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Autore: Mia Swatt    30/01/2012    9 recensioni
« Il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore;
più te ne dono più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti. » William Shakespeare.
Questa storia racconta di una favola magica, indimenticabile e speriensierata. Cosa succede quando il tuo vero amore non fa parte del tuo mondo? Isabella è una sirena, Edward un essere umano. Tratto dall'indimenticabile favola Disney e dall'originale storia di Christian Andersen, ecco a voi una piccola flashfic per farvi tornare un po' bambini.
[ La storia fa parte del ciclo "Once upon a time" ]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time.'
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Buon pomeriggio a tutti! Eccomi qui col nuovo - ma soprattutto, penultimo - capitolo. Di recente non riesco mai a rispettare i miei orari di pubblicazioni, perciò chiedo scusa! Ma tra il lavoro e l'università è una faticaccia!
Prima di lasciarvi al capitolo, volevo proporvi un'altra piccola storia che fa parte di questa collana fiabesca: Beauty and the Beast.
Come per Il canto della Sirena, anche questa è flashfic è ispirata ad una favola Disney, quale - appunto - La Bella e la Bestia. Vi lascio di seguito la copertina, che basta premere per poter leggere la storia.



Adesso vi lascio al capitolo! Speri vi piaccia :)
Buona lettura e ci si legge a fondo pagina! :*


