Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    02/02/2012    7 recensioni
Premessa: dimenticate la Fell’s Church della Smith dove i vampiri non possono procreare e sostituitela con una Fell’s Church dove per i vampiri è assolutamente normale avere figli con donne umane!
Tenendo presente questo, passiamo alla storia…
La vita scorre come al solito a Fell’s Church: Stefan e Damon sempre in lotta per Elena, Elena indecisa sul da farsi, Matt che comincia ad innamorarsi di Bonnie, Meredith alle prese con il suo rapporto a distanza con Alaric e Bonnie spaventata dai suoi poteri e con una cotta segreta per Damon.
Ma un bel giorno compare dal nulla un demone che tenta inspiegabilmente di ucciderli e che blatera sul voler estirpare il problema alla radice.
La confusione è totale e cresce quando appaiono dal nulla anche due ragazze bellissime e con cui tutti avvertono un istantaneo legame anche se non le hanno mai viste prima.
Chi sono? Cosa vogliono? Nemiche o amiche?
Ecco a voi una nuova storia in cui si mischiano azione, sentimenti e un pizzico di horror per creare delle situazioni totalmente nuove in cui presente e futuro si intersecano per destabilizzare ogni cosa.
Spero che mi seguirete anche in questa nuova avventura Donnie e Stelena!
BACIONI...IOSNIO90!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salvare il salvabile

La connessione telepatica era diversa dalla semplice lettura del pensiero, era più intensa e più profonda.
Damon la odiava.
L’aveva sempre odiata perché lo rendeva troppo vulnerabile, lo esponeva a pieno senza che lui avesse scelta.
Poteva rifiutarsi di fare quattro chiacchiere, ma una volta connesso telepaticamente ad un’altra persona allora non c’era nulla che lui poteva fare per impedire che appunto l’altra persona leggesse le sue emozioni, vedesse i suoi sentimenti, capisse le sue motivazioni.
Per lui, che non si era mai sentito in dovere di dire a nessuno perché si comportava in un certo modo, sentirsi capito era strano, quasi ai limiti dell’assurdo per l’ondata di calore che la comprensione degli altri nei suoi confronti gli generava.
Il che non aveva senso visto che si era sempre detto che non gli interessava ciò che gli altri pensavano, giusto?
Ma, ultimamente, stavano cambiando troppe così, erano in corso così tanti cambiamenti sia dentro che fuori la sua persona che non poteva almeno non concedere il beneficio del dubbio a se stesso e a quelle che aveva sempre creduto le sue convinzioni che adesso stavano mutando in qualcosa di completamente diverso lasciandolo, sì, un tantino spaesato.
Infondo era vero che Nicole aveva ragione quando gli diceva che era un abitudinario, ancorato alla stessa mentalità da secoli e aveva ragione quando lo guardava e pensava che fosse un codardo per il suo essere tanto refrattario al cambiamento.
Oddio…forse codardo era una parola un po’ forte, ma il fatto che si era sempre fatto piacere uno ed un solo metodo di ragionamento, uno ed un solo modo di sentire e provare emozioni, sempre le stesse e sempre per le stesse persone, senza mai darsi una misera chance per scoprire qualcosa di diverso…beh…quello doveva ammettere che corrispondeva alla verità.
L’altra Bonnie lo conosceva, l’altra Bonnie sapeva perfettamente che chiedergli di connettersi con Bonnie gli avrebbe di sicuro provocato qualcosa, smosso qualcosa nel profondo, lo sapeva e forse era proprio quello che desiderava e le era bastato afferrargli le mani e guardarlo con quegli occhi marroni ed enormi per farlo cedere.
Gli occhi di Bonnie avevano sempre avuto un effetto quasi devastante su di lui, lo avevano sempre spinto a fare qualcosa che non avrebbe mai fatto altrimenti.
La connessione telepatica faceva parte di quel qualcosa a cui lui non si sarebbe mai sottoposto se quegli occhi non glielo avessero chiesto.
Perché?
Perché tutti quei vampiri che credevano che una connessione di quel genere fosse solo mentale erano degli stupidissimi idioti che non avevano capito nulla della vita!
La connessione telepatica andava oltre il “telepatico”, andava oltre la mente.
La connessione telepatica metteva in comunicazione l’essenza stessa delle due persone coinvolte.
Non era solo uno scambio reciproco di pensieri e informazioni, ma era una scambio anche di sensazioni, di emozioni: Damon poteva giurare di aver avvertito sulla sua stessa pelle il brivido di terrore che aveva attraversato la pelle di Bonnie non appena era riuscita a captare quell’immagine maledetta dell’altra Bonnie che veniva fustigata tanto ignobilmente.
Come lo faceva sentire tutto questo?
Damon non lo sapeva o almeno non lo sapeva esprimere a parole.
Sentiva solo un forte…sovraccarico.
C’erano i pensieri frenetici di Bonnie che si accavallavano con i suoi, c’erano le risposte di Bonnie alle sue sensazioni, c’erano le emozioni di Bonnie, c’era la comprensione di Bonnie, c’era la voce di Bonnie e c’era….c’era quel sentimento specifico a cui Damon raramente si concedeva di pensare quando guardava la streghetta, un sentimento che aveva sempre saputo che esisteva, ma che reputava troppo alto per lui, troppo semplice e puro: l’amore di Bonnie, quell’amore che lei gli aveva pienamente concesso di assaporare solo per pochi istanti e solo pochi minuti prima, forse come compenso al fatto che lui stesso, per un attimo, si era lasciato completamente andare, avvolgere dalla calda e rassicurante comprensione di lei.
