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Autore: angelad    29/01/2012    13 recensioni
Kate si risveglia, ma non trova il suo uomo accanto a sè.. lo cerca, ma non lo trova.. dove sarà finito?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
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 I mesi erano passati, l’inverno aveva lasciato il posto alla primavera. Il mondo continuava a andare avanti, a cambiare, mentre la loro vita era come imprigionata in un limbo. I suoi giorni erano diventati uguali e prevedibili.

Ogni mattino quando si svegliava la cercava accanto a sé, ma restava deluso ogni volta. Lei non c’era..

Si vestiva e la raggiungeva in ospedale, dove passava l’intera giornata.
Anche quella mattina varcò il portone dell’edificio con due caffè in mano, salì al piano ed entrando nella camera dove si trovava Kate, la salutò: “Buongiorno amore! Come ti senti oggi? Ti ho portato un cappuccino scremato con sciroppo di vaniglia. So che lo adori”.

 La dottoressa gli aveva spiegato che, riuscendo a ricreare al meglio il contesto in  cui il paziente viveva prima del trauma,  le possibilità di un risveglio sarebbero state maggiori.

I ragazzi del dodicesimo passavano a trovarla quasi tutti i giorni, suo padre veniva a dargli il cambio ogni pomeriggio, quando lui tornava a casa per riposarsi qualche ora, dove Alexis e Martha lo confortavano.

Tutti cercavano di dare una mano.

Lui si era assicurato che giorno dopo giorno la stanza di Kate diventasse più famigliare: le aveva portato le sue fotografie, il suo portagioie con la foto dei suoi genitori, le aveva messo al collo la collanina della sua adorata mamma e le portava spesso dei fiori per coccolarla.

Cercava di comportarsi come se la donna potesse sentirlo e rispondergli. Passava il suo tempo a raccontarle cosa accadeva al distretto, i casi più interessanti che si stava perdendo, i tormenti di Alexis per la scelta dell’università, i nuovi lavori teatrali della madre, ma soprattutto, le raccontava di come il suo ventre stesse crescendo.

La rotondità della pancia era ormai evidente e si sentivano indistintamente i movimenti del bambino. Rick passava molto tempo ad accarezzarla, a far in modo che suo figlio non restasse troppo a lungo nella stessa posizione. Qualche volta stringeva la mano di Kate e la spostava sulla pancia, in modo che anche lei potesse sentirlo, magari quel semplice contatto l’avrebbe aiutata.

“Eccoci.. su piccolino saluta la mamma, fai il bravo e muoviti. Così, bravo. Sei proprio mio figlio, ti piace la mamma vero?”..

Rick sorrise, doveva sembrare un po’ stupido, ma non gli importava. Se fosse servito a risvegliarla, avrebbe anche scalato l’intero edificio a mani nude.

“Hai sentito Kate? Il nostro piccolino ti saluta. Ha voglia di conoscerti lo sai? Tra qualche mese nascerà e sono sicuro che non vorrai perdertelo. So che ci sarai. Lo dovrai prendere in braccio quando l’avranno pulito e lavato, perché piangerà forte. Solo tu riuscirai a calmarlo, perché ti riconoscerà tramite il suo sesto senso. Sei la sua mamma. Quando lo porteranno al nido, dovrai occuparti di me, perché sarò dannatamente felice e non credo che riuscirò a rispondere di me stesso, dovrai rimettermi in riga. Un’occhiata basterà! In più dobbiamo scegliere il nome, andare per negozi e comprare tutto ciò che il nostro principe, o la nostra principessina, avrà bisogno.
 Dimenticavo, dobbiamo traslocare, non ho nessuna intenzione di perdermi neanche un momento della nostra vita insieme, quindi dovrai rassegnarti, non ti libererai di me così facilmente! Ormai sei mia Katherine Beckett, non si torna più indietro. Non importa, se a casa mia o a sua tua, o in una casa solo nostra, lo lascerò decidere a te, ma vivremo insieme.
 Ti prometto che la nostra vita sarà stupenda, non te ne pentirai neanche un momento. Dici che sto esagerando come al solito? Mi devo ridimensionare?”.

