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Autore: Caroline Granger    01/02/2012    1 recensioni
Immaginate il giovane Harry che ritorna ad Hogwarts per sconfiggere una volta per tutte l'Oscuro Signore. Crede che tra poco il pericolo verrà sconfitto. Pensa al suo passato, vive il presente e immagina il futuro. Solo che il ragazzo non sa, non sa di una verità che potrebbe capovolgere il suo mondo fino a quel momento. Qualcosa che è rimasto sotto uno spesso strato di polvere per ben 17 anni e che per fatalità del destino ritorna alla luce.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ed eccomi qua con un nuovo capitolo, stavolta completamente inedito. Prima di lasciarvi alla lettura solo un paio di precisazioni.
Harry, come nel libro, non è morto veramente ma è stato distrutto solo l’Horcrux dentro di lui. La conversazione con Silente, e con
essa tutte le relative spiegazioni, non sono mai avvenute anche se è possibile che questi chiarimenti possano avvenire in seguito.
Ora non voglio dire altro per non annoiarvi con la mia parlantina e vi lascio proseguire con la lettura. Ci si vede al termine.
 
Io verrò con te.
 
Le sue orecchie si riempirono di rumori, qualcosa che sbatteva, bisbigli preoccupati e qualche pianto. Harry sentì dei passi molto
leggeri e controllati che gli giravano attorno. La confusione prese velocemente spazio nella mente del ragazzo. Ma non era morto?
pensava mentre il cuore accelerava i battiti. Non ricordava molto di quello che era successo. Sapeva che Voldemort gli aveva scagliato
l’Avada Kedavra. Ricordò l’intorpidimento delle membra, mentre veniva sbalzato in aria dal potente incantesimo e l’aria che cominciava
a mancare, seguito poi dal buio più totale, un pianto di bambino e nient’altro. Le domande cominciarono ad affollarsi nel suo cervello.
Sapeva che per conoscere quale fosse la realtà doveva guardarsi intorno. Aprì un occhio di un millimetro, giusto per guardare chi stava
camminando. Vide il fruscio di un mantello nero. Piton pensò subito. Era ancora vivo e questo fece spuntare un sorriso astratto nella
mente di Harry. Il piano era funzionato. Il ragazzo era talmente concentrato a osservare l’uomo, che non si accorse di un’ombra che gli
si era avvicinata. Per un momento ebbe il timore che quella figura fosse Voldemort, ma riconobbe subito il profilo alto e dinoccolato di
Ron. Ormai la confusione faceva da re incontrastato. Aprì di scatto gli occhi e un’espressione di shock e sollievo comparve sul volto
dell’amico. Ron sparì dalla vista e poco dopo Harry fu raggiunto da una Hermione, in preda ad un pianto irrefrenabile, che gli gettò le
braccia al collo serrandolo in una presa da far mancare il respiro.
 
– Harry! Harry grazie al cielo ti sei svegliato. Temevo che fossi caduto in coma.
 
– Cosa.. cosa è successo? E Voldemort dov’è? Dov’è? E come faccio ad essere qua? Io dovevo essere morto.
 
Lo sguardo del ragazzo vagò in giro per la stanza. Era disteso nello stesso punto in cui era caduto quando l’Anatema che Uccide lo aveva
colpito. Piton si chinò sul ragazzo e controllò che non avesse subito traumi gravi. Harry notò che l’uomo non lo voleva guardare negli occhi,
ma nemmeno lui stesso riusciva a guardarlo dritto in volto. Intanto Ron stava cercando di calmare Hermione, che non riusciva a smettere
di piangere:
 
– Calma Hermione, calma. Ci sono qua io. Ora è tutto finito. Ssshh.
 
Cominciò a cullarla dolcemente e dopo un po’ lei si tranquillizzò.
 
–S..scusa Harry. Sono proprio un’idiota. Ma quando ti ho visto lì a terra ho temuto il peggio.
 
Allora il ragazzo decise di porre la domanda fatidica:
 
– Si può sapere cosa è successo? In questo momento dovrei trovarmi morto stecchito.
 
Guardò i volti dei suoi amici, uno per uno, e poi si soffermò sull’insegnante che si era allontanato. Ora si trovava appoggiato ad una porta,
anch’essa sprangata, con il viso in ombra e sembrava volesse sparire seduta stante o diventare a fare parte del muro. Harry incrociò lo
sguardo con l’uomo e Piton cominciò a parlare:
 
– Dopo che l’Oscuro Signore ha lanciato l’incantesimo egli stesso si è sentito male e ha perso i sensi.
 