Comunque sia, da qualsiasi lato la guardasse, la connessione telepatica aveva fatto si che ci fosse solo Bonnie, solo e sempre Bonnie con, fuori, intorno e dentro di lui.
Damon si sentiva in sovraccarico, in sovraccarico di Bonnie.
Mai avrebbe pensato che un esserino tanto minuto potesse rivelarsi una forza tanto annichilente, tanto totalizzante una volta che ti stringeva a se, anche soltanto metaforicamente parlando.
E il fatto, infondo, era proprio questo: Damon nella sua lunga esistenza aveva tenuto tra le braccia centinaia e centinaia di ragazze, ma mai nessuna aveva davvero stretto lui non aspettandosi niente in cambio.
Elena quando lo abbracciava poi gli strusciava sempre la guancia delicata contro la giacca, come ad esortarlo a stringerla a sua volta, ad esserle riconoscente per quel gesto tanto da ricambiarla.
Bonnie, invece, lo stava tenendo stretto, lo stava cullando, avvolgendolo con la sua tranquillità, la sua purezza e la sua tenerezza e da parte sua non arrivavano segnali di nessun tipo, niente che volesse obbligarlo ad allungare le sue mani verso di lei - o meglio i suoi pensieri - e stringerla forte.
Non c’erano aspettative in Bonnie e non perché credesse di non meritarsi di più da lui - perché Bonnie aveva sempre saputo che, nonostante i suoi sentimenti, era vero quando le dicevano che poteva aspirare ad avere di meglio - ma semplicemente perché non voleva forzare la mano, non voleva obbligarlo a fare qualcosa che non gli andava.
La streghetta voleva solo che lui rimanesse fedele ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti senza sentirsi in debito con lei o addirittura in obbligo di fare qualcosa e per questo, mai come in quel preciso istante, Damon avvertì che i suoi pensieri volevano tendersi verso di lei, i suoi sentimenti volevano avvolgerla e ricambiare, ma ricambiare non perché era giusto per lei, ma semplicemente perché era giusto per lui: perché era ciò che più desiderava.
- Bonnie… - pensò e, chiudendo gli occhi, poteva immaginarla mentre saliva le scale di fretta e goffamente per arrivare alla camera dell’altra Meredith per poi restare totalmente pietrificata davanti alla vista orribile che le si presentava davanti.
Damon avvertì distintamente il dolore di Bonnie e capì che, prima di allora, lei non aveva mai messo piede in quella stanza.
Agì d’istinto: strinse più forte le mani dell’altra Bonnie e cercò di aprirsi il più possibile, di smorzare la freddezza del suo cuore morto per poter generare il calore necessario a rassicurarla.
- Oh Damon….- fece Bonnie.
- Avanti, streghetta! Contiamo su di te! Puoi farlo! - ribadì nuovamente Damon mentre avvertiva il canale di puro potere, che l’altra Bonnie aveva aperto in modo che scorresse, attraverso lui, dritto verso Bonnie, che si surriscaldava con l’aumentare della freneticità della magia che passava da un capo all’altro irradiando speranza, la speranza di riuscire almeno quella singola volta a dare scacco ad Astaroth.
Damon non si era mai soffermato realmente a soppesare per bene il potere delle streghe o la loro aura.
Aveva sempre creduto che il potere era potere. Punto. Che ne esisteva un tipo solo che poi veniva usato in modi diversi.
Solo in quel momento si rese conto che aveva sempre sbagliato a pensarla così, che quella sua ennesima certezza si stava rivelando solo una bella favola che si era raccontato, una delle tante.
Perché la realtà era ben diversa: esistevano vari tipi di potere che definivano davvero ciò che eri.
Il potere che scorreva nei vampiri come lui era oscuro, pesante e viscoso: ogni volta che Damon provava ad immaginarlo, lo vedeva come una sorta di melma nera che colava giù lentamente attraverso le loro vene secche di sangue.
Il potere delle streghe, invece, e adesso lo vedeva, era pura luce e puro calore: sembrava un’esplosione perpetua e meravigliosa, sembrava una stella.
Con un potere del genere l’unica cosa che davvero si poteva fare era fare del bene, aiutare gli altri come lui, con il suo potere nero, non avrebbe mai potuto fare.
Bonnie era fortunata….lo era sempre stata.
- Tu sei nata per questo, Bonnie! Sei nata per aiutare gli altri, per salvarli! Sei nata per essere una stella, per essere amata e per amare! - le sussurrò nella mente talmente piano che, se lei non fosse stata in ascolto, probabilmente neppure con la connessione telepatica sarebbe riuscita a sentirlo, ma lei lo aveva ascoltato, perché lei lo ascoltava sempre.
- Grazie…. - gli disse.

Stefan ascoltò dalla voce dell’altro Damon ciò che Bonnie stava facendo con l’aiuto di suo fratello e l’altra Bonnie con un misto di speranza e confusione: due sensazioni che non c’entravano praticamente nulla l’una con l’altra e che, per questo, gli stavano causando un gran mal di testa, nonostante i vampiri non potessero averlo il mal di testa.
La speranza era per l’altra Meredith e per la voglia di vederla presto in piedi, guarita e più combattiva che mai.
La confusione era dovuta a se stesso, alla lite con Elena e alle parole di Lilian.
Mentre seguiva gli altri su per le scale per arrivare nella camera dell’altra Meredith, Stefan riusciva a pensare solo a quanto si fosse sentito insignificante di fronte alla furia di Lilian.
