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Autore: SimplyMe514    01/02/2012    6 recensioni
Avete presente quelle fanfiction in cui non solo i personaggi, ma perfino Hogwarts stessa non sembra più quella che conosciamo? Ecco, in questa storia potrete accompagnare i nostri eroi alla scoperta della Hogwarts alternativa, una giungla impenetrabile in cui vince solo il più forte... o il più sexy? E c'è di più: contemporaneamente, le strane creature che popolano quella giungla avranno un assaggino di com'è veramente la Scuola di Magia e Stregoneria che tutti amiamo... pronti a questo viaggio mozzafiato?
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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 Il lieve tintinnio di una posata contro un calice fece voltare parecchie teste, comprese quelle dei nostri eroi, in direzione del tavolo degli insegnanti, che Hermione non aveva ancora degnato di uno sguardo, presumendo – o illudendosi? – che almeno quello fosse normale. Tre bocche di nostra conoscenza, due tra i Grifondoro e una tra i Serpeverde, si spalancarono e dimenticarono di richiudersi.

«Il professor Silente?» squittì Hermione nello stesso esatto istante in cui Ron sbottava: «Che ci fa lì Piton?»

«Non è possibile... okay, diamoci una calmata... questa è la Hogwarts che si immagina qualcun altro, ricordi?»

«E allora?»

«E allora questa persona li vorrebbe ancora vivi, almeno credo...»

«Già, ha senso. Cioè, a me sembrano... come dire... solidi».

«Che occhio... credo che ce ne accorgeremmo se fossero fantasmi!»

«Perché, tu dici sempre cose intelligenti quando sei sotto shock?»

«Oh, dai, adesso basta, stiamo disturbando».

«Come probabilmente già saprete», annunciò solennemente il Preside redivivo, «abbiamo oggi l'onore e il piacere di una nuova aggiunta al corpo studentesco!»

A un suo gesto, le massicce porte della Sala Grande si spalancarono e tutti si voltarono come un sol uomo a guardare la ragazza che stava facendo il suo ingresso.

E avevano dannatamente ragione a fissarla. La misteriosa nuova arrivata aveva all'incirca le forme di una Barbie a grandezza naturale, una cascata di capelli nerissimi lunghi fino alla vita e spruzzati di improbabili mèches viola, occhi di un verde incredibile e una quantità di piercing sul viso. La sua uniforme, su cui Hermione avrebbe già avuto moltissimo da ridire così com'era, era stata ulteriormente personalizzata con l'aggiunta di calze a rete, stivaletti dai tacchi impossibili che ticchettavano in modo irritante sul pavimento di pietra mentre ancheggiava senza alcun pudore verso il tavolo degli insegnanti e una pregevole collezione di spille recanti i loghi di vari gruppi musicali Babbani, che portava con l'orgoglio con cui un generale avrebbe indossato delle medaglie.

Hermione aggrottò le sopracciglia. «Un momento...»

«Che c'è? A parte il fatto che lei sia più assurda di tutti loro messi insieme, intendo».

«Ron... secondo te in che anno siamo?»

«Considerato che c'è di mezzo la guerra direi nel '99, o se no, se questa scrittrice misteriosa l'ha ignorata, nel '98... perché?»

«Le vedi quelle spille?»

«Sì... che hanno di strano? E non venirmi a dire che non dovrebbe avere il permesso di portarle, perché c'ero già arrivato».

«Be', quelle band non sono per niente il mio genere, ma ho idea che una buona metà non esistesse ancora nel '99!»

«Ma dai! Allora è un caso disperato...»

«E l'hai capito adesso?»

«No, un secolo fa, ma questa è la prova definitiva».

In quel mentre la ragazza passò proprio davanti a loro – poco importava che stesse percorrendo la Sala esattamente al centro e i nostri eroi ricordassero il tavolo di Grifondoro in posizione laterale: l'autrice aveva un'idea molto meno chiara della disposizione delle quattro Case – e fece mulinare le lunghe chiome in un gesto seducente.

«Non è possibile!» sbottò Hermione.

«Gelosa? Guarda che puoi rilassarti... è carina, ma non è il mio tipo».

Segretamente confortata ma neanche remotamente intenzionata ad ammetterlo, lei riportò il discorso su un problema dieci volte più preoccupante delle forme conturbanti della new entry: «No, Ron... quella ha una cicatrice!»

