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Autore: Zaafira    01/02/2012    2 recensioni
Lucrezia è stata scaraventata nel 'quattrocento, un'epoca MAGNIFICA.
“O chiara stella, che coi raggi tuoi
togli alle tue vicine stelle il lume,
perché splendi assai più del tuo costume?”
Comento de’ miei sonetti - Lorenzo de Medici.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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1. Quanto sei magnifico.


“Era il mio cuore prima questo ferro rozzo,
ma atto a essere quello che volevano quegli occhi.
E perché in loro potenzia era o lasciarlo così rozzo
o farne una o un’altra cosa,
per elezione del fabbro fu fatto gentile.”
Lorenzo de Medici (1)

 
-Signorina Lucrezia, è ora di svegliarsi. – Lucrezia aprì un occhio e vide la luce invadere la stanza.
- Signorina Lucrezia, mi rincresce davvero svegliarla a quest’ora, ma la signorina Fioretta Gorini (2) è già arrivata e chiede di lei con insistenza e dice che se non scende subito a colazione con lei verrà a svegliarla lei stessa con un secchio di neve raccolto cinque minuti fa. -
Lucrezia aprì un occhio e vide davanti a lei una signora sulla cinquantina, robusta, con un viso dolce e gentile.
- Neve? -
- Sì, neve, signorina, io le consiglierei di alzarsi perché l’ha già preparato. -
- Come può esserci neve in primavera? -
- Primavera? Che primavera? Signorina, è inizio dicembre. Cos’ha sognato? -
La ragazza si guardò intorno.
Iniziava a ricordare.
Si trovava in una stanza non troppo grande, arredata in modo antiquato.
Il letto dov’era sdraiata doveva essere per forza almeno di una piazza e mezzo e non era proprio bello, era strano. Era avvolto da tende nere, probabilmente servivano per non far passare la luce, le aveva già visti in qualche film.
Le pareti erano giallognole, con strani ricami dipinti.
Nella parete di fronte al letto si trovava un’enorme cassettiera di legno scuro e, nel lato sinistro della stanza si trovava quella che sembrava una scrivania molto antica, più simile a un tavolino, e sopra vi erano adagiati volumi enormi, fogli, penne e boccette di inchiostro.
Nell’altro lato della stanza si trovava una finestra molto grande, con dei vetri così grossi che si faceva quasi fatica a vedere fuori, che deformavano le forme degli alberi e i dettagli del paesaggio; sotto la finestra si trovava quello che sembrava un catino. Era in legno e grande abbastanza per farvi entrare una persona. Ed era pieno d’acqua fumante. Subito accanto c’era un piccolo bauletto aperto con dentro quelle che sembravano enormi saponette.
Per ultima cosa. Lucrezia, si guardò i vestiti.
Quello che forse doveva essere un pigiama sembrava più il vestito di Pulcinella.
Era una specie di tuta bianca (anche se in realtà il colore era grigiognolo) che partiva ai piedi e arrivava, tutta attaccata, alle maniche, fino ai polsi; sembrava un po’ una di quelle tutine per bambini. E per di più, intorno al collo lasciava cadere una frappa che arrivava alla vita.
- Signorina, allora, è pronta per il bagno? Mentre dormiva ho fatto portare l’acqua calda. -
- S..sì, va bene. -
- Vuole una mano per spogliarsi? La vedo ancora un po’ addormentata, o forse turbata da qualche brutto sogno. Forse bisognerebbe chiamare il parroco a benedire la stanza. -
- No! – Gridò Lucrezia alzandosi in piedi. Poi pensò che in qualunque epoca si trovasse non doveva essere saggio mostrare disprezzo per la religione cattolica.
Magari era finita nel seicento, ai tempi di Galileo Galilei e gli eretici venivano messi al rogo.
