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Autore: Arya__    02/02/2012    5 recensioni
Matilde è una studentessa liceale che viene considerata la secchiona e la sfigata di turno e, nonostante non sia vero, non ritiene importante smentire quelle voci. I suoi veri amici sono quelli del mare, quelli che la conoscono sotto tutti i punti di visti e che lei ogni anno incontra in vacanza. Loro sanno quanto lei ami studiare, ma sanno anche del suo amore per il ballo e per le scarpe alte. Loro la conoscono per davvero ma non riescono a capire perchè lei mantenga la maschera della secchiona sfigata a scuola. E se intervenisse qualcun altro? Se qualcuno riunisse le due Matilde e riuscisse a mostrare la bellezza della ragazza anche a scuola? Come la prenderebbero i suoi compagni di classe? E lei?
Dal Capitolo 3: Brutta. Con gli occhiali. Non ride mai. Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero. Non vuole mai fare sport con la classe. Non credo abbia amici, è così asociale. Mostro.
Questa non sei tu Matty. Non sei così. Come sei veramente? Cosa nascondi ancora?

Dal capitolo 6: Piacevo a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata. Quindi gli piacevo ancora
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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… La levò. Lo guardai. “Matty..”

 

Casini

 

Mi guardava e basta. Non diceva niente, non muoveva un muscolo. Mi guardava e basta. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma qualsiasi cosa sarebbe stata inopportuna. Avrebbe dovuto parlarmi lui. L’attesa era a dir poco snervante. Non ero mai stata a brava a leggere negli occhi delle persone e men che meno in quel momento riuscivo a scorgere qualcosa. Era impassibile. Con la maschera tra le mani e lo sguardo fisso nei miei occhi. La musica continuava a scorrere intorno a noi, le persone ballavano, gridavano, urlavano. Noi eravamo fermi.

Quando ormai sembrava che l’attesa sarebbe durata in eterno, mi prese una mano e mi disse “Vieni con me..”. Lo guardai e gli sorrisi e ci avviammo fuori dalla pista. Cercai con gli occhi la mia amica Ilaria che continuava a ballare, ma che quando vide che ci stavamo allontanando, mi fece ok con le mani tutta sorridente. Ma non le dissi niente. Cristian non sembrava esattamente felice ed io non sapevo cosa pensare. Non dissi nulla e lo seguii su una panchina che non era illuminata particolarmente dalle luci della discoteca.

Ci sedemmo contemporaneamente senza guardarci, lui mi lasciò la mano. Mi veniva da piangere. Ero stata una stupida a fare quello che avevo fatto. Ma cosa avevo fatto in fondo? Una cazzata. In pratica con quella maschera mi ero presa gioco di lui. E lui non se lo meritava. Lo avevo trattato come mi trattavano a scuola. Mi mentivano, mi prendevano in giro, ridevano di me. Ed io avevo fatto la stessa cosa. Non subdolamente come loro, ma di sicuro non avevo avuto un comportamento del tutto corretto. Aspettare di sentire la sua voce era estenuante. Le lacrime premevano per uscire. Sarei voluta scappare e tornare al campeggio. E piangere, piangere, piangere. Mi ero comportata come una stronza con una delle poche persone che teneva davvero a me. E lui non se lo meritava. Avrei dovuto essere io a iniziare a parlare, ma ero una codarda. Non potevo dirgli che mi ero accorta di lui. Che nella mia cecità lo avevo visto. Che lo vedevo. E che i miei ormoni si erano risvegliati dal letargo. Cosa avrebbe pensato? Da quello che mi aveva detto quando pensava che mi chiamassi Martina, sembrava avere una cotta per me. Ma non era quello il mio dubbio (che modestia). Il problema era che sapevo quanto fosse orgoglioso e sapevo anche quanto odiasse essere preso in giro. Ero un genio. Avevo esattamente fatto quello che lui odiava. Dovevo complimentarmi con me stessa.

“Cristian senti..” iniziai tentennando, non riuscendo più a sopportare quel silenzio.

Mi bloccò sul nascere “Non dire niente” rispose duro. Merda.

Avevo fatto davvero un bel casino. Lui non voleva che io parlassi. Altro che ragazza matura. Ero una stupida bimbetta. E lui se ne era accorto. Fossi stata in lui, mi sarei odiata. Ma con tutto il cuore, essendo dall’altra parte, speravo che non mi odiasse, speravo che riuscisse a passare sopra a questo mio stupido comportamento. La vacanza era ancora all’inizio ed io rischiavo di averla rovinata. Colpa di Ilaria. No, non era colpa di Ilaria. Lei mi aveva solo spinto a divertirmi e a ballare, il casino lo avevo fatto io non dicendogli nulla.