Fino a quel momento, infatti, aveva dato credito ai suoi dubbi senza battere ciglio, si era lasciato trasportare, forse, dal rancore che provava per Elena e di cui non si era mai voluto rendere conto pienamente e aveva lasciato la ragione da parte, impuntandosi e rischiando di mandare all’aria tutto.
Lilian aveva ragione a dire che si stava arrendendo, comportandosi da egoista, ma il fatto era che Stefan si era tenuto dentro tutta quella rabbia, che il comportamento di Elena con lui e Damon gli scatenava dentro, per troppo tempo e adesso che sembrava aver trovato una valvola di sfogo lui voleva solo lasciarla scorrere fuori, allontanarla da lui per sempre e riprendere in mano le redini della sua vita.
Certo, però, non pensare a Lilian e a ciò che avrebbe comportato su di lei il suo atteggiamento non era un fatto giustificabile in alcun modo e se ne rammaricava.
L’ultima cosa che voleva era farle del male perché Stefan sentiva e aveva sempre sentito che Lilian gli apparteneva, che era sangue del suo sangue, che davvero era sua figlia e il fatto di averla delusa, forse più lui che Elena, gli faceva male.
Aveva la sensazione che tutto gli stesse sfuggendo di mano ed era strano perché, per secoli interi, lui era stato il fratello buono, il fratello posato e tranquillo, quello che sapeva sempre cosa era giusto fare e che aveva sempre il pieno controllo della situazione.
In quel momento, invece, si sentiva l’esatto opposto di ciò che era sempre stato e non riusciva a decidere se fosse un bene o fosse un male.
Forse a volte era giusto lasciarsi andare agli istinti e non essere sempre così dannatamente razionali.
O forse non avrebbe neanche dovuto farlo un ragionamento del genere perché per l’istintività lui non vi era portato affatto e gli ultimi sviluppi e risultati delle sue azioni sembravano dare credito a questa seconda ipotesi
Aveva fatto del male a Lilian e non riusciva a perdonarselo.
Ma non riusciva neppure ad riavvicinarsi ad Elena e a fare come se nulla fosse successo o come se non si fosse rotto nutta tra di loro perché non era così.
Avrebbe voluto affiancare Lilian, chiederle scusa e domandarle cosa doveva fare, cosa era giusto che facesse, ma non lo fece parchè già sapeva cosa gli avrebbe risposto la ragazza.
Lei voleva che lui ed Elena trovassero un compromesso, che crescessero e maturassero, lasciandosi i brutti ricordi alle spalle e concentrandosi solo sul loro futuro e Stefan voleva, voleva davvero fare tutto ciò che Lilian desiderava per lui e per Elena, ma non riusciva ancora a pensare ad Elena senza sentirsi bloccato.
Appena poco tempo prima pensava alla sua fidanzata e sentiva solo un’immensa voglia di stringerla a se. Adesso, invece, non riusciva neppure lui a capire cosa provava quando pensava a lei. Sentiva solo un grande muro, un muro fatto di tutti i dubbi e i rancori che aveva accumulato nel tempo e dietri i quali adesso aveva preso a nascondersi, per farsi scudo dalla paura che Elena potesse, in qualche modo, infliggergli ulteriore dolore.
Non aveva mai avuta così chiara come in quei giorni la portata dell’umiliazione a cui Elena lo aveva sottoposto con l’atteggiamento ambiguo che, per anni ormai, aveva continuato a tenere con lui e con il suo stesso fratello senza mai battere ciglio e, di fronte a tutta la forza e all’imponenza con lui la sentiva premere su di se, il suo cervello non pensava ad altro che a proteggersi, ma con le parole di Lilian ancora vivide adesso capiva che stare sulla difensiva era l’atto più codardo che si potesse compiere in una situazione del genere.
Se lui ed Elena davvero volevano fare dei passi avanti, davvero volevano essere una coppia unita, allora non bastava che Elena scegliesse lui e si concentrasse solo su di lui, ma bisognava anche lavorare insieme su quel muro che Stefan aveva eretto per riuscire a difendersi.
Era questo che Lilian intendeva quando diceva che dovevano crescere?
Stefan non era più sicuro di nulla ormai, ma quella gli sembrava la cosa più simile a “fare un passo avanti” che lui ed Elena potessero permettersi in quel momento.
Dovevano lavorare sulla loro relazione, lavorare parecchio, lavorare fino a che lui non si fosse di nuovo sentito completamente al sicuro con lei.
Stefan non poteva non pensare che tutto ciò che li aspettava era dovuto ad Elena, che la colpa era di Elena, ma se amava lei e amava Lilian allora doveva rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera su se stesso.
E lui amava Lilian così come, suo malgrado, amava davvero Elena.
Pensare di dimenticarsi di lei era stato infantile e stupido e non aveva portato ad altro che alla sofferenza di Lilian perché, infondo, Stefan sapeva che dimenticare Elena era una cosa pressochè impossibile da fare per lui.
Quindi, adesso che aveva capito questo, l’unica altra via che gli restava era mettersi tenacemente a lavorare sodo per risolvere ogni problema.
Cancellare per sempre Elena avrebbe reso le cose più semplici, ma dato che non era fattibile allora doveva sforzarsi per rendere semplice tutto ciò che di complicato esisteva tra di loro, sperando che quella fosse la strada giusta anche e soprattutto per il bene di Lilian.
Con questi pensieri raggiunse la camera dell’altra Meredith, camera che non era mai stata tanto affollata come in quel momento.
