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Autore: Calamity_Shadow    29/01/2012    1 recensioni
Marte è stata trovata in una radura e adottata dagli Assassini di Roma.
E' cresciuta sbirciando le lezioni delle reclute, saltando sui tetti della città eterna e scappando dalle guardie inferocite dopo l'ennesima marachella. Testarda come pochi, incurante delle regole e tremendamente orgogliosa, solo grazie alla sua furbizia, condita da due temibili occhi da incantatrice, Marte ha evitato il peggio in passato...
Un certo Auditore si ritroverà a Roma e, su decisione del gran consiglio, i due si ritroveranno a dover collaborare. I fantasmi del passato di Ezio lo tormentano ma con Marte sempre intorno è facile distrarsi e perdere di vista l'obbiettivo...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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<< NOVA LUX >>

 

Marte trascorreva le sue giornate girovagando per i mercati, si divertiva a saltare da un tetto all’altro e, quando suo padre non era nei dintorni, si allenava con i più forti membri della confraternita per testare le proprie capacità; era agile e delicata, nessuno poteva resistere al suo sorriso ed era incredibilmente semplice cadere in una delle sue trappole.

L’astuzia era una delle sue doti più apprezzate e in molti, prima di mettersi in viaggio, le chiedevano consigli sulle strategie da adottare.

Era conosciuta con il nome di “Luce”: la sua fama era nota sia dentro sia fuori le mura della città e persino i nobili si fermavano ad ascoltare i cantastorie per scoprire in quale nuova impresa si fosse cimentata la giovane dall’animo ribelle; le ultime nuove sul suo conto parlavano di una donazione all’orfanotrofio della Maddalena, una struttura ormai in decadenza appena fuori le mura più antiche della città, senza la quale la struttura sarebbe stata chiusa per mancanza di fondi… Era una benefattrice dal volto celato ma a nessuno importava la sua reale identità.

 

Marte stava passeggiando per le vie del centro. Quel giorno il mercato era gremito di gente, le nuove bancarelle offrivano merci di tutte le terre e il suo sguardo si perdeva tra le sete della Cina e gli eleganti tappeti persiani. I vini delle cantine francesi erano esposti in bella vista davanti ai ristoranti di lusso. Due dame dell’alta società si concedevano un the in compagnia mentre il garzone di turno le serviva e riveriva, minimizzando come meglio poteva gli effetti del sole sulla sua fronte.

Si avviò verso un banco della frutta: una mela l’avrebbe sicuramente aiutata a ridurre gli effetti della calura estiva… Con la destrezza tipica della sua confraternita ne afferrò una e la nascose nelle tasche dei pantaloni, mescolandosi nella folla, agendo del tutto indisturbata.

Qualche metro più in là, ormai al sicuro dallo sguardo indiscreto delle guardie, estrasse il frutto dalla tasca e lo addentò con gusto: erano secoli che non mangiava una mela di buona qualità e riconoscere quel sapore sulla lingua fu una vera goduria. 

Mancavano poco meno di trenta minuti all’ora di pranzo.

Sfruttò alcune carrozze di passaggio per raggiungere la sua meta nel minor tempo possibile e una volta giunta in prossimità dalle mura romane cominciò a correre per la periferia fin quando non giunse ai campi di grano. Raggiunse in breve l’allevamento dei Perrone, dove il suo cavallo riposava indisturbato nelle scuderie, salutò i figli dei contadini e scattò al galoppo fin quando, in lontananza, non scorse la figura di suo padre.

 

- Cavolo. – borbottò lei, tra se e se, riducendo gradualmente l’andatura del cavallo fino a quando non si ritrovò faccia a faccia con un Luca De Tommasi particolarmente serio – Buongiorno padre. Vi state godendo anche vuoi l’aria frizzantina di questa splendida giornata? –

Lo sguardo dell’uomo s’indurì all’istante: - Da quando tempo è che, di tua iniziativa, abbandoni la casa senza avvertire nessuno? –

- Fatemi capire bene padre. – cominciò lei, con il tipico tono di chi sa di aver ragione e non vede l’ora di sbatterlo in faccia al proprio interlocutore – Posso assistere all'omicidio di un uomo ma non sono abbastanza matura per decidere quando uscire da casa? –

