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Autore: elixais    31/01/2012    1 recensioni
Non si è mai certi di ciò che si è in realtà, fino a quando non ci si scontra con la verità.
Alex di questo ne era consapevole. Sapeva di non essere completamente un vampiro, ma non poteva immaginare di essere un ibrido. Sarà allora che scoprirà nuovi poteri, nemici che faranno di tutto per impossessarsi di lei e amici che faranno di tutto per proteggerla. Niente è mai semplice come sembra. Alex questo non lo aveva capito.
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie a GillarL e a LilythN per i preziosi consigli e a chi legge. Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è importante.
Elixais


IV°capitolo
 
Alex si trovò sola nella stanza, anche se sentiva il respiro di Matt dall’altra parte del muro, quella sensazione di solitudine era così forte che quasi le toglieva il respiro.
Si passò una mano sul cuore e strinse forte la maglietta in quel punto, non avrebbe dovuto farle così male sentir parlare dei suoi genitori. Eppure li aveva appena menzionati, senza nemmeno rendersene conto.
Non riusciva proprio a capire cosa le stava capitando. Era successo tutto troppo velocemente e adesso si sentiva confusa. Non avrebbe dovuto reagire a quel modo, era solo uno stupido sfogo, poteva capirlo benissimo.
Eppure sentire quelle parole, sentirle dalle sue labbra, le aveva fatto male.
In quel momento le apparve nella mente un’idea, che allontanò subito scrollando il capo. Era impossibile che solamente dopo un giorno e mezzo che lo conosceva, e forse anche meno, sentisse qualcosa per quell’idiota di un umano.
Si avviò verso il bagno e si sciacquò il viso con l’acqua gelata. Appoggiò il palmo della mano sul vetro freddo dello specchio e assaporò con i polpastrelli il senso di frescura che il contatto con la superficie fredda le procurava.
Niente, non riusciva a capire. Nella sua anima, se ne possedeva una, era presente un turbinio interiore devastante, che non riusciva a domare in nessun modo.
Sbuffò contrariata e tornò in salotto lasciandosi cadere sul misero divanetto, ormai talmente rovinato da non essere più utilizzabile per il suo uso primario.
Anche questa era una scocciatura, avrebbe dovuto provvedere al più presto a cambiarlo, altrimenti lo avrebbe scaraventato direttamente fuori dalla finestra.
Persa nei suoi pensieri assassini verso il vecchio ammasso di stoffa, non si accorse di Matt che se ne stava con sguardo incerto appoggiato allo stipite della porta.
- Sai… forse dovresti proprio cambiarlo – borbotto accennando appena un sorriso.
La bionda si chiese come aveva fatto a capire al volo i suoi pensieri, ma poi si ritrovò a vedere la scena con i suoi occhi.
Era appollaiata su quella sottospecie di arredamento e lo stava fissando con sguardo omicida. Anche un bambino sarebbe arrivato alla conclusione che lei lo odiava senza remore.
- Già probabilmente hai ragione… - mormorò.
Facendosi coraggio il giovane fece qualche passo in avanti e si lasciò cadere sulla poltroncina di fronte alla sua soffocando una smorfia di dolore.
- Ti fa ancora male? – domandò la ragazza un po’ titubante e Matt fece un sorrisino per minimizzare la cosa.
- E’ normale, ogni tanto mi manda qualche fitta, per ricordarmi che lei è qui con me –
Restarono in silenzio per un alcuni minuti, fino a quando ad Alex non gli venne da porre la domanda più ovvia fin dal primo momento in cui si erano incontrati.
- Mi spieghi cosa ci facevi a quell’ora della notte in giro per strada? –
Matt esibì un’espressione imbarazzata e si passò una mano fra i capelli neri.
- Bhe… - iniziò titubante – non sono una di quelle persone a cui piace molto dormire la notte, anzi per la precisione faccio molta fatica… -
- Sei sonnambulo? – chiese Alex con una punta di interesse e si disse che il fatto di non riuscire a dormire li accumunava. Soffriva di tremendi incubi e molte notti non riusciva nemmeno a chiudere occhio.
Fu riscossa dai suoi pensieri, quando il ragazzo sospirò.