Prima di poter proseguire Hermione disse una cosa a bassa voce:
 
– Se fossimo rimasti avremmo potuto uccidere il serpente.
 
– Si signorina Granger. Avreste potuto. Ma sarebbe apparso alquanto strano quando il Signore Oscuro si fosse ripreso e avesse visto il
serpente morto. Mi dispiace informarla che se lei o il signor Weasley vi foste intromessi io avrei dovuto fermarvi.
 
Il discorso non faceva una piega. Il professore proseguì nel suo racconto:
 
–Una volta rinvenuto, sembrava confuso riguardo a ciò che era successo e temeva che qualcosa fosse andato storto. Mi domandò di
controllare che Potter fosse realmente morto.
 
Harry sentì una fitta allo stomaco. Lo stava trattando con molta freddezza e stava parlando come se lui non fosse nemmeno presente.
 
– Quando auscultai il cuore sentii che non era rimasto un solo battito. Confermai il suo decesso. Non so il motivo per cui il ragazzo sia
sopravvissuto ancora ad un Avada Kedavra. Il Signore Oscuro allora mi ordinò che, ad un suo ordine, portassi il cadavere di fronte all’intera
scuola per mostrarlo e obbligare tutti quanti ad arrendersi. In questo momento immagino che si stia dirigendo verso la scuola per preparare
l’attacco. Poco dopo arrivarono loro.
 
Indicò con un cenno del capo Hermione e Ron. A quel punto Ron, tenendo un braccio attorno le spalle della ragazza, intervenne:
 
– quando ci dicesti di uscire, noi abbiamo fatto ciò che avevi detto ma Hermione voleva stare nei dintorni del Platano. Rimanemmo un
po’ lì, nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità naturalmente, quando ad un certo punto sentimmo la voce di Tu-Sai-Chi che ci diceva che
Harry era morto e che presto ci avrebbe portato le prove. Non ci potevamo credere, perciò siamo tornati indietro. Quando ti abbiamo visto
disteso e senza vita..
 
Il ragazzo non riuscì a terminare la frase. Lo sguardo si velò di un’improvvisa tristezza e Hermione si asciugò velocemente altre lacrime
che volevano scorrere prepotentemente. Harry poté immaginare come dovevano essersi sentiti gli amici, di fronte al suo corpo inerme.
Se fosse stato lui stesso a dover vedere i corpi ormai freddi di Hermione, Ron o Ginny avrebbe potuto sentire anche il cuore irrigidirsi. Avrebbe
percepito un vuoto laddove prima c’era la felicità, la felicità  per avere degli amici su cui contare sempre, una ragazza che ama e che lo capisce.
Si sarebbe sdraiato accanto ai loro corpi e avrebbe atteso, atteso che la morte prendesse anche lui. Anche se solitamente reagisce sempre
di fronte a questi momenti, pensare solo alla possibilità che i suoi amici fossero realmente morti lo aveva reso inerme, lo aveva svuotato
di tutto. I tre amici si abbracciarono, scambiandosi i battiti. In quel momento non erano Harry Potter il Prescelto, Hermione Granger la Secchiona
o Ron Weasley lo Scherzoso. Erano tre semplici amici che avevano trovato nell’amicizia il migliore incantesimo mai visto sul pianeta Terra.
Rimasero così per un lungo istante, dimenticandosi per un fugace momento ciò che li aspettava. Una volta sciolto l’abbraccio Hermione riprese
il solito tono pragmatico e razionale:
 
– Dobbiamo pensare alla prossima mossa da mettere in atto.
 
Si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro, tirando fuori un piano dopo l’altro che mezzo secondo dopo accantonava.
 
– Troppo pericoloso.. Questo nemmeno, ci farebbe morire dopo tre secondi.. troppo complicato, non abbiamo tempo a sufficienza..
 
– ce l’ho io il piano perfetto. Vado e combatto contro Voldemort. Semplice! Non permetterò che qualcuno si faccia del male a causa mia.
 
Lo sguardo di Harry era serio e concentrato sul suo obiettivo.
 
– Io verrò con te.
 