«E allora? Può capitare a tutti una brutta caduta da piccoli...»

«Non una cicatrice qualsiasi! È identica a quella di Harry, solo che ce l'ha sul collo, quindi se non avesse fatto quella cosa con i capelli non l'avrei vista».

«Che cosa? Ma non ha senso! Harry è l'unico, lo sanno anche i bambini!»

«La cosa mi puzza».

Intanto la ragazza misteriosa aveva terminato la sua piccola sfilata e si era voltata a scrutare i presenti, godendosi tutti gli sguardi che riceveva di rimando.

«Molto bene. Vorresti presentarti?» la incoraggiò Silente.

«Con vero piacere» trillò lei con un gran sorriso. «Sono Harriet Lily Emerald Calista Dupont ed entro direttamente all'ultimo anno. Finora non ho frequentato perché studiavo a casa con i miei genitori adottivi, ma ora uno dei loro incantesimi sperimentali è andato tremendamente storto e devo finire la mia istruzione qui. Spero di trovarmi bene con tutti voi».

«E lo dice così, senza fare una piega?»

«Shh, comincio ad avere qualche sospetto su di lei, credo di sapere perché è rimasta così tranquilla».

«Ah, sì?»

«I segnali ci sono tutti: ci troviamo di fronte a un bell'esemplare di Mary Sue».

«Un esemplare di che?»

«Lunga storia. Intanto pensa un po' a come si chiama. Andiamo, Harriet? Più ovvio di così...»

«E il suo secondo nome è Lily, mentre quello di Harry è James...» continuò Ron, che sembrava trovare quella caccia all'indizio piuttosto esaltante.

«Emerald per via degli occhi, sicuramente... quante volte si sarà sentito dire che ha gli occhi di sua madre?»

«E Calista che vuol dire?»

«Suonava bene» rispose Hermione con un'alzata di spalle. «E se non sto dicendo sciocchezze significa “la più bella” in greco, e una Mary Sue lo è sempre».

«Conclusione?»

«In questo mondo di pazzi i Dursley non sono gli unici parenti rimasti a Harry».

Le chiacchiere che si erano sollevate tacquero di nuovo: stava facendo il suo ingresso trionfale il Cappello Parlante, che probabilmente non era molto felice di essere tirato giù dal suo comodo scaffale prima del tempo, ma era pronto a fare il suo dovere. Harriet pareva conoscere già la procedura, perché ancora prima che le fosse indicato si sedette sullo sgabello come su un trono e attese, quasi in posa, che l'antico copricapo le venisse poggiato sulla testa.

«Ci sono delle regole anche sullo Smistamento di queste Mary-non-so-cosa?»

«Regole, regole... è una parola un po' grossa, ma io direi di escludere Tassorosso a priori, e probabilmente anche Corvonero».

«Ahi. Brutta notizia, vero?»

«Molto».

Attesero. E attesero ancora. E poi ancora un po'. Aspettarono fino a quando Harriet mandò in frantumi tutti i record per lo Smistamento più lungo della storia della scuola, e finalmente il ruggito: «Serpeverde!»

«Almeno non è toccata a noi...»

«... ma ora lui dovrà sorbirsela tutto da solo!»

«Hermione, frena un attimo. È compassione quella che ho sentito? Ti dispiace per Malfoy?»

«Dispiacerebbe anche a te se sapessi».

«Sapessi cosa?»

«Aspetta e vedrai».

Semicoperta dallo scroscio di applausi, la voce di Harriet – che aveva preso posto a colpo sicuro accanto a Draco – stava dicendo: «Oh, credevo di rimanere lì per sempre... naturalmente ci ha messo così tanto perché ha visto in me le qualità di tutte e quattro le Case, ma alla fine eccomi qui...»

«Come fa una sola persona ad essere coraggiosa come una Grifondoro, ambiziosa come una Serpeverde, leale come una Tassorosso e intelligente come una Corvonero? Tutte quelle virtù messe insieme la farebbero esplodere!»

«Non se questa persona è una Mary Sue, Ron. Vedi, hanno la sgradevole tendenza a essere assolutamente perfette».

«Ma è impossibile!»

«Non qui».

