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Autore: Moira__03    29/01/2012    3 recensioni
«Credo dovremmo parlarne meglio con lui, tesoro. D’altronde ha soltanto sette anni!» continuò la donna, sin troppo pensierosa.
«Accidenti, Bulma. Se la caverà! La sua vita non può essere più facile di come lo è già» disse il sayan, indirizzando la sua mente a vecchi ricordi riguardanti la sua infanzia, pensando e agendo tramite essi. Suo figlio aveva già tutto che lo rendesse felice e senza problemi, e quella donna non poteva viziarlo di quella maniera.
«L’allenamento mentale e fisico, non farà altro che giovarlo» concluse saggiamente l’uomo.

In questa nuova fic vorrei provare a descrivere situazioni inappropriate e decisamente fuori luogo per i sayan. La trama principale, su cui mi sono cimentata è principalemente l'interazione dei sayan con i terrestri, e ho voluto affidare questo compito ai due piccoli Goten e Trunks, ma non manca la presenza della loro famiglia, specie quella di Bulma e Vegeta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Goten, Trunks, Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Davvero un’ottima scelta Bulma! Sono sicura che Trunks rivelerà già da subito i segni di un’intelligenza straordinaria a scuola!»
Chichi, ascoltando le intenzioni della sua cara, nonché unica, amica, rispose sinceramente entusiasta della scelta da lei intrapresa.
«Ti ringrazio Chichi, ma sai, non vorrei che Trunks possa risentirne. Non sono così sicura che Trunks, figlio anche di quel pazzoide di un principe, riesca ad inserirsi bene in una scuola. Dopotutto ricordiamoci che c’è anche il sangue di Vegeta in lui. E poi ho paura che possa divenire troppo stressato tra scuola, studio e allenamenti» chiarì Bulma, esplicitando le sue sensazioni a quella sua cara amica e che nonostante fosse molto più giovane di lei, aveva più esperienza in quel campo. Aver avuto dei figli mezzosangue con un alieno proveniente da una stirpe assassina, anche se suo marito quei segni malvagi non li aveva né mai riportati, né mai apprezzati, non era stato facile nei primi momenti per Chichi: sin da piccoli, i suoi due figliuoli avevano dimostrato di avere una forza inaudita e incontrollabile. Era per questo che Chichi non aveva mai voluto mandare Gohan in una scuola pubblica, almeno finché non crescesse. Gli aveva sempre assegnato insegnanti privati, o anche fatto studiare come autodidatta.
E nonostante ora fosse cresciuto e fosse diventato davvero responsabile, temeva ancora che Gohan dimenticasse di essere un sayan quando seguiva i corsi in quella scuola a Satan City.
Però sapeva bene che il piccolo Trunks, avendo ereditato la genialità di Bulma, fosse già un ragazzino responsabile.
«Stai tranquilla cara. Credo che ciò di cui Trunks ha bisogno è anche di una buona sollecitazione mentale. Sai che bell’erede si ritroverebbe Vegeta se Trunks divenisse ingegnoso come te» ironizzò la donna, per sdrammatizzare e risollevare un po’ d’animo la preoccupata Bulma.
Entrambe scoppiarono in una fragorosa risata, pensando alle solite parole di Vegeta e all’ostinazione di riaffermare il suo titolo di principe.
«Ah Chichi, dimenticavo» proferì Bulma, spezzando quell’armonia divertente che si era venuta a creare «mio figlio è li da te?»
«Si si, è fuori a giocare con Goten. Non immagini quanto sia felice di potersi finalmente allenare con il padre»
«Già ti ha detto tutto? Accidenti. A quanto pare Vegeta non si rende conto che suo figlio lo stima più di ogni altra cosa. Quel dannato sayan lo evita sempre!» ringhiò Bulma, ammortita della tristezza che vedeva negli occhi cerulei di suo figlio, ogni qual volta suo padre lo evitava, dicendogli che era solo un impiccio nel corso dei suoi allenamenti.