Luca sospirò e le impose di scendere dal cavallo, afferrò le redini della giumenta e s’incamminarono entrambi verso le stalle: - Come fai a non renderti conto del fatto che tutta la città ti conosce? -

- Siete ingiusto padre… Nessuno mi ha mai visto in volto. - Marte gli rivolse uno sguardo infastidito; ormai conosceva a memoria le argomentazioni del padre e aveva imparato come rispondere a tono – Volete condannarmi per essere stata altruista con i bisognosi? Credevo che Nostro Signore premiasse i buoni e i misericordiosi… -

- Non ricominciare con questo discorso Marte. – tolse la sella al cavallo, la adagiò lungo lo steccato e si avvicinò alla figlia, le scompigliò i capelli e le rivolse uno sguardo di rimprovero – Abbiamo già affrontato questa discussione almeno un centinaio di volte. –

Marte si allontanò dal padre, tolse le briglie a Stella, la sua giumenta, alla quale cominciò a spazzolare il manto: - È evidente che non vi siete ancora stancato delle mie risposte. –

- Sei proprio una testa dura. – sbuffò lui, appoggiando le spalle alla staccionata, senza perdere di vista la figlia – E smettila di darmi del “voi”, mi fai sentire vecchio. -

- Beatrice dice che è colpa vostra se sono cresciuta in questo modo. – sul suo volto comparve un sorriso divertito, non tentò in alcun modo di nasconderlo al padre che attese la sua prossima mossa in silenzio – Il “voi” te lo meriteresti a vita dal momento che ti comporti come un vecchio rompiscatole. –

- Sono un padre: essere un rompiscatole rientra nel contratto… Per non parlare del fatto che, con una figlia come te, diventa tutto molto più difficile. – Luca ridacchiò apertamente nel notare l’espressione spazientita comparsa sul volto della figlia – Vedi di far scomparire immediatamente quel broncio. –

- È un ordine anche questo? – sbottò lei infastidita, allontanandosi dalla stalla con il padre alle calcagna che, sentendola parlare in quel modo la afferrò per un polso, costringendola ad arrestare la sua camminata. Luca l’afferrò per le spalle e, con sguardo severo, le disse: - Voglio sapere quando esci dalla casa e dove intendi andare. Sono tuo padre, ho il diritto di sapere queste cose. –

- Così potrai farmi seguire da qualcuno? Credi veramente che non me ne sia mai accorta? – Marte rivolse al padre uno sguardo intenso a cui non seguì nessuna reazione, ogni volta che discutevano i loro volti diventavano maschere di impassibilità, solo chi si arrendeva era autorizzato a distogliere lo sguardo.

 

Luca sospirò, quella volta aveva vinto lei ma non le avrebbe dato la soddisfazione di gongolare a riguardo, dal momento che erano ancora lì entrambi lì avanzò la sua proposta alla figlia: - Fai in modo di essere al campo d'addestramento per le tre. –

Il sopracciglio di Marte si alzò, mostrando al padre quanto quella richiesta l’avesse sorpresa: - Vuoi allenarmi tu? –

- C’è un fratello, appena arrivato da Firenze, ha detto di volersi allenare con la persona più abile di cui disponiamo al momento. – si incamminò verso il portone principale, il suo stomaco cominciava a brontolare e non gli andava proprio di saltare il pranzo; si voltò verso la figlia, ancora immobile a qualche passo dietro di lui e disse - So bene che tu non sei ancora un membro ufficiale della confraternita ma non credo gli darà fastidio. -

L’attenzione della ragazza fu totalmente catturata da quelle semplici parole dette dal padre, lo affiancò e in preda alla curiosità disse: - Quando dici che non sono ancora un membro “ufficiale” della confraternita… -  

- Penso di poter considerare valida la tua candidatura per la prossima sessione degli apprendisti. – si appoggiò con le spalle alla staccionata e le rivolse uno sguardo serio - Niente giochi questa volta: sei diventata abbastanza grande da poterti assumere le tue responsabilità e sto valutando la tua proposta. -

Sul volto della ragazza comparve un sorriso soddisfatto.

Marte ebbe l’impulso di stritolare il padre in un abbraccio ma riuscì a contenere la sua euforia, lo ringraziò semplicemente e con un sorriso a trentadue denti si accomodò in mezzo a Giacomo e Stefano, i suoi migliori amici, in attesa del pranzo.

  
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