Prima di lasciarvi al capitolo, volevo proporvi un'altra piccola storia che fa parte di questa collana fiabesca: Beauty and the Beast.
Come per Il canto della Sirena, anche questa è flashfic è ispirata ad una favola Disney, quale - appunto - La Bella e la Bestia. Vi lascio di seguito la copertina, che basta premere per poter leggere la storia.
Buona lettura e ci si legge a fondo pagina! :*
4.
Nuova vita
Erano
diverse ore che la ragazza ritrovata sulla spiaggia giaceva nel suo
letto, in
un sonno profondo. Edward, nonostante le lamentele del padre
– “Potrebbe essere
una spia, figliolo!” – aveva portato la giovane
nella sua grande casa. Grazie
all’aiuto della sua domestica, la piccola e dolce Angela
Weber, l’aveva lavata
e coperta – facendole indossare una graziosa camicia di seta,
rosa – e l’aveva
portata nella camera degli ospiti, la più grande di tutta la
villa.
Era
una stanza immensa, arredata in stile anticato. I grandi mobili di
legno
pregiato, stavano divinamente con quegli alti soffitti. Il letto
matrimoniale,
di ferro battuto colato nell’oro, era grande, rivestito con
lenzuola pregiate.
Le pareti erano spugnare in ocra e bianco candido, e donavano alla
stanza una
luminosità unica.
Fu
solo dopo diverse ore di sonno che la piccola sirena
cominciò a svegliarsi.
―
Buongiorno… ― disse Edward, che si trovava su una poltrona
ai piedi del letto.
Non appena sentì la sua voce, Bella scattò a
sedere, provocandosi un fastidioso
giramento di testa.
―
Ehi, piano! ― l’ammonì Edward, avvicinandosi
velocemente a lei ― Sei molto
debole, adesso. Ti ho trovata sulla spiaggia priva di sensi
e… sì, insomma, ti
ho riconosciuta. ― a quelle parole, il cuore della sirena fece svariate
capriole. Lui si ricordava di lei! Uscì dalle coperte
all’istante,
scoprendosi totalmente le cosce, e arrivò ad una spanna dal
viso di Edward.
Stava sorridendo, a trentadue denti, ed era raggiante. Quando
aprì bocca, però,
alcuna frase trovo compimento.
―
Cosa c’è? ― domandò il ragazzo, notando
lo sgomento sul volto della bellissima
ragazza dagli occhi color del cioccolato fondente. Non sapendo come
rispondere,
Bella, si toccò la gola con una mano.
―
Non puoi parlare? ― chiese Edward, e quando la fanciulla scosse la
testa anche
sul viso del giovane apparve una leggera tristezza ― Oh. Quindi non sei tu… ― parlò
sconsolato,
rattristando anche Isabella.
Restarono
a fissarsi per un tempo che parve infinito. La ragazza che Edward aveva
di
fronte era indiscutibilmente bella: lunghi capelli mossi, castani;
grandi occhi
scuri; fisico da urlo. Una ragazza del genere avrebbe fatto gola a
chiunque. E,
questa volta, faceva gola perfino a lui. Bella, dal canto suo, ammirava
il
volto perfetto del giovane. A differenza dell’ultima volta,
adesso non era
addormentato. Gli occhi brillavano come mai prima, di un verde chiaro
molto
intenso; il naso era dritto e sottile, gli zigomi alti e scolpiti, la
mascella
spigolosa e perfetta. Il fisico era anche più perfetto di
come lo ricordava:
muscoloso, ma non eccessivamente, con pettorali e addominali scolpiti.
Il
classico fisico di un surfista.
Solo
dopo qualche istante, Edward, si rese conto che il corpo della
fanciulla – che
stava squadrato da chissà quanto tempo, ormai –
era totalmente alla sua mercé.
Le lunghe gambe candide erano
lisce, slanciate e perfette; il seno era piccolo, ma bello e tondo da
sembrare
sodo. La sottile camicia era tirata così su, da lasciar
intravedere il piccolo
slip di pizzo color pesca…
―
Ti prego, copriti. ― disse, improvvisamente Edward, alzandosi in piedi
e
voltando le spalle alla ragazza. Era imbarazzato e sì, anche
un po’ eccitato.
Bella
non capì il suo comportamento. Si guardò,
perciò, intorno. Cosa significava
“copriti”? Cosa avrebbe dovuto fare? Questa parola
non era usata in fondo al
mare.