Però era quasi certa di non essere finita nel seicento.
- No, non era un brutto sogno – riprese – E gradirei molto essere aiutata con la veste. -
Accettò l’aiuto solo perché non aveva la più pallida idea di come fare a togliersi quella cosa.
La signora le girò attorno e le slegò un nodo chiuso dietro al collo, che , a quanto pare, era l’unica cosa che tenesse la veste legata attorno al corpo della ragazza.
Lucrezia si sfilò le maniche e così la parte superiore della veste le cadde giù, lasciandola completamente nuda fino alla vita.
D’istinto di coprì il seno, gesto che lasciò perplessa la signora, che forse doveva essere la domestica della casa.
- Signorina Lucrezia, cosa mi nasconde? Come mai si imbarazza a farsi veder nuda dalla donna che l’ha cresciuta come se fosse una figlia? Si lasci vedere dalla sua Lucia. (3) -
- Certo che non mi copro per pudore o vergogna, ma fa un freddo cane, rispetto a sotto le coperte. -
- Hai ragione, bambina mia, togliti la veste ed entra nel catino. -
Lucrezia ubbidì.
L’acqua calda le provocò brividi su tutto il corpo.
Certamente non era comodo come una normale vasca, anzi era tutt’altro che comodo, ma cercò di non darlo a notare.
Lucia prese una grossa saponetta dal bauletto e iniziò a sfregarla su tutto il corpo della ragazza; poi, con un piccolo secchio le bagnò i capelli e li insaponò con forza.
Erano lunghi fino all’ombelico e ricci come Lucrezia non li aveva mai avuti.
Forse, in quella vita, senza phon, piastre e prodotti chimici erano rimasti naturali come quando era bambina.
Il sapone che utilizzava la signora aveva un leggero profumo di fiori che piacque molto a Lucrezia. Si domandò, però, come i suoi capelli sarebbero potuti diventare puliti con un sapone così poco professionale.
Fu interrotta dai suoi pensieri da un urlo che arrivò dalla porta e da una ragazza che sfrecciò dentro alla stanza ridendo come una matta.
Era una ragazza di al massimo vent’anni, anche se, a guardarla meglio, sembrava anche più giovane, forse aveva la stessa età di Lucrezia.
Ma quanti anni aveva lei, in quella vita, in quel momento?
- Lullù! – Gridò la ragazza. – Lucia aveva detto che avresti fatto in fretta e invece sei ancora lì tutta bagnata e insaponata nel catino! Oggi c’è la festa in piazza e prima che i tuoi capelli si asciughino, a questo punto, sarà già sera! Non potevi lavarli ieri sera? -
- Signorina Lucrezia, l’avevo avvertita che la signorina Fioretta la stava aspettando! -
Lucrezia guardava la ragazza, cercando di capire se le poteva essere in qualche modo famigliare, ma non le ricordava nessuno.
Aveva un lungo abito rosso porpora, che arrivava a coprirle anche le caviglie e i polsi. Gli estremi erano ricamati con un leggero pizzo bianco che coprivano anche il seno, lasciando però intravederne le forme abbondanti.
I capelli, a differenza dei suoi, erano lisci e lunghi fin sotto le spalle, di un biondo molto chiaro, decorati da qualche perlina azzurra, come i suoi affascinanti occhi.
- Lullù che ti prende oggi? Perché non mi accogli come ogni altro giorno, ingrata! Tua cugina viene sempre qui a tenerti compagnia in questa casa sola e triste e tu cosa fai? Nulla! -
- Dai, Fioretta, non fare così, sono solo ancora addormentata! -
- Bene, allora mentre tu ti svegli, io ti scelgo il vestito, bene? -
- Bene. – Rispose Lucrezia, con tono rassegnato.
La ragazza si mise a frugare nell’enorme cassettone che occupava la parete di fronte al letto. – E muoviti! –
 