«Mi fido sulla parola. Chissà che faccia farà Harry...»

«A proposito, io non l'ho ancora visto, tu?»

«Solo ieri sera... boh, era strano anche lui, credo, ma non ci siamo parlati tanto, se Merlino ce la manda buona è un po' meno pazzo degli altri. La parte peggiore sono state le battutine...»

«Che battutine?»

«Da queste parti due maschi non possono essere amici senza che la gente sospetti subito che siano gay!» sbottò Ron in risposta, con le orecchie simili a un bel paio di semafori.

Quando tutti furono felicemente pieni di bacon e altre amenità, Hermione notò qualcosa di strano, o meglio, di così normale da essere straordinario: i Grifondoro e i Serpeverde del settimo anno, Harriet compresa, si stavano alzando in massa per dirigersi nella vaga direzione dei sotterranei.

«Non mi dire che per una volta c'è lezione!»

«Così pare... non so come fai a esserne contenta. C'è di nuovo Piton!»

«Credo di sapere perché la mente diabolica dietro la fanfiction si sia ricordata improvvisamente che questa è una scuola».

«E cioè?»

«Ricordi quando ti ho detto che le Mary Sue sono perfette? Voleva darle un'occasione di far vedere quant'è brava anche in questo».

«Hai intenzione di prenderla sul personale?»

«Io? Neanche morta! Se fosse normale forse sì, lo ammetto, ma competere contro la perfezione assoluta? Fatica sprecata...»

«Secondo te dobbiamo avvertire Malfoy che quella nuova è pericolosa?»

«Appena riusciamo a parlargli».

 

«Ehi! Draco!» Doveva ammetterlo, chiamarlo per nome suonava strano anche a lei.

«Che c'è?»

«Quella nuova... sta per arrivare il professore, non ho tempo di spiegarti, ma tu sta' attento, va bene?»

«Attento a che? Io la trovo bellissima...»

«Oh, no!» gemette Hermione. «Un altro tassello che va a posto... credo di aver appena capito che ci fa qui la Mary Sue».

«E cioè?»

«Di solito tutti i maschi s'innamorano perdutamente di lei, Ron. Avevo trovato un po' insolito che non ti facesse né caldo né freddo, ma adesso so il perché».

«Non tenermi sulle spine!»

«Lei è stata creata per lui, capisci? In questo mondo era il mio ragazzo, ma quando siamo arrivati abbiamo sconvolto tutto: noi due stiamo insieme e Malfoy è rimasto solo, quindi la storia ha prodotto quell'abominio per trovargli una compagna a tutti i costi e rimettersi in carreggiata. Ci saranno un sacco di altre persone che la adorano, ma scommetto quello che vuoi che nelle intenzioni dell'autrice dovrebbe finire con lui».

«E adesso?»

«Lo salviamo, ovviamente. O preferisci che resti un patetico idiota per sempre?»

«Lui è già un patetico idiota. “Mio padre lo verrà a sapere!”» L'ultima parte era stata un falsetto che le strappò un sorriso suo malgrado.

«Be', allora vuoi che diventi peggio? E prega che non ti abbia sentito...»

«Pregheresti invano, Weasley, non sono sordo. E cos'è questa storia che Harriet è pericolosa? Voi non capite niente dell'amore a prima vista!»

«Okay, lo salviamo» concesse Ron. Di fronte a uno spettacolo del genere non aveva alternative. “Amore a prima vista”? Sul serio?

«Il problema è come...»

Ma dovettero rimandare la risoluzione di quel mistero a dopo, perché in quel preciso istante, in un gran agitarsi di mantello nero, fece il suo ingresso trionfale il redivivo professor Piton. E la resurrezione doveva avergli fatto bene: era riconoscibile, ma aveva anche lui quel certo non so che che lo marchiava a fuoco come appartenente a quel mondo dove non essere bellissimi era illegale.

«Ecco cos'ha di strano...» sussurrò Hermione dopo un istante di osservazione.

«Illuminami, lo vedo diverso anch'io ma non capisco in cosa».

«Ha scoperto le gioie di qualche prodotto per capelli come si deve. E io sono tutto tranne una maniaca dei capelli, quindi se ci faccio caso dev'essere proprio un bel cambiamento...»