―
Hai capito cosa ti ho detto? ― domandò Edward, guardandola
con la coda
dell’occhio. Bella scosse la testa, in risposta ― Tira un
po’ giù la camicia,
ti si vede… ehm, tutto. ― concluse grattandosi la fronte. La
sirena inclinò la
testa, senza capire una sola parola di quello che le stava dicendo. Che cos’è una
“camicia”? E cosa si intende
per “si vede tutto”?, si chiese
mentalmente la ragazza.
Edward
sospirò, cercando di controllarsi. Non faceva sesso
da… molto tempo. Perse
la sua verginità, infatti, all’età di
diciassette anni. La fortunata si
chiamava Jane. Stettero insieme per un anno, circa, ma nessuno dei due
era
veramente interessato all’altro. Dopo
quell’esperienza, Edward, comprese che alcune
cose non potevano essere fatte tanto per fare.
Il sesso rientrava in
una di quelle cose.
Ritrovarsi
una ragazza seminuda nel letto, indubbiamente, non aiutava il suo
autocontrollo. Era un essere umano, per la miseria! E quella ragazza,
tra le
altre cose, era di una bellezza sconvolgente.
―
Non mi capisci, forse? ― chiese Edward ― Non parli inglese? ―
continuò,
domandandole la medesima frase in diverse lingue: tedesco, francese,
spagnolo,
italiano, ma il risultato era sempre lo stesso. Nonostante la ragazza
capisse
qualsiasi linguaggio usato da Edward, non comprendeva cosa volesse che
lei
facesse.
―
Sembri una bambina. ― affermò lui, ridendo di gusto ― Sembra
essere tutto
nuovo, per te. ― Bella rise insieme a lui, cominciando ad annuire.
―
Allora mi capisci? ― annuì ancora ― Ma non riesci a
comprendere quello che
voglio che tu faccia? ― ancora un “sì”
muto ― Hai preso una botta in testa, per
caso? ― domandò Edward, avvicinandosi a lei. Bella fece di
no con la testa, ma
continuava a sorridergli.
―
D’accordo. Ehm, stenditi allora che… che ti
sistemo io. ― anche questa volta,
la ragazza, non riuscì a comprendere ciò che
voleva dirle.
Edward
portò il ginocchio destro sul materasso, scorrendo
più vicino a lei. Le mise le
mani sulle spalle e l’adagiò delicatamente sul
letto. Bella percepì il freddo
del materasso scontrarsi contro la sua schiena calda, e le sue guance
presero
diverse tonalità di porpora. Mai nessuno le era stato
così vicino, e pensare
che il primo fosse proprio Edward le donava uno strano senso di
agitazione allo
stomaco.
―
Ora ti… ti sistemo la camicia, ok? ― domandò il
ragazzo, con voce tremante.
Fece scivolare le sue grandi mani sui fianchi di Bella, facendola
sussultare ―
Sta’ tranquilla, non voglio farti nulla. ―
sussurrò dolce.
Quando
le dita di Edward le sfiorarono la coscia, Bella percepì una
scarica elettrica
invaderle tutto il corpo. Sgranò gli occhi, affogando in
quelli verdi di lui.
Cos’era quella sensazione? E perché le faceva
bruciare la pelle? Quando la mano
del ragazzo salì, accarezzandole la spalla, il suo cuore era
un martello
pneumatico. Vide Edward afferrare quel sottile tessuto che aveva
addosso e
sistemarglielo meglio. Ecco cosa
significa “copriti”, pensò la
sirena ingenuamente. A differenza degli
esseri umani, gli abitanti del mare, non indossavano indumenti
– eccezion fatta
per quel piccolo reggiseno di conchiglie.
―
Ecco. Ho… ho fatto, adesso. ― sussurrò Edward,
senza lasciare la sua posizione.
Erano
l’uno sopra l’altra, immobili a fissarsi.
Più il ragazzo la guardava e più si
rendeva conto di quanto quella fanciulla fosse splendida. Un
po’ strana, forse,
ma comunque bellissima. Le sue labbra erano piene e rosee; avrebbe
voluto
baciarla.
Rendendosi
conto di quello che aveva pensato, si sollevò subito da lei.
Bella, però, non
voleva separarsi da Edward. Non comprendeva ancora totalmente le
emozioni
umani, ma quel calore, provato poco prima, le era piaciuto
più del lecito.