La guardò, ma nulla cambiò. L’espressione del suo volto restò la stessa. Le macchine non diedero segno di nessun cambiamento.

 Neanche quella era la volta buona, ma non si sarebbe mai arreso.

Infilò le mani in tasca e ne estrasse un sacchettino.

“Lo so, adesso mi dirai che sono uno sciocco e forse anche un credulone, ma l’ho visto in una vetrina e non ho saputo resistere. Ti ho preso un regalo, spero sia di buon auspicio. La commessa mi ha assicurato che lo sarà. È un braccialetto con un ciondolo particolare, una fenice, ti spiegherò il suo significato quando ti sveglierai amore, per ora è un segreto tra me e te!”.

Le accarezzò una guancia poi lo infilò al suo polso e strinse nuovamente la mano inerme di lei.

Improvvisamente si sentì stanco, ma non fisicamente, interiormente. Quella terribile situazione lo stava logorando.

Decise di non pensarci troppo, cercava di non rattristarsi.

Si appoggiò con i gomiti sul letto e, senza quasi accorgersene, i suoi occhi si fecero troppo pesanti e si addormentò accanto alla sua donna, continuando a stringerle la mano.
 
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I giorni di Kate trascorrevano senza vivacità. Da quando era rientrata a New York era stata spesso chiusa in casa per escogitare un modo per ritrovare il suo amato Castle.

Non essendo un detective in quella realtà, non poteva accedere al distretto di polizia, non poteva accertare se lui fosse mai stato lì.

Quando nella cassetta della posta aveva trovato vari giornalini medici aveva avuto un’illuminazione: doveva essere un medico.  Le era sembrato un paradosso: usava tranquillamente la pistola, ma aveva una terribile paura degli aghi. Grazie a Dio, da una lettera dell’ospedale aveva scoperto di essere in ferie  e nessuno la cercava.

Non aveva amici a cui chiedere un favore. Si sentiva terribilmente sola. Quanto avrebbe voluto parlare con Lanie in quel momento.

Aveva cercato sul web qualunque notizia riguardante Richard, le sue pubblicazioni più recenti, i suoi spostamenti. Non aveva ottenuto niente.

 Dall’uscita dell’ultimo romanzo su Derrick Storm, sembrava fosse sparito anche dalla scena letteraria.
In fondo la cosa non la sorprese: lui non poteva aver creato Nikki Heat, se non avevano mai lavorato al dodicesimo.

Chissà se si erano mai veramente incontrati e se il loro amore esisteva davvero, o era stato solo una sua fantasia.

 Cacciò via quel pensiero all’istante: no, lei e Richard si amavano e sarebbero stati insieme in un modo e nell’altro, i suoi ricordi erano reali.

Si sentiva frustrata, molto stanca.

Dal giorno del pranzo con i suoi genitori in montagna non era più stata bene fisicamente: si indeboliva per nulla, aveva sempre una strano senso di spossatezza, bruciori di stomaco e strani doloretti alla pancia. Non aveva ancora chiamato un dottore, non era preoccupata per quella situazione, dentro di lei sapeva che era normale. Non sapeva spiegarsi il perché, ma si sentiva serena.

Quella mattina aveva un fastidioso mal di testa.

 Infreddolita, si avvolse in una coperta. Si stese sul divano del salotto per cercare di rilassarsi un momento, ma in meno di un minuto, si ritrovò nelle braccia di Morfeo.

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Rick si risvegliò nell’appartamento di Kate, non ricordava minimamente come ci fosse arrivato. Pensava di trovarsi ancora all’ospedale. Invece era nel loro letto, sentì chiaramente il profumo della donna provenire dal cuscino accanto al suo.

 Si alzò e scese nella sala. Rimase senza parole quando la vide addormentata sul divano. Non indossava il pigiama, aveva un paio di pantaloni beige e una dolce vita in tinta. Com’era bella..

Estremamente felice, la chiamò con tutta la voce che aveva in gola: “Kate”.

La donna si risvegliò all’istante e si girò ad ammirarlo: “Rick, sei tornato” si alzò di scatto e si diresse verso di lui.