Erano tutti lì, in silenzio, a fissare la donna morente nel letto e la ragazza spaventata che le stava di fronte.
Stefan, istintivamente, si portò di fianco a Bonnie e osservò attentamente i suoi occhi: erano rossi e lucidi per le lacrime che si sforzava di trattenere, ma in profondità Stefan riuscire a distinguere una scintilla nuova di pura determinazione e fiducia in se stessa.
Solo in quel momento si accorse anche del cambiamento in atto nell’aura di Bonnie e rimase colpito dalla forza e dalla potenza che adesso sprigionava.
Stefan poteva quasi toccarla quell’aura tanto la vedeva distinta, luminosa e palpabile davanti a se.
“Cosa sta succedendo esattamente?” - chiese.
“Mia moglie le sta trasferendo potere tramite la connessione telepatica che Damon ha aperto con lei!” - gli spiegò sommessamente l’altro Damon, quasi avesse paura di interrompere il profondo silenzio carico di aspettativa che si era creato in quella stanza.
Stefan guardò appena l’altro Damon con gli occhi di chi non riusciva a credere alle sue orecchie, ma quando l’altro Damon annuì sorridendo, Stefan riportò i suoi occhi su Bonnie e le mise una mano su una spalla stringendo appena, cercando di trasmetterle sostegno totale.
Ciò che lo aveva colpito delle parole dell’altro Damon e che gli aveva lasciato un po’ di preoccupazione per Bonnie non era il fatto che l’altra Bonnie le stesse infondendo il suo potere, ma che Damon fosse in connessione telepatica con lei.
Stefan conosceva bene la connessione telepatica e sapeva cosa ne pensava a riguardo suo fratello e non si era mai neppure sentito in dovere di dargli torto perché lo capiva: persino lui, che si sforzava sempre di essere il più cristallino possibile nell’espressione dei suoi sentimenti, era un po’ refrattario nei confronti della connessione telepatica.
Aveva accettato di metterla in atto solamante rare volte nella sua lunga vita, le più delle quali con Elena, ed era stata sempre un’esperienza bella, sì, ma quasi devastante.
Lasciare che un’altra persona ti veda completamente, senza maschere o atteggiamenti artefatti, lasciare che ogni emozione che tu abbia mai provato confluisca nell’altro senza che tu ne abbia il minimo controllo….beh…quella era un’esperienza non da tutti.
Se poi si aggiungeva il fatto che tu stesso venivi travolto da delle emozioni e da dei pensieri non tuoi, che potevano piacerti o meno, ma che dovevi accettare così com‘erano, allora la cosa diventava quasi impossibile per chi non vi era preparato.
Stefan non dubitava su come Bonnie stesse reagendo alla cosa, ma non riusciva davvero ad immaginare come stesse reagendo Damon.
Lo aveva fatto solo perché era l’unica cosa da fare e non aveva avuto altra scelta?
Lo aveva fatto perché voleva farlo?
E come stava gestendo l’ondata di sentimenti di Bonnie che lo stava raggiungendo?
E i suoi sentimenti? Steva lasciando davvero che Bonnie li conoscesse?
A quel punto, dopo tutto ciò che suo fratello aveva fatto nelle ultime ore, non riusciva nemmeno più lui a dare una risposta a quelle domande.
Certo, se le cose si fossero evolute per il meglio tra Bonnie e Damon ne sarebbe stato felice, a patto che Damon prendesse la cosa davvero sul serio.
Ma se non fosse stato così?
Se, una volta chiusa la connessione, Damon si fosse di nuovo rinchiuso nella sua fortezza della solitudine lasciando Bonnie in preda al dolore?
Qualcosa gli diceva che quella, che una volta sarebbe stata l’evoluzione più probabile della connessione telepatica tra Damon e Bonnie, adesso aveva perso di veridicità e di possibilità che potesse avverarsi sul serio, ma il dubbio restava sempre, conoscendo Damon.
A quel punto Stefan poteva solo stare accanto a Bonnie, qualsiasi cosa fosse successa dopo, e magari programmare di prendere a calci suo fratello se si fosse comportato da cretino.
La realtà era che quel viaggio nel futuro stava cambiando ognuno di loro. Se in bene o in male era ancora presto per deciderlo, ma il cambiamento stava avvenendo in tutti e ormai non lo si poteva più negare.

Pensare a Meredith come a quella debole ed in difficoltà era un’opzione che non aveva mai preso in considerazione sul serio. Per questo, sin da quando era venuta a conoscenza delle condizioni in cui stazionava l’altra Meredith, Bonnie aveva deciso di dare una mano in ogni modo possibile, ma non si era mai avvicinata a quella stanza.
Se il solo pensiero della sua temeraria amica che stava male le faceva uno strano effetto, vederla in fin di vita con i suoi occhi l’aveva totalmente immobilizzata.
L’altro Damon era sparito per correre ad avvisare gli altri di ciò che stava per succedere e Damon, tramite la loro connessione, non faceva che incoraggiarla, ma Bonnie aveva avuto bisogno di tutto il tempo che era stata in grado di ritagliarsi per se per abituarsi alla vista dell’altra Meredith.
Voleva aiutarla, questo era indubbio.
E se voleva già farlo prima, adesso che ce l’aveva davanti agli occhi con quel suo orribile squarcio nero nel petto non poteva che volerlo ancora più intensamente.
Ma più cresceva la voglia di salvare l’altra Meredith, più cresceva la paura di non riuscire a farcela.
In che modo l’avrebbe guidata l’altra Bonnie?
