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Autore: Willy Wonka    29/01/2012    4 recensioni
George scoppiò in una risata pazzesca, come mai aveva riso in vita sua. Questo era il suo grande potere: riusciva sempre a strappargli un sorriso, anche nelle situazioni meno appropriate. “Sei proprio un pazzo Ringo!” disse dandogli un piccolo pugno sulla spalla. Si lasciò invadere le orecchie dalla risata dell'altro, poi chiuse gli occhi divertito. Si appoggiò allo schienale morbido del suo posto, forse poteva sperare di dormire almeno un po', quanto bastava per potersi risvegliare a terra e in un altro stato. Sarebbe stato possibile chiudere gli occhi per un secondo e BAM! riaprirli in un'altra dimensione? Puff. Tutto finito. Ma la paura di precipitare tornava feroce e gli faceva salire brividi su per tutta la spina dorsale. Stava per prendere le pastiglie dalla tasca del cappotto quando... un calore alla guancia lo colse alla sprovvista.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Harrison, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Georgie si ritrovò in ritardo


Tic tac. Tic tac. Tic tac. Non sapeva nemmeno lui da quanto tempo si trovava in quella stanza a fissare il pendolo dell'orologio oscillare di qua e di là attraverso la sottile lastra di vetro. Tic tac. Tic tac. Ci si poteva persino riflettere in quella trasparenza. Seguiva quel bagliore con gli occhi mezzi socchiusi, il corpo secco lungo disteso su un vecchio divano di pelle mezzo sfondato e la testa inclinata ed abbandonata nel vuoto oltre il bracciolo, con i capelli sottosopra e le guance che cominciavano a diventargli di un rosso tenue. Fuori il tempo era alquanto uggioso, di certo non una novità nel centro di quel groviglio di strade chiamato Londra, il vento fischiava tranquillo fra le fronde degli alberi magri che ogni tanto affiancavano le vie mentre le nuvole nel cielo si preparavano ad accogliere un breve ma violento temporale. In quella stanza invece l'aria si stava riempiendo a poco a poco del fumo di una sigaretta che bruciava sconsolata nel posacenere, iniziata minuti prima e mai finita completamente. Qualcos'altro affollava i pensieri di quell'uomo, qualcosa di confuso ma allo stesso tempo affascinante, qualcosa che non credeva nemmeno lui potesse essere vero. Non si era mai considerato un tipo che parlasse molto, per carità, era socievole e tutto, ma possedeva un delizioso carattere riflessivo e riservato, preferiva di gran lunga perdersi nella marea dei suoi pensieri piuttosto che parlare a sproposito e fare la figura dell'idiota. Di tanto in tanto, immerso nel silenzio più totale, alzava una mano e si concentrava sulle sue dita affusolate che galleggiavano nel vuoto. E mentre se ne stava lì a darsi del pazzo, un tipo aprì piano la porta facendo scricchiolare appena appena i cardini arrugginiti, e con passo felpato si avvicinò al divano convinto che l'altro non potesse notarlo. Che diamine di posizione stramba aveva. Ma d'altronde lui era sempre un po' strambo, anche quando non faceva niente. Stette lì a guardarlo per qualche secondo, con il volto leggermente inclinato e le sopracciglia aggrottate incapace di comprendere a pieno che diavolo ci facesse con la testa sottosopra a puntare un vecchio orologio a pendolo. Fece spallucce, probabilmente era solo in stato catatonico.
“Ah ma allora sei qui!!!!!!!!!” gridò parandosi di fronte al volto capovolto del chitarrista.
“AAAAAAH!” d'un tratto si agitò come una trota e per poco non cadde a terra dalla paura, non lo aveva nemmeno sentito arrivare, era troppo perso nei suoi ragionamenti contorti per accorgersi del mondo intorno a lui.
“R-Ringo per la miseria! Mi hai fatto prendere un colpo brutto-”
