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Autore: EdenGuns    29/01/2012    5 recensioni
Seguito di Appetite for Destruction e GN'R Lies
Avete appetito per la vostra illusione?
Inizia la vera avventura, tra colpi di scena e aspetti mai visti dei personaggi; tornano la contesa Eden e l'enigmatico Axl, ma anche nuove figure che non mancheranno di mettere del pepe nella vicenda.
Curiosi? Basta entrare per scoprire.
P.s. Il titolo del capitolo è il nome del personaggio che parla in prima persona. Solo buona lettura e lasciate un commento ;)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guns N' Fuckin' Roses'
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4. Duff

 

« Talk to me softly
There's something in your eyes
Don't hang your head in sorrow
And please, don't cry
I know how you feel inside
I've been there before
Somethin's changin' inside you
And don't you know»
Don't cry, GN'R

 

La stanza era arredata in modo molto classico, col letto matrimoniale di legno e le tendine in pizzo alle finestre. L'aria era afosa, gravida di profumo al gelsomino; in sottofondo la voce di Janis Joplin accompagnava una dolce melodia.

Sua madre ci guardava emozionata, con le iridi azzurri luccicanti di lacrime.

In comune con lei, Eden aveva solo quelle e il fisico. Socchiusi gli occhi per vedere meglio nella penombra.
I capelli biondi ricadevano disordinatamente sulle spalle minute, spenti. Il viso era scarno e segnato dalle occhiaie, ma rivelava che un tempo vi era presidiata una certa bellezza, ormai come sfiorita.
« Avvicinatevi, per favore.»

Guardai Eden che stava annuendo. Forse non lo voleva dare a vedere, ma la conoscevo a fondo e non mi ci volle molto per notare il suo nervosismo. Lo capii da come si mordeva il labbro inferiore, spostandosi i lunghi capelli da una spalla all'altra.

Le presi la piccola mano, nascondendola nella mia.
Lei sorrise dolcemente, lanciandomi uno sguardo pieno d'amore.

Mi condusse al letto dove stava sua madre e mi invitò ad imitarla mentre vi si sedeva sul bordo. Un po' imbarazzato mi appollaiai, con le mie chilometriche gambe stese in una scomodissima posizione.

« E' il tuo ragazzo, non è vero?» chiese, sorridendo maternamente anche a me.

Eden annuì, mostrando l'anello di fidanzamento.

« E diventerò sua moglie.»

Gli occhi di sua madre si riempirono di lacrime ed io rimasi spiazzato.

Sono così terribile da sposare?

« Scusate, davvero» si affrettò a dire, asciugandosi con il dorso della mano le guance.

Eden le si fece più vicina, preoccupata.

« E' che mi sei mancata così tanto, ho perso le tappe più importanti della tua vita... Ed ora che sei qui scopro di non conoscere neppure l'uomo che ti accompagnerà nel lungo cammino che ancora ti aspetta.»

Mi sentii di troppo, in quel momento.
« Quando sei sparita mi è crollato il mondo addosso. Pensavo ti avessero rapita, o che fossi morta. Ho passato mesi di angoscia, finché Amelìe non ha parlato. Ho capito però che l'unica soluzione era quella di lasciarti andare, continuavo a ripetermi che saresti tornata. Poi ho scoperto di Dean; quello che ha tentato di farti, le botte che ti infliggeva. Sono stata una stupida cieca e le mie parole non saranno mai abbastanza per descrivere il mio rimorso. L'ho cacciato. Poco tempo fa ho avuto un infarto, come ti ha detto tua sorella, e mi sono resa che se fossi morta non avrei neanche potuto riabbracciarti, o chiederti scusa.»

Rimase un attimo in silenzio, come per lasciare ad Eden il tempo di digerire quelle parole.

Io mi ero fermato a Dean.

Desideravo ardentemente spaccargli la faccia, per tutto ciò che le aveva fatto.
Alla mia Eden.
Sentii la rabbia montare inevitabilmente. Avevo quasi sperato di incontrarlo per fargliela pagare con gli interessi.

« Non importa più, mamma.»

Mi riscossi dai miei sadici progetti e la vidi sorridere tirata.

Le importava, eccome. Ma non voleva rivangare quei momenti per lei dolorosi, né finire per odiare sua madre.

