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Autore: ALEchelon    29/01/2012    1 recensioni
Sento le lacrime scendere inesorabilmente sulle mie guance.
E’ da ormai troppo tempo che mi sento così, vuota, colma di dolore. Diciamo che in tutto questo tempo, da quella sera, non ho più vissuto..ho sopravvissuto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco l'ultimo capitolo. Siamo giunti alla fine di questa Fan Fiction, spero davvero tanto che vi sia piaciuta e ringrazio coloro che l'hanno seguita fino ad ora. Grazie ...e alla prossima ;)


Da quando ho avuto la notizia di essere incinta faccio tutto con più calma, vado a lavorare torno a casa, leggo magari, poi dormo, il giorno dopo lavoro ancora e così via. Passa velocemente anche un altro mese, anche se piccola la pancia incomincia a vedersi..più il tempo passa più io mi convinco di non essere pronta a crescere questo bambino. È sera, sono sul letto a leggere un buon libro con solo un lume acceso sul piccolo comodino, dal libro ad un tratto spunta fuori una foto, mi chiedo cosa possa essere, la giro. Mi stavo ripromettendo di non piangere. È una foto mia e di Shannon, quelle che si fanno nelle macchinette automatiche, eravamo felici. Sento qualcosa morire dentro di me, ma non è solo l’amore che provavo per lui. Mi alzo velocemente dal letto, mi accorgo che non riesco a camminare benissimo e che sono bagnata. Non so cosa fare e non sia cosa diamine stia capitando, scendo le scale del’appartamento e arrivo nella hall, il portiere mi vede e mi corre in contro
“Cosa succede? Signorina sta bene?”
“Chiami l’ospedale, la prego!” piango, riesco a muovermi ma sono spaventata e non so cosa sta succedendo.
E’ stata una corsa veloce, l’ambulanza, i medici con facce serie, poi l’attesa. Sono stesa su di uno schifo di letto. Perché stanno capitando tutte a me? Perché non posso avere una vita felice dannazione! La porta si apre ed un medico entra, è quel medico, quello con i baffi bianchi
“Signorina Smith”
“Si sono io, la prego mi dica cosa sta succedendo! È una cosa normale vero? Il bambino sta bene? Io ero indecisa l’ammetto..non sapevo se tenerlo oppure no, ma ora sono sicura io voglio questo bambino è stato il frutto di un amore complicato..ma..” piango, ancora, di nuovo.
“deve essere forte”
Queste parole sono la medesima pugnalata al cuore.
“Lei ha perso il bambino”

