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Autore: Castiel    03/02/2012    3 recensioni
Una versione dei 100 themes RoyAi dedicata a tutte le RoyAiers del mondo ed in particolare al RoyAi Forum.
Dal cap.9: «All'età di cinque anni, la mia matrigna mi comprò un orsacchiotto di stoffa.
Ad otto una macchina rossa, che presto misi da parte per il regalo dei miei dieci anni: una scatola di soldatini di plastica, con la divisa scura ed i gradi splendenti. [...] Per questo motivo, un giorno, decisi di trovare qualcuno che avrebbe potuto proteggerci tutti, qualcuno che avrebbe potuto sconfiggere le armi.
Inventai, in un soldatino rovinato, un nuovo potere: dalle mani, le stesse mani nude dei civili che voleva salvare, egli poteva emanare scintille di fuoco.
Perché il fuoco? Non saprei dirlo con esattezza. Forse perché in inverno amavo stare davanti al camino, oppure perché credevo che battere le armi da fuoco con il fuoco stesso sarebbe stato il modo migliore per distruggere quegli infernali strumenti di morte.»
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18. I don't want to realize

 

"Oltrepassiamo i nostri ponti dopo esserci arrivati e ce li bruciamo alle spalle,

 e niente mostra il cammino percorso, tranne il ricordo dell'odore del fumo

 e la sensazione che una volta i nostri occhi hanno lacrimato."

[Tom Stoppard]

 

Quel giorno d'ottobre, qualcosa dentro di lui si spezzò.

 

Quando due mesi prima era partito, il suo cuore rigonfio di speranze e amor di patria era davvero convinto che quella guerra avrebbe cambiato il destino della nazione. Forte di determinazione e senso della giustizia, Roy si era arruolato per combattere la causa del suo paese sognando un giorno di vedere nel mondo un posto migliore per lui e per gli altri. Si era allenato duramente ogni giorno dopo aver lasciato il maestro Hawkeye, e quando finalmente il giorno della partenza era arrivato - si sentiva stupido, ora, a pensare a quanto l'avesse atteso -, aveva intrapreso il suo viaggio credendo che sarebbe un giorno rientrato in patria come un eroe valoroso.
Quei sogni gli sembravano così lontani...

Quel soldato non avrebbe dovuto trovarsi lì, non in quel momento.

Roy era giovane e promettente ed i suoi superiori non impiegarono molto tempo ad accorgersi delle sue strabilianti potenzialità.
Le prime settimane aveva agito piuttosto anonimamente, non distinguendosi per particolari azioni in campo. Era stato messo in coppia con un altro soldato alla prima esperienza, Maes Hughes, con cui aveva il compito di pattugliare nelle ore notturne le zone di battaglia della giornata, assicurandosi di lasciarsi alle spalle solo macerie senza superstiti dagli occhi rossi.
Il quadrante che era stato assegnato alla loro squadra era un territorio piuttosto tranquillo e i suoi compagni d'esercito non erano certo famosi per la loro magnanimità in battaglia, quindi le loro ispezioni notturne non erano mai state disturbate da nessun ospite sgradito.
Un giorno però lui e Hughes furono inviati insieme al gruppo principale in sostituzione di due giovani feriti, e questo segnò un'inevitabile svolta per entrambi.
Hughes si fece notare in poco tempo per una spiccata abilità nel corpo a corpo e nell'uso di armi da taglio, diventando ben presto indispensabile durante i combattimenti. Anche per Roy arrivò la fama quando salvò la vita al Colonnello Giderby con una sferzata di fuoco che distrasse il cecchino ishvaliano dal suo obiettivo – pericolosamente vicino al punto in cui le sopracciglia dell'Ufficiale superiore si congiungevano -, e ciò significò per lui una promozione sul campo in pianta stabile tra le file della prima linea.
Finalmente lui e Maes potevano darsi da fare sul serio, e dimostrare di essere dei soldati meritevoli.

Se potessero tornare indietro nel tempo, entrambi non entrerebbero più nella tenda del Generale Nolt per la comunicazione dei nuovi ruoli operativi.

 Dal giorno del salvataggio, il Colonnello Giderby prese Roy sotto la sua ala, e lo volle con sé durante le sue spedizioni contro gli abitanti indifesi di Ishval. Insieme ad altri tre soldati, l'Ufficiale metteva la città in ginocchio uccidendo senza pietà chiunque osasse sbarrar loro il passaggio.
Il potere del fuoco del giovane Mustang veniva utilizzato per intimidire i nemici e far crollare gli edifici in cerca di sopravvissuti che il Colonnello ed i suoi non mancavano di freddare non appena questi si fiondavano fuori dalle abitazioni in fiamme.
A Roy il suo modo di fare non piaceva, ma egli era pur sempre un suo superiore, e l'entusiasmo dell'essere passato all'azione vera e propria in parte leniva i dubbi che cominciavano ad affacciarsi nella sua mente.