Avrebbe suggerito a Damon come fare in modo che poi lui lo riferisse a lei?
Non riusciva ad immaginare un’altra soluzione visto come stavano le cose, ma quasi sicuramente si stava sbagliando.
Insomma…Bonnie non si sentiva molto lucida in quel momento e, tranne la vivida e quasi tangibile sensazione di luce e forza che le dava il potere dell’altra Bonnie che continuava a fluire in lei, non riusciva a vedere con chiarezza nient’altro tanto che l’arrivo degli altri in quella stessa stanza le passò quasi inosservato: non fosse stato per la mano di Stefan che le si era appoggiata su una spalla, probabilmente Bonnie avrebbe continuato a pensare di essere ancora sola lì dentro.
“Cosa…cosa farai esattamente, Bonnie?” - le chiese Meredith facendo un solo passo verso di lei.
Bonnie non si voltò a guardarla né le rispose.
Dopotutto, cosa poteva risponderle se nemmeno lei aveva la più vaga idea di ciò che sarebbe successo di lì a qualche istante?
- Bonnie… - la voce di Damon tornò ancora - L’altra Bonnie dice di spostarti alla destra dell’altra Meredith, portare le mani al di sopra della ferita, ma senza toccarla e chiudere gli occhi! - la istruì e Bonnie non poteva essergli più grata perché davvero adesso, con tutti gli occhi puntati su di se, stava cominciando a sentire la pressione del momento.
Poggiò una sua mano su quella che Stefan le teneva su una spalla e gli sorrise, indicandogli che doveva toglierla affinché lei potesse muoversi.
Stefan ricambiò il sorriso e fece un passo indietro in modo da darle spazio.
Bonnie allora fece ciò che Damon le aveva suggerito: andò alla destra dell’altra Meredith, stese le mani davanti a se in modo da tenerle perpendicolari alla ferita e, solo dopo un bel sospiro, chiuse gli occhi.
Ad occhi chiusi si aspettava di vedere ciò che vedeva sempre cioè tutto nero o magari qualche macchia di colore qua a là, come era naturale e normale che fosse, ma in quella situazione, nella loro situazione, non c’era nulla di normale e quindi le parve anche un po’ stupido il fatto che si fosse sorpresa tanto di non aver visto né il nero né le macchie di colore che credeva di vedere.
Quando Bonnie chiuse gli occhi ci fu un’esplosione di luce bianca dietro le sue palpebre, le orecchie le diventarono completamente insensibili ad ogni suono o rumore che proveniva dall’esterno di se stessa e poi vide di nuovo la stanza dell’altra Meredith, ma questa volta era diversa.
Sapeva che i suoi occhi erano ancora chiusi e che tutto ciò stava avvenendo solo nella sua mente, come se questa si fosse distaccata dal suo corpo, ma Bonnie non potè  fare a meno di guardarsi intorno.
Su ogni cosa era scesa una spessa patina di grigio che faceva risaltare ancora di più le uniche cose che conservavano i loro colori, cioè lei e l’altra Meredith.
- Che sta succedendo, Damon? - pensò.
In un primo momento non ricevette risposta, poi ci fu un’altra piccola esplosione di luce e altre due figure colorate irruppero in quello che Bonnie non sapeva se definire un sogno da sveglia o una visione.
Una delle due figure l’affiancò, l’altra si posizionò alla sinistra dell’altra Meredith e le afferrò le mani.
- Credo che dovresti chiederlo a lei, streghetta, perché neanch’io ne ho idea… - le rispose Damon di fianco a lei indicandole con un cenno del capo colei che le teneva le mani.
Bonnie guardò prima le sue mani intrecciate ad altre totalmente uguali e poi sollevò gli occhi fino a farli scontrare con quelli identici dell’altra Bonnie.
Lei le sorrise e Bonnie non seppe più che fare.
Si perse per qualche secondo solo a guardarla e, benchè l’altro Damon aveva già raccontato a tutti la storia della trasformazione di sua moglie e di ciò che era diventata, Bonnie non potè che rimanere colpita nel vederla praticamente uguale a lei almeno fisicamente perché in realtà l’altra Bonnie aveva una consapevolezza nello sguardo che Bonnie non aveva mai scorto in se stessa ogni volta che si era guardata in uno specchio.
Rimase immobile, quasi in contemplazione per quelli che le sembrarono interi minuti a chiedersi se era quella la sensazione che avevano provato tutti gli altri quando si erano ritrovati davanti alle loro controparti future, cioè una sensazione di timore reverenziale misto a curiosità, prima di tornare in se quando l’altra Bonnie abbassò gli occhi su l’altra Meredith.
- Sei pronta, Bonnie? - le chiese.
- Per fare cosa?  - rispose Bonnie
- Non potevo semplicemente darti il mio potere e lasciare tutto nelle tue mani, perché quel potere tu ancora non lo conosci quindi non sai ancora come usarlo a pieno! Dovevo essere con te in qualche modo! Non potevo aprire direttamente io una connessione telepatica con te perché altrimenti non avrei avuto la concentrazione necessaria per il trasferimento di potere, quindi ho dovuto chiedere a Damon di farlo in modo che mentre lui ti aiutava ad avere fiducia in te stessa io potevo darti tutto il potere di cui hai bisogno per salvare la mia Meredith. Una volta concluso il trasferimento ho creato questa sorta di illusione che ci permetterà di lavorare insieme per guarire Meredith! Damon è ancora qui perché ha deciso di continuare a tenere ancora aperta la connessione con te e di aiutarti per quanto gli è possibile, giusto Damon? - spiegò l’altra Bonnie prima di rivolgersi al vampiro.