Dopo quella nottata sono tornata a casa. Sono arrivata il giorno dopo, un giorno di pioggia, con il solo pensiero di andare da Josh ed Evan di ricominciare da capo una nuova vita, di ricominciare a vivere. Arrivo intorno alle 14:00 so di non disturbare, busso al citofono, loro aprono, aprono sempre forse convinti che sia la vecchietta che dimentica sempre le chiavi, che abita al piano di sopra, salgo le scale e busso alla porta, qualcuno apre la porta
“Si?”
“JOSH!” urlo buttandomi su di lui
“Helen! Dio mio quanto mi sei mancata!” mi stritola che quasi non riesco a respirare.
“Entra, ma dove sei stata? Evan mi ha detto tutto. Hai spento il cellulare, sei un idiota, non c’è stato giorno che non ti ho pensato” ci abbracciamo ancora
“Evan!” urlo
“Chi è Josh?” dice affacciandosi dal soggiorno
“HELEN!” stessa identica scena, ci stritoliamo.
“quanto mi siete mancati ragazzi”
Racconto tutto, racconto di essere andata in Messico, racconto della gravidanza, e racconto del lavoro dell’ostello, di tutto, ecco. Sono sconvolti quando finisco di raccontare.
“Vi prego, io..voglio ricominciare una nuova vita, ho deciso di vendere casa e di andare in un hotel poco caro”
“Sai che la nostra porta è sempre aperta”
“Lo so..grazie” ci salutiamo dopo un oretta di chiacchiere e decido di mettere un annuncio stampato poco prima, a casa di Josh, sulla casa che ho intenzione di vendere, troppi ricordi sono racchiusi lì dentro ed io non ci voglio tornare. Ricomincia a piovere e subito vado in un albergo quasi in periferia, piccolo, a tre stelle, ma nei due mesi in Messico ho messo una certa somma da parte, d'altronde lavoravo giorno e notte. Entro nella hall e non voglio credere ai miei occhi, la mia vita fa già abbastanza schifo e la fortuna non è dalla mia parte. Shannon, più bello che mai appoggiato al bancone della hall. ‘buttar via i vecchi ricordi’ è questo che faccio e quello che farò. “Una singola” dico al portiere, Shannon mi guarda senza parlare “Ecco a lei la chiave” la prendo ed inizio ad incamminarmi verso le scale. Una mano mi blocca. “Il mondo è piccolo” mi dice Shannon. La sua voce è una melodia troppo dolorosa per me “Sei sparita” continua
“Bisogna sparire ogni tanto per ritrovare se stessi” rispondo
“E hai ritrovato te stessa?”
“Tu hai ritrovato la tua dignità?”
Mi guarda inarcando le labbra in una sottospecie di sorriso.
“Ho ritrovato te ora, un piccolo passo alla volta”
“Che abbindolatore Shannon”
Sorridiamo. Non so perché, io dovrei odiare quest’uomo. Mi volto e vado a sbattere contro una ragazza. Spalanco gli occhi. La ragazza che ho davanti, è la ragazza con i capelli ossigenati che vidi nel backstage al concerto dei 30 seconds to Mars. Mi scuso e lei mi guarda con aria superiore, cammina fino ad arrivare a Shannon e lo bacia. Come posso continuare a lottare? Come posso andare avanti dopo tutto questo. Prendo la mia valigia, e mi rialzo dopo l’ennesima caduta verso il basso.
“No Hel aspetta” Shannon si scrolla la ragazza da dosso e mi raggiunge. Io sono già sul pianerottolo del primo piano, dove si trova la mia stanza.
“Hel fermati” mi blocca per un braccio
“Hai ancora il coraggio di parlarmi Shannon? Questo è stato il colmo, basta. Non voglio vederti mai più”
“E’ la stessa cosa che mi hai detto il giorno dopo che abbiamo fatto sesso!”
“L’ultima volta che..che abbiamo fatto sesso Shannon?” con uno strattone libero il mio braccio dalla sua presa “L’ultima volta che IO ho fatto L’AMORE con te Shannon, perché ti amavo, ho concepito tuo figlio! Tuo figlio che ho perso in Messico mentre tu ti scopavi qualche puttana!” urlo, gli urlo in faccia tutto il mio dolore. “Vaffanculo Shannon” mi dirigo dritta verso la mia camera, sto per chiudere la porta, ma Shannon la blocca
“Nostro figlio..”
“Shannon vai via” dico tra le lacrime con un filo di voce
“Sono una merda Hel, non ho mai amato nulla in vita mia, non sono mai stato capace di costruire nulla, non ho nessuno che mi ami, nessuno da amare”
“Avevi me, ma probabilmente non ti bastava”
“Ti amo”
“E’ troppo facile così Shannon, non si risolve tutto con un ti amo.”
Piange, sta piangendo.
“Spero che non ora, magari un giorno tu possa perdonarmi” mi bacia. Poi va via. Io chiudo la porta.
“Shannon cosa fai?” sento l’oca fuori la porta della mia stanza
“Ah, vai via per piacere” Shannon lo dice con tono secco.
Sento lei domandare preoccupata cosa gli e successo, lui non le risponde.
Mi addormento piuttosto agitata, riesco a dormire un paio d’ore forse, poi mi sveglio all’improvviso sudata e con un dolore lancinante al petto. Noto che è la parte del cuore e inizio a spaventarmi. Mi sento male, inizio a piangere e il petto mi fa sempre più male..poi d’un tratto tutto scompare. Guardo la sveglia e noto che sono le 3:30 di notte. Mi rimetto a letto ancora spaventata per quello che è successo poco fa e dormo.

Mi svegliai, forse lo ero già. Avevo gli occhi lucidi e non sapevo perché. Avevo paura, di qualcosa. Scesi dall’hotel, magari per cercare una farmacia che mi misurasse la pressione, a qualche isolato dall’hotel c’era un traffico assurdo, notai che c’era un ambulanza, della gente intorno preoccupata, due macchine totalmente accartocciate. Ricordo come fosse ieri il momento in cui mi avvicinai, il mio urlo disumano e il corpo di Shannon in una barella, ricordo il momento in cui lo coprirono con un telo bianco, ricordo come fosse ieri il momento in cui realizzai che lui era morto.

non provavo più emozioni, andai al suo funerale, c’erano suo fratello, sua madre, Tomo sua moglie ed altra gente, erano tutti straziati, tutti avevano un espressione di dolore in volto. Fu una cosa molto intima, Jared mi disse che quella notte aveva parlato a Shannon che aveva deciso di venire a casa mia per scusarsi ancora, per ricominciare. Mi sentii male per non averlo salutato un ultima volta, mi sentii anche un po’ in colpa. Qualche volta andavo al cimitero, a parlargli a piangere a sfogarmi. Era straziante.

Sento le lacrime scendere inesorabilmente sulle miei guance.
E’ da ormai troppo tempo che mi sento così, vuota, colma di dolore. Diciamo che in tutto questo tempo, da quella sera, non ho più vissuto..ho sopravvissuto.
Mi avvicino alla vasca da bagno, giro il rubinetto e l’acqua calda incomincia a scorrere velocemente; mi appoggio sul bordo freddo ad aspettare che si riempia. Respiro a lungo. Mi manchi.
Giro il rubinetto, la vasca è ormai piena, mi ci immergo all’interno. Penso a Josh, ad Evan, ai miei genitori, al bambino, alla mia vita. Mi immergo con la testa sotto l’acqua. Penso a Shannon. Penso a quanto l’ho amato, a quanto lo amo.
Non ho smesso un attimo di amarti per tutto il tempo in cui ho vissuto
Il fiato sta diminuendo, non ho più aria.
Ripenso a quella notte, nella quale io sono morta con lui.
Quella nella quale la mia anima è morta, e tra un po’ lo sarà anche il mio corpo.

‘Arrivo Shannon, stavolta magari saremmo felici.’

“Per comprare la verità e vendere una bugia l’ultimo errore prima di morire quindi non dimenticare di respirare stanotte, stanotte l’ultima per dire addio.”
  
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