Harry guardò verso Ron per controbattere, ma vide l’amico che stava fissando un punto dietro di sé. Non era possibile. Quelle parole, oltre
ad essere state pronunciate da Hermione e Ron, erano anche uscite dalla bocca di Severus Piton. L’uomo lo guardò con un sorriso beffardo
e disse in un sussurro:
 
– Ti ricordo che l’Oscuro Signore crede che tu sia bello che morto e si aspetta che io porti il tuo cadavere ai suoi piedi. Perciò se vuoi avere
una minima possibilità di avvicinarti a Lui dovrai fare ciò che dico.
 
Harry non si stupì del modo in cui il professore lo stava trattando. In quel momento anche lui faticava a vederlo sotto l’aspetto del padre poiché
sapeva che, per ora, doveva mettere da parte questa verità e concentrarsi sulla sconfitta di Lord Voldemort.
 
– va bene. Ha ragione. Credo che sia l’unico modo per.. per arrivare a Lui.
 
Si misero d’accordo che Ron ed Hermione sarebbero usciti con il Mantello dell’Invisibilità e avrebbero cercato un modo di rientrare per poi
mescolarsi tra la folla di studenti che volevano rimanere a combattere, mentre Harry e Piton sarebbero rimasti lì ad attendere ordini. Quando i
due ragazzi sparirono alla vista, un silenzio teso  e anche imbarazzante scese sulla stanza. Il ragazzo e l’uomo rimasero ognuno perso nei propri
pensieri per cinque minuti buoni, fino a quando Harry non riuscì a sopportare un secondo di più di quel silenzio opprimente.
 
– Professor Piton. Riguardo.. bè quello che mi ha detto prima di scendere nel Platano Picchiatore, può dirmi le cose come stanno?
 
L’uomo si girò, dando le spalle a Harry e disse:
 
– Non ora Potter.
– Io ho il diritto di sapere. Lei non può negare che è nei miei diritti sapere che in realtà James non è mio padre. Se è vero ciò che ha detto, come
posso assomigliare in maniera così impressionante a James? Come mai lei ha ucciso Silente? Devo sapere!
 
Il ragazzo sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e se li strofinò bruscamente. In quel momento Piton si girò e si avvicinò ad Harry:
 
– So che tu devi sapere. Ma NON ORA. Devi mantenere la tua attenzione sull’obiettivo finale. Una volta finito tutto quanto potremo parlare. È una
promessa.
 
Alzò una mano come se volesse appoggiarla sulla spalla del giovane, ma a metà strada cambiò idea e la ritrasse. Ritornò nell’angolo di prima.
Passarono altri dieci minuti. Nessuno di loro due sapeva cosa stava succedendo, se la battaglia infuriava o la scintilla doveva ancora scoccare,
nonostante Harry cercasse di infiltrarsi nella mente del nemico per carpire qualcosa, qualsiasi cosa, ma era tutto inutile. Ad un certo punto Piton
cominciò a strofinarsi il braccio sul quale era impresso il Marchio Nero, ed Harry vide l’uomo che sembrava stesse ascoltando qualcosa. Dopo
un attimo il professore rivolto al ragazzo disse:
 
– è arrivato il momento. Vuole che ti porti da Lui per mostrarti agli altri.
 
La sua voce si incrinò per un istante e i suoi occhi stavano esprimendo una paura infinita. Ma non per sé stesso, tanto quanto per la creatura che
in quel momento si trovava nella stanza con lui. Harry deglutì con fatica e fece un cenno di assenso. La battaglia finale stava per avere inizio e lui
si sentiva pronto. Tanti pensieri si affollavano nella sua mente; Ginny, Ron ed Hermione. Ma un pensiero si era aggiunto a questa lista;
Severus Piton e la verità.
 
Spazio autrice: è stato difficile scrivere questo capitolo. Tante emozioni mi hanno colpito mentre, distesa sul letto, cliccavo tutte le lettere e vedevo
le parole imprimersi sullo schermo. Io ci sto provando a porre questa fan fiction nel migliore dei modi. Non so se ci sto riuscendo, questo è compito
vostro dirlo o negarlo. Ringrazio nuovamente tutti voi, lettori e recensori, per la felicità che mi state regalando. Siete voi che mi date la motivazione
necessaria ad accendere il pc e scrivere, scrivere e scrivere. Un grazie immenso e un abbraccio a tutti voi. Al prossimo capitolo.
Bacio, Caroline :)
   
 
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