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Autore: Shade Owl    01/02/2012    1 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Ecco fatto. Come sempre, quando una storia sta per finire, mi ritrovo ad aumentare la frequenza di pubblicazione. Ormai siamo agli sgoccioli...
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Nadine si fermò quando la sirena disse che erano ormai arrivate nel punto esatto in cui si sarebbe verificata la Convergenza, poi guardò l’orologio.
- Circa tre ore.- annunciò, rivolta a Miley - Sei pronta?-
Lei annuì.
- Sì, credo di sì.- rispose - Cosa devo fare?-
A questo, Nadine non sapeva rispondere. Guardò la sirena, che sorrise con gentilezza e si avvicinò alla ragazza.
- Niente.- le disse - Dovrai solo rimanere calma e rilassarti. Il tuo compito è solo quello di aspettare e far sì che la magia ti entri nel corpo. Più sarai tranquilla è più facile sarà il tutto.-
Miley sospirò ed alzò lo sguardo al cielo.
- Cosa succederà?- chiese - Com’è una Convergenza?-
Nadine scosse la testa.
- Non lo so.- ammise - Non l’ho mai vista. Non ne avevo neanche mai sentito parlare prima d’ora.-
- Non devi pensare a questo.- disse la sirena.
Lei annuì.
- D’accordo…- disse - Allora penserò a come sta Devon…-
Nadine rise piano.
- Non è necessario. Ci penserà Timmi a proteggerlo.-

Due ore di battaglia ininterrotta possono seriamente prostrare il fisico di un essere umano, molto più di quanto possa fare un’intera settimana in palestra. Per questo Devon si ritrovò ben presto spompato ed ansimante, pieno di graffi e grondante di sudore. I suoi attacchi erano sempre più deboli e lenti, e anche le sue schivate si facevano meno efficaci. Un paio di volte inciampò e cadde a terra, e non di rado si salvò il collo dalle aggressioni avversarie soltanto perché Timmi era lì con lui a proteggerlo con la Fiaccola (in quel momento stretta nella mano sinistra) e Risucchio.
- D’accordo, ora vattene.- disse ad un certo punto il mezzodemone, fronteggiando i demoni davanti a loro.
Gli avversari adesso si tenevano a debita distanza, e non cercavano più di attaccarli frontalmente: pareva che avessero capito quanto poco intelligente fosse avvicinarlo, e stavano tentando piuttosto di aggirarlo, stando bene attenti a non perderlo di vista. Una creatura simile a uno struzzo con due lunghe braccia scheletriche sulla schiena stava prendendo la rincorsa, quasi a volerlo superare con un balzo. Timmi non lo perse d’occhio.
- Vuoi che vada via?- ansimò il ragazzo.
- Da morto sarai utile solo ai becchini.- grugnì lui - Qui rimango io.-
- Ma… ce la fai da solo?-
- No, lo dico perché voglio morire…- rispose lui, sarcastico - Levati dalle palle, o Nadine mi ammazza perché non sono stato un bravo demone e Miley perché ti ho fatto fare una brutta fine.-
Lui ridacchiò.
- Grazie.- disse.
- Ma stai zitto…- sbuffò Timmi, rimettendo la mitena sopra Risucchio, così da impugnare di nuovo Nova con la destra.

Il Tredicesimo Membro, impalato dov’era da ormai un paio d’ore, seguitava a salmodiare ininterrottamente quella sua strana litania, a quanto sembrava senza nemmeno riprendere fiato. La sua faccia sfregiata era imperlata di sudore, e l’aria attorno a lui vibrava di magia, vapore ed elettricità.
Marcus lo osservava stando indietro di cinque passi almeno, mentre muoveva le mani in gesti di cui non comprendeva il significato. Ancora non era successo praticamente niente ma non dubitava che, presto, un evento di proporzioni mastodontiche avrebbe squarciato la notte. Ne era sicuro.