- Magari fosse quello. Io non riesco a dormire, i medici dicono che è un problema psicologico, che non sono abbastanza calmo, sono stressato – fece un gesto vago con la mano, come per scacciare l’idea – una gran cavolata. Riesco a dormire solo poche ore, così il resto della notte lo passo in giro, soprattutto nelle notti piene di stelle – e sottolineo la frase lanciando alla ragazza un’occhiata piena di significato.
A quel complimento implicito non seppe se sentirsi gratificata o infastidita, perché la sua mente era tutta concentrata nella sfumatura dei suoi occhi di smeraldo.
Erano occhi estremamente comunicativi. Gli bastava pensare qualcosa e il suo sguardo diceva tutto, senza bisogno di spiegazione. Ovviamente era altrettanto evidente se cercava di circumnavigare attorno a qualcosa, proprio come in quel momento.
Alzò gli occhi al cielo e si rimproverò per aver solo pensato quelle cose.
- Ti posso capire, anche io faccio fatica a dormire, di solito ho gli incubi – rivelò Alex, stupendosi delle proprie parole.
- Che genere di incubi? – domandò interessato Matt appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
Mordendosi la lingua per l’errore appena commesso cercò di rimediare.
- Tanti generi, non ce né uno preciso – disse in tono accuratamente vago.
Si fissarono per un momento negli occhi e Matt le rivolse uno sguardo strano, che non riuscì a decifrare.
- Perché hai così tanta fretta che io me ne vada? – chiese lentamente, quasi avesse paura della risposta. E forse, era proprio così.
Cercando la maniera corretta di rispondere, la ragazza rimase in silenzio alcuni minuti.
- Perché in  fondo sei un estraneo e questa casa non è un ospedale – borbottò cercando di essere fredda e insensibile.
Dal espressione che vide dall’altra parte, capì di non averlo ingannato, ma di averlo insospettito ancora di più.
- A me piuttosto sembra che ti voglia liberare di me… o sbaglio? – domandò retorico inarcando un sopracciglio.
- Ti senti così importante? – lo freddò Alex – sei qui da poco più di un giorno e credi di essere diventato il centro del mondo? –
Ecco, lo aveva offeso. Lo capì dal modo rigido in cui tese i muscoli della mascella e da come strinse le mani a pugni, fino a far sbiancare le nocche. Il suo orgoglio maschile era stato fatto a brandelli.
Le venne quasi da ridere, ma si trattenne per non infierire.
- Credevi davvero che ti avrei voluto a braccia aperte e senza pensare a niente altro? – domandò sinceramente – non sono quel tipo di ragazza, mi dispiace –
Imprecando a bassa voce il ragazzo si alzò in piedi e si diresse verso la finestra che dava direttamente sulla strada.
- E tu sbagli a pensare che io sia quel genere di ragazzo fidati – esclamò secco senza voltarsi.
Per la prima volta rimase davvero senza parole. Nella sua frase non aveva colto il minimo tentativo di adescarla o incantarla, ma solo sincerità e delusione per aver pensato male di lui.
Fece per restarci male e sentirsi in colpa, quando un odore particolare catturò la sua attenzione.
Inalò a pieni polmoni. Un profumo intenso e graffiante. Quando capì ormai era troppo tardi, erano in trappola.
Balzò davanti a Matt e lo schiacciò nell’angolo fra le pareti e gli rivolse un occhiata glaciale.
- Stai fermo e zitto – sibilò, ma si rese conto, che la sua espressione e i denti dovevano averlo spaventato, così gli rivolse un occhiata un po’ più calda e rassicurante.
Tese i muscoli fino allo spasimo e si chinò in posizione d’attacco. Di fronte a lei apparvero come dal nulla tre vampiri, che di pacifico non avevano proprio un bel niente, così sibilò minacciosa.
- Cosa ci fate in casa mia?-
Fra i tre se ne fece avanti uno soltanto. Era alto e magro, con i capelli neri tenuti tirati all’indietro e aveva la pelle più pallida che avesse mai visto. Persino in un vampiro.
Le si avvicinò di altri due passi poi si fermò e le rivolse uno sguardo accondiscendente.