4.
Nuova vita

Erano diverse ore che la ragazza ritrovata sulla spiaggia giaceva nel suo letto, in un sonno profondo. Edward, nonostante le lamentele del padre – “Potrebbe essere una spia, figliolo!” – aveva portato la giovane nella sua grande casa. Grazie all’aiuto della sua domestica, la piccola e dolce Angela Weber, l’aveva lavata e coperta – facendole indossare una graziosa camicia di seta, rosa – e l’aveva portata nella camera degli ospiti, la più grande di tutta la villa.
Era una stanza immensa, arredata in stile anticato. I grandi mobili di legno pregiato, stavano divinamente con quegli alti soffitti. Il letto matrimoniale, di ferro battuto colato nell’oro, era grande, rivestito con lenzuola pregiate. Le pareti erano spugnare in ocra e bianco candido, e donavano alla stanza una luminosità unica.
Fu solo dopo diverse ore di sonno che la piccola sirena cominciò a svegliarsi.
― Buongiorno… ― disse Edward, che si trovava su una poltrona ai piedi del letto. Non appena sentì la sua voce, Bella scattò a sedere, provocandosi un fastidioso giramento di testa.
― Ehi, piano! ― l’ammonì Edward, avvicinandosi velocemente a lei ― Sei molto debole, adesso. Ti ho trovata sulla spiaggia priva di sensi e… sì, insomma, ti ho riconosciuta. ― a quelle parole, il cuore della sirena fece svariate capriole. Lui si ricordava di lei! Uscì dalle coperte all’istante, scoprendosi totalmente le cosce, e arrivò ad una spanna dal viso di Edward. Stava sorridendo, a trentadue denti, ed era raggiante. Quando aprì bocca, però, alcuna frase trovo compimento.
― Cosa c’è? ― domandò il ragazzo, notando lo sgomento sul volto della bellissima ragazza dagli occhi color del cioccolato fondente. Non sapendo come rispondere, Bella, si toccò la gola con una mano.
― Non puoi parlare? ― chiese Edward, e quando la fanciulla scosse la testa anche sul viso del giovane apparve una leggera tristezza ― Oh. Quindi non sei tu… ― parlò sconsolato, rattristando anche Isabella.
Restarono a fissarsi per un tempo che parve infinito. La ragazza che Edward aveva di fronte era indiscutibilmente bella: lunghi capelli mossi, castani; grandi occhi scuri; fisico da urlo. Una ragazza del genere avrebbe fatto gola a chiunque. E, questa volta, faceva gola perfino a lui. Bella, dal canto suo, ammirava il volto perfetto del giovane. A differenza dell’ultima volta, adesso non era addormentato. Gli occhi brillavano come mai prima, di un verde chiaro molto intenso; il naso era dritto e sottile, gli zigomi alti e scolpiti, la mascella spigolosa e perfetta. Il fisico era anche più perfetto di come lo ricordava: muscoloso, ma non eccessivamente, con pettorali e addominali scolpiti. Il classico fisico di un surfista.
Solo dopo qualche istante, Edward, si rese conto che il corpo della fanciulla – che stava squadrato da chissà quanto tempo, ormai – era totalmente alla sua mercé. Le lunghe gambe candide erano lisce, slanciate e perfette; il seno era piccolo, ma bello e tondo da sembrare sodo. La sottile camicia era tirata così su, da lasciar intravedere il piccolo slip di pizzo color pesca…
― Ti prego, copriti. ― disse, improvvisamente Edward, alzandosi in piedi e voltando le spalle alla ragazza. Era imbarazzato e sì, anche un po’ eccitato.
Bella non capì il suo comportamento. Si guardò, perciò, intorno. Cosa significava “copriti”? Cosa avrebbe dovuto fare? Questa parola non era usata in fondo al mare.
― Hai capito cosa ti ho detto? ― domandò Edward, guardandola con la coda dell’occhio. Bella scosse la testa, in risposta ― Tira un po’ giù la camicia, ti si vede… ehm, tutto. ― concluse grattandosi la fronte. La sirena inclinò la testa, senza capire una sola parola di quello che le stava dicendo. Che cos’è una “camicia”? E cosa si intende per “si vede tutto”?, si chiese mentalmente la ragazza.
Edward sospirò, cercando di controllarsi. Non faceva sesso da… molto tempo. Perse la sua verginità, infatti, all’età di diciassette anni. La fortunata si chiamava Jane. Stettero insieme per un anno, circa, ma nessuno dei due era veramente interessato all’altro. Dopo quell’esperienza, Edward, comprese che alcune cose non potevano essere fatte tanto per fare. Il sesso rientrava in una di quelle cose.
Ritrovarsi una ragazza seminuda nel letto, indubbiamente, non aiutava il suo autocontrollo. Era un essere umano, per la miseria! E quella ragazza, tra le altre cose, era di una bellezza sconvolgente.
― Non mi capisci, forse? ― chiese Edward ― Non parli inglese? ― continuò, domandandole la medesima frase in diverse lingue: tedesco, francese, spagnolo, italiano, ma il risultato era sempre lo stesso. Nonostante la ragazza capisse qualsiasi linguaggio usato da Edward, non comprendeva cosa volesse che lei facesse.
― Sembri una bambina. ― affermò lui, ridendo di gusto ― Sembra essere tutto nuovo, per te. ― Bella rise insieme a lui, cominciando ad annuire.
― Allora mi capisci? ― annuì ancora ― Ma non riesci a comprendere quello che voglio che tu faccia? ― ancora un “sì” muto ― Hai preso una botta in testa, per caso? ― domandò Edward, avvicinandosi a lei. Bella fece di no con la testa, ma continuava a sorridergli.
― D’accordo. Ehm, stenditi allora che… che ti sistemo io. ― anche questa volta, la ragazza, non riuscì a comprendere ciò che voleva dirle.
Edward portò il ginocchio destro sul materasso, scorrendo più vicino a lei. Le mise le mani sulle spalle e l’adagiò delicatamente sul letto. Bella percepì il freddo del materasso scontrarsi contro la sua schiena calda, e le sue guance presero diverse tonalità di porpora. Mai nessuno le era stato così vicino, e pensare che il primo fosse proprio Edward le donava uno strano senso di agitazione allo stomaco.
― Ora ti… ti sistemo la camicia, ok? ― domandò il ragazzo, con voce tremante. Fece scivolare le sue grandi mani sui fianchi di Bella, facendola sussultare ― Sta’ tranquilla, non voglio farti nulla. ― sussurrò dolce.
Quando le dita di Edward le sfiorarono la coscia, Bella percepì una scarica elettrica invaderle tutto il corpo. Sgranò gli occhi, affogando in quelli verdi di lui. Cos’era quella sensazione? E perché le faceva bruciare la pelle? Quando la mano del ragazzo salì, accarezzandole la spalla, il suo cuore era un martello pneumatico. Vide Edward afferrare quel sottile tessuto che aveva addosso e sistemarglielo meglio. Ecco cosa significa “copriti”, pensò la sirena ingenuamente. A differenza degli esseri umani, gli abitanti del mare, non indossavano indumenti – eccezion fatta per quel piccolo reggiseno di conchiglie.
― Ecco. Ho… ho fatto, adesso. ― sussurrò Edward, senza lasciare la sua posizione.
Erano l’uno sopra l’altra, immobili a fissarsi. Più il ragazzo la guardava e più si rendeva conto di quanto quella fanciulla fosse splendida. Un po’ strana, forse, ma comunque bellissima. Le sue labbra erano piene e rosee; avrebbe voluto baciarla.
Rendendosi conto di quello che aveva pensato, si sollevò subito da lei. Bella, però, non voleva separarsi da Edward. Non comprendeva ancora totalmente le emozioni umani, ma quel calore, provato poco prima, le era piaciuto più del lecito.
― Non ci siamo neppure presentati. ― si ricordò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli bronzei ― Io mi chiamo Edward, Edward Cullen. E tu? ― la sirena rispose, ma dalle sue labbra non uscì nessun suono.
― Ah, già. ― disse Edward, parlando più a se stesso che a lei ― Ho un’idea, puoi scriverlo! ― a primo acchito, Bella, non capì cosa volesse dire, ma poi comprese. Io non so scrivere…, pensò tristemente. Come avrebbe potuto fare per farsi capire?
― Deduco dalla tua espressione che la mia non è un’ottima idea, vero? ― la ragazza sospirò, cominciando a sentirsi inadeguata ― D’accordo, proviamo con il labiale! ― propose Edward, con un po’ troppa euforia ― Tu pronuncia il tuo nome ed io cercherò di leggerti le labbra. Dai, proviamo!
Restarono in quella stanza quasi tutta la mattina, dimenticando perfino la colazione, e solo dopo innumerevoli tentativi, Edward, riuscì a capire il nome della piccola sirena.
― Isabella! ― urlò Edward, mentre la ragazza annuiva energicamente e batteva le mani ― Però preferisci Bella! ― concluse lui, scoppiando poi a ridere ― Nessun nome poteva essere più azzeccato per una Dea come te. ― le sussurrò lui, facendola nuovamente arrossire.