Devon corse fino a che non raggiunse le tre ragazze al centro del cerchio di pietra. La sirena si era stesa a gambe e braccia larghe sulla schiena, dopo essersi tolta le scarpe, e se ne stava spaparanzata a terra sull’erba morbida, gli occhi chiusi. Nadine e Miley, invece, erano sedute accanto a lei, ma si alzarono subito quando lo videro avvicinarsi.
- Devon!- esclamò Nadine - Cosa fai qui? Dov’è Timmi?-
- Mi ha cacciato via.- rispose lui - E… bhè…-
- Cosa?-
- Ecco… non è niente ma… gli ho detto grazie e…-
Lei rise.
- Fammi indovinare… ti ha mandato a quel paese.-
Il ragazzo annuì.
- Perfettamente normale.- spiegò - Lo fa sempre, anche con noi. Non gli piace che qualcuno lo ringrazi, crediamo che lo metta in imbarazzo.-
Devon aggrottò un sopracciglio.
- Lo so, è assurdo…- ridacchiò Nadine - Lo sai com’è fatto…-
Lui sospirò e guardò l’ora.
- Manca meno di un’ora.- disse - È quasi finita.-
- Già…- annuì Miley, sconsolata - Credo che presto scopriremo fino a che punto posso somigliare ad una gomma per cancellare magica.-
- Eh sì, le somigli proprio…- rise Devon.
Lei gli fece la linguaccia.
- Antipatico!- sbottò.
Nadine rise a sua volta e scosse la testa.
- Fate bene a ridere.- disse la sirena, da dove si trovava - Così non pensate che potreste morire.-
Le risate si gelarono all’interno delle loro gole.
- Ora però siete di nuovo nervosi.- osservò.
- Senti, fai un favore a tutti e tornatene negli abissi!- sbottò Nadine.

Timmi agguantò al volo la gola di un grosso demone che somigliava a un cane incrociato con un drago e lo scaraventò addosso ad altri due suoi simili, mentre con la Fiaccola staccava la testa allo struzzo con le braccia, che aveva cercato di approfittare del momento per aggirarlo. Liberatosi anche di lui, sogghignò con aria malvagia all’indirizzo della trentina di demoni ancora in vita, rannicchiandosi in una posizione animalesca fin troppo nota a chi, ormai, non esisteva più.
- Bhè? Non vi va più di assaggiarmi?- ridacchiò lui, vedendo indietreggiare i suoi nemici - Bene, in tal caso vi assaggio io…-
Un attimo dopo si trasformò nel colosso scaglioso che lo rendeva il grande Artiglio Nero e saltò addosso ai demoni più vicini, travolgendoli con la propria forza superiore. Gli altri risposero attaccandolo in massa, in un groviglio di membra, artigli, zanne, scaglie e pelo.
Per qualche istante ci fu solo un agglomerato confuso di creature inferocite che si davano battaglia, ma poi Timmi se li scrollò di dosso aprendo ancora una volta Risucchio, dentro il quale finirono diversi nemici. La coda frustò l’aria con forza, ribaltandone altri sei, e il braccio sinistro scattò contro tutto ciò che riusciva a raggiungere, artigliando e percuotendo furiosamente i corpi che erano a tiro.
In poco tempo, il numero di demoni avversari si era dimezzato e lui era ancora in piedi, quasi illeso se si escludevano i taglietti da cui gli usciva un po’ di sangue. Oltretutto, lo spazio che li separava era addirittura aumentato, come se avessero perso terreno.
Consapevole di avere praticamente vinto riassunse la forma umana e si eresse in tutta la sua statura, incrociando le braccia soddisfatto.
- Bene bene bene…- sogghignò tra sé - Pare che non vi riesca proprio di superare il vecchio Timmi, eh?-
Loro si limitarono a ringhiargli addosso.
- Bhè, visto che non vi va più di farvi sotto, allora è meglio che vi leviate di torno.-
I demoni continuarono a digrignare le zanne con rabbia, evidentemente intimiditi, ma non si mossero.
- Forse non mi sono spiegato…- ringhiò, abbassando il capo. Quando lo rialzò, occhi e denti erano cambiati - SPARITE!-
In un attimo, guaendo ed uggiolando come cani bastonati, le creature rimaste in piedi si voltarono e se la diedero a gambe, dileguandosi tra gli alberi nel giro di pochi secondi.
Quando furono tutti scomparsi riacquistò il proprio aspetto umano, ridacchiando di gusto.
- Che fifoni…- li schernì.
Un tuono squarciò l’aria con un profondo rombo gutturale che ricordava un immenso colpo di tosse, e il vento si alzò all’improvviso, non forte ma abbastanza potente da agitare le fronte. Timmi alzò lo sguardo, accigliandosi.
- Ecco…- disse piano - Ora comincia.-