«Eh già. Trunks è orgoglioso di suo padre in una maniera incredibile. Ed è anche incredibile quanto gli somigli»
«Eh già» sospirò Bulma, riportando la mente al giorno in cui Trunks venne al mondo. Ricordava perfettamente i battiti accelerati del suo cuore quando vide quell’assurda somiglianza con il padre. Era nato con lo sguardo di Vegeta stampato sul volto e non piangeva assolutamente, come se già sapesse che se lo avesse fatto, sarebbe stato disprezzato da quel perfido di un padre che si ritrovava.
«Ehi senti un po’ Chichi, perché non iscrivi anche Goten nella stessa scuola di Trunks?» disse Bulma illuminandosi. Se suo figlio avesse avuto un compagno non si sarebbe annoiato e le sue giornate sarebbero state decisamente meno pesanti.
«Goten ha una voglia immensa di frequentare la scuola insieme a Trunks, è venuto pocanzi a darmi questa notizia» dichiarò.
«Wow! Allora è fatta!»
«Adir la verità non so lo Bulma…» si accigliò Chichi «Goten è proprio come suo padre, e credo che per lui la scuola sia solo un gioco. Più che altro vorrei che si allenasse. Quando tornerà Goku vorrei che sia orgoglioso di suo figlio!»
Di fronte alle parole di Chichi, Bulma rimase del tutto sconcertata. Non si sarebbe mai aspettata una simile reazione e un simile cambiamento nella sua amica.
Dalla tragica scomparsa di Goku, Chichi si era fortemente imposta che suo figlio Goten dovesse somigliare in tutto e per tutto a suo marito. Dopotutto era già la sua fotocopia, sia fisicamente che caratterialmente, ma non le bastava.
Avrebbe voluto far vigere quell’aria ingenua e tenera in quel bambino per sempre, non avrebbe mai voluto che divenisse stressato a causa dello studio, a cui non era per niente propenso.
E inoltre aveva dimostrato già di avere una forza incredibile in quelle poche volte che Chichi si dedicava ad allenarlo.
Ma una cosa non accettava: non avrebbe mai permesso a suo figlio di trasformarsi in un teppista dai capelli biondi.
«Non credi che invece Goten, in compagnia di Trunks, possa essere più disponibile e propenso allo studio? Dopotutto, come hai detto tu, un allenamento anche mentale non fa altro che bene. E poi è stato lui stesso a chiedertelo, Chichi» Bulma, non solo per interesse personale, spronava Chichi ad accettare quel pensiero. D’altronde, con la scuola, Goten e Trunks avrebbero passato più tempo insieme, e avrebbero provato entrambi a confrontarsi con gli altri bambini della loro età.
«Non so che dire Bulma. Vorrei che Goten si allenasse»
«Può farlo anche dopo la scuola, così come farà Trunks»
A quanto pare i ruoli si erano invertiti. Come spesso accade, chi riesce a darti i consigli, è colui che non si trova a dover affrontare le stesse situazioni.
I consigli più razionali vengono dati solo se si guarda un avvenimento dall’esterno.
Ed ora, a quanto pare, Chichi iniziava a dare davvero peso alle parole di Bulma, realizzando che magari davvero Goten potesse risentirne mentalmente.
I suggerimenti dati recentemente a Bulma, erano divenuti privi di senso e inaccettabili.
Ma come poteva dire di no all’unica richiesta saggia del suo piccolo sayan?
«Ci penserò Bulma, ne parlerò anche con Gohan e decideremo»
«Io dovrei uscire tra un po’ per andare a comprare qualcosa per la scuola a Trunks, così passo anche ad iscriverlo» disse felicemente Bulma, finalmente tranquilla del fatto che suo figlio potesse frequentare anche ragazzini della sua età, soprattutto terrestri, e non solo quello scorbutico di suo padre.
«D’accordo Bulma! Ci sentiamo presto!»
«Ciao Chichi! Ti ringrazio di tutto!» disse la scienziata, prima di riagganciare il telefono e sospirare vistosamente.