Damon le lanciò appena un’occhiata in risposta e Bonnie potè sentire la lotta che gli stava imperversando dentro: da un lato c’era la voglia di negare tutto e dall’altro c’era la verità che spingeva per uscire.
Vinse la verità.
- Giusto! - rispose Damon.
- Quindi adesso che facciamo? - chiese Bonnie all’altra Bonnie.
- Adesso ascolta… - fece l’altra Bonnie indicando alla sua sinistra.
Bonnie aggrottò la fronte perché alla sua sinistra non c’era nessuno, ma all’improvviso cominciò a sentire una voce, la voce dell’altro Damon che le parlava dal mondo vero e si ricordò che quella in cui stava vivendo era solo un’illusione e che il suo corpo era ancora al pensionato, accanto al letto dell’altra Meredith, immobile e ad occhi chiusi.
- Cos’è? - chiese Bonnie non riuscendo a capire cosa le stesse dicendo l’altro Damon.
- E’ l’incantesimo! Quando ha capito cosa stava succedendo, cosa io avevo intenzione di farti fare, ha capito anche cosa doveva fare lui! Mi conosce abbastanza da riuscire a comprendere ogni mia idea e ogni mia mossa, quindi…quello che senti è l’incantesimo! Te lo sta suggerendo! Ascolta, Bonnie…. - le rispose l’altra Bonnie.
Bonnie annuì e cercò di concentrarsi.
Mano a mano le parole che le giungevano dall’altro Damon cominciarono a schiarirlesi nella mente e, benchè fossero in una lingua terrificante e a lei sconosciuta, Bonnie ebbe come la sensazione di riconoscerle, di capirle e di riuscire tranquillamente a memorizzarle.
- E adesso? - chiese.
- Adesso devi seguire me, io ti farò da giuda! Devi capire che tutto quello che vedi adesso è solo un’illusione, non è reale, ma mi serve affinchè tu possa vedermi concretamente e io possa aiutarti con maggiore facilità perché avrai l’impressione che l’incantesimo lo stiamo facendo in due, quando in realtà sarai tu solo a farlo! - rispose l’altra Bonnie.
- Soltanto io? - chiese Bonnie confusa.
- Si! Per compiere l’incantesimo e salvare Meredith non basta immaginare lei e la sua ferita per riuscire nell’impresa altrimenti l’avrei già guarita da un pezzo! Questa che vedi non è la vera Meredith, ma solo un’altra illusione! La vera Meredith è con te in quella stanza del pensionato ed io lì non ci sono e senza di me non c’era nemmeno il mio potere! Quindi ho dovuto trasferire in te il potere necessario! Adesso io ti dirò cosa fare, ti dirò quali sensazioni provare e, mentre a te sembrerà che io sia con te a fare l’incantesimo, nella vita vera, in quella stanza del pensionato dove sono tutti gli altri, ci sarai solo tu ad occhi chiusi che usi la mia magia! - spiegò l’altra Bonnie.
Beh…aveva senso!
Se l’altra Bonnie avresse potuto agire a distanza l’avrebbe fatto, ma dato che ciò non era possibile adesso doveva aiutare lei.
Bonnie si ritrovò piena di gratitudine per l’altra e stessa e per l’illusione che avevo creato: così almeno poteva credere stupidamente che lei fosse lì unicamente come supporto e che fosse l’altra Bonnie a fare tutto il lavoro, nonostante sapesse che non era così.
Il fatto era che non si sentiva ancora pronta per la magia e, nonostante le piacesse la sensazione di tutto quel potere che le scorreva dentro, non riusciva ancora ad immaginare lei stessa che imparava ad usarlo e a conviverci.
Bonnie annuì, ad indicare che aveva capito tutto e che le stava bene…più o meno.
In realtà sentiva una forte ansia per ciò che stava per fare, ma era decisa ad andare fino in fondo: arrivata a quel punto non poteva tirarsi indietro.
Inaspettatamente Damon fece un passo indietro, le arrivò alle spalle e le mise le mani all’altezza delle clavicole, restando in silenzio, ma trasmettendole tutto l’appoggio e il coraggio che le mancava.
Bonnie inspirò profondamente ed espirò.
L’altra Bonnie sciolse la stretta tra le loro mani solo per poter girare le sue e tendergliele con entrambi i palmi rivolti verso l’alto.
- Appoggia le tue mani sulle mie - le suggerì.
Bonnie lo fece e restò a guardarla.
- Meredith è bloccata in quello che si chiama Sonno Magico! Sono stata io a farlo in modo da rallentare l’avanzamento della morte, quindi per prima cosa devi svegliarla!  - fece l’altra Bonnie.
- Come? - chiese Bonnie.
- Concentrati e lascia che la magia ti invada completamente tutto il corpo, lasciala scorrere veloce, a pieno regime e non averne paura: accoglila! Lo so che può spaventare vista la portata della sua forza e irruenza, ma devi lasciarla fare! - le rispose l’altra Bonnie.
Bonnie la sentiva.
Sentiva la magia che le scalpitava furiosa nel petto, che si risvegliava in ogni cellula del suo corpo e che spingeva e correva: le sembrava quasi di avere una serie infinita di cavalli imbizzarriti che le scuotevano le vene.
Ne ebbe paura, come sempre, ma questa volta cercò di lasciar perdere il suo timore e di diffondere dentro di se la sicurezza che le dava la presa di Damon sulle sue spalle.
Andò meglio.