***

Il Tredicesimo Membro interruppe di botto la propria litania, sentendo il rombo di un tuono risuonare nell’aria.
- Cosa succede?- chiese Marcus.
- Sta per cominciare.- rispose lo stregone - Quello era il segnale. Hai mai visto una Convergenza, Marcus?-
- No.-
Il Tredicesimo Membro rise tra sé.
- Nemmeno io.- ammise - Avviene solo sulla terra, dove si accumulano tutti gli scarti magici dei vari incantesimi, anche quelli degli altri mondi, e cambia posto di continuo, attirata dal Seme del Demonio.-
- Perché?- chiese il mercenario.
- Perché il Seme del Demonio non è un luogo.- rispose - Ma non voglio rovinarti la sorpresa. Vedrai che spettacolo.-
E riprese ancora a salmodiare ininterrottamente, stavolta con più vigore. Le sue dita lasciarono nell’aria scie lucenti.

Miley sussultò al suono del primo tuono, e quando cadde anche il secondo cominciò a tremare. Il vento si fece progressivamente più forte e vorticante, e una coltre di nubi nere prese ad addensarsi rapidamente sopra le loro teste, oscurando il cielo e le stelle.
- Comincia!- esclamò Devon.
- State indietro.- disse la sirena, tranquilla, rialzandosi e facendo cenno ai ragazzi di indietreggiare un po’ - Lasciatele spazio. Noi non siamo immuni alla magia della Grande Convergenza.-
Nadine annuì e fece qualche passo indietro. Devon, invece, si avvicinò a Miley e le prese la mano.
- Andrà tutto bene.- disse - Cerca di restare calma.-
La ragazza sorrise e annuì.
- Lo farò.- rispose, la voce semisommersa dal fischiare del vento, che soffiava ancora più rapido di prima - Ora allontanati subito, o rischi di restare coinvolto anche tu.-
Devon annuì a propria volta ed indietreggiò lasciandole la mano, senza tuttavia distogliere lo sguardo.
- Ci vediamo tra poco.- disse piano Miley, così tanto che, sotto l’ululato del vento ed il rombo dei tuoni sempre più frequenti, non fu possibile sentirla.
Poi la corrente divenne tanto forte da trasformarsi in un vortice, una vera e propria tromba d’aria che nascose la ragazza alla vista, fatta di scintille, di luce, di fiamme e di terra, come se non ci fosse solo vento all’interno; il cielo si illuminò a intermittenza a causa delle numerose saette, il cui rimbombo raggiunse una distanza di molte miglia.
Nadine mise una mano sulla spalla di Devon.
- Andrà tutto bene.- disse - Vero?- chiese, guardando la sirena.
Lei stava osservando il turbine, ma annuì.
- Per ora sì.- rispose - Sento la sua paura.-
- Cosa?- esclamò Devon.
- Tranquillo, sta bene.- disse tranquillamente lei - Non è panico. Avrebbe paura anche Timmi là dentro, credimi.-
Non del tutto rassicurato, Devon tornò a guardare il gorgo davanti a loro, irrigidendosi per resistere alla potenza dell’aspirazione.

