…
La levò. Lo guardai. “Matty..”
Casini
Mi
guardava e basta.
Non diceva niente, non muoveva un muscolo. Mi guardava e basta. Avrei
voluto
dirgli qualcosa, ma qualsiasi cosa sarebbe stata inopportuna. Avrebbe
dovuto
parlarmi lui. L’attesa era a dir poco snervante. Non ero mai
stata a brava a
leggere negli occhi delle persone e men che meno in quel momento
riuscivo a
scorgere qualcosa. Era impassibile. Con la maschera tra le mani e lo
sguardo
fisso nei miei occhi. La musica continuava a scorrere intorno a noi, le
persone
ballavano, gridavano, urlavano. Noi eravamo fermi.
Quando
ormai
sembrava che l’attesa sarebbe durata in eterno, mi prese una
mano e mi disse
“Vieni con me..”. Lo guardai e gli sorrisi e ci
avviammo fuori dalla pista.
Cercai con gli occhi la mia amica Ilaria che continuava a ballare, ma
che
quando vide che ci stavamo allontanando, mi fece ok con le mani tutta
sorridente. Ma non le dissi niente. Cristian non sembrava esattamente
felice ed
io non sapevo cosa pensare. Non dissi nulla e lo seguii su una panchina
che non
era illuminata particolarmente dalle luci della discoteca.
Ci
sedemmo contemporaneamente
senza guardarci, lui mi lasciò la mano. Mi veniva da
piangere. Ero stata una
stupida a fare quello che avevo fatto. Ma cosa avevo fatto in fondo?
Una
cazzata. In pratica con quella maschera mi ero presa gioco di lui. E
lui non se
lo meritava. Lo avevo trattato come mi trattavano a scuola. Mi
mentivano, mi
prendevano in giro, ridevano di me. Ed io avevo fatto la stessa cosa.
Non
subdolamente come loro, ma di sicuro non avevo avuto un comportamento
del tutto
corretto. Aspettare di sentire la sua voce era estenuante. Le lacrime
premevano
per uscire. Sarei voluta scappare e tornare al campeggio. E piangere,
piangere,
piangere. Mi ero comportata come una stronza con una delle poche
persone che
teneva davvero a me. E lui non se lo meritava. Avrei dovuto essere io a
iniziare a parlare, ma ero una codarda. Non potevo dirgli che mi ero
accorta di
lui. Che nella mia cecità lo avevo visto. Che lo
vedevo. E che i miei ormoni si erano risvegliati dal letargo.
Cosa avrebbe pensato? Da quello che mi aveva detto quando pensava che
mi
chiamassi Martina, sembrava avere una cotta per me. Ma non era quello
il mio
dubbio (che modestia). Il problema era che sapevo quanto fosse
orgoglioso e
sapevo anche quanto odiasse essere preso in giro. Ero un genio. Avevo
esattamente fatto quello che lui odiava. Dovevo complimentarmi con me
stessa.
“Cristian
senti..”
iniziai tentennando, non riuscendo più a sopportare quel
silenzio.
Mi
bloccò sul
nascere “Non dire niente” rispose duro. Merda.
Avevo
fatto davvero
un bel casino. Lui non voleva che io parlassi. Altro che ragazza
matura. Ero
una stupida bimbetta. E lui se ne era accorto. Fossi stata in lui, mi
sarei
odiata. Ma con tutto il cuore, essendo dall’altra parte,
speravo che non mi
odiasse, speravo che riuscisse a passare sopra a questo mio stupido
comportamento. La vacanza era ancora all’inizio ed io
rischiavo di averla
rovinata. Colpa di Ilaria. No, non
era colpa di Ilaria. Lei mi aveva solo spinto a divertirmi e a ballare,
il
casino lo avevo fatto io non dicendogli nulla.
“Cristian,
scusa, io
ho fatto un cas--” riprovai a dirgli.
“NON
DIRE NIENTE” mi
rispose alzando la voce. Doppia Merda.
Lui non alzava mai la voce con me.
Potevo
stare zitta,
dal momento che ero in torto marcio. Dovevo
stare zitta. Ma essere trattata da lui in questa maniera non era nei
miei
piani, nonostante avessi torto marcio. Maledetto
torto marcio.
“Avrò
anche
sbagliato, cazzo. Ma non puoi urlarmi contro. Non ne hai nessun
diritto” gli
risposi alzando la voce. Non avevo urlato semplicemente
perché urlare mi
avrebbe messo ancora di più in torto. Sentendo quelle
parole, lui si girò verso
di me e puntò il suo sguardo contro il mio. Duro. Gelido. Ero proprio nella merda.