―
Non ci siamo neppure presentati. ― si ricordò il ragazzo,
passandosi una mano
tra i capelli bronzei ― Io mi chiamo Edward, Edward Cullen. E tu? ― la
sirena
rispose, ma dalle sue labbra non uscì nessun suono.
―
Ah, già. ― disse Edward, parlando più a se stesso
che a lei ― Ho un’idea, puoi
scriverlo! ― a primo acchito, Bella, non capì cosa volesse
dire, ma poi
comprese. Io non so scrivere…,
pensò
tristemente. Come avrebbe potuto fare per farsi capire?
―
Deduco dalla tua espressione che la mia non è
un’ottima idea, vero? ― la
ragazza sospirò, cominciando a sentirsi inadeguata ―
D’accordo, proviamo con il
labiale! ― propose Edward, con un po’ troppa euforia ― Tu
pronuncia il tuo nome
ed io cercherò di leggerti le labbra. Dai, proviamo!
Restarono
in quella stanza quasi tutta la mattina, dimenticando perfino la
colazione, e
solo dopo innumerevoli tentativi, Edward, riuscì a capire il
nome della piccola
sirena.
―
Isabella! ― urlò Edward, mentre la ragazza annuiva
energicamente e batteva le
mani ― Però preferisci Bella! ― concluse lui, scoppiando poi
a ridere ― Nessun
nome poteva essere più azzeccato per una Dea come te. ― le
sussurrò lui,
facendola nuovamente arrossire.
***
Le
ore passarono in fretta, ma solo in quel momento – da sola
nella sua grande
stanza –, Isabella si rese conto che il primo giorno a sua
disposizione stava
già volgendo al termine. Il tramonto, infatti, stava facendo
sparire la grande
palla aranciata dietro la linea dell’orizzonte.
La
piccola sirena, diventata ormai umana, si sedette sospirando sul letto.
Cosa
avrebbe potuto fare, per far sì che il giovane si
innamorasse di lei? E, cosa
ancora più complicata, come avrebbe fatto a farsi baciare?
Un
rumore sul vetro della grande finestra la fece sobbalzare.
―
Apri, sconsiderata! Sono io, sono Jasper! ― stava urlando il piccolo
granchio
rosso, battendo la sua piccola e dura chela. Quando la sirena lo
riconobbe,
scattò in piedi e andò ad aprirgli.
―
Oh per tutti i pesci del mare! ― disse lui, fissando le lunghe gambe
della sua
amica ― Ma cosa hai combinato? Tuo padre si sta chiedendo dove ti sei
cacciata!
Tutto il mondo marino è… Ah! Cosa stai facendo?!
― strillò, venendo interrotto
da Bella, la quale lo sollevò e se lo strinse al petto.
Che
bello rivederti, Jazz!, pensò la fanciulla non
potendo parlare.
―
Va bene, va bene! Adesso fammi respirare, Bella. ― disse il granchio,
posizionandosi sulle ginocchia della ragazza. Si trovavano per terra,
in quel
momento, le gambe di lei piegate e la sua schiena contro il materasso.
―
Ma allora è vero… ― sospirò Jasper ―
Sei andata dalla strega del mare. ― Bella
annuì, sorridente ― E cosa le hai dato in cambio, ragazzina?
― a quella domanda
gli occhi della ragazza si rattristarono. Provò a rispondere
e poi cantare per
il suo piccolo amico, ma nessun suono uscì dalle sue labbra.
―
La tua voce? ― strillò Jasper ― Ma sei forse impazzita!? Ti
sei privata della
cosa più importante per
una sirena!
Senza voce non puoi cantare,
inoltre…
oddio! La tua voce può farla accedere al Regno! Sai che i
cancelli del Palazzo
di Cristallo possono essere aperti solo con il canto della famiglia
reale!
Isabella, sei… sei… ― l’isteria del
piccolo crostaceo scemò all’istante, quando
notò gli occhi della ragazza. Erano impregnati di tristezza
e dispiacere.
Jasper sospirò, avvicinandosi al viso di Bella e le
lasciò una dolce, quanto
paterna, carezza ― Sei un’umana bellissima.