Tentava di convincersi che Trunks potesse davvero trarre beneficio dallo studio. Dopotutto non gli sarebbe stato difficile affrontare la scuola con una madre così brillante e un caratterino forte come quello di suo padre.
Sarebbe stata solo una distrazione dal mondo del combattimento a cui era predisposto.
«Mamma io esco! Avvisa Vegeta, ciaooo»
Bulma, dopo essersi preparata frettolosamente, data l’agitazione e l’emozione che le incuteva la nuova e futura esperienza di suo figlio, uscì di corsa, prendendo distrattamente una borsa e i soldi necessari.
Tirò fuori dalla capsule n°3 una macchina rossa fiammante e schizzò a tutta velocità verso il centro della città.
 
Dopo esser arrivata, e dopo aver immesso nuovamente il suo veicolo nell’apposita capsula, si premurò prima di tutto di iscrivere Trunks nell’istituto imponente in periferia della città, poi, libera da quel pensiero, si diresse verso il centro commerciale.
Tra qualche giorno sarebbe iniziata la scuola per tutti, ed era sicura che in ogni negozio ci fosse almeno una minima cosa che la riguardasse.
Avvistò un negozietto adibito ai bambini e che vendeva tutto il materiale scolastico occorrente.
Immaginò improvvisamente Trunks vestito con abiti diversi dalla solita tuta grigio-verde che indossava sempre, abbinata con una cinta arancione.
Le scappò un sorrisetto malizioso pensando alla faccia che avrebbe fatto Trunks quando avrebbe visto quelle vesti che si addicevano più ad uno scolaretto perfetto.
Comprò una miriade di roba, tra cui la maggior parte era superflua, e non sfuggi anche qualche acquisto per lei.
Sfoggiava soddisfatta per le strade di quella città, in tutto il suo splendore, attirando, ogni tanto, l’attenzione di qualche passante.
Continuava a guardarsi intorno, alla ricerca di qualche altro negozio nel quale poter spendere cifre esorbitanti.
“Forse dovrei comprare qualcosa a Vegeta” pensò “non vorrei che ai colloqui con i genitori si presentasse in pantaloncini quel pazzoide” si accigliò, realizzando prontamente che Vegeta non avrebbe mai commesso atti tanto insulsi e terrestri.
Ma la voglia di spendere soldi, si era ormai impossessata di lei, distruggendo la sua razionalità.
Entrò in un negozio da uomo che non vendeva abiti troppo eleganti, e iniziò a frugare tra quelle mensole, alla ricerca di un qualcosa di discretamente adatto ai canoni di Vegeta.
Scorse dei pantaloni neri aderenti. Non erano di tuta, ma pensava potessero andar bene al suo principe. D’altronde non poteva girare sempre con gli stessi indumenti clonati. Doveva anche cambiare un po’.
Comprò un paio di pantaloni e qualche canotta un po’ sportiva.
Sperava ardentemente che Vegeta non inveisse contro di lei, definendo quegli indumenti terrestri sin troppo inadatti ad un principe.
Ma non aveva niente da perdere.
Ormai si doveva rassegnare del fatto che si trovasse sulla Terra, e anche se non voleva confondersi con i loro abitanti, non poteva rifiutare i prodotti di quel pianeta.
Senza che se ne fosse accorta, erano passate ore da quando era uscita, e constatò che se non avesse voluto scatenare l’ira del principe, destato dalla frivolezza e la seduzione della madre, sarebbe stato meglio che ritornasse a casa.
Non fece a tempo a prendere la capsula contente la sua auto, che una figura minacciosa le si materializzò davanti in un battito di ciglia.
Dopo un urlo intrattenibile, cadde rovinosamente a terra, lasciando spargere ovunque quelle buste, fortunatamente sigillate.
«Accidenti Vegeta!» urlò, ancora in preda allo spavento, richiamando a se lo sguardo dei presenti.