“Se
tu stessi zitta
per un attimo e mi lasciassi pensare, avrei qualcosa da dire. Ma
ovviamente
devi fare sempre di testa tua non pensando agli altri, vero?”
mi chiese
cattivo. Non risposi. Non sapevo cosa dirgli.
“Vero?” riprovò.
“No”
gli dissi. Che diavolo di risposta!
“No,
cosa?” mi
chiese lui.
“Non
è vero che non
ho pensato agli altri” gli risposi sicura delle mie parole. Illusa.
“Ah
no?” mi schernì.
“E sentiamo, quando avresti pensato a me? A cosa potevo
pensare io?” continuò a
chiedermi. “Quando? Eh? QUANDO?” alzò la
voce. “QUANDO TI SEI STRUSCIATA SU DI
ME? O QUANDO MI HAI BACIATO? EH MATTY?” Stava urlando.
Urlava. Non lo avevo mai
visto urlare.
“NON-MI-URLARE-CONTRO”
gli dissi a mia volta. Era veramente una situazione di cacca.
“E
COSA DOVREI FARE?
SENTIAMO, AVANTI!!” Non sopportavo le persone che si
parlavano urlando. Era da
idioti. Ed era ancora più idiota quello che stavo per fare.
Lo baciai.
Fare
una cosa
stupida in una situazione stupida (leggi fare la scema in discoteca
mentre sei
brilla), può indicare disattenzione, o al massimo voglia di
non pensare a
niente. Ma fare una
cosa stupida in un
momento delicato, è davvero da stupidi. Quindi,
per la proprietà transitiva, io ero fortemente stupida.
Non
si aspettava
quel bacio. E rimase fermo. Dall’altra parte io avevo le mani
appoggiate alle
sue spalle (non vi sto neanche a dire gli ormoni cosa ballavano, tanto
sarebbe
scontato), ero in punta di piedi e lo baciavo a stampo ad occhi aperti.
Un
genio insomma. Lasciai le mie labbra a contatto con le sue per quindici
secondi
contati. Sì, li avevo contati. Poi le staccai. E lo guardai
rimanendo in
silenzio. Aspettando che parlasse.
Sospirò
e poi disse
“Non so cosa tu abbia stasera, ma non sei né
ubriaca né stupida” Non capivo
dove volesse andare a parare. “Se hai fatto quello che hai
fatto, avevi un
motivo” Forse stavo capendo. “E spero solo che il
tuo motivo non sia una
cazzata”. I suoi ragionamenti erano logici oltre ogni
immaginazione. Non agiva
mai a caso, sapeva usare il cervello. Ed io lo adoravo
perché oltre ad essere
bello, sexy e gentile, era pure intelligente. E mi teneva testa.
Mi
baciò. Un bacio
vero. Un bel bacio vero. Si staccò di colpo
“Dobbiamo ancora parlare” mi disse
guardandomi e tenendo le mani sulle mie guance. “Ma lo faremo
dopo” e
ricominciò a baciarmi. Ho già detto che lo
adoravo?
Rimanemmo
su quella
panchina per il resto della serata. Solo noi due. A baciarci e a
parlare. A
ridere. Stavo veramente bene. Non sembrava essersi arrabbiato troppo. O
quanto
meno non lo dava a vedere. Sapevo che avremmo dovuto parlare a lungo,
ma avevo
tutti i giorni seguenti per farlo. E parlare in mezzo a tutte quelle
persone,
non era l’ideale. Non che qualcuno potesse sentirci, ma mi
dava comunque noia.
Erano fatti miei, e fatti miei dovevano rimanere.
Quando
ormai la
serata stava volgendo a termine mi disse “Devo andare a
cercare Ale, Luca e
Davi. Si staranno chiedendo dove sono finito”. Eravamo
spariti. Magari si erano
preoccupati.
“Sei
grande e
grosso” gli risposi. “Di sicuro non sarai stato il
loro primo pensiero stasera”
gli dissi sorridendo maliziosa. “Senza offesa eh”
aggiunsi all’ultimo.
“No,
hai ragione.
Però mi sembra di essere stato il tuo pensiero,
no?” mi rispose ammiccando. Mi
imbarazzai istantaneamente.
“Non
puoi dirmi
certe cose, scemo!” gli risposi dandogli al braccio.
“Ah
no? Non posso?”
mi chiese avvicinandosi a me. Sì,
puoi
fare ciò che vuoi. Prendimi. No, forse questo era
meglio non dirlo.
Decisamente no.
“No,
non puoi” gli
risposi mantenendo il contatto visivo. Se
ti piace qualcuno che ti contraccambia, non bisogna mica diventare
scemi e
accondiscendenti. Quanto meno provavo a rispettare questa salda teoria.
