<<
NOVA LUX >>
Marte trascorreva le sue
giornate girovagando per i mercati, si divertiva a saltare da un tetto all’altro
e, quando suo padre non era nei dintorni, si allenava con i più forti membri
della confraternita per testare le proprie capacità; era agile e delicata,
nessuno poteva resistere al suo sorriso ed era incredibilmente semplice cadere
in una delle sue trappole.
L’astuzia era una delle
sue doti più apprezzate e in molti, prima di mettersi in viaggio, le chiedevano
consigli sulle strategie da adottare.
Era conosciuta
con il nome di “Luce”: la sua fama era nota sia dentro sia fuori le mura della
città e persino i nobili si fermavano ad ascoltare i cantastorie per scoprire in
quale nuova impresa si fosse cimentata la giovane dall’animo ribelle; le ultime
nuove sul suo conto parlavano di una donazione all’orfanotrofio della Maddalena,
una struttura ormai in decadenza appena fuori le mura più antiche della città,
senza la quale la struttura sarebbe stata chiusa per mancanza di fondi… Era una
benefattrice dal volto celato ma a nessuno importava la sua reale identità.
Marte stava passeggiando
per le vie del centro. Quel giorno il mercato era gremito di gente, le nuove
bancarelle offrivano merci di tutte le terre e il suo sguardo si perdeva tra le
sete della Cina e gli eleganti tappeti persiani. I vini delle cantine francesi
erano esposti in bella vista davanti ai ristoranti di lusso. Due dame dell’alta
società si concedevano un the in compagnia mentre il garzone di turno le serviva
e riveriva, minimizzando come meglio poteva gli effetti del sole sulla sua
fronte.
Si avviò verso un banco
della frutta: una mela l’avrebbe sicuramente aiutata a ridurre gli effetti della
calura estiva… Con la destrezza tipica della sua confraternita ne afferrò una e
la nascose nelle tasche dei pantaloni, mescolandosi nella folla, agendo del
tutto indisturbata.
Qualche metro più in là,
ormai al sicuro dallo sguardo indiscreto delle guardie, estrasse il frutto dalla
tasca e lo addentò con gusto: erano secoli che non mangiava una mela di buona
qualità e riconoscere quel sapore sulla lingua fu una vera goduria.
Mancavano poco meno di
trenta minuti all’ora di pranzo.
Sfruttò alcune carrozze di passaggio per raggiungere la sua meta nel minor tempo possibile e una volta giunta in prossimità dalle mura romane cominciò a correre per la periferia fin quando non giunse ai campi di grano. Raggiunse in breve l’allevamento dei Perrone, dove il suo cavallo riposava indisturbato nelle scuderie, salutò i figli dei contadini e scattò al galoppo fin quando, in lontananza, non scorse la figura di suo padre.
- Cavolo. – borbottò lei,
tra se e se, riducendo gradualmente l’andatura del cavallo fino a quando non si
ritrovò faccia a faccia con un Luca De Tommasi particolarmente serio –
Buongiorno padre. Vi state godendo anche vuoi l’aria frizzantina di questa
splendida giornata? –
Lo sguardo dell’uomo
s’indurì all’istante: - Da quando tempo è che, di tua iniziativa, abbandoni la
casa senza avvertire nessuno? –
- Fatemi capire bene
padre. – cominciò lei, con il tipico tono di chi sa di aver ragione e non vede
l’ora di sbatterlo in faccia al proprio interlocutore – Posso assistere all'omicidio di un uomo ma non sono abbastanza matura per decidere quando uscire da
casa? –
Luca sospirò e le impose
di scendere dal cavallo, afferrò le redini della giumenta e s’incamminarono
entrambi verso le stalle: - Come fai a non renderti conto del fatto che tutta la
città ti conosce? -
- Siete ingiusto padre…
Nessuno mi ha mai visto in volto. - Marte gli rivolse uno sguardo infastidito;
ormai conosceva a memoria le argomentazioni del padre e aveva imparato come
rispondere a tono – Volete condannarmi per essere stata altruista con i
bisognosi? Credevo che Nostro Signore premiasse i buoni e i misericordiosi…
-
- Non ricominciare con
questo discorso Marte. – tolse la sella al cavallo, la adagiò lungo lo steccato
e si avvicinò alla figlia, le scompigliò i capelli e le rivolse uno sguardo di
rimprovero – Abbiamo già affrontato questa discussione almeno un centinaio di
volte. –
Marte si allontanò dal
padre, tolse le briglie a Stella, la sua giumenta, alla quale cominciò a
spazzolare il manto: - È evidente che non vi siete ancora stancato delle mie
risposte. –
- Sei proprio una testa
dura. – sbuffò lui, appoggiando le spalle alla staccionata, senza perdere di
vista la figlia – E smettila di darmi del “voi”, mi fai sentire vecchio.