Mezz’ora dopo le due ragazze erano nel salotto del piano terra, sedute su due poltrone vicino al camino acceso, che emanava un calore gradevole che aiutava i capelli di Lucrezia ad asciugarsi più in fretta.
Alla fine Fioretta aveva scelto per la cugina un vestito della stessa forma del suo, però di un color blu cobalto.
- Oh, un po’ i tuoi capelli si stanno asciugando, ma ci vorrà ancora un’oretta. Niente, tanto la vera e propria festa è stasera. Speriamo di arrivare almeno per la messa nella cattedrale. -
- La cattedrale di Santa Maria del Fiore? (4) -
- E quale se no? -
- Ma perché dobbiamo andare sempre a messa? -
- Esagerata! Oggi ci andiamo perché ci saranno persone importanti e ci tengo proprio tanto a fartele conoscere, soprattutto la mia conquista. –
-E chi sarebbe?-
- Stupida, è una sorpresa! –
 
Un’ora e mezza dopo, dovevano essere all’incirca le dieci di mattina, erano davanti alla cattedrale che Lucrezia aveva visto quella mattina stessa, o meglio, quella mattina di cinquecento anni dopo, dove aveva incontrato il poeta dal mantello rosso che l’aveva portata nel mondo dove era proprio in quell’istante.
Era tutta affollata di gente di ceto medio perché, come le ricordò Fioretta, le persone che contano erano già entrate a prendere posto.
- E allora dov’è questa persona che devi farmi conoscere!-
- Oh, lui è già dentro! -
- Dio, ti prego, dimmi chi è! – Lucrezia era seriamente curiosa di sapere di chi si trattasse, giusto per ambientarsi nell’epoca, anche se ormai si era quasi convinta di trovarsi tra il quattrocento e il cinquecento.
- No, anche perché non mi crederesti! Ma stasera ne avrai la conferma! Eccome se ce l’avrai! -
- Ma lo conosco, o meglio, so chi è? -
- Eccome se lo sai, cugina! Tutti sanno chi è! E’ lo scapolo migliore di tutta la Toscana! – Era davvero raggiante, il suo sorriso le illuminava il viso. Era bella, ma non di una bellezza eccessiva, era una bellezza nella norma, che non sarebbe rimasta scritta nella storia. – Entriamo, se no poi non riusciamo nemmeno a vederlo! -
Fioretta prese Lucrezia per mano e la portò all’interno della cattedrale.
Camminavano con una leggerezza e una grazia davvero degna di ragazze di alta nobiltà, anche se non lo erano, cosa che a Firenze, del resto, non era mai contata troppo.
Se l’esterno della cattedrale l’aveva colpita, l’interno a lasciò senza parole.
Di certo nessuna delle chiese di Bologna era così bella, nemmeno la chiesa di San Petronio, simbolo della bella città emiliana.
Era così grande che il centinaio di persone già sedute nelle prime file sembravano una piccola manciata.
Fioretta trascinò la cugina a sedersi nella prima fila disponibile, almeno cinque filo dietro a quelle persone già sedute.
-Allora, chi è? Indicamelo. -
- Aspetta, lo sto cercando. – E con aria distratta tornò a guardare tra le teste. – Certo che questi sono davvero tanti. –
-Questi chi?-
-I Medici, chi se no? -
Perfetto! Doveva essere per forza il quattrocento, l’epoca più magnifica di tutta Firenze! Era chiaro, era tutto chiaro adesso.
Poi il volto della cugina si illuminò, evidentemente l’aveva trovato.
-Ecco, guarda! –
Indicò una testa in prima fila, con capelli lunghi fino al collo, scuri e mossi.
Vestiva con quella che sembrava una giacca a collo alto con piccoli stemmi che Lucrezia non riusciva proprio a vedere.
- Non lo vedo bene, Fioretta, chi è? -
- Non vedi nemmeno quello seduto di fianco a lui, stupidina? -
Di fianco a quell’uomo ce n’era un altro molto simile a lui, anzi, da lontano parevano quasi uguali, tranne che per il colore delle vesti. Mentre il primo era vestito di blu, il secondo era vestito di rosso.
Affianco a lui sedeva una donna che, pensò Lucrezia, doveva essere la moglie. Era vestita in modo molto suntuoso, ma, allo stesso tempo molto pudico.
La testa era quasi completamente coperta da una cuffia a rete molto stretta, forse di lana, decorata con perle e con una grande pietra verde al centro, accerchiata da lunghe piume.
Chissà se è uno smeraldo, pensò Lucrezia.
Affianco alla donna sedevano quattro bambini e, nel frattempo, ne teneva uno di neanche un anno in braccio.
I portoni della chiesa si aprirono nuovamente e, in quel momento, l’uomo di fianco a quello indicato dalla cugina, si girò indietro.
E lo riconobbe, sarebbe stato impossibile non farlo.
Il suo volto era ritratto e stampato su tutti i libri di storia, simbolo dell’umanesimo italiano e del mecenatismo fiorentino.
Certo che ogni ritratto non gli rendeva alcuna giustizia.
I suoi capelli, a differenza di quelli del fratello, erano neri, ma della stessa lunghezza.
A pochi metri da Lucrezia, quindi c’era l’uomo che sarebbe stato ricordato come l’ago della bilancia della politica italiana del quattrocento. (5)
-Quindi, cugina, mi vorresti dire che la tua nuova conquista è Giuliano de Medici? (6)-
-Shhh, parla piano, vuoi farti sentire da tutti e dare scandalo? – Si guardò intorno con sguardo furtivo. –Esattamente, proprio lui. –
- Ma dai, non dire sciocchezze. –
- Vedremo stasera alla festa organizzata da Lorenzo de Medici in persona. –
- E come fai ad avere l’invito, Fioretta? –
- Te l’ho già detto, per il buon Dio! –
 
