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Autore: Querthe    12/09/2006    2 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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Alyssa e Rose si voltarono con uno sguardo deciso, sicure di dover affrontare un nemico o comunque un essere che nulla aveva di umano, considerando il tono della voce. Misha fece lo stesso, ma un largo sorriso si formò sul suo volto, mentre gli occhi diventavano lucidi.
- Mark! - gridò lei, lanciandosi contro il poderoso lupo mannaro che stava fermo, leggermente chinato per evitare di battere la testa contro lo stipite, sulla porta. - Come hai fatto a trovarmi?
- Mi è bastato seguire i miagolii... - scherzò lui. - Ammetto che cercavo informazioni da Alberto, ma vedo che...
- Già... E non abbiamo indizi.
- Non direi, sorellina. - sorrise l'essere, alto quasi tre metri e dotato di una folta pelliccia nera come la notte con dei leggeri riflessi blu. Le orecchie, lunghe e appuntite erano ritte e immobili mentre con gli occhi rossi e senza pupille stava scrutando la vampira e la sua amica come per capire cosa doveva farne. Con una mano larga almeno come un badile accarezzò la testa di Alexandra e si rivolse ad Alyssa. - Vampira, tu hai aiutato mia sorella, se non ho capito male. Perché?
- La devo uccidere per ordine del Consiglio, ma voglio capire perché uccidere un essere, per quanto ripugnante come un licantropo.
- Alyssa, credi che non sia poco gentile rivolgersi a lui? Hai visto quanto è grosso? - mormorò la ladra, che con gli occhi aveva già individuato e registrato le possibili vie di fuga tramite le ombre.
- Non devi preoccuparti, Servitrice. Non è mia intenzione dilaniarvi, per ora... - rispose il lupo mannaro, iniziando a trasformarsi in un essere umano. Come nella sua forma ibrid, anche Markus indossava solo un largo gilet di pelle nera e dei pantaloni dello stesso materiale con visibili cuciture in cuoio marrone che permettevano all'indumento di adeguarsi all'aumento di altezza e muscolatura dovuto alla trasformazione.
- Però... Mica male il ragazzo. - borbottò Rose osservando il biondo e muscoloso uomo di fronte a lei, ora non più alto di un metro e ottanta, un metro e ottantacinque.
- Grazie. - si passò la mano tra i capelli, corti e tagliati accuratamente. Non vi era segno visibile di barba sul volto squadrato, tipicamente nordico. Molto poco assomigliava a sua sorella, avendo un incedere regale, una forza interiore che sconfinava forse nell'arroganza a prima vista, al contrario di Misha che pareva fatta di argento vivo e sempre pronta al cambio di umore. - Ma detto da una persona che ha ancora in mano dei pugnali non saprei come prenderlo, se come complimento o meno.
- Ah, questi... - disse lei, mettendoli via. - Non mi ero nemmeno accorta di averli... Beh, ok.
- Quindi hai salvato mia sorella per ucciderla. - sorrise Mark, come incurante della stranezza di Rose. - Un concetto quantomeno strano. Cosa mi dovrebbe fermare nel distruggervi?
- Ho i miei dubbi che tu possa farci qualcosa, lupetto. Ho avuto un compito, e io li ho sempre portati a termine, e questo non sarà certo il primo che mi rovinerà la media. Voglio delle spiegazioni, e per adesso ho solo molte domande invece che risposte.
- Se non sbaglio sei una appartenente al clan degli Scrivani, se mi ricordo i vostri nomi. E' strano che tu cerchi delle spiegazioni, se il compito ti è stato affidato da un membro anziano del tuo clan.
- Sei informato, vedo.
- Non è che potremmo uscire da qui? L'odore del sangue mi da... alla testa, e ho già avuto modo di conoscere intimamente il bagno di questo locale.
- Anche a me da alla testa, ma per altri motivi. Comunque sono d'accordo. Ho paura che fra poco qui sarà una zona molto calda. Un lavoro del genere non rimarrà coperto a lungo, e la Polizia sarebbe più che felice di trovarci qui.
- Dove si va?
- Da un'altra parte, Rose.