- Spostati ragazzina, non abbiamo intenzione di farti del male – disse con tono pacato, poi voltò lo sguardo e le sue intenzioni divennero improvvisamente più chiare – vogliamo solo l’umano -.
Rimanendo un attimo perplessa diede un’occhiata al ragazzo rannicchiato dietro di lei e dal suo sguardo spaesato, capì che non sapeva cosa stesse dicendo.
Strinse i pugni fino a farsi quasi del male. Odiava non capire i tranelli che gli altri le tendevano ed emise un ferocie ringhio di frustrazione facendo trasalire tutti i presenti, fuorchè il vampiro di fronte a lei, che le mostrò un canino in un ghigno divertito.
-  Allora non lo hai ancora capito – fece un altro passo avanti – il vampiro che hai aggredito l’altra sera è il nipote del reggente della famiglia Evolet –
Udendo quel nome tutti i fasci muscolari di Alex si raggelarono, paralizzati dalla paura. Non avevano più alcuna possibilità di scampo. Chi si metteva contro gli Evolet era punito con la morte.
Era come mettersi direttamente di fronte ad un killer e dirgli di ammazzarti. Lei aveva fatto proprio quella mossa sconsiderata, senza nemmeno saperlo.
Nonostante l’intorpedimento dovuto al terrore che provava, costrinse il proprio cervello a cercare una via d’uscita al destino che le si era prospettato davanti agli occhi.
Senza battere ciglio prese la decisione che reputava più giusta e meno disperata. L’unica soluzione era uccidere velocemente i tre vampiri e far perdere le proprie traccia, nel più breve tempo possibile.
Era pronta, era fredda, era calcolata. Poteva farcela. Sbagliato. Doveva farcela, per la sua vita, per quella di Mina e per quella di Matt.
- Allora ragazza, dacci l’umano e vieni con noi, purtroppo dovrai pagare per il danno che ci hai apportato – esclamò il succhiasangue porgendole una mano e cominciando di nuovo ad avvicinarsi.
Fu allora che vide il momento giusto e scattò. Doveva essere rapida e letale, non erano concessi errori.
Con un balzò atterrò sul capo nemico, che schioccò i denti a pochi centimetri dal suo viso, ma schivò l’offensiva spostando di lato la testa. Con forza gli afferrò una mano e cercando di rompergliela la girò su se stessa. Il suo intento non andò a buon fine, il vampiro era forte e riuscì a liberarsi agilmente dalla sua presa e senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a doversi difendere da una ferocia dettata da anni di esperienza negli scontri.
Non riuscì ad evitare un gancio al suo stomaco e mentre si piegava senza respiro, fu sollevata e senza problema scaraventata lontano.
Atterrò malamente sulla schiena e sentì che la poca aria che le era rimasta nei polmoni la abbandonava.
Cercò di sollevarsi e fu allora che si ricordò di Matt, quando lo vide cadere a terra, cercando di sfuggire alla presa mortale di uno dei due sottoposti.
Era terrorizzato, ma rimase affascinata dalla luce di freddo coraggio che risplendeva nei suoi occhi.
Stava facendo il possibile per difendersi da solo.
Si alzò con l’intenzione di aiutarlo, ma di fronte a lei apparve con un ghigno animalesco colui che l’aveva appena fatta volare.
Stavolta non aveva tempo da perdere, Matt non avrebbe resistito a lungo. Non poteva permettersi di farsi mettere sotto da uno stupido vampiro pallido.
A quel pensiero la vista le si annebbiò e l’ira le insorse nel petto. Ringhiò ed ad una velocità che non credeva possibile menò un fendente dritto alla tempia del nemico, che cadde inerme ai suoi piedi.
Sfrecciò attraverso la stanza e senza pensarci due volte trapassò da parte a parte la cassa toracica di uno dei due superstiti. Sfilò la mano e il sangue cominciò a colarle dal braccio fino al pavimento.
Un pensiero di disgusto le toccò la mente, ma lo ricacciò subito indietro e voltò lo sguardo furibonda verso l’unico rimasto.
Fu sicuramente quel secondo in cui era rimasta  pensare a fregarla. Si era persa il movimento fulmineo del vampiro, che aveva estratto un lungo coltello da un fodero nella giacca e glielo aveva impiantato in un fianco, tagliando tutta la carne che incontrava sulla sua strada.