***

Le ore passarono in fretta, ma solo in quel momento – da sola nella sua grande stanza –, Isabella si rese conto che il primo giorno a sua disposizione stava già volgendo al termine. Il tramonto, infatti, stava facendo sparire la grande palla aranciata dietro la linea dell’orizzonte.
La piccola sirena, diventata ormai umana, si sedette sospirando sul letto. Cosa avrebbe potuto fare, per far sì che il giovane si innamorasse di lei? E, cosa ancora più complicata, come avrebbe fatto a farsi baciare?
Un rumore sul vetro della grande finestra la fece sobbalzare.
― Apri, sconsiderata! Sono io, sono Jasper! ― stava urlando il piccolo granchio rosso, battendo la sua piccola e dura chela. Quando la sirena lo riconobbe, scattò in piedi e andò ad aprirgli.
― Oh per tutti i pesci del mare! ― disse lui, fissando le lunghe gambe della sua amica ― Ma cosa hai combinato? Tuo padre si sta chiedendo dove ti sei cacciata! Tutto il mondo marino è… Ah! Cosa stai facendo?! ― strillò, venendo interrotto da Bella, la quale lo sollevò e se lo strinse al petto.

Che bello rivederti, Jazz!, pensò la fanciulla non potendo parlare.
― Va bene, va bene! Adesso fammi respirare, Bella. ― disse il granchio, posizionandosi sulle ginocchia della ragazza. Si trovavano per terra, in quel momento, le gambe di lei piegate e la sua schiena contro il materasso.
― Ma allora è vero… ― sospirò Jasper ― Sei andata dalla strega del mare. ― Bella annuì, sorridente ― E cosa le hai dato in cambio, ragazzina? ― a quella domanda gli occhi della ragazza si rattristarono. Provò a rispondere e poi cantare per il suo piccolo amico, ma nessun suono uscì dalle sue labbra.
― La tua voce? ― strillò Jasper ― Ma sei forse impazzita!? Ti sei privata della cosa più importante per una sirena! Senza voce non puoi cantare, inoltre… oddio! La tua voce può farla accedere al Regno! Sai che i cancelli del Palazzo di Cristallo possono essere aperti solo con il canto della famiglia reale! Isabella, sei… sei… ― l’isteria del piccolo crostaceo scemò all’istante, quando notò gli occhi della ragazza. Erano impregnati di tristezza e dispiacere. Jasper sospirò, avvicinandosi al viso di Bella e le lasciò una dolce, quanto paterna, carezza ― Sei un’umana bellissima.