“Cristian, scusa, io ho fatto un cas--” riprovai a dirgli.

“NON DIRE NIENTE” mi rispose alzando la voce. Doppia Merda. Lui non alzava mai la voce con me.

Potevo stare zitta, dal momento che ero in torto marcio. Dovevo stare zitta. Ma essere trattata da lui in questa maniera non era nei miei piani, nonostante avessi torto marcio. Maledetto torto marcio.

“Avrò anche sbagliato, cazzo. Ma non puoi urlarmi contro. Non ne hai nessun diritto” gli risposi alzando la voce. Non avevo urlato semplicemente perché urlare mi avrebbe messo ancora di più in torto. Sentendo quelle parole, lui si girò verso di me e puntò il suo sguardo contro il mio. Duro. Gelido. Ero proprio nella merda.

“Se tu stessi zitta per un attimo e mi lasciassi pensare, avrei qualcosa da dire. Ma ovviamente devi fare sempre di testa tua non pensando agli altri, vero?” mi chiese cattivo. Non risposi. Non sapevo cosa dirgli. “Vero?” riprovò.

“No” gli dissi. Che diavolo di risposta!

“No, cosa?” mi chiese lui.

“Non è vero che non ho pensato agli altri” gli risposi sicura delle mie parole. Illusa.

“Ah no?” mi schernì. “E sentiamo, quando avresti pensato a me? A cosa potevo pensare io?” continuò a chiedermi. “Quando? Eh? QUANDO?” alzò la voce. “QUANDO TI SEI STRUSCIATA SU DI ME? O QUANDO MI HAI BACIATO? EH MATTY?” Stava urlando. Urlava. Non lo avevo mai visto urlare.

“NON-MI-URLARE-CONTRO” gli dissi a mia volta. Era veramente una situazione di cacca.

“E COSA DOVREI FARE? SENTIAMO, AVANTI!!” Non sopportavo le persone che si parlavano urlando. Era da idioti. Ed era ancora più idiota quello che stavo per fare. Lo baciai.

Fare una cosa stupida in una situazione stupida (leggi fare la scema in discoteca mentre sei brilla), può indicare disattenzione, o al massimo voglia di non pensare a niente.  Ma fare una cosa stupida in un momento delicato, è davvero da stupidi. Quindi, per la proprietà transitiva, io ero fortemente stupida.

Non si aspettava quel bacio. E rimase fermo. Dall’altra parte io avevo le mani appoggiate alle sue spalle (non vi sto neanche a dire gli ormoni cosa ballavano, tanto sarebbe scontato), ero in punta di piedi e lo baciavo a stampo ad occhi aperti. Un genio insomma. Lasciai le mie labbra a contatto con le sue per quindici secondi contati. Sì, li avevo contati. Poi le staccai. E lo guardai rimanendo in silenzio. Aspettando che parlasse.

Sospirò e poi disse “Non so cosa tu abbia stasera, ma non sei né ubriaca né stupida” Non capivo dove volesse andare a parare. “Se hai fatto quello che hai fatto, avevi un motivo” Forse stavo capendo. “E spero solo che il tuo motivo non sia una cazzata”. I suoi ragionamenti erano logici oltre ogni immaginazione. Non agiva mai a caso, sapeva usare il cervello. Ed io lo adoravo perché oltre ad essere bello, sexy e gentile, era pure intelligente. E mi teneva testa.

Mi baciò. Un bacio vero. Un bel bacio vero. Si staccò di colpo “Dobbiamo ancora parlare” mi disse guardandomi e tenendo le mani sulle mie guance. “Ma lo faremo dopo” e ricominciò a baciarmi. Ho già detto che lo adoravo?

Rimanemmo su quella panchina per il resto della serata. Solo noi due. A baciarci e a parlare. A ridere. Stavo veramente bene. Non sembrava essersi arrabbiato troppo. O quanto meno non lo dava a vedere. Sapevo che avremmo dovuto parlare a lungo, ma avevo tutti i giorni seguenti per farlo. E parlare in mezzo a tutte quelle persone, non era l’ideale. Non che qualcuno potesse sentirci, ma mi dava comunque noia. Erano fatti miei, e fatti miei dovevano rimanere.

Quando ormai la serata stava volgendo a termine mi disse “Devo andare a cercare Ale, Luca e Davi. Si staranno chiedendo dove sono finito”. Eravamo spariti. Magari si erano preoccupati.

“Sei grande e grosso” gli risposi. “Di sicuro non sarai stato il loro primo pensiero stasera” gli dissi sorridendo maliziosa. “Senza offesa eh” aggiunsi all’ultimo.