***
Nel
frattempo, poco lontana dal Regno di Atlantica, la strega del mare
stava già
assaporando la sua vittoria. Sapeva che la piccola sirena non avrebbe
mai
catturato l’attenzione di quel ricco umano. Quando la piccola
e ingenua
Isabella si sarebbe trasformata in schiuma di mare, Tanya, avrebbe
preso le sue
sembianze e, usando la sua voce, si sarebbe introdotta nel Palazzo;
avrebbe
recuperato, poi, il tridente di Tritone, mettendo in
schiavitù tutto il regno
marino!
―
Mi prenderò la mia vendetta, caro Sovrano. ―
sibilò velenosa, mentre pettinava
i suoi lunghi capelli neri ― E tutto grazie a tua figlia! ― concluse,
scoppiando a ridere.
―
Mi scusi, padrona… ― si intromise una delle murene ― Potrei
chiederle come mai
serba tutto questo rancore, verso la famiglia reale?
―
Mi hanno esiliata! Non è abbastanza? ― ringhiò la
bella donna, con il corpo da
piovra ― E poi… ― sussurrò appena ― Il Re si
è portato via qualcosa
che mi stava molto a cuore.
***
Erano
le dieci di sera, ed Edward era nella sua stanza. Si era da poco fatto
una
doccia, ed ora si stava vestendo. Il spiaggia, alcuni ragazzi del
College,
avevano organizzato un falò e lui stava decidendo se andarci
o meno.
―
Edward? ― lo chiamò Esme, bussando alla porta della sua
stanza ― Ci sei?
―
Sì, mamma. Entra pure.
La
donna era molto bella, lo era sempre stata. Lunghi capelli
castano-bronzei,
mossi; grandi occhi verdi, come quelli di suo figlio; minuta, ma ben
formata –
nonostante la sua adulta età.
―
Vai alla festa sulla spiaggia? ― il ragazzo non rispose, troppo preso
ad
allacciarsi la camicia smeraldo ― Edward, non puoi stare sempre in casa
a
leggere, suonare il pianoforte o a disegnare… Hai talento,
figlio mio, ma esci
anche un po’! Perché non porti con te
anche…
―
Bella. ― l’aiutò suo figlio ― La ragazza si chiama
Isabella, ma preferisce
essere chiamata Bella.
―
E tu come lo hai scoperto? ― domandò la madre, strabuzzando
gli occhi ― Angela
ha detto che non aveva documenti con sé e anche tu
l’hai trovata nuda.
―
Abbiamo parlato un po’… O meglio, io
ho parlato, di lei ho letto solo il labiale! ― sghignazzò,
armeggiando col
colletto.
―
Sbaglio o Edward Cullen, mio figlio, ha uno strano luccichio negli
occhi?
―
Ma cosa dici, mamma!
―
Ti piace, quella trovatella?
―
È indubbiamente una bella ragazza. ― sussurrò
lui, lievemente imbarazzato. Non
aveva mai confidato questo genere di cose a sua madre; per dirla tutta,
non
aveva mia confidato a nessuno, questo genere di cose. Quando si sentiva
solo,
infatti, parlava col suo fido cagnolone Jacob, oppure – la
maggior parte delle
volte – scriveva due righe su Word,
salvando il contenuto sul suo Notebook.
―
Perché non la porti con te al falò? ― propose
Esme, sorridendo ― Le farà bene
uscire un po’, non credi?
―
Sicura? ― controbatté Edward ― L’abbiamo trovata
questa mattina e non vorrei…
―
Scuse, ragazzo mio! Vai a chiedere a quella bella signorina se le va di
uscire.
― disse, facendogli l’occhiolino, e uscì dalla
stanza.
―
Bella? ― chiamò Edward, bussando leggermente alla porta
della stanza degli
ospiti ― Stai dormendo? Posso entrare?
―
Oh per tutte le stelle marine! ― sussurrò Jasper, scattando
da una parte
all’altra ― Non può trovarmi qui, come glielo
spieghi?
―
Isabella? ― bussò nuovamente Edward.
Non
sapendo cosa fare, Bella, prese Jasper tra le mani e lo
gettò nell’oceano. Scusa,
amico!, pensò e corse ad aprire
la porta.
―
Ehi! ― la salutò Edward, con un sorriso stampato in faccia.
Bella, non sapendo
come ricambiare, agitò la mano sperando che anche sulla
Terra esistesse quel
genere di saluto.