***

Nel frattempo, poco lontana dal Regno di Atlantica, la strega del mare stava già assaporando la sua vittoria. Sapeva che la piccola sirena non avrebbe mai catturato l’attenzione di quel ricco umano. Quando la piccola e ingenua Isabella si sarebbe trasformata in schiuma di mare, Tanya, avrebbe preso le sue sembianze e, usando la sua voce, si sarebbe introdotta nel Palazzo; avrebbe recuperato, poi, il tridente di Tritone, mettendo in schiavitù tutto il regno marino!
― Mi prenderò la mia vendetta, caro Sovrano. ― sibilò velenosa, mentre pettinava i suoi lunghi capelli neri ― E tutto grazie a tua figlia! ― concluse, scoppiando a ridere.
― Mi scusi, padrona… ― si intromise una delle murene ― Potrei chiederle come mai serba tutto questo rancore, verso la famiglia reale?
― Mi hanno esiliata! Non è abbastanza? ― ringhiò la bella donna, con il corpo da piovra ― E poi… ― sussurrò appena ― Il Re si è portato via qualcosa che mi stava molto a cuore.

***

Erano le dieci di sera, ed Edward era nella sua stanza. Si era da poco fatto una doccia, ed ora si stava vestendo. Il spiaggia, alcuni ragazzi del College, avevano organizzato un falò e lui stava decidendo se andarci o meno.
― Edward? ― lo chiamò Esme, bussando alla porta della sua stanza ― Ci sei?
― Sì, mamma. Entra pure.
La donna era molto bella, lo era sempre stata. Lunghi capelli castano-bronzei, mossi; grandi occhi verdi, come quelli di suo figlio; minuta, ma ben formata – nonostante la sua adulta età.
― Vai alla festa sulla spiaggia? ― il ragazzo non rispose, troppo preso ad allacciarsi la camicia smeraldo ― Edward, non puoi stare sempre in casa a leggere, suonare il pianoforte o a disegnare… Hai talento, figlio mio, ma esci anche un po’! Perché non porti con te anche…
― Bella. ― l’aiutò suo figlio ― La ragazza si chiama Isabella, ma preferisce essere chiamata Bella.
― E tu come lo hai scoperto? ― domandò la madre, strabuzzando gli occhi ― Angela ha detto che non aveva documenti con sé e anche tu l’hai trovata nuda.
― Abbiamo parlato un po’… O meglio, io ho parlato, di lei ho letto solo il labiale! ― sghignazzò, armeggiando col colletto.
― Sbaglio o Edward Cullen, mio figlio, ha uno strano luccichio negli occhi?
― Ma cosa dici, mamma!
― Ti piace, quella trovatella?
― È indubbiamente una bella ragazza. ― sussurrò lui, lievemente imbarazzato. Non aveva mai confidato questo genere di cose a sua madre; per dirla tutta, non aveva mia confidato a nessuno, questo genere di cose. Quando si sentiva solo, infatti, parlava col suo fido cagnolone Jacob, oppure – la maggior parte delle volte – scriveva due righe su Word, salvando il contenuto sul suo Notebook.
― Perché non la porti con te al falò? ― propose Esme, sorridendo ― Le farà bene uscire un po’, non credi?
― Sicura? ― controbatté Edward ― L’abbiamo trovata questa mattina e non vorrei…
― Scuse, ragazzo mio! Vai a chiedere a quella bella signorina se le va di uscire. ― disse, facendogli l’occhiolino, e uscì dalla stanza.