Timmi non si era ancora mosso da dov’era, nel caso in cui qualche demone fosse stato troppo stupido per starsene alla larga, ma non perdeva di vista la tromba d’aria in cima alla collina: era diversa da qualsiasi cosa avesse mai visto in vita sua. Certo, i tuoni erano normali in un tornado, ed era ovvio che sentisse i rami e le radici degli alberi scricchiolare in quel modo, ma nel vento vedeva anche scintille luminose, fiamme di colori impossibili e svariate altre cose che in nessun modo avevano a che fare con i fenomeni atmosferici.
E poi dubitava fortemente che le saette normali si concentrassero sempre verso il centro dell’agglomerato nuvoloso, ai margini del vortice, scoppiando prima di toccare terra o venendo attratti irresistibilmente verso l’interno della tempesta. Di certo, gli esseri umani dovevano essere incapaci di vedere quell’avvenimento, o quantomeno di capire cosa fosse. In caso contrario ne avrebbero parlato tutti.
Persino la terra aveva preso a tremare, e nelle rocce accanto a lui vedeva delle crepe allungarsi rapidamente. Qualche sasso rotolò giù per il pendio e un albero, da qualche parte alle sue spalle, cadde con un profondo tonfo scricchiolante. Qualsiasi cosa stesse succedendo all’interno della tromba d’aria, sperava seriamente che Miley stesse bene.

Il Tredicesimo Membro sembrava ormai prossimo al collasso: le sue farneticazioni si erano fatte sempre più rapide, la sua sudorazione era aumentata a vista d’occhio, e aveva quasi la schiuma alle labbra.
Il terreno attorno a loro tremava sempre più forte, e Marcus non aveva certo il tempo di preoccuparsi sia per sé che per lo stregone: nel tentativo di tenersi in pied, si era aggrappato al tronco dell’albero vicino, e osservava incredulo il vortice che partiva dalla collina e raggiungeva le nuvole. Era uno spettacolo incredibile.
Il cerchio di pietre che delimitava l’area era occupato ad intervalli regolari dai quattro membri del Pentacolo e dai tre apprendisti più giovani di Timothy Anderson che, in piedi sulle rocce, usavano le proprie capacità magiche per dare vita ad una sorta di cilindro quasi invisibile. Il mezzodemone, invece, era in piedi davanti a quello che certamente era l’unico accesso alla sommità della collina, da dove tutti i mostri se l’erano filata, e osservava a sua volta il tornado sopra di sé.
Il cielo era completamente coperto di nuvole nere, costellate da scintillanti granelli di sabbia (o almeno, questo è ciò che sembravano quei piccoli frammenti luminosi), e decine di saette si affollavano nell’aria. Il suolo tremava sempre più forte, e alcune crepe si aprivano qua e là attorno a loro e alla collina. Una di queste, ad un certo punto, spaccò in due la pietra su cui era poggiato il libro con sette serrature.
Il tomo, per un istante, ondeggiò sul bordo della fenditura, poi si inclinò da un lato e cominciò a scivolare giù, verso un’inquietante luce rossastra che irradiava dal basso. Marcus non riusciva a capire da dove provenisse, né come quello strano volume potesse affondare tanto, quando la stessa pietra era alta poco più di dieci centimetri.
Poi una mano in un guanto metallico afferrò il libro. Spuntando da sotto.

Il Tredicesimo Membro aumentò sempre di più il ritmo cantilenante del suo incantesimo, mentre la mano che stringeva il libro cominciava ad emergere lentamente, seguita da un polso che, a propria volta, era avvolto nel metallo del guanto.
Un braccio infilato in una manica nera si levò e si contorse, toccando terra come se cercasse di tirare su il resto del corpo, mentre una testa iniziava ad intravedersi nella crepa e un’altra mano, che a differenza dell’altra non calzava alcun guanto, cercava di forzare l’apertura troppo piccola perché anche il busto riuscisse a passare.
I tuoni caddero più in fretta e il vento frustò con violenza maggiore l’aria. La terra fu attraversata da scosse sempre più profonde che per poco non fecero cadere Marcus, il quale sentiva la presa sul legno farsi progressivamente più debole a causa degli scossoni e delle mani sudaticce.

Timmi vide con propria grande sorpresa una fenditura aprirsi nel terreno, a pochi passi da lui. Non sarebbe stato niente se, ad un certo punto, non avesse cominciato ad eruttare un poco di lava.
- Porca miseria…- gemette, togliendo la mitena da Risucchio ed aspirando la roccia fusa.