-
- Beatrice dice che è
colpa vostra se sono cresciuta in questo modo. – sul suo volto comparve un
sorriso divertito, non tentò in alcun modo di nasconderlo al padre che attese la
sua prossima mossa in silenzio – Il “voi” te lo meriteresti a vita dal momento
che ti comporti come un vecchio rompiscatole. –
- Sono un padre: essere un
rompiscatole rientra nel contratto… Per non parlare del fatto che, con una
figlia come te, diventa tutto molto più difficile. – Luca ridacchiò apertamente
nel notare l’espressione spazientita comparsa sul volto della figlia – Vedi di
far scomparire immediatamente quel broncio. –
- È un ordine anche
questo? – sbottò lei infastidita, allontanandosi dalla stalla con il padre alle
calcagna che, sentendola parlare in quel modo la afferrò per un polso,
costringendola ad arrestare la sua camminata. Luca l’afferrò per le spalle e,
con sguardo severo, le disse: - Voglio sapere quando esci dalla casa e dove
intendi andare. Sono tuo padre, ho il diritto di sapere queste cose. –
- Così potrai farmi
seguire da qualcuno? Credi veramente che non me ne sia mai accorta? – Marte
rivolse al padre uno sguardo intenso a cui non seguì nessuna reazione, ogni
volta che discutevano i loro volti diventavano maschere di impassibilità, solo
chi si arrendeva era autorizzato a distogliere lo sguardo.
Luca sospirò, quella volta
aveva vinto lei ma non le avrebbe dato la soddisfazione di gongolare a
riguardo, dal momento che erano ancora lì entrambi lì avanzò la sua proposta
alla figlia: - Fai in modo di essere al campo d'addestramento per le tre. –
Il sopracciglio di Marte
si alzò, mostrando al padre quanto quella richiesta l’avesse sorpresa: - Vuoi
allenarmi tu? –
- C’è un fratello, appena
arrivato da Firenze, ha detto di volersi allenare con la persona più abile di
cui disponiamo al momento. – si incamminò verso il portone principale, il suo
stomaco cominciava a brontolare e non gli andava proprio di saltare il pranzo;
si voltò verso la figlia, ancora immobile a qualche passo dietro di lui e disse
- So bene che tu non sei ancora un membro ufficiale della confraternita ma non
credo gli darà fastidio. -
L’attenzione della ragazza
fu totalmente catturata da quelle semplici parole dette dal padre, lo affiancò e
in preda alla curiosità disse: - Quando dici che non sono ancora un membro
“ufficiale” della confraternita… -
- Penso di poter
considerare valida la tua candidatura per la prossima sessione degli
apprendisti. – si appoggiò con le spalle alla staccionata e le rivolse uno
sguardo serio - Niente giochi questa volta: sei diventata abbastanza grande da
poterti assumere le tue responsabilità e sto valutando la tua proposta.
-
Sul volto della ragazza
comparve un sorriso soddisfatto.
Marte ebbe l’impulso di stritolare il padre in un abbraccio ma riuscì a contenere la sua euforia, lo ringraziò semplicemente e con un sorriso a trentadue denti si accomodò in mezzo a Giacomo e Stefano, i suoi migliori amici, in attesa del pranzo.