Ululò di dolore e voltandosi cercò di prendere il suo aggressore, solo che il lungo taglio perdeva molto sangue e questo l’aveva resa lenta e goffa. Senza nemmeno rendersene conto si  ritrovò stampata in pieno viso l’impugnatura metallica dell’arma.
Cadde e mentre toccava terra sentì una voce che urlava il suo nome, ma non riuscì ad identificarla e perse i sensi.
 
 
Aveva finito di fare la spesa prima del previsto, così decise di tornare a casa a controllare la situazione.
Scosse la testa affranta. Era da tempo che non vedeva Alex con quegli occhi. Non che avessero mai riflesso gioia e felicità, erano sempre stati due voragini senza fondo, ma un minimo di luce buona avevano cominciato a trasmetterla.
Vederla in quello stato, le faceva quasi male fisicamente. Strinse i pugni. Se avesse avuto sotto mano, in quel preciso istante il ragazzino, lo avrebbe strangolato. Accidenti a lui, non poteva sapere cosa aveva passato e questa era una scusante, ma comunque non riusciva a sopportare il trattamento che le aveva riservato. Bisognava però ammettere che Alex non era poi così facile da prendere. Si chiudeva ermeticamente con gli sconosciuti e poteva risultare fredda e insensibile.
Sbuffò divertita. Accellerò il passo e in quel momento le venne uno strano presentimento.
Non riuscì a capire a cosa fosse dovuto, però improvvisamente un’angoscia strana prese possesso di lei. Cominciò a correre e si diede della stupida, senza però rallentare. Cosa poteva mai succedere? Si era allontanata per poco tempo.
I suoi timori si rivelarono fondati, quando arrivata al portone del palazzo sentì chiaramente nell’aria odore di vampiri e anche di qualcos’altro.
Varcò la soglia ed entrò nell’atrio e le gambe cominciarono a tremarle di terrore quando riconobbe l’odore del sangue. Alex.
Arrivò alla porta e trovandola già aperta si fiondò all’interno senza badare al pericolo che poteva correre.
Le si mozzò il respiro, quando vide l’amica crollare a terra e urlando il suo nome si avventò su un vampiro che teneva in mano un coltello spolto di sangue. Sangue di Alex.
Era troppo infuriata per farsi mettere sotto e senza che questi se ne rendesse nemmeno conto, gli afferrò il mento e la base del collo e girò con violenza.
Un sonoro schiocco eccheggiò nella stanza, poi calò il silenzio, rotto solo dal respiro affannato di Mina e Matt.
Si guardò un attimo attorno poi focalizzò il corpo della bionda e si lanciò in ginocchio accanto a lei.
Guardò lo squarcio e si passò una mano fra i capelli. Come poteva fare a fermare l’emorragia? Si tolse la giacca e cercò di passarla sul taglio. Era molto, troppo esteso. Partiva dal fianco destro e arriva poco sopra il ginocchio ed era profondo.
Quando riuscì a fare un lavoro dignitoso, prese delicatamente in braccio la ragazza e fece attenzione a non darle troppi scossoni.
Le venne un pensiero improvviso e cercò Matt con lo sguardo. Era in piedi dietro di lei che la guardava come se fosse in trance. Era in evidente stato di shock.
- Come stai? – mormorò squadrandolo.
- Sto bene, non sono riusciti a toccarmi – disse con voce atona.
Sentendosi un pochino più sollevata, si issò meglio Alex in braccio e guardandola preoccupata si diresse nel corridoio.
- Seguimi, non ci metteranno molto a trovare i corpi e allora dovremo essere già molto lontani se vogliamo sopravvivere –
Non facendoselo ripetere due volte il ragazzo la seguì fino ad arrivare in un garage, dove li attendeva una berlina nera abbastanza comune.
- Aprimi – gli ordinò la mora e con estrema cura e tenerezza sdraiò la giovane in modo che non provasse alcun tipo di dolore. O così almeno sperava.
Salì davanti e Matt fece altrettanto. Girò la chiave e sentendo il rombo rassicurante del motore le sue membra si rilassarono un poco.