“Va
bene, va bene”
mi disse “Stai qua che cerco gli altri e torno subito.
Così poi torniamo al
campeggio” mi diede un bacio ed andò a cercare i
nostri amici.
Rimasi
su quella
panchina lì da sola. Potevo avere un attimo la
possibilità di pensare da sola.
Lo avevo baciato. Mi aveva baciato. Ci eravamo baciati. Brillante
ragionamento. Eravamo stati bene insieme, no? Mi sembrava
un’ottima cosa, ma come mai mi sembrava di avere un vuoto
sullo stomaco? Non
gli diedi peso più di tanto. Magari era dovuto alla fame. Sì certo, come no.
Mi
raggiunse Ilaria
“Cristian mi ha detto che ti avrei trovata qua. È
andato a cercare gli altri”
mi disse sorridendo. “Come stai?” mi chiese
guardandomi.
“Come
ti sembra che
io stia?” le risposi.
“Sinceramente?
Sei
uno straccio” rispose ridacchiando.
“No,
ma grazie. Sei
davvero gentile” le risposi pungente.
“Figurati!”
mi disse
lei. “Allora, vuoi dirmi cosa è successo o devo
fare la detective e
interpretare?” alzai le spalle. “Va bene, faccio
io”. Era un gioco che facevamo
quando una delle due non aveva particolarmente voglia di parlare.
“Vediamo..
Prima ti sei allontanata con Cristian e visto che mi ha mandato qui
lui,
probabilmente sei stata con lui finora. Ed eravate in questo posto
appartato.
Quindi non volevate essere visti o sentiti” iniziò
a ragionare.
“Fin
qui era facile”
le risposi.
“Andiamo
avanti. Hai
le labbra rosse ma il rossetto non c’è quasi
più. Probabilmente te lo sei
levata. O te l’ha levato. Magari non di proposito. Quindi vi
siete baciati.
Anche tanto direi. Ti brillano gli occhi! Sì, vi siete
baciati a lungo. Sono
anche un po’ umidi, probabilmente hai avuto voglia di
piangere, ma non hai
pianto. I tuoi vestiti sono ancora in ordine, quindi non avete fatto
del sesso
selvaggio…” ammiccò.
“O
Ila!!!” le disse
arrossendo.
“Vabbè
vabbè, per
quello c’è tempo!” mi disse la mia amica
sorridendo. “Allora, come bacia
Cristian?” mi chiese.
“Bacia
bene! E no,
non ti dirò altri dettagli!” la anticipai
immaginando la sua domanda. Come è
messo?
“Non
me li dirai
semplicemente perché non hai ancora avuto modo di
scoprirli” mi rispose con
noncuranza. “Ma alla fine mi dirai tutto, e la zia Ilaria
sarà pronta ad
ascoltare ogni minimo dettaglio sconcio! Anche se si tratta di
Cristian”
aggiunse mentre le brillavano gli occhi.
“Sì
certo, come no”
le risposi. Non le avrei mai detto niente di così personale.
Ma tutto il resto sì, ovviamente.
Capendo
il suo gioco
le dissi “Vuoi farmi parlare di me solo perché non
vuoi che io ti chieda di
Luca. Allora?”
“L’ho
baciato” mi
disse. Sì, lo sapevo.
“Sì,
lo sapevo. Ma
dopo? Quando Cri mi ha portato via cosa hai fatto? Sei tornata da
lui?” le
chiesi curiosa.
“Sì,
sono andata a
cercarlo. Era appoggiato a una colonna e guardava la gente ballare.
Avevo
deciso di avvicinarmi, ma una tizia con un mini vestitino rosso si
è messa
davanti a lui e ha iniziando a ballare tutta provocante. E lui la
guardava” mi
disse infervorata. Povera Ilaria.
“Ila
mi dispiace” le
dissi delusa per lei.
“Ti
dispiace di
cosa, scusa?” mi chiese non capendo.
“Mi
dispiace perché
l’hai trovato a ballare con un’altra,
no?” le risposi insicura.
“Non
ho detto che
ballavano insieme, ho detto che lei ballava davanti a lui. È
diverso” mi disse
decisa. Non capivo cosa stesse cercando
di dirmi.
“Spiegati”
le
suggerii.
“In
pratica questa
tizia, vestita da qualcosa come una diavoletta - tra l’altro
che idea originale!
-, stava ballando davanti a lui. Sai che non sopporto che ci provino
con chi mi
piace, no?” continuò lei. Le
piaceva??
“O
Merlino! Hai
appena detto che Luca ti piace!” le dissi entusiasta.