Usciti dalla chiesa Fioretta iniziò a spiegare alla cugina chi ci sarebbe stato quella sera alla festa.
-Oh, ovviamente Ficino, dicono che forse terrà uno dei suoi discorsi filosofici. Poi Luigi Pulci e Poliziano. Ah, come dimenticare Pico della Mirandola! Insomma, tutti coloro che hanno educato i fratelli de Medici! Sarà interessante, no? Sarebbe piaciuto anche a me avere maestri come loro! Ma noi, ovviamente, non siamo figlie di banchieri che, a Firenze, è come dire che non siamo figli del Papa. – (7)
Lucrezia era così sorpresa di sentire quei nomi che aveva letto e studiato a scuola, come persone lontane dalla realtà.
Ma tutto quello che stava vivendo era così reale, era stato davvero un dono, come le aveva detto Dante.
Ed era così felice perché, nonostante fosse tornata nel passato come una ragazza qualunque, poteva avere l’occasione anche solo di vedere quelle persone in giro per la città.
Magari si sarebbe complimentata con loro. Chissà che opere avevano già scritto.
Anche stavolta Fioretta interruppe i suoi pensieri, con un urletto trattenuto. –Stanno uscendo! –
-Guarda! Se i miei occhi non mentono, la prima è Bianca, la sorella maggiore di Lorenzo. E’ incinta, fra due mesi dovrebbe nascere, sarà il nono figlio, per ora! Non so come fa poveretta. Suo marito è Guglielmo de Pazzi, dicono che non ci sia proprio amore tra le due famiglie. Ecco che escono tutti i bambini. Guarda! –
Lucrezia era curiosissima.
La donna, Bianca de Medici, non era molto alta. Il suo viso era paffuto e le sue labbra carnose, mentre il naso era piccolo rispetto al resto. I capelli ricci e biondo cenere le incorniciavano il viso. Portava un vestito verde smeraldo, con ricami bianchi, bellissimo.
Al suo fianco il marito Guglielmo de Pazzi, la teneva sotto braccio. Era più alto di lei e un po’ stempiato.
Subito dietro li seguivano le figlie più grandi, dell’età di Lucrezia e della cugina Fioretta, con i rispettivi giovani mariti.
Subito dietro seguiva un altro ragazzino di sedici anni, più bello e imponente delle sorelle e , dietro quest’ultimo, altri cinque bambini da dodici ai quattro anni. (8)
Quando la famiglia di Bianca de Medici fu uscita del tutto dalla chiesa, fu il turno della famiglia di Nannina de Medici (9), che uscì a braccetto con il marito Bernardo Rucellai – a Lucrezia venne un colpo quando la cugina fece il nome del marito, che sarebbe poi diventato famoso per gli Orti Oricellari. (10)
Era decisamente più bella e affascinante della sorella, forse perché aveva avuto meno figli di lei, infatti solo due bambini seguivano la coppia, uno di dieci anni e uno di cinque.
Era alta e molto snella. Aveva un viso angelico, incorniciato da lunghi capelli biondi. Le sue labbra erano piccole, ma scure, sembravano quasi una piccola fragola.
Il suo matrimonio con Bernardo Rucellai era passato alla storia per la sua sfarzosità e per l’ingente costo, ma le famiglie non avevano paura di quelle cifre, che, però avrebbero fatto sbiancare e andare in banca rotta qualsiasi altra famiglia fiorentina.
Dopo questa famiglia arrivò il turno del politico più importante non solo di Firenze ma anche di tutta Italia.
Questo però non uscì a braccetto con la moglie, bensì con il fratello Giuliano de Medici.
Dovevano avere più o meno la stessa età, forse c’era qualche anno di differenza tra loro, ma sembravano ancora due giovani adolescenti nel pieno della loro bellezza.
Era uno spettacolo unico.
Lorenzo, con la sua veste rossa sembrava ancora più grande e maestoso di come sarebbe sembrato in qualsiasi altro giorno. Portava la barba scura molto corta, che metteva in risalto i suoi occhi verdi e profondi, ma, allo stesso tempo, brillanti.
Al suo fianco Giuliano, bello come il fratello, sembrava darsi tante arie.
E bisbigliò qualcosa nell’orecchio del fratello che, improvvisamente si girò verso Lucrezia e Fioretta.
Lo stesso fece Giuliano e, con un sorrisetto, fece l’occhiolino a Fioretta che ricambiò maliziosamente.
-Vedi, te l’avevo detto! Anche se non è molto prudente da parte sua fare questi giochetti qua davanti a tutti. –
Lucrezia si girò di nuovo verso i due ragazzi.
Giuliano, ridacchiava, coprendosi con la mano la bocca, sperando di non farsi notare.
Lorenzo invece la fissava apertamente.
Lucrezia iniziò a tremare e, ancora indecisa se ricambiare lo sguardo, lui le sorrise.
Poi di fianco a lui comparve la moglie di Lorenzo, Clerice Orsini (11), con in braccio il bambino più piccolo dei cinque figli, che gli mise il tra le braccia e tornò a soccorrere un altro bambino, di più o meno tre anni, che era caduto a terra e piangeva come un disperato.
Lorenzo guardò il bambino e guardò di nuovo Lucrezia che, con occhi duri e con uno sguardo scandalizzato, si girò verso la cugina, la prese per il braccio e la portò via.
Insomma, era un uomo sposato, con dei figli!
 