Isabella, dal canto suo, si trovava nella sua camera – ancora, non essendo mai uscita di lì – a fissare il cielo stellato, in compagnia di Jasper. Aveva pregato il suo amico di aspettare almeno l’indomani prima di tornare negli abissi ed avvisare suo padre. Stranamente, quella volta, Jasper aveva accettato senza troppe proteste.
― Bella? ― chiamò Edward, bussando leggermente alla porta della stanza degli ospiti ― Stai dormendo? Posso entrare?
― Oh per tutte le stelle marine! ― sussurrò Jasper, scattando da una parte all’altra ― Non può trovarmi qui, come glielo spieghi?
― Isabella? ― bussò nuovamente Edward.
Non sapendo cosa fare, Bella, prese Jasper tra le mani e lo gettò nell’oceano. Scusa, amico!, pensò e corse ad aprire la porta.
― Ehi! ― la salutò Edward, con un sorriso stampato in faccia. Bella, non sapendo come ricambiare, agitò la mano sperando che anche sulla Terra esistesse quel genere di saluto.
― Ti trovo bene. ― continuò Edward, passandosi una mano tra i capelli ― Senti… alcuni amici hanno organizzato una festa in spiaggia, un falò. Pensavo, ti va di andarci? ― a quelle parole, il volto di Isabella si accese. Non ho idea di cosa sia questo “falò”, ma conosco le feste!, pensò. Certo che vengo! Si ritrovò, però, a fare gesti sconnessi e a sperare che quel bel giovane la potesse capire.
― Lo prendo per un “sì”? ― chiese Edward. La ragazza, di tutta risposta, sorrise e gli buttò le braccia al collo, stringendolo moltissimo ― Piano, piano! ― disse lui, ridendo ― Sei piuttosto forte, eh? ― facendo un meraviglioso sorriso sghembo che fece arrossire violentemente Isabella.
Restarono a fissarsi per alcuni minuti, finché Angela non interruppe il loro idillio.
― Ehm, scusate… ― disse lei, schiarendosi la voce ― Tua madre mi ha mandato a darle una mano per vestirsi.
― Oh sì, certo. ― disse Edward, un po’ impacciato ― Beh allora, quando avete finito accompagnala giù, nel salone. Bene. A dopo! ― concluse e scese al piano di sotto.
Bella lo seguì con lo sguardo, per tutto il tempo, finché non scomparve dalla sua visuale.
― Vogliamo entrare, signorina? ― domandò Angela, seguendo Isabella nella sua stanza ― Può scegliere ciò che preferisce. ― disse e le fece vedere un’infinità di completi piuttosto costosi. C’era di tutto: prendisole, costumi da bagno – interi, ma anche a due pezzi –, canotte e pantaloncini, gonne corte, e moltissimo altro. Isabella esaminò tutto attentamente, senza sapere cosa farsene e quali scegliere.
Angela intuì il disagio e l’indecisione della ragazza, così le suggerì un paio di pantaloncini viola scuro, abbinati al costume da bagno – un due pezzi molto semplice – e una canotta, intrecciata dietro alla schiena, verde chiaro, abbinata alle piccole infradito.
Quando Bella scese di sotto, Edward restò senza parole nel vederla. Era di una bellezza straordinaria, innocente e genuina. Non aveva mai incontrato una ragazza così, e la cosa lo mandava totalmente nel pallone.
― Sei bellissima. ― le sussurrò, baciandole il dorso della mano. A quel gesto, Isabella, provò a parlare. Non ottenne nulla, però. Evidentemente non è questo il bacio del vero amore…, pensò sconsolata.
― Va tutto bene? ― le domandò Edward, notando il suo triste sguardo. Bella annuì decisa, e fece un passo verso di lui. Non era ancora capace di camminare perfettamente, però, così inciampò nei suoi stessi piedi. Edward l’afferrò prontamente, impedendole di farsi male. Scusa, mormorò Bella con voce muta.
― Non è successo niente. ― le rispose Edward ― L’importante è che tu stia bene.
― ‘Sera ragazzi. ― li salutò Carlisle, uscendo dal suo studio ― Uscite?
― Sì, papà. ― rispose Edward ― Andiamo al falò sulla spiaggia.
― Oh bene, allora divertitevi! ― concluse sorridendo ai due ragazzi, e poi si volatilizzò su per la grande scalinata.