―
Ti trovo bene. ― continuò Edward, passandosi una mano tra i
capelli ― Senti…
alcuni amici hanno organizzato una festa in spiaggia, un
falò. Pensavo, ti va
di andarci? ― a quelle parole, il volto di Isabella si accese. Non ho idea di cosa sia questo
“falò”, ma
conosco le feste!, pensò. Certo
che
vengo! Si ritrovò, però, a fare gesti
sconnessi e a sperare che quel bel
giovane la potesse capire.
―
Lo prendo per un “sì”? ― chiese Edward.
La ragazza, di tutta risposta, sorrise
e gli buttò le braccia al collo, stringendolo moltissimo ―
Piano, piano! ―
disse lui, ridendo ― Sei piuttosto forte, eh? ― facendo un meraviglioso
sorriso
sghembo che fece arrossire violentemente Isabella.
Restarono
a fissarsi per alcuni minuti, finché Angela non interruppe
il loro idillio.
―
Ehm, scusate… ― disse lei, schiarendosi la voce ― Tua madre
mi ha mandato a
darle una mano per vestirsi.
―
Oh sì, certo. ― disse Edward, un po’ impacciato ―
Beh allora, quando avete
finito accompagnala giù, nel salone. Bene. A dopo! ―
concluse e scese al piano
di sotto.
Bella
lo seguì con lo sguardo, per tutto il tempo,
finché non scomparve dalla sua
visuale.
―
Vogliamo entrare, signorina? ― domandò Angela, seguendo
Isabella nella sua
stanza ― Può scegliere ciò che preferisce. ―
disse e le fece vedere un’infinità
di completi piuttosto costosi. C’era di tutto: prendisole,
costumi da bagno –
interi, ma anche a due pezzi –, canotte e pantaloncini, gonne
corte, e
moltissimo altro. Isabella esaminò tutto attentamente, senza
sapere cosa
farsene e quali scegliere.
Angela
intuì il disagio e l’indecisione della ragazza,
così le suggerì un paio di
pantaloncini viola scuro, abbinati al costume da bagno – un
due pezzi molto
semplice – e una canotta, intrecciata dietro alla schiena,
verde chiaro,
abbinata alle piccole infradito.
Quando
Bella scese di sotto, Edward restò senza parole nel vederla.
Era di una
bellezza straordinaria, innocente e genuina. Non aveva mai incontrato
una ragazza
così, e la cosa lo mandava totalmente nel pallone.
―
Sei bellissima. ― le sussurrò, baciandole il dorso della
mano. A quel gesto,
Isabella, provò a parlare. Non ottenne nulla,
però. Evidentemente non
è questo il bacio del vero amore…,
pensò
sconsolata.
―
Va tutto bene? ― le domandò Edward, notando il suo triste
sguardo. Bella annuì
decisa, e fece un passo verso di lui. Non era ancora capace di
camminare
perfettamente, però, così inciampò nei
suoi stessi piedi. Edward l’afferrò
prontamente, impedendole di farsi male. Scusa,
mormorò Bella con voce muta.
―
Non è successo niente. ― le rispose Edward ―
L’importante è che tu stia bene.
―
‘Sera ragazzi. ― li salutò Carlisle, uscendo dal
suo studio ― Uscite?
―
Sì, papà. ― rispose Edward ― Andiamo al
falò sulla spiaggia.
―
Oh bene, allora divertitevi! ― concluse sorridendo ai due ragazzi, e
poi si
volatilizzò su per la grande scalinata.
―
Cosa ne dici? ― sussurrò Edward all’orecchio di
Bella ― Non è male, no? ― la
ragazza scosse la testa, come a fargli capire che l’atmosfera
era di suo
gradimento.
―
Edward Cullen! ― parlò una voce alle loro spalle ― Non esci
mai come i comuni
mortali, a cosa dobbiamo l’onore?
―
Ciao anche a te, Alec. ― rispose Edward, senza voltarsi. Bella, dal
canto suo,
era curiosa, così voltò leggermente il capo.
Dietro di loro c’era un ragazzo
alto, dalle spalle larghe, niente male. Ma nonostante gli sbarazzini
capelli
biondi e gli occhi di un azzurro intenso, non le trasmetteva nulla.
―
Ciao, zuccherino. ― le disse Alec, avvicinando il suo viso a quello di
Bella ―
Non ti ho mai vista in giro, sono sicuro che un corpo e un viso del
genere non
me li sarei dimenticati tanto facilmente.