“Ehi ehi! Ti stavo solo cercando! Ma che ti prende Georgie? In studio son tutti che t'aspettano! E sai quanto Lennon odi la gente che arriva in ritardo... minaccia di ingaggiare Fred-il-sergente come nuovo chitarrista se non ti sbrighi a muovere il culo, così ha detto...”
“Fred-il-sergente? Il barbone ubriaco di Mill Street?”
Ringo annuì con la sua tipica aria da bambino innocente.
“Allora dovrò sbrigarmi!” disse Harrison alzandosi e riabbottonandosi i primi bottoncini della camicia. “Comunque tu volevi farmi crepare altro che...” mugugnò guardandolo di sottecchi.
Il batterista gli rispose con un sorriso a pieni denti, osservò il suo compagno passargli davanti e dirigersi verso la porta sorreggendosi il capo mezzo rimbambito. Dio, persino quando non ci stava con la testa Harrison riusciva ad apparire così dannatamente elegante e slanciato.
Ringo, colto dalla delusione che George non si fosse accorto del suo gran bel sorrisone acchiappa-femmine, abbassò lo sguardo con una smorfia e fece per andarsene anche lui, quando non si vide sbarrare l'uscio dal braccio teso di Harrison.
“Ah Ringo... la prossima volta che mi chiami ancora Georgie, quei bei denti te li butto giù uno ad uno!” disse in tono ironico con un mezzo sorriso sghembo.
“Beh ma almeno sono riuscito a farti sorridere!"
George lo scrutò per un attimo, poi tolse arreso il braccio dallo stipite e percorse un lungo corridoio semi illuminato che portava a delle fredde scale di marmo.
L'altro lo seguì a ruota sempre con quel suo fare buffo e spacciato.
“Eddai Georgie è un nome carino tutto sommato”
“No che non lo è”
“E allora come posso chiamarti?”
“Mmmh... George ti piace?”
“No, è troppo banale!”
“Anche Harrison non è male!”
“Che ne dici di Harry?”
“No”
“Joe?”
“Nooo!”
“Jack!”
“Ringo dannazione io ce l'ho un-”
“Martha?”
“Cos- il cane di Paul si chiama Martha!!!”
“Davvero? Diamine deve avermi copiato l'idea”
George fissò Ringo malissimo, come si guarda un bimbo di cinque anni e mezzo, ma a quelle “discussioni” ormai ci era abituato da una vita, andava sempre a finire così fra quei due, non si prendevano mai sul serio, ma sapeva bene che in fondo in fondo quelle frecciatine facevano piacere ad entrambi. Li univa in maniera particolare.
“Hmm” il più alto si avvicinò divertito all'altro, con un sorriso beffardo che gli illuminava tutto il volto e due occhietti indagatori “io lo so come chiamarti invece”
“Ahn sì?” fece Ringo voltandosi leggermente e fingendo una patetica aria da snob.
“Oh sì signor Beatle... mi sembra chiaro che lei sia un elefante!”
“Un elefante?!” rispose confuso “che diavolo dici? Il sangue deve esserti salito al cervello!”
“Ma come? Non è una proboscide quella che vedo lì?” esclamò soffocando una risatina e dirigendo l'indice verso il volto di Ringo.
“Aaah questa me la paghi!!!”
“Solo se riesci a prendermi!” scappò via il chitarrista ridendo come un pazzo.
“Ti ammazzo musicista da quattro soldi!!! Il mio bellissimo naso!” urlò l'amico rincorrendolo a perdifiato giù per le scale (e per poco non rischiò di rimetterci una gamba percorrendo gli scalini a due alla volta).



[Per il Copyright meglio specificare che nessuno dei personaggi che appaiono in questa storia mi appartengono (magari fosse così!), ma appartengono solo meravigliosamente a loro stessi <3. Invece Freddie Mercury è tutto mio e ci faccio quel che voglio trololololololo.]


Scusatescusatescusatescusatescusate. Adoro i Beatles, e ho avuto la grande idea di provare a scrivere una ff comico/romantica su un pairing sebbene non abbia mai scritto cose del genere >_< perciò fan dei Beatles di tutto il mondo, imploro perdono. *regala fiorellini

Consideriamolo come un piccolo esperimento e vediamo come vanno le cose, intanto cercherò di continuare a scrivere e postare se vi va! Besos!

   
 
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