“No, hai ragione. Però mi sembra di essere stato il tuo pensiero, no?” mi rispose ammiccando. Mi imbarazzai istantaneamente.

“Non puoi dirmi certe cose, scemo!” gli risposi dandogli al braccio.

“Ah no? Non posso?” mi chiese avvicinandosi a me. Sì, puoi fare ciò che vuoi. Prendimi. No, forse questo era meglio non dirlo. Decisamente no.

“No, non puoi” gli risposi mantenendo il contatto visivo. Se ti piace qualcuno che ti contraccambia, non bisogna mica diventare scemi e accondiscendenti. Quanto meno provavo a rispettare questa salda teoria.

“Va bene, va bene” mi disse “Stai qua che cerco gli altri e torno subito. Così poi torniamo al campeggio” mi diede un bacio ed andò a cercare i nostri amici.

Rimasi su quella panchina lì da sola. Potevo avere un attimo la possibilità di pensare da sola. Lo avevo baciato. Mi aveva baciato. Ci eravamo baciati. Brillante ragionamento. Eravamo stati bene insieme, no? Mi sembrava un’ottima cosa, ma come mai mi sembrava di avere un vuoto sullo stomaco? Non gli diedi peso più di tanto. Magari era dovuto alla fame. Sì certo, come no.

Mi raggiunse Ilaria “Cristian mi ha detto che ti avrei trovata qua. È andato a cercare gli altri” mi disse sorridendo. “Come stai?” mi chiese guardandomi.

“Come ti sembra che io stia?” le risposi.

“Sinceramente? Sei uno straccio” rispose ridacchiando.

“No, ma grazie. Sei davvero gentile” le risposi pungente.

“Figurati!” mi disse lei. “Allora, vuoi dirmi cosa è successo o devo fare la detective e interpretare?” alzai le spalle. “Va bene, faccio io”. Era un gioco che facevamo quando una delle due non aveva particolarmente voglia di parlare. “Vediamo.. Prima ti sei allontanata con Cristian e visto che mi ha mandato qui lui, probabilmente sei stata con lui finora. Ed eravate in questo posto appartato. Quindi non volevate essere visti o sentiti” iniziò a ragionare.

“Fin qui era facile” le risposi.

“Andiamo avanti. Hai le labbra rosse ma il rossetto non c’è quasi più. Probabilmente te lo sei levata. O te l’ha levato. Magari non di proposito. Quindi vi siete baciati. Anche tanto direi. Ti brillano gli occhi! Sì, vi siete baciati a lungo. Sono anche un po’ umidi, probabilmente hai avuto voglia di piangere, ma non hai pianto. I tuoi vestiti sono ancora in ordine, quindi non avete fatto del sesso selvaggio…” ammiccò.

“O Ila!!!” le disse arrossendo.

“Vabbè vabbè, per quello c’è tempo!” mi disse la mia amica sorridendo. “Allora, come bacia Cristian?” mi chiese.

“Bacia bene! E no, non ti dirò altri dettagli!” la anticipai immaginando la sua domanda. Come è messo?

“Non me li dirai semplicemente perché non hai ancora avuto modo di scoprirli” mi rispose con noncuranza. “Ma alla fine mi dirai tutto, e la zia Ilaria sarà pronta ad ascoltare ogni minimo dettaglio sconcio! Anche se si tratta di Cristian” aggiunse mentre le brillavano gli occhi.

“Sì certo, come no” le risposi. Non le avrei mai detto niente di così personale. Ma tutto il resto sì, ovviamente.

Capendo il suo gioco le dissi “Vuoi farmi parlare di me solo perché non vuoi che io ti chieda di Luca. Allora?”

“L’ho baciato” mi disse. Sì, lo sapevo.

“Sì, lo sapevo. Ma dopo? Quando Cri mi ha portato via cosa hai fatto? Sei tornata da lui?” le chiesi curiosa.

“Sì, sono andata a cercarlo. Era appoggiato a una colonna e guardava la gente ballare. Avevo deciso di avvicinarmi, ma una tizia con un mini vestitino rosso si è messa davanti a lui e ha iniziando a ballare tutta provocante. E lui la guardava” mi disse infervorata. Povera Ilaria.

“Ila mi dispiace” le dissi delusa per lei.

“Ti dispiace di cosa, scusa?” mi chiese non capendo.

“Mi dispiace perché l’hai trovato a ballare con un’altra, no?” le risposi insicura.

“Non ho detto che ballavano insieme, ho detto che lei ballava davanti a lui. È diverso” mi disse decisa. Non capivo cosa stesse cercando di dirmi.

“Spiegati” le suggerii.