Fino a quel giorno.

Ricordava ancora la baionetta tremolante puntata al suo petto e gli occhi rossi di quel ragazzino che lo guardavano con odio misto a terrore.
Non era stato difficile per Maverick disarmarlo con un colpo preciso di pistola alla spalla destra, che fece cadere l'arma al giovane ishbaliano e lo costrinse ad indietreggiare di vari passi gemendo. La forza di volontà del loro nemico, pronto a perdere la vita per difendere i suoi amici e la sua famiglia – che giacevano intorno a lui in un lago di sangue e lacrime – colpì Mustang, che guardava impietrito il coraggio con cui il ragazzo inveiva contro il Colonnello, che lo teneva sotto tiro ridendo ad ogni suo tentativo di impaurirlo.

«Ammirevole, ragazzino, davvero. Ma non angustiarti troppo, presto raggiungerai la tua amorevole mammina.».

Inconsapevolmente, Roy strinse i pugni con rabbia contro le parole del proprio superiore, che stava mostrando la sua natura malvagia. Giderby però fraintese il gesto del suo nuovo protetto, tanto che disse:

«Vedo in te lo stesso disprezzo che provo io per questa sottospecie di essere... Ti permetto di finirlo al mio posto. Forza, Mustang, dimostra la tua realtà alla nostra nazione.».

Nel suo sguardo, Roy lesse l'ordine preciso di uccidere quel ragazzo immediatamente.
Si voltò verso l'ishbaliano lentamente, avanzando fino a trovarsi ad una ventina di passi da lui. Non voleva sottostare alle direttive di quel mostro, egli non perseguiva una guerra giusta. Non tentava di convincere i nemici alla resa, non cercava di parlare con loro o trovare un accordo: lui viveva per uccidere con brutalità quelle persone, che non considerava degne di trovarsi sul suo stesso suolo.
Si trovava però con le mani legate: non poteva disobbedire al suo superiore, avendo giurato fedeltà come soldato di Amestris.
Si sistemò meglio il guanto sulla mano destra, mentre il ragazzino restava stoicamente fermo, in piedi davanti a lui.
Guardò il Colonnello, aspettando di essere fermato; per tutta risposta, l'Ufficiale fece segno agli altri soldati di puntare le armi contro proprio Mustang, intimandolo ad uccidere in fretta il soldato di Ishval.

«Una vita per una vita, Mustang.»

Roy chiuse gli occhi e schioccò le dita. Quando li riaprì, tutto era diverso.

Di fronte a lui, la sagoma del suo rivale non si stagliava più tra le macerie della città. Poteva vedere i volti degli altri soldati e del Colonnello deformati da ghigni malvagi, ma non riusciva a sentire le risate sguaiate che venivano dalle loro bocche.
Non sentiva più niente e non gli importava più niente.
Mentre le uniformi blu dei suoi compagni – li sentiva vicini meno che mai – si allontanavano per tornare all'accampamento, Roy si inginocchiò a terra.
Non trovava la forza per avvicinarsi alla figura scura poco più in là, non voleva credere a ciò che era successo.
Gli era bastato meno di un attimo per togliere la vita a quel ragazzino.
Perché aveva obbedito al Colonnello? In cosa stava riponendo la sua fiducia? Tutto ciò che fino a poco tempo prima gli sembrava giusto, ora sembra svanire in fumo.
Lo stesso fumo che saliva lentamente dal corpo del ragazzino dagli occhi vacui – la sua fiamma aveva rubato il colore di quegli occhi -.
Si coprì il volto con le mani, mentre una lacrima salata bagnava i guanti alchemici.
Aveva sempre saputo che in guerra avrebbe dovuto uccidere qualcuno, ma ora che era successo non riusciva ad accettarlo. Era come se il suo corpo si rifiutasse di muoversi, e così facendo rendesse ciò che era accaduto meno reale.
Ma quella vita si era spezzata davvero, qualunque cosa egli dicesse a se stesso per stare meglio.

Non si accorse dei passi leggeri alle sue spalle fino a che non si fermarono dietro la sua schiena ed una mano gli si posò sul braccio.

«Si sente bene Signore?»