“Non sono mai andato via, amore mio” rispose l’uomo avvicinandosi a lei.

Tentarono di toccarsi, per stringersi forte l’uno nelle braccia dell’altra, ma non ci riuscirono. Una forza incomprensibile impediva loro ogni contatto.

“Perché non riesco a toccarti Rick? Cosa mi sta succedendo?”. Kate si mise a piangere.

“Tesoro non piangere, ti prego. È solo un sogno. Nella realtà non stai bene, sei in ospedale. Devi lottare, non arrenderti, capito? Devi ricordarti che io sarò sempre al tuo fianco e non ti abbandonerò”.

Kate non lo sentiva, la voce di Rick era sempre più debole. Sembrava che quel muro invisibile diventasse ogni attimo più spesso.

“Non ti sento, non capisco quello che mi dici. Amore..”. si sentì disperata come mai nella vita.

Incominciò a colpire con le mani il nulla, nel tentativo di far crollare quella muraglia invisibile. Rick le fece segno di calmarsi e posò le sue mani in concomitanza con quelle di Kate.

Non potevano toccarsi, ma sentirono lo stesso un brivido attraversarli, i loro cuori battevano con lo stesso ritmo. Si guardarono negli occhi e Kate si calmò.

Sillabando lentamente, in un modo che la donna potesse seguirlo, disse: “Sono sempre con te, qui” ed indicò il suo cuore. “Torna da me”

Kate annuì.

“Non avere paura, mai”.

 Rick mosse la bocca per pronunciare una frase che Kate capì perfettamente nonostante l’assenza di suono.

“Ti amo”..

“Anch’io ti amo Rick”.

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“Richard svegliati, non puoi dormire così. Vai a casa”. La voce squillante di sua madre lo riportò alla realtà.

Che diamine!

“Mamma no! Accidenti.. Ero con lei, le stavo parlando. Ho visto Kate..”.

“Tesoro, era solo un sogno-rispose sconsolata la donna- non puoi averla vista sul serio!”

“Mamma ti dico che era reale, so che era vero”.

La donna lo guardava con occhi compassionevoli, suo figlio era veramente disperato per credere a quell’illusione.

Rick, invece, era perso nei suoi pensieri:  l’aveva vista, era sveglia, era vigile.

La sua Kate.. era così bella..

Non se n’era andata per sempre, poteva tornare.

Voleva tornare.

Avrebbero vinto. Ora ne era sicuro. Nonostante il parere di tutti, medici, amici e parenti. Il loro amore avrebbe trionfato.

Dopotutto la chiave delle grandi storie d’amore era sconfiggere la sorte. Lo aveva detto lei stessa.

Beh lui tifava per loro e sapeva che Kate era d’accordo con lui.

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Si svegliò di soprassalto e capì d’averlo solo sognato.

Non era lì con lei, ma non era scomparso nel nulla. Esisteva davvero, non si era mai sbagliata.

Sentì al suo polso un peso strano, qualcosa di diverso. Lo guardò, dal suo braccio penzolava un braccialetto con uno strano ciondolo attaccato, un uccello mitologico che lei non conosceva. Non sapeva cosa fosse, quando glielo avesse dato, ma capì che era un suo dono.

Non aveva alcun dubbio.

Sua mamma aveva ragione, anche lui la stava cercando. Voleva riunirsi a lei.

Dovevano solo trovare la stessa frequenza, la dimensione per poterlo fare.

Per la prima volta in tanti mesi, sentì dentro di lei rinascere la speranza.

Era sicura, sarebbe tornata da lui, lo voleva con tutto il suo cuore.
 


Angolo mio
Ecco, li ha fatti incontrare! Ve lo aspettavate così? Non credo.. questo capitolo non mi convinceva molto, poi ho avuto l’ok da più persone e allora l’ho pubblicato così com’è…
Ringrazio infinitamente Rebecca per la sua supervisione, per avermi concesso un po’ del suo tempo e per l’aiuto! 
Naturalmente aspetto i vostri commenti! Grazie a tutti!!! Un bacione

  
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