«Per poco non mi facevi venire un infarto! E’ necessario che tu debba sempre apparire così misteriosamente dal nulla?» disse la donna rialzandosi e raccogliendo gli acquisti sparsi sul marciapiede.
Vegeta, diritto davanti a lei con le braccia conserte e lo sguardo nervoso e accigliato, sia pur un po’ divertito, soffocò una risata per poter sembrare quanto più possibile inquietato.
Come sempre i suoi occhi erano travolti dall’odio, e magnetizzarono il suo sguardo; seppur quelle iridi incutevano un terrore inaudito in chiunque vi si immergesse, in Bulma quell’effetto era svanito, facendo spazio alla gioia che la invadeva ogni volta che si perdeva dentro.
«Ma dove ti eri cacciata!» sbraitò l’uomo, incurante di fronte alla caduta della donna e che ovviamente non mosse un dito per aiutarla. Specie ora che si ritrovava davanti a terrestri ficcanaso.
Represse l’impulso di far saltare in aria la città.
«Sei uno stupido scimmione senza cervello! Guarda che pasticcio!»
«Ti ho fatto una domanda»
«Non lo vedi? Sono andata a comprare qualcosa utile per la scuola a Trunks!»
«E tu per questa stupidaggine hai osato lasciarmi a casa senza cucinarmi qualcosa?»
Bulma, raddrizzandosi, spolverò il suo vestito con una mano e ritornò a guardare il suo uomo.
«Non c’è mia madre?»
«Quella gallina serve solo ad importunarmi. Quando serve seriamente non c’è mai!» disse il sayan, voltandosi di spalle e rimanendo con le braccia incrociate.
«Dev’essere uscita con papà. E meno male che le avevo detto che stasera sarei uscita!» proferì con un tono elevato Bulma, prendendo le difese del suo principe.
«Dai Vegeta, tanto io qui ho finito. Possiamo tornare a casa. Mi aiuteresti a portare le buste in macchina per favore?» chiese la donna, tentando di mantenere con una sola mano i suoi acquisti, per poter scapsulare la sua auto.
Vegeta si girò nuovamente, avanzando verso di lei, le strappo le buste dalle mani, impugnandole e reggendole senza alcun problema e senza accennare fatica, e le cinse i fianchi.
I cittadini che avevano accerchiato quella strana coppia, quando Bulma era caduta, rimasero ammutoliti e agghiacciati quando Vegeta, con uno scatto improvviso, schizzò verso il cielo ad una velocità disumana, portandosi con se quella graziosa donna, come se avesse lo stesso peso di una piuma.
Bulma, nonostante vivesse con quel sayan ormai da qualche anno, si stupiva ancora di come gli veniva facile quel gesto a lui così scontato.
Più ancora rimaneva sbalordita quando era lei stessa a provare quella sensazione, retta dalle braccia possenti del sayan.
Lei era solita utilizzare i suoi tecnologici e modernissimi mezzi per spostarsi, ma quando raramente Vegeta la prendeva improvvisamente, seccato dalla lentezza di quegli strumenti, lei non faceva altro che attorcigliare le braccia al suo collo e godersi quel piccolo momento insieme a lui tra le nuvole.
«Vegeta, quante volte ti ho ripetuto che davanti alla gente non devi volare! Non vorrai mica far scoprire a tutti la tua vera identità spero! Sai benissimo di quanto loro siano ancora spaventati da quei sayan che invasero la Terra, ovvero tu e il tuo amico pelato!» sbraitò la donna, non tanto però da rovinare quell’atmosfera intima e familiare.
«Tsk! Sai quanto mi importa. Anzi, tanto meglio!»
La donna, ammaliata dai raggi soffusi del sole del tramonto, e che illuminavano l’oscuro viso spigoloso del suo principe, non rispose e si godette quel raro momento per poterlo imprimere indelebilmente nella sua mente.
 
 
 
«Wow tesoro! Sei davvero un incanto!»
Bulma, con occhi lucenti, guardava suo figlio provarsi quegli indumenti che gli aveva comprato appositamente per poter fare una bella figura a scuola.