- Ho una Cuccia sicura nella zona. Vi ospito volentieri. Anche se dovrei uccidervi subito, vi devo comunque la vita di Misha.
Alyssa sembrò ponderare la proposta per alcuni secondi, quindi si mosse verso l'uscita, attraversando la porta e dirigendosi verso la strada.
- Sia chiaro, non siamo alleati, o amici, o qualsiasi altra cosa. Non farti venire strane idee in testa, Pulcioso.
- Ma brutta...
- Buona gattina. Ha ragione. Mi piace questa donna. Ha un carattere duro come la roccia e affilato come un artiglio. Credo che andremo d'accordo fino a che uno di noi due non ucciderà l'altro.
- Ma sapete solo parlare di morti e sangue voi? Non vi stufate mai? Non sorridete mai?
- Non sei né di una né dell'altra fazione. Non puoi capire. - le disse Misha mentre lasciavano il locale e salivano tutti e quattro sulla macchina di Rose, iniziando a dirigersi al rifugio di Mark.
- Mi sembra solo di fare da autista, oltre ad essere l'unica normale qui dentro... - borbottò tra sé e sé la donna, sperando nella reazione di uno dei presenti, ma senza risultato.
Decise di concentrarsi sulla guida.
- Stavo ripensando a quanto Alberto ha detto a proposito di chi lo ha ucciso. Non ha senso...
- Non è esatto, Markus. Da quello che so, i morti hanno un modo di ragionare tutto loro. Magari per lui quello che ha detto è perfettamente chiaro, potrebbe averci addirittura detto il nome dell'assassino, ma dobbiamo tentare di interpretarlo. - rispose la vampira, seduta accanto a Rose. - Un serpente rosso che brucia. Il cognome di qualcuno che lui conosceva? Un nome in codice?
- Nessuno dei clan che conosco ha quel simbolo o quell'epiteto. E in questi due giorni ho visto tanti di quei clan che nemmeno immaginavo esistessero. La nostra razza si è frammentata, troppo frammentata.
- Detto da uno che nemmeno ha una linea di sangue vera e propria fa quasi sorridere.
- Non puoi capire. Tu sei parte di una sorta di grande famiglia. Gli Scrivani sono i più legati tra di loro, e colpire uno di loro è colpire tutti. Da quel punto di vista la vostra organizzazione è migliore della nostra.
Alyssa sorrise mostrando i canini.
- Non esserne così sicuro. Ci stiamo fossilizzando, stiamo diventando le immagini cristallizzate di quello che eravamo e di quello che vorremmo essere. Non c'è movimento, non c'è cambiamento, nonostante quello che dicono i vecchi. Siamo... sono una struttura troppo rigida per poter resistere allo scossone giusto. Togli una carta e crollerà tutto il castello.
Mark chiuse gli occhi un momento, pensando. Accanto a lui la sorella si era appoggiata alla sua spalla, accarezzandogli il petto nudo e glabro, seguendo con le dita i contorni dei muscoli perfettamente delineati come una gatta che se stesse giocando con un bambolotto.
- Mmmmm... E' strano ciò che dici. Hai parlato dei vampiri come di qualcuno o qualcosa in cui non ti rispecchi totalmente.
- Un po' come te con i licantropi. Io non sono nata nella congrega, sono una Sanguemarcio, come alcuni mi chiamano. Mio Padre, quello che mi ha reso ciò che sono, aveva abbandonato la Congrega per i suoi studi. Amava il suo lavoro, e aveva accettato di diventare un non-morto solo per avere più tempo da dedicare alle sue ricerche. Delle guerre interne, delle lotte di potere a lui non interessava niente. Si era emarginato volontariamente, mi disse una volta.
- Ma è tornato all'ovile, se tu sei nella Congrega.
- Non esattamente. Lui un giorno non è più tornato, e io non sapevo cosa fare. Ho vissuto anni da sola, cercando di non farmi notare, di non avere contatti con altri della mia specie, ma era impossibile per una novizia come me riuscirci, e mi hanno beccato...