“In pratica questa tizia, vestita da qualcosa come una diavoletta - tra l’altro che idea originale! -, stava ballando davanti a lui. Sai che non sopporto che ci provino con chi mi piace, no?” continuò lei. Le piaceva??

“O Merlino! Hai appena detto che Luca ti piace!” le dissi entusiasta.

“Cosa? Ah sì, quello.. non è una novità..” mi rispose.

“Sì che è una novità! È successo stasera!” le dissi con enfasi. Era una bella novità!

“Non è una novità perché era ovvio che mi piacesse visto che lo avevo baciato!” mi disse lei scocciata per l’interruzione. Non le risposi niente. Era impossibile parlare con lei quando voleva finire di raccontare qualcosa. Continuò dicendo “Fatto sta che quella ci stava provando con Luca. E non mi andava bene. Sono andata da lei, le ho messo una mano sulla spalla e le ho detto di andarsene. Lei si è messa a ridere e ha continuato a provocarlo. Io mi sono incazzata, l’ho presa per i capelli e la stavo portando via di peso. Lei si è ribellata e stavamo per prenderci a manate quando due tizi ci hanno separate. Uno di loro era Luca che mi ha presa in braccio come un sacco e mi ha portato via. Mi ha calmato e ci siamo baciati finora. Fine” mi disse lei come se stesse raccontando una cosa di poco conto.

“La versione breve non è male” le dissi “Ma io voglio i dettagli!” la imitai.

“Per quelli avremo tempo domani” mi rispose lei sistemandosi i capelli. “Tanto dormi da me, no?” mi chiese.

“Ovviamente!” le risposi scontata. “Finirà come una serata tra ragazze, questa!” le dissi sorridendo. Lei era veramente mia amica, nonostante fossimo parecchio diverse. E stare con lei mi faceva sempre bene.

“Andiamo verso il punto di ritrovo?” mi chiese guardando l’ora. “Se no viene tardi”

“Sì certo andiamo” le dissi prendendola a braccetto.

Attraversammo il locale chiacchierando e ridendo, avvicinandoci sempre di più al punto d’incontro. Prima di passare l’ultimo gruppo dei buttafuori, venni bloccata da una mano che si posò sul mio braccio. Mi girai di scatto cercandone il proprietario. Era di Simone. Mi ero totalmente dimenticata di lui per ovvi motivi. Ma lui non sembrava essersi dimenticato di me.

“Possiamo parlare?” mi chiese guardandomi.

Guardai Ilaria e lei disse “Vai, ti aspetto qui fuori. Ma non metterci tanto” e si allontanò. Ci spostammo sotto una delle tante palme che davano il nome al locale. Sembrava quasi agitato.

“Dimmi” gli dissi tranquilla.

“Ci hai pensato?” mi chiese di getto. Non voglio sapere cosa tu abbia in testa e nemmeno perché tu abbia ballato così con me. Ma pensaci. Ti chiedo solo quello.

Me ne ero totalmente dimenticata. Tentai di giustificarmi. “No, scusa. Ho avuto altro a cui pensare, mi disp--“

“Mi piaci” mi interruppe. Gli piacevo. Piacevo a Simone. Nessun pensiero coerente. Nessun insulto. Nessun grazie. Mente vuota. Tabula rasa.

Vedendo che non gli rispondevo, uscì dal locale lasciandomi lì così, da sola. Non sapevo cosa pensare. Era tutto assurdo. Con non so quale spinta, uscii dal Palma Beach e raggiunsi Ilaria che mi stava aspettando affianco ad una macchina.

“Ci hai messo poco” disse prima di vedermi. “Matty cosa è successo? Sei pallida! Matty?” mi chiese preoccupata vedendo la tinta da lenzuolo bianco che avevo.

“Ila…” iniziai titubante “Abbiamo un problema..” Non sapevo cosa pensare.

“Quale?” mi chiese lei. Piaccio a Simone. Non è difficile da dire.

“Piaccio a Simone. Me l’ha appena detto” le risposi guardandola.

“Oh sì, questo è un problema…” mi disse scortandomi fino al pullman.

Piacevo a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata. Quindi gli piacevo ancora. Piacevo a Simone.

Un casino. Sarebbe successo un casino.

 

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Buon pomeriggio fanciulle!! Ho aggiornato puntualissima! Sono fiera di me!

Per questo capitolo non ho note da aggiungere a parte una: il procedimento deduttivo esiste. L’ho ripreso da Sherlock Holmes. Ultimamente sono fissata. ;-)

Direi che non c’è altro!

Se avete voglia, lasciatemi una recensioncina per farmi sapere cosa ne pensate! Ogni consiglio è sempre ben accetto!

Alla prossima!

Dafne

  
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