Il corpo di un uomo si intravedeva ormai attraverso la luce rossastra, mentre piccoli rivoletti di fuoco liquido scorrevano dalle crepe attorno e sulla roccia. Bagnavano i capelli, la testa, le braccia e le spalle della persona intrappolata lì, sotto la pietra piatta, senza tuttavia procurargli dei danni evidenti. Egli aveva ritratto entrambe le braccia, come se avesse capito che in quel modo non sarebbe riuscito a farcela.
Un lamento di frustrazione giunse alle orecchie del mercenario.

Il mezzodemone, finalmente, riuscì a chiudere la fessura dal terreno tramite la magia, ma ben presto si rese conto di quanto fosse inutile: attorno a lui, molte altre si stavano aprendo, rilasciando piccole quantità di roccia fusa. Lui non era un demone a base di fuoco, purtroppo, e quindi fu costretto a stare a debita distanza da loro. Intanto, il suo sguardo cadde su un piccolo cuneo erboso da cui si riusciva a dominare la depressione in cui si trovavano lui e la collina. E lì sopra gli pareva di scorgere, tra lampi e scintille, una cupa luce rossastra ed una figura nera.

La sagoma dell’uomo sembrò rannicchiarsi su se stesso, piegando le ginocchia e stringendosi addosso i gomiti, i pugni visibilmente serrati. Poi, con uno scatto repentino, allargò tutti e quattro gli arti, causando un’esplosione ed uno spostamento d’aria che fece definitivamente perdere la presa a Marcus dalla pianta e che mandò gambe all’aria il Tredicesimo Membro, interrompendo finalmente la sua cantilena infinita.
Mentre sollevava la propria faccia dalla terra e dall’erba, Marcus sentì chiaramente il Tredicesimo Membro che rideva di gusto, come se qualcuno gli avesse appena raccontato la più divertente delle barzellette. Era seduto scompostamente sul terreno, il capo riverso all’indietro e le braccia puntellate dietro la schiena per tenersi su. Rideva, rideva e ancora rideva, apparentemente incapace di fermarsi.
Il mercenario guardò il punto dove, poco tempo prima, c’era una pietra piatta, e la vide divisa in due metà irregolari e frammentate, adesso lontanissime l’una dall’altra.
Rannicchiato a terra, ansimante, c’era un uomo, così ripiegato su se stesso da sembrare una palla di stoffa e capelli. Un mantello di velluto nero lo ricopriva quasi totalmente, disperdendosi poi a terra. La lunga chioma, color rosso scuro, gli ricadeva davanti al volto, nascondendolo alla vista.
L’uomo si rialzò senza fretta, barcollando un pochino, come se fosse disorientato o stordito. La mano destra artigliava con lo spigoloso metallo di cui era composto il guanto la copertina già frusta del libro. Con l’altra scostò il mantello, mostrando un fisico snello ma irrobustito da uno strato di muscoli che tuttavia niente toglievano alla sua figura sottile.
Indossava una tunica nera dalle maniche lunghe e un paio calzoni scuri tenuti su da una cinta di cuoio. Ai piedi calzava degli stivali rinforzati ma dall’aspetto leggero e comodo.
Alzò il capo lentamente, passandosi una mano sui capelli per toglierseli dalla faccia, permettendo così a Marcus di vederla: giovane, fresca, perfetta, così bella da sembrare quella di un angelo. I tratti erano assurdamente morbidi per un uomo, e qualsiasi donna avrebbe finito con il cadere ai suoi piedi se solo l’avesse chiesto.
Poi aprì gli occhi, e Marcus ebbe un sussulto: erano di un brillante, malefico color oro. Parevano quelli di un falco.
- Marcus…- disse il Tredicesimo Membro, rialzandosi e smettendo con difficoltà di ridere - Ti voglio presentare colui che, un tempo, era noto come “Artiglio d’Acciaio”. Il suo nome è Demon.-

Come già detto, stiamo per finire. Ringrazio i lettori che mi hanno seguito fin qui, ovvero Ely79, LullabyMylla, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40.

   
 
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