« Lui è Michael, comunque» disse, prendendomi la mano.

Alzai lo sguardo ed incontrai quello ancora lucido della donna.

« Salve, signora.»

« Mi fa piacere conoscerti, Michael. Come vi siete conosciuti?»

Sorrisi al ricordo di quando la vedevo passare davanti a noi ragazzi ancora anonimi, senza degnarci di uno sguardo. Quella notte, Michelle che aveva fatto da cupido.
Ed ora eccoci, quasi marito e moglie a parlare con sua madre.

La amavo più della mia vita, e l'avrei ripetuto all'infinito.

« Un'amica in comune.»

« Vero, ma io la conoscevo già di vista. Ne ero rimasto talmente folgorato da farmi prendere in giro dai miei amici per la mia cotta. Che poi si è trasformata in amore, ricambiato spero.»

« Certo, sennò non ti sposerei!» esclamò Eden.

Sua madre ci guardava sorridendo felice, mentre ci scambiavamo tenerezze.

« Si vede lontano un miglio che vi amate.»

Le diedi un bacio sulla fronte e la strinsi a me, annuendo verso la donna.

« Tanto.»

« E quando vi sposereste?»

« A marzo dell'anno prossimo.»

Sua madre sorrise, guardandoci coinvolta: « Hai già preso il vestito?»

Eden scosse la testa, arrossendo.

« Mi piacerebbe però se mi accompagnassi anche tu, quando lo sceglierò» disse, torcendosi le mani dal nervosismo.

La donna si aprì in un sorriso enorme, accarezzando il volto alla figlia.

« Speravo me lo chiedessi, tesoro. Ne sarei più che felice.»

Senza dire nulla mi alzai cautamente e uscii dalla stanza, lasciandole sole.

Sapevo che era giusto così. Io ero davvero di troppo in quel momento così intimo.

Camminando per il corridoio avanti e indietro mentre la aspettavo, notai una porta in legno chiaro. Inciso sopra vi era un nome.

Eden.

Non potei resistere alla tentazione ed entrai, abbassando la maniglia.

La camera era poco più grande di quella di sua madre. Il letto ad una piazza e mezza era posizionato in un angolo, contro il muro e un grande armadio coperto da decine di foto occupava la parete opposta.

Mi avvicinai.

La maggior parte raffiguravano varie band o artisti, ma quelle più grandi ritraevano lei e suo padre.

Una in particolare mi colpì. Eden sorrideva all'età di tre anni in spalla a lui, con le manine a coprire gli occhi del papà; avevano un'aria felice.

Una felicità che non le avevo mai visto negli occhi.
E' quella spensierata che solo da piccoli si può provare.

Distolsi lo sguardo, con un senso di profonda tristezza nel cuore.

Notai una portafinestra che dava su di un balconcino e uscii all'aria aperta, per pensare ad altro.

Mi accesi una sigaretta e la infilai tra le labbra, tirando una lunga boccata.

Poggiai i gomiti sulla ringhiera del balcone e mi sporsi a guardare il giardino.

Era una distesa verde puntellata di colori di fiori e alberi, tra cui un ciliegio che sporgeva con i suoi rami carichi di frutti a poco da me.

Sentii un mormorio indistinto e tesi le orecchie, curioso. Qualcuno stava parlando. Riconobbi la voce di Rose, e ne percepii una femminile, che dedussi fosse quella di Amy.

« Ti piace Eden, non è vero?»

Il mio cuore mancò un colpo, e per poco non mi cadde la sigaretta dalle dita.

Rimasi in ascolto di un silenzio surreale, facendo attenzione anche a respirare per paura di essere scoperto.

Sentii Axl fare un sospiro prima di rispondere e il mio cuore accelerò.

« Che fai qui, amore?»

Le braccia di Eden mi avvolsero la vita da dietro e quasi non saltai via dallo spavento.

Spensi la sigaretta lasciandola sul pavimento e sorprendendola con una specie di bacio la portai all'interno della camera, per paura che potesse sentire la risposta di Axl.

Rise, cercando di liberarsi dalla mia presa.

« Ehi, calmo!»

Contrappose le braccia al mio petto per guardarmi negli occhi e sorrise.