«Sai che hai ragione? Alla faccia dello spirito d'osservazione, Robards mi taglierebbe la testa se sapesse che sono così poco attento ai particolari...»

«Non buttarti giù, sarà lo shock di rivederlo. Sei ancora il mio Auror preferito».

La lezione procedette in modo sorprendentemente ordinario, tranne per il fatto che i due calderoni che Piton controllava più spesso erano quello di Harriet – per sperticarsi in lodi davvero esagerate che di ordinario avevano poco: sarà anche stata una Serpeverde, quindi automaticamente favorita, ma nemmeno lui, che aveva sempre un commento sarcastico sulla punta della lingua ma quanto a elogi aperti era decisamente avaro, era mai arrivato a tanto nella sua ovvia parzialità che non si dava nemmeno la pena di nascondere – e quello di Hermione.

La prima volta fu solo per confrontare il perfetto blu fiordaliso della pozione di Harriet con quello della sua: abbastanza da farle conficcare nervosamente le unghie nel palmo della mano finché se ne fu andato, ma niente di allarmante.

Poi la situazione cominciò a precipitare.

«Attenta, queste radici andrebbero tagliate un po' più fini...» Okay, primo: indicare esattamente dove gli studenti stavano sbagliando non era nel suo stile, lui tendeva di più a lasciare che facessero un disastro prima e metterli in ridicolo poi. E secondo, le sue fettine erano già sottilissime. Fu chiaro solo un istante troppo tardi che era stato un pretesto per piazzarsi strategicamente dietro di lei, con ben poco rispetto per il suo spazio personale, e guidarle la mano con la propria osservando il tavolo da lavoro da sopra la sua spalla. Oh, Dio, che imbarazzo.

«Ma... ma...» protestò debolmente.

«Niente ma, signorina Granger. Se discuti dovrai scontare una punizione... io e te da soli, sai...»

C'era da sperare che in quel mondo non facessero pagare alle famiglie degli studenti eventuali danni alle strutture scolastiche, perché i colpi che un Ron ormai sul punto di vomitare stava dando a quelle povere, innocenti radici raggiungevano anche il banco nella loro violenza, lasciandovi lunghe scalfitture.

«Sto per sentirmi male» commentò la poverina quando il professore fu fuori portata d'orecchio.

«Mi associo».

«E ho anche avuto un'idea su come salvare Draco dalla Mary Sue, ma non ti piacerà».

«Tu dimmela lo stesso».

«Si chiama Pozione d'Odio, è il contrario di un filtro d'amore. Dovrebbe far vedere a chi la beve tutti i peggiori difetti di un'altra persona. Ottima per farsi passare un'infatuazione come quella».

«Fantastico. E non dovrebbe piacermi perché... ?»

«Perché è complicata. Non credo che si trovi tutto nelle scorte degli studenti, ma se vado a dire a quel professor Piton che “oh, sa, è per scopi puramente accademici” sta' sicuro che riesco a entrare nel suo ufficio. Ho pensato di avvertirti, sai... prima di...»

«... buttarti di proposito tra le braccia di quel viscido, schifoso pipistrello troppo cresciuto che non sa tenere le mani a posto? Hai fatto bene».

«Allora, approvato?»

«Ho scelta?»

«Non proprio».

 

Note dell'Autrice: oddio, quanto mi diverto a scrivere i capitoli pari! Soprattutto se ci sono di mezzo delle Mary Sue, che sono il mio fenomeno preferito da prendere in giro. E anche l'occhiolino alle Severus/Hermione e a Harry e Ron più-che-amici è fatto, che sollievo.

Grazie un milione a: Edvige Black, kiky 92 e Vattelapesca che seguono questa storia;

ferao che l'ha inserita tra le preferite.

PS: la Pozione d'Odio più o meno esiste, non so se è mai nominata nella saga vera e propria ma è pubblicizzata in uno dei quattro numeri della Gazzetta del Profeta mandati dalla Bloomsbury come newsletter ai membri del fan club ufficiale inglese. Non li ho letti, sigh, ma ci sono spizzichi e bocconi sul Lexicon e l'ho presa da lì.

PPS: se qualcuno non se lo ricorda, Gawain Robards dovrebbe essere il capo di Harry e Ron al Quartier Generale degli Auror, successore di Kingsley da quando quest'ultimo è diventato Ministro.

  
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