―
Piantala, Alec. ― lo ammonì Edward, voltandosi ― Non
è alla tua portata, va
bene? Oltretutto è minorenne, quindi lasciala in pace.
―
Minorenne? Con quel bel balconcino?
―
domandò, scoppiando a ridere seguito da quegli scagnozzi che si portava sempre dietro.
Edward scattò in avanti,
pronto a colpirlo, ma in quell’istante esatto
arrivò qualcuno a fermarlo.
―
Calmati, amico. ― disse Mike, trattenendo il giovane per le spalle ―
Sai com’è
fatto, lascialo parlare e vieni da noi.
Edward
controvoglia si voltò, dando le spalle ad Alec, il quale non
smise un attimo di
ridere.
―
Stronzo. ― sibilò Edward tra i denti, calmandosi solo quando
incrociò gli occhi
terrorizzati di Bella.
La
ragazza, infatti, non era riuscita a capire nulla di quello che era
appena
accaduto. Edward voleva fare a botte con quel giovane, Alec, ma non
aveva
capito il perché. È
minorenne, pensò
lei, questo lo ha detto Edward. Ma, per
tutte le murene del mare, cos’è un
“balconcino”?
―
Mi dispiace per prima. ― le sussurrò Edward ― Adesso
andrà meglio, vedrai.
Passarono
la maggior parte della nottata intorno al fuoco, a ballare e scherzare.
Nonostante Isabella capisse solo la metà – e,
forse, nemmeno quella – dei
discorsi che i ragazzi erano impegnati a fare, si stava divertendo. La
musica,
se pur molto diversa rispetto a quella che era abituata a sentire,
risultava
piacevole. Tutti i ragazzi la guardavano in modo strano, compresi gli
amici di
Edward. Quest’ultimo ne sembrava visibilmente infastidito.
Gli sguardi delle
ragazze, però, erano di invidia. Bella conosceva bene quel
modo di guardare,
perché era lo stesso che usavano le sirene in fondo al mare
ogni volta che
incrociavano Rosalie, sua sorella maggiore.
Ripensando
alla sua famiglia, la ragazza si intristì. Cosa avrebbe
fatto d’ora in poi? Suo
padre o le sue sorelle, non sarebbero mai saliti in superficie; neppure
se
questo significasse rivedere lei. Hai tre
giorni, aveva detto la strega del mare, se
al sorgere del sole del quarto giorno, il ragazzo, non avrà
ancora dichiarato
il suo amore per te, sigillando il suo gesto con un bacio, ti
trasformerai in
schiuda di mare ed io potrò prendere il tuo posto nelle
profondità marine.
Solo in quel momento si rese realmente conto di quello che aveva fatto.
Lei non
avrebbe mai più rivisto la sua famiglia! Anche se Edward non
avesse ricambiato
il suo amore, lei non sarebbe tornata ad essere una sirena; si sarebbe
trasformata in schiuma di mare.
Si
alzò di scatto in piedi, attirando l’attenzione di
tutti i ragazzi. Ma, senza
badarci troppo, corse verso gli scogli. Aveva bisogno di sentire
l’oceano sotto
i piedi, l’acqua tra le dita… Aveva bisogno di
sentirsi a casa, almeno per un
momento.
―
Bella! ― la chiamò Edward, correndogli dietro ― Cosa ti
prende? Vuoi tornare a
casa? Ti senti male? ― la ragazza scosse furiosamente la testa, diede
le spalle
al ragazzo e si diresse verso l’acqua.
―
Aspetta! Non posso permettertelo! È buio, non si vede
nulla… ― Bella, però,
aveva bisogno di nuotare; di sentire il rumore dell’acqua
nelle orecchie.
―
Possibile che fossi tu? ― domandò lui, avvicinandosi a lei.
Adesso erano
entrambi nell’acqua. Le onde, leggere e rilassanti, si
infrangevano sulle loro
gambe nude.
―
Eri tu la ragazza che ho visto? Dimmelo, ti prego. Eri tu che cantavi
per me,
quella notte? ― Bella si avvicinò a lui, accarezzandogli una
guancia. Avrebbe
voluto rispondergli che, sì, era lei quella
ragazza. Ma come avrebbe mai potuto crederle? Lei non poteva
più cantare.