Il sorriso scomparve dal volto di Lorenzo il Magnifico quel giorno, per la prima volta, a causa di un rifiuto così netto da parte di una donna che, oltretutto, non era nessuno.
Certo, aveva visto ogni tanto la ragazza che la accompagnava, dato che, nell’ultimo periodo, ogni sera, dove c’era Giuliano, c’era anche lei.
Ma l’altra non l’aveva mai vista, anche perché, in caso contrario, se lo sarebbe ricordato.
Giuliano, ovviamente, che da impiccione quale era, aveva seguito la scena, sogghignando, si avvicinò al fratello e, pulendo, come pretesto, la bocca del bambino che perdeva bava a quantità sovraumane, gli sussurrò all’orecchio: - Ci sarà anche lei stasera, caro fratello, Fioretta mi ha detto che porterà sua cugina e credo che sia proprio quella bella ragazza che era con lei. –
E, dopo aver fatto una carezza alla bambina del fratello, tornò al suo posto, come se niente fosse.
 
 

NOTE:
 
(1)    Commento de’ miei sonetti, Lorenzo de Medici.
Con il Comento Lorenzo de’ Medici si propone di esporre, in forma di prosimetro, i significati morali presenti in quarantuno suoi sonetti, seguendo il modello del Convivio e della Vita nuova danteschi. I temi trattati richiamano motivi neoplatonici, che Lorenzo aveva assorbito soprattutto dalla filosofia di Marsilio Ficino. Interessante la visione apologetica della poesia come forma più alta di conoscenza. Di rilievo anche l’elogio della lingua fiorentina espresso nel Proemio. Lorenzo cominciò a scrivere il Comento nel 1473 o, per altre fonti, nel 1478.
 