« Com'è andata?» chiesi, prendendole il viso tra le mani dolcemente.

« Bene, penso. Stiamo qui per due o tre giorni.»

Annuii, lasciandole un bacio sulle labbra.

Non volevo sentisse quello che aveva da dire Rose, qualunque cosa fosse.

« Andiamo in taverna che ti faccio vedere la mia collezione di vinili?»

« Tanto non batterà mai la mia» dissi, ridendo.

Lei mi fece un buffetto sul fianco e mi prese la mano, guidandomi fuori dalla sua stanza.

« Comunque sia la porterò a casa nostra, e la aggiungeremo alla tua. Alcuni pezzi di sicuro non ce li avrai.»

Scossi la testa, sicuro: « Vedremo.»

 

« Come diamine fai a possedere questo bootleg?!»

Eden mi aveva almeno mostrato quattro dischi di cui non conoscevo l'esistenza.
E la mia collezione era rifornitissima di rarità, sopratutto dopo le maggiori entrate di soldi e la popolarità.

Sorrise divertita: « Mio padre conosceva quelli giusti. E ha lasciato a me tutte le sue perle.»

Accarezzò con lo sguardo lucido i vinili e ne prese uno in mano.

« Brothers in arms, uh? Dire Straits, interessante.»

Lo posizionò sul giradischi e vi si mise a maneggiare.

Le prime note di So far away riecheggiarono nell'aria, riempendo la taverna.

Si alzò e venne verso di me, avvolgendomi la vita con le braccia.

« Ho una cotta per Mark Knopfler» disse, arrossendo.

Risi.

« Sono geloso, eh.»

Iniziammo a muovere qualche passo, come in cerchio, mentre parlavamo guardandoci negli occhi.

« Da quando ho conosciuto i Dire Straits, sai? La sua voce, cosa riesce a fare con la chitarra...»

Sentii la gelosia brontolarmi nello stomaco.

« La voce, eh? Vediamo se ti piace anche la mia.»

Mi chinai fino ad arrivare al suo orecchio.

« If I could only live my life
You could see the difference you make to me
I'd look right up at night
And all I'd see was darkness
Now I see the stars alright
I wanna reach right up and grap one for you
When the lights went down in your house
»

Mi fermai, notando la pelle d'oca che le era venuta.

« Ho i brividi, Duff» sussurrò, stringendosi di più a me.

Ricominciammo a fare piccoli passi in quel personale ballo.

« Che canzone era?»

« So fine. L'ho scritta un mesetto fa, non ricordo.»

Appoggiò la guancia al mio petto, con l'orecchio premuto sul mio cuore.

« E' bella.»

Le posai un bacio sui capelli.

« Pensavo a te mentre buttavo giù quella parte» confessai.

Rimase un attimo in silenzio, carezzandomi la schiena con la mano.

« Prenderesti davvero una stella per illuminare la mia vita?» chiese infine, guardandomi negli occhi.

Incredibile come avesse capito al volo il senso figurato delle mie parole al primo ascolto.
« Qualunque cosa, pur di farti felice.»

Tornò a poggiare il viso al mio petto: « Allora mi basti tu.»

Sorrisi in pace col mondo, stringendola ancora di più a me.

Sentivo un gran senso di pienezza nello cuore, tenendola lì tra le mie braccia.

Poi vidi due paia di gambe apparire dalle scale e, un po' triste, dedussi che quel momento tra noi due fosse finito.
Sentivo come se mi avessero rubato l'intimità di quella nostra danza.

« Ehi» dissi senza tono, alla vista di Axl e Amy.

« Com'è andata? Ti ha trattata bene, vero?» chiese Eden.

« Tutto bene, tranquilla.»

Axl le si avvicinò facendole un buffetto sulla guancia con un sorriso dolce.

« Cos'è tutto questo scetticismo?»

Si abbracciarono ed io mi voltai, distogliendo lo sguardo.

Conoscevo bene i sentimenti che provava per lei; erano gli stessi che sentivo io.

Sentii che si stavano parlando, così feci finta di essere molto interessato al giradischi.

Mi faceva male vederli così in simbiosi, ma non potevo farci nulla. Lei gli voleva un bene indescrivibile ed io non avevo il diritto di farla soffrire dividendola dal suo migliore amico.