La Bondi Beach era una rinomata spiaggia dell’Australia, e si trovava a sette chilometri a Est del centro si Sydney. Era immensa e di notte, con l’oceano scuro e più misterioso che mai, sembrava ancora più maestosa. C’erano falò sparsi ovunque, a qualche metro l’uno dall’altro, ed era gremita di gente. Era una spiaggia di sabbia fine, delimitata ai lati da due scogliere. Ogni anno diventava la meta di appassionati del surf, i quali arrivavano lì da ogni parte del mondo alla ricerca dell’onda perfetta.
― Cosa ne dici? ― sussurrò Edward all’orecchio di Bella ― Non è male, no? ― la ragazza scosse la testa, come a fargli capire che l’atmosfera era di suo gradimento.
― Edward Cullen! ― parlò una voce alle loro spalle ― Non esci mai come i comuni mortali, a cosa dobbiamo l’onore?
― Ciao anche a te, Alec. ― rispose Edward, senza voltarsi. Bella, dal canto suo, era curiosa, così voltò leggermente il capo. Dietro di loro c’era un ragazzo alto, dalle spalle larghe, niente male. Ma nonostante gli sbarazzini capelli biondi e gli occhi di un azzurro intenso, non le trasmetteva nulla.
― Ciao, zuccherino. ― le disse Alec, avvicinando il suo viso a quello di Bella ― Non ti ho mai vista in giro, sono sicuro che un corpo e un viso del genere non me li sarei dimenticati tanto facilmente.
― Piantala, Alec. ― lo ammonì Edward, voltandosi ― Non è alla tua portata, va bene? Oltretutto è minorenne, quindi lasciala in pace.
― Minorenne? Con quel bel balconcino? ― domandò, scoppiando a ridere seguito da quegli scagnozzi che si portava sempre dietro. Edward scattò in avanti, pronto a colpirlo, ma in quell’istante esatto arrivò qualcuno a fermarlo.
― Calmati, amico. ― disse Mike, trattenendo il giovane per le spalle ― Sai com’è fatto, lascialo parlare e vieni da noi.
Edward controvoglia si voltò, dando le spalle ad Alec, il quale non smise un attimo di ridere.
― Stronzo. ― sibilò Edward tra i denti, calmandosi solo quando incrociò gli occhi terrorizzati di Bella.
La ragazza, infatti, non era riuscita a capire nulla di quello che era appena accaduto. Edward voleva fare a botte con quel giovane, Alec, ma non aveva capito il perché. È minorenne, pensò lei, questo lo ha detto Edward. Ma, per tutte le murene del mare, cos’è un “balconcino”?
― Mi dispiace per prima. ― le sussurrò Edward ― Adesso andrà meglio, vedrai.
Passarono la maggior parte della nottata intorno al fuoco, a ballare e scherzare. Nonostante Isabella capisse solo la metà – e, forse, nemmeno quella – dei discorsi che i ragazzi erano impegnati a fare, si stava divertendo. La musica, se pur molto diversa rispetto a quella che era abituata a sentire, risultava piacevole. Tutti i ragazzi la guardavano in modo strano, compresi gli amici di Edward. Quest’ultimo ne sembrava visibilmente infastidito. Gli sguardi delle ragazze, però, erano di invidia. Bella conosceva bene quel modo di guardare, perché era lo stesso che usavano le sirene in fondo al mare ogni volta che incrociavano Rosalie, sua sorella maggiore.
Ripensando alla sua famiglia, la ragazza si intristì. Cosa avrebbe fatto d’ora in poi? Suo padre o le sue sorelle, non sarebbero mai saliti in superficie; neppure se questo significasse rivedere lei. Hai tre giorni, aveva detto la strega del mare, se al sorgere del sole del quarto giorno, il ragazzo, non avrà ancora dichiarato il suo amore per te, sigillando il suo gesto con un bacio, ti trasformerai in schiuda di mare ed io potrò prendere il tuo posto nelle profondità marine. Solo in quel momento si rese realmente conto di quello che aveva fatto. Lei non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia! Anche se Edward non avesse ricambiato il suo amore, lei non sarebbe tornata ad essere una sirena; si sarebbe trasformata in schiuma di mare.
Si alzò di scatto in piedi, attirando l’attenzione di tutti i ragazzi. Ma, senza badarci troppo, corse verso gli scogli. Aveva bisogno di sentire l’oceano sotto i piedi, l’acqua tra le dita… Aveva bisogno di sentirsi a casa, almeno per un momento.
― Bella! ― la chiamò Edward, correndogli dietro ― Cosa ti prende? Vuoi tornare a casa? Ti senti male? ― la ragazza scosse furiosamente la testa, diede le spalle al ragazzo e si diresse verso l’acqua.
― Aspetta! Non posso permettertelo! È buio, non si vede nulla… ― Bella, però, aveva bisogno di nuotare; di sentire il rumore dell’acqua nelle orecchie.
― Possibile che fossi tu? ― domandò lui, avvicinandosi a lei. Adesso erano entrambi nell’acqua. Le onde, leggere e rilassanti, si infrangevano sulle loro gambe nude.
― Eri tu la ragazza che ho visto? Dimmelo, ti prego. Eri tu che cantavi per me, quella notte? ― Bella si avvicinò a lui, accarezzandogli una guancia. Avrebbe voluto rispondergli che, sì, era lei quella ragazza. Ma come avrebbe mai potuto crederle? Lei non poteva più cantare.
― Scusami. ― disse Edward, appoggiando la fronte su quella di Isabella ― Forse l’ho soltanto immaginata. ― le donò un bacio sulla fronte e se ne andò, capendo che la giovane voleva starsene un po’ da sola.
― Finalmente è andato via!