(2)    Fioretta Gorini: Di nascita incerta, fu la figlia del corazzaio Antonio Gorini.
(3)    Personaggio inventato, come anche l’ambientazione della casa di Lucrezia.
(4)    La cattedrale di Santa Maria del Fiore è il Duomo di Firenze e si affaccia supiazza del Duomo.
La costruzione, iniziata sulle antiche fondazioni della chiesa di Santa Reparata nel1296 da Arnolfo di Cambio, fu continuata da Giotto a partire dal 1334 fino alla sua morte avvenuta nel 1337Francesco Talenti e Giovanni di Lapo Ghini la
continuarono nel 1357. Nel 1412 la nuova cattedrale fu dedicata a Santa Maria del Fiore, e consacrata il 25 marzo del 1436 al termine dei lavori della cupola del Brunelleschi da papa Eugenio IV.
(1)    Lorenzo di Piero de' Medici, detto Lorenzo il Magnifico(Firenze1º gennaio 1449 – Firenze9 aprile 1492), è stato unoscrittorepolitico e mecenate italianosignore di Firenze dal1469 alla morte, fu grande letterato e mecenate appartenente alla dinastia dei Medici.
(2)    Giuliano de’ Medici  (Firenze28ottobre 1453 –Firenze26 aprile 1478) era il maschio secondogenito di Piero il Gottoso e Lucrezia Tornabuoni e venne educato con il fratello Lorenzo de' Medici, poi detto il Magnifico, secondo la più raffinata cultura umanistica dell'epoca, con attenzione agli affari politici e finanziari. Alla morte del padre, nel 1469, appena sedicenne si trovò a capo, col fratello Lorenzo, della Signoria di fatto di Firenze. La presenza dei due rampolli medicei a capo della città fece nascere sospetti ed invidie, che si trasformarono in alcuni casi in opposizione vera e propria.
(3)    Lorenzo fu tra i protagonisti più attivi della magnificenza rinascimentale italiana. Letterati ed artisti trovarono in lui un mecenate intelligente e ricettivo, tanto da fargli meritare appunto l'attributo di Magnifico e di "ago della bilancia". Tra gli umanisti che frequentarono la sua corte ricordiamo: Pico della MirandolaMarsilio FicinoAngelo Poliziano e Luigi Pulci.
(4)    Bianca de' Medici (Firenze10 settembre 1445 – aprile 1488) era figlia di Piero di Cosimo de' Medici detto il Gottoso e Lucrezia Tornabuoni, sorella maggiore di Lorenzo il Magnifico e Giuliano de' Medici.  Sposò Guglielmo de' Pazzi nel 1458.
La coppia ebbe quindici figli:
Giovanna, sposò Tommaso Monaldi nel 1471
Contessina, sposò Giuliano Salviati nel 1476
Antonio (1462-1528) ambasciatore e uomo politico, Gonfaloniere di Giustizia nel 1521
Antonio (1460) morto infante
Alessandra, sposò Bartolomeo Buondelmonti nel 1486
Cosimo (1466-1513) Arcivescovo di Firenze dal 1508 fino alla morte
Piero (1468) morto infante
Cosa, sposò Francesco di Luca Capponi
Renato
Lorenzo
Luigia, sposò Folco di Edoardo Portinari nel 1494
Maddalena, sposò Ormanozzo Deti nel 1497
Alessandro (1483-1530), ambasciatore, letterato e grecista
Lucrezia, sposata a un Cattani de Diacceto poi a un Martelli (1500)