- Bene! Adesso cerca di assumere il controllo della situazione e cerca di spingere tutto il potere verso le tue mani e poi all’esterno, come se volessi farlo cadere sui miei palmi! In questo modo raggiungerà direttamente Meredith! - spiegò l’altra Bonnie.
Bonnie inspirò ed espirò ancora una volta e, non appena Damon aumentò leggermente la stretta delle sue mani, interpretò quel gesto come una sorta di segnale di partenza.
Immaginò se stessa che si gettava nella mischia di quei cavalli impazziti che erano la sua magia e che si metteva all’inseguimento del primo cavallo della fila. Quando lo raggiunse si visualizzò mentre gli saltava in groppa e ne afferrava le redini, dando strattoni e calci fino a che il cavallo non le si arrese e non cominciò a seguirla, trascinandosi tutti gli altri dietro.
Fu allora che Bonnie avvertì un forte calore che le si concentrò nelle mani e poi cominciò a fuoriuscire, a cadere verso le mani dell’altra Bonnie e poi verso l’altra Meredith, così come aveva detto l’altra se stessa.
La magia continuò a riversarsi fuori da lei fino a che Bonnie non udì un forte “crak” seguito da un altrettanto forte boato assordante.
Guardò l’altra Meredith e ciò che vide la confuse non poco: era come se il potere, cadendo, fosse andato ad intaccare una specie di invisibile bara di vetro dentro la quale si trovava l’altra Meredith.
Schegge e cocci vari le volarono tutto intorno e Bonnie dovette faticare per resistere all’impulso di nascondersi da quella pioggia di vetro.
- Che cos’era? - chiese.
- Te l’ho già detto! Meredith era sotto Sonno Magico e adesso tu hai letteralmente rotto quel mio precedente incantesimo! - rispose l’altra Bonnie - Adesso continua a concentrarti e a fare uscire magia dalle tue mani, questa si riverserà direttamente nella ferita aperta di Meredith e allora dovrai recitare l’incantesimo! Sei pronta? - le chiese.
Bonnie guardò l’altra Meredith e la marea di schegge tutto intorno, pensando che se aveva fatto quello allora poteva fare anche l’incantesimo necessario a salvare la versione futura di quell’amica che per lei era come una sorella.
Annuì e si concentrò ancora.
- Puoi farcela! - le sussurrò Damon all’orecchio.
L’attimo dopo il potere ricominciò a cadere dalle sue mani verso le mani dell’altra Bonnie e poi su Meredith e cominciò a sprigionare luce mentre Bonnie pronunciava incessantemente e con chiarezza le parole dell’incantesimo che tanto avevano rischiato per riuscire a recuperare.
La luce aumentò e crebbe d’intensità fino a che Bonnie non vide più nulla e l’illusione intorno a lei esplose.
Quando riaprì gli occhi il potere che avvertiva fino a qualche istante prima aveva totalmente abbandonato il suo copro per tornare, presumibilmente, a quello dell’altra Bonnie e lei si ritrovava di nuovo al pensionato con tutti gli altri che la guardavano sbalorditi.

Damon spalancò di nuovo gli occhi di soprassalto e, la prima cosa che vide, fu il sorriso dell’altra Bonnie e la cella di Astaroth tornatagli di nuovo a fare da sfondo.
Quell’esplosione di luce era stata destabilizzante e adesso era talmente confuso che non riusciva a capire neppure se avessero raggiunto il loro scopo oppure no.
Ricordava tutto dell’illusione: la sorpresa iniziale, il sincero desiderio di essere d’appoggio a Bonnie, il fascino che la streghetta aveva esercitato su di lui mentre pronunciava quell’incantesimo….
Faticava a ricordare qualcosa nella sua lunga vita che avesse valso la pena di essere vista e vissuta più di quella illusione.
Era stato un semplice spettatore esterno, ma la connessione telepatica con Bonnie aveva fatto si che lui vivesse letteralmente sulla sua pelle ogni cosa che aveva vissuto lei, ogni sensazione, ogni paura e ogni pensiero.
Adesso sapeva un’unica cosa: era giunto il momento di mettere fine alla connessione, ma non lo voleva affatto.
“Ce l’ha fatta?” - chiese Damon.
- Ce l’ho fatta? - la voce di Bonnie arrivò a fare da eco alla sua in quel preciso istante.
L’altra Bonnie sorrise ancora e annuì soddisfatta.
Suo malgrado, Damon sorrise a sua volta. Per un solo e brevissimo istante, ma sorrise.
- Ce l’hai fatta, streghetta! - confermò.
- Ma l’altra Meredith sembra del tutto uguale a prima… - obiettò Bonnie.
Damon si accigliò.
“La situazione dell’altra Meredith non è cambiata di una virgola!” - annunciò all’altra Bonnie.
“Datele tempo!” - gli rispose lei.
- L’altra Bonnie dice di darle tempo... - pensò a favore di Bonnie.
- Oh…ok…lo dico agli altri… - rispose timidamente Bonnie.
Damon sentiva chiaramente che Bonnie voleva dirgli qualche altra cosa, che - almeno così gli sembrava di capire da ciò che la streghetta sembrava stesse provando - voleva ringraziarlo ancora per il suo appoggio.
Oltre a questo, però, c’era qualco’altro, c’era una sorta di paura che lo riguardava.
- Damon… - bastò sentirla pronunciare ancora il suo nome per riuscire a capire di cosa avesse paura: aveva paura che lui si allontanasse nuovamente, che chiudesse la connessione e che facesse finta che non fosse mai avvenuta, che non tornasse più da lei.