«Non metterò mai questi vestiti a scuola!» Trunks, guardando la madre con occhi corrucciati, si era ostinato nel mantenere ferma quella sua opinione.
«E perché no? Non avrai mica intenzione di indossare la solita tuta! Devi farti vedere da tuo padre! Sono sicura che anche lui apprezzerà» disse, con non molta sicurezza.
«Non pensarci proprio! E comunque io sto bene con la mia tuta» il piccolo sayan, temendo lo sguardo disgustato del padre, cercò in tutti i modi di evitare quell’incontro.
«Trunks, non potrai indossare sempre quella tuta! E poi devi capire che tu devi immischiarti con la gente comune quando sei li. Non potrai né usare i tuoi poteri, né essere troppo diverso dagli altri»
Gli disse premurosa la madre, temendo che se i suoi compagni avessero capito che in lui scorreva anche sangue alieno, lo avrebbero allontanato. C’erano già i suoi occhi a destare terrore, meglio nascondere il tutto grazie anche all’ausilio di indumenti comuni.
Il piccolo principino non seppe resistere allo sguardo dolce di sua madre, per cui cedette roteando la testa da un lato e guardando un punto indistinto della stanza.
«E va bene mamma. Farò come vuoi. Però ogni tanto potrò indossare anche la mia tuta?»
«E va bene amore. Una volta ogni tanto te la farò indossare» gli disse, stampandogli un tenero bacio su quella pelle nivea.
«E ora vai a nanna tesoro. Buonanotte» gli sussurrò, prima di congedarsi e raggiungere il suo uomo.
 
 
«Sai Vegeta, tuo figlio ti somiglia così tanto» disse la donna, mentre si apprestava a mettersi sotto le coperte, ove vi era già il suo principe.
Da quando Cell era stato sconfitto, e Vegeta era ritornato a casa con uno sconforto indescrivibile, si lasciava andare di più in certe situazioni con la sua donna.
E uno di questi era il condividere un letto con lei, richiesta bramata dalla sua Bulma, e finalmente aveva ceduto.
«Mh» si limitò a rumoreggiare il sayan, senza dar molto peso a quelle parole enfatizzate che uscivano dalla bocca della donna.
«E dai Vegeta! Devi ammettere che tuo figlio è un portento!» proferì, avvicinandosi al suo uomo.
Vegeta, come di rimando, restò impassibile con le braccia dietro la testa fissando il soffitto.
Conosceva benissimo le capacità di quel bambino, ne poteva percepire costantemente l’aura. Doveva ammettere anche che Trunks fosse già molto più forte di lui quando aveva la sua età. Ma questo poteva saperlo solo la sua mente. Si era già abbastanza abbassato ai livelli dei terrestri e non voleva ulteriormente bruciare la sua dignità dando soddisfazioni a quella donna dicendole di quanto lui fosse seriamente orgoglioso e fiero di avere un erede tanto forte quanto intelligente.
Bulma era arrivata a stendersi sul suo petto.
Vegeta, quando capitavano scene simili, si limitava a guardare la donna posizionarsi sul suo tronco possente con fare delicato, per poi ritornare a fissare il vuoto dinnanzi a se.
Bulma sapeva alla perfezione che la sua immobilità e il suo non opporsi a quelle effusioni, non erano altro che dimostrazioni di affetto nei suoi confronti, nonostante restasse così impassibile e freddo. E le stava bene così.
Dopotutto era quello l’uomo di cui si era innamorata. Era stata la sua indifferenza e la sua ostilità ad averla attirata a se come una calamita.
E per nessun motivo al mondo avrebbe voluto che cambiasse atteggiamenti.
«Sono davvero curiosa di sapere come sarà il primo giorno di scuola per Trunks. Spero che riesca a fare amicizia con tanti bambini» sussurrò dolcemente Bulma, sul petto del suo compagno, chiudendo gli occhi a quel pensiero, mentre si lasciava trasportare dalle braccia di Morfeo con un sorriso stampato sul volto.
   
 
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