte lente, finché il cellulare di lui riprese a squillare.
“Rispondi!”, lo obbligai.
“Non ne ho voglia”
“Inizio ad odiare la tua suoneria”
“Posso toglierla”
“Magari potrebbero essere i tuoi problemi”
“Sei per caso gelosa?”
“No, cioè solo che non mi sembra giusto evitare una chiamata, tutto qui”, No. Non ero gelosa! Almeno lo credevo.
Alla fine accettò di rispondere al telefono e per non disturbare mi spostai in cucina. Lo vidi fare come l’ultima volta. Sguardo scocciato e camminava per tutta la stanza. Quando chiuse la chiamata invio un “Fanculo” al telefono.
“Tutto a posto?”, gli chiesi.
“Devo andare”, prese il suo solito cappello e si diresse verso la porta. “Ci vediamo”
   
 
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