Magari sono solo mie paranoie.

Molto concrete, però.

« Allora ti piacciono i Dire Straits, uh? Non me l'avevi mai detto.»

Tornai a guardarli, mentre si staccavano l'uno dall'altra.

« Io amo i Dire Straits, quasi quanto i Pink Floyd. Non l'ho mai detto a voi due perché ascoltarli mi ricorda il passato, ma ora che sono qui, non vedo perché no. Mi mancavano i miei vinili.»

Sorrisi nel vederla così serena dopo tempo.

« Amy, hai già conosciuto Will, ma ti voglio presentare anche Duff di persona» disse improvvisamente, prendendo sua sorella per mano.

La condusse da me, entusiasta.

« Vedi, è lui l'uomo che amo.»

Il mio cuore si sciolse davanti a quelle parole.

Quale presentazione migliore?

Scambiai una stretta di mano con la ragazza, sorridendo.

« E lei è la mia cara sorella, che mi è mancata moltissimo.»

Si abbracciarono, mentre Axl mi lanciava uno sguardo.

Non riuscii ad interpretarlo appieno, ma mi fece provare una sensazione strana.

Un presentimento.

 

« Tocca a te.»

Avevamo appena finito di mangiare, ed io e Axl sedevamo sul divano a guardare svogliatamente la televisione. Eden apparì accanto a me.

« A fare cosa?» le chiesi, spiazzato.

« Io ho detto a mia madre che tra un po' diventerò la signora McKagan, ora devi dirlo tu ai tuoi.»

La accolsi tra le mie braccia, un po' confuso.

« Ora

Annuì.

« E come faccio?» ridacchiai.

Lei si allungò fino ad afferrare la cornetta del telefono e me la porse.

« Chiamali. Com'è il numero?»

Glielo dissi e lei lo compose velocemente.

Okay...

La linea risultò libera, mentre il mio cuore andava in sincrono con gli squilli a vuoto.

« Pronto?» rispose la voce burbera di mio padre.

« Ciao, papà» dissi, con tono strozzato.

Eden si accoccolò a me, iniziando ad accarezzarmi il petto per tranquillizzarmi.

« Michael?»

Deglutii. I miei avevano notizie di me solo grazie ai giornali scandalistici.
E i reporter non dicevano nulla di buono su di noi.

« Come state a casa?»

« Bene, figliolo. Cosa combini?»

Feci un mezzo sorriso, immaginando la sua reazione alla risposta che stavo per dargli: « Mi sposo.»

Il silenzio regnò per alcuni secondi interminabili, tanto da farmi pensare che fosse caduta la linea.

Poi il rumore di una porta che si chiudeva.

« Senti, Michael, dimmi la verità.»

« Perché stai sussurrando?» chiesi, stupito.

Si sentì un sospiro dall'altro capo della cornetta.

« L'hai messa incinta?»

Lanciai uno sguardo a Eden che stava guardando la televisione ignara di tutto, senza smettere di accarezzarmi.

« No, non credo. Perché?» feci, con un groppo in gola.

« Ah, allora la ami.»

Trattenni una risata.

« Avevi dubbi, papà?»

Rise anche lui; un suono forte e gutturale che mi aveva accompagnato sin dalla nascita.

« Alcuni, conoscendoti.»

« Sono cambiato, molto.»

Da quando ho conosciuto lei.

Rimasi a guardare Eden, sorridendo dolcemente.

« E quando la porti a farcela conoscere?»

« Non so, appena siamo in pausa dal tour. Forse per Natale.»

Emise un grugnito d'assenso.

Continuammo a parlare per un po', mentre giocherellavo con le ciocche scure e morbide di Eden.

Quando le consegnai la cornetta, mi guardò con aspettativa.

« Allora?»

Sorrisi: « Vogliono conoscerti. Natale lo passiamo a Seattle, ti va?»

Lei annuì, dandomi un bacio.

« Certo che mi va, Duffy

Ridemmo per quel soprannome.

Axl ostentava indifferenza, ma notavo benissimo gli sguardi addolorati che ci lanciava.

Mi chiedo perché non riesca a provare un minimo di pena per lui...

Ah sì, era innamorato di mia moglie.

   
 
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