I suoi sensi si misero in allerta nel momento in cui sentì dei passi lontani che si avvicinavano sempre di più.
Guardò l’altra Bonnie e lei gli restituì lo sguardo, impaurita.
Era di nuovo Astaroth?
Stava tornando con i suoi demoni per torturarla ancora?
- Che sta succedendo, Damon? - chiese Bonnie che doveva aver percepito il suo cambiamento improvviso di stato d’animo.
Damon non poteva lasciare che Bonnie fosse presente in qualche modo.
Qualsiasi cosa stesse per succedere, non poteva lasciare che Bonnie assistesse: doveva chiudere la connessine.
- Non preoccuparti streghetta…tornerò, te lo prometto! - le disse e, prima ancora che la potesse sentire riflettere sulle sue parole, chiuse ogni contatto telepatico che c’era tra loro, ritrovandosi a sentire all’improvviso un’immensa e strana solitudine.
Due demoni arrivarono alla loro cella ed entrarono, andandogli incontro.
“Il nostro padrone Astaroth vuole parlare con il vampiro!” - annunciarono.
“E cosa vuole da me?” - fece Damon.
“Non ci è dato saperlo!” - risposero in coro i due - “Seguici!” - ordinarono poi.
Damon lanciò un’occhiata all’altra Bonnie e seguì i sue demoni fuori dalla cella.
Non sapeva cosa stava per succedergli, ma una cosa era certa: doveva reggere il ruolo dell’altro Damon davanti ad Astaroth e doveva trovare il modo di tornare al pensionato….aveva fatto una promessa!








NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!*_*
Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo e poi passo a chiedervi: Come state?
Qui nevica e intorno a me sembra che tutti abbiano l'influenza!O_O
Tornando al capitolo...
Avete finalmente letto i pensieri di Damon riguardo alla connessione telepatica e, oltretutto, ha pure spiegato cos'è una connessione telepatica per come la intendo io, quindi....cosa ve n'è parso?
Stiamo facendo passi avanti!U.U
Anche Stefan sembra aver riflettutto un pò e aver deciso di trovare un modo per sistemare le cose con Elena: secondo voi ha ragione? Ha fatto un ragionamento sensato?
Io in quel POV ho cercato un pò di spiegare cosa, secondo me, c'è di sbagliato nel rapporto tra Stefan ed Elena!°°
Poi...le due Bonnie hanno fatto l'incantesimo per salvare l'altra Meredith! *_*
Ma...sarà andato bene? L'altra Bonnie dice di si, ma per saperlo bisognerà aspettare il prossimo capitolo!XDXDXD
Infine sono arrivati i demoni di Astaroth a prelevare Damon e lui ha chiuso la connessione!
Cosa succederà tra Damon e Astaroth nel prossimo capitolo?
Damon riuscira a mantenere in piedi la commedia oppure Astaroth capirà tutto?
Nel prossimo capitolo, quindi, i fatti importanti saranno due: l'incontro tra il nostro vampiro e il nostro demone e l'altra Meredith e come sono per lei adesso le cose!*_*
Adesso passiamo alle foto.....
Dato che sono terminate la famiglie dovevo trovare un'altra categoria da mostrarvi stasera quindi ho deciso di mostrarvi i volti di tuuuuutti i cattivi delle mie storie!XDXDXD
Se ricordate, infatti, vi avevo detto che vi avrei fatto vedere le foto di tutti i personaggi di questa storia e di quelle vecchie e già concluse.
Ora...per chi ha letto solo "Forse...il destino..." tutte le foto, tranne quella di Astaroth, non avranno alcun senso, mentre per chi ha letto tutte le mie storie a partire dalla prima della serie "Il linguaggio delle resa" allora si ricorderà sicuramente di tutti loro.
E..a proposito della foto di Astaroth.....
Astaroth me lo sono inventato di sana pianta, quindi trovare una sua foto vera è impossibile! Cioè...non mi sono rifatta a nessun mostro che ho visto da qualche parte per crearlo, quindi all'inzio avevo addirittura pensato di non mettervi la foto, ma poi ho chiesto ad una mia amica come lo immaginava quando leggeva di lui e mi ha passato la foto che posto sotto, tratta da Buffy.
Questo qui in un certo senso è simile ad Astaroth, solo che Astaroth è più brutto!XDXDXD
Quindi immaginate questo qui sotto con una cravatta delle sue, più alto, più brutto, con un tatuaggio nero che gli ricopre la testa e una maera di squame marroni che gli ricoprono la pelle rossa!XDXDXDXD Lo so...è osceno!ahahaha
Ecco qui i cattivi, allora, dal primo all'ultimo...


Da "Il linguaggio della resa"...
Chen - Andy Lau



Da "Il linguaggio della resa: Il Labirinto, Il Sigillo e Il grigio della vita"...
Samia - Kathie Bates



Samuel - Judd Hirsh


Da "Forse...il destino..."...
Astaroth - ...



Eccoli qui! I cattivoni!XDXDXD
Adesso che lo guardo meglio pure questo Astaroth che mi ha consigliato la mia amica è brutto forte!ahahaha
E Samuel? Lo confesso: quell'attore mi piace un sacco e secondo me è un vecchietto adorabile, ma penso che Samuel per farsi seguire così da un intero Regno dovesse averlo l'aspetto da "vecchietto adorabile" no? XDXDXDXD
Cosa ne pensate?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e, invece, per il capitolo e nuove foto...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

   
 
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