―
Scusami. ― disse Edward, appoggiando la fronte su quella di Isabella ―
Forse
l’ho soltanto immaginata. ― le donò un bacio sulla
fronte e se ne andò, capendo
che la giovane voleva starsene un po’ da sola.
―
Finalmente è andato via!
Emmett!,
urlò mentalmente Bella,
raggiungendolo nell’acqua.
―
Già, non puoi parlare. ― disse, tristemente, il pesce palla
― Jazz me lo ha
detto. Bella, sei forse impazzita? Hai rinunciato a tutto
per… per un essere
umano. ― la sirena annuì, sorridendo lievemente.
Passò
mezzora, in cui Isabella continuò a parlare con il suo amico
marino. O per
meglio dire, lui parlava, lei ascolta ed annuiva o rideva spensierata.
―
Mio Dio. ― disse una voce alle sue spalle ― Devi proprio essere
suonata! Questo
dettaglio Edward non ce lo aveva detto. ― solo quando Bella si
voltò, si rese
conto di chi le stava davanti. Lauren
Mallory.
― Ragazzi! Mike,
―
Come, pazza? ― chiese Mike, alzando
un sopracciglio.
―
Stava parlando con un pesce! ― la schernì la bionda, ridendo
maligna.
―
Scherzi? ― domandò Jessica.
―
No, no. Guardatelo, è lì!
―
Oh mio Dio! ― dissero in coro Tyler e Mike ― Non ci posso credere,
questa è
suonata!
―
Beh, basta pensare che l’abbiamo trovata tutta nuda sulla
spiaggia. ― spiegò
Mike, visto che – a quando pareva – nessuno dei
suoi amici sapeva la sua
storia.
Bella
indietreggiò di poco, capendo che per lei le cose si stavano
mettendo male. Non
comprendeva tutto quello che stavano dicendo, ma era palese che a loro,
lei,
non piacesse. Avrebbe potuto nuotare via, ma senza coda non sarebbe mai
stata
così veloce; avrebbe potuto chiamare Edward, ma come?
―
Quindi, perché tutte queste storie per vederla nuda? ―
domandò Alec,
togliendosi i bermuda color cachi, e si avvicinò a lei.
―
Alec, è una ragazzina. ― lo fermò Tyler,
tirandolo per un braccio.
―
E allora? Tanto non può nemmeno urlare… ― la
cattiveria negli occhi del
ragazzo, fece scoppiare Isabella in un pianto isterico. Non sapeva
esattamente
ciò che Alec volesse farle, ma presumeva non fosse nulla di
buono.
Accadde
tutto in fretta: Edward arrivò come un lampo e si
buttò addosso ad Alec,
prendendolo a pugni; Mike e Tyler cercarono di separarli, mentre
Jessica e
Lauren volevano svignarsela.
―
Mi fate tutti schifo! ― urlò il ragazzo, prendendo in
braccio Bella ― Voi non
siete essere umani, ma non posso dire neppure che siete animali. ― fu
allora
che Jacob abbaio, ringhiando contro tutti loro ― Come potete vedere ho
un cane,
ciò vuol dire che gli animali mi piacciono. ― e senza dar
loro il tempo di
replicare sparì, tenendo Bella tra le braccia. Per la
seconda volta.
.
Ecco
il capitolo che tanto avete atteso! Finalmente, Edward e Bella, si sono
incontrati. Molte cose, però, ostacolano l'amore della
sirena: in assoluto c'è l'attrazione del ragazzo verso la
ragazza che ha sentito cantare quella notte.
Gli
amici di Edward, se così possono essere definit, sono i
classici bullenti arroganti pieni di soldi... Alec, soprattutto,
è stato abbastanza subdolo. La cosa brutta è che
tutto questo, e molto altro ancora, accade davvero nella
realtà. Isabella è stata fortunata, per fortuna
c'era Edward.
Come
vi ho già accennato sopra, il prossimo capitolo
sarà l'ULTIMO. Lo avevo già detto
nella pubblicazione del primo capitolo che, questa storia, sarebbe
stata una flashfic di cinque capitoli. Vi annuncio, quindi, che non
è detto che il prossimo capitolo verrà postato
Lunedì. Se i miei impegni lavorativi e universitari me lo
permettono, potrei anticipare la pubblicazione a Venerdì 3
Febbraio. In caso non riuscissi, l'aggiornamento sarà
previsto per Lunedì, come di consueto.