Si immisero in strada e nessuno dei due parlò. Erano troppo scossi per poter parlare.
Mina lanciò una fugace occhiata al ragazzo e notò con piacere, che nonostante quello che aveva appena visto, era ancora in sé, controllato.
Non avrebbe sopportato di dover badare a un umano impazzito, ma i suoi occhi dicevano chiaramente che non avrebbe visto niente di tutto ciò, in quanto era più preoccupato per Alex, che per il suo futuro.
Sospirò e tornò a rivolgere la sua attenzione alla strada. Come potevano aver fatto una cosa del genere, alla sua amica?
Gliela avrebbero pagata cara, molto cara.
 
 
Dopo poco più di un’ora di viaggio, si inoltrarono in una strada sterrata che si infilava in un bosco.
Solo dopo un centinaio di metri riuscirono a scorgere la loro destinazione e Mina soffocò una risatina quando notò l’espressione stupita del giovane accanto a lei.
Sembrava la casa della strega cattiva in mezzo al bosco, solo che non era fatta di marzapane.
Era piuttosto piccola, interamente in legno, a tratti più scuro, a tratti più chiaro.
Entrarono e immediatamente furono investiti da un pungente odore di chiuso e legno vecchio che fece loro arricciare il naso, tanto era forte e concentrato.
Mina trasportò Alex su un divanetto, la fece sdraiare con delicatezza e le posò una mano sulla fronte.
- Accidenti – imprecò a denti stretti – ha la febbre –
Senti Matt avvicinarsi, si voltò a guardarlo e nei suoi occhi si lesse uno stupore incredibile.
- Ma i vampiri non possono contrarre malattie! – esclamò all’improvviso incerto.
- Dovresti averlo capito ormai – disse Mina spostando affettuosamente un ciocca di capelli dal viso della bionda – lei non è come noi, come me, possiede caratteristiche di tutte e due le razze  e purtroppo e in grado di prendere delle malattie, in questo caso, scatenata da una piccola infezione-
Matt sentendosi osservato annui e si passò una mano sul viso.
- Non starebbe così se… -
- Non dirlo – gli sussurrò Mina accarezzandogli una guancia – Anche sapendolo non ti avremmo lasciato nel vicolo, e non è colpa tua se quelli sono dei pazzi maniaci –
Gli sorrise rassicurante e lui non potè fare altro che ricambiare.
La mora lo spinse a sedere sul divano e non appena il ragazzo toccò la morbida stoffa si addormentò all’istante.
Scrollò il capo divertita e si apprestò a spogliare l’amica.
La rabbia tornò a montarle alla vista di quel devasto, ma dovette mandare giù il tutto se voleva fare un buon lavoro.
 La ferita si era un po’ infettata, così la pulì per bene, per poi fasciarla stretta.
Ammirò il suo lavoro e si sentì soddisfatta e per un attimo ebbe l’impressione che le cose stessero prendendo la via giusta.
- Mina…-
Sentendosi chiamare alzò la testa e vide che Alex la guardava con gli occhi semichiusi, deliranti per la febbre.
- Shhh… non parlare, devi dormire e riprenderti – la voce di Mina era dolce e mentre parlava cercava di rassicurarla accarezzandole il viso.
- State bene? – biascicò.
Mina scoppiò a ridere.
- L’unica che non sta bene sei tu –
- Meno male…quindi… - lasciò la frase a metà quando una fitta di dolere le mozzo il fiato.
Mina le fu subito accanto e le stampò un bacio sulla guancia.
- Adesso basta, io e Matt stiamo bene e tu no, perciò adesso buonanotte –
Rivolgendole un ultimo sorriso, la bionda si addormentò all’istante e Mina rimase ad osservala, per assicurarsi che andasse tutto bene.
Sentì il cuore farsi più leggero, quando il ritmo del respiro di Alex si regolarizzo.
Si lasciò andare sul divano con un sospiro e Matt si svegliò trasalendo.
- Scusa – mormorò.
Il ragazzo si massaggiò frastornato gli occhi, poi si voltò e le rivolse uno sguardo che aveva molti significati.
- Non stasera – disse la mora scuotendo il capo – adesso vai a dormire, domattina lo farò, domattina ti spiegherò molte cose -  
  
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