Giuliano (1486-1517), Dottore in legge, abate a canonico della Metropolitana di Firenze.
(5)     Nannina de' Medici, battezzata come Lucrezia (Firenze14 febbraio 1448 – 14 maggio 1493), era la figlia secondogenita diPiero di Cosimo de' Medici e Lucrezia Tornabuoni e sorella maggiore di Lorenzo il Magnifico. Nannina era il nome familiare della bisnonna Piccarda Bueri.
Tenuta in grande conto dai fratelli, fu anche grazie al loro prestigio che si sposò, l' 8 giugno 1466, con il letterato umanista Bernardo Rucellai.
Ebbe due figli maschi, Palla e Giovanni.
(6)     Gli Orti Oricellari sono un giardino monumentale di dimensioni medio piccole nell'omonima via vicino a Santa Maria Novella, a Firenze. Confina con il Palazzo Venturi Ginori del quale era una dipendenza. Appartennero alla famiglia Rucellai, della quale Oricellari è una variante più antica del nome di famiglia.
Il giardino sorse alla fine del Quattrocento quando Bernardo Rucellai e sua moglie Nannina de' Medici acquistarono il terreno e vi crearono palazzo e un giardino. Il carattere da mecenate della famiglia Rucellai, similarmente ai Medici ospitò qui le sedute dell'Accademia platonica che ospitò alcuni dei più importanti letterati e uomini di cultura dell'epoca, come Niccolò Machiavelli (che qui presentò i suoi Discorsi), Jacopo Nardi e papa Leone X
(7)     Clarice Orsini (Monterotondo1453 circa – Firenze30 luglio 1488) fu la moglie di Lorenzo il Magnifico e la madre di papa Leone X.
(8)    Clarice era figlia di Jacopo o Giacomo Orsini, signore di Monterotondo, e di Maddalena, figlia di Carlo di Bracciano e sorella del cardinale Latino Orsini.
La madre di Lorenzo de' Medici, Lucrezia Tornabuoni, si occupò personalmente di combinare un matrimonio prestigioso per il primogenito, recandosi di persona a Roma per sondare le nobili famiglie locali. Il suo intento era quello della scalata sociale, legando il nome dei Medici a quello di un'altra famiglia nobile, nel processo così frequente in epoca medievale e moderna della ricchezza che cercava il blasone e viceversa.
La coppia ebbe dieci figli, alcuni dei quali di primaria importanza per la storia dell'Italia rinascimentale e di Firenze:
Lucrezia (1470-1553), sposò Jacopo Salviati, fu madre di Maria Salviati e nonna di Cosimo I de' Medici.
Due gemelli senza nome, morti poco dopo il parto (marzo 1471)
Piero (1472-1503) Signore di Firenze, sposò Alfonsina Orsini;
Maddalena (1473-1519) sposò Franceschetto Cybo, figlio di Papa Innocenzo VIII;
Contessina Beatrice (1474-1474),morta pochi mesi dopo il parto
Giovanni (1475-1521Papa Leone X;
Luigia o Luisa (1477-1488), promessa sposa a Giovanni il Popolano, deceduta nell'adolescenza;
Contessina (1478-1515) sposò Piero Ridolfi;
Giuliano (1479-1516) Duca di Nemours, sposò Filiberta di Savoia.
 
 

   
 
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