- Siamo arrivati. - la interruppe Rose, spegnendo la macchina e iniziando a scendere.
Era rimasta silenziosa tutto il viaggio, attenta alla strada e a ragionare su quanto era successo quella sera.
- Va tutto bene piccola? Sei troppo silenziosa.
- Sì, sì Alyssa. E' solo che non riesco a togliermi dalla mente quelle immagini. Cioè, sapevo che si potevano fare certe oscenità, e so di cosa sei capace quando ti arrabbi, ma non posso ancora credere che qualcuno o qualcosa possa aver ucciso e sezionato quelle persone in quel modo... Non riesco a comprenderlo.
- Né ci riesco io, te lo assicuro. Anche i Macellai, i peggiori tra i Vampiri non possono essere così folli da fare una cosa del genere. Nemmeno il loro capo, il tanto famigerato Dracula sarebbe così folle da ammazzare così degli esseri viventi.
- Lo stesso vale per noi licantropi. E' un lavoro che solo la peggiore bestia di questo pianeta può aver fatto.
- Cosa può comportarsi così?
- Un essere umano. - risposero quasi in coro Alyssa e Misha, serissime.
La donna fu impressionata dai loro sguardi, come se per entrambe vi fosse la certezza di quanto avessero detto. Sapeva qualcosa del passato della sua amante, ma lei si era sempre rifiutata di darle delle spiegazioni su come fosse diventata una vampira o della sua storia passata. Sapeva solo che aveva circa due secoli e che era una delle più potenti vampire con poteri magici esistenti, considerando la sua età.
- Concordo con loro. - disse Markus, appoggiando il palmo della sua mano su un mattone vicino alla porta dell'edificio dove aveva la sua Cuccia. Un rumore elettronico, come un segnale di riconoscimento, partì dal mattone e la serratura della porta si sbloccò, permettendo loro di entrare. - Un piccolo regalo di Alberto. Lo conosciamo solo io e lui. Per tutti è solo uno stabile in disuso, ma se non avessi sbloccato i sistemi di sicurezza con la mia impronta...
- Molto impressionata. - disse gelida Alyssa, sebbene internamente era davvero colpita di come degli esseri che aveva sempre considerato giusto un gradino sotto le bestie fossero capaci di tanto e in una città caposaldo dei vampiri da vari decenni. - Dentro è pulito o devo farmi l'antirabbica?
- Eventualmente puoi sempre darti da fare e fare la donna delle pulizie. - le rispose Misha, quasi sibilando.
- Piccola gatta rognosa.
- Alt signore. Siete in casa mia, e intendo dire tutte siete in casa mia, e il motivo non è certo per vedere chi di voi due ha la lingua più affilata o la battuta più acida. Risparmiate le forze contro il nostro vero nemico.
- Tu sai qualcosa che non vuoi dire, Markus? - gli chiese la vampira, appoggiandosi noncurante sul muro del corridoio appena dopo l'ingresso.
- No. - rispose pacato l'uomo, chiudendo la porta alle sue spalle e reinserendo l'allarme. - Nulla in più di quello che vi ho detto. Ora, vediamo di discutere di fronte a una tazza di latte e a un drink. Sfortunatamente non ho sangue nella mia dispensa.
- Passi per questa volta. - disse con una smorfia la donna seguendo al piano di sopra il padrone di casa. La costruzione era un capannone con annessi uffici, dotato solo della porta da cui erano entrati. Gli uffici si raggiungevano con una corta scala attaccata alla parete, ed erano stati trasformati in un accogliente appartamento arredato in maniera moderna e dotato di tutti i confort. L'ampio spazio una volta dedicato all'attività lavorativa era stato adibito a palestra, con macchine e pesi, oltre che a magazzino per scorte alimentari, benzina e altro necessario al potente fuoristrada giapponese parcheggiato in un angolo, direttamente di fronte al portone scorrevole chiuso da un lucchetto. - Per il resto vedo che non ti manca nulla.
- Grazie. Ma ora torniamo alle cose serie. C'è un assassino da trovare e una spia da ammazzare. Possibilmente con molto dolore e molta gioia per il sottoscritto.
   
 
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