Emmett!, urlò mentalmente Bella, raggiungendolo nell’acqua.
― Già, non puoi parlare. ― disse, tristemente, il pesce palla ― Jazz me lo ha detto. Bella, sei forse impazzita? Hai rinunciato a tutto per… per un essere umano. ― la sirena annuì, sorridendo lievemente.
Passò mezzora, in cui Isabella continuò a parlare con il suo amico marino. O per meglio dire, lui parlava, lei ascolta ed annuiva o rideva spensierata.
― Mio Dio. ― disse una voce alle sue spalle ― Devi proprio essere suonata! Questo dettaglio Edward non ce lo aveva detto. ― solo quando Bella si voltò, si rese conto di chi le stava davanti. Lauren Mallory.
― Ragazzi! Mike, Tyler!
Jess, Alec! Venite qua! La ragazzina di Edward è pazza! ― sputò fuori, cominciando a ridere.
― Come, pazza? ― chiese Mike, alzando un sopracciglio.
― Stava parlando con un pesce! ― la schernì la bionda, ridendo maligna.
― Scherzi? ― domandò Jessica.
― No, no. Guardatelo, è lì!
― Oh mio Dio! ― dissero in coro Tyler e Mike ― Non ci posso credere, questa è suonata!
― Beh, basta pensare che l’abbiamo trovata tutta nuda sulla spiaggia. ― spiegò Mike, visto che – a quando pareva – nessuno dei suoi amici sapeva la sua storia.
Bella indietreggiò di poco, capendo che per lei le cose si stavano mettendo male. Non comprendeva tutto quello che stavano dicendo, ma era palese che a loro, lei, non piacesse. Avrebbe potuto nuotare via, ma senza coda non sarebbe mai stata così veloce; avrebbe potuto chiamare Edward, ma come?
― Quindi, perché tutte queste storie per vederla nuda? ― domandò Alec, togliendosi i bermuda color cachi, e si avvicinò a lei.
― Alec, è una ragazzina. ― lo fermò Tyler, tirandolo per un braccio.
― E allora? Tanto non può nemmeno urlare… ― la cattiveria negli occhi del ragazzo, fece scoppiare Isabella in un pianto isterico. Non sapeva esattamente ciò che Alec volesse farle, ma presumeva non fosse nulla di buono.
Accadde tutto in fretta: Edward arrivò come un lampo e si buttò addosso ad Alec, prendendolo a pugni; Mike e Tyler cercarono di separarli, mentre Jessica e Lauren volevano svignarsela.
― Mi fate tutti schifo! ― urlò il ragazzo, prendendo in braccio Bella ― Voi non siete essere umani, ma non posso dire neppure che siete animali. ― fu allora che Jacob abbaio, ringhiando contro tutti loro ― Come potete vedere ho un cane, ciò vuol dire che gli animali mi piacciono. ― e senza dar loro il tempo di replicare sparì, tenendo Bella tra le braccia. Per la seconda volta.

.
Ecco il capitolo che tanto avete atteso! Finalmente, Edward e Bella, si sono incontrati. Molte cose, però, ostacolano l'amore della sirena: in assoluto c'è l'attrazione del ragazzo verso la ragazza che ha sentito cantare quella notte.
Gli amici di Edward, se così possono essere definit, sono i classici bullenti arroganti pieni di soldi... Alec, soprattutto, è stato abbastanza subdolo. La cosa brutta è che tutto questo, e molto altro ancora, accade davvero nella realtà. Isabella è stata fortunata, per fortuna c'era Edward.
Come vi ho già accennato sopra, il prossimo capitolo sarà l'ULTIMO. Lo avevo già detto nella pubblicazione del primo capitolo che, questa storia, sarebbe stata una flashfic di cinque capitoli. Vi annuncio, quindi, che non è detto che il prossimo capitolo verrà postato Lunedì. Se i miei impegni lavorativi e universitari me lo permettono, potrei anticipare la pubblicazione a Venerdì 3 Febbraio. In caso non riuscissi, l'aggiornamento sarà previsto per Lunedì, come di consueto. 

  
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