“Cosa?
Ah sì,
quello.. non è una novità..” mi rispose.
“Sì
che è una
novità! È successo stasera!” le dissi
con enfasi. Era una bella novità!
“Non
è una novità
perché era ovvio che mi piacesse visto che lo avevo
baciato!” mi disse lei
scocciata per l’interruzione. Non le risposi niente. Era
impossibile parlare
con lei quando voleva finire di raccontare qualcosa.
Continuò dicendo “Fatto
sta che quella ci stava provando con Luca. E non mi andava bene. Sono
andata da
lei, le ho messo una mano sulla spalla e le ho detto di andarsene. Lei
si è
messa a ridere e ha continuato a provocarlo. Io mi sono incazzata,
l’ho presa
per i capelli e la stavo portando via di peso. Lei si è
ribellata e stavamo per
prenderci a manate quando due tizi ci hanno separate. Uno di loro era
Luca che
mi ha presa in braccio come un sacco e mi ha portato via. Mi ha calmato
e ci
siamo baciati finora. Fine” mi disse lei come se stesse
raccontando una cosa di
poco conto.
“La
versione breve
non è male” le dissi “Ma io voglio i
dettagli!” la imitai.
“Per
quelli avremo
tempo domani” mi rispose lei sistemandosi i capelli.
“Tanto dormi da me, no?”
mi chiese.
“Ovviamente!”
le
risposi scontata. “Finirà come una serata tra
ragazze, questa!” le dissi
sorridendo. Lei era veramente mia amica, nonostante fossimo parecchio
diverse.
E stare con lei mi faceva sempre bene.
“Andiamo
verso il
punto di ritrovo?” mi chiese guardando l’ora.
“Se no viene tardi”
“Sì
certo andiamo”
le dissi prendendola a braccetto.
Attraversammo
il
locale chiacchierando e ridendo, avvicinandoci sempre di più
al punto
d’incontro. Prima di passare l’ultimo gruppo dei
buttafuori, venni bloccata da
una mano che si posò sul mio braccio. Mi girai di scatto
cercandone il
proprietario. Era di Simone. Mi ero totalmente dimenticata di lui per
ovvi
motivi. Ma lui non sembrava essersi dimenticato di me.
“Possiamo
parlare?”
mi chiese guardandomi.
Guardai
Ilaria e lei
disse “Vai, ti aspetto qui fuori. Ma non metterci
tanto” e si allontanò. Ci
spostammo sotto una delle tante palme che davano il nome al locale.
Sembrava
quasi agitato.
“Dimmi”
gli dissi
tranquilla.
“Ci
hai pensato?” mi
chiese di getto.
Non voglio sapere cosa tu abbia in testa e
nemmeno perché tu abbia ballato così con me. Ma
pensaci. Ti chiedo solo quello.
Me
ne ero totalmente dimenticata. Tentai di
giustificarmi. “No, scusa. Ho avuto altro a cui pensare, mi
disp--“
“Mi
piaci” mi interruppe. Gli piacevo. Piacevo a
Simone. Nessun pensiero coerente. Nessun insulto. Nessun grazie. Mente
vuota.
Tabula rasa.
Vedendo
che non gli rispondevo, uscì dal locale
lasciandomi lì così, da sola. Non sapevo cosa
pensare. Era tutto assurdo. Con
non so quale spinta, uscii dal Palma Beach e raggiunsi Ilaria che mi
stava
aspettando affianco ad una macchina.
“Ci
hai messo poco” disse prima di vedermi. “Matty
cosa è successo? Sei pallida! Matty?” mi chiese
preoccupata vedendo la tinta da
lenzuolo bianco che avevo.
“Ila…”
iniziai titubante “Abbiamo un problema..” Non
sapevo cosa pensare.
“Quale?”
mi chiese
lei. Piaccio a Simone. Non è difficile da dire.
“Piaccio
a Simone.
Me l’ha appena detto” le risposi guardandola.
“Oh
sì, questo è un
problema…” mi disse scortandomi fino al pullman.
Piacevo
a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata.
Quindi gli piacevo ancora. Piacevo a Simone.
Un
casino. Sarebbe successo un casino.
Buon
pomeriggio fanciulle!! Ho aggiornato puntualissima! Sono
fiera di me!
Per
questo capitolo non ho note da aggiungere a parte una: il
procedimento deduttivo esiste. L’ho ripreso da Sherlock
Holmes. Ultimamente
sono fissata. ;-)
Direi
che non c’è altro!
Se
avete voglia, lasciatemi una recensioncina per farmi
sapere cosa ne pensate! Ogni consiglio è sempre ben accetto!
Alla
prossima!
Dafne