Roy conosceva bene quella voce, anche se poco tempo prima non avrebbe mai pensato di poterla risentire tanto presto.
Sapeva che Riza si era arruolata poco tempo dopo di lui, e quando durante un'ispezione notturna con Maes l'aveva vista ritornare all'accampamento, non poteva credere ai suoi occhi. Nonostante credesse in quello che stava facendo – almeno fino a quel momento – non avrebbe mai voluto per Riza un futuro nell'esercito ed in questa guerra sanguinosa e violenta, ma averla lì in quel momento gli faceva davvero piacere.
Sin da quando si era conosciuti avevano stretto un rapporto particolare, e benché Riza fosse una ragazza piuttosto taciturna, Roy aveva imparato a capire anche i suoi silenzi ed apprezzava i suoi – piuttosto rari – interventi, che dimostravano sempre un'acuta intelligenza ed una forza d'animo nascosta da quel viso candido ed innocente.

Roy abbassò ancora di più lo sguardo, fissando le sue mani stringere convulsamente le sue ginocchia.

«Me l'hanno ordinato. I-io non... »

«Lo so.» lo interruppe Riza, dolcemente.
Aveva sentito quel tono solo un'altra volta nella sua vita – o meglio, gli era sembrato di sentirlo -, quando si dissero addio sulla porta di casa Hawkeye qualche tempo prima. Un sorriso tirato sul viso di lui, un paio di occhi tristi su quello di lei.
Ed ora di nuovo, Roy aveva la sensazione che Riza volesse davvero cercare di aiutarlo e per questo gli era davvero grato, ma ciò non cambiava ciò che aveva fatto.
Scosse la testa e ruppe il silenzio intorno a loro, quasi urlando:

«Perché l'ho fatto?! Perché non mi sono fermato? Io non riesco a credere di aver ucciso quel ragazzino!».

«Erano ordini a cui non poteva disobbedire, Signore» rispose Riza, a bassa voce.

Per la prima volta, Mustang alzò gli occhi per guardarla in faccia.

«Tu che avresti fatto al mio posto?» chiese, guardando il viso stanco della ragazza di fronte a lui solcato da rughe troppo profonde per una della sua età.

«Io obbedisco alle autorità senza fare domande, Signore, sono solo un soldato semplice. Non posso far altro che ciò che mi dicono.».

«Hai mai ricevuto ordini del genere?»

Fu il turno di Riza di abbassare lo sguardo.

«Io... Ne ho ricevuti troppi.»

Roy le prese le spalle, scuotendola appena.

«Un giorno non dovremo più seguire questi ordini folli, Riza, te lo prometto!».

Riza non pensò nemmeno un minuto che quella fosse una promessa fatta senza una sincera intenzione in un momento di sconforto, anzi, da quel momento in poi rafforzò la sua fiducia in quell'uomo grazie a quelle semplici parole.
Gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi, sorridendo quando lui gliela strinse forte per sfruttare il suo aiuto e sancire la promessa al tempo stesso.

Quella sera, tornarono silenziosamente all'accampamento insieme, Riza un passo dietro a Mustang come a coprirgli le spalle. Fu in quel momento che la ragazza decise che proteggerlo sarebbe stato il compito della sua vita, e mentre la luna illuminava i loro visi pallidi e stanchi, anche Riza fece la sua promessa a Roy.

 

Note dell'autrice: Ormai i tempi di pubblicazione sono molto discontinui, ma spero che troverete ancora il tempo e la voglia di passare quando aggiornerò questa fic. (:
Questo theme è stato davvero una spina nel fianco. Trovare un argomento originale era davvero difficile, e alla fine leggerlo in questa particolare chiave dolorosa di guerra e morte mi è sembrata una sfida da portare a termine. E' una fic triste in cui il RoyAi emerge solo alla fine, ma mi sembrava doveroso introdurre la prima parte con Roy ed i suoi sentimenti.
Il titolo, "I don't want to realize" (= "Non voglio rendermi conto", in un certo senso anche "Non voglio capire"), è riferito alle convinzioni di Mustang che vacillano. Io sono convinta che lui sia partito pieno di speranze che sono state poi infrante da ciò che ha passato, e credo che la prima persona che ha ucciso l'abbia segnato molto, come segnerebbe chiunque in battaglia – ovviamente molti dettagli non sono stati mai rivelati, quindi mi sono presa la libertà di inventarmeli ;).

Ringrazio chi segue e recensisce i capitoli ed anche coloro che silenziosamente leggono i miei lavori (:

Alla prossima!

  
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